بــــــــــسم
الله
الرحمن
الرحيـــــــــــم
Nel
nome di Dio il Misericordioso il
Clementissimo
GMI - Giovani Musulmani d’Italia
Intervento
nella
39ma Sessione di formazione ecumenica organizzata dal SAE -
Segretariato Attività Ecumeniche, Chianciano Terme (SI)
27
luglio – 3 agosto 2002
Tavola
rotonda: Cristianesimo e l’Islam: prospettive per il futuro
“Partendo dal Dialogo”
il
futuro, di tutti, si costruisce adesso
GMI
– Giovani Musulmani d’Italia
Viale
Monza 50 – Milano
www.giovanimusulmani.it
info@giovanimusulmani.it
fax:
+ 39 178 2267218
Partendo
dal dialogo
Vorrei presentarmi, mi chiamo Abdallah, sono
cresciuto in Italia, e sono originario della Siria.
Rappresento oggi qui l’associazione Giovani Musulmani d’Italia,
che è nata circa nel ‘93 in seno alla comunità islamica dell’Ucoii,
Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, e che
ha proseguito la sua attività di incontri
e con un bollettino, e che nel settembre 2001, è diventata una
associazione autonoma, il GMI.
I principali obiettivi del GMI sono quelli di essere un
riferimento per i giovani musulmani che crescono
qui e che hanno bisogno di incontrarsi e rafforzare la propria
identità, l’altro obiettivo è di essere un riferimento anche per
la nostra società, ed in questo siamo avvantaggiati dal fatto che
conosciamo bene, famigliarmente, due culture, quella occidentale e
quella musulmana dei paesi di origine, e questa conoscenza ci
rende dei potenziali ponti fra le culture e fra le religioni,
dei ponti che i nostri genitori gettano verso la società, cercando
di darci le basi della nostra identità, che poi sviluppiamo
crescendo. In sostanza quello che perseguiamo è la creazione e la promozione
di modelli di integrazione positiva,
dove conviva il rispetto per i principi della società e la
salvaguardia dell’identità e della personalità dei nuovi
cittadini.
I buoni
auspici
Ringrazio molto sentitamente gli
organizzatori per l’invito, questa apertura
verso l’Islam è indice di sensibilità e fraternità, è un vero
piacere oltre che un onore, portarvi qui oggi i saluti dell’associazione
Giovani Musulmani d’Italia di cui sono presidente.
È un piacere soprattutto perché
tra gli obiettivi della nostra associazione, c’è anche quello di
proporsi come interlocutori aperti e costruttivi,
verso tutte le realtà e soprattutto verso le realtà
religiose.
Crediamo nel Dialogo, e Dialoghiamo
perché Crediamo in Dio, e nel momento in cui ci dice “ E non
discutete con la gente del Libro se non con le migliori maniere”
ebbene egli ci chiede e ci richiama all’obbligo
di avere dei buoni rapporti anche pratici oltre che teorici,
con le religioni rivelate. Rapporti teorici e teologici forti, infatti
le prime cose che ci vengono insegnate sono le storie di tutti i
profeti di Dio, raccontate nel Corano.
Nei principi della fede, tra i quali credere nei Libri e nei
Profeti, “Il Iman (fede,
credo) è credere in Dio, nei suoi angeli, i suoi Libri, i suoi
profeti, la fine del Mondo, e il destino sia esso bene o male”
Hadith del profeta Muhammad, pace e benedizione di Dio su di Lui.
E da ciò scaturisce la nostra
definizione di Islam che riconosce le
altre religioni ispirate da Dio, anzi che crede nelle altre
religioni discese da Dio. Definizione contestata talvolta,
soprattutto per certi comportamenti di musulmani, minoritari che comunque
rappresentano deviazioni dalla dottrina islamica.
In questi anni, noi, musulmani e
cristiani, affrontando il Dialogo ogni volta ci accorgevamo che gli
argomenti da trattare sono molteplici, e le discussioni non
finirebbero mai, ma forse il vero frutto del dialogo di questi anni
è stato proprio quello di porre le basi del rapporto con l’Islam
e i musulmani, e non tanto quello di concludere
delle questioni o raggiungere dei compromessi teologici. Così
abbiamo stabilito tacitamente ed esplicitamente delle basi.
