EUROPA - ONU: PACE E SICUREZZA
DA
http://ue.eu.int/pesc/default.asp?lang=en
COS'È LA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE DELL'UNIONE EUROPEA?
COS'È LA POLITICA EUROPEA IN MATERIA DI SICUREZZA E DI DIFESA?
PERCHÈ È NECESSARIA UNA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE?
IN CHE MODO VIENE ATTUATA LA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE?
L'EFFICACIA DELLA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE
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I. COS'È LA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE DELL'UNIONE EUROPEA?
COS'È LA POLITICA EUROPEA IN MATERIA DI SICUREZZA E DIFESA?
La politica estera e di sicurezza come (PESC)
Dai trattati di Roma in poi la costruzione europea è imperniata sugli
aspetti economici, ossia sulla realizzazione di un mercato comune, anche
se sin dall'inizio esisteva l'idea di una cooperazione nel settore della
politica internazionale. Durante circa quarant'anni di costruzione
europea, l'espressione stessa "politica estera comune" non è comparsa
nei trattati. Dall'ottobre 1970 gli Stati membri della Comunità europea
hanno cooperato e cercato di concertarsi sui grandi problemi di politica
internazionale. Ma ciò è avvenuto a livello intergovernativo,
nell'ambito della "cooperazione politica europea". Nel 1986 l'Atto unico
europeo ha formalizzato la cooperazione intergovernativa senza
snaturarla o mutarne le modalità operative. La trasformazione si è
compiuta a Maastricht, dove per la prima volta gli Stati membri hanno
inserito nel trattato l'obiettivo di una "politica estera comune".
Dall'entrata in vigore del trattato il 1º novembre 1993 l'Unione europea
in quanto tale può far sentire la propria voce sulla scena
internazionale, esprimere la propria posizione sui conflitti armati, sui
diritti dell'uomo e su qualsiasi altro argomento connesso ai principi
fondamentali e ai valori comuni su cui si fonda l'Unione europea e che
essa si è impegnata a difendere.
Le disposizioni della PESC sono state rivedute dal trattato di Amsterdam
entrato in vigore il 1° maggio 1999. Gli articoli da 11 a 28 del
trattato sull'Unione europea sono oggi specificamente dedicati alla PESC.
Una decisione importante intesa a migliorare l'efficacia e la
"visibilità" della politica estera dell'Unione è stata presa quando si è
proceduto alla nomina dell'Alto Rappresentante per la PESC (innovazione
contemplata dal trattato di Amsterdam), assegnando al signor Javier
Solana Madariaga tale incarico quinquennale dal 18 ottobre 1999.
Il nuovo trattato di Nizza, firmato il 26 febbraio 2001, che entrerà in
vigore non appena ratificato dagli Stati membri, contempla nuove
disposizioni in materia di PESC.
La politica europea in materia di sicurezza e di difesa (PESD)
Il trattato dota l'Unione anche di una politica di sicurezza comune che
comprende tutte le questioni relative alla sua sicurezza, ivi compresa
la definizione progressiva di una politica di difesa comune - ossia la
PESD è una componente della PESC. Questa politica di difesa comune
potrebbe condurre ad una difesa comune, se il Consiglio europeo
decidesse in tal senso e fatta salva una decisione adottata e ratificata
dai quindici Stati membri.
La PESD non pregiudica tuttavia il carattere specifico della politica di
sicurezza e di difesa di taluni Stati membri ed è compatibile con la
politica condotta nel quadro dell'Organizzazione del trattato del Nord
Atlantico (NATO).
Il Consiglio europeo di Colonia del giugno 1999 ha collocato al centro
del rafforzamento della politica europea comune in materia di sicurezza
e di difesa le missioni di gestione delle crisi note anche come compiti
di Petersberg dal nome del luogo in cui nel giugno 1992 si è tenuto il
consiglio ministeriale dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO) che li
ha definiti.
Si tratta di missioni umanitarie e di soccorso, di attività di
mantenimento della pace e di missioni di unità di combattimento nella
gestione di crisi, ivi comprese le missioni tese al ristabilimento della
pace. Il Consiglio europeo ha stabilito a tal fine che "l'Unione deve
avere la capacità di condurre azioni in modo autonomo, potendo contare
su forze militari credibili, sui mezzi per decidere di farle intervenire
e sulla disponibilità a farlo, al fine di rispondere alle crisi
internazionali lasciando impregiudicate le azioni della NATO."
Ciascun Consiglio europeo successivo (Helsinki, Feira e Nizza) ha
realizzato gradualmente questa volontà di dotare l'Unione di una
capacità di condurre azioni in modo autonomo nella gestione delle crisi
internazionali, ove non sia impegnata la NATO nel suo complesso, pur
rispettando i principi della Carta delle Nazioni Unite e riconoscendo le
prerogative del suo Consiglio di sicurezza.
Pertanto il Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 ha fissato
l'obiettivo primario in termini di capacità militari. Nel 2003 l'Unione
dovrà essere in grado di schierare nell'arco di 60 giorni e per almeno
un anno fino a 60.000 effettivi capaci di svolgere l'insieme dei compiti
di Petersberg.
Va sottolineato che la realizzazione dell'obiettivo non comporta
l'istituzione di un esercito europeo, in quanto l'impegno e lo
schieramento di forze nazionali avvengono in base ad una decisione
sovrana adottata dagli Stati membri.
Il Consiglio europeo di Nizza ha deciso di istituire in seno al
Consiglio nuove strutture politiche e militari permanenti tese ad
assicurare il controllo politico e la direzione strategica delle crisi,
ossia il Comitato politico e di sicurezza e il Comitato militare.
Inoltre in seno al Segretariato generale del Consiglio è istituito
attualmente lo Stato maggiore militare, composto di esperti militari
distaccati dagli Stati membri, sotto la direzione militare del Comitato
militare che è incaricato di assistere.
L'Unione ha inoltre stabilito le disposizioni che consentiranno ai paesi
terzi (gli Stati europei membri della NATO non membri dell'Unione ed
altri paesi candidati all'Unione) e ad altri partner potenziali di
partecipare alla gestione militare delle crisi da parte dell'UE.
Sono state concluse peraltro le intese permanenti di consultazione e di
cooperazione UE-NATO. In alcuni settori specifici proseguono
periodicamente gli incontri tra l'Unione e la NATO per consentire
all'Unione eventualmente di lanciare operazioni che si avvalgono dei
mezzi e delle capacità della NATO (segnatamente le capacità di
pianificazione e le opzioni di comando).
Nel frattempo prosegue alacremente la preparazione di un programma di
esercitazioni per testare le strutture e i mezzi di gestione delle crisi
ed elaborare procedure.
Obiettivo di tutti questi lavori è che l'unione si prepari rapidamente
ad essere operativa nel 2001. Ciò dovrebbe avvenire entro il Consiglio
europeo di Laeken nel dicembre 2001.
L'Unione ha inoltre deciso di sviluppare gli aspetti civili della
gestione delle crisi nei quattro settori prioritari fissati dal
Consiglio europeo di Feira: polizia, rafforzamento della stato di
diritto, rafforzamento dell'amministrazione civile e protezione civile.
