Dietro ogni scemo c'è un villaggio????
Piccola mappa per " girotondare"
"Cio' che
alcuni chiamano pazzia e' spesso solo una manifestazione di
dolore per il misconoscimento dell' identita' da parte delle
persone che si amano. "
nadia scardeoni
Dal Forum di
Repubblica
To: forum.legge180@repubblica.it
Subject: la pazzia non esiste
From: nadia scardeoni <nadiasc@tin.it>
Date: Tue, 23 Jun 1998 07:17:45 +0200
Organization: tin.it
Reply-To: nadiasc@tin.it
allegato
palazzo Te
Quando l' "armonia" intercede tra gli elementi che ci sovrastano,
sentiamo una grande pace, quasi il lieto presagio di una possibile
futura saggezza.
Oggi, sotto il loggiato del Palazzo del Te, dentro l'armonia evocata
dalle serene architetture di Giulio Romano, si é prodotto un evento di
vera eleganza letteraria con la presentazione del libro di Edgarda
Ferri: "Giovanna la Pazza".
Prima, il cielo plumbeo, con energiche folate di vento, ci ha esposti
all'incertezza, creando un'attesa appropriata verso l'inafferrabile
disagio che il titolo estrae: la pazzia, quella cosa un pò lucida e un
pò ammiccante di cui nessuno sa parlare con composta scienza.
Un epiteto?
Lo psichiatra Vittorino Andreoli, catturato dalla bellezza del libro, é
entrato in solidarietà con l'Autrice che ha voluto cimentarsi nei
dettagli della vita privata della Regina di Castiglia per
un'insofferenza recidivante verso la "storia" dei libri di storia che
hanno registrato la condanna di pazzia emessa dal padre, dal marito e
dal figlio, privata e pubblica, grazie al sostegno del loro potere
istituzionale.
Forse tutti i poteri si sono adunati per inquisire il cuore, la mente
della "ribelle", con leggi, calepini e sorridente indulgenza,
compiacendosi di relegarla in una torre.
Ecco che ci viene oggi, in parte, sciolto un enigma che il tempo ormai
rasserenato, avvolge in un'atmosfera di quiete.
Dietro l'esedra, il cielo si é fatto azzurrino e le nuvole stanno ferme
ritagliate d'oro nell'ora dolce del tramonto.
Giovanna, "l'inquisita", é interrogata con vergine delicatezza da due
persone amiche che guardano alle cause della sua follia per affidarci
un'altra storia.
La storia di una regina chiusa nella torre della sua intelligenza e
della sua capacità d'amare che forse, Filippo d'Asburgo aveva suscitato
per errore, oltre la ragion di stato.
Siamo molte donne. Forse c'era l'attesa di una battaglia al femminile
ma....non é così.
E' una provocazione più vasta che interpella uomini, donne, padri,
madri, figli e poi le istituzioni civili, morali e religiose, senza
enfasi, senza pretestuose certezze.
La "sopa dorada", un dessert del 500, chiude l'evento lasciandoci anche
nel gusto, una dolce e profumata speranza affinché si aprano più
sapienti sentieri dell'essere, quei percorsi solidali che ci fanno
incontrare, senza l'inciampo delle pietre lisce e levigate dei sepolcri
imbiancati, il nostro vero volto.
Solo allora ciò che ci distingue sarà occasione di ricchezza e la
banalità che giudica e condanna alla follia avrà come ricompensa il
proprio vuoto d'amore.
Nadia Scardeoni
Verona 20 giugno 1996
da
3 luglio, in memoria di Alex Langer
.....Come sottrarci
dall'assurdo esistenziale che la ricerca della felicità sia un rimedio?
Con la fuga, con le norme, con la retorica?
Guardiamo l'età dell'innocenza, la stagione
della vita in cui l'energia vitale, pura come in ogni alba chiede solo
di disvelarsi.
Lo sguardo è chiaro e dritto, il gesto è
armonico, il cuore s'incendia con sincerità, è tutto uno zampillare
argentino verso un'estensione di sé che trattenga e accompagni una
misteriosa gioia di vivere.
E poi cosa accade?
Arrivano compatte le scienze esatte.
