Ecumenismo: da GRAZ a STRASBURGO
"il figlio dell'uomo non ha un cuscino
dove posare il capo"
dossier
a cura di Nadia Scardeoni
___________________________________________________
Riconciliazione: terra promessa, terra sconosciuta
di Nadia Scardeoni
"Davanti a Dio la riconciliazione è possibile solo quando
passa attraverso il nostro prossimo: la riconciliazione è un rapporto
a tre".
La provocazione del pastore della chiesa valdese, Paolo Ricca , ha
subito varcato i limiti della pacata esposizione esegetica per
obbligarci dentro una traccia, un cammino libero da equivoci: la
relazione, il dialogo diretto, il dialogo a tre sono il fondamento
della riconciliazione, unica via per integrare l'incarnazione
dell'Uomo a sé stessi, all'altro, a Dio.
Ricca ha fornito così gli zaini per Graz, di preziosi strumenti di
viaggio, ordinandoli sul tavolo delle conferenze, e con un gesto di
vera conciliazione: ci ha perdonati.
Ci ha perdonati per il dolore, per l'esclusione, per le disparità,
per le ferite che le chiese protestanti hanno subito nel tempo, dentro
le loro storie di donne e di uomini in cammino verso Dio.
Infatti, quando la logica di Cristo si fa stringente, non occorrono
grandi inviti, virtuosi ghirigori per delineare i nessi, le strutture
portanti della "casa comune".
I materiali di costruzione, sono disseminati nelle storie interiori
delle donne e degli uomini fedeli ad un Dio che non ha dimora stabile
se non il cuoredell'uomo stesso:
"il figlio dell'uomo non ha un cuscino dove posare il capo"
"non potreste vegliare un'ora con me?"
Per rintracciarli occorre dimenticare gli arredi della casa di
origine e della casa madre e costruire opzioni sincere verso ciò che
è sostanzialmente efficace per edificare il luogo dell'incontro.
I percorsi sono infiniti così come infiniti sono gli sguardi e
i cieli.
Così come infinite sono le asperità del terreno oggi, quando le
nostre ali sono ancora così pesanti.
Ma il tempo non ci è più amico; troppe brutture, troppe violenze ci
hanno ridotto il cuore in frammenti, ci stanno dicendo che è giusto,
doveroso, non più procrastinabile il gesto della riconciliazione.
Da dove cominciare?
Inutile cercare sugli scaffali, fra i sacri testi non c'è una
teologia della riconciliazione.
Né possiamo assolverci, andando di buon'ora, a confessare
diligentemente, il nostro travisamento quotidiano dell'amore e
dell'amicizia; anche le buone intenzioni purtroppo non bastano più.
Occorre agire.
Occorre agire nei tre possibili aspetti della Riconciliazione:
"Riconciliazione della memoria, delle chiese, dei nemici".
La memoria custodisce tutte le nostre ferite, con tutti gli errori e
gli orrori nostri ed altrui.
La memoria va allora liberata: "tutti i tagli della nostra storia
devono essere portati alla luce, tutti i demoni fatti uscire per
essere esorcizzati". Ma occorre ricordare insieme: "solo la
vittima può perdonare il carnefice" e " solo dopo una
lettura comune, si può costruire una storia comune".
Le chiese si sono prodigate nella riconciliazione all'interno delle
loro confessioni ma ciò che più manca è il confronto nella parità,
l'accoglienza reciproca, la comune professione di fede.
Occorre togliere le scomuniche, celebrare l'ospitalità eucaristica
perché "siamo tutti ospiti dello stesso Cristo."
Riconciliarci con i nemici, infine, ci inchioda.
Occorre alzare un nuovo sguardo capace di scorgere l'altro nella
sua vicenda umana, capace di cogliere la sua amabilità, la sua
bellezza: "noi siamo belli, perché Dio ci ama".
