LICEO
SCIENTIFICO “FERMI” – BARI
Devolution
e divenire cosmico
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Liceo
Scientifico Fermi (Bari) - 21-12-2001
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“E
pur si muove!” G.Galilei
Documento di analisi della “Proposta Bertagna” elaborato
all’interno del Liceo Scientifico “Fermi” di Bari e
sottoscritto da oltre 80 docenti dell’Istituto.
Da un esame della proposta di riforma della scuola del
ministro Moratti, emergono i seguenti punti dai quali si
evidenzia l’impalcatura generale della proposta:
1. Sulla base del referendum sul federalismo del 7
ottobre scorso e la conseguente possibile modifica
costituzionale, si ribadisce il nuovo protagonismo regionale
in materia di istruzione. Nella proposta del ministro si parla
non più di Stato ma di Repubblica (p.11) con uno slittamento
del significato nel senso della devolution amministrativa e
legislativa che sposta l’asse decisionale sulle regioni e le
aree territoriali nell’ambito dell’istruzione e in
particolare della formazione professionale.
2. Il percorso di istruzione complessivo consta di 12
anni e pertanto si riduce di un anno rispetto all’attuale,
in particolare si porta da 5 a 4 anni la scuola secondaria
superiore.
3. A 14 anni il percorso di apprendimento si biforca in
un ramo “alto” a carattere liceale e in uno di avviamento
professionale per l’apprendistato lavorativo. Quest’ultimo
non prevede sbocco universitario.
4. Il sistema educativo “integrato”, cioè con il
concorso di scuole pubbliche e private, contempla tre percorsi
formativi:
- il primo viene delegato alle famiglie e alle altre
istituzioni sociali extrascolastiche, perché ogni elemento
sociale diventi “risorsa culturale ed educativa”;
- il secondo, obbligatorio per tutti: è quello della scuola
propriamente detta: qui si effettua un taglio delle ore
annuali di lezione, dalle 1100-1200 ca. attuali (da 30 a 36
ore settimanali) alle 825 complessive annuali (25 ore
settimanali). Il taglio delle ore complessive prevede un’ulteriore
suddivisione ( 20 ore settimanali a quota annuale e 5 ore
settimanali a quota locale).
- il terzo, quello facoltativo, o dell’eccellenza, o dei “laboratori”,
viene gestito dal territorio e dalla competizione fra scuole e
praticamente prevede l’ utilizzo di quelle 300 ore
complessive ‘tagliate’ al punto 2. Con la differenza che
quel tempo scuola che fino ad ora è stato patrimonio di
tutti, nella proposta diventa facoltativo, dunque sarà
riservato a chi lo “voglia”. Sarà gratuito, da 0 a 300
ore; mentre scatterà il pagamento per un servizio ulteriore.
Verrà gestito dal territorio, cioè dalla competizione fra le
scuole, che allo scopo potranno organizzarsi in rete, e da
altre agenzie.
Ne consegue che:
- i docenti saranno “flessibilmente” utilizzati tramite:
a) accorpamento di discipline, b) “eliminazione di
discipline che passeranno dalle 13-18 attuali nei licei al
massimo a 8-10” ( G:Bertagna, Corriere della Sera,
6/12/2001), c) spostamenti di alcune discipline al percorso
n.3, quello facoltativo, come, pare, ed.fisica, disegno, e
altre.Infatti (sic! p.38).
- maggior carico di incombenze ma inferiore retribuzione;
sfaldamento dell’orario di cattedra ma prolungamento dell’orario
di servizio fino a 24 ore sett.; incremento del fondo d’istituto
ma vincolato all’economia sulle retribuzioni stipendiali;
- svalutazione del primato scolastico in campo formativo e
competizione con altre agenzie formative esterne alla scuola
pubblica abilitate, grazie alla contemporanea legge di parità
scolastica, non solo a rilasciare diplomi e a certificare
competenze, ma addirittura a far parte di diritto degli OO.CC.
della scuola.
Tra “flessibilità” e “razionalizzazione”, lo scopo
della riforma è, dunque, esclusivamente quello di risparmiare
denaro.
Tale scopo favorisce la Confindustria rendendo disponibile a
basso costo risorse lavorative pronte e flessibili (“In tale
quadro, i percorsi di formazione secondaria, proprio perché
ispirati da una solida sensibilità pedagogica e culturale,
dovranno presentare una duplice finalità: la prima adattiva,
ovvero rispondere alla domanda di professionalità che emerge
dal mercato del lavoro; la seconda innovativa,
ovvero creare le condizioni per modificare forme e contenuti
delle professionalità esistenti, anticipando bisogni e
dinamiche economiche e sociali ancora incoative.”,
p.58).
Sacrifica, invece, senza scrupoli la primaria funzione sociale
della scuola che dovrebbe, al contrario, offrire una reale
uguaglianza di partenza, anche per valorizzare, in uscita,
talenti e meriti in modo socialmente traversale.
Tale proposta,infatti,con l’esplicito riferimento al
rinnovato sistema di organizzazione che va oltre il Taylorismo
(pag.58) e procede verso “la qualità totale”, da un lato,
svaluta il valore legale del titolo di studio, dall’altro,
inserisce la scuola in un’ottica aziendale, poiché come
già ci aveva detto G. Lombardi, in un intervento su Mondo
Economico del 30/4/94, (Cfr. nella proposta la ricorsività di
termini quali: negoziare, contrattare, ottimizzare).
In
sintesi, l’impianto complessivo della riforma implica:
1. Devoluzione in materia di istruzione e in
particolare di formazione professionale con subordinazione
della scuola alle realtà locali.Si dovrà “negoziare”(pag.39;
40 e passim) con le famiglie il percorso formativo dei figli.
privilegiando quindi dunque, obiettivamente, gli interlocutori
più forti , economicamente e socialmente.
2. Privatizzazione della scuola pubblica e
pubblicizzazione delle scuole private.
3. Subordinazione degli interessi della popolazione in
tutte le sue fasce di censo e di estrazione sociale agli
interessi del mercato e dell’industria.
4. Svalutazione dell’ istruzione a sommatoria di
risultati.
5. Riduzione del concetto di formazione a quello di
formazione professionale.
6. Taglio drastico di posti di lavoro: esasperazione
della conflittualità dei docenti per la conservazione del
posto; riduzione di garanzie stipendiali e sociali per i
lavoratori della scuola, i cui compiti,contemporaneamente
perdono professionalità e acquisiscono genericità, e si
subordinano, così, alle situazioni contingenti della scuola
di servizio.
