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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

CONTRO L’ISLAMOFOBIA

ESPOSIZIONE DEI MOTIVI

 

Da quasi vent’anni, alla Fondazione per la Cultura Islamica lavoriamo in modo disinteressato allo scopo di divulgare la cultura islamica, colmando il vuoto esistente tra la specializzazione dei corsi universitari e il misconoscimento generalizzato da parte del grosso della popolazione.

Attraverso le nostre attività abbiamo cercato di collaborare al miglioramento dei rapporti interculturali e allo sradicamento dei pregiudizi che da secoli offuscano la visione di una cultura, quella islamica, vicina sotto il profilo geografico e persino sotto quello cronologico e, ciò nonostante, troppo a lungo ignorata. A tale scopo abbiamo contato sull’inestimabile presidenza dell’islamista Cherif Abderrahman Jah e del grande antropologo Julio Caro Baroja, oltre ad innumerevoli adesioni da parte di istituzioni pubbliche e private e di persone appartenenti al mondo della cultura e dell’arte.

Tuttavia, la necessità di un approccio al mondo islamico non è mai stata così stringente come lo è oggi. La situazione internazionale non è mai stata così tesa come in questi ultimi anni a causa degli interessi prettamente economici e strategici di alcuni stati. Inoltre, mai come ora si sono registrate tante manifestazioni di intolleranza e barbarie commesse da una minoranza che agisce in modo arbitrario nel nome dell’Islam allo scopo di sostenere le sue più oscure ragioni ed interessi.

Il fossato scavato durante secoli di malintesi e scontri tra quello che potremmo definire Oriente ed Occidente, o anche Nord e Sud, è ogni volta più profondo. Ma il fattore più grave risiede nell’atteggiamento di alcuni governanti, che supera ormai l’ambito strettamente politico per penetrare nel più intimo tessuto dei cittadini, seminandovi il rifiuto al diverso insieme ad una sistematica intossicazione ideologica non esente da certa intenzionalità.

Alcuni mass media, a causa della tempestività caratteristica dell’informazione e per la mancanza di conoscenze basilari delle altre culture, continuano a riportare nei titoli e nei testi dei termini errati che aggravano ulteriormente la situazione di rifiuto.

Per tali motivi, oggi più che mai, di fronte al silenzio istituzionale ed intellettuale dominante la nostra società, la Fondazione per la Cultura Islamica crede necessaria la realizzazione di ogni genere di manifestazioni culturali e l’impegno morale di personalità di rilievo del mondo dell’arte, della cultura, del pensiero e della politica, capaci di creare movimenti di opinione e di richiamare l’attenzione sui gravi problemi di confronto culturale di cui siamo testimoni. Non a caso, infatti, l’Osservatorio Europeo dei Fenomeni Razzisti e Xenofobi ammoniva, in un rapporto recentemente pubblicato, sull’inarrestabile crescita dell’islamofobia durante lo scorso anno.

 

MANIFESTO

Per tutto quanto sopra, la Fondazione per la Cultura Islamica e tutti coloro che sono concordi nella necessità di pronunciarsi ed agire contro i suddetti fenomeni, ritengono che:

Non possiamo consentire che la guerra, l’ingiustizia, la globalizzazione del pensiero, la manipolazione dell’informazione e l’ignoranza possano minare e distruggere l’intesa tra i popoli e le diverse culture, alimentando l’odio e suscitando le più spregevoli espressioni di violenza tra gli esseri umani.

Non possiamo nemmeno dimenticare che l’attuale degradazione della situazione internazionale è la conseguenza, tra l’altro, delle coordinate storiche più recenti e della globalizzazione della povertà.

Come spagnoli e in genere come europei dobbiamo ricordare che alcuni dei periodi più fecondi della nostra storia, quelli di al-Andalus e della Sicilia medievale, sono legati alla civiltà islamica e al proficuo scambio avvenuto tra comunità etniche e religiose differenti. Ciò significa che la nostra attuale idiosincrasia, la nostra cultura materiale, la nostra architettura tradizionale, i nostri costumi, il nostro linguaggio e perfino il nostro modo di concepire la vita sono pervasi dalla ricca eredità mussulmana. Ne deriva che negare il rispetto dovuto alla civiltà islamica equivarrebbe a negare il rispetto ad una parte molto importante di noi stessi.