Occorre allora saper cogliere la bellezza delle nostre diversità,
la necessità e la bellezza di essere uniti nella diversità.
Occorre riscrivere ecumenicamente la storia delle chiese per
raggiungere l'unità attraverso la ricchezza dei percorsi e la
serenità dei confronti.
Una vasta e profonda provocazione per la resurrezione del
"cristiano inedito", quello dal "bagaglio
leggero".
Il vademecum per Graz è pronto.
giovedì 23 gennaio 1997
(per gentile concessione di "QUALEVITA")
da interlinea in Cronache e Riflessioni
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/cronache.html
______________________________________________________________________
http://www.gesuiti.it/popoli/anno1997/06/ed199706.htm
stralci
Un appuntamento importante aspetta le Chiese cristiane d'Europa alla
fine di questo mese di giugno: la seconda Assemblea ecumenica di Graz,
in Austria: si prevedono ottomila partecipanti, di cui 700
delegati ufficiali. Il tema all'ordine del giorno è: La
riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova. Esso verrà
analizzato nei suoi vari aspetti da numerose personalità
ecclesiastiche e laiche appartenenti alle differenti Chiese cristiane.
L'Assemblea, infatti, è organizzata congiuntamente dal KEK, la
Conferenza delle Chiese Europee (un organismo che comprende oltre 115
denominazioni cristiane non cattoliche, di tradizione ortodossa,
anglicana e protestante) e dal CCEE, il Consiglio delle Conferenze
Episcopali Europee (un organismo auspicato dal Concilio e costituito
formalmente nel 1971, che svolge la sua attività di servizio e di
collegamento tra le Conferenze episcopali cattoliche del nostro
continente).
L'Assemblea di Graz è l'ideale continuazione di quella di Basilea del
maggio 1989. La riflessione di allora era su Pace nella giustizia........
..Il card. Martini, arcivescovo di Milano, che ne fu il principale
organizzatore e che insieme al metropolita Alessio di Leningrado (oggi
patriarca di Mosca e di tutte le Russie) ne presiedette i lavori,
precisava allora che attraverso questo tema "che richiama
direttamente il problema dell'ambiente, ci si vuole lasciare
interrogare alla luce del Vangelo di Cristo, che è il Vangelo della
pace, e si vuole lanciare a tutte le Chiese un chiaro appello alla
responsabilità.
Senza dimenticare le dimensioni sociali, economiche e politiche che vi
sono implicate, secondo una tipica angolazione teologica ed
ecclesiale, vorremmo innanzi tutto riuscire ad individuare il cammino
concreto per una nostra conversione coraggiosa, a trovare i modi per
ripresentare il nostro messaggio e la nostra testimonianza e per
offrire il nostro contributo a una riflessione etica rinnovata, oltre
a porre un gesto capace di sensibilizzare cristiani e non cristiani
sui temi della pace e della giustizia, riscoprendo la responsabilità
che al riguardo l'Europa ha nei confronti del mondo". A Basilea,
per la prima volta nella storia si è celebrata un'assise molto
numerosa di tutti i cristiani europei.
****
http://www.cdt.ch/magazinearch/121307/magazine/uniti2.htm
stralci
...........Ai vertici delle chiese cristiane l'ecumenismo appare
difficile (come dimostra il mancato incontro fra il Papa e il
patriarca ortodosso russo Alessio II) che cosa succede a livello
della base delle chiese?
...... Credo che nella base la gente non avverta più del tutto le
differenze su cui disquisiscono i vertici. Il cristiano semplice
e che vive un certo rapporto con la sua chiesa dà importanza
alle verità fondamentali e non si perde su quelle minori.
Stando così le cose il problema resta quello del
dialogo fra base e vertice delle chiese.
Questo è il grosso problema: cercare di superare il distacco
sempre crescente fra le posizioni ufficiali sostenute e la base.
Il problema è stato sollevato a Graz, anche se
non ci sono raccomandazioni particolari nel documento finale su
questo punto.
