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Tullio De Mauro, affrontiamo un problema al quale sono molto sensibili gli insegnanti che si occupano di apprendimento e non di assunzione sterile e temporanea di "bagagli culturali": il libro di testo.
Nella babele delle mediazioni formative e nella indeterminatezza delle funzioni didattiche, un'unica grande domanda: " quale è il libro di testo ideale?"
Alberto Arbasino consiglia agli intellettuali italiani quella che lui, scherzosamente, chiama una gita a Chiasso. Cioè, mettere il naso fuori dei confini della repubblica italiana per scoprire che ci sono delle cose ovvie che si possono fare con grande semplicità.
Allora, se uno fa una gita a Chiasso - o anche a Innsbruck o a Grenoble - scopre che i libri di testo ideali già ci sono. Sono dei libri smilzi per ragazzi e ragazze, per bambini e bambine; e quando uno li guarda pensa: "Ah! quanto è superiore la scuola italiana, che fa dei libri così grossi !". Poi scopre che accanto a questo libro così smilzo ce n'è un altro, già un po' più grosso, che è il libro degli esercizi di apprendimento e non di verifica: due cose diverse che nella nostra tradizione sono purtroppo confuse. Poi c'è un terzo libro grosso, molto più grosso dei nostri libri di testo, che è per gli insegnanti e che in Francia, nella scuola elementare, è "le livre de l'instituteur ", dove, fitto fitto, si dice, ad esempio che: "Giulio Cesare..... fece questo..", poi vi si spiega da quali punti di vista si può guardare il fatto che Giulio Cesare fece questo, quale è stata l'efficacia, quali i difetti, quale lo stato degli studi, come si può presentare la cosa, da quale 'ottica', se da un'ottica di lungo periodo, di breve periodo, di storia della società dell'economia romana e gallica oppure........ecc... Il tutto con le bibliografie. Insomma tre libri.
Allora la prima cosa da capire è questa: i nostri libri di testo sono un libro unico che finge di essere destinato agli studenti e in realtà, se uno appena li sfoglia, si accorge che non è così.
Facciamo un esempio, facendo tranquillamente anche i nomi. Se la letteratura di Cesare Segre, una splendida opera di ingegno, 5 volumi, peso di 12 chili circa, fosse per lo studente, lo studente del triennio dovrebbe passare i suoi tre anni a leggere quella e a non fare altro.
E questo Cesare Segre, una persona che fra l'altro io stimo moltissimo, lo sa. Forse qualcuno doveva consigliarlo. Se appena si facessero riflettere gli autori, questi capirebbero che libri del genere, se sono per gli studenti, sono dissennati.. In realtà i libri non sono solo per gli studenti: sono per studenti e professori, i quali vi devono trovare materiali di aggiornamento; e infatti, se uno prende una qualsiasi letteratura, troverà in una pagina il primo verso di una poesia di Leopardi, due pagine dopo il secondo verso e, come nei codici del Talmud, tutto intorno il commento di rabbi-tale, rabbi-talaltro , nonchè la fascia dei commentatori dei commentatori.
Così sono fatti i nostri libri di testo: non per i ragazzi i quali vorremmo che leggessero se è il caso Leopardi, ma per i professori. I professori, i quali dovrebbero sapere che dal punto di vista della interpretazione sociologica della letteratura le cose stanno così, che l'analisi semiologica o linguistica porta a certi risultati, e quella di Jacobson invece contraddice.....ecc.ecc.
Ma ai ragazzi tutto questo non interessa.
Di fatto i nostri libri hanno supplito alle carenze infami del sistema di formazione degli insegnanti e al carattere vacuo, retorico ed inutile di quasi tutti i corsi di aggiornamento per i docenti .
Mancando questo, l'editoria scolastica, nobilmente per certi aspetti e caricandosi di compiti non suoi, fornisce i libri che fanno da aggiornatori degli insegnanti fingendo di essere per gli studenti.
Professore De Mauro addentrandoci nello specifico del linguaggio utilizzato in questi libri di testo, e tenendo conto della sovrabbondanza dei linguaggi codificati e non codificati in cui sono immersi i destinatari, la funzione della loro qualità linguistica ci sembra fondamentale......