Dobbiamo ratificare l’idea che l’Europa multiculturale d’oggi è fondata su valori umanistici, sorgente del suo inalienabile impegno nei confronti della libertà. L’articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti Umani sancisce infatti il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.

Non possiamo lasciarci trascinare da un atteggiamento a livello mondiale che obbliga ad identificare gli altri —i mussulmani, nella fattispecie— con i loro governanti, con l’immigrazione incontrollata —segnata dalla triste piaga del disadattamento e della povertà—, come pure con le più estreme e riprovevoli espressioni di alcuni, che interpretano il proprio credo secondo il proprio tornaconto.

Non possiamo chiudere la porta all’intesa coi paesi islamici, e neanche ad uno scambio scientifico ed economico che da entrambe le parti consentirebbe una più giusta ed equa distribuzione sociale delle ricchezze ed un maggior benessere per tutti: per loro e per noi.

Siamo convinti, in ultima analisi, che è nostra responsabilità, come persone legate al mondo della cultura, impugnare la conoscenza, il rigore informativo, il dialogo sincero e la parola veritiera come le armi più efficaci per lottare contro l’esclusione e l’ignoranza.

Per questi motivi, e in accordo con l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa nella sua Raccomandazione 1162, proponiamo le seguenti misure concrete:

In campo educativo:

* Migliorare il contenuto dei programmi educativi e i manuali scolastici nel contesto del programma internazionale "L’Islam nei manuali scolastici", affinché presentino una visione equilibrata ed obiettiva della storia della civiltà islamica, evitando il secolare stereotipo dell’Islam come minaccia.

* Incrementare il numero di dipartimenti e cattedre universitarie dell’Islam e della filologia araba. Includere l’Islam nei principali indirizzi di studio, tra cui: storia, arte, filosofia e giurisprudenza, senza confinarlo in modo esclusivo nei dipartimenti di medievalistica e filologia.

* Includere la storia dell’Islam sotto il profilo religioso nei corsi di teologia, allo scopo di promuovere lo studio comparato delle tradizioni abramiche: ebraismo, cristianesimo ed Islam.

* Sviluppare programmi di scambio di alunni e docenti nel contesto di una cooperazione universitaria tra la Spagna e il mondo islamico, come propone la Raccomandazione 1032 dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, in un quadro affine a quello dei programmi Erasmus e Demostene.

 

In campo informativo:

* Incoraggiare la coproduzione, la realizzazione e la diffusione di programmi radiofonici e televisivi sulla cultura islamica, come pure articoli d’opinione e culturali sui mezzi di informazione generalistici e specialistici.

 

In campo culturale:

* Promuovere spazi per l’incontro e per l’espressione culturale tra gli immigranti provenienti dal mondo islamico e gli abitanti delle località che li accolgono.

* Realizzare mostre, conferenze e pubblicazioni su aspetti relativi all’arte, la musica, la storia del mondo islamico in generale e di al-Andalus e della Sicilia medievale in particolare.

* Tradurre opere contemporanee di autori del mondo islamico, onde agevolare una migliore comprensione della loro cultura e delle loro aspirazioni.

 

In campo economico:

* Promuovere investimenti nei paesi del Sud del Mediterraneo tali da favorire uno sviluppo sostenibile, con la necessaria creazione di posti di lavoro. In questo modo verrebbero a ridursi le sacche di povertà sociale che generano in larga misura l’emigrazione e gli atteggiamenti estremistici.

 

In campo amministrativo e nella vita quotidiana:

* Agevolare, da parte dei Governi, il dialogo tra le competenti autorità pubbliche e le comunità mussulmane, allo scopo di regolare i precetti religiosi della loro fede e rispettando nel contempo leggi del paese che le accoglie.

* Promuovere gemellaggi tra città spagnole e siciliane et città del mondo islamico, allo scopo di incrementare lo scambio culturale e sociale.

 

MANIFESTO AGAINST ISLAMOPHOBIA

MOTIVATION

 

For nearly 20 years, we at the Fundación de Cultura Islámica have been working to spread information about the Islamic culture in an impartial way, filling the existing gap between specialization in university classrooms and general ignorance among the public at large.

Through our activities we have intended to collaborate in the improvement of intercultural relations and the eradication of prejudices which, for centuries, have clouded the vision of Islam, a neighboring culture geographically and even chronologically, and yet ignored for too long. For this, we are fortunate to have the inestimable presidency of the Islamologist Cherif Abderrahman Jah, and to have with us the great anthropologist Julio Caro Baroja, in addition to the support of a large number of public and private institutions and of persons associated with the culture and art field.

