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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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A me pare che nel verso risieda un equilibrio cosmico,

 così come in un raggio di sole è racchiusa la potenza di tutto l’universo...

Dar voce al silenzio

di

Anna Pacifico

 


 

 

 

Il "principio di contraddizione" della poesia

Nell’introduzione alla mia prima raccolta di poesie (2000 – 2003) Quando s’apre il silenzio, ed. Mario Adda, sentii di dover esprimere quale fosse la mia personale responsabilità nel fare poesia (avventura tra le più rischiose quella del fare e del dire insieme….).

Il titolo parlerebbe chiaro: dar voce al silenzio, se la metafora non implicasse contraddizione. Ma si sa che per i poeti il silenzio parla, anche se può risultare difficile comprenderne la genesi. Provo a parlare di come è avvenuto per me.

Nel silenzio la parola si è insinuata come l’onda sismica che giunge a sommuovere e a ridestare quel che si credeva sopito o spento. E’ la parola attesa da sempre/ quando era tracciata la sorte disperata/ci venne incontro per divino soffio/ Parola sofferta/ dimenticata da chi conobbe l’amore/ e s’impietrì per il male perpetrato./ Bianco fiore/ nel cortile verde d’erba/ s’alzò stupendo a farci compagnia.

Mi si impose per prima la metafora di un fiore, unico e solo in un’immensa distesa di verde, presenza stupefacente nell’attimo intemporale, rivelatore. Forma che pur essendo stata sempre, improvvisamente cattura per unicità e pienezza. Fiorisce sulle labbra e genera il ‘verso’ (rovesciamento della norma) ed emette voce unica, identificante, autentica.

Prima piacere ludico dell’eros, poi mistica rivelazione dell’inconsistente svolgersi e affannarsi dell’esistenza.

La chora del Timeo di Platone, capace di sintesi sovrannaturale di idealità e verità e di aprire in definitiva ad una visione elevata. La chora semiotica di cui parla Julia Kristeva, sfera preverbale e inconscia, non ancora abitata dalla legge del segno, dove regna l’impulso ritmico e vocale.

A me pare che nel verso risieda un equilibrio cosmico, così come in un raggio di sole è racchiusa la potenza di tutto l’universo.

 

Immensità

 

Quale che sia l’immensità dell’aere

e degli inesplorati abissi…

in questo raggio di sole

c’è tutto l’universo!

 

Eppure, la poesia, nella sua diafana e invisibile consistenza ha un peso smisurato. Si abbatte sulla coscienza frantumandone il guscio di ambizione e di vanità che l’avvolge e al poeta non resta che offrire i propri versi con intento sacrificale, al fine di ricostruire una nuova possibile unità, di ottenere una riconciliazione con un corpo dis-integrato. Sta di fatto che sento insistentemente l’integralità negata dall’essere qui, in questo mondo, coperta di abitus e status, di aver parte e registro di voce il cui timbro mi appare querulo e addirittura m’infastidisce.

Ma con la corporeità bisogna fare i conti. E l’arte rimanda inevitabilmente e terapeuticamente alla corporeità, nella sua valenza più nobile: luogo di equilibri ritrovati e perduti, dove la differenza è ricchezza. Condivido quanto dice la Cavarero, che compito della voce è di fare da tramite o, meglio, da snodo, fra corpo e parola.

 

"Capita a tutti prima o poi di pensare alla vita passata e a quella che sarà…", cominciavo col dire nel mio primo scritto Tutto il tempo da vivere.

Chissà che aspetto assumerò tra cinque, dieci anni, mi chiedevo e mi chiedo guardandomi allo specchio, (vi si aggiunge adesso di tanto in tanto qualche macabra riflessione, ma fa ancora in tempo a svanire…). Osservo il viso: lasciarlo andare o cominciare a…ritoccarlo? I capelli, tingerli o lasciare che la canizie prenda il sopravvento?