I lavori proseguono per realizzare gli obiettivi stabiliti in materia di
polizia (nel 2003 gli Stati membri devono poter fornire 5.000 agenti di
polizia, di cui 1000 da dispiegarsi in meno di 30 giorni, per le
missioni internazionali) e per definire obiettivi specifici connessi al
rafforzamento dello stato di diritto.
I lavori rispecchiano l'approccio coerente e globale dell'Unione alla
gestione delle crisi, inteso a consentire all'Unione di sviluppare
maggiormente la gamma di strumenti civili già a sua disposizione (in
gran parte sotto la responsabilità della Commissione), aggiungendovi
anche la possibilità di avvalersi della forza militare.
Quest'insieme è denominato politica europea in materia di sicurezza e di
difesa (PESD).
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II. PERCHÈ È NECESSARIA UNA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE?
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A partire dagli anni '50 le Comunità europee hanno sviluppato forti
legami economici tra gli Stati membri e con il resto del mondo. I
progressi compiuti nel settore economico hanno consentito all'Unione di
raggiungere a decorrere dagli anni '90 un livello di integrazione
economica senza pari nel mondo (ad esempio attraverso la creazione del
mercato unico senza frontiere e della moneta unica) e di sviluppare
notevolmente relazioni commerciali con numerosi paesi e regioni del
mondo.
Lo sviluppo economico dell'Unione si è accompagnato ad un sostegno
consistente ad altri paesi e regioni, sia in termini di cooperazione
allo sviluppo, di aiuto umanitario che di aiuti per la ricostruzione.
Infatti la Comunità europea e gli Stati membri forniscono oggi oltre la
metà dei fondi per l'aiuto internazionale allo sviluppo e oltre il 50%
dell'aiuto umanitario mondiale. Essi finanziano un terzo dell'aiuto
mondiale in Medio Oriente (50% per i territori palestinesi), il 60%
circa per la Russia e per le Repubbliche dell'ex Unione Sovietica,
nonché il 40% dello sforzo di ricostruzione in Bosnia-Erzegovina.
Questo aiuto consistente è ormai completato da un aspetto politico: il
contributo al mantenimento della pace internazionale, anche
eventualmente con il ricorso alle forze militari, la promozione della
cooperazione internazionale, della democrazia e dei diritti dell'uomo.
L'Unione europea, attore economico e politico di primo piano sulla scena
internazionale
Lo sviluppo dell'aspetto politico è stato innescato dagli avvenimenti
che dalla fine degli anni '80 hanno modificato il paesaggio europeo e
mondiale, provocando un notevole cambiamento degli interessi strategici.
Infatti la disintegrazione dell'ex Unione sovietica e la fine dalla
guerra fredda hanno allontanato il rischio di un attacco massiccio
sferrato in Europa. Il conflitto nell'ex Jugoslavia ci ha però resi
consapevoli dei rischi di un grosso conflitto alle nostre porte.
Detti avvenimenti hanno consentito di mettere in evidenza il pericolo
che i conflitti regionali costituiscono per i paesi e le regioni
limitrofe, nonché per la pace e la sicurezza internazionale e la
stabilità; questo pericolo si è sostituito in gran parte al rischio di
aggressione territoriale, connesso al concetto classico di difesa.
L'Unione deve peraltro prevenire e affrontare varie minacce, quali la
proliferazione delle armi di distruzione di massa, i traffici di armi,
il traffico illecito di materiale nucleare, il fondamentalismo o
l'estremismo.
I bisogni della difesa in Europa sono pertanto cambiati e l'Unione ha
deciso di assumersi maggiormente la propria sicurezza.
L'Unione ha deciso perciò di dotarsi dei mezzi atti a condurre azioni in
modo autonomo nella gestione delle crisi, ma anche di intervenire per
prevenire i conflitti, cercando di affrontare le cause e di operare ai
fini della ricostruzione e della stabilizzazione, settore in cui la
Comunità e gli Stati membri già svolgevano azioni importanti.
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III. IN CHE MODO VIENE ATTUATA LA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE?
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La politica estera e di sicurezza comune non viene attuata allo stesso
modo delle politiche comunitarie (ad esempio politica agricola, politica
di tutela dell'ambiente, trasporti, ricerca, ecc.). Vista la sensibilità
dei problemi in materia di relazioni internazionali, il trattato ha dato
ovviamente gran peso agli Stati membri e agli organi dell'Unione europea
ai quali essi partecipano direttamente, al Consiglio cioè e ai suoi
organi competenti (comitati, gruppi).
La PESC si inserisce in un quadro istituzionale unico: le istituzioni
interessate sono quelle esistenti nel quadro comunitario. Tuttavia
l'equilibrio dei poteri tra il Consiglio, il Parlamento europeo e la
Commissione è differente. Sotto questo profilo, la PESC si distingue
fortemente dall'attuazione delle politiche comunitarie. La Commissione è
perciò associata a pieno titolo alla PESC ma il suo diritto di
iniziativa non è esclusivo; le iniziative sono presentate soprattutto
dalla Presidenza, da uno Stato membro o dall'Alto Rappresentante. Il
Parlamento europeo è consultato dalla Presidenza sulle scelte
fondamentali della PESC e viene informato dei suoi sviluppi.
Gli attori della politica estera e di sicurezza comune
Il Consiglio europeo
Il Consiglio europeo riunisce i capi di Stato o di governo dei Quindici,
come pure il Presidente della Commissione europea. I membri del
Consiglio europeo sono assistiti dai Ministri degli Affari esteri e dal
Commissario europeo incaricato delle relazioni esterne. Ospitato in
linea di massima dallo Stato che esercita la presidenza del Consiglio,
il Consiglio europeo scandisce la vita politica e lo sviluppo
dell'Unione europea riunendosi almeno due volte l'anno (generalmente in
giugno e in dicembre).
Esso occupa una posizione chiave nel settore della politica estera e di
sicurezza comune in quanto ne definisce i principi e gli orientamenti
generali, ivi comprese le questioni che hanno implicazioni in materia di
difesa.
Nel ruolo di legislatore conferitogli dal trattato di Amsterdam il
Consiglio europeo decide all'unanimità le strategie comuni che l'Unione
attua nei settori in cui gli Stati membri hanno importanti interessi
comuni.
Il Consiglio europeo dell'Unione europea
Il Consiglio dell'Unione europea è formato dai rappresentanti di
ciascuno Stato membro a livello ministeriale. Sono i ministri degli
Affari esteri che operano in seno al "Consiglio Affari generali" che
trattano le "questioni PESC".
È compito del Consiglio adottare le decisioni necessarie alla
definizione e all'attuazione della PESC in base agli orientamenti
generali o alle strategie comuni definiti dal Consiglio europeo. Esso
adotta a tal fine posizioni e azioni comuni, nonché decisioni. Il
Consiglio assicura l'unità, la coerenza e l'efficacia dell'azione
dell'Unione.
I lavori del Consiglio "Affari generali" sono preparati dal Comitato dei
Rappresentanti Permanenti (COREPER). I Rappresentanti Permanenti
(ambasciatori) agiscono in questo campo come per le altre politiche
comunitarie.
Il Comitato politico e la sua struttura permanente a Bruxelles, il
Comitato politico e di sicurezza, seguono la situazione internazionale e
contribuiscono a definire le politiche formulando pareri per il
Consiglio, a sua richiesta o di propria iniziativa e sorvegliano inoltre
l'attuazione delle politiche concordate.