Nevertheless, the need for a closer understanding of the Islamic world has never been more urgent than today. The international situation has never been so tense because of the purely economic interests and strategies of some governments. Never have there been so many manifestations of intolerance and cruelty committed by a minority acting arbitrarily in the name of Islam with the objective of gaining support for their darkest motives and interests.

The abyss created by centuries of misunderstandings and confrontations between what we can call East and West, or even North and South, is getting deeper and deeper. And the worst is: The attitude of certain leaders is becoming purely political in order to penetrate the innermost fabric of their citizens, encouraging the rejection of all that is different, together with an often deliberate systematic ideological poisoning.

Because of the immediacy of the information and a lack of basic knowledge of other cultures, some of the media get carried away with headlines and incorrectly worded terms that do nothing but aggravate the situation of rejection.

For this reason, today more than ever, before the institutional and intellectual silence that predominates in our society, the Fundación de Cultura Islámica believes that all kinds of cultural expression are necessary, as is the moral link between all relevant personalities in the world of art, culture, thought and politics who are capable of creating currents of opinion and of calling attention to the serious problems that cultural confrontation creates for those we are helping. It was not for nothing that the European Institute for Monitoring Racist and Xenophobic Phenomena warned of an unstoppable increase of Islamophobia during the last year.

MANIFESTO

In light of the above, the Fundación de Cultura Islámica, and all those who agree that it is necessary to act, understand that:

We cannot permit war, injustice, globalization of thought, manipulation of information and ignorance, to undermine and destroy understanding between peoples and different cultures, feeding hate and promoting the most despicable expressions of violence among human beings.

We must also not forget that the current deterioration of the international situation is a consequence, among other things, of the most recent historical framework and the globalization of poverty.

As Spaniards, and as Europeans in general, we must remember that one of the most productive eras of our history, that of al-Andalus and Medieval Sicily, is bound to Islamic civilization and the fruitful exchange between different ethnic and religious communities. For this reason, our current thought and behavior, our material culture, our traditional architecture, our customs, our language, and even the way we understand life, are impregnated with the rich Muslim legacy. To deny respect for Islamic civilization would be to deny respect for a very important part of ourselves.

We have to affirm the idea that the multicultural Europe of today is founded on humanist values, the source of its unshakeable commitment to liberty. Thus, Article 9 of the European Convention on Human Rights consecrates freedom of thought, conscience and religions.

We cannot allow ourselves to be carried away with this attitude to an international level, obliging us to identify others – Muslims in this case – with their own leaders, with uncontrolled immigration – sadly scarred by an inability to adapt and by poverty – as well as the most reprehensible and extreme expressions of a few who interpret beliefs according to their own convenience.

We must not close doors to understanding with Islamic countries, nor to scientific and economic exchanges that, from both sides, would permit a more just and equitable sharing of wealth and greater well-being for all. Both for them, and for us.

We are convinced that it is our responsibility, as persons associated with the world of culture, to take hold of knowledge, rigorous information, sincere dialog and the truth as the most efficient weapons against exclusion and ignorance.

Consequently, and in accordance with the Council of Europe Parliamentary Assembly, in its Recommendation 1162, we propose the following concrete steps:

 

In the field of education

A balanced and objective account of the history of Islam should be included in education curricula and textbooks along the lines of the international research project: "Islam in textbooks".

There should he wider provision for the teaching of Arabic as a modern language in European schools.

Scientific research on Islamic matters should be encouraged, inter alia, by increasing the number of Arabic and Islamic professorial posts in universities. Islam should also be included in mainstream studies, for example Islamic history should be taught in history departments, Islamic philosophy in philosophy departments and Islamic law in law departments, and should not be relegated, as is often the case, to oriental language departments.

Similarly, in theology courses, a comparative approach should be encouraged, including Islamic, Christian and Jewish studies.

An integrated teaching approach should be adopted to specific areas such as the Mediterranean basin, including studies on religion, philosophy, literature and. history.

Student and teacher exchanges should be set up and developed within a framework of university co-operation between Europe and the Islamic world, along the lines of Recommendation 1032 (1986) on the creation of a Euro-Arab University. This could be called the "Averroës programme" in comparison with the existing "Erasmus" and "Demosthenes" programmes.

