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La Memoria mette
le ali
A cura di Nadia Scardeoni
...........L’INNOVAZIONE
COSTITUISCE UNA DUPLICE MINACCIA PER LE MEDIOCRITA’ ACCADEMICHE:
ESSA METTE IN PERICOLO LA LORO
AUTORITA’ DI ORACOLI ED EVOCA IL TIMORE PIU’ PROFONDO CHE TUTTO IL
LORO EDIFICIO INTELLETTUALE, LABORIOSAMENTE COSTRUITO,
POSSA CROLLARE.”
(Arthur
Koestler: da “I Sonnambuli”)
Tra
l'autocoscienza che caratterizza lo spirito, e l'energia esuberante
della vitalità si situa una zona intermedia,
«più chiara
della vitalità, meno illuminata dello spirito, e che possiede uno
strano carattere atmosferico.
È la regione dei
sentimenti e delle emozioni, dei desideri, degli impulsi e degli
appetiti: ciò che andiamo a chiamare, in senso ristretto, anima.
Lo spirito, l'io,
non è l'anima: si potrebbe dire che esso si trova come un naufrago
immerso in questa, che lo avvolge e lo alimenta»
Il
tema della memoria è fuori di ogni dubbio fra i più complessi e
affascinanti. L'intera umanità edifica su di essa la
propria esistenza.
Non è un caso che la "memoria", intesa in ogni suo aspetto, sia personale , individuale che collettiva, sociale ,sia stata , in ogni tempo, oggetto di controllo e composite speculazioni, da parte dei sistemi di potere. Ma, trascurando le miserie dell'animo umano , muovendoci da ciò che fa dire a Platone "la conoscenza è memoria" , aprendoci alle dimensioni di una scienza che non sia affetta da " pruriti schizofrenici " nel trascurare l'aspetto unitario della personalità nel suo porsi biologico, psicologico , spirituale,storico....credo si possa guardare con più speranza ad alcuni "fenomeni" contemporanei che aprono nuovi sentieri di conoscenza.
E'
possibile sottrarre la "memoria" nella sua accezione più fertile ,
dalla mortificazione delle inviolabili scienze esatte?
E'
possibile innovare lo sguardo verso una "materia così ineffabile" che
i cancelli della stereotipia mentale relegano ad un concetto rigido
di "passato" e affidarla
alle ali della trascendenza?
Penso alle NDE , ad esempio, e allo studio che gli ha dedicato l'amico Kenneth Ring . Che cosa è una NDE( Near Death Experience) o esperienza in prossimità della morte ??? E' una esperienza psico-fisico-spirituale straordinaria che illumina ( e non solo filosoficamente) la "transizione" dalla vita alla morte, attraverso l'accesso alla memoria di sè nella sua totalità. Le testimonianze raccolte dagli studiosi delle NDE coincidono nell' affermare che al momento della morte noi entriamo in un mondo trascendentale, in contatto con una realtà obbiettivabile : una meravigliosa sensazione di pace e di benessere, la percezione di essere separati dal corpo e di poterlo guardare dal di fuori, la memoria estesa della propria vita come visione panoramica e simultanea di tutti gli eventi fra i più significativi dal punto di vista affettivo-relazionale. E' un'esperienza che amplia il nostro concetto di memoria e ne fa dedurre soprattutto gli aspetti terapeutici. Un dato che meraviglia è la memoria degli avvenimenti che si conserva chiara e netta anche dopo decine di anni, e ciò è a tutela della sua autenticità. Infatti se una relazione dell'accaduto viene fatta ripetere dopo un tale lasso di tempo viene ripetuta immutata. Nazionalità, etnia, età, credenza in Dio e/o nella vita dopo la morte, cultura e stato sociale, modalità diverse secondo le quali si è verificato l'evento (trauma, malattia, suicidio, shock) non influenzano né le modalità né la frequenza del fenomeno. Alcuni casi, , dimostrano che durante la NDE possono esserci fenomeni precognitivi. E questo un dato a favore della Teoria quantistica , per la quale non esiste presente, passato e futuro Ring pensa che il soggetto durante la NDE entri in una specie di simultaneità olografica e pensa che in quello stato le persone abbiano una sorta di accesso a una conoscenza totale, che corrisponde ad uno stato di coscienza che si espande al di là dei limiti dell'umano, come avviene nelle estasi mistiche, religiose e in certe esperienze psichedeliche. Tutte queste conoscenze sono probabilmente già in noi anche prima della esperienza. In Lessons From the Light - https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/nde.html - Ring presenta alcuni insegnamenti pratici che ha appreso dai « sopravvissuti» : una specie di Vademecum che racchiude suggerimenti "eccezionali" se si considera che Kenneth è ateo. Eccoli 1. C'è un motivo per tutto ciò che accade 2. Occorre trovare il vero senso della propria esistenza 3. Non essere uno schiavo del "tempo" 4. Apprezzare le cose per quello che sono. 5. Non farsi dominare da pensieri o aspettative alienanti 6. Non essere interessato a cosa gli altri pensano di voi. 7. avere cura del proprio spirito e non solo del corpo. 