L’idea allettante: fare di me corpo nudo, indifeso, segnato non tanto dal tempo quanto dai sentimenti. Concedermi spontaneamente senza alcun controllo, senza artifici. E così anche agire e vivere, come se non esistessero il passato e il presente, ma soltanto un futuro entro il quale annullare distanze, far confluire emozioni.

Via la maschera, via l’ambizione e le vanità che c’imbrigliano l’esistenza e…ascendere, dunque, ascendere ad un’unità annientatrice e rigenerante, l’unità della voce che parla al cuore di tutti, dove l’io diviene corpo dell’essere.

Quale possibile via per realizzare questa sorta di esperanto dei sentimenti?

 

Mi si è prospettata un giorno, un giorno qualsiasi, la via "illuminativa", come qualcuno l’ha definita, della poesia, o meglio l’ho intravista…

oltre il fiume, dove il silenzio s’apre/al campo dopo la muraglia/e i giovani siedono a guardare con le ciglia socchiuse/e beati nella gramigna i gatti dormono…….

Un fiume perenne che attraversa la vita e proviene da un’unica madre-sorgente.

Guai se non vi fosse, guai se si fermasse! Costantemente incanalato, avvelenato da volgarità, rumori, slogan, contraddizioni…il fiume della poesia prosegue la sua corsa, generando i mille rivoli dell’arte. Misconosciuto, denigrato, inviso e invisibile ai più.

La sua acqua si è infiltrata in me, penetrando la dura corteccia del mio corpo, instillandosi in gocce di luce.

Ed è stata….ispirazione

pura luce filtrata in gocce/profondo squarcio nella roccia

 

Allora mi sono chiesta, come mi chiedono, se sono un poeta, o una poeta (dato la ormai riconosciuta androginia del termine)

Non so rispondere. Per me essere è dire, conoscere, scrivere ed esperire.

Voglio vivere per dire, per me e per gli altri, voglio vivere per amare, me e gli altri, per imparare ad amare questo mondo.

Pensavo di conoscere la vita/quando dell’amore/non ho che una stolida sapienza

Dunque chi sono i poeti veri?

I poeti veri strappano parole

al cuore fatto a pezzi

e fanno di quelle più comuni

un nuovo dire…………….

……………………………..

Anch’io, come altri e altre ho avvertito presto l’aspetto consolatorio, la lusinga(la parte letteraria)della poesia e ne sto assaporando la visione (la parte assoluta e oggettiva che proviene dall’interiorità), ma devo ammettere che ogni volta è disorientamento e caos entro il quale cercare l’unica presenza di una bellezza totalizzante, capace di unire e unificare in perfezione, la parola.

Si tratta di una vera e propria tempesta………

 

Della mia malinconia

non resta che una palude di parole marce.

Soltanto una foglia mi fissa

con l’occhio iridescente

di una goccia tremula

e la mia anima sorride

e chiede aiuto a quel timido sguardo

così fresco e tenero

indizio del tramutato tempo

……………………………..

 

Sottoscrivo quel che dichiara Hugo von Hofmannstall:

"Una qualsiasi creatura insignificante, un cane, un topo, un insetto, un melo intristito, una carrareccia che si snoda sulla collina, una pietra mucosa, vengono a significare per me assai più dell’amante più bella e generosa nella più felice delle notti. Queste creature mute, talvolta inanimate, si levano verso di me con una tale pienezza, una tale presenza d’amore, che il mio occhio letificato non riesce a scorgere dattorno nulla che sia morto. Mi pare che tutto, tutto quello che c’è, tutto di cui mi sovviene, tutto quanto sfiorano i miei più confusi pensieri, sia qualche cosa. "" Lettera di Lord Chandos a Lord Bacon (1902)

 

 

 

Ma a sciogliere la contraddizione iniziale ci soccorre un altro aspetto: al silenzio il poeta oppone una sfida: dare voce al silenzio della riflessione e dell’indignazione per demolire quello dell’indifferenza e dell’apatia. Vitalizzare il moribondo….

Ungaretti sosteneva che l’artista mira a sconfiggere la morte, per poi aggiungere "ma morte è anche la violenza, la menzogna".

