Recensione a "Il testo visivo. Forme e
invenzioni della realtà da Cézanne a Morandi a Klee" di Gian Luigi
Verzellesi
«Grazie all'arte , anziché vedere un solo mondo , il nostro , noi
vediamo moltiplicarsi ; e, quanti più sono gli artisti originali , tanti
più sono i mondi a nostra disposizione , diversi gli uni dagli altri più
ancora dei mondi roteanti nell'infinito ; e molti secoli dopo che s'è
spento il focolaio da cui emanava la loro luce - si chiami Rembrandt o
Vermeer - continuano ad inviarci il loro raggio particolare» . Queste
rassicuranti parole di Proust, tratte dal Tempo ritrovato , possono
invogliare il lettore a sintonizzarsi con il discorso , denso e
accostante, che Stefano Agosti svolge in un vivace libro di critica
d'arte . S'intitola Il testo visivo ( edito da Christian Marinotti ) e
si raccorda al prezioso volumetto che lo stesso autore ha dedicato , nel
1972 , a Il testo poetico ( edizione Rizzoli ) con il preciso intento di
proporre un nuovo approccio alla poesia, e alla letteratura , diverso da
quello tradizionale perché rivolto a concentrare l'attenzione sulla
struttura formale delle opere : in particolare sui valori fonici ,
generalmente poco analizzati in sede letteraria .
Nei dodici saggi ora raccolti , l'insigne francesista veronese (nato a
Caprino nel 1930) , rinomato esperto di critica testuale , dimostra di
sapere procedere , con sottile intuito interpretativo , alimentato da
speciali ingredienti culturali , anche nella lettura dei testi visivi
prescelti , nei quali l'espressione , ossia la presenza artistica, si
manifesta in figure che rendono visibile , attraverso gli anelli dello
stile , un sempre diverso " modo di conoscere le cose " ( G. Contini ) ,
ravvivato di continuo dalla potenza dell'immaginazione . Così , grazie
all'estro versatile di un Agosti stravagante , ossia felice di indagare
al di là dei consueti itinerari letterari , certi testi visivi di
Caravaggio , Vermeer , Monet , Cézanne ,Matisse , Moranti , Klee ,
Licini , Hopper , risultano rivisitati accanto ad altri di Giacometti ,
A. Pomodoro , Romiti . L'approccio a questi artisti implica a diramati
riferimenti a modelli provenienti dalla semiologia e della psicanalisi ;
ma Agosti sa bene che , per Freud , le opere visive, fissate nei testi ,
non sono psicanalizzabili, come le persone vive .La loro presenza ,negli
studi ora pubblicati, è infatti appassionatamente scrutata secondo un
criterio descritto nel saggio più recente : quello in cui lo studioso
veronese , rifacendosi a Bonnefoy , riconosce che l'immenso ambito del
visivo si spalanca tra "due estremi " : l'astrattismo ( " le secche
dell'astrattismo " sbirciate da Longhi ) in cui l'artista elimina
l'oggetto rendendolo irriconoscibile , e Duchamp che fonda l'antiarte
come oggetto "allo stato puro " , ossia disumanizzato , spento , privo
di struttura formale .
Tra questi due estremi hanno continualo alacremente il loro lavoro , di
pittori-umanisti , Cézanne , Monet , Klee , Matisse , Morandi ; nelle
loro opere , predilette da Agosti , l'equilibrio sommo di Vermeer ( in
cui denotazione e invenzione coesistono prodigiosamente ) decresce e si
risolve a vantaggio dell'invenzione soggettiva e a scapito della mimesi
. Ma ogni nuovo testo visivo è una primizia : una struttura ricca di
senso , "non chiede un significato , lo contiene " ( Arnheim ) e lo
trasmette per via percettiva e " impone delle restrizioni ai suoi
interpreti " ( Eco ) con le sue micro strutture innovative cresciute al
di là di ogni mera descrizione del visibile ( di cui sono prigioniere
tante figurazioni soltanto verosimili ) . Grazie a queste incantevoli
invenzioni , fatte di sensuose particolarità disegnative luminose
cromatiche , il testo mantiene vivida la facoltà di comunicare , a chi
guarda , la propria musica visiva : sempre diversa , nei vari artisti ,
per inflessioni e variazioni ritmiche peculiari . E tuttavia sempre
analoga a quella sottilmente individuata da un personaggio di Proust ,
nella " piccola ala di muro gialla " dipinta così bene " da Vermeer (
nella Veduta di Delft ) " da apparire , a guardarla isolatamente ,
simile a una preziosa opere d'arte cinese , d'una bellezza che basta a
sé stessa " . Una bellezza soave , come sospesa in un'estasi metacronica
: quasi condensata in un piccolo emblema dell'arte apollinea . Che si è
sempre realizzata , nel corso dei secoli, in una dimensione ben diversa
da quella dilaniata dall'immaginario dell'angoscia o cresciuta nel
grigiore delle mode modernistiche ( descritte da Elémire Zolla nella sua
veritiera Storia del fantasticare ) . O scovata , con cinismo agrodolce
, dalle più recenti perlustrazioni critiche nelle squallide plaghe in
cui la figurazione , succube delle pulsioni dell'inconscio , regredisce
all'informe .
Gian Luigi Verzellesi
da L'Arena del 7 maggio 2007
Gian Luigi Verzellesi è Socio effetivo dell' ANISA
,
http://www.anisa.it/
sezione di Verona
http://www.anisaverona.splinder.com/
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