7. Proliferazione di “patenti” e “patentini”
certificanti sedicenti crediti formativi che rendono obsoleto
il concetto di titolo di studio e introducono quello di
profilo educativo culturale e professionale che potrà essere
diverso (perché risultato di un percorso –puzzle ) in
teoria da un alunno all’altro, non nel rispetto della
persona ma per l’esigenza del mercato.
8. Precarizzazione del lavoro. E’ evidente come in
tal maniera nessun titolo acquisito può più essere garanzia
di sicurezza a tempo non determinato.
PERTANTO,
I DOCENTI SOTTOSCRITTI
1. RESPINGONO COMPLETAMENTE IL PROGETTO DI RIFORMA DEL
MINISTRO MORATTI CHE COMPORTA
- DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA
- TAGLI DRASTICI DI POSTI DI LAVORO
- PRECARIZZAZIONE DEL LAVORO DEI DOCENTI
2. RIVENDICANO IL DIRITTO AL PIENO RICONOSCIMENTO
PROFESSIONALE
3. RIBADISCONO LA DIGNITA’ E LA NON SVENDIBILITA’
DEI FINI EDUCATIVI E SOCIALI DELLA SCUOLA PUBBLICA AD ALCUN
RICATTO ECONOMICISTICO E INTERESSE PRIVATO.
Breve annotazione in calce.
A consolazione di questo preoccupante scenario, si riportano
le testuali parole del documento ministeriale che recita:
“D’altra parte non esiste una conoscenza o un’abilità
stabilita che sia riconducibile in maniera univoca e
biunivoca ad una sola ed esclusiva dimensione
disciplinare: ogni conoscenza e ogni abilità è sempre una
complessità che si contestualizza in una serie di rimandi che
giungono fino all’unità della cultura umana e che,
dunque, mostrano sempre visibili segni di relazione con
dimensioni non solo logico-formali (pluri e
interdisciplinari), ma anche affettive, estetiche,
etiche, sociali, tecniche, perfino religiose (se , come ha
ammonito Bettelheim, non è nemmeno possibile insegnare le
tecniche della lettura se chi le apprende non le inserisce in
una più grande e generale motivazione alla propria salvezza)
(sic!, corsivo nostro).”(pp.38-39)
Lo stesso documento, nel paragrafo successivo, con una discesa
di tono dall’ “escatologico-profetico” al “colloquial-animalesco”,
parla della definizione degli standard di qualità del
servizio la cui funzione "è permettere alla comunità
sociali, alle famiglie e agli studenti di esercitare non
soltanto il tradizionale diritto al mugugno, ma ben più
corposi e non evanescenti servizi ( “esercitare” corposi
servizi ?!!!!!) consacrati (torna il lessico sacrale !) a veri
e propri interessi legittimi da rivendicare, protetti dalla
legge. (Boh!?)" (p.39).
E così, tra orizzonti metafisici ed esternazioni
onomatopeiche, il docente si estinguerà (o si evolverà, a
seconda dei punti di vista) nel nulla del divenire cosmico!
Bari, 13 dicembre 2001
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COMUNICATO
STAMPA
L'assemblea dei Docenti appartenenti a 17 Istituti Scolastici della
Città di Bari, convocati su iniziativa delle Rappresentanze
Sindacali Unitarie (R.S.U.) e dei Docenti del Liceo Scientifico
"Fermi" ed Istituto Professionale "Gorjux" di
Bari ha Costituito un "Comitato Cittadino di Bari per la
Scuola", aperto a Personale della scuola, Genitori, Studenti e
semplici Cittadini.
Dalla dibattito è emerso un profondo dissenso sul disegno
complessivodella riforma della scuola proposta dal Governo così
come contenuto in un documento dei Docenti del Liceo
"Fermi".
Il Comitato ha l'obiettivo di coordinare a livelli cittadino il
Dissenso sulla Proposta del Ministro "Moratti" che al suo
interno contiene:
a) L'attacco ai principi sanciti dalla Costituzione sulla
scuola pubblica;
b) Il progressivo indebolimento della formazione del
cittadino, del diritto allo studio e della libertà d'insegnamento e
dell'invasivo condizionamento della scuola dalle realtà aziendali;
c) I tagli al personale scolastico e peggioramento della
qualità dell'insegnamento;
d) Un modello di Istruzione Professionale ridimensionato
qualitativamente e quantitativamente (riduzione a 4 anni);
e) La precarizzazione dei Docenti di sostegno con gravi danni
agli alunni portatori di Handicap.
Il Comitato sta
organizzando una serie di iniziative d'informazione e
sensibilizzazione nelle scuole, nel territorio anche in previsione
dell'assemblea cittadina prevista per il 24 Gennaio p.v alle ore
16,30 presso il Liceo Socrate di Bari (Sede di Via D'Aquino 4 nei
pressi di Via C.Rosalba), convocata dal coordinamento delle R.S.U..
Inoltre il "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola"
denuncia il tentativo in atto da parte del Governo di decidere la
riforma per Decreti Delegati e pertanto invita il presidente della
Repubblica "Ciampi", il presidente del Consiglio dei
Ministri, i segretari ed i responsabili di tutti i Sindacati, i
segretari dei Partiti Politici, i Capigruppo del Parlamento
Nazionale a sventare il tentativo di soffocare il dibattito sulla
riforma, in corso da anni.
Infine il "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola",
invita tutti gli istituti della Provincia di Bari ad aderire con
analoghe iniziative onde poter rendere più ampio ed incisivo il
dissenso alla riforma "Moratti".
Bari, 16
gennaio 2002
______________________________________
Per il "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola"
Leonardo Scorza
( palecce@tin.it )
COMUNICATO STAMPA
LA ASSEMBLEA DEI LAVORATORI E DELLE R.S.U. DELLA SCUOLA DELLA
PROVINCIA DI BARI
aperta alla partecipazione attiva di genitori, studenti,
associazioni democratiche, riunitasi il 24 gennaio 2002 presso il
liceo Socrate, in continuità con i precedenti incontri, promossi
sia dalle R.S.U., sia da coordinamenti di scuole,
RIBADISCE
A) LA DENUNCIA DELLE LINEE DI POLITICA SCOLASTICA MESSE IN ATTO
DALL'ATTUALE GOVERNO:
· nella legge finanziaria
(aumento del numero degli alunni per
classe, abolizione di fatto del valore legale del titolo di studio),
· con il disegno di legge
Moratti che abolisce l'obbligo scolastico
attaccando violentemente il diritto allo studio, fondamentale
diritto di
cittadinanza costituzionalmente garantito, opera una rapida
discriminazione
di classe con la divisione prematura tra licei e istruzione
professionale
demandata in blocco alle Regioni;
· con la abolizione della
democrazia scolastica e la definitiva
aziendalizzazione della scuola la cui gestione è affidata ad un
consiglio di
amministrazione, vanificando partecipazione, poteri, competenze di
insegnanti, studenti, genitori.
