DEVASTAZIONE , DOVE SIAMO VISSUTI
di Jane Toby
DEVASTAZIONE , DOVE SIAMO VISSUTI .
“Havoc where we once lived” di Jane Toby
da FON Newsletter, Spring 2000 –
Traduzione di Nadia Scardeoni
La Nigeria degli anni sessanta non esiste più . Delle comunità di una volta
è stata fatta strage.
Il mio diario descrive la vita a Benin dal 1964.
I bambini vengono da noi e insieme mangiamo le pere sotto
l’albero e succhiamo i frutti dell’anacardio.
Cammino fra gli alberi ricolmi di frutta con la giovane Pazienza e
lei intreccia i miei capelli.
Mentre cammino verso la scuola, sono chiamata da una casa per ripararmi fino
alla fine della pioggia con tutta la famiglia. Mi mettono un bambino nel grembo
-- tenero marrone e quieto - vestito con un filo
di perline che lo circonda alla vita. Poi, la madre lo avvolge
nel panno, lega il bambino alle spalle, e lui continua a
dormire, non piange mentre lei pesta la patata dolce ed ammollisce
il garri.
Nei nostri giorni Immacolata -ventisei anni - Ogoni della Niger
Delta , paese produttore di petrolio, scrive da un accampamento di profughi :
“ Mentre coltivavamo la terra, ed io ero ancora piccola, la terra era
spessa e nera. Ora sembra sabbia. Non crescono le messi.
La cassava era grande, due persone la tiravano dalla terra. Ora la
cassava è piccola...non c’è molto cibo. Sulla nostra terra...si
vede un grande oleodotto di ferro. Se scoppia...si vede il petrolio
grezzo. A volte scorre nella cunetta. A volte sulla terra.
Quando eravamo bambini ci dipingevamo la faccia con quel petrolio.
Non sapevamo che fosse un male così grande per noi.”
Il petrolio è stato scoperto nel 1956 ad Oloibiri, a 90 km ad ovest di Port Harcourt. L’esportazione è iniziata nel 1958. Grandi quantità di petrolio hanno cominciato a fluire dal 1965. Oggi lo Stato della Nigeria è il quinto produttore dell’ OPEC e il più grande dell’Africa con il suo 95% di esportazioni. Un terzo di petrolio della Nigeria è imbarcato per gli Stati-Uniti ma dagli anni sessanta i Nigeriani sono diventati sempre più poveri.
A Sapoba, c’è un fiume profondo, chiaro, che fluisce rapidamente; le
persone che vivono sull’isola vanno e vengono con la canoa.
Pioggia e immensa tranquillità regnano nella foresta verde. Le donne si
chinano come danzatrici, levano acqua dal fiume e alzano le brocche di
zucca sulla testa. Qui ci riposiamo, ascoltando niente altro che il
crepitìo della pioggia sul tetto di stagno.
La pioggia che porta il fresco atteso, tanto a lungo.
Dal momento in cui e’ nata l’industria del petrolio in Nigeria, le
società petrolifere hanno abusato dell’ambiente, minacciando la vita
delle persone, dell’acqua e della terra. Ogni 24 ore, 400 barili di
petrolio grezzo finiscono bruciati , il 75% di gas viene sprecato.
Centinaia di bilioni di dollari di petrolio grezzo sono stati estratti dalla
Niger Delta. Ma i sette milioni di abitanti della Niger Delta sono fra i
più poveri della Nigeria e privi delle risorse fondamentali . Le disparità
sono molto evidenti nelle regioni dove le eruzioni di gas illuminano il cielo
notte e giorno. “Un forte rimbombo e una grossa colonna di
fumo colpiscono l’area con i gas e il calore intenso. La notte è
inghiottita nella luce strana ed intensa. La pioggia acida
colpisce i tetti di stagno, distruggendoli in uno o due anni. Non
c’è acqua potabile. La crescita delle messi si e’ arrestata.”