Soprattutto la scienza del buon vivere, la più suadente.
Prende per mano la tua vita e ti dice non chi
sei, chi vuoi essere, ti dice:" So ben io cosa ci vuole per te, non ti
ribellare, ascoltami, seguimi." E dispone con larghezza di mezzi tante
trappole vellutate, tanti morbidi trabocchetti per socializzare gli
innocenti verso una condotta sempre più decentrata , estraniata dal
prezioso anelito che apre libere emozioni, crescita di identità,
passaggi di consapevolezza, sintesi di energia vitale.
Ma la scienza è benigna e scaltra e dice:" Vedi
un po’ come vanno le cose! qui c'è una caduta d'interesse! qui c'è
malessere! mio Dio questo sta proprio male, occorre un rimedio. Io ho un
rimedio!"
Io credo che sia ora di fermarci. Così per un
puro atto di intelligenza.
Fermiamoci senza che ci sia un lutto, un
cataclisma, una guerra a metterci a nudo di fronte alla nostra
stupidità.
C'è una
speranza?
........
?????
" Tutta la storia dimostra che il
grande potere avvelena."
Bertrand
Russell
da
http://www.ecn.org/antipsichiatria/libriscemo.html
.Dietro
ogni scemo c'è un villaggio.
Itinerari per fare a
meno della psichiatria
Questo libro è un
libro irragionevole. Non dà risposte alle ragionevoli
preoccupazioni su come fare per "curare", "controllare" o "normalizzare"
le persone che vedono cose che noi non vediamo,
ascoltano voci che noi non
udiamo, vivono il loro tempo o il loro corpo in un modo che non
conosciamo.
Paradossalmente non c'é niente di più
irragionevole che continuare a
definire queste esperienze umane come "sintomi" di malattia, tentando di
"curare" persone che andrebbero ascoltate,
comprese, accettate in quello che
sono ed esprimono.
La stragrande maggioranza dei "sintomi"
psichiatrici (così come dei
problemi interpersonali che abbiamo con chi definiamo "malato di mente")
derivano da questo ossessivo, inumano, violento
sforzo nel tentare di negare,
distruggere, modificare modi di sentire, essere e capire che non
comprendiamo (o non condividiamo).
Tutto ciò che viene arbitrariamente attribuito
alla "malattia mentale", in
realtà ha a che fare con la relazione di paura che instauriamo nei
confronti di certe esperienze e di chi le vive.
Questo libro documenta cosa accade fra e delle
persone quando sono "lasciate a
se stesse" a gestire la propria esistenza. L'esperienza di
autogestione collettiva delle esperienze
extra/ordinarie vissuta dal
Comitato d'Iniziativa Antipsichiatrica a Furci siculo (Messina) negli
anni
1986/1992.
pagg. 124 lire 10.000
.La malattia mentale non esiste
La realtà di ciò che vediamo, sentiamo, pensiamo
non sta nella nostra biochimica. La verità delle nostre esperienze non è
un prodotto del nostro cervello. Noi percepiamo la realtà attraverso i
nostri organi di senso, elaboriamo le informazioni attraverso il nostro
cervello. Ma quello che proviamo, le idee che ci formiamo, le intenzioni
che abbiamo, non si possono in nessun modo ridurre al modo in cui
funzionano i nostri organi.
Non ho alcuna difficoltà ad affermare che tutte le esperienze umane
hanno una base biochimica e organica. Vediamo attrverso gli occhi,
pensiamo col cervello, ci muoviamo sulle gambe... Sono convinto che nel
cervello dell'uomo che sente la 'voce' di dio succeda qualcosa: qualcosa
che gli permette di sentirlo, vederlo, toccarlo. Il problema temo non
sia questo. La questione che dobbiamo porci è se e in che misura
possiamo decidere che il cervello che vede il Colosseo è 'normale' e
quello che vede l'arcangelo Gabriele 'malato'.
La decisione sulla normalità o sulla realtà di un'idea o di
un'esperienza non è cosa che riguardi la medicina. I processi organici
sono impersonali: non sono giusti o sbagliati, veri o falsi, morali o
immorali. La decisione su cosa mettere dal lato della malattia o della
salute mentale non ha niente a che vedere con la scienza, riguarda la
coscienza, la morale, il credo di chi si arroga il potere di giudicare.
