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Lectio Magistralis Giuliana Martirani
“Poi il Signore Dio piantò un giardino nell’Eden, ad oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male”.
Pentecoste: la festa delle differenze
Vi sono, poi, doni differenti dati alle differenti persone e comunità ma uno solo è il Signore. Vi sono poi modalità differenti in cui viene costruito il Regno di Giustizia e di Pace ma uno solo è Dio che opera tutto e in tutti. E a ciascuna persona e all'uno e all'altro sesso, a ciascuna comunità e a ciascun popolo è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune di tutta la Terra. A una persona, a un sesso, a una comunità, a un popolo, viene dato il dono della sapienza, del saper vedere dentro le cose, del saperle percepire, capirne il senso, viverle in sintonia con il tutto, saper discernere, essere giusti. Ad essi è dato il dono dell'interiorità. Ad alcuni viene dato il dono della scienza, della tecnologia, del saper costruire utensili, macchinari, tecniche. Ad essi è dato il dono del metodo. Ad altri il dono della fiducia in Dio, dell'abbandono a Lui, della spiritualità più alta. Ad essi è dato il dono della fede. Ad alcuni la concretezza delle opere, del saper guarire le piaghe dei poveri, dei Paesi impoveriti, degli ammalati, così come le ferite degli sconsolati, degli afflitti e dei depressi, e fare miracoli: dove c'è miseria far fiorire il benessere, dove c'è malattia far nascere ospedali e medicine, dove c'è violenza far nascere giustizia, diritti umani e pace. Ad essi è dato il dono della carità.
Ad altri viene dato il dono del saper prevedere, intuire l'andamento economico, politico, quale sbocco avranno le scelte fatte, che effetti produrranno sul futuro. Ad essi è dato il dono della profezia. Ad alcuni del saper giudicare le persone e gli avvenimenti, sapervi guardare dentro, ma anche saper e?ducere, tirar fuori, in modo da poter orientare persone e popoli, dare delle indicazioni, delle direzioni. Ad essi è dato il dono dell'orientamento e dell'educazione. Ad altri viene dato il dono di saper comunicare, saper parlare molte lingue, aver facilità di comunicare via satellite, via internet, ma anche saper facilitare la comunicazione con tecniche nonviolente nei gruppi di studio, nelle sedute terapeutiche. Ad essi è dato il dono della comunicazione. Ad alcuni viene dato il dono della interpretazione delle lingue, delle culture, delle cose che si dicono, del saper cioè andare a fondo della comunicazione, individuarne gli orientamenti culturali, filosofici, etici. Ad essi è dato il dono della cultura. Ma tutti questi doni sono dati dall'unico e solo Spirito che li distribuisce come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno ha molte membra e tutte le membra pur essendo molte sono un corpo solo, così tutte le persone, l’universo maschile e quello femminile, ogni gruppo umano, tutti i popoli, le razze, le religioni della Terra, pur essendo molti e differenti tra di loro sono tutti illuminati dallo Spirito di Dio, sono tutti di Cristo e testimoniano al mondo il volto del Padre. Se il piede dicesse « poiché io non sono mano non appartengo al corpo » e se analogamente una persona o un sesso, una comunità, un popolo lo dicesse, direbbe in modo molto sbagliato. Perché come il corpo non risulta di un membro solo ma di molte membra così tutta l'umanità e tutta la Terra non può essere omologata a una sola civiltà religione, cultura, sesso che si reputi superiore ad altre. Ma invece ogni singola persona, l'uno e l'altro sesso, ogni comunità e ogni popolo della Terra costituiscono le molte membra differenti dell'unico corpo di Dio, il Cristo. Perché Dio ha disposto le membra in modo differente nel corpo, come Egli, nella sua infinita saggezza, ha voluto. E come nessun membro del corpo può dire di essere superiore o migliore di un altro, così nessuna persona o sesso, nessuna comunità e nessun popolo, può dirsi più civile, più sviluppato, più colto, o più umano di un altro. Anzi come quelle membra del corpo che sembrano le più deboli, sono le più necessarie, così le persone, il sesso, le comunità e i popoli più deboli e insignificanti, impoveriti, sono anche i più necessari per arrivare al mondo di fraternità voluto dal Padre. E come le parti del corpo che sembrano le meno onorevoli, le circondiamo di maggiore rispetto, così le persone malate, handicappate, le comunità traballanti, i popoli indeboliti e impoveriti da altri popoli sono circondati da Dio di maggiore riguardo perché più bisognosi di cure. Perché Dio ha composto il corpo della Terra e dell'umanità, conferendo maggiore onore, riguardo e attenzione a ciò che ne mancava perché non vi fosse disunione nel corpo. Ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Perché se un solo membro del corpo soffre, se una sola persona, una sola comunità, sesso, popolo è offesa e soffre, nessun membro può essere felice. Così se una sola persona, una comunità, un sesso, un popolo gioisce tutti gli altri gioiscono con lui. Ora tutti noi, persone, comunità, popoli, razze e religioni del mondo siamo un solo corpo, il corpo di Dio nel mondo.