*****
http://www.fub.it/telema/TELEMA11/Ravasi11.html
........"Nelle fedi che si moltiplicano c'è una domanda di
comunione La religiosità mediatica si esprime attraverso liturgie
più rischiose di quelle tradizionali. E favorisce la proliferazione
di culti molto spesso inqualificabili o addirittura pericolosi. Ma il
dialogo spirituale telematico risponde anche a un bisogno di amore.
La globalizzazione apre l'umanità a progetti comuni."
****
http://www.we-are-church.org/it/attual/Genre.html
...........Un buon punto di partenza per la riflessione sulle
prospettive della nostra testimonianza e' costituito dal documento
discusso dall'Assemblea/Sinodo sul tema "Dire la salvezza
alle donne e agli uomini del nostro tempo": e' un testo che parla
sostanzialmente della nostra ricerca di fede e anche della nostra
inquietudine, come credenti in ricerca, nell'ambito della struttura
complessa della societa' di oggi.
Credo che il punto cardine di questo documento si
trovi nel riconoscimento che il senso profondo della nostra esistenza
dimora in una Parola che e' esterna a noi, che non ci appartiene e non
possiamo gestire. Non risiede in noi stessi, il senso delle nostre
esistenze - per quanto la nostra ricerca personale di senso debba
avere spazio -, ma in una Parola che ci raggiunge dall'esterno: questo
e' un annuncio fondamentale per noi protestanti, che credo dobbiamo
continuare ad offrire, anche nel contesto attuale. Non vi e' parola
umana che possa fondare il nostro agire e pensare, la Parola di Dio e'
esigente, non offre risposte facili, anzi ci chiama ad essere qualcosa
di diverso da cio' che siamo "per natura".........
*****
http://www.we-are-church.org/it/attual/Long.Charta.html
Gli evangelici sulla Charta Oecumenica
...........L'Italia e' certo uno di quei paesi in cui l'ecumenismo
non e' l'interesse fondamentale delle chiese. La chiesa
cattolica - ce lo siamo sentiti ribadire anche in coincidenza con
l'incontro di Strasburgo - continua a ritenere di rappresentare piu'
del 99 per cento dei cittadini italiani e che quindi il dialogo con le
altre chiese cristiane conti poco.
*
http://www.we-are-church.org/it/attual/Charta.NSC.def.html
LA CHARTA OECUMENICA: CHE FARE?
...........La Charta Oecumenica "descrive fondamentali compiti
ecumenici e ne fa derivare una serie di linee guida e di impegni.
Essa deve promuovere, a tutti i livelli della vita delle Chiese,
una cultura ecumenica del dialogo e della collaborazione e creare a
tal fine un criterio vincolante.
Essa non riveste tuttavia alcun carattere dogmatico-magisteriale o
giuridico-ecclesiale.
La sua normatività consiste piuttosto nell'auto-obbligazione da parte
delle Chiese e delle organizzazioni ecumeniche europee. Queste
possono, sulla
base di questo testo, formulare nel loro contesto proprie integrazioni
e orientamenti comuni che tengano concretamente conto delle proprie
specifiche sfide e dei doveri che ne scaturiscono"
(Introduzione).*
http://www.gesuiti.it/popoli/anno2000/08/ar000808.htm
La Carta Ecumenica europea
**********
STRASBURGO
http://spazioweb.inwind.it/gris_cerignola/ecu/ecu5.htm
La terza Assemblea Ecumenica Europea si è tenuta dal 19 al 22
aprile 2001 a Strasburgo (Francia), per iniziativa del Consiglio delle
34 Conferenze Episcopali Europee (Ccee) e della Conferenza delle
Chiese Europee (Kek), che raggruppa 124 Chiese tra ortodosse,
riformate, anglicane, libere e vecchio-cattoliche dell'Europa.