8. Non temere il dolore o la morte. 9. Essere aperto alla vita e viverla nel senso più pieno. 10. Le cose materiali, il denaro, non sono particolarmente importanti 11. La cura della relazione affettiva è la cosa che più conta nella vita. 12. Non lasciarsi turbare dalle competizioni Con Kenneth Ring (Incontrato a Verona, nel corso di un convegno ) abbiamo a lungo conversato sulle convergenze di alcuni dati in nostro possesso ... Sono molto felice di aver suggerito a Kenneth il concetto di "coscienza profonda" che io stessa avevo elaborato dalla mia esperienza di "Educazione al silenzio", con i bambini, e dalla mia esperienza artistica.
da
https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/memory_link.htm lettura HENRI BERGSON http://www.filosofico.net/bergson3.htm IMMAGINAZIONE, PERCEZIONE E MEMORIA La durata reale esprime l'intima essenza della coscienza. Ma che rapporto intercorre tra coscienza e materia, tra vita interiore del soggetto che sente in sè il flusso della memoria, ' l'inafferrabile progresso del passato che fa presa sul futuro ' e realtà dell'universo corporeo in cui l'uomo vive ed opera? A questa domanda Bergson prova a rispondere nella sua seconda opera importante, Materia e memoria , il cui sottotitolo dice, in modo molto significativo: ' Saggio sulla relazione tra il corpo e lo spirito '. L'opera si apre con una definizione di materia che rivela l'intenzione di eliminare la tradizionale contrapposizione tra idealisti e realisti. I primi, e Bergson si riferisce soprattutto a Berkeley, riducono l'oggetto materiale ad una rappresentazione del soggetto conoscente; i secondi, e Bergson guarda a Cartesio, pensano alla realtà materiale come ad una 'cosa' preesistente alla rappresentazione e dotata di una natura diversa da essa. Per Bergson la materia é un insieme di immagini , intendendo per quest'ultimo termine qualcosa che sta a metà tra la rappresentazione e la cosa. L'uomo comune, privo di preparazione filosofica, crede che esista una realtà distinta da lui (in accordo con i realisti e in opposizione con gli idealisti), la quale però coincide perfettamente con la percezione che egli ha di essa (in accordo con gli idealisti e in opposizione ai realisti). In altre parole: se non siamo sviati da pregiudizi filosofici, tendiamo a pensare che esista una realtà diversa dalle immagini contenute nella nostra coscienza, ma nello stesso tempo nessuno mette in dubbio che tali contenuti coscienziali non siano realtà autonome, esistenti indipendentemente dalla coscienza. Le immagini che compongono l'universo, naturalmente, non sono accostate le une alle altre a casaccio, ma sono connesse da relazioni che ne fanno un insieme articolato stabilmente: queste relazioni sono le leggi della natura . Tra le varie immagini però ve ne é una che presenta un particolare carattere privilegiato dal momento che, oltre a sottostare alle leggi naturali, ha anche la facoltà di modificare le altre immagini in base a propri criteri; inoltre, mentre le altri immagini sono conosciute solo dall'esterno (con la percezione), questa immagine privilegiata viene vissuta dall'interno (si sentono cioè le sue affezioni). Questa immagine é il nostro corpo : infatti la mansione del corpo é di selezionare le altre immagini, scegliendo quelle che presentano per esso interesse e utilità in vista della soddisfazione dei suoi bisogni. In questo modo si crea un campo di immagini poste in risalto in mezzo ad un'infinità di altre immagini accantonate e oscurate dall' oblìo: questo é il campo della percezione . Dato che la selezione operata dal corpo é motivata da interessi e bisogni, la percezione non ha un carattere puramente conoscitivo, ma comporta immediatamente un aspetto operativo; percepire vuol dire modificare la realtà materiale in base alle esigenze del nostro corpo , cioè