Preghiere in cammino ?Noi siamo delle "preghiere in cammino".? Andiamo in giro a far scuola, andiamo a lodi e vespri, andiamo a fare le faccende nelle nostre case... e interroghiamo Dio e parliamo con Lui e "custodiamo nei nostri cuori" tutte queste parole che ci scambiamo. Gli chiediamo conto delle sue parole, della sua Parola che ha messo nel nostro cuore come ferro incandescente. Studiamo e ci interroghiamo chiedendo a Lui dove abbiamo mal interpretato. Andiamo ad una riunione e camminando per le strade delle nostre difficili città lo interpelliamo, il Signore, sulla fondatezza dei suoi obiettivi di giustizia e di pace che un giorno condividemmo a tal punto con Lui da impegnarci vita, carriera, famiglia e soldi. Noi siamo sempre di più, ogni giorno di più delle "preghiere in cammino". Gli chiediamo: Signore, dicci, quando proclamavi solennemente "Beati i poveri" e paradossalmente perché anche allora essere ricchi era meglio, alludevi solo a quelli spiritualmente poveri, nevvero? Quelli un pò depressi e senza senso alla loro vita, un pò annoiati e spiritualmente cimici rinsecchite, nevvero? O parlavi anche di Susy messa a 10 anni dietro una vetrina bordello perché venduta da una famiglia povera a una pescatrice di bimbe-prostitute che l’ha messa a far la vita? E tu Signore ci volevi fare "pescatori di uomini", nevvero? O parlavi dei milioni, pardon miliardi oramai, di Mugabe, Mercedes, Annette... che marciscono nei bassifondi della storia, dove li abbiamo spinti sempre più in basso noi e le nostre società opulente sedute sulla loro fatica di schiavi? Come delle "preghiere in cammino" con la testa confusa e il cuore in pianto, in questi nostri giorni bui pieni di luccichii d’oro, falso oro e brillanti che non luccicano noi ti chiediamo: Dicci, Signore, quando altisonante e assurdo tu proclamavi "Beati gli afflitti", di che parlavi dicci, della signora che piange perché non ha avuto la pelliccia e del marito che non ha avuto la giusta promozione nonostante abbia portato la borsa del suo capo? O parlavi dei milioni di bambini che sfacchinano dall’alba al tramonto per le nostre scarpe, i giocattoli, i tappeti, le felpe e tutto il resto che riempiono le nostre stupide case lussuose? O parlavi dei morti uccisi dalle guerre civili, bambini, donne e vecchi, o parlavi di chi muore di aids e di chi ce l’ha già nel ventre della mamma o lo prende succhiando al suo seno avvizzito e malato? Mentre con la mente in subbuglio e il cuore gonfio sempre di più siamo "preghiere in cammino" noi ti chiediamo, Signore: quando all’apice della violenza imperiale del tuo tempo tu candido e tranquilllo dicesti "Beati i nonviolenti" chi stavi implicitamente redarguendo, solo gli zeloti e le loro manifestazioni violente con i soliti sassi che in quella terra pietrosa sono lì pronti per esser tirati, o alludevi anche a quella dei centurioni e dell’impero romano con le sue regole istituzionali violente, col suo ‘si vis pacem para bellum’, cogli schiavi tramandati di padre in figlio, e con la sua conquista di territori altrui e anche del tuo paese? Mentre a capo chino riflettiamo sui giorni bui del nostro mondo noi siamo delle "preghiere in cammino" e ti chiediamo, Signore: quando tu, come se fosse niente, dicesti "Beati gli affamati e assetati di giustizia" dicci, Signore a quale giustizia alludevi, solo a quella dei tribunali e delle loro sentenze dove purtroppo sempre più il giudizio è sovvertito per ingraziarsi quel potente o quello opposto, solo a quella che proclamano con parole altisonanti ministri e deputati, magistrati e poliziotti in una guerra per bande che ha per posta la giustizia, oppure alludevi alla giustizia per il misero e l’oppresso, per l’indifeso e il calpestato, per i popoli interi sottomessi agli interessi degli investitori, alla borsa, al prodotto interno lordo, ai paesi leader e agli interessi strategici delle nazioni potenti, anzi dell’unica nazione imperante? Dicci, Signore, gli chiediamo sempre più perplessi ormai perchè pensiamo di non riuscire a capire quanto andava dicendo, dicci Signore, ma quando dicevi "Beati i misericordiosi?" alludevi solo al ‘prenderersi cura’ di chi è ferito dalla nostra economia globale sempre più canaglia e dalla nostra politica sempre più guerresca oppure ci invitavi a ‘prendere a cuore’, sentirle coi palpiti del cuore, le conseguenze della nostra consapevole e inconsapevole partecipazione all’immiserimento dei tuoi figli? E quando proclamavi assurdamente "Beati i puri", Signore, alludevi solo ai voti delle suore e dei frati, nevvero? non la stavi sornionamente additando, la purezza della mente e dello spirito, anche ai politici dell’epoca, i farisei e agli scribi d’allora, scienziati e intellettuali che con ricche commesse appoggiano scientificamente il potere dei potenti? Dicci, Signore, gli chiediamo mentre siamo sempre più "preghiere in cammino" quando sul monte delle tue beatitudini, in tempo di occupazione, di terrore e guerra tu dicevi assurdamente e paradossalmente "Beati i costruttori di pace" proclamavi, nevvero? beati quelli che per difendere e garantire la pace han fatto le bombe e le han sganciate, fanno le mine e le nascondono e mettono nel budget del paese sempre più danaro per distruggere gli altri, e dicevi beati quelli che ricorrono al terrore per farsi giustizia, e quelli che parlano di "guerra giusta" e che inventano ora "la guerra preventiva" per evitare che la rabbia dei poveri li colga all’improvviso e per mostrare i denti agli altri paesi che non gli venga in mente di poter ragionare alla pari e difendere in modo nonviolento la pace? Oppure, Signore, tu volevi il banchetto, la festa di tutti gli uomini e le donne del tuo creato? Siamo una preghiera in cammino e ti chiediamo con ostinazione, Signore: ma quando, prendendo in parola la Parola abbiam scommesso la nostra vita facendo obiezione di coscienza al danaro per impegnarci sulla povertà facendo obiezione di coscienza al successo per impegnarci sulla purezza facendo obiezione di coscienza alla sfida a Dio per obbedire al tuo regno di giustizia e di pace, dicci Signore, eravamo nel torto, vedevamo in modo esagerato oppure tu volevi che ci salvassimno solo le nostre piccole anime in un’ascesi personale che non intaccasse in niente le sorti del mondo dei miliardi di nostri fratelli? Dicci, Signore, era forse delirio di onnipotenza pensare di poterti aiutare a salvare il mondo di Susy, Mugabe e Mercedes e Annette? Oppure volevi che con la nostra vita personale e comune la mostrassimo proprio a tutti la tua via per essere felici, pardon beati, e che fossimo testimoni viventi che quella è l’unica via per la felicità di tutto il mondo, per la festa del tuo regno, pardon delle tue democrazie, di giustizia e di pace?