 

In the field of the media

The production, co-production and broadcasting of radio and television programmes on Islamic culture are to he encouraged.

 

In the field of culture

Places of cultural¡ and intellectual expression are needed for immigrants from the Islamic world. The development of their own culture, however, should not entail their isolation from the society and culture of the host country.

Cultural itineraries of the Islamic world inside or outside Europe and cultural exchanges, exhibitions, conferences and publications in the fields of art, music and history should he encouraged. Museums have an important role to play in this respect.

Selected Islamic works, classic and modern, should be translated and published in a manner more conducive to greater understanding in Western society.

Administrative questions and everyday life

Governments should encourage dialogue between Islamic communities and the competent authorities to provide for the religious requirements of their faith (such as holy days, prayer rules, dress and food), while respecting the customs of the host country, in addition to the usual provisions for the association and representation of immigrant and indigenous Islamic communities.

The twinning of towns between Europe and the Islamic world, especially those which are geographically closer to Europe, should be encouraged.

 

 

 

 

 

In the economic area:

Promote investment in countries south of the Mediterranean that favor sustainable development with the necessary creation of jobs. This will provide relief for the pockets of poverty that generate emigration and extremist attitudes to a large extent.

 

At the government level, and in everday life:

Facilitate, on the part of government, a dialog between the competent authorities and the Muslim communities with the objective of regulating the religious precepts of their faith while the laws of the host country are respected at the same time.

CONTRE L’ISLAMOPHOBIE

EXPOSÉ DE MOTIFS

 

Depuis près de vint ans, au sein de la Fondation de la Culture Islamique, nous travaillons de façon désintéressée aux fins de faire découvrir la culture islamique, en général, et hispano-musulmane, en particulier, en comblant le fossé existant entre la spécialisation des cercles universitaires et la méconnaissance généralisée propre au grand public.

Par le biais de nos activités, nous avons œuvré pour participer à l’amélioration des relations interculturelles et l’élimination des préjugés qui, depuis des siècles, faussent la vision d’une culture, la culture islamique, proche d’un point de vue géographique et même chronologique, et sans doute, ignorée pendant trop longtemps. Pour ce faire, nous avons pu compter sur la présidence inestimable de l’islamologue Cherif Abderrahman Jah, et le grand anthropologue Julio Caro Baroja, sans oublier les nombreux soutiens reçus de la part d’institutions publiques et privées, et de personnes appartenant au domaine de la culture et des arts.

Cependant, jamais autant qu’aujourd’hui la nécessité d’un rapprochement envers le monde islamique n’est apparu aussi primordial. Jamais, au cours de ces dernières années, la situation internationale n’a été aussi tendue, compte tenu des intérêts purement économiques et stratégiques de certains états. Jamais non plus n’ont eu lieu autant de manifestations d’intolérance et de barbarie, commises par une minorité qui agit arbitrairement au nom de l’Islam, aux fins de servir aussi ses raisons et intérêts les plus obscurs.

Le fossé creusé durant des siècles de malentendus et de confrontations, entre ce que l’on pourrait appeler l’Orient et l’Occident, ou même le Nord et le Sud, devient chaque fois plus profond. Et le plus grave : l’attitude de certains dirigeants est en train d’outrepasser le cadre purement politique, pour pénétrer dans la fibre plus intime des citoyens, semant le rejet de ce qui est différent, ainsi qu’une intoxication idéologique systématique, non exempte d’intentionnalité déterminée.

Quelques médias, compte tenu de l’aspect immédiat de l’information et du manque de connaissance basique d’autres cultures, se lancent dans de grands titres et à des termes trompeurs qui ne font qu’amplifier la situation de rejet.

Pour cette raison, aujourd’hui plus jamais, et face au silence institutionnel et intellectuel qui domine notre société, la Fondation de Culture Islamique estime nécessaire la réalisation de toute sorte de manifestations culturelles, et l’investissement moral de personnalités liées au monde de l’art, de la culture, de la pensée et de la politique, capables de créer des courants d’opinion et d’attirer l’attention sur les graves problèmes de confrontation culturelle auxquels nous sommes en train d’assister. Ainsi, il n'est pas surprenant que l’Institut Européen d’Observation des Phénomènes Racistes et Xénophobes, ait averti, dans un rapport récemment publié, de l’inexorable croissance de l’islamophobie au cours de l’année dernière.