B) TALE ATTACCO SI INQUADRA IN UN DISEGNO PIU' GENERALE DI
ABROGAZIONE DI FATTO DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE
REALIZZATA IN NOME DI UN LIBERISMO ASSAI POCO LIBERALE CHE TENDE IN
PARTICOLARE A COLPIRE, CON LA SCUOLA PUBBLICA, LA SANITA', LA
GIUSTIZIA E I DIRITTI DEI LAVORATORI.
IN QUESTA PROSPETTIVA
la assemblea esprime una adesione convinta allo sciopero del 15
febbraio e rammenta che l'art.36 della costituzione recita:
"il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata
alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente
ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e
dignitosa."
e sollecita la apertura del tavolo contrattuale di categoria e la
definizione di piattaforme che non possono essere elaborate senza un
confronto franco e aperto con i lavoratori e le loro rappresentanze.
Punti irrinunciabili sono costituita da:
recupero
salariale nello spirito dell' art.36 nonché degli standard europei
ormai facilmente misurabili grazie alla comune traduzione in euro;
revisione dell'organizzazione del lavoro delineata dall'ultima
finanziaria;
revisione della normativa sulla 'autonomia scolastica e
rilancio degli istituti di autentica partecipazione ed effettivo
autogoverno.
LA ASSEMBLEA
DECIDE:
1) di organizzare assemblee pomeridiane aperte a studenti, genitori
e tutti i cittadini, nelle scuole di Bari, secondo il seguente
calendario:
· I Gruppo - Mercoledì
30.01.02 H. 16,30: Fermi, Gorjux, Tridente, G. Cesare, Cartesio;
· II Gruppo - Giovedì
31.01.02 H. 16,30: Re David, Marconi,
Santarella, Lombardi, Flacco, Perotti, Fiore;
· III Gruppo - Venerdì
1.2.02 H. 16,30: Majorana, Ipssar Castellana, Bianchi Dottula,
Salvemini, Scacchi, Socrate.
Ogni assemblea sarà gestita e organizzata, in contemporanea,
presso le singole scuole.
2) di convocare contemporaneamente, a cura delle R.S.U. delle
singole scuole, il giorno 5 FEBBRAIO ASSEMBLEE dei lavoratori per
affrontare la grave situazione in atto e definire le modalita' di
partecipazione allo sciopero;
3) di indire una MANIFESTAZIONE DI LOTTA dei lavoratori della scuola
e di tutti i cittadini interessati alla difesa e al rilancio della
scuola della costituzione repubblicana per il giorno 6 FEBBRAIO, cui
seguirà il 14 FEBBRAIO una FIACCOLATA DI LOTTA per scortare le
delegazioni in partenza per la manifestazione romana del 15
febbraio;
4) la CONVOCAZIONE DEI CONSIGLI DI ISTITUTO per affrontare con i
cittadini
genitori e cittadini studenti delle singole scuole PROPOSTE DI
MODIFICA DELLA PROPOSTA DI LEGGE MORATTI E DI RILANCIO DELLA
DEMOCRAZIA SCOLASTICA.
Bari,
24-01-2002
ALTRE
SCUOLE
Condividiamo
le ragioni della protesta
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Liceo
Scientifico "Santi Savarino" (Partinico - Palermo)
- 23-12-2001
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In data 15/12/2001 l'assemblea congiunta di genitori, docenti
e studenti del Liceo Scientifico "Santi Savarino",
è pervenuta alle seguenti conclusioni:
1. Sono condivisibili i motivi della protesta messa in atto
dagli studenti contro i progetti di riforma della Scuola del
ministro Moratti;
2. La funzione educativa della scuola pubblica va difesa
rispetto ai tentativi di dequalificazione, a vantaggio della
scuola privata, che si vogliono porre in atto con
l'introduzione della cosiddetta "parità scolastica"
e con lo storno di fondi che andrebbero investiti per il
potenziamento della scuola pubblica;
3. Non è certo diminuendo di un anno il ciclo scolastico
superiore che si può pervenire a un livello di istruzione
completo e qualificato: la passata esperienza degli istituti
magistrali, a quanto pare, non ha insegnato molto; la
riduzione del monte ore d'insegnamento o la ventilata
eliminazione di alcune materie fondamentali non possono
certamente comportare l'ampliamento del quadro formativo e
informativo;
4. La soluzione di una commissione di docenti interni, con
presidente esterno, per svolgere l'esame di stato, serve solo
a ridurre l'esame a una semplice e inutile farsa, dal momento
che i docenti potrebbero valutare i propri alunni con un
semplice scrutinio. Soprattutto si corre il rischio di una
forte disparità tra i candidati delle scuole private e quelli
della scuola pubblica;
5. Il criterio della concorrenzialità tra le scuole, anziché
della corrispondenza dell'interscambio culturale, nasconde il
rischio che ogni istituto, pur di non perdere iscritti,
allenti i criteri di valutazione attraverso promozioni
generalizzate e non qualificate;
6. L'abolizione dell'articolo 18 e la sua eventuale estensione
alla scuola finirebbe con il ridurre i docenti alla mercè e
all'arbitrio dei capi d'istituto ed a mettere in discussione
la garanzia del posto di lavoro.
Si invitano pertanto tutte le realtà scolastiche e le loro
componenti a stabilire contatti con il nostro Liceo per
portare avanti con maggiore efficacia azioni di protesta e di
lotta.
(seguono firme delle varie componenti della scuola, genitori,
alunni e docenti)
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_______________________
E'
un attacco alla scuola pubblica
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Liceo
Scientifico Pacinotti (Cagliari) - 21-12-2001
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Alcune considerazioni sull’attacco alla scuola
pubblica
Assistiamo ad un attacco alla scuola pubblica, senza
precedenti nella storia della Repubblica, da parte di
questo governo di centro destra, che tende a
disarticolare il suo impianto laico e pluralista a
vantaggio delle scuole private.
Il primo provvedimento di questo governo sulla scuola,
il D. L. 255, ha equiparato, ai fini del reclutamento
degli insegnanti nella scuola statale, il servizio di
insegnamento prestato nelle scuole pubbliche a quello
prestato nelle scuole private.