Chi ha deciso che il nostro è l'unico modo di vivere e questo l'unico
mondo possibile? Siamo noi a costruire la realtà. Non solo perché
vediamo solo quello che vogliamo vedere, ma anche perché vediamo solo
quello che possiamo vedere. I colori, le forme, i suoni, gli odori non
esistono. Essi vengono costruiti dai nostri sensi. Ciò che chiamiamo
realtà non è altro se non un'immagine parziale che noi creiamo di ciò
che sta fuori o dentro di noi.
C'é un modo 'sano' di percepire la realtà? O ci sono possibilità di
percezione infinite? Sentire suoni che altri non sentono, vedere cose
che altri non vedono, possono essere capacità e possibilità 'superiori'
a quelle delle usuali percezioni del mondo. Con lo stesso arbitrio con
cui affermiamo l'insanità di tali esperienze, potremmo affermare la loro
divinità. Perché 'malati' e non 'santi'? Perché 'pazzi' e non 'illuminati'?
pagg. 44, lire 5.000
.Malati di niente.
.Manuale minimo di sopravvivenza psichiatrica
Non esiste categoria di esseri umani che abbia
collezionato più ragioni e subito più torti delle vittime volontarie (e
involontarie) della psichiatria. Non esiste disciplina che abbia
perseverato nei propri errori e difeso i suoi orrori come l'(incon)scienza
psichiatrica. Eppure siamo ancora qui, aldilà di ogni logica, buon senso
o umanità, a discutere se dare credito e ragione ai primi, oppure
lasciare che gli psichiatri continuino ad usare (e abusare) di loro.
Per decidere se esista o meno una malattia che colpisce la mente degli
individui e li fa sragionare, abbiamo due strade. Individuarne le cause
organiche, i processi biochimici, le disfunzioni, che producono queste
trasformazioni incantate e/o inquietanti nelle persone che ne sono
affette; oppure raccogliere le testimonianze e le richieste di aiuto
delle persone che ne avvertono i sintomi e se ne sentono aggredite. La
psichiatria non ha mai ottenuto nessuna delle due prove. Tant'è che ha
dovuto elaborare il concetto di "non coscienza di malattia", facendolo
assurgere a sintomo chiave della malattia mentale, annullando il
confronto con l'esperienza e la volontà dei pazienti e facendo così a
meno del loro consenso.
Si è 'malati di mente' per il solo fatto di dichiarare di non esserlo.
Si ha bisogno di cure per il solo fatto di rifiutarle. Tutto viene
stravolto nella logica psichiatrica. Tutto ci viene rivoltato contro.
Malati (e incoscienti di esserlo) erano quegli uomini e quelle donne che
hanno lottato fino all'ultimo istante per non farsi lobotomizzare da
altri uomini e donne sane (e coscienti di farlo). Malati (e incoscienti
di esserlo) coloro che si ribellano ai vigili urbani che li conducono
forza nei reparti, agli infermieri che li legano al letto o agli
psicofarmaci che li rendono larve. Non c' è niente in ciò che gli
psichiatri fanno che assomigli ad un tentativo di dare risposta ad una
malattia. Il loro scopo sembra essere convincere se stessi, la società
e, soprattutto, i loro pazienti che sono 'malati' e che hanno bisogno
delle loro 'cure'. A ben guardare la maggiorparte delle parole che si
usano in psichiatria (le cosiddette psicoterapie di sostegno,
individuali o di gruppo), servono a convincere le persone della
necessità che accettino le terapie senza opporre resistenza.
pagg. 147 lire 15.000
.Dizionario antipsichiatrico
.Manuale minimo di sopravvivenza psichiatrica
Ricordo che a un certo punto chiesi a Louise: "Di
cosa hai bisogno? Cosa ti può aiutare?" Louise rispose: "Vorrei essere
un bruco e strisciare sul pavimento. Vorrei che ci fosse qualcuno, ma
non vorrei che mi fermasse, mi tirasse su, mi impedisse di farlo. Vorrei
che questo qualcuno stesse lì a guardarmi, senza intervenire". Ricordo
che dissi: "Forse così quel bruco potrebbe diventare una farfalle !?"
