Il libro della
scuola per una giustizia più giusta
Premessa
di Nadia Scardeoni
Quale premessa all'unità di lavoro, Il libro della scuola per una
giustizia più giusta, ho raccolto due contributi - di Rita Costa e di Maria Falcone -
che testimoniano un'attenzione preziosa ai temi della educazione alla legalità, a partire
da dolorose esperienze personali che , purtroppo, non hanno bisogno di essere citate.
È mia opinione anche che, particolarmente oggi , nella giungla delle azioni e
mistificazioni antimafia, sia doveroso dare spazio e priorità alla parola che giudichiamo
attendibile.
E che cosa cè di più attendibile ed inequivocabile della parola che sgorga dal
dolore?
Mi lega a Rita Bartoli Costa, e ne sono onorata, una affettuosa
amicizia, nata per caso in una giornata torrida, sotto lombra di un pino , in riva
al mare. Si parlava di Palermo, della faticosa transizione verso nuovi valori
.
Unamicizia
preziosa, alimentata da una grande franchezza reciproca..
A Lei ho chiesto un contributo, per fissare i punti fondamentali di orientamento ,
dentro la storia complessa della città.
Eccolo:
"Questa bella e martoriata città, un tempo felicissima, è stata
per un lungo periodo afflitta da violente prevaricazioni e traffici sporchi di ogni sorta,
quando, dalla fine degli anni settanta agli anni novanta, sono stati fatti assassinare
dalla mafia i vertici delle istituzioni.
È avvenuto, come è palese, in Sicilia , a Palermo in particolare,
quello che non è avvenuto in nessuna altra città del mondo occidentale, per cui, per noi
che fummo sconvolti e traumatizzati da tali avvenimenti - e tenuto conto che la mafia per
le sue origini e per la data del suo divenire aveva ormai determinato una cultura di
disvalori o una subcultura - non rimase altro modo se non attaccare questa subcultura,
creando nel quotidiano una cultura dei valori, la cultura prioritaria del rispetto della
vita.
Siamo andati avanti per anni con tanta volontà, con tanti sforzi,
creando giorno dopo giorno la cultura dell'antimafia, la cultura dei valori, la cultura
del rispetto della vita.
Lavorando con convinzione e con amore, perché il nostro obiettivo
principale sono i giovani, siamo riusciti a far vivere questa cultura dell'antimafia così
da riuscire a determinare una vera opposizione alla mafia - che potrà diventare un
baluardo contro quella subcultura e che domani, quando sarà patrimonio
inalienabile delle giovani generazioni, rappresenterà un baluardo contro la cultura del
disvalore.
Oggi la situazione è mutata, è migliorata direi - anche se il
cammino da percorrere rimane lungo e, purtroppo, ancora impervio.
Essere isola, come la Sicilia, isolata dal corpo del Paese da uno dei
mari , pure più belli, significa vivere con mortificazione la propria perifericità.
Ma anche il resto del Paese ha i suoi problemi e anche grossi, come è
stato quello di "tangentopoli" che ha, per forza di cose, portato l'Italia
intera a parlare dei doveri di una società democratica, costringendola così a parlare e
a spiegare i presupposti di una civile convivenza.
E allora, se anche il resto del Paese ha i suoi problemi e per
capire quanti e quali basta scorrere le cronache quotidiane che ci dicono che non è solo
il problema della cultura antimafia che si deve affrontare - è anche necessario far
conoscere e far capire a tutti le regole della convivenza civile : significa ,
cioè, far conoscere a ognuno doveri e diritti, quelli che sono enunciati e compresi nelle
leggi dello stato, perché nessun cittadino - probo o reprobo che sia - può vivere fuori
del perimetro delle leggi, dei codici che regolano i comportamenti di vita di ogni
società , che "civile" voglia essere considerata.
Queste cose voglio dire per spiegare come anche in Sicilia alla cultura
dei valori, oggi patrimonio della parte sana della società, si è passati ad insistere
sul concetto di "legalità", più ampio e onnicomprensivo, perché in tal modo
si riuscirà, nel quotidiano, ad educare tutta la nostra società
. anche
quella parte distratta e meno disponibile.
Palermo, 16/12/1998
Rita Bartoli Costa
Ho incontrato Maria Falcone questa estate e l'occasione fu data dalla
pubblicazione del suo ultimo libro di Educazione alla legalità .
Un libro costruito didatticamente e pedagogicamente con rara armonia.
Un libro che scaturisce da un grande esercizio interiore di attenzione alla
"Giustizia" intesa come il luogo di relazione e di incontro dei valori supremi
dell'uomo.
Gli stessi valori per i quali si può anche morire
.
La necessità di approntare questo meditato strumento formativo ha una sua origine
dunque e si intuisce, nella Strage del fratello Giovanni Falcone, della sua compagna
Francesca Morvillo, della sua Scorta..
I sentimenti sono ancora vivi, come sospesi...
Si riaffacciano improvvise le lacrime.
Non solo perché il dolore della memoria è insostenibile, ma per un terribile
dubbio:
" Io.non sono più così sicura che il sacrificio di Giovanni, abbia oggi
ancora un senso.
Ecco che cosa vorrei dire oggi a tutti"
Nadia Scardeoni Palumbo
Da Educazione alla Legalità:
"Io, tu e la Scuola. Il legame, il rapporto sociale si
fortifica e spesso si costruisce all'interno della Scuola. La Scuola è il luogo dove si
deve educare ad una nuova convivenza civile, cioè al riconoscimento dell'altro come
unità irripetibile e che costituisce il mio essere pieno. Senza di te non sarei io.
Solo costruendo nella corretta maniera il rapporto con l'altro si può
riconoscere l'utilità di strutture ed azioni "sociali" e la costruzione della
Legge e dello Stato come garanzie del cittadino e non come una autorità oppressiva ed
aliena. La Scuola oggi non può non educare alla legalità in quest'ottica, che pone una
scelta etica fondamentale a fronte dell'avanzare di nuove forme di intolleranza e di
mancata accettazione dell'altro.
Le scelte che comporta il dover educare alla legalità invadono tutta
la maniera di fare scuola e la dovrebbero scuotere già nella costruzione dei percorsi
didattici ed educativi e poi nella maniera di intendere la valutazione e nelle stesse
modalità di creazione del clima all'interno della classe. Per questo il nostro percorso
lancia degli stimoli attraverso etica, politica e diritto perché prima i docenti e poi
gli alunni comprendano il bene che deriva dallo stare bene insieme."
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