Ad Alex, carezza di Dio per i costruttori di futuro
Non muori nel nostro cuore, Alex col tuo dolce sorriso sempre accennato, col tuo protenderti all'altro, anche fisicamente, ad ascoltarlo innanzitutto e poi incoraggiarlo, e poi a progettare insieme per fare piu' giusto il mondo. Non muori nel nostro cuore Alex, finché non vivrà anche solo l'ultimo Indio in Amazzonia, finché non ci sarà più guerra a Sarajevo, e nelle piccole scuolette del Kossovo, divise da muri di cemento etnico. Non muori nel nostro cuore, Alex, finché non ci sarà pace tra le etnie, o nei campi di grano e nei frutteti non ci saran più veleni, finché i lupi economici che divorano il mondo non saranno diventati agnelli mansueti che aman la terra ed ogni sua creatura. Non muori nel nostro cuore, Alex, finché non ci sarà quel mondo bello per cui continuamente tu lottasti, più' lenti più alto più profondo, il mondo tranquillo dei grandi ideali realizzati, il mondo che sa amar teneramente, come tranquillo e tenero eri tu. uomo dagli ideali troppo grandi nel tuo corpo smilzo e nella nostra Storia così fragile. Non muori nel nostro cuore, Alex, tu che hai portato su di te il peso del mondo. Altri prima di te morirono sotto quel peso uccisi da quei pesi, o dai mille poteri che creano quei pesi. Anche morendo, però, teneramente hai amato tutti....ed il futuro, raccomandandolo a noi, tuoi compagni di speranza, e non buttando su nessun altro i pesi, anzi chiedendo scusa, con la tua ultima carezza a noi, come facevi tu, con accorato sussiego, timoroso di addolorare troppo con questa tua morte assurda, tu che hai amato tanto la Vita fino a morirne...
"Lectio magistralis" Reinventare una spiritualità economica
Geografia delle risorse L'attuale forma di tardo-capitalismo che, autorizza l'arricchimento rapido di certe oligarchie, rischia di diventare ora il tallone d'Achille degli Usa in primo luogo, e di tutti paesi che si sono gettati nella mondializzazione del libero scambio. Non solo coloro che si battono per i diritti umani, contro vecchi e nuovi impoverimenti e contro la disoccupazione denunciano oggi il capitalismo selvaggio, ma anche dall'interno stesso del mondo capitalista, da parte di coloro che rifiutano un capitalismo oligopolista, viene riproposto il problema dell'etica dell'economia. Per tutto l'occidente industrializzato ormai non è necessario nessun interventismo previo sul prezzo del mercato ma solo deregulamentation e liberismo puro. Un capitalismo cioè senza regole che solo privilegi la competitività, quindi la legge del più "forte", la legge del "primo", la "primogenitura di Caino". Non vi sono beni liberi, non vi sono più risorse libere. Non vi sono che beni politici, anzi strategici, ed è in questo senso che le risorse diventano strumento di potere e motivo di guerra: la guerra delle risorse. Le risorse, nella civiltà industriale e paradossalmente ora ancor più nel post industriale, hanno smesso di essere patrimonio comune dell'umanità, beni del creato, manufatti di Dio, e sono diventate bene privato, strumento primario del capitalismo selvaggio a cui si avvia l'umanità nel suo nuovo disordine mondiale.Non senza darsi anche una "giustificazione morale del capitalismo selvaggio" che, secondo Israel Kirzner, un importante esponente della scuola austriaca di economia e professore alla New York University, risiede in una diversa concezione delle risorse e dei prodotti. Le risorse, secondo tale scuola, non possono essere considerate disponibili nè possono essere definite "bene comune" o "patrimonio comune dell'umanità",ma esistono solo perchè "scoperte" ( come un tempo fu scoperta l'America e le sue risorse!) e sono scoperte dalla decisione di un imprenditore che ne diventa in qualche modo il "creatore". Una concezione che non può non scontrarsi con quella cui si rifanno i credenti di tutte le religioni, delle risorse cioè come create da Dio e non dall'uomo e pertanto patrimonio comune dell'umanità.Una concezione che non può non scontrarsi con quella di Francesco e delle risorse terra acqua aria e fuoco, come creature e non cose da sfruttare e sventrare, come sorella acqua e fratello fuoco e addirittura madre come la terra.Una concezione di odio nei confronti delle creature del creato e non di tenerezza verso di esse, di riconoscenza verso il loro umile servizio all'uomo "per alimentarlo e sostenerlo".Una concezione di estraneità al Dio della tenerezza che provvede (la "provvidenza") all'uomo con i suoi manufatti, ma di arrogante autosufficienza di un uomo che si crede lui stesso il creatore e il padrone di tutto ciò che lo circonda, l'accaparratore, insomma, della "mela". Oltre la geopolitica delle terre sventrate, delle risorse "scoperte" e strappate e dei mari scandagliati, oltre la geopolitica e la geostrategia dei blocchi contrapposti o dei mondi monopolari o dei nuovi ordini mondiali, nasce, dovunque nel mondo, una geopolitica all'inverso, una geopolitica dell'utopia e della solidarietà. E' una geopolitica che vede le popolazioni latino-americane africane asiatiche, delle periferie e delle marginalità