LEMMA : Democrazia
Il vocabolo democrazia proviene dal greco demokratia, composto da
demos e da kratia.
Demos aveva il valore di popolo, in opposizione al re e alla nobiltà,
ovvero - nelle antiche città-stato come Atene - i cittadini liberi
che formavano l’assemblea del popolo.
Kratia, da kratos, collegata alla base krat da cui nasce il nostro
crazia, indicava la forza, la potenza, e, nell’ambito della
politica, la signoria, il potere.
Il concetto e la parola democrazia ci giungono dunque dall’antica
Grecia: già Erodoto, il padre della storia, nel V secolo avanti
Cristo utilizzava democrazia nel senso di governo popolare.
Nell’Atene di Pericle fu sperimentata una forma di governo
democratico che resterà un modello per la nostra tradizione politica
e civile, e su questa base Aristotele, un secolo dopo, attuò la prima
grande teorizzazione politica, distinguendo tra la monarchia - il
governo di uno solo -, l’aristocrazia - il governo dei migliori, non
necessariamente della nobiltà - e la democrazia, intesa come governo
di tutti i cittadini.
In italiano, il termine democrazia è ripreso per la prima volta nel
Cinquecento, in opposizione proprio a monarchia e aristocrazia, quando
viene riscoperta la tradizione classica della filosofia politica,
appunto aristotelica. In precedenza si parlava di governo di popolo o
popolare.
Ma è nel periodo delle rivoluzioni giacobine che la parola democrazia
si diffonde nel linguaggio comune, in riferimento alle vicende e alle
lotte ideologiche prima ancora che politiche dell’epoca.
Al concetto di democrazia vengono subito associati quelli di libertà,
uguaglianza e fraternità, principi posti alla base del nuovo sistema
politico.
Per i democratici, ovvero i fautori della democrazia, per essere
libera, una nazione deve essere anche democratica.
L’Europa di oggi si è costituita nella lotta contro l’assolutismo
e le dittature, e tale lotta ha investito tutti gli aspetti della vita
civile: non soltanto le istituzioni, ma anche la legge, la giustizia e
la solidarietà sociale.
Con democrazia, si è giunti a indicare direttamente gli stati in cui
vige un ordinamento democratico, le moderne democrazie occidentali.
Questo ci permette di comprendere l’inizio della nostra
Costituzione, in cui si afferma che l’Italia è una repubblica
democratica, fondata sul lavoro, in quanto la sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Tutte le democrazie contemporanee sono rappresentative, vale a dire
gestite in forma indiretta dal popolo attraverso i propri
rappresentanti.
Questi ultimi vengono democraticamente eletti all’interno delle
organizzazioni politiche dei partiti.
Una forma di democrazia diretta oggi è rappresentata dai referendum
popolari, e nella storia abbiamo conosciuto anche i plebisciti, come
quelli che durante il nostro Risorgimento hanno sancito l’annessione
dei diversi stati italiani al Regno d’Italia.
Da
http://www.educational.rai.it/lemma/testi/politica/democrazia.htm
Cos'e' la democrazia?
DOMANDA: Professor Bobbio, se la democrazia fosse tanto inflazionata
nella realtà così come lo è come concetto, probabilmente vivremmo
in un mondo di uguaglianza universale; ma invece non è così. Si
parla indistintamente di democrazia a proposito dell'Atene di Pericle
e dei Soviet di Lenin; c'è la democrazia liberale, quella socialista,
c'è la democrazia cristiana. Possiamo tentare di dare una definizione
minima, ma precisa, di questo termine?
Io ritengo che non sia soltanto possibile dare una definizione minima
della democrazia, ma che sia necessario. Se vogliamo metterci
d'accordo, quando parliamo di democrazia, dobbiamo intenderla in un
certo modo limitato, cioè attribuendo al concetto di democrazia
alcuni caratteri specifici sui quali possiamo esser tutti
d'accordo.
Io ritengo che per dare una definizione minima di democrazia bisogna
dare una definizione puramente e semplicemente procedurale: vale a
dire definire la democrazia come un metodo per prendere decisioni
collettive. Si chiama gruppo democratico quel gruppo in cui valgono
almeno queste due regole per prendere decisioni collettive: 1) tutti
partecipano alla decisione direttamente o indirettamente; 2) la
decisione viene presa dopo una libera discussione a maggioranza.