Alla manifestazione, sul tema «Io sono con voi», hanno partecipato
cento tra leader e delegati delle Chiese e cento giovani delle varie
confessioni cristiane. Le altre due Assemblee precedenti si sono
svolte rispettivamente a Basilea (Svizzera) nel 1989 e a Graz
(Austria) nel 1997.
Proprio dall'assemblea di Graz era partito l'invito a realizzare una
Carta ecumenica che impegnasse le Chiese su alcuni punti. Così il 22
aprile, a Strasburgo, città simbolo - sede del Parlamento europeo,
del Consiglio d'Europa e dell'Alta Corte per i diritti umani -, si è
arrivati a un documento base, che il metropolita Jérémie per la Kek
e il cardinale Miloslav Vlk per il Ccee hanno firmato nella chiesa
luterana di Saint Thomas.
Nella città alsaziana, però, non si respirava l'ottimismo di Basilea
o l'entusiasmo del popolo di Graz, ma il disagio di questa stagione
ecumenica.
********
http://www.we-are-church.org/it/attual/Vescovi-guerra.htm
Ibiúna, San Paolo, 15/ 22 ottobre del 2001
Noi firmatari, vescovi e pastori evangelici e cattolici del Brasile
e di altri Paesi dell'America Latina, riuniti per delle giornate di
studio, riflessione e preghiera, ad Ibiúna, San Paolo, dal 15 al 22
ottobre del 2001, abbiamo deciso di esprimere la nostra angoscia
e preoccupazione di fronte all'attuale situazione
internazionale.
Condanniamo ogni e qualsiasi atto terroristico, come quelli dell'11
settembre scorso che hanno suscitato rifiuto e costernazione
universali per la loro follia e per le migliaia di vittime che hanno
provocato, anche tra i gruppi di soccorso. Si è udito, da ogni parte,
un grande clamore per la giustizia seguito da gesti di compassione e
solidarietà con le vittime e i loro familiari. Per altro lato,
l'indebita trasformazione di questa richiesta di giustizia in atti di
vendetta e di rappresaglia, con bombardamenti aerei
contro l'Afghanistan, è ugualmente terrorismo, praticato, ora, da
governi che si presentano come democratici, civili e cristiani.
I bombardamenti stanno provocando innumerevoli vittime innocenti,
compresi donne, bambini e anziani, la distruzione dell'infrastruttura,
l'aumento della fame e della disperazione, l'aggravamento della
situazione sanitaria, gettando sulla strada milioni di rifugiati. Si
è incentivata, deliberatamente, una recrudescenza della guerra civile
tra fazioni politiche rivali, con rinnovate sofferenze per la
popolazione. Oggi il clamore per la giustizia è accompagnato da un
crescente grido per la pace che si esprime in ripetute proteste e
marce contro la guerra, in manifesti e celebrazioni ecumeniche e
interreligiose a favore della pace.
Ci uniamo a tutte queste persone e istituzioni religiose e civili e
alle nostre comunità, per proporre, alla luce della Parola di Dio e
di questo anelito profondo dei nostri popoli, un rinnovato impegno per
la giustizia e il dialogo, la solidarietà e la pace.
"Il frutto della giustizia è la pace" (Is 32.7)
La prolungata indifferenza internazionale di fronte a situazioni di
disumana miseria che colpiscono una parte maggioritaria e crescente
della popolazione mondiale sta lasciando una scia di sofferenza e di
morte in tutto il mondo e sta generando risentimenti e rivolte contro
i pochi Paesi che impongono questo nuovo ordine internazionale e ne
godono i frutti, con l'appoggio di organismi internazionali e delle
loro politiche di aggiustamento economico. Queste politiche
neoliberiste stanno provocando disastri economici e finanziari in
molti Paesi piegati sotto il peso di un debito estero impagabile o
colpiti da bruschi movimenti e attacchi alle monete locali da parte
del capitale speculativo.