statunitensi, tedesche giapponesi e italiane, alfabetizzate e non, impegnate a "lavorare la speranza", impegnate nella organizzazione dei propri spazi urbani, rurali, minerari, industriali e agricoli. Aldilà e oltre le geopolitiche che uccidono con la fame, la guerra, l'inquinamento, la corruzione c'è la geopolitica di gruppi e comunità, che, riappropriatisi della propria identità culturale, e diventati quindi soggetti attivi del proprio sviluppo, analizzano e conoscono il proprio territorio per agire su di esso con azioni concertate tese a ricavare dalla sua organizzazione godimento e abbellimento per la propria esistenza quotidiana. E' la geopolitica nonviolenta e progettuale dei popoli che si oppone alla geopolitica violenta e distruttiva degli imperi e degli eserciti. E' una geopolitica dell'utopia e della solidarietà che mentre lavora la speranza diventa nuovo progetto politico ed economico e diventa geopolitica dell'eu-topia, del buon luogo, della terra buona, della terra dove scorre latte e miele. E' una geopolitica che a partire dalle risorse sa ri-determinare una spiritualità nell'economia, passando dal valore di scambio a quello di utilizzazione, proponendo Indicatori che misurino il benessere e la vera civiltà dei popoli e non solo il loro benavere, mettendo segni profetici per uno scambio di prodotti meno ineguale tra Nord e Sud, proclamando un Giubileo come moratoria del debito e infine denunciando la gravissima commistione tra l'economia cosiddetta legale e quella delle mafie transnazionali e proponendo una resistenza nonviolenta ad entrambe. Le Risorse: rubare la mela? Per ridare una spiritualità all'economia, al nostro rapporto con le creature del Creato, in primo luogo l'umanità tutta deve ripensare il concetto stesso di risorsa. Risorsa è sostantivo che deriva dal verbo ri-sorgere, fortemente evocativo per un credente, e che già nell'etimo indica la sua rinnovabilità. Ma le risorse naturali ed energetiche, minerali vegetali e animali, che servono da base per l'alimentazione e i manufatti umani, non sono tutte e sempre rinnovabili, non ri-sorgono sempre, ri-sorgono solo se restano "attaccate all'albero" se cioè non sono sfruttate e rubate come fecero Adamo ed Eva, ma raccolte senza accaparrare, conservare, senza provocare morte nè agli uomini nè alla natura stessa. Risorgono solo se restano nel processo di autorigenerazione cosmica voluto da Dio. Madre Terra, può essere, secondo l' affascinante teoria ecologica di James Lovelock, l'Ipotesi Gaia, (L'Atlante di Gaia, Zanichelli) un organismo biologico unico che si autorigenera e quindi risorge sempre, oppure può essere votata all' "entropia" e quindi all'esaurimento delle risorse, quando l'accaparramento e lo spreco interrompono l'autorigenerazione delle risorse oppure la loro naturale sostituzione con risorse sostitutive. Due, infatti, sono le vie, una conduce alla vita e un'altra alla morte. Oltre poi alle risorse naturali ed energetiche ci sono le risorse culturali: la parola di un gruppo umano, la sua lingua, l'organizzazione del suo pensiero che diventa energia che lo spinge ad un'azione coerente, efficace e benevola. Che diventa "benevola" se animata dalle risorse "spirituali" degli individui e dei gruppi umani che li spingano cioè al superamento degli egoismi e dei conflitti e alla concretizzazione dell'utopia. Strettamente collegata alle risorse culturali e come capacità di trasformarle in azione concreta e benefica per l'umanità sono le risorse tecnologiche e la scienza che accanto alle prime costituiscono il patrimonio culturale dell'umanità. Ma queste tre risorse, parola cultura e spirito, perchè diventino testamento, eredità, hanno bisogno di tre veicoli che consentano il passaggio di queste tre risorse alle successive generazioni: l'informazione, l'educazione, la formazione.E devono essere fondate sulle differenze per arricchirsi, sulla multiformità, cioè, delle espressioni umane per poter sopravvivere e svilupparsi nei differenti ambienti naturali del pianeta. E sono legate alla libertà dell'uomo, al suo libero arbitrio. E' necessario allora che l'uomo reinterpreti il suo libero arbitrio.Perché, se è vero che l'organizzazione politica, economica e sociale è l'applicazione dello spirito dell'uomo ai rapporti con la natura (da cui ricava sostentamento e vita) e con gli altri uomini (con cui li condivide), allora la libertà dell'uomo, il suo libero arbitrio, sta nell'applicare alle relazioni con la natura e con gli altri uomini uno spirito o universalistico o particolaristico. E potremo stare in pace cogli uomini e con la natura, se con spirito universalistico terremo conto di tutte le creature del mondo minerale vegetale e animale, e di tutta l'umanità e non solo del proprio aggregato particolare (città, Stato, continente) e se sapremo tener conto di tutte le creature e gli esseri umani successivi alla propria generazione. Se lo spirito è invece particolaristico, come ancora rigurgiti di gretta acidità nazionalista e regionalista tendono a proporre, il libero arbitrio degli uomini conduce allora a dissesto