La finanziaria 2002 prevede dei tagli sostanziali per la
scuola pubblica, in particolare gli stanziamenti per il
rinnovo contrattuale degli insegnanti non prevedono
neanche la copertura dell’inflazione reale. Alla
faccia di quelli che speravano che questo governo
avrebbe adeguato le retribuzioni a quelle europee. Si
favorisce l’esternalizzazione dei servizi riducendo il
personale Ata ( sono stati tagliati 16000 lavoratori ) e
mettendo, in questo modo, a rischio la stessa apertura
pomeridiana degli istituti e quindi lo stesso
ampliamento dell’offerta formativa. Un altro disegno
di legge prevede l’assunzione nei ruoli dello Stato
degli insegnanti di religione sulla base delle
valutazioni dell’ordinario diocesano, che a
discrezione concederà o revocherà l’idoneità all’insegnamento
della religione cattolica.
Preoccupa, non poco, l’istituzione di una commissione
per la deontologia professionale con a capo monsignor
Tonini, che avrebbe come compito la scrittura di un
codice comportamentale per gli insegnanti della scuola
pubblica con pesanti limitazioni alla libertà d’insegnamento
sancita dalla Costituzione e gravi commistioni tra
morale cattolica e deontologia professionale.
Il gruppo di lavoro Bertagna a fine novembre ha
licenziato un documento di 80 pagine, all’interno del
quale si profila una scuola duale : formazione liceale
per le classi dirigenti e formazione per l’avviamento
al lavoro per la massa. Bisogna avere la consapevolezza
che questa impostazione rappresenta un arretramento per
la scuola italiana di almeno 40 anni. E’ preoccupante
soprattutto il fatto che i ragazzi, qualora dovesse
passare questa sciagurata controriforma, dovrebbero
scegliere tra il tredicesimo e il quattordicesimo anno
di età se studiare da classe dirigente o entrare a far
parte della classe lavoratrice più o meno
dequalificata; così facendo la scuola abdicherebbe alla
sua funzione di educazione alla cittadinanza e al
diritto di inclusione sociale che, pur con molti limiti,
ha assolto in questi decenni.
Il vulnus più grave è comunque rappresentato dal
progetto che, attraverso il mal posto principio di
sussidiarietà o meglio nel quadro della devoluzione di
competenze dallo Stato alle Regioni, prevede, come hanno
già fatto alcuni Presidenti delle Regioni (Formigoni e
Storace), il finanziamento, attraverso buoni scuola,
delle famiglie che mandano i loro figli nelle scuole
private. Basti dire che lo scorso anno Formigoni ha
destinato cento miliardi a 70.000 studenti delle scuole
private appartenenti a famiglie che hanno redditi
superiori ai 140 milioni annui. . Infatti l’obiettivo
del centrodestra in nome del principio di sussidiarietà
tra pubblico e privato, (questo è vero anche per la
sanità) è quello di introdurre il mercato all’interno
del servizio scolastico nazionale, abbassando così la
qualità della scuola pubblica a vantaggio di scuole
private per ricchi, alle quali i figli dei lavoratori,
nonostante i buoni scuola, dati i costi elevati, non
potrebbero comunque accedere. Per non parlare del venir
meno di uno dei principi fondamentali della nostra
scuola pubblica, ovvero il pluralismo democratico, per
il quale tutte le idee hanno diritto di cittadinanza e
di confronto. Ben altra cosa sarebbe nelle scuole
confessionali o confindustriali. La scuola deve essere,
per le nuove generazioni, in primo luogo un esercizio di
convivenza democratica, uno strumento d’educazione
alla cittadinanza, un’opportunità d’inclusione
sociale, non un luogo dove si erigono steccati
ideologici e sociali. Questo è tanto più vero con l’approssimarsi
di una società multietnica, nella quale sarebbe molto
grave e sicuramente un fattore di regressione se ogni
etnia o gruppo religioso istituisse una propria scuola.
Tutto questo in spregio dell’art. 33 della
Costituzione repubblicana che recita “…….. senza
oneri per lo Stato “.
E’ altresì grave la disposizione che modifica la
composizione delle commissioni per gli esami, in quanto
favorisce i “ diplomifici privati” e determina la
svalutazione del valore legale del titolo di studio. Per
non parlare dell’istituzione di un numero verde dove
gli studenti possono denunciare gli insegnanti che
esprimono valutazioni critiche sull’operato del
governo, configurandosi in questo modo la creazione di
vere e proprie liste di proscrizione. Né bisogna
dimenticare l’attacco, avvenuto meno di un anno fa, da
parte del presidente Storace alla libertà d’insegnamento
a proposito dell’adozione dei manuali di storia
contemporanea.
All’interno di questo scenario la riforma Moratti
prevede una riduzione del monte ore complessivo, nell’arco
del ciclo secondario di secondo grado, dalle attuali
5000 a 3300 ore con una perdita del 34 %. Se poi si
tiene conto del fatto che, nel collegato alla
finanziaria, il ministro prevede un aumento dell’orario
cattedra oltre le attuali 18, anche se, grazie alla
mobilitazione della categoria, solo facoltativa, e
comunque l’onere di sostituire i colleghi assenti fino
a tre settimane, ci rendiamo conto che la riduzione di
ben 200.000 insegnanti in dieci anni prospettata dal
documento Bertagna in nome della razionalizzazione
rappresenti un attacco pesante alla qualità della
scuola pubblica. Gravissima è l’eliminazione di
alcune discipline come l’educazione fisica, il latino
allo scientifico, la matematica e le scienze al classico
che diventerebbero opzionali, da svolgere in controturno
e probabilmente a pagamento.
Per quanto riguarda la scuola media di primo grado
bisogna dire che, ad una analisi attenta, emerge il
fatto che la sua autonomia è solo fittizia, infatti,
visto che i primi due cicli sono strutturati in quattro
bienni, il primo anno di media viene accorpato all’ultimo
di elementare, mentre gli altri due prevedono l’introduzione
anticipata della sperimentazione di segmenti
propedeutici agli indirizzi opzionali della secondaria,
questo sarà vero soprattutto per chi deciderà di
uscire dal percorso scolastico per entrare in quello
della formazione professionale.
La formazione professionale si articolerà in due
canali, uno di tre anni con la qualifica a 17 anni,
qualora lo studente abbia frequentato gli ultimi due
anni di materna e uno di quattro con il conseguimento
del diploma; ambedue con una frequenza in alternanza
scuola lavoro e con uno svuotamento delle tematiche
culturali che dovrebbero ispirare la formazione di un
cittadino in grado di interagire in modo significativo
con la realtà che lo circonda. In definitiva un
percorso tutto pensato per soddisfare le richieste,
nella migliore delle ipotesi, del mercato del lavoro o
per essere più espliciti di confindustria.