Queste sono le due regole in base alle quali a me pare che si possa
parlare di democrazia nel senso minimo e ci si possa mettere
facilmente d'accordo per dire dove c'è democrazia e dove democrazia
non c'è. ………….
Tratto dall'intervista "Che cos'è la democrazia?" - Torino,
Fondazione Einaudi, giovedì 28 febbraio 1985
"Caricatura della democrazia "
di Gianni Vattimo
I programmi elettorali sono una caricatura della democrazia: puri
elenchi di problemi e di esigenze di cui non si indicano soluzioni ma
che si vuol mostrare di non dimenticare.
Ora il piccolo ma intenso libretto di Richard Falk, professore (a
Princeton) nella International University of People's Institutions for
Peace,
ci fa seriamente pensare che la democrazia non è solo rispetto del
diritto delle minoranze, ma anche di quei diritti molteplici che
tendono a essere dimenticati nell'urgenza delle decisioni politiche.
Si pensi alla giustizia distributiva articolata non solo
sull'asse dello spazio (gli altri popoli), ma anche su quello del
tempo (le altre generazioni): qui entrano in gioco sia i figli e
nipoti, a cui dovremmo lasciare un ambiente non devastato, sia i nonni
e bisnonni (i risarcimenti tedeschi ai discendenti dei deportati).
Se si riflette a una tale declinazione del concetto di giustizia e di
democrazia, anche una certa impazienza di fronte ai tanti problemi
aperti su cui Falk richiama la nostra attenzione si mitiga. Il termine
stesso di "governance" è adottato anche nella traduzione
italiana (non sempre impeccabile), per sottolineare che una giustizia
globale ha bisogno di una capacità di organizzazione elastica e tale
da utilizzare al meglio le varie forme di aggiustamento ragionevole
(per esempio, le strutture di potere regionale come quello dell'Unione
europea) che si sono imposte in varie parti del mondo. Da questi
piccoli passi e dai movimenti spontanei possiamo aspettarci, dice Falk,
qualcosa di diverso dalla rovina che talvolta ci sembra inevitabile.
da
http://www.espressonline.kataweb.it/ESW_articolo/0,2393,30287,00.html
Richard Falk, "Giustizia globale e governance umana",
Edizioni Gruppo Abele, pp. 115; 5,16 euro.
***
La matematica mette in crisi il concetto di
democrazia
I paradossi delle elezioni evidenziati da uno studio americano
NEW YORK, 7 MARZO - È assai difficile avere un'opinione matematica
della democrazia: lo ha dimostrato uno studioso americano che è
riuscito per la prima volta a trattare compiutamente tutta una serie
di paradossi connessi con le procedure di voto.
Per evidenziare tali paradossi l'ultimo numero della rivista americana
'Economist theory' prospetta il semplice esempio di 15 partecipanti a
un convegno per cui occorra comprare una bevanda scegliendola
democraticamente fra birra, vino e latte………..
DA http://qn.quotidiano.net/chan/scienza:693338:/2000/09/26:
***
Teatro, luogo della democrazia
conversazione con peter sellars di Alessandra Pomarico
Perché il teatro?
Il teatro è lo spazio per costruire un nuovo mondo, una diversa
maniera di comunicare, un modo per attivare una sorta di memoria
pubblica.
È il tentativo di toccare qualcosa di profondo in noi stessi, una
porta aperta che ci permette di fare l'esperienza di altre persone,
altri tempi, altre possibilità. Per la natura stessa del teatro, il
viaggio nel passato diventa un viaggio nel futuro.
Il teatro è dialogo: con il testo e fra gli attori, con il pubblico,
con le istituzioni. È vivere con altre persone, parlare e ascoltare
veramente, affrontare l'imbarazzo, le resistenze. Per me non si tratta
di un'attività estetica, l'importante è il processo, non il
risultato: se cambi la maniera di lavorare con chi ti è intorno, è
come se cambiassi il mondo………
……..
Ciò che accade in un teatro esiste solo per un istante, non si può
pretendere di risolvere i problemi del mondo con uno spettacolo. È il
mondo a dover cercare la soluzione, il teatro dura solo una serata.
Questa presa di coscienza è stata per me sconcertante dopo il Los
Angeles Festival, di cui sono stato a lungo il direttore: per tre
settimane avevamo visto cambiare una città, giorno dopo giorno, la
gente si recava dove per paura, per pregiudizio, non era mai stata.