ecologico, ingiustizia planetaria, impoverimento dei mille Sud del mondo, violenza microsociale (droga, mafia, speculazioni, scandali, terrorismo, clientelismo...) e macrosociale (blocchi, coalizioni, zone d'influenza, tensioni diplomatiche, spionaggio, guerra ad alta e bassa intensità, ricatti internazionali, minaccia nucleare...). Le risorse-creazione: le "coccole" di Dio all'uomo La creazione, invece per il credente, sia esso ebreo, cristiano, musulmano, buddista, indù... è stata la prima grande "coccola" che Dio ha fatto all'uomo. Teneramente gli ha preparato i suoi regali durante cinque giorni, come una mamma che prepara il corredino per il figlio che nasce o come il fidanzato che sceglie l'anello e i mobili per la casa per la sua futura sposa. Il matrimonio di Dio con l'umanità, la sua sposa.Con la creazione iniziale e quella che ogni giorno Dio rinnova, continuano le coccole di Dio alla sua sposa, all'umanità.Sono le coccole di Dio, che si serve dei suoi manufatti migliori, delle creature del creato, e le mette come gioielli e corona sul capo della sua sposa, per agghindarla per lui: "Come sei bella amica mia, come sei bella"(Ct 4,1) "Belle sono le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i vezzi di perle. Faremo per te pendenti d'oro, con grani d'argento"(Ct 1,10-11). Sono le coccole di Dio, le sue tenerezze con cui carezza il nostro gusto, con cui ci addolcisce il palato col miele e con il latte o coi succulenti frutti dei peschi delle mele e delle arance o con le tenere verdure e il vino inebriante.Sono le coccole che carezzano la nostra vista col tramonto rosso purpureo e i guizzi dell'aurora boreale, i mille colori dei prati in primavera, la bellezza strabiliante di altissime montagne innevate e lo scenario delle cascate che diventano palazzi di ghiaccio. Sono le coccole di Dio al nostro udito attraverso le parole della natura, il vento che soffia, l'acqua che scorre, il chiacchiericcio delle cicale, i fruscii degli animali notturni e il cinguettare degli uccelli in sinfonia di lode al Creatore.Sono le coccole di Dio che si serve della natura per carezzare il nostro olfatto, anzi per profumare noi, sua sposa, con le altre sorelle creature, coi profumi delle zagare e con quello delicato e penetrante dei gelsomini o col fragrante odore del pane appena sfornato.Sono le coccole di Dio, per carezzare il nostro corpo, il nostro tatto, con le sue creature più umili e più belle, con l'acqua dei ruscelli che sfiora la nostra pelle e il fuoco vispo e allegro che riscalda le nostre membra, il prato fresco e morbido o il mucchio di grano che diventa giaciglio per il riposo o letto di giochi infantili e tenerezze d' amore. Le risorse-creazione: le coccole dell'uomo a Dio Ma la natura è anche lo strumento, la mano con cui l'uomo fa le sue coccole a Dio, con cui noi, sua sposa, facciamo le coccole allo sposo. E facciamo le carezze e le coccole allo sposo semplicemente "dando un nome" alle creature che lui ha creato, completando cioè la creazione e dando così lode al Creatore. "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome (Gen 2,19). E l'uomo fa le sue coccole a Dio "dicendo bene", dando cioè il nome giusto alle creature a lui affidate, "benedicendole", appunto, dando quindi i nomi pensati dal Creatore, facendo cioè emergere la giusta vocazione con cui il Creatore le ha pensate e le ha sognate, dicendo cioè il rame che diventa filo elettrico e il ferro che diventa letto e il silicio computer e la cellulosa carta.Ma benedicendole e non maledicendole con la sequela di morti e di affamati, di dittature guerre e inquinamenti che invece poi causa quando le "dice male", quando cioè per "dire" il rame filo elettrico uccide i suoi fratelli e la natura stessa, diventa Caino. Dicendole bene perché esse stesse benedicano il loro Creatore: "Benedite acque tutte, sole e luna, stelle del cielo, piogge e rugiade, venti tutti, fuoco e calore, freddo e caldo, rugiada e brina, gelo e freddo, ghiacci e nevi, notti e giorni, luce e tenebre, folgori e nubi".(Dn 3,51-90) E, così, assolvendo bene il loro compito di "con-creatori" anche i figli dell'uomo possano benedire il Signore, perché diventati servi del Signore e pii e umili di cuore e perciò sacerdoti del Signore.(Dn 3,82-87) L'uomo fa davvero le coccole al suo Creatore, al suo sposo, quando, chiamando le creature coi nomi pensati dal Creatore, esse diano lode al Creatore, che ama tutti gli uomini e ama tutte le creature. Come Francesco seppe capire quando, nella società mercantil-bancaria che allora nasceva, intravide il pericolo di trasformare le creature in "cose" usa e getta e restituì ad esse la loro dignità di fratelli e sorelle, la pari dignità con l'uomo, chiamandole sorella acqua e frate vento e frate sole. Ma potè farlo solo perché aveva intronizzato al posto delle pretese mercantil bancarie di Bernardone e dei suoi amici, Madonna Povertà, compagna di Madre Terra e di sorella acqua e frate foco. L'uomo fa davvero le coccole al suo Creatore quando, abbandonata l'avidità del danaro e delle ricchezze, o del successo e del potere, non