Louise mi guardò, sorrise e non disse più nulla.
Cosa occorreva a Louise? Un testimone! Quanto può essere lontano questo
aiuto da ciò che aveva avuto dai suoi terapeuti (e che milioni di altri
individui hanno dagli specialisti della salute mentale). Anche quando ti
lasciano strisciare per terra, non c'é nessuno che ti guarda, che ti è
testimone. L'unica attenzione che puoi sperare è che ti scansino nel
loro via vai quotidiano. Strisciare per terra: terapeutico, quando ti ci
sbattono loro per tenerti fermo e sedarti con una puntura; patologico,
se lo fai tu, per sentirti un bruco, per sparire, per prostrarti o
pregare. Non mi sono mai sperimentato come un bruco, mentre mi è
capitato di essere testimone di meravigliose o inquietanti metamorfosi.
Nessuno può stabilire con certezza se è di un testimone che si ha
bisogno in certi momenti, piuttosto che di una sonora sculacciata o di
una dose massiccia di tranquillanti. L'unica cosa certa è che questo
aiuto è il più difficile da dare, quello che ci coinvolge in qualche
modo nella follia dell'altro e ci spinge su un territorio sconosciuto.
Sappiamo benissimo usare le nostre mani per picchiare qualcuno o
infilargli una flebo nel braccio, ma poco o niente su come si fa a
partecipare a ciò che gli accade.
pagg. 130 lire 10.000
leggi on-line | scarica il libro (125 Kb)
.Sentire le voci.
.Guida all'ascolto
Sentire le voci non è una malattia ma un modo e
una possibilità della percezione umana. Questa esperienza percettiva,
come ogni altra che riguarda i nostri sensi e la nostra sensibilità, non
va curata, né trasformata a priori, ma compresa e gestita.
Occorre dialogare con le voci: non serve fare finta di niente o cercare
di distrarsi. La gestione di questo dialogo nasce dal riconoscerlo come
tale e dal confrontarsi apertamente e chiaramente con le voci circa la
loro identità e le possibili influenze reciproche. Le voci esistono, ma
ciò non significa che abbiano sempre ragione. Le voci hanno a che fare
con noi, ma ciò non significa che esse siano nostre fantasie o che
vogliano necessariamente il nostro bene. Non siamo i soli a sentirle:
sentire voci è un'esperienza reale e universale. Occorre conoscere e
mettersi in contatto con gli altri uditori: solo chi sperimenta o ha
sperimentato questa esperienza può aiutarci. Il percorso che ho tentato
di indicare in queste pagine è, come dicono i buddisti, solo un dito che
indica la luna. Ci sono tanti altri diti puntati, sentieri personali e
esperienze che vengono taciute o sono distrutte in questo inutile e
inumano tentativo di zittire le voci che ci parlano.
Come è avvenuto per altre esperienze, occorre che gli uditori escano dal
ghetto emotivo e sociale in cui li abbiamo rinchiusi, per tornare ad
invadere la nostra vita e ordine quotidiani. Solo un movimento
collettivo, costruito sulle storie di rapporto reali con le voci, può
rimettere in moto il senso della nostra ricerca del senso del nostro
esseri umani. Un'esperienza condivisa e riconosciuta collettivamente
come tale, sfugge al controllo asfittico della psichiatria, e ritorna ad
essere possibilità umana. Una possibilità che ci è ancora indispensabile
per arrivare dove non siamo capaci di arrivare e comprendere la realtà
nella sua verità. Questa guida è un invito a rompere il silenzio, ad
organizzarsi e a battere un sentiero comune a chi sente e a chi non
sente le voci.
Del resto la sapienza buddista ci ricorda che sia che uno guardi, sia
che tenga gli occhi chiusi, le cose sono rimangono ciò che sono. Non
stiamo su due mondi diversi, quindi, guardiamo e sentiamo il mondo da
due angolazioni differenti. L'invisibile aria è essenziale alla nostra
vita quanto il cibo visibile che ingoiamo; così come l'inudibile
passaggio del sangue attraverso le nostre vene fa parte della realtà
come il rumore dell'acqua di un torrente. L'esperienza di dialogo con le
voci è un cammino attraverso la realtà, che noi tutti dobbiamo rendere
possibile. Ho cercato di mostrare come chi non sente le voci, può
aiutare chi li sente e può lasciarsi aiutare da lui a comprendere.
pagg.118 lire 10.000
.Schizofrenia.