 

MANIFESTE

Compte tenu de tout ce qui est antérieurement exposé, la Fondation de Culture Islamique et tous ceux qui sont d’accord sur le fait qu’il est nécessaire de s’exprimer et d’agir contre cet état de choses, nous convenons que :

Nous ne pouvons pas permettre que la guerre, l’injustice, la globalisation de la pensée, la manipulation de l’information et l’ignorance, minent et détruisent l’entente entre les peuples et les différentes cultures, alimentant la haine et encourageant les expressions les plus haineuses de violence entre les êtres humains.

Nous ne pouvons pas oublier non plus, que la dégradation de l’actuelle situation internationale est la conséquence, entre autres choses, des coordonnées historiques plus récentes et de la globalisation de la pauvreté.

En tant qu’espagnols, et européens en général, nous devons nous rappeler que l’une des étapes les plus fécondes de notre Histoire, al-Andalus, est liée à la civilisation islamique et à l’échange enrichissant entre différentes communautés ethniques et religieuses. De cette manière, notre idiosyncrasie actuelle, notre culture matérielle, notre architecture traditionnelle, nos coutumes, notre langue, et jusqu’à notre façon de concevoir la vie, sont imprégnés du riche héritage musulman. Refuser ainsi le respect de la civilisation islamique, serait refuser le respect à une très importante partie de nous-mêmes.

Nous devons affirmer l’idée selon laquelle l’Europe multiculturelle d’aujourd’hui est fondée sur des valeurs humanistes, source de notre inaliénable engagement envers la liberté. Ainsi, l’article 9 de la Convention Européenne des Droits de l’Homme consacre le droit à la liberté de pensée, de conscience et de religion.

Nous ne pouvons pas nous laisser envahir par cette attitude à l’échelle mondiale qui oblige à identifier les autres –les musulmans, dans ce cas–, avec leurs propres dirigeants, avec l’immigration incontrôlée –marquée par son triste lot d’inadaptation et de pauvreté–, ainsi que les expressions les plus extrêmes et reprochables de certains, qui interprètent les croyances selon leur propre convenance.

Nous ne devons pas fermer les portes à l’entente avec les pays islamiques, ni non plus à l’échange scientifique et économique lequel, des deux côtés, permettrait une répartition sociale des richesses, plus juste et plus équitable, ainsi qu’un plus grand bien-être pour tous. Tant pour eux, que pour nous.

Nous sommes convaincus, en définitive, qu’il s’agit là de notre responsabilité, en tant que personnes liées au monde de la culture, d’encourager la connaissance, l’information rigoureuse, le dialogue sincère et la parole vraie, en tant qu’armes les plus efficaces pour lutter contre l’exclusion et l’ignorance.

 

 

Par conséquent, et conformément à l’Assemblée Parlementaire du Conseil de l’Europe, dans sa Recommandation 1162, nous proposons les mesures concrètes qui suivent :

Dans le domaine de l’enseignement :

* Améliorer le contenu des programmes d’enseignement et les manuels scolaires dans le contexte du programme international « L’Islam dans les manuels scolaires », pour qu’ils présentent une vision équilibrée et objective de l’histoire de la civilisation islamique, évitant le stéréotype séculaire de l’Islam comme une menace.

* Augmenter le nombre de départements et de chaires sur l’Islam et la philologie arabe dans les universités. Inclure l’Islam dans les principaux domaines d’étude : histoire, art, philosophie, et droit, entre autres, ne le reléguant pas exclusivement aux départements d’histoire médiévale et de philologie.

* Inclure l’histoire de l’Islam d’un point de vue religieux dans les cours de théologie, afin de promouvoir une étude comparative des traditions abrahamiques : judaïsme, christianisme et Islam.

* Développer des programmes d’échange d’étudiants et de professeurs dans le contexte d’une coopération universitaire entre l’Espagne et le monde islamique, comme le propose la Recommandation 1032 de l’Assemblée Parlementaire du Conseil de l’Europe, dans un cadre similaire à celui des programmes Erasmus et Démosthène.

 

Dans le domaine de l’information :

* Stimuler la co-production, la réalisation et la diffusion de programmes radiophoniques et de télévision sur la culture islamique, ainsi que des articles d’opinion et d'aspect culturel dans les médias d’information générale et spécialisés.

 

Dans le domaine de la culture :

* Promouvoir des lieux de rencontre et d’expression culturelle entre les immigrants du monde islamique et les habitants des lieux d’accueil.