tratta più da servi i fratelli e le sorelle che abitano il mondo, e i fratelli e le sorelle che abitano il suolo e l'aria. Quando non usa più violenza contro di loro. Se, infatti, nel dare il nome al rame al ferro e al grano, come al silicio, all'albero e al cotone noi strappiamo il cuore delle creature, noi le facciamo piangere, siano essi esseri umani, in primo luogo, che creature del mondo minerale vegetale e animale, allora noi non facciamo più coccole e tenerezze al nostro papà buono, al nostro sposo, a Dio, ma lo schiaffeggiamo, lo deridiamo, gli diamo pugni e calci, invece di baci e di carezze e con un gesto di estrema violenza lo pugnaliamo e lo uccidiamo. Come un amante ingrata e infedele. "La loro madre si è prostituita, la loro genitrice si è coperta di vergogna. Essa ha detto: "Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana e il mio lino, il mio olio e le mie bevande" (Os 2,5) E lo sposo se ne rammarica :"Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio, e le prodigavo l'argento e l'oro che hanno usato per Baal. Perciò anche io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione ritirerò la lana e il lino che dovevano coprire la sua nudità... Devasterò le sue viti e i suoi fichi di cui essa diceva ' Ecco il dono che mi han dato i miei amanti' "(Os 2,1o-14). Ma poi lo sposo si pente della sua severità, ama la sua sposa e ancora una volta vuole trasformare la "valle della sua infedeltà" in "porta della speranza" (Os 2,17)." L'attirerò a me, la condurrò nel deserto, e parlerò al suo cuore... là canterà come nei giorni della sua giovinezza ... e mi chiamerai: 'Marito mio' e non mi chiamerai più : 'Mio padrone'...(Os 2,16-18; 21)E allora la natura è la grande mano di Dio e la grande mano dell'uomo che si incontrano per sfiorarsi, e per carezzarsi, due dita che si sfiorano come nell'affresco di Michelangelo nella cappella Sistina.
Economia e Pasqua planetaria Una volta rivisto il concetto stesso di risorsa che ri-diventa creatura del creato, e quindi sorella e fratello dell'uomo, bisogna che l'economia diventi spirituale nella sua prassi, bisogna che faccia un passaggio epocale, una Pasqua planetaria da un economia che uccide e fa morire ad un'economia che ri-sorge e fa ri-sorgere. Un'economia, allora è spirituale se nella produzione e nel commercio ha riguardo di Madre Terra e degli uomini, e nel lavoro passa da quello individuale a quello cooperativo e comunitario dove però l'apporto individuale, il risultato finale, sia visibile.Nell'agricoltura un'economia spirituale passa dallo sfruttamento all'utilizzazione delle risorse avendo cura anche della natura selvaggia (wilderness) che è preziosa come biblioteca genetica dell'umanità, e se passa dall'agricoltura chimica col suo ciclo di veleno e di cancro a quella biologica. Un'economia è spirituale se non comprimiamo i cicli bio-geochimici della natura ( i cicli dell'acqua, dell'azoto, del carbonio, dei minerali) che sono cicli circolari, nei cicli lineari dell'economia che detta le sue leggi alla natura (oicos-nomos) ma se sappiamo entrare in dialogo (oicos-logos) con una natura non più schiava ma in pari opportunità con gli esseri umani.Se sappiamo passare dal monopolio della fame dell'umanità che solo poche grandi multinazionali detengono attraverso le banche dei semi e il commercio degli ibridi alla libertà degli scambi di semi naturali.Se per le foreste si smette con la deforestazione selvaggia (contro la quale ad esempio fanno la loro resistenza nonviolenta i credenti di tutte le religioni del movimento Chipko, in India) e si preoccupa dell'ossigeno d'oggi e delle generazioni future.Per le acque un' economia è spirituale se sappiamo passare dall'imbrigliamento e dalle dighe, alla difesa degli ecosistemi, e dall'inquinamento e mescolamento di acque luride e acque bianche al controllo degli scarichi. Un'industria spirituale è quella che la smette di ritenere che le risorse appartengano a chi le "scopre" ma che ritenga invece che esse siano patrimonio comune dell'umanità, bene comune, dono di Dio perchè tutti abbiano vita e l'abbiano in abbondanza. Che valorizzi il lavoro artigiano e le piccole e medie imprese contro le cattedrali nel deserto, occasione non di lavoro, ma di tangenti. E' quella, infine, che converte l'industria bellica in industria di pace. Un'economia spirituale il popolo della pace la sta costruendo passando dai trasporti su gomma a quelli su rotaia, dall'auto ai mezzi pubblici e alla bici, dalle benzine inquinanti a quelle verdi....Un'economia spirituale la stanno costruendo sia la società civile che le istituzioni, in modo sommesso ma serio, anche se spesso non coordinato. Sono le "sentinelle della notte" che stanno portando l'umanità a varcare la soglia del terzo millennio che viene. E' una Pasqua planetaria, anche se non definitiva, ma che quella sta preparando, facendo passare uomini e strutture da situazioni e "valori" vecchi a situazioni nuove.E nell'economia lo stanno facendo, tra l'altro, per quanto concerne il lavoro, l'agricoltura, l'industria, il commercio, i trasporti...