L’Ufficio delle relazioni pubbliche del reparto est della Shell Nigeria nega di aver arrecato danni alla comunità ed afferma che i residenti locali possono asciugare le loro cibarie - senza pagare! - mettendole accanto ai gas incendiati.
Dopo la scuola, torno a casa lungo il sentiero dell’argilla rossa dove vive qualche famiglia. A volte vedo una madre che lava i suoi bambini, versando l’acqua da un secchio sopra i piccoli corpi. Sulle spalle porta un bambino. Li saluto: Koyo, Omomo . La faccia della madre si allarga in un sorriso, prende la mia mano e la stringe; china il capo e anch’io chino il mio. Benvenuta, benvenuta. I polli e la capra nera con il suo caprino camminano con me lungo il sentiero. La gente fa cenni e mi chiama: Onybo…. ( Cioè : pelata, bianca…). E i bambini mi corrono incontro e mi toccano.
Gli oleodotti - qualcuno ha oltre 40 anni di età - attraversano i
paesi e i campi; molti sono fuori della terra. In Ogoni passano di
fronte alle case. Gli oleodotti arrugginiti si allungano fino
all’orizzonte in Umuechem. La disattenzione cronica alla
manutenzione causa perdite di liquido e disastri costanti. In
media, nella Niger Delta, si registrano almeno tre versamenti di petrolio al
mese.
Nel giugno del 1998, un oleodotto (di 16 pollici) della Shell, di cui si
conosceva la falla , ha versato 800.000 barili di petrolio grezzo sui campi nei
pressi di Otuegwe. Nell’ottobre successivo, più di 1.000 persone sono
state colpite da ustioni mortali quando un oleodotto della NNPC (Nigerian
National Petroleum Corporation) è esploso a Jesse, vicino a Warri.
Pazienza, mi corre accanto nel suo vestito di fiori marrone e i bambini giocano nella terra con addosso solo poche pezze ingiallite. Camminiamo lungo le strade di argilla rossa e i bambini ballano e ridono e battono le mani , felici e spensierati.
Venerdì, 17 settembre 1999, alla Shell Ughelli West Flow Station è stata notificata la fuga di un oleodotto . I responsabili della Shell hanno identificato il punto di fuga, hanno promesso di tornare più tardi quello stesso giorno. Alle 4 di mattina, c’è stata un’esplosione. La gente correva via dalle case, urlando e piangendo. L’incendio era dilagato dappertutto.
Un giorno viene Carità dal suo paese fino a casa nostra. Mi porta le uova fresche e due noci di cocco, io le do le arance dall’albero che cresce nel nostro cortile.
Problemi di respirazione, tosse con sangue, malattie della pelle, tumori, disturbi gastrointestinali e cancro sono le malattie più nuove oggi nei villaggi della Niger Delta. Kwashikor – e altre malattie della malnutrizione - sono disseminate ovunque perché l’industria del petrolio contamina l’acqua e la terra . Le fattorie stanno fallendo, gli alberi di palma non danno frutti, i pesci sono in estinzione , le donne non possono nutrire le loro famiglie, non possono mandare i bambini a scuola, non possono permettersi le cure mediche. Molte sono forzate alla prostituzione. Eppure queste stesse donne mobilitano intere comunità per fare dimostrazioni e dare voce ai reclami contro le ditte petrolifere.
Le proteste per la tutela dell’ambiente si incrociano con orrendi abusi dei diritti umani. L’organizzazione Human Rights Watch ha trovato casi frequenti nei quali le persone venivano brutalizzate perchè hanno tentato di esternare i loro reclami alle Società petrolifere. Agenti di sicurezza hanno minacciato, bastonato e messo in prigione i membri delle delegazioni delle comunità che tentavano di protestare.
Nel dicembre 1998, 5000 giovani Ijaw provenienti da 500 comunità della Niger Delta si sono incontrati a Kaiama per discutere delle loro gravi difficoltà. Ne è sorta la Dichiarazione di Kaiama che richiede per le comunità locali una voce più forte che li rappresenti per discutere lo sviluppo della Delta. Il Consiglio dei giovani Ijaw si è formato per coordinare la lotta del popolo Ijaw per autodeterminarsi e per avere giustizia. Gli Ijaws sono stati accusati di fomentare sommosse contro i gruppi etnici vicini.