* Réaliser des expositions, des conférences et des publications sur les aspects relatifs à l’art, la musique et l’histoire du monde islamique en général, et de al-Andalus, en particulier.

* Traduire des œuvres contemporaines d’auteurs du monde islamique, pour faciliter une meilleure compréhension de leur culture et de leurs inquiétudes.

 

 

 

 

Dans le domaine de l’économie :

* Encourager les investissements dans les pays du Sud de la Méditerranée, visant à entraîner un développement soutenu, avec la création nécessaire d’emplois. De cette façon, il serait possible de lutter contre les bases de la pauvreté sociale qui engendrent, en grande partie, l’émigration et les attitudes extrémistes.

 

Dans le domaine administratif et de la vie quotidienne :

* Faciliter, de la part du gouvernement, le dialogue entre les autorités compétentes et les communautés musulmanes, afin d'organiser les préceptes religieux de leur foi, tout en respectant les lois du pays d’accueil.

* Promouvoir des jumelages entre des villes espagnoles et européennes et des villes du monde islamique, afin d’augmenter l’échange culturel et social.

 

CONTRA LA ISLAMOFOBIA

EXPOSICIÓN DE MOTIVOS

 

Desde hace casi veinte años, en la Fundación de Cultura Islámica trabajamos de forma desinteresada con el fin de divulgar la cultura islámica, cubriendo el hueco existente entre la especialización de las aulas universitarias y el desconocimiento generalizado entre el gran público.

Mediante nuestras actividades hemos procurado colaborar en la mejora de las relaciones interculturales y la erradicación de los prejuicios que, desde hace siglos, empañan la visión de una cultura, la islámica, cercana desde un punto de vista geográfico e incluso cronológico y, sin embargo, durante demasiado tiempo ignorada. Para ello hemos contado con la inestimable presidencia del islamólogo Cherif Abderrahman Jah, y el gran antropólogo Julio Caro Baroja, además de innumerables apoyos por parte de instituciones públicas y privadas, y de personas vinculadas al campo de la cultura y el arte.

Sin embargo, nunca como hoy la necesidad de un acercamiento al mundo islámico ha sido tan apremiante. Nunca, en estos años, la situación internacional estuvo tan crispada, debido a los intereses puramente económicos y estratégicos de algunos estados. Tampoco se prodigaron como ahora, tantas manifestaciones de intolerancia y de barbarie, cometidas por una minoría que actúa arbitrariamente en nombre del Islam, con el fin de avalar también sus más oscuras razones e intereses.

El foso cavado durante siglos de malentendidos y enfrentamientos, entre lo que podríamos llamar Oriente y Occidente, o incluso el Norte y el Sur, es cada vez más profundo. Y lo más grave: la actitud de ciertos gobernantes está traspasando el ámbito puramente político, para penetrar en la fibra más íntima de los ciudadanos, sembrando el rechazo a lo diferente, junto a una sistemática intoxicación ideológica, no exenta de determinada intencionalidad.

Algunos medios de comunicación, debido a la inmediatez de la información y la falta de conocimiento básico de otras culturas, arrastran en titulares y enunciados términos equivocados que no hacen sino agravar la situación de rechazo.

Por ello, hoy más que nunca, y ante el silencio institucional e intelectual que domina nuestra sociedad, la Fundación de Cultura Islámica cree necesaria la realización de toda clase de manifestaciones culturales, y la vinculación moral de personalidades relevantes en el mundo del arte, la cultura, el pensamiento y la política, capaces de crear corrientes de opinión y de llamar la atención sobre los graves problemas de confrontación cultural a los que estamos asistiendo. No en balde, el Instituto Europeo de Observación de los Fenómenos Racistas y Xenófobos, advertía, en un informe publicado recientemente, del crecimiento imparable de la islamofobia durante el último año.

MANIFIESTO

Por todo lo expuesto anteriormente, la Fundación de Cultura Islámica y todos cuantos están de acuerdo en que es necesario expresarse y actuar contra ello, entendemos que:

No podemos permitir que la guerra, la injusticia, la imposición del pensamiento único, la manipulación de la información y la ignorancia, minen y destruyan el entendimiento entre los pueblos y las distintas culturas, alimentando el odio y fomentando las más despreciables expresiones de violencia entre los seres humanos.

Tampoco tenemos que olvidar, que la degradación de la situación internacional en la actualidad es consecuencia, entre otras cosas, de las coordenadas históricas más recientes y la globalización de la pobreza.

