IL TEMPO OLTRE LA SCUOLA
Intervista a SERENA DANDINI

 

Serena Dandini, stiamo parlando della scuola e più specificatamente, dei problemi dell'apprendimento, delle risorse creative da stimolare con tecniche educative, progetti idonei a sollecitare la partecipazione attiva degli alunni alla vita scolastica, anche con attività extracurriculari come, ad esempio, il teatro con la sua alta funzione psicopedagogica. Per la tua esperienza sia professionale che personale, che cosa ti senti di proporre, in merito?

Curo una rubrica di lettere, una specie di "Donna Letizia dei giovani", ricevo una quantità enorme di posta e quindi credo di avere un osservatorio privilegiato su un arco ampio di problematiche giovanili.
Che cosa penso? Io sono per l'apertura delle scuole al pomeriggio, perché la scuola ha una funzione importante oltre le materie di studio.
I giovani sono il nostro futuro e se non investiamo su di loro, questo fine millennio lo vedo nero assai. Investire sui giovani significa, per me, dare loro la possibilità di crescere culturalmente, di sviluppare i loro talenti, di assumere tanti strumenti per affrontare la vita, per decodificarla. Per difendersi dall'omologazione, da un eccesso di media,
di televisione, eccetera, strumenti, che vanno benissimo ma che vanno decodificati per essere ben utilizzati. Allora la scuola è il nostro terreno, è tutto. Io l'aprirei di pomeriggio per: cinema, teatro, dibattito, computer, laboratori musicali. C'è nel nostro paese un patrimonio sommerso che non viene sollecitato e nel contempo si privilegiano professioni senza futuro mentre ci sono miliardi di particelle di energie creative maschili e femminili che non solo non sono esercitate ma che anzi vengono spesso depresse. Infatti "loro" non hanno dove riunirsi, dove incontrarsi. La scuola esiste già e può essere il luogo aperto, già noto per riunire una vasta gamma di attività pomeridiane. Sembra l'uovo di Colombo, apriamole queste scuole, forniamole degli strumenti e delle strutture necessarie, magari in sinergia con i privati. Vogliamo sponsorizzare un corso di teatro? Benissimo ! Apriamo, apriamo!

Serena, per quel che riguarda il linguaggio specifico della televisione, ritieni che sia utile far apprendere e sperimentare questo linguaggio affinché non sia dominante rispetto altre forme di comunicazione?

Sì apprenderlo per decodificarlo, smontarlo. La televisione è "pericolosa" quando la si assorbe senza alcuno strumento critico, buttati davanti fin da bambini, otto ore al giorno. Ma se si impara ad usarla con intelligenza può essere uno strumento straordinario così come anche "internet". Non dobbiamo spaventarci di fronte a queste grandi possibilità di dialogo, dobbiamo però insegnare lo specifico di questi linguaggi per limitare la loro tendenza manipolatrice e monopolizzante.

Nel corso del dibattito, di questi giorni, abbiamo spesso sentito sottolineare la specificità della creatività "femminile". Che cosa ti è rimasto dentro dopo questa bellissima carrellata di talenti, tutti femminili?

Tante cose, tante emozioni. Mi è rimasta dentro, soprattutto l'allegria, un lungo filo di allegria che ha collegato tutti i momenti anche i più seri, i più importanti. Un grande dato nuovo questa allegria che sta a significare una vera, acquisita maturità delle donne, capaci di ridere con grazia non solo degli altri ma anche di se stesse. Questo significa che hanno acquistato sicurezza e che la loro "comicità" ha una sua specificità che in questo momento di grande crisi dei valori della società occidentale penso sia preziosissima anche per smontare certe filosofie, certe ideologie più patriarcali come il capitalismo sfrenato, come il materialismo sfrenato. Credo che le donne, in questo momento storico, abbiano in sé, proprio per quella loro necessità di coniugare produttività e qualità della vita come madri, come cura degli anziani, dei figli, come difficoltà e praticità e quotidianità della vita da affrontare, ogni giorno, al di là dei massimi sistemi, credo che la capacità di coordinare questi due mondi sia, oggi, un elemento di grandissimo valore e quindi diventa AVANGUARDIA. Insomma, sono felice, mi dispiace ma le cose stanno proprio così. Questa è storia. Ciao scappo. Viva l'avanguardia.

Nadia Scardeoni

1996

In rete

http://www.alice.it/news/interv/dandini.htm

http://www.orgacom.it/sedicidonna/1996.htm



LE FastCounter