Braccia unite, i ragazzi di scuola, portano i libri sulle teste . I ragazzi più grandi portano i fratellini e le sorelline sulle spalle, come fanno le loro madri. Di notte, i ragazzi camminano per le strade buie con sicurezza , con la saldezza che viene loro dalla consuetudine agli abbracci famigliari, al sentirsi uniti.
Tertius, uno studente attivista di 27 anni e un socio della Niger Delta Human Rights Organizaton (Organizzazione per i diritti umani nella Niger Delta) è stato intervistato dopo una manifestazione : “ Molte persone correvano. Si doveva fuggire per salvare la propria vita, perchè le consegne erano di sparare. Perciò siamo corsi nella foresta, ci siamo riuniti e abbiamo continuato a difenderci. Era come essere in guerra, una guerra fra studenti senza armi e soldati armati.”
Dal momento in cui si è insediato il governo civile di Obasanjo,
continuano gli abusi dei diritti umani e dell’ambiente.
“Non c’è un solo ...watt di elettricità nazionale o federale,
niente acqua convogliata a mezzo di tubazioni, una sola strada federale (22 km),
niente istituti di educazione post-secondaria, e i sistemi primari e
secondari sono crollati. Le alluvioni infuriano nella regione.
Migliaia di persone sono disperse. I campi coltivati, le case e le
scuole distrutte , e c’è minaccia di epidemie per l’inquinamento dell’
acqua.”.
Nel settembre del 1999, nove attivisti del gruppo Essential
Action , dagli Stati-Uniti si sono recati in Niger Delta. Il
gruppo ha visitato le comunità che soffrono dell’inquinamento causato da:
Shell, Mobil, Elf ed Agip, e hanno riscontrato che non era stata fatta
un’adeguata pulizia delle perdite di petrolio.
I residenti dell’Umuebulu hanno spiegato come la Shell aveva acquistato
la loro terra promettendo di costruire attrezzature per i lavoratori;
invece ha scavato un grande fosso per scaricarci dentro i rifiuti
tossici. Le popolazioni vicine sono affette da malattie
della pelle e da vari altri problemi di salute . Inoltre ai delegati del gruppo
Essential Action sono state documentate le notizie sulla estinzione di alcune
specie di pesci e della cassava , avvenuta dopo l’avvento della ricerca del
petrolio.
“La Delta e’ stata snaturata dai progetti incompleti, abbandonati e
non-funzionali messi in atto senza consultazioni o progettazione adeguata
alla vita delle comunità esistenti” dice un documento dalle Nazioni
Unite.
L’Human Rights Watch crede che non ci potrà essere una soluzione al conflitto nella Niger Delta finchè il suo popolo non participerà al proprio governo.
nota
Jane Toby, da New York, si e’ recata in Nigeria con l’ Organizzazione
Governativa U.S. PEACE CORPS (Corpi di Pace) ed ha insegnato dal 1963 al 65 alla Eghosa Anglican Grammar
School di Benin City .
Le notizie dello sfruttamento brutale della terra e del popolo del Niger Delta
hanno dato origine a questo ritorno della memoria nei luoghi dove aveva vissuto ben altre esperienze di condivisione di vita.
Dall’articolo DEVASTAZIONE , DOVE SIAMO VISSUTI di Jane Toby, il
diario della memoria si sussegue alla cronaca della perdita del diritto di esistenza di un popolo.
Nadia Scardeoni
in INTERLINEA
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/decumano_97.html
Decumano 97: Veronamerica
II. Decumano secondo 1997 Verona
di Jane Toby
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/mater.html
Jesus to Mary
(traduzione di Jane Toby)
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/pace.html
JANE TOBY - Pasqua 1999