Lei percepisce giustamente un dato linguistico clamoroso: i libri sono scritti in un modo che è assolutamente sciatto e inaccettabile, anche se in un nobilissimo italiano, per le età a cui si riferiscono.
Un gruppo di insegnanti matti, molto bravi, che costituiscono questa specie di braccio didattico della società linguistica italiana che è il GISCEL, ha fatto un lavoro molto divertente. Hanno ritagliato gli esercizi da libri di scuola molto diffusi, dalla terza elementare alla terza liceo, li hanno incollati su pagine in modo che non si riconoscessero i testi di origine e hanno chiesto ad un campione di insegnanti molto bravi a quale livello scolastico andavano. La risposta è stata: "ultimo anno delle medie superiori".
Abbiamo, allora, un assurdo spostamento in alto, della struttura dei nostri libri di testo, soprattutto per ciò che riguarda il linguaggio e gli esercizi con il difetto aggiuntivo di mescolare in modo sinistro esercizi che dovrebbero andare al ragazzo perché di stimolazione dell'apprendimento ed esercizi di verifica che sono tutt'altra cosa . Questi dovrebbero essere prove strutturate, fra l'altro molto difficili da costruire, che il singolo insegnante non sa fare perché nessuno glielo ha insegnato ma anche perché per elaborarli occorre essere grandi specialisti. Dovrebbero allora essere forniti o dai teacher centers stile anglosassone o dal ministero o da un osservatorio della valutazione nazionale che speriamo un giorno - finalmente - esista.
Ecco che una cosa difficilissima come quella di fare prove oggettive, fatte bene, per accertare gli apprendimenti, viene affidata assurdamente all'autore del libro di testo e poi al redattore della casa editrice che ne capisce ancor meno e che pasticcia discriminando, non si sa perché, sull'ammissione o no di certi esercizi.
Va anche detto che i libri di testo attuali hanno spesso una grande qualità culturale in assoluto: infatti non ci sono più libri ridicoli come negli anni sessanta; libri volgari , scritti da analfabeti che hanno spacciato idiozie, il cui simbolo è la famosa poesia "Currucucù viene Gesù, cuccurucù ecco Gesù", libro di testo per le elementari che circolava largamente negli anni cinquanta.
Libri cuccurucù non ce ne sono più in giro.
Ci sono libri scritti anche da grandi specialisti, molto seri nel loro settore. Ma a costoro nessuno ha mai spiegato come si scrive per un bambino di otto anni, come si scrive per una bambina di tredici, per una giovanotta di 15, come per un giovanotto di 18, nè che cosa mediamente sanno e possono capire questi soggetti. Naturalmente siccome il mondo dei saperi è un mondo in crescita, il grande specialista che sa darne conto, ne dà conto.
Con questi libri di testo siamo indotti quindi a fare delle lezioni universitarie a dei ragazzini - e in realtà anche agli insegnanti - mescolando, in modo un po' disordinato, esercizi di verifica ed esercizi di apprendimento.
Vengono fuori dei libri che forse vanno bene all'università se non sono troppo grossi.
Se abbiamo ascoltato Tullio de Mauro con la dovuta attenzione sarà per noi evidente che il suo pensiero ha illuminato a giorno molte brutture del nostro sistema scolastico evidenziandone gravi inadeguatezze strutturali e machiavelliche incoerenze.
Al Ministro Berlinguer auguriamo un rapido risveglio adeguato ai tempi, una coraggiosa riforma delle strutture formative a partire da quelle universitarie. L' Università cessi di essere sostanzialmente luogo di carriere verticali e trasversali e sia invece capace di assumere il ruolo di grande portata culturale ed etica che è chiamata a rivestire oggi, nell'anno 1997, a partire dalla legge per le scuole di specializzazione dei docenti.
Un ruolo fondamentale di ricerca, sperimentazione e approntamento di autentici sussidi culturali, idonei a liberare capacità didattiche, energie e risorse formative da impiegare sul campo, in dialogo costante, attraverso i tirocini, con le competenze e le abilità già esistenti sul territorio della repubblica, a dispetto dell'assetto formativo attuale e in rispetto ( autonomo e automotivato) del dettato costituzionale. Tutto ciò noi auspichiamo, lasciando a qualche dinosauro dell'ancienne regime le nostalgie per dense e schiumose bibliografie universitarie che poco alimentano il connettivo culturale di cui abbiamo bisogno.