Per questo riteniamo fondamentale che gli insegnanti,
gli studenti, i genitori e tutte le forze sociali
sinceramente democratiche siano attive nel denunciare e
contrastare con forza quest’attacco alla scuola
pubblica, ai suoi valori di democrazia, pluralismo e
partecipazione, come baluardo di civiltà e di progresso
per tutti i cittadini a partire dai lavoratori disagiati
e meno abbienti.
Il 19 e il 20 dicembre a Roma si terranno gli stati
generali della scuola, voluti dal ministro Moratti; è
bene che la categoria non demandi ai soli studenti, che
in questo momento occupano più di 800 scuole, l’onere
di portare avanti una battaglia giusta e doverosa, prima
ancora che per la difesa del posto di lavoro, la tutela
della libertà e della qualità dell’insegnamento, per
la salvaguardia della scuola pubblica, come bene di
tutti e per tutti.
Cagliari lì 18 dicembre 2001
I docenti, gli studenti e gli operatori del Liceo
PACINOTTI di Cagliari riuniti in Assemblea
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La
voce del "Cagnazzi"
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Liceo
Classico Cagnazzi (Altamura) - 17-12-2001
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Le
opinioni dei docenti e quelle degli alunni del Liceo “Cagnazzi”
di Altamura sul documento Bertagna
LE OPINIONI DEI DOCENTI
I docenti del liceo “Cagnazzi” hanno discusso il
documento Bertagna in una seduta del collegio
appositamente convocato in data 12.12.01.
Una prima osservazione unanimemente condivisa riguarda
la scarsa considerazione riservata alla scuola militante
da parte del Ministro che si è premurata di invitare
agli Stati generali docenti universitari e ragazzi delle
consulte provinciali, ma non di raccogliere i pareri di
docenti e capi d’istituto.
Noi comunque facciamo conoscere le nostre valutazioni
entrando nel merito del documento, anche perché - d’accordo
con i genitori - abbiamo impegnato gli alunni ad una
riflessione seria alternativa alla rituale autogestione.
Per brevità riportiamo schematicamente soltanto le
opinioni che non ricalcano quelle già presenti nei vari
forum.
1- L’intero documento è molto interessante per
tutti coloro che vogliano guardare la scuola non
soltanto nelle sue singole articolazioni, ma anche nel
contesto di una filosofia di sfondo: infatti assai
valide sono le linee di orientamento pedagogico e le
indicazioni afferenti alla psicologia cognitiva.
Notevole importanza si riconosce all’extra-scuola e ai
sistemi informali e non-formali che influiscono in modo
significativo e statisticamente documentato sul
successo/insuccesso scolastico. Si rileva positivamente
anche l’ affermata necessità di coordinare la
normativa statale vigente con quelle regionali,
ridefinendole in attuazione della legge costituzionale
sul Federalismo n 3 del 18/10/2001 .
2 - I docenti guardano con attenzione in
attesa di più precise indicazioni alle ipotesi di:
. nuovi ritmi, scadenze e modalità per verifiche e
valutazioni (pgg.16 -36 );
. attribuzioni di crediti e debiti (anche in relazione
alla condotta) con possibilità di ripetenza (pag. 40)
3 I docenti ritengono eccessiva l’enfasi
posta sull’istruzione tecnico-professionale (p. 19) e
sul lavoro a 17 anni. Sembra en pendent troppo
ottimistico e ingenuo pensare che la possibilità del
passaggio dall’istruzione alla formazione e viceversa
possa essere praticata nel doppio senso di marcia. E’
vero che da un percorso liceale si può agevolmente
passare ad uno professionalizzante, ma non è
concretamente praticabile in modo altrettanto facile il
percorso inverso: anche perché per i giovani avviati ad
attività professionalizzanti si riduce la
disponibilità psicologica e cognitiva verso percorsi
che conducono a competenze non immediatamente spendibili
per il lavoro e per altre legittime esigenze la cui
soddisfazione viene in genere differita nel tempo dai
liceali.
3.1 - Perciò si auspica uno sforzo comune per
innalzare lo zoccolo di cultura generale e l’obbligo
si istruzione in percorsi di tipo liceale oltre il 14°
anno di età.
3.2 - Mentre si ritiene opportuna l’uscita da
scuola un anno prima a 18 anni anziché a 19 : non
tanto per l’allineamento ad alcuni paesi europei, ma
perché non si deve protrarre oltre il necessario la
scuola secondaria, si ritiene errato ridurre il segmento
superiore del percorso scolastico. Meglio integrare nel
percorso l’ultimo anno della scuola materna.
4 - All’ Università si accede previo l’accertamento
della congruenza tra gli studi compiuti e certificati
(p.31) e quelli che si intende intraprendere.Se non vi
è congruenza si deovranno frequentare moduli di
riallineamento organizzati da scuola e Università in
collaborazione tra loro. Questo punto e parecchi altri
del documento autorizzano un certo fastidio per l’eccessiva
invadenza dell’Università nella scuola secondaria. Se
si scorre, infatti l’elenco degli esperti chiamati a
prospettare la nuova scuola vi si trova una sproporzione
tra docenti delle superiori e docenti universitari.
Detto con chiarezza: non vorremmo che la scuola
superiore sia il luogo per l’ impiego e le
esercitazioni dei dottorini che si annoiano nei corridoi
delle università.
4.1 I docenti contestano con vivacità l’opinione
non troppo velata nel documento secondo cui l’
università deve essere una cosa seria mentre la scuola
può rimanere il luogo di sperimentalismi vari dove
(vedi pag.39) può anche sfumare la specificità
professionale dei docenti: basta infatti che “la
programmazione didattica collegiale” lo voglia perché
avvenga il miracolo per cui un docente di matematica
promuova “sensibilità estetiche, conoscenze
geografiche, riflessioni morali…atteggiamenti sociali…dimensioni
affettive…religiose ”.
Il gruppo Bertagna, insomma, legittima, non si capisce
per quali fini, moralismi, invadenze psicopatogene,
sbavature elementarizzanti che offendono la sensibilità
dei docenti i quali sono dotati di un profilo culturale
e professionale ben definito e certificato . Se il
giovane così formato non entrerà a 17 anni nel mercato
del lavoro, sarà poi messo a punto nei moduli di
riallineamento, perché comunque all’Università non
si va senza il doppiopetto d’ordinanza.