.Simbolo sacro della psichiatria
Se non c'è psichiatria, non ci può essere
schizofrenia. In altri termini l'identità di un individuo come
schizofrenico dipende dall'esistenza del sistema sociale della
psichiatria (istituzionale). Perciò se la psichiatria viene abolita,
gli schizofrenici scompaiono. Ciò non significa che certi tipi di
persone che prima erano schizofrenici o che amavano essere
schizofrenici, scompaiono anch'essi. Certamente, in questo caso,
rimangono degli individui che sono incapaci, o chiusi in se stessi, o
che rifiutano il proprio ruolo 'reale', o che disturbano gli altri in
qualche altro modo. Ma se non esiste psichiatria nessuno di loro può
essere schizofrenico. E' certo che l'abolizione della schiavitù mette
solo in libertà degli schiavi. Non li rende educati, autosufficienti,
simpatici, capaci di esercitare un lavoro, fisicamente sani; li libera
solo dal padrone. Analogamente l'abolizione della psichiatria
metterebbe solo in libertà lo schizofrenico. Non lo renderebbe
competente, autosufficiente, simpatico, in grado di esercitare un
lavoro, o 'mentalmente sano'. Lo renderebbe solo libero dal suo
psichiatra. Sarebbe naturalmente assurdo pretendere un miglioramento
della condizione d'uno schiavo all'interno di un sistema di schiavitù,
e in particolare dal suo padrone. Allo stesso modo è assurdo ricercare
il 'miglioramento' della condizione dello schizofrenico all'interno
del sistema psichiatrico, e in particolare del suo psichiatra. Il
miglioramento della condizione di uno schiavo o di uno schizofrenico
è, senza dubbio, un fine auspicabile. Ma come tutti i fini, se non è
perseguito in modo adatto e intelligente, tanto varrebbe non
perseguirlo affatto. In sintesi sono convinto che l'intervento
istituzionale psichiatrico chiamato 'ricovero mentale' sia, in realtà,
una forma di detenzione; che l'imposizione di una tale perdita di
libertà ad una persona innocente sia immorale; e che il fenomeno
psichiatrico definito 'schizofrenia' non sia una malattia dimostrabile
con evidenza medica, ma sia invece la denominazione data a certi tipi
di devianza sociale (o a comportamenti inaccettabili per colui che ne
parla).
.L'incapace.
.Lo specchio morale del conformismo
Circa quindici anni fa, per varie e complesse
ragioni, i burocrati e i politici della psichiatria decisero che gli
ospedali psichiatrici erano luoghi dannosi per i malati di mente.
Questa idea è il colmo dell'ironia, infatti è proprio quanto i
pazienti psichiatrici coatti sostengono da duecento anni. La
questione, però, è un'altra: finché la maggior parte di coloro che si
trovano negli ospedali psichiatrici è più o meno inabile socialmente,
non può essere semplicemente scaricata. Per di più, molti pazienti
psichiatrici, anche se entrati in ospedale contro la propria volontà,
finiscono per trovarsi bene nell'istituzione, che fornisce loro non
solo il vitto e l'alloggio, ma anche una scappatoia dalle
responsabilità della vita quotidiana. In poche parole, la
deistituzionalizzazione è soltanto un'ennesima, fasulla, riforma o
trattamento. Eccone le ragioni. Come altre riforme e trattamenti
psichiatrici, si suppone che la deistituzionalizzazione sia qualcosa
che gli psichiatri, le persone sane, la società fanno per i malati di
mente. Non è vero. Esattamente come anni fa i pazzi venivano reclusi
negli ospedali psichiatrici contro la loro volontà, ora ne vengono
espulsi sempre contro la loro volontà. Non viene loro lasciata la
scelta fra le istituzioni, divenute ormai la loro casa, e gli
scalcinati alberghi dei bassifondi. Con il pretesto di fare loro del
bene, ancora una volta, viene fatto loro qualcosa di terribile.