Como españoles, y como europeos, en general, debemos recordar que una de las etapas más fecundas de nuestra Historia, al-Andalus, está ligada a la civilización islámica y al fructífero intercambio entre comunidades étnicas y religiosas diferentes. De este modo, nuestra idiosincrasia actual, nuestra cultura material, nuestra arquitectura tradicional, nuestras costumbres, nuestro lenguaje, y hasta nuestra forma de entender la vida, están impregnados del rico legado hispano musulmán. Negar así el respeto a la civilización islámica, sería negar el respeto a una parte muy importante de nosotros mismos.

Nos tenemos que afirmar en la idea de que la Europa multicultural de hoy está fundada sobre valores humanistas, fuente de su inalienable compromiso con la libertad. Así, el artículo 9 de la Convención Europea de los Derechos Humanos consagra el derecho a la libertad de pensamiento, de conciencia y de religión.

No podemos dejarnos arrastrar por esa actitud a escala mundial que obliga a identificar a los otros –los musulmanes, en este caso–, con sus propios gobernantes, con la inmigración incontrolada –marcada por su triste lacra de inadaptación y de pobreza–, así como con las expresiones más extremas y reprobables de unos cuantos, que interpretan las creencias según su propia conveniencia.

No debemos cerrar las puertas al entendimiento con los países islámicos, ni tampoco al intercambio científico y económico que, desde ambas partes, permitiría un reparto social de las riquezas, más justo y equitativo, y un mayor bienestar para todos. Tanto para ellos, como para nosotros.

Estamos convencidos, en definitiva, que es nuestra responsabilidad, como personas vinculadas al mundo de la cultura, empuñar el conocimiento, la información rigurosa, el diálogo sincero y la palabra veraz, como las armas más eficaces para luchar contra la exclusión y la ignorancia.

 

Por consiguiente, y de acuerdo con la Asamblea Parlamentaria del Consejo de Europa, en su Recomendación 1162, proponemos las siguientes medidas concretas:

En el terreno de la enseñanza:

Mejorar el contenido de los programas de enseñanza y los manuales escolares en el contexto del programa internacional "El Islam en los manuales escolares", para que presenten una visión equilibrada y objetiva de la historia de la civilización islámica, evitando el estereotipo secular del Islam como amenaza.

Aumentar el número de departamentos y cátedras de Islam y filología árabe en las universidades. Incluir el Islam en las principales ramas de estudio: historia, arte, filosofía y derecho, entre otros, no relegándolo exclusivamente a los departamentos de historia medieval y filología.

Incluir la historia del Islam desde el punto de vista religioso en los cursos de teología, con el fin de promover un estudio comparativo de las tradiciones abrahámicas: judaísmo, cristianismo e Islam.

Desarrollar programas de intercambio de estudiantes y profesores en el contexto de una cooperación universitaria entre España y el mundo islámico, como propone la Recomendación 1032 de la Asamblea Parlamentaria del Consejo de Europa, en un marco similar al de los programas Erasmus y Demóstenes.

 

En el campo de la información:

Estimular la coproducción, realización y difusión de programas radiofónicos y de televisión sobre la cultura islámica, así como artículos de opinión y culturales en los medios de información general y especializados.

 

 

 

En el campo de la cultura:

Promover lugares de encuentro y de expresión cultural entre los inmigrantes del mundo islámico y los habitantes de los lugares de acogida.

Realizar exposiciones, conferencias y publicaciones sobre aspectos relacionados con el arte, la música y la historia del mundo islámico en general, y de al-Andalus, en particular.

Traducir obras contemporáneas de autores del mundo islámico, para facilitar una mejor comprensión de su cultura y sus inquietudes.

 

En el área de la economía:

Fomentar las inversiones en los países del Sur del Mediterráneo, que propicien un desarrollo sostenible, con la creación necesaria de puestos de trabajo. De este modo se paliarían las bolsas de pobreza social que generan, en gran medida, la emigración y las actitudes extremistas.

 

En el terreno administrativo y de la vida cotidiana:

Facilitar, por parte del gobierno, el diálogo entre las autoridades competentes y las comunidades musulmanas, con el fin de regular los preceptos religiosos de su fe, al tiempo que se respetan las leyes del país de acogida.

Promover hermanamientos entre ciudades españolas y ciudades del mundo islámico, con el fin de incrementar el intercambio cultural y social.


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