Eravamo entusiasti, ma alla fine delle tre settimane nulla era
cambiato, la città non sembrava aver registrato nessuna differenza,
tutto era esattamente come quattro settimane prima. Terribile. Salvo
per il fatto che alcuni luoghi erano oramai entrati a far parte della
mappa mentale della gente, ed è molto importante scegliere cosa e
come vogliamo ricordare. Non si può immaginare che uno spettacolo
cambi il mondo. Ma quello che fai, devi continuare a farlo comunque.
Le cose più belle che ha scritto Zeami sul teatro Nô riguardano il
fiore: si coltiva per anni, lo si aiuta a crescere, e quando
finalmente sboccia e raggiunge per un istante la sua massima bellezza,
perisce.
Per il teatro vale la stessa legge, il teatro svanisce, la sua
durata è aleatoria, fa parte delle caratteristiche di quest'arte,
della sua fragilità come della sua bellezza: esiste per quell'unico
istante, e quell'istante vivrà nella memoria della gente.
…………
Da :
http://www.teatrodiroma.net/archivi/porta/porta1/sellars.htm
Il Voto È Segreto
Raye Makhfi - 1h 45'
Regia: Babak Payami
All'origine vi è un cortometraggio di Mohsen Mahkmalbaf, Prove Di
Democrazia. Da qui nasce l'idea de Il Voto È Segreto, film
dell'assurdo sul concetto di democrazia. Una questione transnazionale
che di per se si scontra quotidianamente con un'effettiva difficoltà
di realizzazione, ma che in un Paese come l'Iran, da qualche anno
impegnato in un processo di progressiva democratizzazione, diviene
particolarmente sfuggente nei modi tutti occidentali di concezione. Il
tema delle elezioni, massima espressione di libertà di scelta sociale
e quindi politica, è più di qualsiasi altro funzionale alla
riflessione
Da : http://www.revisioncinema.com/ci_voto.htm
La rete è democratica?
La rete e` un'idea di democrazia nuova, non centralistica, federativa,
"orizzontale". E` basata sull'interscambio informativo,
sulla "circolarita`" dell'informazione e sulla trasparenza.
Una rete permette a nuovi soggetti di aggiungersi e di estenderla
senza creare nuove strutture, nuove gerarchie. La rete e` un'idea
modulare, estendibile, elastica. Gli strumenti della comunicazine come
il telefono, il fax, il bollettino, sono idonei strutturalmente a
gestire la rete? La rete e` una comunicazione molti-a-molti. A
differenza delle strutture gerarchiche che si basano sulla
comunicazione uno-a-molti. La rete ha percio` come strumenti
informativi funzionalmente adatti l'assemblea a piu` voci
(comunicazione diretta) e la bacheca sociale (comunicazione
indiretta). Da questo punto di vista anche lo strumento cartaceo
(bollettino) e il telefono possono favorire la comunicazione
molti-a-molti se pensati in questa ottica. Ma spesso si prestano, per
loro natura, alla comunicazione uno-a-molti.
Da:
http://www.networkingitalia.it/telematica/node4.html
ESERCIZI di democrazia
Pensate al concetto di democrazia:
a) Come definire questo concetto in modo da poterlo operazionalizzare?
b) A quante definizioni di democrazia potete pensare
c) In che cosa queste definizioni differiscono
Guardate inoltre alle definizioni di democrazia offerte dal vostro
manuale di Scienza Politica e confrontatele con quelle venute in mente
a voi. In che cosa differiscono e in cosa si rassomigliano?
La prima definizione che viene in mente pensando al concetto di
democrazia è riconducibile al significato etimologico del termine di
origine greca. Quindi la democrazia è il potere del popolo.
La seconda definizione di democrazia viene invece suggerita dall’osservazione
dei regimi democratici che si muovono nello scenario mondiale.
Generalizzando i risultati di questa osservazione si definisce
democrazia quel regime nel quale attraverso le libere elezioni il
popolo elegge i suoi rappresentanti che difenderanno, nelle sedi
ufficiali del potere, i suoi interessi e le sue esigenze.
Infine, parlando di democrazia, viene in mente anche il concetto di
uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Quindi si potrebbe
definire democrazia quel regime nel quale i cittadini sono tutti
uguali davanti alla legge e tutti possono godere di alcuni diritti che
attengono alle principali libertà degli individui, come la libertà
di movimento, di pensiero, di parola, la libertà di manifestare le
proprie opinioni.