In caso di crisi il Comitato politico e di sicurezza svolge un ruolo
centrale nel definire la risposta dell'Unione alla crisi e assicura il
controllo politico e la direzione strategica delle operazioni militari,
in base alle consulenze e alle raccomandazioni del Comitato militare
assistito dallo Stato maggiore militare.
Il Comitato militare assicura la direzione militare di tutte le attività
militari nell'ambito dell'Unione. È composto dei Capi di Stato maggiore
della difesa degli Stati membri (Capi SMD), rappresentati dai loro
delegati militari a Bruxelles. Il presidente del Comitato militare è di
nomina generale o ammiraglio a tre stelle, selezionato dai quindici Capi
SMD e nominato dal Consiglio per un triennio.
Si noti che il nuovo trattato di Nizza consentirà per la prima volta al
Comitato politico e di sicurezza, a certe condizioni, di adottare
decisioni di attuazione in materia di gestione delle crisi, consentendo
al Comitato di esercitare meglio la funzione di controllo politico e di
direzione strategica delle operazioni.
La Presidenza
Ogni sei mesi uno Stato membro assume la Presidenza dell'Unione europea
e a tale titolo esercita la presidenza del Consiglio europeo, del
Consiglio dell'Unione europea e degli organi incaricati della
preparazione dei lavori (COREPER, Comitato politico/Comitato politico e
di sicurezza, comitati e gruppi). La Presidenza svolge un ruolo di
incentivazione e di controllo. Rappresenta l'Unione nelle materie
rientranti nella PESC, segnatamente conducendo il dialogo politico
dell'Unione con i paesi terzi.. È responsabile dell'attuazione delle
decisioni adottate nel settore della PESC. A tale titolo, esprime la
posizione dell'Unione nelle organizzazioni internazionali e in seno alle
conferenze internazionali.
Nell'ambito dei suoi compiti, la Presidenza è assistita dal Segretario
Generale del Consiglio/Alto Rappresentante per la PESC, in associazione
con la Commissione europea. La Presidenza può altresì essere assistita
dallo Stato membro che eserciterà la presidenza successiva. Questi
quattro attori sono generalmente denominati la "Troika".
Il Segretario Generale del Consiglio /Alto Rappresentante per la
politica estera e di sicurezza comune
Il trattato stabilisce che il Segretario Generale del Consiglio è anche
Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune. A
volte chiamato "signor PESC", l'Alto Rappresentante assiste il
Consiglio, in particolare contribuendo alla formulazione, elaborazione e
attuazione delle decisioni politiche e conducendo all'occorrenza, a nome
del Consiglio e a richiesta della Presidenza, il dialogo politico con
terzi.
La nomina del signor Javier Solana Madariaga basta a dimostrare che
l'Alto Rappresentante è "una personalità di alto profilo politico",
condizione posta dal Consiglio europeo di Vienna del dicembre 1998. Il
signor Solana assume anche la funzione di Segretario Generale
dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO), alcune funzioni della quale
saranno inglobate nell'Unione entro il 2001.
Il Segretario Generale aggiunto e il Segretariato generale del Consiglio
Il Segretario Generale, signor Javier Solana, e il Segretario Generale
aggiunto, signor Pierre de Boissieu, dirigono il Segretariato generale
del Consiglio, che assiste la Presidenza e assicura la preparazione ed
il corretto funzionamento dei lavori del Consiglio a tutti i livelli.
La direzione generale delle relazioni esterne (DG E), diretta dal signor
Brian Lee Crowe, direttore generale, è competente per tre grandi
settori. Si tratta da un lato delle relazioni economiche esterne (il cui
Direttore generale è il signor Cornelis Stekelenburg), dall'altro degli
affari geografici della PESC , in terzo luogo della "struttura politica
e militare" per la politica di sicurezza e di difesa. Oltre a fornire
sostegno a tutti i lavori del Consiglio e dei suoi organi, la DG E è
incaricata della preparazione, della partecipazione e del controllo del
dialogo politico, nonché delle relazioni di lavoro tra l'Unione europea
e le organizzazioni internazionali nei settori di sua competenza. In
particolare si stanno rafforzando le relazioni con le Nazioni Unite,
l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, la NATO e
il Consiglio d'Europa.
La "cellula di programmazione politica e tempestivo allarme", ormai
denominata Unità politica, istituita da una dichiarazione allegata al
trattato di Amsterdam, è sotto la responsabilità dell'Alto
Rappresentante. L'Unità politica è composta di personale appartenente al
Segretariato generale del Consiglio, agli Stati membri, alla Commissione
e all'Unione dell'Europa occidentale (UEO). La summenzionata
dichiarazione enumera i compiti principali dell'unità:
1. sorvegliare e analizzare gli sviluppi nei settori rientranti nella
PESC;
2. fornire valutazioni degli interessi dell'Unione e individuare settori
di eventuale futuro intervento della PESC;
3. fornire tempestive valutazioni e dare per tempo l'allarme circa
eventi o situazioni che possono avere significative conseguenze,
comprese le possibili crisi politiche;
4. redigere, a richiesta del Consiglio o della Presidenza oppure di
propria iniziativa, documenti contenenti opzioni politiche motivate, da
presentare sotto la responsabilità della Presidenza come contributo alla
definizione di politiche in sede di Consiglio.
Lo Stato maggiore (militare) dell'Unione europea (EUMS), composto di
esperti militari degli Stati membri distaccati presso il Segretariato
generale del Consiglio, è un dipartimento direttamente collegato all'
Alto Rappresentante. L'EUMS è diretto dal tenente generale Rainer
SCHUWIRTH, direttore generale, e dal maggiore generale Graham
Messervy-Whiting, direttore generale aggiunto. L'EUMS deve assicurare il
tempestivo allarme, la valutazione della situazione e la pianificazione
strategica nell'ambito delle missioni di gestione delle crisi, compresa
l'identificazione delle forze europee nazionali e multinazionali e
attuare le politiche e le decisioni in base alle direttive del Comitato
militare che è incaricato di assistere.
La Commissione europea
Il trattato sull'Unione europea stipula che la Commissione europea è
associata a pieno titolo ai lavori svolti nell'ambito della PESC. Tale
associazione è necessaria per garantire la coerenza della PESC con le
relazioni economiche esterne, la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto
umanitario, che sono politiche comunitarie nelle quali la Commissione
svolge un ruolo primordiale.
Il Presidente della Commissione si unisce ai Capi di Stato e di Governo
in sede di Consiglio europeo. La Commissione partecipa alle riunioni del
Consiglio e dei suoi organi preparatori e al dialogo politico con i
paesi terzi. Al pari degli Stati membri o dell' Alto Rappresentante,
essa può sottoporre al Consiglio questioni di politica estera e di
sicurezza e presentare iniziative al Consiglio. Tuttavia il suo diritto
di iniziativa non è esclusivo, come è il caso, generalmente, per le
politiche comunitarie.
Al pari della Presidenza la Commissione informa il Parlamento europeo in
merito agli sviluppi della PESC.
Gli Stati membri
Gli Stati membri si sono impegnati nel trattato ad appoggiare
attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza comune in
un'ottica di lealtà e solidarietà reciproca. Ciascuno Stato membro può
sottoporre al Consiglio questioni relative alla PESC e sottoporre
proposte al Consiglio.