Nonostante la deistituzionalizzazione, gli psichiatri, gli avvocati e
le persone sane continuano a trattarli come hanno sempre fatto: come
pazzi, malati e irresponsabili. Il circolo vizioso creato da una
psichiatria basata sulla malattia mentale e sul trattamento
psichiatrico resta intatto: volenti o nolenti i pazienti vengono posti
sotto il controllo psichiatrico, stigmatizzati come pazzi e, qualora
commettano reati, non vengono punit. Dopotutto, sono malati di mente,
perciò non responsabili delle proprie azioni. E' sicuro che così non
funzionerà neanche la deistituzionalizzazione. Perché dovrebbe? E'
un'altra cortina di fumo, un altro modo, da parte delle professioni
mediche e giuridiche come pure della gente, di eludere i fatti brutali
del destino umano: non tutti ce la fanno, nella vita; quelli che non
ce la fanno non sono malati; e una società libera non può permettersi
di giudicare matto o irresponsabile chi voglia sottrarsi alla propria
responsabilità, considerando la società troppo esigente; né chi la
società voglia espellere, considerandolo troppo esigente. Avere
istituzionalizzato gli umani in nome della cura è stata una vergogna,
come quasi tutti, oggi, ammettono. Deistituzionalizzarli in nome del
progresso psichiatrico è un'impostura.
L' Anima Ritrovata
e le sue Meraviglie.
Una mediazione tra scienza,
esperienza, parapsicologia e religione - Troncarelli Silvano -
€ 12,91
Alle soglie del duemila, in un mondo
dominato dalla scienza e dalla tecnica, dal denaro e dal successo,
emerge un nuovo interesse per la ricerca dell'anima. Non solo e non
tanto da parte dei teologi, quanto dei filosofi, degli antropologi,
dei poeti, degli psicoanalisti, ma soprattutto della gente comune. Per
l'Autore l'anima ha un fascino ancestrale, indefinibile e
totalizzante; essa offre risonanze, ritmi, rivelazioni ed esperienze
sempre nuove e gratificanti. Le pagine di questo libro sono costituite
da esperienze di tipo "paranormale" spontanee, credibili e
testimoniabili, che hanno origine dallo slittamento della coscienza e
dalla sua possibilità di entrare in dimensioni diverse dalla realtà,
non percepibili ai sensi ordinari. Si tratta di un'ampia gamma di
fenomeni, dalla visione e "dialogo" con trapassati ad esperienze
mistiche, dalla visione dei mondi cosiddetti spirituali, con forme,
colore e suoni ad essi caratteristici, alle visioni spesso simboliche
di chiaroveggenza nel passato e nel futuro. Numerosissimi sono gli
episodi - vissuti dall'Autore o da altri - che dimostrano le immense
potenzialità dell'anima svincolata dal corpo, anche se solo
parzialmente e temporaneamente. L'Autore spazia - per comprendere
modalità e manifestazioni dell'anima - dalla ricerca scientifica alla
psicologia, dalla parapsicologia alla mistica (sacra e profana)
attraverso la quale il Trascendente dà continua prova di sé all'essere
umano. E' in queste esperienze, infatti, che affiora e si rivela il
"Regno di Dio dentro di noi". E questo apre le porte dell'anima
all'amore autentico, evangelico ed universale.
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/nde.html
Insegnamenti dalla
Luce
Cosa possiamo imparare dalle
Esperienze in Punto di Morte
Kenneth Ring e Evelyn Elsaesser Valarino - Edizioni mediterranee
Ci sono molti buoni libri sugli stati di
premorte o NDE.
Alcuni, scritti da coloro che li hanno
sperimentati in prima persona, ci toccano profondamente ma ci lasciano
insoddisfatti a livello intellettuale, altri, compilati da studiosi e
scienziati, parlano solamente al nostro cervello tralasciando una parte
importante di noi: il cuore.
Il libro di Kenneth Ring e della sua assistente
Evelyn E. Valarino è il miglior testo su questo argomento perché
concilia sentimento e partecipazione emotiva al rigore dello studioso
esperto.