agire. Parlando solo della materia e del corpo, abbiamo trascurato lo spirito: il quesito di partenza era proprio quello del rapporto tra materia e spirito. Da una parte il corpo é solo materia che reagisce ad altra materia in vista dei propri bisogni, dall'altro rimane aperto il problema se questa reazione del corpo nei confronti della rimanente realtà corporea si esaurisca totalmente in un gioco di interscambi tra le parti della materia, oppure venga informata anche da qualche cosa che va al di là del corpo e della materia: si tratta cioè di vedere se il cervello, l'organo corporeo di organizzazione del pensiero, determini l'intera vita psichica e, tramite essa, il comportamento dell'uomo (come voleva la psicologia scientifica a orientamento associazionistico), oppure se esista un livello spirituale superiore e indipendente dalla pura attività cerebrale, dal quale sia piuttosto quest'ultima ad essere dipendente. In primo luogo, bisogna notare che la percezione tramite la quale l'uomo conosce il mondo e opera su di esso comporta un riferimento, per quanto piccolo possa essere, alla dimensione della memoria: percepisco e agisco in base a interessi e bisogni che si collocano nel passato, anche se prossimo, rispetto alla percezione-azione e questi interessi, a loro volta, sono condizionati da esperienze (ossia percezioni) precedenti. A questo punto Bergson distingue tra due tipi di memoria: la prima é la memoria-abitudine , che presiede ai meccanismi motori; la seconda é la memoria pura , che contiene i 'ricordi indipendenti' , e coincide con la durata reale della coscienza. Quando compio un'azione meccanica (recito una poesia a memoria) mi servo della memoria-abitudine; quando penso a momenti della mia storia personale (quando leggevo la poesia per impararla a memoria, gli stati d'animo, le impressioni, i fatti connessi a quell'esperienza) faccio appello alla memoria-pura. La memoria-abitudine ricade interamente nell'ambito dell'organismo: é l'insieme dei meccanismi con cui esso rielabora una risposta a certi stimoli. La memoria pura rappresenta la sostanza spirituale della mia coscienza, identificandosi con quella durata reale in cui la coscienza si risolve.
Ma allora sorge un problema:
quale di queste due differenti memorie subentra nella percezione
corporea?
Naturalmente la prima ad essere direttamente chiamata in causa é la memoria-abitudine, che determina le risposte motorie adeguate alla situazione sulla base delle esperienze passate e tradotte dall'organismo in meccanismi automatici. Ma, in realtà, i contenuti specifici della memoria-abitudine non sono altro che una selezione di alcuni tra gli innumerevoli ricordi ospitati dalla memoria pura. Tra le due forme di memorie vige dunque un intimo rapporto di connessione. Da una parte, dall'inesauribile serbatoio della memoria pura provengono i ricordi necessari alla memoria-abitudine per permettere l'attivazione dei meccanismi motori in cui si ha la percezione. Dall'altra parte, é grazie alla memoria-abitudine che alcuni 'ricordi puri' vengono recuperati, riportati in superficie e materializzati in 'ricordi-immagine', a loro volta causa immediata delle risposte motorie. Non vi é dunque alcuna soluzione di continuità nel processo che va dai ricordi puri, ubicati nella memoria fondamentale che coincide con la nostra coscienza spirituale, ai 'ricordi-immagine', con cui agisce la memoria meccanica dell'abitudine e, tramite essi, all'esito finale della percezione. La memoria-abitudine, espressione meramente organico-materiale dell'attività mentale e riconducibile ai processi associativi del cervello, non é dunque del tutto autonoma, ma dipende da quella memoria importantissima che, coincidendo con la durata reale della coscienza, é indipendente dall'ambito della materia e rientra interamente nelle regioni dello spirito. In questo modo Bergson intendeva dimostrare l' impossibilità di ridurre la vita psichica e i processi mentali all'attività cerebrale . E la conclusione cui Bergson perviene é la seguente: ' In una coscienza c'é infinitamente di più che nel cervello corrispondente ' . lemma : Memoria http://www.educational.rai.it/lemma/testi/tempo/memoria.htm La parola memoria indica un insieme di attività psichiche che consente di fissare e richiamare le percezioni nella coscienza