Agricoltura DA A Sfruttamento utilizzazione Desertificazione wilderness (natura selvaggia) Agricoltura chimica biologica meccanica naturale (Fukuoka) intensiva/estensiva siepi/rotazione/maggese ibridi /banche semi tutela biodiversità Società civile coinvolta: Cooperative biologiche,Centri studi, fiera dei semi, Ong... Istituzioni coivolte: NNUU, Università, Direttive Cee, Ministero e Assessorati Ambiente... Foreste DA A legno selvaggio rimboschimento caccia e distruz. Paesaggio oasi, zone protette Società civile coinvolta: Associazioni ambientaliste, non-violente... Istituzioni coivolte: NNUU Chiese, Direttive Cee, Ministero Assessorati Ambiente... Acque DA A imbrigliamento, dighe difesa ecosistemi inquinamento controllo scarichi Società civile coivolta: Associazioni ambientaliste.... Istituzioni coinvolte: Ministeri e Assessorati Lavori Pubblici, Fogne, Industria....
Industria DA A "scoperta delle risorse" patrimonio comune umanità privatizzazione selvaggia bene comune perdita artigianato valorizzazione cattedrali nel deserto piccole e medie imprese inquinamento riconversione ecologica bellica riconversione industriale Società civile coinvolta : Associazioni ambientaliste, pacifiste, nonviolente... Istituzioni coinvolte: Chiese, Sindacati, Unione industriali, Assessorati...
Lavoro DA A valore di scambio valore di utilizzazione (K.Madden) individuale cooperativo/comunitario Società civile coinvolta : Cooperative, Comunità terapeutiche, Ong.... Istituzioni coinvolte: Università, Chiese, Sindacati, Ministero e assessorati Lavoro....
Commercio DA A scambio ineguale Commercio Equo e Solidale consumi truffa assoc. difesa consumatore consumi inconsapevoli autolimitazione consumi selvaggi Bilanci di Giustizia Società civile coinvolta: ONG, Coop.Terzo Mondo, Associazioni Consumatori, Associaz. pacifiste, Botrteghe Commercio Equo e solidale, Mutue Auto Gestioni Istituzioni coivolte: Direttiva Cee, Ministero e Assessorati Industria, Mercati rionali...
Trasporti DA A su gomma su rotaia auto bici e mezzi pubblici benzina piombo verde marmitte catalitiche Società civile coinvolta : Associazioni nonviolente, ambientaliste Istituzioni coinvolte: Ministero e Assessorati Ambiente, Ministero trasporti e industria)
Un' economia, infine, è spirituale se facciamo entrare passato e futuro, tempi di accumulazione (passato) e tempi di durata (futuro) nelle programmazioni presenti perchè "la terra ci è data in prestito dai nostri figli". Perchè un'economia è spirituale se sa passare dal valore di scambio per il quale ha priorità il capitale ovvero il patrimonio monetario, che è importante sì perchè consente una forte mobilità delle risorse nello spazio e nel tempo, ma ha tuttavia dei tempi di accumulazione (passato) e di durata (futuro) di poche centinaia di anni, al valore di utilizzazione di K.Madden, (O.Giarini, 1981)per il quale hanno invece priorità i patrimoni naturali, biologici e culturali che hanno tempi di accumulazione e durata di molti miliardi, centinaia di migliaia e decine di migliaia di anni. (G.Martirani, Progetto Terra, 1989). Un'economia è spirituale se sa passare dal benavere misurato col Prodotto Nazionale Lordo e il Reddito Pro Capite al reale benessere degli individui e dei popoli, misurato con indicatori profetici, come l'indicatore della global compassion o indicatore della civiltà (W.Eckhardt, in Martirani, Gea, 1989), che fanno passare la storia umana dalla centralità dell'homo technologicus e oeconomicus alla centralità della persona umana a partire dai più indeboliti dalle cupidigie umane, Un'economia spirituale, infine, la sta costruendo il popolo della pace, passando dallo scambio ineguale che ha piegato il Sud del mondo i cui prezzi delle materie prime prodotte sono imposti dal Nord, al Commercio Equo e Solidale e alle sue botteghe sparse un pò dovunque in Europa in cui i prezzi sono fatti nel Sud, e alle banche che le finanziano, le Mutue Auto Gestioni (MAG). E la si sta costruendo con i Bilanci di Giustizia con cui centinaia di famiglie hanno deciso di "spostare" i loro consumi da prodotti che danneggiano l'ambiente e i Sud del mondo a prodotti che non li danneggino. Un'economia è spirituale, quando sa azzerare, con un Giubileo, in nome della vera giustizia, il debito internazionale e quando sa capire tutte le connessioni tra l' economia legale e quella illegale delle mafie transnazionali e tutte le culture simili che le sottintendono entrambe, e quando sa fare pulizia sulle ambiguità che legano il danaro pulito e quello sporco lavato e riciclato.