L’Autore, indiscussa autorità nel campo delle
NDE, è stato il continuatore della moderna ricerca in tale campo
iniziata da Raymond Moody.
Ha costituito vent’anni fa l’Associazione
Internazionale di Studi sulla Premorte (IANDS), archiviato migliaia di
casi, organizzato simposi, fondato la sola rivista scientifica dedicata
alle esperienze di premorte. In questo suo ultimo lavoro, facile e
innovativo, si è voluto rivolgere in particolar modo a coloro i quali
non hanno mai avuto tale esperienza ma sentono che la vita e la società
potrebbero venir valorizzate dalla condivisione dei valori emersi dalle
NDE.
Egli presenta gli insegnamenti pratici che ha
appreso dai «ritornati» e guida il lettore attraverso precisi esercizi,
usando un linguaggio diretto, sostenuto dalle testimonianze dei
protagonisti di queste straordinarie esperienze paranormali.
Il lettore, attraverso il libro, potrà ricevere
i doni delle NDE senza essersi trovato in tali situazioni, condividerne
cioè gli insegnamenti di saggezza e di amore, venir contagiato dal
«virus benigno» che proviene dell’aldilà e che induce a un cambiamento
radicale, a una vita spiritualmente più ricca e più consapevole.
da
La Memoria mette le ali
Il tema
della memoria è fuori di ogni dubbio fra i più complessi e
affascinanti. L'intera umanità edifica su di essa la
propria esistenza.
Non è un caso che la "memoria", intesa in ogni suo aspetto, sia
personale , individuale che collettiva, sociale ,sia stata , in ogni
tempo, oggetto di controllo e composite speculazioni, da
parte dei sistemi di potere.
Ma, trascurando le miserie dell'animo umano , muovendoci da ciò che
fa dire a Platone "la conoscenza è memoria" , aprendoci alle
dimensioni di una scienza che non sia affetta da " pruriti
schizofrenici " nel trascurare l'aspetto unitario della
personalità nel suo porsi biologico, psicologico ,
spirituale,storico....credo si possa guardare con più speranza
ad alcuni "fenomeni" contemporanei che aprono nuovi sentieri di
conoscenza.
E' possibile
sottrarre la "memoria" nella sua accezione più fertile , dalla
mortificazione delle inviolabili scienze esatte?
E' possibile
innovare lo sguardo verso una "materia così ineffabile" che i
cancelli della stereotipia mentale relegano ad un concetto rigido
di "passato" e affidarla
alle ali della trascendenza?
Penso alle NDE , ad esempio, e allo studio che gli ha dedicato
l'amico Kenneth Ring .
Che cosa è una NDE( Near Death Experience) o esperienza in
prossimità della morte ???
E' una esperienza psico-fisico-spirituale straordinaria che illumina
( e non solo filosoficamente) la "transizione" dalla vita alla
morte, attraverso l'accesso alla memoria di sè nella sua totalità.
Le testimonianze raccolte dagli studiosi delle NDE coincidono
nell' affermare che al momento della morte noi entriamo in un mondo
trascendentale, in contatto con una realtà obbiettivabile :
una meravigliosa sensazione di pace e di benessere,
la percezione di essere separati dal corpo e di poterlo
guardare dal di fuori,
la memoria estesa della propria vita come visione panoramica e
simultanea di tutti gli eventi fra i più significativi dal
punto di vista affettivo-relazionale.
E' un'esperienza che amplia il nostro concetto di memoria e ne fa
dedurre soprattutto gli aspetti terapeutici.
Un dato che meraviglia è la memoria degli avvenimenti che si
conserva chiara e netta anche dopo decine di anni, e ciò
è a tutela della sua autenticità.
Infatti se una relazione dell'accaduto viene fatta ripetere
dopo un tale lasso di tempo viene ripetuta immutata.
Nazionalità, etnia, età, credenza in Dio e/o nella vita dopo la
morte, cultura e stato sociale, modalità diverse secondo le
quali si è verificato l'evento (trauma, malattia, suicidio, shock)
non influenzano né le modalità né la frequenza del fenomeno.