Si assiste al ritorno, nei Paesi poveri, di malattie ed epidemie come
il colera, la tubercolosi, la febbre gialla, la malaria, che
sembravano sotto controllo, e la nascita di pandemie, come quella
dell'Aids, che devastano continenti interi.
Dietro quasi tutte le guerre attuali, si muovono gli interessi delle
industrie belliche e la disputa per il dominio dei mercati e per il
controllo delle risorse naturali strategiche, come il petrolio e il
gas.
Senza il superamento delle tensioni provocate dall'esclusione e
dall'emarginazione delle grandi maggioranze; senza l'impegno
concertato e sincero per diminuire le disuguaglianze internazionali,
per eliminare la fame, il razzismo, la discriminazione contro le donne
e le minoranze etniche e religiose, per cancellare o ridurre il debito
dei Paesi poveri e per limitare la distruzione e i danni ambientali,
difficilmente saranno generate condizioni per una pace duratura.
"Mai più guerra! Mai più guerra! È la pace che deve guidare il
destino di tutta l'umanità. Se volete essere fratelli, lasciate
cadere le armi dalle vostre mani!", è stato il grido di Paolo
VI, il 4 ottobre del 1965, di fronte all'Assemblea dell'Onu, a New
York, oggi ferita dagli attentati.
Persone e Paesi che hanno sofferto gli orrori e la follia della guerra
senza limiti di qualunque tipo e che si è consumata nell'olocausto
nucleare di Hiroshima e Nagasaki, possono unirsi alla voce e alla
testimonianza di saggi e pastori, come il Mahatma Ghandi, Martin
Luther King e Oscar Romero, martiri della giustizia e della pace, che
hanno vissuto la nonviolenza attiva come atteggiamento spirituale e
politico.
Di fronte alle moderne armi di distruzione di massa e alla guerra
nucleare, chimica o biologica, che mettono a rischio la sopravvivenza
del pianeta terra e della stessa umanità, non si può non ricordare
la condanna etica pronunciata senza esitazione da Giovanni XXIII nella
Pacem in Terris: "... Non è più possibile pensare che in questa
nostra era atomica la guerra sia un mezzo adatto
a risarcire i diritti violati" (n. 127).
A coloro che oggi intendono giustificare la guerra, ricordiamo la
ferma parola del Concilio: "Qualunque azione bellica che miri
alla distruzione indiscriminata di città intere o di vaste
regioni con i loro abitanti è un crimine contro Dio e contro lo
stesso uomo, da condannare con fermezza e senza
esitazioni" (GS n. 479).
Quello che si sta spendendo nell'attuale operazione militare contro
l'Afghanistan sarebbe sufficiente a eliminare in questa nazione e in
molte altre la fame, la miseria e la distruzione a cui sono
sottoposte, inaugurando relazioni di rispetto e di cooperazione, di
aiuto e solidarietà e non aggravando sofferenze e piantando nuovi
semi di odio e di incomprensione.
L'unico cammino di pace è quello del superamento delle ingiustizie e
delle divergenze, nel quadro di un dialogo supervisionato da legittime
istanze politiche e giuridiche internazionali, che dovrebbero essere
maggiormente rispettate e rafforzate, come l'Onu e il Tribunale
Internazionale dell'Aia, dove i sospettati di crimini di guerra o di
terrorismo devono essere condotti, giudicati e puniti, se vengono
trovati colpevoli.
Guerra e vendetta intraprese contro un'altra nazione sovrana,
praticamente indifesa, in maniera unilaterale e imperialista, da uno o
più Paesi, che sono allo stesso tempo parte in causa e giudici,
distruggono le basi della convivenza internazionale e instaurano la
legge della foresta e del più forte, eliminando le garanzie del
diritto.