Il senso della morte, di fatto, sorregge paradigmaticamente l’anima poetante trasformandola però in strumento di vita, di parola, in opposizione all’afasia della morte.

In questo momento storico in cui l’umanità appare gravemente minacciata dall’oltranza arrogante del potere e delle cieche menzogne della forza, la poesia deve e può tornare a collegarsi attivamente con la verità e con la speranza.

Divina ninfa, vedi i tuoi figli martoriati/e sei fuggita per sempre/ dove la morte ti tiene tra le grinfie/e padre sonno ha perduto il regno…………………….

 

Si pone pertanto la questione dell’aspetto politico, qualora ve ne fosse uno, della poesia. Una questione ormai risolta in Occidente, ma che vale la pena di annotare.

Coloro i quali relegarono la poesia nella sfera dell’interiorità (estetica borghese) riducendola a decorazione, a paravento, ad apparenza d’eterno, negandole la socialità, la devitalizzarono per assoggettarla ad un fine politico chiaramente reazionario. Coloro i quali cercarono in vario modo di metterla al servizio dei potenti (poesia di encomio e di regime) decretarono la morte della poesia poiché "per motivi interni alla poesia stessa, il linguaggio poetico viene meno ogni volta che si tenta di tramandare in versi il nome dei potenti" spiega Hans Magnus Enzensberger.

"L’aspetto politico della poesia deve esserle immanente. Non le può essere aggiunto dall’esterno"

Di fatto è possibile cogliere alcune evidenti ambiguità: chi più disprezza o tenta di manipolare la poesia ne afferma inevitabilmente la forza e la portata rivoluzionaria; se la si relega in un ruolo ristretto è perché la si teme. In definitiva la poesia disturba i potenti perché non si lascia asservire.

Il suo contenuto sociale risiede, dico, nella voce profana nel senso etimologico di "fuori dal tempio", una voce che si propaga libera da ogni autorità o legge suprema ed è la voce di chiunque sappia trascrivere il silenzio, o i silenzi.

"Là dove v’è conformismo consapevole o inconsapevole non può esservi poesia" (Moravia)

Essa è voce alterata, cioè diversa, capace di cogliere le verità minime in ogni creatura vivente e di dare voce a ciascuna di esse, trascrivendone il senso…lirico, appunto. Suono amplificato di uno "strumento" che vibra in sintonia, cioè in accordo.

Marina Cvetaeva identificava la sua missione con uno "sfiorare l’organo con le dita di Bach/senza turbare l’eco" e Emily Dickinson "Morire con lei, la mia musica!"

 

Ed io (più umilmente)

Voce dell’onda corda dell’umano

legno vibrante canta

fende il silenzio e innalza ad occhi chiusi

il suono che vorrei perfetto come l’alma schietta

che tiene il tempo tra le corde e l’arco

nel punto giusto dove la nota nasce.

Quanto è crescente

la gioia in questo mondo

e calante la passione

al suono affido

e riprendo dall’ultima battuta

all’unisono la cassa ed il mio petto.

E’ accordo senza errore quest’affetto.

 

 

Il mio ultimo lavoro Per rabbia e per amore posso spiegarlo, in conclusione di quanto ho fin qui cercato di focalizzare, come il frutto di un’alleanza tra silenzio e suono, tra corpo e parola, tra odio e amore. Ciascun polo esalta ed è completamento dell’altro per divenire espressione risolutiva del ‘principio di contraddizione’, dimostrando cioè che nella fattispecie non v’è contraddizione alcuna, né opposizione, né senso oscuro o ingannevole, ma accordo più o meno riuscito che soltanto un buon udito può cogliere.

Anna Pacifico

 

 

 

Domani

Di sera ci assale il resoconto greve

fonte di un’insoddisfazione stanca

di un disperato rincorrere di eventi

nell’attesa perenne del limite del giorno

finché….ricapitolando,

rifaremo tutto…

forse potremo…(l’ansia incombe)

domani… (il buio ci fa tremare)

…. basta anche un solo domani

il resto… alla memoria.