5 -- Parlando di piani di studio si individuano
(pag.37) i profili terminali degli alunni, con
riferimento alle differenze specifiche esistenti tra i
diversi licei e si citano obiettivi specifici di
apprendimento. (a pag. 39) Si parla esplicitamente di
discipline, di contenuti (ma non dimentichiamo che i
docenti possono ben programmaticamente debordare dalla
specificità della classe di abilitazione che li
legittima docenti). A tal proposito i docenti avanzano
perplessità per la citazione di alcune discipline e lo
slittamento di altre in laboratori facoltativi.
6 - Anche il personale deve essere gestito in
modo flessibile: in questo contesto (pag.50) si ipotizza
una diversa strutturazione dei team docenti alle
elementari. Il tutto con una certa frettolosità che
suscita qualche apprensione.
7 - Ragionando su percorsi e risultati il Grl
afferma che contano più i risultati che i percorsi
attraverso cui si raggiungono (pag.31) e sposta all’attenzione
dai luoghi della istruzione/formazione alla
certificazione delle competenze finali: qui si colloca
un passaggio critico in quanto si nega ogni esclusività
di percorso e si auspica una solidarietà cooperativa
fra tutte le esperienze e i luoghi formativi,
indipendentemente dal fatto che siano statali o privati
(pag.32).
Qualche perplessità si può tuttavia rappresentare: è
proprio vero che i risultati sono indipendenti dai
processi? Anzi non è essenziale che siano garantite
procedure e condizioni di insegnamento/apprendimento?
Prima di ottenere i risultati è necessario che siano
validate le procedure .
Su questo punto i docenti del “Cagnazzi”
intervengono con unanime determinazione e si domandano
preoccupati quale sia il paradigma per l’apprezzamento
dei risultati e non esitano a chiamare machiavellismo la
filosofia sottesa. Per questo occorre una riflessione
che si estenda ai nuovi prospettati metodi e organismi
di valutazione e ai nuovi organi collegiali, giacché un
discorso frammentato può essere in sé confuso ma anche
intenzionalmente confondente per ridurre l’attenzione
critica.
8 - Qualche docente, pur non entrando nel merito
dei singoli punti esprime preoccupazione per la
strategia di fondo di tutta la linea ministeriale che
separa istruzione e formazione , smonta la scuola
pubblica, espone alla frantumazione culturale, legittima
la clericalizzazione della scuola quando affida ad un
prelato sia pure insigne la presidenza della commissione
per il codice deontologico.
9 - Questa riforma - dice qualcuno - imita nel
peggio la scuola statunitense ( chi ha i soldi farà
istruire al meglio i propri figli) sviluppando
cinicamente le premesse della della legge 30 /2000.
La scuola, si conclude, va comunque riformata, se è
vero che le risultanze delle recenti indagini OCSE
collocano alla 20° posizione tra i paesi OCSE ( al 23°
posto per la matematica) , L’Italia che per essere uno
dei G-8 ha dovuto subire le devastazioni non solo
materiali di Genova nella scorsa estate.
Nel fare questo non si deve però trascurare che un’altra
indagine (cfr.Corsera dell’11.12.01) dimostra che il
61% degli Italiani vuole una buona scuola pubblica.
LE OPINIONI DEGLI ALUNNI
Gli alunni hanno espresso le loro opinioni e valutazioni
nel corso di workshop di due ore svoltisi a gruppi di
due classi nei giorni 10 e 13 Dicembre. Si è trattato
di una attività autonomamente proposta agli alunni dal
preside e dai docenti e organizzata di comune accordo .
Si riportano qui di seguito le sintesi stringate dei
lavori talora intenzionalmente ridotte ad una frase
chiave - così come sono state consegnate dai vari
gruppi.
III B
La classe nella sua totalità esprime il suo dissenso
nei confronti della maggior parte dei punti esposti
nella proposta di riforma avanzata dal Ministro dell’Istruzione
L. Moratti.
In primo luogo la classe considera improponibile l’eliminazione
delle materie del gruppo scientifico e la
contraddittoria introduzione dello studio dell’economia
nei licei classici.
Tale modifica porterebbe all’estinzione di questo
indirizzo, che precluderebbe così l’accesso degli
studenti frequentanti ad una qualsiasi facoltà
scientifica. Allo stesso modo si dichiara contraria all’esclusione
del latino, ritenuta disciplina caratterizzante del
corso di studi liceale, dai licei scientifici.
In secondo luogo la classe manifesta la sua contrarietà
nei confronti della proposta di un finanziamento al 90%
delle scuole private, data l’insufficienza dei fondi
già stanziati per quella pubblica.
Infine non si approva l’eliminazione di un anno di
scuola secondaria superiore e propone l’anticipazione
dell’inizio del corso di studi all’età di 5 anni,
anziché a sei.
Gli unici punti che la classe approva sono quelli
riguardanti lo studio fin dal primo anno della filosofia
e della storia dell’arte nei licei e l’introduzione
dell’inglese nelle scuole elementari.
III A
La classe si è espressa sul problema della riforma
riconoscendo comunque l’effettiva necessità di uno
svecchiamento del sistema scolastico italiano, in
ritardo su quello europeo. Tuttavia non condividendo
numerosi punti di essa: la nuova procedura dell’esame
di maturità, l’eccessiva riduzione dei programmi, la
rarcellizzazione estrema dell’offerta formativa nelle
scuole superiori e il pericolo dell’eccessiva
equiparazione della scuola privata a quella pubblica.
I B
“La scuola per tutti” questo è il motto con cui
contestiamo la privatizzazione proposta dalla riforma
Moratti.
IV C
La scuola pubblica va in pensione. Questo è il progetto
del Ministro della Pubblica (forse privata ?!?!)
Istruzione
Gruppo II B - V C
1) più studenti nel consiglio d’amministrazione
2) E’ impensabile intraprendere lo studio della
filosofia dal IV ginnasio, quando ancora non si ha una
buona conoscenza della storia greca.
3) Economia senza matematica? Illogico!
4) Da chi sarebbe composto il nuovo organo di
valutazione degli studenti? Perché deve esautorare il
consiglio di classe?
È inopportuno che nel liceo classico ci sia una
riduzione, in particolare delle materie scientifiche e
dell’educazione fisica (con strutture adeguate)
necessarie per una formazione completa dello studente
Gruppo II D - V D
Scegliere tra latino e matematica … no grazie!
Gli studenti italiani hanno bisogno che al loro “rumore”
seguano interventi DAVVERO efficaci che riportino nella
scuola pubblica il “silenzio” dettato da una reale
soddisfazione.