Le tre definizioni qui proposte differiscono per livello di
generalità e per le diverse dimensioni operative a cui fanno
riferimento. La prima definizione è quella più generale. La
democrazia è il potere del popolo, ma non viene specificato nulla
circa le forme attraverso cui il popolo esercita questo potere (forme
dirette o indirette, attraverso meccanismi di rappresentanza,
eccetera).
La seconda definizione invece fa riferimento a una specifica
dimensione operativa del concetto che è quella della presenza, all’interno
di un regime democratico, di libere elezioni. Questa è la dimensione
che segna la presenza o assenza del carattere democratico di un
regime. Se non ci sono libere elezioni quindi, un regime non può
dirsi democratico.
L’ultima definizione infine pone l’accento sulla dimensione
giuridica del concetto di democrazia. Precondizione necessaria
affinché un regime possa dirsi democratico è il riconoscimento dell’uguaglianza
dei cittadini dinanzi alla legge e il riconoscimento di alcuni diritti
essenziali a prescindere dalla situazione socio-economica nella quale
gli individui sono nati e vivono.
► Le definizioni di democrazia che seguono sono tratte da Cotta,
della Porta, Morlino, Scienza politica, Bologna, il Mulino, 2001; ad
esso, dove non diversamente specificato, si riferiscono le i
riferimenti bibliografici. Anche questo manuale dispone di un sito web
con esercizi e approfondimenti, all'indirizzo http.//www.mulino.it/aulaweb.
Nel manuale sono riportate diverse definizioni di democrazia, tre
generali, una definizione minima e infine una empirica
A. definizioni generali
1. Le democrazie sono quei regimi contraddistinti dalla garanzia reale
di partecipazione politica della popolazione adulta, maschile e
femminile e dalla possibilità del dissenso, opposizione e anche
competizione politica (p. 91).
2. Questa seconda definizione è tratta da Schumpeter (Capitalismo,
socialismo e democrazia, Milano, 1964, p. 257). Il metodo democratico
è lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche, in
base al quale i singoli individui ottengono il potere di decidere
attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare (p.
92)
3. Questa definizione è tratta da Sartori, (Democrazia e definizioni,
Bologna, 1969, p. 105), l’autore definisce quello democratico come
un sistema etico-politico nel quale l’influenza della maggioranza è
affidata al potere di minoranze concorrenti che l’assicurano (p. 92)
B. definizione minima
Democratici sono tutti quei regimi che presentano almeno: a) suffragio
universale, maschile e femminile, b) elezioni libere, competitive,
ricorrenti, corrette; c) più di un partito; d) diverse e alternative
fonti di informazione (p. 92).
C. definizione empirica
Quell’insieme di norme e procedure che risultano da un
accordo-compromesso per la risoluzione pacifica dei conflitti tra gli
attori sociali, politicamente rilevanti, e gli altri attori
istituzionali presenti nell’arena politica (p. 93).
Le definizioni tratte dal manuale presentano dei punti di contatto con
quelle proposte nella prima parte dell’esercizio. Innanzitutto è
comune alle due tipologie di definizioni l’attenzione rivolta all’origine
"popolare" (dal basso) del potere nei regimi cosiddetti
democratici e al meccanismo attraverso il quale il popolo partecipa
all’esercizio del potere, cioè le libere elezioni.
Per quanto concerne invece le differenze, le definizioni proposte dal
manuale non sono mai unidimensionali, nel senso che non considerano
una sola dimensione operativa del concetto (ad esempio o solo la
dimensione procedurale, o solo la dimensione relativa ai diritti dei
cittadini che partecipano alle elezioni), ma tendono a considerare
almeno due dimensioni contemporaneamente (in questo senso la
definizione più completa è quella "minima" poiché
comprende il numero più ampio di dimensioni operative del concetto).
Altra differenza sostanziale è la distinzione, all’interno di
quello che viene definito come popolo, di una componente di
maggioranza e di una di minoranza. E’ democratico quel regime che
pur assecondando i desideri della maggioranza considera e rispetta
anche le posizioni della minoranza. Insomma, non può esserci gioco
democratico, se non c’è una dialettica aperta fra maggioranza e
minoranza e se non vengono assicurati i necessari strumenti attraverso
cui questa dialettica può esplicitarsi al meglio.
da: http://www.mulino.it/aulaweb/isernia/studenti/esercizi/03/3_2.doc
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