Gli Stati membri provvedono a conformare le loro politiche nazionali con
le posizioni comuni. Nelle sedi internazionali sostengono tali posizioni
comuni, generalmente difese dalla Presidenza. Informano gli Stati membri
che non partecipano ai lavori delle organizzazioni e conferenze
internazionali sulle questioni che presentano un interesse comune.
Si impegnano a sostenere le azioni comuni. I loro servizi diplomatici
all'estero cooperano per assicurare il rispetto e l'attuazione delle
posizioni comuni e delle azioni comuni.
Il Segretariato del Consiglio, la Commissione e le capitali degli Stati
membri sono collegati in permanenza da un sistema di comunicazioni
protetto grazie al quale possono scambiarsi messaggi e procedere a
consultazioni. Anche i paesi candidati all'adesione sono collegati al
Segretariato del Consiglio da una rete di informatica protetta.
I rappresentanti speciali
Il trattato autorizza il Consiglio a nominare rappresentanti speciali
con un mandato per problemi politici specifici. Essi dipendono
direttamente dall' Alto Rappresentante per la PESC. L'Unione annovera
attualmente quattro rappresentanti speciali: il signor Miguel Ángel
Moratinos (Vicino Oriente), il signor Aldo Ajello (Grandi laghi in
Africa), il signor Bodo Hombach (coordinatore speciale per il patto di
stabilità per l'Europa sudorientale), François Léotard (ex Repubblica
jugoslava di Macedonia). Il trattato di Nizza introduce la loro nomina a
maggioranza qualificata.
Gli strumenti della PESC
Il trattato dota la PESC di vari strumenti: le posizioni comuni, le
azioni comuni, le decisioni e la conclusione di accordi internazionali.
Inoltre le strategie comuni comportano e agevolano il ricorso a
strumenti della PESC. Le dichiarazioni e i contatti con i paesi terzi
rimangono inoltre mezzi diplomatici importanti della PESC. La PESC si
avvale così di taluni strumenti specifici: non ricorre a strumenti
giuridici quali le "direttive" o i "regolamenti" che esistono per le
politiche comunitarie.
Le strategie comuni
Le strategie comuni sono decise dal Consiglio europeo, su
raccomandazione del Consiglio, nei settori in cui gli Stati membri hanno
interessi importanti. Ogni strategia precisa gli obiettivi, la durata e
i mezzi che dovranno essere forniti dall'Unione e dagli Stati membri. Il
Consiglio dà attuazione a tali strategie, adottando in particolare
azioni comuni e posizioni comuni a maggioranza qualificata (ciò non vale
però per le questioni che hanno implicazioni militari o di difesa, in
quanto le decisioni in questo settore si adottano sempre all'unanimità).
Se un membro del Consiglio intende opporsi a una delle decisioni per
motivi importanti di politica nazionale, il Consiglio può adire il
Consiglio europeo, che delibera allora all'unanimità.
Finora il Consiglio ha adottato tre strategie comuni: sulla Russia,
sull'Ucraina e sulla regione mediterranea.
Le posizioni comuni
Il Consiglio può adottare posizioni comuni che definiscono la posizione
dell'Unione su una questione particolare di natura geografica o
tematica, rispetto ad uno Stato terzo o per esempio, in occasione di una
conferenza internazionale. Gli Stati membri provvedono affinché le loro
politiche nazionali siano conformi alla loro posizione comune.
Le azioni comuni
Il Consiglio adotta azioni comuni allorché specifiche situazioni
richiedono un intervento operativo che impegna gli Stati membri
dell'Unione europea. Ogni azione definisce gli obiettivi, la portata, i
mezzi di cui l'Unione deve disporre, le condizioni di attuazione, come
pure la durata (se necessario).
Le decisioni
Nell'ambito della PESC il Consiglio può anche adottare decisioni che
sono vincolanti per gli Stati membri come le posizioni comuni e le
azioni comuni.
La conclusione di accordi internazionali
Quando occorre concludere un accordo con uno o più Stati od
organizzazioni internazionali nel settore della PESC, il Consiglio può
autorizzare la Presidenza ad avviare negoziati. Nel corso di tali
negoziati la Presidenza è assistita dal Segretariato generale e, se del
caso, dalla Commissione. Tali accordi sono in seguito conclusi dal
Consiglio che delibera all'unanimità, su raccomandazione della
Presidenza.
Il trattato stabilisce tuttavia che nessun accordo è vincolante per uno
Stato membro il cui rappresentante in sede di Consiglio dichiari che
esso deve conformarsi alle proprie norme costituzionali. Gli altri
membri del Consiglio, possono convenire che l'accordo si applichi a
titolo provvisorio nei loro confronti. Inoltre, una dichiarazione
allegata al trattato precisa che un tale accordo non implica alcun
trasferimento di competenze dagli Stati membri all'Unione europea. Il
nuovo trattato di Nizza definirà le norme decisionali in questo settore
e stabilirà che siffatti accordi vincolano le istituzioni dell'Unione.
L'azione comune relativa alla missione di vigilanza dell'Unione europea
nella Repubblica federale di Jugoslavia (RFJ), adottata il 22 dicembre
2000, prevede esplicitamente che le modalità per le operazioni della
missione saranno stabilite in accordi internazionali. Potrebbe essere il
primo accordo internazionale che l'Unione europea conclude a titolo
della PESC.
La missione di sorveglianza, d'ora in avanti chiamata EUMM (Missione di
sorveglianza dell'Unione europea) è composta di osservatori che vigilano
sugli sviluppi politici e di sicurezza nei Balcani occidentali,
prestando una particolare attenzione al controllo delle frontiere, alle
questioni interetniche e al rientro dei rifugiati. L'Alto Rappresentante
svolge un ruolo importante nel definire i compiti, nel sorvegliare il
funzionamento e nell'informare il Consiglio sulle attività della
missione.
Le dichiarazioni
Le dichiarazioni esprimono pubblicamente una posizione, una richiesta o
un'aspettativa dell'Unione europea rispetto ad un paese terzo o ad una
questione internazionale. Questo strumento flessibile permette di
reagire molto rapidamente in caso di incidenti improvvisi in una parte
del mondo e di esprimere l'opinione dell'Unione. Sono chiamate
"Dichiarazione dell'Unione europea" allorché il Consiglio si riunisce e
si pronuncia su una questione internazionale, oppure "Dichiarazione
della Presidenza a nome dell'Unione europea" quando il Consiglio non si
riunisce.
I contatti con i paesi terzi
I contatti con i paesi terzi avvengono principalmente tramite riunioni
di "dialogo politico" e "iniziative". L'Unione europea mantiene un
dialogo politico con numerosi paesi o gruppi di paesi su problemi di
politica internazionale. Queste riunioni, più di 200 all'anno, hanno
luogo a tutti i livelli: capi di Stato, ministri, direttori politici,
alti funzionari, esperti. L'Unione europea vi è rappresentata dalla
Presidenza, assistita dall'Alto Rappresentante per la PESC, o dal solo
Alto Rappresentante a richiesta della Presidenza o dalla Troika
(Presidenza assistita dall'Alto Rappresentante per la PESC e la
Commissione e, eventualmente, la Presidenza successiva) o ancora (in
pochi casi) dai rappresentanti degli Stati membri e dal rappresentante
della Commissione. Le iniziative, aventi carattere riservato, sono
intraprese nei confronti di paesi terzi dalla Presidenza o dalla Troika
a nome dell'Unione europea. Generalmente sono intese a risolvere con un
determinato Stato questioni concernenti i diritti dell'uomo, la
democrazia, azioni umanitarie.