Una delle prime vittime della guerra è la verità. Le guerre moderne
sono ingaggiate nei campi di battaglia, ma anche e soprattutto nei
mezzi i comunicazione sociale. La menzogna e la manipolazione della
verità, la demonizzazione dell'avversario e l'intossicazione della
popolazione con desideri di vendetta e di odio rendono difficili il
negoziato, il dialogo e la restaurazione della concordia e della pace.
Denunciamo e condanniamo, con ogni veemenza, la caricatura che si sta
diffondendo della fede islamica e del mondo arabo e che circonda di
sospetto persone, popoli e religioni. Ad essi chiediamo perdono per
l'ingiusta offesa che viene loro dall'Occidente cristiano. Questo
aggrava soltanto i fraintendimenti, alimenta i pregiudizi e aumenta le
tensioni internazionali.
Uno sguardo a noi stessi e alla situazione che viviamo ci invita ad un
atteggiamento di ascolto, di preghiera ma anche di deciso impegno per
la ricostruzione della giustizia e della pace che ha inizio nel nostro
quotidiano, attraverso gesti contro le ingiustizie e le
disuguaglianze, i pregiudizi e le discriminazioni, attraverso
atteggiamenti di compassione con i poveri e i piccoli, di lotta per
politiche sociali inclusive e per un nuovo ordine internazionale.
La giustificazione della guerra non è né umana né evangelica e
Gesù pone tra le beatitudini quella che siamo chiamati a realizzare
in questo momento, quella dei costruttori di pace: "Beati
gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt
5,9)
( da "Adista" n.78 del 5-11-2001)
**********
http://www.we-are-church.org/it/attual/Teol3mondo.htm
ASSEMBLEA DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO A QUITO dal 24-9 al 1-10: IL
DOCUMENTO CONCLUSIVO
.............. Una teologia della speranza, della creazione, per
"la nascita della giustizia": questo l'obiettivo dell'Associazione
dei teologi del Terzo Mondo (Eatwot), tornata a riunirsi nella V
Assemblea generale, a Quito dal 24 settembre al primo ottobre,
sul tema "Dare ragione della speranza che è in voi: intrecciando
i fili della nostra continua lotta in un arazzo di speranza nel 21.mo
secolo". Tra le sfide raccolte dall'Assemblea, quella di
rafforzare la teologia india, la teologia nera, la
teologia della liberazione femminile: in assoluta
controtendenza rispetto alle indicazioni emerse dalla Riunione
plenaria della Cal, la Pontificia Commissione per l'America Latina
(dei cui Atti diamo conto nel numero blu allegato), che denunciava il
pericolo di una ripresa della Teologia della Liberazione, proprio
nelle "nuove manifestazioni", tra l'altro, della teologia
india e del "femminismo estremo". .........
-----------Concludiamo con alcune parole Akan (Ghana) di vita e
speranza che abbiamo utilizzato molte volte durante l'assemblea:
"Biribi-wo-soro (c'è qualcosa nei cieli);
Nyame, biribi wo soro na, ma embeka yen nsa (Dio, c'è qualcosa
nei cieli, fa' che ci raggiunga).
Sappiamo che c'è unità nei cieli
Fa' che ci raggiunga
Sappiamo che c'è pluralità nei cieli
Fa' che ci raggiunga
Sappiamo che c'è coerenza nei cieli
Fa' che ci raggiunga
Dio, c'è qualcosa nei cieli
fa' che ci raggiunga.
La nostra speranza è reale."
*******
http://www.we-are-church.org/it/mondo/OpusDei.htm
http://www.we-are-church.org/it/stato.html#glob
http://www.we-are-church.org/it/omo.html#ecumen
http://www.adista.it/numeri/adista99/adista78.htm
http://www.peacelink.it/users/marino/testirel/_txtrel.htm
testi su: CHIESE / RELIGIONI
http://www.we-are-church.org/it/attual/Legrand.htm
L'ecumenismo di Basilea
http://www.we-are-church.org/it/mondo/MartiniDante.html
In viaggio verso Dio di Carlo Maria Martini
.....