Gli scopi
Dialogare
per elevare i nostri scopi all’unico scopo che ci accomuna, avvicinarci
al nostro Creatore, trovando la felicità terrena e ultraterrena.
L’Aldilà. È veramente bello
parlare di aldilà pubblicamente, è
diventato molto difficile di questi tempi. Questi sono tempi in cui
la cosa più importante è la concretezza intesa come materialità,
dimenticando quello che è concreto tutti i giorni, ma che non
necessariamente è materiale, l’amore, per esempio, la carità,
la felicità, la misericordia, sono tutti sentimenti,
che non vediamo, o meglio che non possiamo misurare ma che si concretizzano
ogni giorno. Per cui questo rapporto, il dialogo,
ci serve anche a parlare di queste cose, per noi credenti
molto importanti.
Dialogare senza pretendere che
il prossimo si converta al tuo Credo, ed
anche questo è un concetto che abbiamo fatto passare. Certo il
nostro desiderio è quello di volere la salvezza per tutti, deve
esserlo se io credo nel mio principio, ma la mia missione
in questo ambito è solo quella di costruire un proficuo
rapporto con altri credenti, ed al limite comunicare i miei
principi, lasciando il resto alla riflessione personale, ed alla
volontà di Dio. “non c’è costrizione nella religione …”
Sura II. Versetto 256
Credo che in questi anni il dialogo ha
creato un modo nuovo di pensare, e cioè pensare che il
mondo, la gente, non va divisa in uomini di diverse religioni,
(questa è una cosa statistica più che altro), ma che il mondo, la
gente è divisa in buoni e cattivi, semplicemente, che possono stare
in tutte le religioni, in tutti gli stati, regolari e irregolari,
bianchi o neri. Questa chiarezza è fondamentale, con la reciproca
conoscenza abbiamo imparato e abbiamo richiamato le nostre genti al
fatto che siamo infiorescenze dello stesso ramo, e, in definitiva,
che il fatto di avere una religione diversa non deve essere una
ragione per usare violenza, ne per
combattersi.
Questo è il contributo del dialogo
per esempio ad avere una certa cultura della Pace, e sviluppare
nuovi pensieri nelle varie religioni e negli uomini di queste
religioni, pensieri che poi se andiamo a guardare ricaviamo anche
dalle nostre fonti religiose.
Potrei racchiudere i principi
generali di questi scopi nelle parole del Papa Giovanni Paolo II,
personaggio che gode di stima, affetto e
ammirazione anche da parte nostra, per il suo coraggio e la sua
fermezza insieme, che dimostra nelle sue parole. Ebbene
egli disse in un incontro, l’Assemblea interreligiosa del 99:
“Il dovere che abbiamo noi consiste dunque nel promuovere
una cultura del dialogo. Individualmente o collettivamente, noi
dobbiamo dimostrare che il credo religioso ispira Pace, incoraggia
la solidarietà, promuove la giustizia e difende la libertà”
Assemblea interreligiosa 1999 Città
del Vaticano “promuovere una cultura del dialogo”
Partiamo
da qui
Le premesse quindi ci sono tutte per
far sì che noi, come credenti, religiosi e laici, raggiungiamo un
rapporto solidale e produttivo, pur mantenendo le nostre
specificità, le nostre differenze, infatti
la nostra deve rimanere una riflessione realistica. Ed è da qui che
crediamo di dover partire, sviluppando il concetto di dialogo
interreligioso non come un punto di arrivo
ma come punto di partenza, verso la collaborazione tra gli
uomini di fede. Non relegato alle parole ma supportato dai fatti.
Cari fratelli credenti, quando
parliamo di principi, soprattutto se direttamente religiosi, non
dobbiamo parlare di minoranze, non esistono religioni minoritarie, o
meglio, è un dato statistico; chi crede nell’Amore non può
considerarsi una minoranza, chi crede nella sacra Vita, nella
Creazione, nella Misericordia, nella Famiglia, nell’Amicizia, non
può essere una minoranza, perché crede in principi maggioritari,
in qualcosa che regola il Mondo, come la notte e il giorno.
