Le nuove sfide dellEuropa viste attraverso la Francia
Gli ultimi fuochi del capitalismo
Quale futuro per la democrazia? Parla Castoriadis
(di Maurizio Blondet - inviato)
P
arigi. " Per sua esplicita ideologia, la nostra società non ha alcun progetto collettivo, e non vuole averne. Si ritiene che siano gli individui a dare un senso alla propria vita, indipendentemente da ogni quadro e da ogni progetto collettivo. Ciò che è unassurdità totale. Ogni neonato dovrà inventarsi la propria lingua?".Con questa domanda sarcastica, Cornelius Castoriadis, uno dei massimi pensatori contemporanei, è intervenuto (su Le Monde , e prima ancora su Esprit) nel dibattito vivo in questi mesi in Francia.
Il dibattito verte sulla crisi della democrazia.
Perché la società si sgretola in un pullulare di egoismi, razzismi, disuguaglianze crescenti e perdite di solidarietà?
Perché cresce lassenteismo elettorale, mentre i partiti sono sempre meno "rappresentanti del popolo" e sempre più burocrazie volte a perpetuare il loro potere? Perché sembra che esista "una sola politica possibile", quella del liberismo di mercato suggerita dalla tecnocrazia capitalista?
In Francia uomini politici e intellettuali si pongono queste domande, con una dignità di pensiero sconosciuta in Italia. Castoriadis filosofo, politologo e psicanalista, staccatosi dal marxismo nel 73 e da allora analista spietato delle burocrazie totalitarie dellest sta ora portando il dibattito ad un livello più alto: la crisi della democrazia è, per lui, una crisi dei presupposti filosofici impliciti delloccidente.
"Lindividuo libero, sovrano, autarchico" su cui si fondava lidea stessa di democrazia occidentale, dice Castoriadis, "non creava un senso alla propria vita al di fuori di qualunque contesto e condizionamento storico-sociale. Al contrario: creava un senso alla sua vita partecipando ai significati creati dalla sua società".
Lei rimpiange le società che imponevano un progetto pre-costituito, o un senso precostituito alla vita degli individui? Ma queste società sono o ideologico-totalitarie, o religiose-integraliste.
"Non deploro affatto la perdita del "senso precostituito". Una società democratica, è appunta una società che mette in discussione proprio i significati imposti dallalto, e per ciò stesso apre alla creazione di significati nuovi. Penso alla democrazia greca. A Socrate che mette in discussione i significati, le istituzioni stabilite dalla tribù: Da lì comincia loccidente. E la democrazia.
E lindividuo?
"In quella democrazia lindividuo partecipava alla creazione di significati nuovi. Sia come "autore" (uomo politico o artista), sia come "recettore"(elettore o "pubblico")"
Come sarebbe a dire, "pubblico"?
"Paragonate leducazione che ricevevano i cittadini ateniesi (e anche le donne e gli schiavi) assistendo alle tregedie di Eschilo e Sofocle, e quella che ricevono oggi i telespettatori guardando Dinasty".
Tuttaltro tipo di pubblico.
"Nella democrazia doggi che di fatto è una oligarchia liberale, si cercherebbero invano cittadini responsabili, " capaci di governare o dessere governati", come diceva Aristotele.
La centralità delleducazione in una società democratica è indiscutibile".
E invece, oggi, leducazione manca.
"La società presenta limmagine di un vuoto totale di significati. Si suppone che lindividuo sia libero di fare ciò che vuole, di dare alla sua vita il senso che crede. In apparenza".
Perché in apparenza?
"Perché il presunto individuo libero non è, nella maggioranza dei casi, che una marionetta che agisce come gli impone spasmodicamente il campo storico-sociale: fare soldi, consumare, godere (se gli riesce) Libero di dare alla sua vita il senso che vuole, di fatto gli dà il senso che ha corso in una società in cui il solo valore è il denaro, la notorietà televisiva, il potere nel senso più volgare o ridicolo. Ogni individuo libero scimmiotta semplicemente ciò che altri 50 o 100 milioni fanno nello stesso momento".
Dunque la società che sostiene di "non imporre valori precostituiti", in realtà li impone occultamente.
"Certo: lindividualismo oggi, è la faccia individuale del progetto capitalista. Nonostante quel che si dice, cè un progetto sociale: assurdo e indegno allo stesso tempo, se lobiettivo centrale della vita umana non è quello di cambiare lauto ogni tre anni".
Come siamo arrivati a questa degenerazione della democrazia e della libertà individuale?
"Io pongo la data del cambiamento intorno al 1950.In quel tempo la società cessa di mettersi in questione. Ora, una società democratica- ricordiamo Scorate e le sue continue domande- è appunto un "mettersi in questione": sa e deve sapere che non cè risultato assicurato, e a partire da questo sapere la società crea significati.
Ma sapre questo, è sapersi mortali. Lesperienza della libertà è lesperienza della mortalità di tutti i significati. Ora se cè una cosa evidente della società contemporanea occidentale, è la sua paura della morte, il suo sforzo di nasconderla. Non senza relazione con questo rifiuto di "mettersi in discussione" è avvenuta la privatizzazione della vita "
Privatizzazione della vita?
"Dal 1950 circa, lequilibrio e la conservazione della società capitalistica moderna è stato ottenuto rinviando ciascuno nella sua sfera privata".
Così, a spese della partecipazione democratica, il capitalismo ha trionfato.
"Il fatto è che, paradossalmente, ha funzionato finora solo perché ha ereditato una serie di tipi umani che non ha creato lui, e che non sa creare: il giudice incorruttibile, il funzionario integro, leducatore che si consacra alla sua vocazione, l'operaio con una coscienza professionale. Questi tipi non sono nati da sé. Sono stati creati in periodi storici precedenti, in riferimento a valori allora consacrati e incontestabili".
Uomini formati dalle società dove gli individui partecipavano a creare valori.
"Oggi, questi valori suscitano, notoriamente, il riso. Oggi conta solo la quantità di danaro che avete intascato, quante volte siete apparsi in tv".
Dunque il capitalismo assoluto sta segando il ramo su cui poggia, "logorando" i valori che lo fanno funzionare. Ma intanto, la società è ridotta a .
"Alla sterilità"
Prego?
"La società veramente democratica, come ho detto, è fondata sul sapersi mortale, sullesperienza della mortalità. Per questo crea valori. Crea "monumenti imperituri", vuol mostrare agli uomini del futuro la possibilità di dar significato alla vita anche sullorlo dellabisso".
Opere darte, grandi romanzi, filosofia, grandi architetture
"Opere che possono pretendere una validità universale. Le opere di una collettività sono lo specchio in cui essa può guardarsi, riconoscersi e mettersi in questione. La nazione stessa non può definirsi che come collettività che ha creato opere universali. Essere francese, se non si vuol cadere nel razzismo, significa appartenere a una cultura che va dalle cattedrali gotiche alla Dichiarazione dei Diritti dellUomo, da Montaigne agli Impressionisti"
E se, come oggi, si parla di fine della filosofia, di fine della grande narrativa, cosa significa?
"Chi costata che nel quadro dell "individualismo democratico" non cè più spazio per le grandi opere, pronuncia senza saperlo né volerlo una prognosi di morte per questa società".
(AVVENIRE, 26 febbraio 1992)