o nell'inconscio, e quindi di riprodurre nozioni, comportamenti ed esperienze vissute nel tempo. Con la memoria possiamo riportare alla mente singole percezioni, e in tal caso si parla di memoria sensoriale - oggetto di studio anche della medicina - che si suddivide in memoria acustica e visiva. Oppure, si possono rievocare fatti, parole, ragionamenti. Quando i dati richiamati dalla memoria fanno parte del bagaglio stabile delle conoscenze di una persona, si parla di memoria a lungo termine, mentre se si tratta di informazioni che non superano la durata del discorso o dell'attività che si sta svolgendo parliamo di memoria di lavoro o a breve termine. Una parola che definiva sia l'atto del ricordare sia l'oggetto del ricordo era presente già in latino: è il sostantivo memoria che fu poi accolto - come prestito intellettuale - nell'italiano del Duecento. Anticamente il vocabolo memoria era esteso anche all'intero complesso delle facoltà della mente, e diventava a volte sinonimo di intelletto e coscienza. Memoria poteva indicare inoltre la parte posteriore della testa, dove si credeva fosse posta la capacità del ricordare. Questi usi del termine memoria sono poi caduti, o sono rimasti solamente nei dialetti rurali, mentre maggiore resistenza hanno dimostrato le accezioni di memoria in riferimento alla sfera dei ricordi collettivi, come sinonimo di notizie o tradizioni di epoche passate. Per ritrovare l'origine della maggior parte degli attuali significati secondari di memoria, bisogna risalire al Rinascimento, con il pieno fiorire della cultura umanistica fondata sullo studio del passato e della storia. Nel Rinascimento il plurale memorie viene utilizzato per definire una narrazione o cronaca di fatti storici, e il singolare memoria acquista anche il senso di scritto autobiografico che rievoca eventi vissuti in prima persona. Sempre nel periodo rinascimentale, la parola memoria viene impiegata per indicare una breve dissertazione monografica su un determinato argomento, e questo uso del termine sopravvive nell'italiano odierno, in particolare nei titoli di alcuni periodici scientifici o nel linguaggio giuridico. Al Cinquecento risale anche l'espressione arte della memoria, con cui si intendeva la capacità di ottenere ricordi attraverso una specifica tecnica di memorizzazione che si avvaleva di sistemi di associazione verbale e di immagini. Nuovi rilevanti significati del vocabolo memoria si ritrovano soltanto nel nostro secolo, e sono legati soprattutto alla cibernetica. Nei computer è presente infatti un particolare dispositivo chiamato memoria, che conserva e rende continuamente disponibili dati e programmi, e può contenere una enorme quantità di informazioni. E' questa la nuova veste assunta dalla memoria artificiale che svolge oggi un ruolo decisivo nella gestione di tanti settori della vita umana, quali l'industria, la ricerca, i servizi. I labirinti della ragione http://www.airesis.net/ILabirintiDellaRagione/ILabirintidellaragione.htm “L’INERZIA DELLA MENTE UMANA E LA SUA RESISTENZA ALL’INNOVAZIONE SI DIMOSTRANO PIU’ CHIARAMENTE NON, COME SI POTREBBE PENSARE, NELLE MASSE INCOLTE, LE QUALI VENGONO FACILMENTE TRASCINATE UNA VOLTA CHE E’ STATA COLPITA LA LORO IMMAGINAZIONE, BENSI’ NEI PROFESSIONISTI COI LORO INTERESSI ACQUISITI PER TRADIZIONE E PER IL MONOPOLIO DEL SAPERE. L’INNOVAZIONE COSTITUISCE UNA DUPLICE MINACCIA PER LE MEDIOCRITA’ ACCADEMICHE: ESSA METTE IN PERICOLO LA LORO AUTORITA’ DI ORACOLI ED EVOCA IL TIMORE PIU’ PROFONDO CHE TUTTO IL LORO EDIFICIO INTELLETTUALE, LABORIOSAMENTE COSTRUITO, POSSA CROLLARE.” (Arthur Koestler: da “I Sonnambuli”).
.................... I luoghi del sacro Sollevare un velo sull'appropriazione indebita dell'arte, attraverso la ricognizione immaginaria del pensiero di un "honorabilis magister" , ci porta fatalmente in un comune itinerario verso i luoghi del sacro. Ecco allora il senso di una possibile interpretazione: "Il sacro nell'arte , così come ci appare in Antonello ...e' la capacita' di "silenzio" dell'autore. Silenzio dell'anima, silenzio del mondo esterno, silenzio e pace interiore...... per affinare la materia" Niente e' più
"comunicante" di questa capacita' dell'uomo di potersi astrarre dalla
sua natura sensibile |
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