 

Testimonianza

Voci melliflue

slogan amplificati

e uno show da quattro soldi

così la performance dei potenti

si serve di ignare e pavide comparse

allettate da scenografie di cartone

ove campeggia il benessere

con il profitto che la fa da padrone

e continuiamo ad assistere

indifferenti

a quel che noi stessi siamo

complici spettatori

del reo, del corrotto, dell’infame

e saltiamo a tempo

frenetiche marionette

saltimbanchi e clown

convulsamente eccitati

dall’anima di cartone

in un reality ….alla moda

che c’inchioda a quel ruolo insulso

che impone a tutti la stessa maschera

quella dell’attore-testimone.

 

Desaparecidos

Acclamano con false urla di vittoria

il dittatore, l'occultatore di vite

mistura di omertà e morte

di perfida ideologia

che non ha sostegno

se non nella sconsiderata mente

del misero maschio umano

che trascina e trasfigura l'esistenza

prostituisce la giustizia

sulla strada della ragione

brutalmente fiera del mito dell'onore.

E’ ora di raccogliere i resti

donne e uomini giusti

forze dal cuore sincero

contro la morte

c'è solo il vero!

 

Idealità

Ed ancora e sempre riemerge

la mia furia

per le cose del mondo

così umanamente stolte:

la foto simbolo del bambino profugo

la guerra preventiva

l'anno del disabile

l'anno santo

la festa della mamma

la festa del papà

la sagra della bruschetta

il Pavarotti and friends

l'indultino o la grazia

la ricchezza e la beneficenza

la povertà e il volontariato

i nuovi eroi………..

………………………………..

la giustizia sta alla saggezza come l'idealità all'utopia!

 

Il cerchio

(replica a Oriana Fallaci)

 

Mi piacevi Oriana

quando citavi l’ " esprit de finesse",

ne è passato del tempo…

adesso vedo bene

che l’hai rinnegato.

Si tratta di quei principi

che sono davanti agli occhi di tutti

principi che sfuggono

numerosi, sparsi, impalpabili

"ci vogliono sforzi infiniti

per farli intendere

a coloro che da soli non l’intendono"

diceva il filosofo,

ma è di pochi il fiuto raffinato

a quanto pare,

pertanto ci si aspetta

che le persone dotte

più di chiunque altro

ne siano provviste

e pur non è così;

(qualche filosofo- politicante

non possiede nemmeno

un adeguato esprit géométrique).

Azioni apparentemente oneste

e sostanzialmente ambigue….

basta un lavaggio a forza centripeta

con detergenti d’alta qualità:

democrazia e orgoglio nazionale (altamente tossici).

E la Kultur dove la mettiamo?

Che finezza fu quella finezza tutta occidentale!

L’intuizione sintetica della globalità

diventa nei tuoi scritti, Oriana,

un’idea sbiadita, un cinico ritratto,

un cerchio dal diametro storto.

 

 

Preghiera

 

Fa, o Signora

che l’eterno fiorire del mondo

abbia radici ben salde

nel ventre caldo del cuore

solco fertile del bene

ove germoglia il tuo seme,

che sia speranza estrema

poter udire nel silenzio

cosa cela il mistero

la possibile parola.

 

 


 

 

Anna Pacifico, dopo aver insegnato lettere e filosofia, ha scelto di dedicarsi esclusivamente alla scrittura.

I suoi interessi spaziano dalla Grafoanalisi alla Filosofia politica alla Musicologia.  Alcune sue poesie sono state musicate. Questi i lavori pubblicati:

Tutto il tempo da vivere, romanzo breve illustrato da Danila Ronzo (terzo class. al premio Antonio De Curtis 2001) ed. Adda

Max Weber e i fondamenti della sociologia politica, saggio didattico per i licei; ed. Il Segno dei Gabrielli

Il gioco dei fiammiferi, racconti; ed. Il Segno dei Gabrielli

Quando s’apre il silenzio, poesie; ed. Adda

Per rabbia e per amore, poesie¸ed. Adda

Montagna incantata, poesia, ed. Pananti

 


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