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IV. L'EFFICACIA DELLA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE?
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La politica estera e di sicurezza comune deve essere coerente con altre
politiche e disporre di un processo decisionale efficace.
Coerenza
La coerenza nel settore "PESC" è assicurata per due motivi.
Innanzitutto il trattato sull'Unione europea ha fornito un quadro, i
mezzi, i metodi e un ritmo di lavoro per attuare la PESC, pur
mantenendola entro il quadro istituzionale unico, ossia quello già
esistente nella sfera d'azione comunitaria. Il fatto che la Commissione
sia pienamente associata ai lavori sulla PESC rafforza questo
coordinamento.
D'altro canto spetta al Consiglio europeo, definendo le linee direttrici
dello sviluppo dell'Unione, assicurare la coerenza della PESC rispetto
alle politiche comunitarie (tra cui segnatamente le relazioni economiche
esterne e la politica di cooperazione allo sviluppo) che sono attuate
sotto la responsabilità della Commissione.
Efficacia del processo decisionale
Nella PESC le decisioni si adottano generalmente all'unanimità. Ciò
significa che uno Stato membro può bloccare l'adozione di un testo. Il
trattato comporta tuttavia varie misure che permettono di superare
questo ostacolo. Sebbene l'unanimità resti la regola e sia obbligatoria
ai fini dell'adozione di decisioni che hanno implicazioni nel settore
militare o della difesa, esistono due possibilità di agevolare il
processo decisionale:
1. "L'astensione costruttiva": in caso di astensione dal voto, in sede
di adozione di una decisione, uno Stato membro può motivare la propria
astensione con una dichiarazione formale. In tal caso esso non è
obbligato ad applicare la decisione, ma accetta che essa impegni
l'Unione.
2. Il ricorso alla maggioranza qualificata: il ricorso alla maggioranza
qualificata è stato esteso ai casi in cui il Consiglio dà attuazione
alle strategie comuni decise dal Consiglio europeo, come pure ai casi in
cui adotta decisioni relative all'attuazione di un'azione comune o di
una posizione comune. In sede di adozione di una decisione a maggioranza
qualificata, uno Stato può tuttavia invocare specificati e importanti
motivi di politica nazionale, per opporsi all'adozione del testo. In tal
caso non si procede alla votazione. Il Consiglio, deliberando a
maggioranza qualificata, può chiedere che della questione sia investito
il Consiglio europeo, affinché si pronunci all'unanimità. È opportuno
sottolineare infine che la maggioranza qualificata nel settore della
PESC è in certo qual modo una "maggioranza qualificata rafforzata": le
deliberazioni sono valide se hanno ottenuto almeno 62 voti favorevoli,
espressi da almeno 10 membri.
3. Il trattato di Nizza introduce il concetto di cooperazioni rafforzate
tra vari Stati membri: quando non tutti gli Stati membri possono
conseguire gli obiettivi dell'Unione e della Comunità, gli Stati membri
in grado di farlo (otto Stati membri al minimo) possono instaurare tra
di loro una cooperazione '"rafforzata". Nel settore della PESC questa
cooperazione può riguardare esclusivamente l'attuazione di un'azione
comune o di una posizione comune, iniziative in materia di armamento e
iniziative nel settore della sicurezza e della difesa che contribuiscano
all'acquisizione di capacità di gestione delle crisi.
http://ue.eu.int/pesc/default.asp?lang=en
allegati
http://ue.eu.int/Pesc/default.asp?lang=it
STRUTTURE E CAPACITÀ MILITARI DELL'UNIONE EUROPEA
Sebbene la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) sia stata
istituzionalizzata dal trattato sull'Unione europea nel 1991, è soltanto
nel 1998 che l'Unione ha iniziato ad affrontare seriamente le questioni
relative alla difesa.
In occasione del Consiglio europeo di Colonia del giugno 1999, i leader
dell'UE hanno convenuto che "l'Unione deve avere la capacità di condurre
azioni in modo autonomo, potendo contare su forze militari credibili, i
mezzi per decidere di farle intervenire e la disponibilità a farlo, al
fine di rispondere alle crisi internazionali senza pregiudizio per le
azioni della NATO".
Il Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 ha definito il
cosiddetto obiettivo primario di Helsinki, convenendo tra l'altro quanto
segue:
- entro il 2003 gli Stati membri devono essere in grado, grazie ad una
cooperazione volontaria alle operazioni dirette dall'UE, di schierare
nell'arco di 60 giorni e mantenere per almeno un anno forze militari
fino a 50.000-60.000 uomini capaci di svolgere l'insieme dei compiti di
cui all'articolo 17 del trattato sull'Unione europea (TUE);
- nell'ambito del Consiglio saranno istituiti nuovi organi e strutture
politici e militari per consentire all'Unione di garantire la necessaria
guida politica e direzione strategica di tali operazioni, nel rispetto
del quadro istituzionale unico.
Gli Stati membri hanno partecipato, il 20 novembre 2000, ad una
Conferenza sull'impegno di capacità ( 1 )
. Gli impegni assunti dagli Stati membri sono riportati nel catalogo
delle forze di Helsinki (HFC) (2),
la cui analisi conferma che entro il 2003 l'Unione sarà in grado di
svolgere l'insieme dei compiti di cui all'articolo 17 del TUE, ma che
talune capacità devono essere migliorate in termini quantitativi e
qualitativi.
Il Consiglio europeo di Nizza del dicembre 2000 ha approvato
l'istituzione dei seguenti nuovi organi politici e militari permanenti:
a) il Comitato politico e di sicurezza (CPS) permanente
b) il Comitato militare dell'Unione europea (EUMC)
c) lo Stato maggiore dell'Unione europea (EUMS)
A seguito di una conferenza sul miglioramento delle capacità militari
tenutasi nel novembre 2001, il Consiglio europeo di Laeken ha
dichiarato, nel dicembre 2001, che grazie al proseguimento dello
sviluppo della PESD, al rafforzamento delle sue capacità e alla
creazione delle strutture appropriate, l'Unione è ormai capace di
condurre operazioni di gestione delle crisi. Lo sviluppo dei mezzi e
delle capacità di cui può disporre consentirà all'Unione di svolgere
progressivamente operazioni sempre più complesse.
Domande ricorrenti (FAQ)
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(1)
DICHIARAZIONE DI IMPEGNO DI CAPACITÀ MILITARI
1. Dal Consiglio europeo di Colonia del giugno 1999 in poi,
specie grazie ai lavori svolti dalle Presidenze finlandese e portoghese,
lo sviluppo e la realizzazione dei mezzi e delle capacità civili e
militari necessarie per consentire all'Unione di prendere decisioni
sull'insieme delle missioni di prevenzione dei conflitti e di gestione
delle crisi definite nel trattato sull'Unione ("compiti di Petersberg".