Gruppo II A - V A
Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per
evitare che gli studenti italiani siano svantaggiati
rispetto agli studenti europei che concludano il loro
corso di studi superiori a 18 anni
Proponiamo però di non eliminare un anno,
indispensabile per la formazione ultima del ragazzo,
dalla scuola superiore ma di anticipare l’inizio della
scuola elementare a 5 anni. Condanniamo i finanziamenti
alle scuole private.
È una riforma assurda: ognuno deve mantenere le proprie
competenze, non vogliamo il segregazionismo della
scuola!
Gruppo I A - IV A
Diplomiamoci a 18 anni con la scuola secondaria a 5
anni.
La scuola privata non deve essere finanziata dallo
stato. Piuttosto quei finanziamenti dovrebbero essere
destinati al miglioramento delle scuole pubbliche.
Gruppo II A - V A
1) Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni,
per evitare che gli studenti italiani siano svantaggiati
rispetto agli studenti europei che concludono il loro
corso di studi superiori a 18 anni.
2) Proponiamo, però, di non eliminare un anno -
indispensabile per la formazione ultima del ragazzo -
dalla scuola superiore, ma di anticipare a 5 anni l’inizio
della scuola elementare.
3) Condanniamo i finanziamenti alle scuole private.
Gruppo I D - IV D
Durante l’incontro con la classe ginnasiale IV D del
giorno 13/12/2001 abbiamo approfondito il problema della
proposta della riforma Moratti che ci interessa da
vicino. Dopo la lettura di una integrazione della
riforma abbiamo avviato un dibattito al quale abbiamo
partecipato tutti con grande interesse, traendo infine
le seguenti conclusioni:
· La maggioranza è in disaccordo con la proposta
Moratti di uguagliare la scuola italiana alle altre
europee, poiché ha come scopo fondamentale quello di
preparare i giovani “tutti” (anche coloro che hanno
deciso di intraprendere un corso di studi più
impegnativo) al mondo del lavoro, essendo ormai l’economia
il pilastro della nostra società. Riteniamo quindi che
la proposta potrebbe essere positiva se meno drastica,
non applicata ai licei nei quali il quinto anno è
fondamentale nel percorso formativo e di maturazione
socio-culturale degli studenti.
· Siamo unanimemente in disaccordo con la proposta di
affidare la valutazione finale del percorso formativo ad
uno scrutinio interno alla scuola stessa con presidente
esterno (solo ai fini della vigilanza e della
correttezza degli atti).
· Non siamo convinti della validità dell’ulteriore
proposta del Ministro Moratti di dare maggiore libertà
nei programmi didattici dei docenti, perché secondo noi
in questo modo si creerebbe confusione nelle discipline.
Gruppo II C - V B
Riguardo la “scuola del futuro” approviamo un’idea
di riforma ma meno radicale e mirata alla formazione di
tutti gli studenti (scuole private pubbliche)
IV D
Noi, giovani del III millennio, non condividiamo che i
professori diventino tuttologi, possano cioè insegnare
e fare riferimenti ad una qualsiasi disciplina, quasi
abolendo le loro varie specializzazioni.
Il Preside
Filippo Tarantino
LICEO CLASSICO STATALE “CAGNAZZI”
piazza Zanardelli, 30
70022 - ALTAMURA
Codice Fiscale 82014260721
Pref. 080 ( (tel.) 3111707 - : (fax) 3113053E
filtaran@tin.it - cagnazzi@tin.it
http://liceocagnazzi.cjb.net
Cari
colleghi, studenti, genitori e presidi, se nel vostro
istituto avete approvato documenti di risposta alla
commissione Bertagna o alla riforma Moratti in genere,
inviateli a Fuoriregistro, utilizzando il
modulo online o scrivendo a Marino
Bocchi. Comunque la pensiate e' importante che il
Ministro ascolti la voce delle scuole.
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Docenti Scuola
dell'infanzia e proposte Brichetto
Massa Marittima
24 gennaio 2002
Gentile signor
Ministro della P.I., ovvero, M.I.U.R.,
siamo un gruppo
di insegnanti di scuola dell’infanzia e non sappiamo se
siamo più
indignate ,più deluse o più sconcertate in merito alle Sue
proposte nei
riguardi di questo ordine di scuola.
Deluse perché
credevamo o speravamo che Lei e il governo di cui fa parte
foste i
rappresentanti autentici del cambiamento che tanto avete sbandierato
nei mesi
precedenti e in cui tanti italiani, tra cui molti insegnanti,hanno
voluto credere.
Sconcertate
perché la Sua proposta denota una profonda ignoranza culturale,
psicologica e
pedagogica e ,”ci consenta”, per chi si occupa di istruzione,
questa è una
mancanza inaccettabile,che indigna profondamente.
Ha idea,signor
Ministro,di quali sarebbero le conseguenze se la Sua idea
geniale si
concretizzasse?
Oltre alla
profonda mancanza di rispetto verso una categoria professionale
che da più di
trent’anni ha lavorato con vero spirito di abnegazione,con
serietà ed
impegno,trasformando il vecchio asilo assistenziale in scuola,
scuola vera, con
un suo spessore culturale, un suo assetto pedagogico,una
sua forte
dignità, Lei, signor Ministro, dimostrerebbe una totale mancanza
di rispetto nei
confronti dei bambini,questi bambini su cui si sono spesi
fiumi di parole
piene di enfasi ma che ancora una volta vengono
strumentalizzati,ancora
una volta devono fare il capro espiatorio,le vittime
sacrificali, ma
che sarà mai?
Del resto si
tratta di soggetti indifesi, non possono mica
protestare,esprimere
le loro rimostranze, organizzare un corteo,proclamare
uno sciopero!
Sono così inermi, così di bassa statura! E poi non hanno mica
ancora diritto
di voto…vero?
Ha idea,signor
Ministro,dei problemi di tipo psicologico,metodologico e
organizzativo
che comporterebbe l’ingresso a scuola dei bambini di due anni
(ah, e 4 mesi,
mi scusi)? Senza
considerare un altro aspetto importante,un’osservazione che
vorremmo farle notare: Le
sembra produttivo incoraggiare anche quelle famiglie che
non hanno
particolari esigenze di lavoro a “buttare fuori di casa” un
bambino così
piccolo?
La funzione e la
figura dei genitori,già tanto precaria e traballante ci
sembra proprio
che non venga così rafforzata.Tutta quella retorica
prosopopea sul
valore della famiglia ,dei figli,della responsabilità
educativa dei
padri e delle madri…Balle, vero signor Ministro?