Alcuni casi, , dimostrano che durante la NDE possono esserci
fenomeni precognitivi.
E questo un dato a favore della Teoria quantistica , per la
quale non esiste presente, passato e futuro
Ring pensa che il soggetto durante la NDE entri in una
specie di simultaneità olografica e pensa che in quello
stato le persone abbiano una sorta di accesso a una conoscenza
totale, che corrisponde ad uno stato di coscienza che si
espande al di là dei limiti dell'umano, come avviene nelle
estasi mistiche, religiose e in certe esperienze
psichedeliche. Tutte queste conoscenze sono probabilmente già
in noi anche prima della esperienza.
In Lessons From the Light -
https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/nde.html
- Ring presenta alcuni insegnamenti pratici che ha appreso dai «
sopravvissuti» : una specie di Vademecum che racchiude suggerimenti
"eccezionali" se si considera che Kenneth è ateo.
da
....................I chakra e il sistema sottile
All'interno di ogni essere umano c'è una rete di nervi e organi
sensori che interpreta il mondo fisico esterno. Allo stesso tempo,
dentro di noi risiede un sistema sottile di canali (nadi) e di
centri di energia (chakra) che si prende cura del nostro essere
fisico, intellettuale, emozionale e spirituale.
Ciascuno dei sette chakra possiede diverse qualità spirituali.
Queste qualità esistono intatte al nostro interno, e anche se non
sono sempre manifeste, non possono mai essere distrutte. Quando la
Kundalini è risvegliata, queste qualità cominciano a manifestarsi
spontaneamente e ad esprimersi nella nostra vita. In questo modo,
senza sforzo, diveniamo estremamente dinamici, creativi, fiduciosi e
allo stesso tempo molto amorevoli e compassionevoli. E' un processo
che comincia a svilupparsi automaticamente quando la Kundalini sale
e dà nutrimento ai nostri chakra.............................
da
http://www.consapevolezza.it/notizie/2003/gen-mar/idiot_test.asp
L’idiota
D.O.C.
Oggi sono molti quelli si fregiano impropriamente del titolo di
“idiota”.
La nuova moda si diffonde a ritmi vertiginosi, una vera mania!
I vanitosi crescono a macchia d'olio e si gloriano arbitrariamente del
titolo.
Per i veri idioti è insopportabile, sono disperati
e pretendono a buon diritto un riconoscimento ufficiale.
In questa pagina le istruzioni per l'ammissione e la legittimazione
del titolo.
Per essere un perfetto idiota occorre
riconoscersi
in buona parte delle formulazioni riportate di seguito.
È tassativamente proibito l'utilizzo per se stesso della
qualifica di
idiota DOC se non si passa l'IDIOT-TEST con voti sufficienti
TEST
- Barrare le caselle quando si è d'accordo con la formulazione
al termine premere il tasto e attendere la risposta del test.
Le regole del buon
idiota
Un
buon idiota non pretende mai di capire la realtà delle cose.
Un buon idiota si riconosce dallo sguardo.
Un buon idiota ha il cervello perennemente spento ed è portato
per natura a bersi quasi tutte le frottole che gli si dicono.
Un buon idiota sa come spegnere il cervello e come vivere
un'intera vita senza mai nemmeno tentare di accenderlo.
Un buon idiota si fida ciecamente dei politici di professione,
dei demagòghi e dei grandi possidenti.
Un buon idiota non è correttamente informato e non sa
esattamente cosa fa il governo del suo paese.
Un buon idiota guarda molta TV quello che sa lo ha appreso
dalla TV.
Un buon idiota si infervora quando gli parli male della sua
squadra del cuore, legge spesso i quotidiani sportivi e segue
con trasporto le trasmissioni sportive.
Un buon idiota non legge quasi mai libri, leggere cose
impegnative lo debilita terribilmente.
Ti prego, se non sei un buon idiota non fregiarti abusivamente
di questo titolo. Cerca di capire, i veri idioti ci soffrono
maledettamente.
La
stupidità è un nemico del bene più pericoloso che la
malvagità.
Dietrich Bonhoeffer
|
|
|
http://home.att.net/~mstaique/Italian/spirit_b.htm
|