I compiti di Petersberg comprendono le missioni umanitarie e di
soccorso, le attività di mantenimento della pace e le missioni di unità
di combattimento nella gestione di crisi, ivi comprese le missioni tese
al ristabilimento della pace (art. 17, par. 2 del trattato sull'Unione
europea)) e di attuarle, hanno rappresentato una delle priorità
dell'Unione. Questa ha sottolineato al riguardo di avere la ferma
intenzione di sviluppare una capacità autonoma di decidere e, là dove la
NATO non è impegnata in quanto tale, di lanciare e di condurre
operazioni militari sotto la direzione dell'Unione, in risposta a crisi
internazionali. A tal fine gli Stati membri hanno deciso di sviluppare
capacità militari più efficaci. Questo processo, condotto senza inutili
duplicazioni, non implica la creazione di un esercito europeo. Questi
sviluppi sono parte integrante del rafforzamento della politica estera e
di sicurezza comune. L'Unione sarà in grado così di contribuire
maggiormente alla sicurezza internazionale conformemente ai principi
della Carta delle Nazioni Unite, della Carta dell'OSCE e dell'atto
finale di Helsinki. L'Unione riconosce la responsabilità primaria del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in materia di mantenimento
della pace e della sicurezza internazionale.
2. Nel settore delle capacità militari, che vengono a
completare gli altri strumenti a disposizione dell'Unione, al Consiglio
europeo di Helsinki del dicembre 1999 gli Stati membri si sono prefissi
l'obiettivo globale di essere in grado, di qui al 2003, di schierare
nell'arco di 60 giorni e di mantenere per almeno un anno forze sino al
livello di un corpo d'armata (60.000 uomini). Tali forze dovrebbero
essere militarmente autonome e provviste delle opportune capacità di
comando, controllo e intelligence, nonché della logistica, di altre
unità di supporto al combattimento e, all'occorrenza, anche di elementi
aerei e navali.
A Helsinki gli Stati membri hanno inoltre deciso di sviluppare
rapidamente obiettivi di capacità collettive nei settori del comando e
del controllo, dell'intelligence e del trasporto strategico. Al
Consiglio europeo di Feira del giugno 2000 l'Unione ha altresì
incoraggiato i paesi candidati all'adesione all'Unione e gli Stati
europei membri della NATO che non sono membri dell'Unione a contribuire
al miglioramento delle capacità europee.I lavori intrapresi dopo il
Consiglio europeo di Feira hanno permesso all'Unione di definire la
gamma dei mezzi necessari per svolgere l'insieme dei compiti di
Petersberg, compresi i più impegnativi. Hanno consentito di fare il
punto delle esigenze dell'Unione in termini di capacità militari e di
forze per conseguire l'obiettivo primario. Le esigenze individuate sono
indicate in un catalogo delle capacità, per la cui elaborazione ci si è
avvalsi, come convenuto al Consiglio europeo di Feira, delle competenze
militari della NATO.
3. Il 20 novembre 2000, a Bruxelles, gli Stati membri hanno
partecipato a una conferenza sull'impegno di capacità che ha permesso di
raccogliere gli impegni nazionali concreti corrispondenti agli obiettivi
militari di capacità fissati dal Consiglio europeo di Helsinki. La
Danimarca ha ricordato il protocollo n. 5 allegato al trattato di
Amsterdam. In questa conferenza sono stati inoltre individuati una serie
di settori in cui concentrare lo sforzo di potenziamento dei mezzi
esistenti, di investimento o di sviluppo e coordinamento al fine di
acquisire o migliorare progressivamente le capacità necessarie a
un'azione autonoma dell'Unione. Gli Stati membri hanno reso noti i loro
primi impegni al riguardo.
Questa conferenza costituisce la prima tappa di un processo impegnativo
di rafforzamento delle capacità militari di gestione delle crisi da
parte dell'Unione, che ha lo scopo di raggiungere l'obiettivo primario
fissato per il 2003 e che proseguirà al di là di tale data per
conseguire gli obiettivi di capacità collettive.
Al Consiglio europeo di Helsinki gli Stati membri avevano infatti deciso
anche di sviluppare rapidamente obiettivi di capacità collettive nei
settori del comando e del controllo, dell'intelligence e del trasporto
strategico, e si erano compiaciuti delle decisioni già annunciate da
altri Stati membri in tal senso: - sviluppare e coordinare capacità
militari di controllo e di tempestivo allarme; - aprire gli attuali
comandi nazionali interforze ad ufficiali provenienti da altri Stati
membri; - rafforzare le capacità di reazione rapida delle attuali forze
europee multinazionali; - organizzare l'istituzione di un comando
europeo di trasporto aereo; - aumentare il numero delle truppe
rapidamente schierabili; - potenziare la capacità di evacuazione
strategica via mare. Questo sforzo sarà portato avanti. Resta infatti
essenziale per la credibilità e l'efficacia della politica europea di
sicurezza e di difesa che siano rafforzate le capacità militari
dell'Unione di gestione delle crisi, affinché essa sia in grado di
intervenire senza necessariamente far ricorso ai mezzi della NATO.
4. Nella conferenza sull'impegno di capacità, conformemente
alle decisioni dei Consigli europei di Helsinki e di Feira, gli Stati
membri si sono impegnati a offrire, su base volontaria, contributi
nazionali corrispondenti alle capacità di reazione rapida necessarie per
raggiungere l'obiettivo primario. Tali impegni sono stati riuniti in un
catalogo, cosiddetto "catalogo delle forze", la cui analisi consente di
affermare che nella prospettiva del 2003, conformemente all'obiettivo
primario definito ad Helsinki, l'Unione sarà in grado di svolgere tutti
i compiti di Petersberg, pur essendo necessario migliorare alcune
capacità, sia sul piano quantitativo che qualitativo, al fine di
ottimizzare le capacità a disposizione dell'Unione. In proposito i
ministri hanno riaffermato il loro impegno a conseguire pienamente gli
obiettivi definiti dal Consiglio europeo di Helsinki. A tale scopo, essi
cercheranno di individuare al più presto le iniziative complementari che
potranno porre in essere, su base nazionale o in cooperazione con dei
partner, per rispondere alle esigenze riscontrate. Tali sforzi si
aggiungeranno ai contributi già individuati. Per i paesi interessati,
gli sforzi compiuti in tale contesto e quelli intrapresi nel quadro
dell'Iniziativa sulle capacità di difesa della NATO saranno sinergici.
A) Le forze
Sul piano quantitativo, i contributi volontari annunciati dagli Stati
membri consentono di rispondere pienamente all'obiettivo primario
definito ad Helsinki (60.000 uomini schierabili nell'arco di 60 giorni,
per almeno un anno di missione). Tali contributi, raccolti nel "catalogo
delle forze", costituiscono un serbatoio di oltre 100.000 uomini e circa
400 aerei da combattimento e 100 navi, che consentono di soddisfare
pienamente le esigenze individuate in base ai diversi tipi di missioni
di gestione delle crisi che rientrano nell'obiettivo primario.
Fino al 2003, non appena gli organi politici e militari competenti
dell'Unione saranno in grado di assicurare, sotto l'autorità del
Consiglio, il controllo politico e la direzione strategica delle
operazioni condotte dall'Unione, questa potrà progressivamente assumere
alcuni compiti di Petersberg in funzione del potenziamento delle sue
capacità militari. Tuttavia è stata individuata la necessità di
migliorare ancora la disponibilità, la schierabilità, la sostenibilità
nel tempo e l'interoperabilità delle forze al fine di soddisfare
pienamente le necessità connesse ai compiti di Petersberg più
impegnativi. Si dovrà inoltre compiere uno sforzo in settori specifici,
quali l'equipaggiamento militare, comprese armi e munizioni, e i servizi
di sostegno, compreso il settore sanitario, nonché la prevenzione dei
rischi operativi e la protezione delle forze.