Analizzando poi
l’altro punto della proposta,l’anticipo dell’ingresso alla
scuola
elementare,punto che sta molto a cuore a noi insegnanti della scuola
dell’infanzia,la
nostra domanda di nuovo è:ha idea signor Ministro di quali
conseguenze
psico-pedagogiche ci sarebbero nel mandare alla scuola
elementare un
bambino di cinque anni (ah, e quattro mesi, mi scusi)?
Ha mai sentito
parlare,oltre che di sviluppo cognitivo,anche di sviluppo
motorio,affettivo,
relazionale?
Ha mai sentito
parlare di curva dell’attenzione,di ritmi di
apprendimento,…..
Ha mai pensato
che ogni bambino ha diritto alla sua infanzia e che nessun
adulto mai
dovrebbe commettere il crimine di derubarlo di un bene tanto
prezioso e
irripetibile in virtù di non si sa quale modello competitivo che
lo vorrebbe
efficiente ed efficace come un qualsiasi strumento
tecnologico,un
qualunque prodotto industriale?
Secondo lei cosa
le risponderebbe, se potesse,un bambino di cinque
anni,sapendo che
qualcuno ha deciso che lui debba rinunciare ai suoi
tempi,ai suoi
ritmi,ai suoi spazi e ai suoi modi perché non c’è tempo da
perdere,bisogna
uniformarsi!bisogna equipararsi!
E allora presto
a imparare a leggere a scrivere e a far di conto,a conoscere
due,tre,quattro
lingue,a solfeggiare sui computer tra hardware e
software,via col
bambino alfabetizzato, poliglotta, atletico, telematico
compresso in un
banco per quattro o cinque ore al giorno circondato solo da
obiettivi e
livelli da raggiungere.
Già, cosa le
risponderebbe quel bambino,signor Ministro?
Tutte le
conferenze più o meno internazionali,tutti i dibattiti con tanto di
esperti più o
meno tali,tutte le iniziative più accorate,la carta dei
diritti del
bambino,l’anno del bambino il telefono del bambino, la città del
bambino,e le
politiche per la tutela del bambino,e le associazioni dei
genitori ,e le
associazioni degli insegnanti e bla bla bla…..
Ancora balle,
vero signor Ministro?
Crediamo che sia
ora di piantarla di calpestare senza ritegno i bambini e
gli insegnanti
della scuola dell’infanzia,che sia ora di smettere di pensare
che tanto a loro
si può propinare tutto,che tanto loro stanno sempre
zitti,chi li ha
mai sentiti?
Ma chi ha detto
che la fascia di età tre-sei anni è determinante nella vita
di un
individuo,che è un periodo cruciale in cui si struttura la propria
personalità,il
proprio stile di apprendimento,l’immagine di sé,il grado di
apertura verso
il mondo,ecc ecc, ecc,ma chi l’ha detto?
Chi sono in
fondo Piaget, Freud,Klein,Bruner,Bronfenbrenner,Gardner,ma chi
sono?
Le è mai
capitato signor Ministro di leggere,no,forse leggere è pretendere
troppo,diciamo
di sbirciare i Nuovi Orientamenti per la scuola materna?
Certo, se li
avesse letti attentamente, comprenderebbe che con la Sua
illuminata
proposta quel documento, così importante e significativo, adesso
possiamo anche
mandarlo al macero,non è più credibile.
Che
soddisfazione per lei,vero signor Ministro?
La scuola dell’infanzia
che si è guadagnata questa denominazione dopo anni
di duro e
appassionato lavoro,dimostrando una capacità di ricerca e
sperimentazione,
di riflessione, di autocritica, di saper cambiare,capacità
che non si
trovano in nessun altro ordine di scuola, (tra parentesi è la
categoria che
lavora di più ed è pagata di meno,sa?), si aspettava da lei
signor Ministro
la sospirata ufficializzazione, il suggello che ne decretasse
legalmente il
valore e l’importanza nella formazione e nell’educazione dei
bambini peraltro
già accreditata e consolidata: l‘obbligatorietà
almeno dell’ultimo anno di scuola.
Pensavamo,
speravamo che potesse essere Lei la persona che finalmente
avrebbe capito e
compiuto questo gesto di respiro epocale per la costruzione
di una nuova
scuola.
Che amarezza
signor Ministro!
Invece Lei vuole
ricacciare la scuola dell’infanzia al punto di partenza,
come in un
maledetto gioco dell’oca, cancellando in un colpo,quarant’anni
di storia e di
cultura.
Altro che scuola
dell’infanzia,che termine improprio sta per diventare
questa
definizione,da ora in poi si tornerà a ritroso alla scuola materna,
al giardino d’infanzia,
all’asilo, alle sale di custodia.
Altro che
docenti formati all’università, piuttosto maestre giardiniere
(magari ci
correderanno di colorati annaffiatoi,guanti e cesoie,pronti per
la coltivazione
di bambini),assistenti,vigilatrici,guardiane.
Quale
inquietante scopo può nascondersi dietro questo sconsiderato gesto?
Signor
Ministro,sa cosa le diciamo?
Nonostante il
tono aspro della nostra protesta, vogliamo ancora sperare,
non rassegnarci
al peggio, vogliamo ancora concedere un margine di fiducia
alla Sua
capacità di riflettere e di rivedere la Sua posizione.
Siamo convinte
(quasi) che una persona come Lei, che ha saputo trovare così
belle parole da
rivolgere ai ragazzi all’inizio dell’anno scolastico, che ha
proclamato in
lungo e in largo la sua intenzione di ascoltare tutte le parti
attivamente
coinvolte nel mondo della scuola, sappia dimostrare la coerenza
tra le parole e
i fatti, sappia dimostrare quelle capacità di riflessione,
di elasticità,
di autocritica che appartengono alle menti più aperte, e così
speriamo che ci
ripensi,signor Ministro,che ascolti veramente anche chi è
parte in causa e
tutti i giorni convive nella scuola con i bambini e che ha
tentato di fare
di un lavoro una professione.
Lo speriamo ,per
noi, per i bambini, per la società intera.
Vorremmo proprio
poterla annoverare tra i migliori, tra coloro che conoscono
l’arte di
saper ritornare sui propri passi.
A proposito
signor Ministro,ha mai passato una giornata in una scuola dell’infanzia?
Il corpo docente
della Scuola dell’infanzia
dell’Istituto
Comprensivo di Massa Marittima (Gr)
ubung@tiscalinet.it
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