È per questo che come uomini di
Fede, come credenti in Dio, dobbiamo
avere il coraggio e la fermezza di usare questi nostri principi, per
risolvere i problemi del Uomo, per evitare dolori ai più deboli,
per saziare gli affamati di affetto nelle famiglie moderne e nella
gioventù, insegnare a rispettare il prossimo, in maniera reale,
cioè evitandogli ogni male, facendo tutto questo ed altro con
sincerità convinti che se Dio ci ha scelti come credenti in Lui, è
per noi una responsabilità e non solo un privilegio. Dobbiamo
trovare la fermezza di applicare i nostri principi comuni e metterli
in pratica, insieme.
Un detto dice:
“il Creato è famiglia di Dio, e
il più amato da Dio è colui che è più
utile alla Sua famiglia” (famiglia intesa come Creature che godono
del suo sostentamento)
Manteniamo alto il nostro obiettivo,
avvicinarci a Dio, nostro Creatore, anche con questo: con la
collaborazione pratica, verso la felicità dell’Uomo, creatura di
Dio e la salvaguardia del resto del suo
Creato.
Credo che siamo pronti quantomeno a
riflettere su come fare, anche se troveremo
che se fatto con coscienza e sincerità tenendo ben davanti il
nostro obiettivo, diventerà molto più facile e fluente, appena
inizieremo a lavorare insieme.
C’è un altro motivo per
cui noi dovremmo iniziare a studiare larghe intese e
collaborazioni in questo senso: per non farci sorpassare dalla
pratica quotidiana. Mi spiego: in realtà la collaborazione e il
contatto diretto fra le diverse persone di fede avviene, in Europa,
e nello specifico in Italia già da parecchi anni, in molti casi con
esempi di amicizie e ricchezze personali
grandissime. Mentre noi parliamo, milioni di persone di diverse
culture e religioni si stanno incontrando, e in molti casi trovano
punti di incontro e si mette in pratica
il dialogo con la collaborazione ed il vivere insieme la vita
di tutti giorni, sviluppando bellissime esperienze. E tutto questo
nasce quando non c’è pregiudizio, e cioè
quando c’è la
conoscenza e la chiarezza nei rapporti.
È forte il nostro richiamo
affinché il nostro dialogo proceda a veloci passi verso la
collaborazione pratica per risolvere i problemi del mondo. Molti
sono i temi comuni, la gioventù, la famiglia, la sessualità, la
scienza, l’economia.
C’è da dire che questo ci
implicherebbe in questioni politiche: da parte nostra non
crediamo nelle religioni “politiche”, ma crediamo nei credenti
che fanno politica, e che quindi i principi religiosi possano
ispirare le scelte di chi governa e chi vota, chi consuma e chi
produce, e vogliamo rivendicare questo diritto per noi credenti come
per tutti.
Oggi il mondo intero, crediamo, ha
bisogno delle nostre coscienze religiose, e delle nostre soluzioni,
ne ha bisogno l’Uomo, ne ha bisogno la Natura.
Dunque
una cultura del dialogo cui ha auspicato il Pontefice, e che abbiamo
tutto sommato raggiunto, anche grazie ai continui inviti delle
chiese, principalmente.
L’impegno che proponiamo è
: Passiamo da questa cultura ad un altro passo,
il
passo della collaborazione nel Bene, nel Corano leggiamo:
“e se Dio avesse voluto vi avrebbe
resi una sola comunità…” ma Egli ha voluto diversamente, quindi
dice poi:“Gareggiate nelle opere di
Bene…”.
Noi come musulmani siamo pronti a
questo passaggio, anche se non siamo ancora istituzione (ci manca l’Intesa
ecc.) anche se ci sono verso di noi tuttora dei pregiudizi e
attacchi mediatici
inqualificabili (c’è una Islamofobia diffusa e indotta).
Nonostante tutto siamo
intenzionati a intraprendere questa via insieme a tutti e speriamo
di essere i promotori di questa cultura della collaborazione nel
Bene, come i fratelli cristiani sono stati promotori degli
inviti alla cultura del Dialogo, sicuri che qualsiasi
risultato raggiunto sarà dedicato a tutte le religioni, ed a tutta
l’umanità. Siamo differenti, ma abbiamo molte cose in comune,
troppe che ci dividono, facciamo sì che ad unirci siano le nostre
opere buone.
Abdallah
Kabakebbji
Presidente
GMI – Giovani Musulmani d’Italia
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Giovani
Mussulmani
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Centro
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