B) Le capacità strategiche
In materia di comando, controllo e comunicazione, gli Stati membri hanno
offerto un numero soddisfacente di Quartieri generali nazionali o
multinazionali a livello strategico, operativo, di forze e di
componenti.
Tali offerte dovranno essere valutate successivamente sul piano
qualitativo affinché l'Unione possa disporre, al di là di un eventuale
ricorso alle capacità della NATO, di mezzi ottimali di comando e di
controllo. L'Unione ha ricordato a questo riguardo come sia importante
concludere rapidamente i lavori in corso sull'accesso alle capacità e ai
mezzi della NATO. Lo Stato maggiore dell'Unione, che disporrà di una
prima capacità operativa nel corso dell'anno 2001, rafforzerà la
capacità collettiva di tempestivo allarme dell'Unione e la doterà di una
capacità di valutazione della situazione e di pianificazione strategica
predecisionale.
In materia di intelligence, oltre alle capacità di interpretazione
d'immagine del Centro satellitare di Torrejón, gli Stati membri hanno
offerto un certo numero di mezzi che possono contribuire alla capacità
di analisi e di controllo della situazione dell'Unione. Essi hanno
tuttavia rilevato che saranno necessari seri sforzi in questo settore
per disporre in futuro di una maggiore intelligence di livello
strategico.
Per quanto riguarda le capacità di trasporto strategico aereo e navale
di cui dispone l'Unione, sono necessari miglioramenti al fine di
garantire che l'Unione sia in grado di rispondere, quale che sia lo
scenario, anche alle esigenze di una delle operazioni più impegnative
nell'ambito dei compiti di Petersberg, come definito ad Helsinki.
5. Conformemente alle decisioni dei Consigli europei di
Helsinki e di Feira sugli obiettivi di capacità collettive, gli Stati
membri si sono inoltre impegnati a intraprendere iniziative a medio e a
lungo termine al fine di migliorare ulteriormente le loro capacità, sia
operative che strategiche. Gli Stati membri si sono impegnati a
proseguire, segnatamente nel quadro delle riforme in corso in seno alle
loro forze armate, le iniziative di rafforzamento delle loro capacità,
nonché i progetti esistenti o in gestazione volti a porre in essere
soluzioni multinazionali, anche per la messa in comune dei mezzi.
L'insieme di detti progetti riguarda
il miglioramento dei risultati delle forze europee quanto a
disponibilità, schierabilità, sostenibilità nel tempo e interoperabilità;
lo sviluppo delle capacità "strategiche": mobilità strategica per
inviare rapidamente le forze sul luogo dell'operazione; Quartieri
generali per comandare e controllare le forze nonché sistema informativo
e di comunicazione associati; mezzi per fornire loro intelligence;
il rafforzamento delle capacità operative essenziali nel quadro di
un'operazione di gestione delle crisi; al riguardo sono stati
individuati i mezzi di ricerca e di soccorso in condizioni operative,
gli strumenti di difesa antimissile terra-terra, le armi di precisione,
il supporto logistico, gli strumenti di simulazione.
Al riguardo, un aspetto positivo è dato dalla ristrutturazione delle
industrie della difesa europee in corso in taluni Stati membri, in
quanto essa favorisce lo sviluppo delle capacità europee. A titolo
esemplificativo gli Stati membri interessati hanno ricordato i lavori da
essi avviati su un certo numero di progetti essenziali che
contribuiranno al rafforzamento delle capacità a disposizione
dell'Unione: Future Large Aircraft (Airbus A 400M), navi per il
trasporto marittimo, elicotteri per il trasporto delle truppe (NH 90).
Alcuni Stati membri hanno inoltre annunciato di voler proseguire gli
sforzi per dotarsi di equipaggiamento atto a rafforzare la sicurezza e
l'efficacia dell'azione militare. Inoltre alcuni Stati membri si sono
impegnati a fare passi avanti in materia di accesso garantito
dell'Unione alle immagini satellitari, in particolare grazie allo
sviluppo di nuove attrezzature satellitari, sia ottiche sia radar (Helio
II, SAR Lupe e Cosmos Skymed).
6. Al fine di garantire continuità all'iniziativa europea
per il rafforzamento delle capacità, gli Stati membri hanno convenuto
che è importante definire un meccanismo di valutazione che consenta di
assicurare il follow-up e facilitare progressi verso la realizzazione
degli impegni assunti in vista del raggiungimento dell'obiettivo
primario, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Questo meccanismo, le grandi linee del quale saranno approvate nel
Consiglio europeo di Nizza, mira a dotare l'Unione di una capacità di
valutazione e di follow-up dei propri obiettivi (fondata sulla Task
force "Obiettivo primario") in base a un metodo di consultazione tra
Stati membri. Per evitare duplicazioni si potranno, per quanto riguarda
gli Stati membri interessati, utilizzare dati tecnici derivati dai
meccanismi esistenti della NATO, quali il processo di pianificazione
della difesa e il processo di pianificazione e di riesame (PARP). Ciò
avverrà, con il sostegno dello Stato maggiore dell'Unione (EUMS),
tramite consultazioni tra esperti attraverso un gruppo istituito secondo
il modello adottato per elaborare il catalogo delle capacità (HTF plus).
Inoltre l'informazione e la trasparenza tra l'Unione e la NATO saranno
garantite in maniera adeguata dal Gruppo "Capacità" istituito tra le due
organizzazioni, che provvederà ad assicurare lo sviluppo coerente delle
capacità dell'Unione e della NATO laddove esse si sovrappongono (in
particolare quelle derivanti dagli obiettivi definiti al Consiglio
europeo di Helsinki e dall'iniziativa sulle capacità di difesa della
NATO).
Il meccanismo si ispirerà ai seguenti principi:
salvaguardia dell'autonomia decisionale dell'Unione, in particolare per
quanto riguarda la definizione, la valutazione, il controllo e il
follow-up degli obiettivi di capacità;
riconoscimento del carattere politico e volontario degli impegni
assunti, il che significa che gli Stati membri sono responsabili degli
eventuali adattamenti apportati agli impegni a seguito della valutazione
fatta;
trasparenza, semplicità e chiarezza, in particolare per consentire il
raffronto degli impegni assunti dai vari Stati membri;
regolarità e continuità della valutazione dei progressi compiuti, in
base a rapporti che permettano ai ministri di prendere le decisioni
appropriate;
flessibilità necessaria per adattare gli impegni alle nuove esigenze.
Per quanto riguarda le relazioni con la NATO:
le intese in materia di trasparenza, cooperazione e dialogo tra l'Unione
e la NATO dovrebbero essere definite nel documento relativo agli accordi
permanenti UE/NATO. Il meccanismo di valutazione terrà inoltre conto dei
seguenti principi:
necessità per i paesi interessati di assicurare la coerenza tra gli
impegni assunti nel quadro dell'Unione e gli obiettivi in termini di
forze approvati nell'ambito del Comitato di pianificazione della difesa
della NATO e del PARP;
necessità di un reciproco rafforzamento tra gli obiettivi di capacità
dell'Unione e quelli derivanti, per i paesi interessati, dall'Iniziativa
sulle capacità di difesa della NATO;
esigenza di evitare inutili duplicazioni delle procedure e delle
richieste di informazioni.