La missione profetica e "teologica" è affidata a ogni
cristiano. E se l'essere profeti esige il coraggio della "parresia",
non bisogna
tuttavia dimenticare che la verità da riproporre al mondo e
alla chiesa deve essere anzitutto "contemplata" in
Dio...........
.........Per ciascuno resta soprattutto il senso della
corresponsabilità, il "mai senza l'altro", la capacità di
sentire come proprio il male del
mondo e di unificare l'esistenza affinché le nostre passioni e i
nostri affetti diventino capaci di costruire rapporti
"ecclesiali", di
tenerci uniti come convocati da Dio, per incamminarci verso di lui e
essere con lui, "oggi", in paradiso.
__________________
PROPOSTA DIDATTICA di INTERLINEA:
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/infneg.html
: Infanzia: diritti negati
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/alex2.html
: Il ponte di Alex
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/edsol.html
: Educazione al pensiero solidale
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/pace.html
: Parole di pace
___________________
PREMESSE
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/primale.html
...........Nella fase legislativa che si è aperta sul terreno
scolastico si impone un nuovo pronunciamento a favore dello sviluppo
della scuola pubblica, nello spirito
della Costituzione repubblicana.
Il modello di scuola democratica appare infatti minacciato dall'
affermarsi di una spinta verso una privatizzazione di tutto il sistema
formativo che reca
con sé i rischi di risorgenti particolarismi e confessionalismi.
Intendiamo pertanto ribadire e rilanciare il concetto,
storicamente acquisito, di libertà nella scuola, espressione di una
visione dell'educazione fondata
sulla libertà dell'apprendere e dell' insegnare, costruita sul
dialogo non solamente inteso come accettazione e riconoscimento delle
diversità e delle
differenze, ma soprattutto come costruzione di valori che
rispettino il diritto di ogni cittadino ad una completa realizzazione
della propria formazione
scolastica.
___________________
I principi di un'etica mondiale
Dichiarazione per un'etica mondiale.Parlamento delle religioni
mondiali
(Stralcio dal documento del 4 settembre 1993, Chicago -USA)
Il nostro mondo sta attraversando una crisi fondamentale: una crisi
dell'economia, dell' ecologia, della politica mondiale. Ovunque si
lamenta l'assenza di una grande visione, lo spaventoso ristagno di
problemi irrisolti, la paralisi politica, un ceto politico poco più
che mediocre, senza intelligenza e prospettive, in generale un troppo
scarso senso del bene comune.
Troppe risposte vecchie per sfide nuove.
Centinaia di milioni di persone del nostro pianeta sono sempre più
vittime della disoccupazione, della miseria, della fame e della
distruzione delle famiglie.
Svanisce di nuovo la speranza di una pace duratura tra i popoli. Le
tensioni tra i sessi e le generazioni hanno raggiunto un livello
preoccupante.
I bambini muoiono, uccidono e vengono uccisi.
Diventa sempre più grande il numero degli stati scossi da casi di
corruzione politica ed economica. La convivenza pacifica nelle nostre
città è resa sempre più difficile dai conflitti sociali, razziali
ed etnici, dalla diffusione delle tossico-dipendenze, dal crimine
organizzato, dall'anarchia. Gli stessi vicini di casa vivono spesso
nulla paura. Il nostro pianeta continua a essere saccheggiato senza
alcun riguardo.
Incombe il pericolo di un tracollo degli ecosistemi. Con
particolare turbamento noi vediamo che in non pochi luoghi di questo
mondo capi e seguaci di religioni non cessano di fomentare
aggressioni, fanatismi, odi e ostilità xenofobe, quando addirittura
non ispirano e legittimano conflitti violenti e sanguinosi.
La religione viene spesso sfruttata per scopi di pura politica di
potenza e addirittura per legittimare la guerra.
Tutto ciò ci riempie di orrore.