Per quanto riguarda le relazioni con i paesi terzi:
il meccanismo terrà conto dei contributi degli Stati europei membri
della NATO che non fanno parte dell'Unione e dei paesi candidati
all'adesione, per consentire la valutazione dei rispettivi impegni
complementari che contribuiscono al miglioramento delle capacità europee
e per facilitarne l'eventuale partecipazione a operazioni condotte
dall'Unione in conformità delle decisioni di Helsinki e di Feira.
All'analisi delle attività svolte in seno all'Unione, su cui sarà
riferito al Consiglio, parteciperà l'EUMS nell'ambito del proprio
mandato.
* * *
Gli Stati membri si sono compiaciuti del fatto che, rispondendo
all'invito loro rivolto dal Consiglio europeo di Feira, i paesi
candidati all'adesione e gli Stati europei membri della Nato non
appartenenti all'UE, in vista delle riunioni ministeriali del 21
novembre, abbiano manifestato l'intenzione di contribuire al
miglioramento delle capacità europee sotto forma di impegni
complementari.
I contributi, che sono stati raccolti nelle riunioni ministeriali del 21
novembre 2000, amplieranno la gamma delle capacità disponibili per le
operazioni condotte dall'Unione, consentendo così il rafforzamento
ottimale delle capacità d'intervento dell'Unione nel modo più adeguato
alle circostanze. Saranno accolti come validi contributi che si
aggiungono alle capacità offerte dagli Stati membri. Gli Stati membri
hanno convenuto di sottoporre tali contributi ad una valutazione
condotta in cooperazione con gli Stati interessati in base ai criteri
adottati per gli Stati membri.
(2) Obiettivo primario di Helsinki
Per sviluppare le capacità europee, gli Stati membri hanno fissato essi
stessi un obiettivo primario, vale a dire che entro il 2003, grazie ad
una cooperazione volontaria, saranno in grado di schierare rapidamente e
mantenere forze capaci di svolgere l'insieme dei compiti di Petersberg
conformemente al trattato di Amsterdam, compresi i più ambiziosi, in
operazioni a livello di corpi d'armata (fino a 15 brigate, ossia
50.000-60.000 effettivi).
Tali forze dovranno essere militarmente autonome e provviste delle
opportune capacità di comando, controllo e intelligence, nonché della
logistica, di altre unità di supporto bellico e, all'occorrenza, anche
di elementi di supporto aereo e navale.
Gli Stati membri dovranno essere in grado di organizzare uno
schieramento completo a questo livello nell'arco di 60 giorni, e in tale
contesto dovranno poter fornire formazioni più ridotte di risposta
rapida disponibili e schierabili con estrema prontezza.
Gli Stati membri devono poter sostenere questo schieramento per almeno
un anno, il che richiederà un ulteriore fondo comune di unità
schierabili (e di elementi di sostegno) con un grado di prontezza minore
per sostituire le forze iniziali.
---------------------
http://europa-eu-un.org/articleslist.asp?section=20&lg=7&oyear=2003
L'Unione Europea alle Nazioni Unite
PACE E SICUREZZA
EU Presidency declaration on the suicide bombings in Tel Aviv
Sommario
January 5, 2003: Declaration by the Presidency on behalf of the
European Union about the suicide bombings in Tel Aviv (Brussels)
"The Presidency of the European Union condemns in the strongest possible
terms the suicide bombings, which took place tonight in Tel Aviv and
cost the lives of at least 18 innocent civilians. It expresses its
sincere condolences to the families of the victims. The Presidency
reiterates the Union's position that the legitimate aspirations of the
Palestinian people cannot be promoted through acts of terrorism. It also
expresses the hope that today's despicable events will not be allowed to
fuel hatred and to play into the hands of extremists."
Sommario
January 7, 2003: Declaration by the Presidency on behalf of the
European Union on the Resolution of the IAEA Board of Governors of 6
January regarding the DPRK's nuclear activities (Brussels)
Today's Declaration of the "15" comes as the follow-up and in support of
the decision adopted yesterday by the IAEA Board of Governors, whereby
the International Atomic Energy condemns the recent unilateral actions
of North Korea with regard to its nuclear program (expulsion of the IAEA
inspectors, impediment to the functioning of IAEA-containment and
surveillance equipment at its nuclear facilities), calls upon the North
Korean government to abide by its relevant international obligations,
and stresses the need for a peaceful solution to the problem. The
Declaration:
"The EU fully supports the resolution of the IAEA Board of Governors of
January 6 and strongly urges the DPRK to respond positively and without
delay to the demands therein.
The EU has taken note with grave concern of recent unilateral steps by
the DPRK to impede the functioning of the IDEA-Containment and
surveillance equipment at its nuclear facilities and the expulsion of
IAEA inspectors. These actions have led to the IAEA's inability to
fulfill its tasks and represent a serious violation of the
IAEA-Safeguards Agreement.
The EU, in accordance with the general affairs and external relations
conclusions of November 19, 2002, strongly urges the DPRK to refrain
from any further escalation and to dismantle immediately any nuclear
weapons program in a visible and verifiable manner, to allow the agency
to restore its seals and monitoring equipment, to allow the return of
the IAEA inspectors and come into full compliance unconditionally with
all relevant international commitments in particular the NPT and the
Safeguards Agreement.
The EU is committed to act in consultation with all relevant partners
and to contribute to a peaceful solution".
Sommario
January 8, 2003: Declaration of the Presidency on behalf of the EU on
the Israeli blockade of movements of Palestinian officials (Brussels)
"The decision of the Israeli government to block the departure of
Palestinian officials for London, as well as the movements of senior
Palestinians in general, does not contribute to the efforts made by the
international community to carry forward the reform process and to bring
an end to the violence. On the contrary, this decision perpetuates
hatred and extremism. Hence, the presidency of the EU calls upon the
Israeli government to reconsider this decision and to immediately lift
the ban on the movement of Palestinian officials."
EUHR Solana's statement on withdrawal by North Korea from NPT
Sommario
January 10, 2003: Statement by Javier SOLANA, EU High Representative
for the Common Foreign and Security Policy, on the announcement by North
Korea about withdrawing from NPT (Brussels)
Javier Solana, EU High Representative for the Common Foreign and
Security Policy, today made the following remarks concerning the latest
developments in North Korea:
"I regret in the strongest terms the announcement by North Korea that it
intends to withdraw from the Non-Proliferation Treaty (NPT). The
Non-Proliferation Treaty is one of the key pillars of international
stability. This step is therefore a matter of grave concern to the
European Union.
I strongly urge the authorities in Pyongyang to reconsider their
decision, and to restate their commitment to non-proliferation and to
the denuclearisation of the Korean peninsula. I hope that the North
Korean Government will seek the path of dialogue over that of
confrontation, and will take up the offer of talks made by the United
States after the meeting this week of the Trilateral Coordination and
Oversight Group.
The European Union will continue to watch this situation very
attentively, and will coordinate closely with its international partners
in the pursuit of a peaceful resolution."
--------------