Noi condanniamo tutte queste degenerazioni e dichiariamo che le
cose non devono andare in questo modo. Esiste già un ethos capace di
opporsi a queste funeste degenerazioni globali. Quest'ethos non offre
certo soluzioni dirette per tutti gli immensi problemi del mondo, è
però in grado di fornire il fondamento morale per un migliore ordine
individuale e globale: una visione capace di trarre fuori gli uomini e
le donne dalla disperazione e dalla disponibilità alla violenza, e le
società dal caos.
Noi siamo uomini e donne che si riconoscono nei precetti e nelle
pratiche delle religioni del mondo. Noi affermano che tra le religioni
c'è già un consenso che può costituire il fondamento di una etica
mondiale: un consenso di fondo minimo circa i valori vincolanti, norme
irrevocabili e comportamenti morali fondamentali.
Dal : IV. Mutamento di coscienza
Tutte le esperienze storiche attestano che la nostra terra non può
essere trasformata senza che venga raggiunto a medio termine un
mutamento di coscienza nel singolo individuo e nella collettività.
Ciò è già venuto in luce in questioni come la guerra e la pace, l'
economia o l' ecologia, nelle quali, durante gli ultimi decenni, sono
stati raggiunti mutamenti fondamentali. Mutamenti analoghi devono
essere raggiunti anche nel campo dell 'etica. Ogni singolo individuo
non possiede soltanto una dignità inviolabile e diritti inalienabili;
egli ha anche un'indeclinabile responsabilità nei confronti di ciò
che fa e non fa. Tutte le nostre decisioni e azioni, ma anche le
nostre rinunce e i nostri fallimenti hanno delle conseguenze. Tenere
desta, approfondire e trasmettere alle future generazioni questa
responsabilità è il compito specifico delle religioni. Insistiamo su
questo punto con semplicità e realismo e invitiamo a tenere presente
che:
1. Un consenso universale su molte singole questioni etiche
controverse (dalla bioetica sessuale all'etica dei mass media e
della scienza, fino all'etica economica e politica) è difficile.
Però nello spirito dei principi comuni qui sviluppati si dovrebbero
poter trovare soluzioni appropriate anche per molte questioni finora
controverse.
2. In molti campi della vita si è già formata una nuova
consapevolezza della responsabilità etica. Noi perciò vediamo con
favore che per molte categorie professionali, come ad esempio i
medici, gli scienziati, i commercianti, i giornalisti, i politici
vengono approntati dalle competenti organizzazioni professionali,
nazionali o internazionali, opportuni codici etici che offrono vini
di elettricità più concrete per le questioni scottanti delle loro
rispettive categorie.
3. Soprattutto, noi invitiamo le singole comunità di fede a
formulare il loro specifico ethos: quello che esse, sulla base della
loro tradizione di fede, hanno da dire, ad esempio sul senso del
vivere e del morire, sulla sopportazione del dolore e sulla
remissione della colpa, sulla dedizione disinteressata e sulla
necessità della rassegnazione, sulla compassione e sulla gioia.
Tutto ciò approfondirà, specificherà e concretizzerà l'ethos
mondiale conoscibile già ora.
Per concludere facciamo appello a tutti gli abitanti di questo
pianeta: la nostra terra non può essere cambiata in meglio senza che
venga cambiata la coscienza del singolo.
Noi auspichiamo un mutamento di coscienza individuale e collettivo,
un risveglio delle nostre forze spirituali mediante la riflessione, la
meditazione, la preghiera e il pensiero positivo, una conversione dei
cuori.
Uniti possiamo spostare le montagne. Senza rischio e disponibilità
al sacrificio non si danno mutamenti fondamentali nella nostra
situazione.
Perciò noi aderiamo a un ethos mondiale comune: a una migliore
comprensione reciproca come pure a forme di vita socialmente adeguate,
promotrici di pace e in armonia con la natura.
Noi invitiamo tutti gli uomini, religiosi o no, a fare lo stesso. |