Dal valore di scambio al valore di utilizzazione E' un'economia spirituale quella che finalmente sappia passare dal valore di scambio e dal valore aggiunto di Smith, Marshall e Keynes, dal valore-lavoro di Marx, e dal valore d'uso degli economisti marxisti, al valore di utilizzazione di Karl Madden, che incomincia a legare il concetto di valore non più solo al lavoro e all'evoluzione culturale e tecnologica ma anche alla natura, a Madre Terra.Per l'economista americano, infatti, bisogna non solo tenere conto di tutte le Dotazioni e Patrimoni (D & P) ma anche del loro tempo di accumulazione (passato) e di durata ( futuro) privilegiando ovviamente quei patrimoni che hanno tempi di accumulazione e durata superiori. Il tempo, così, entra come elemento fondamentale a fianco allo spazio, come tempo cosmico perchè il valore di utilizzazione è strettamente legato ai tempi di accumulazione e di durata. Ed allora, in una visione spirituale del mondo bisogna vedere le relazioni tra i popoli solamente legandole allo spazio e quindi analizzandone gli attuali posizionamenti politico-economici, o anche legandole al tempo, e quindi individuandone le cause e gli sviluppi? Spazio e tempo sono infatti intimamente connessi. "Noi viviamo tutti nel tempo- ci ricorda Abraham Heschel - noi ci identifichiamo in esso così intimamente che sbagliamo a non stare attenti. Il mondo dello spazio circonda la nostra esistenza, ma non comporta niente che ci sia indispensabile al punto da non poterlo abbandonare; anche la nostra situazione nello spazio noi possiamo liberamente permutarla. L'esistenza non implica essenzialmente nessun potere spaziale, ma gli anni della nostra vita hanno per noi un'importanza assoluta: il tempo è la sola proprietà da noi posseduta realmente e in modo così naturale che abbiamo bisogno di uno sforzo per prenderne coscienza. Gli oggetti sono la sponda d'approdo, ma il viaggio avviene nel tempo". La D & P naturale ( universo, sole, terra, risorse) ha infatti un tempo di accumulazione e durata di molti miliardi di anni. La D & P biologica ( piante animali risorse biologiche, DNA) di molte centinaia di migliaia di anni, la D & P culturale ( utensili agricoltura linguaggio educazione) ha un valore di utilizzazione di molte decine di migliaia di anni, e infine, la D & P monetaria che abbiamo finora privilegiato smisuratamente e che pure, tuttavia, è importante come strumento per accrescere la mobilità delle risorse che sono inegualmente distribuite sia nello spazio che nel tempo, ha un tempo di accumulazione e di durata di sole poche centinaia di anni. Con la teoria economica di K.Madden, che ridimensiona fortemente il capitale monetario e valorizza gli altri "capitali" o patrimoni, a cominciare da quello naturale, ma anche culturale, c'è quasi l'intronizzazione "scientifica" di Madonna Povertà di Francesco. C'è il passaggio dall'eco-nomia , con cui l'uomo impone le sue regole (nomoi) alla natura, all'eco-logia (oicos-logos) con cui finalmente uomo e natura entrano in dialogo (logos), ristabilendo il rapporto fraterno tra l'uomo e le creature della terra non più "cose" da sfruttare ma fratelli e sorelle con cui convivere. Dagli indicatori economici all'indicatore della "Global Compassion" Un'economia spirituale, inoltre, non può essere più misurata con indicatori economici come PNL e reddito pro capite ma con indicatori sociali che ne misurino il benessere sociale diffuso e con quelli ecologici che ne misurino la qualità della vita e l'impatto ambientale. Ma soprattutto è spirituale quella economia i cui indicatori sappiano individuare il grado di civiltà di un popolo non più sull'ammontare di danaro prodotto ma sulla sua "global compassion and compulsion"(W.Eckhardt,cfr G.Martirani,Gea, 1989). Questo indicatore, anomalo nel cinico mondo economico, è, infatti, costruito su parametri come: universalità (considerare gli altri come se stessi) eternità (considerare conseguenze a lungo termine e benefici a breve termine) unità (condivisione con altri di valori autentici) onestà (attualizzazione dei valori così come vengono pensati ed espressi) libertà (partecipazione nelle decisioni e obiettivi per la propria vita e del prossimo) nonviolenza (massimizzazione deivalori sia nelle azioni che nei comportamenti, sia nelle strutture sociali che nell'ambiente naturale e nelle possibilità future). Un indice che vede i paesi del Nord del mondo meno civili (4,4 su 10) di quelli del Sud (5,2) e la categoria degli uomini d'affari quella a minore grado di global compassion o civiltà (2,7), mentre religiosi (6,3) e intellettuali (7,0) quelli a maggiore livello di global compassion. Il Commercio Equo e Solidale, le Mutue Auto Gestioni e i Bilanci di Giustizia Piccoli ma significativi "segni" di profezia ecumenica, e in quanto segni solo indicatori di una via da percorrere e che vogliono mostrare la via della vita in un deserto disseminato di "ossa aride", vengono oggi da quella rete di economia alternativa nata intorno all'economia non monetizzata del Sud del mondo. Vengono dalle cooperative di produzione del Sud collegate con le cooperative di commercializzazione del Nord del mondo, entrambe unite in un rapporto di Commercio equo e solidale che rompe l'imposizione del prezzo delle materie prime e dei manufatti imposto dal Nord e dalle sue multinazionali. E' l'economia delle cooperative femminili africane e latino-americane autofinanziate con i crediti della solidarietà delle donne e degli uomini del nord che hanno creato le banche alternative, le Mutue Auto Gestioni (MAG), che finanziano progetti per un economia spirituale. Ma è anche l'economia reinventata nelle famiglie del Nord del mondo che decidono, attraverso un'operazione collettiva di controllare i propri consumi e, attraverso dei mensili Bilanci di Giustizia, di "spostare" i propri consumi da prodotti che impoveriscono Madre terra, i popoli del sud del mondo e danneggiano la propria salute e integrità, a prodotti che non danneggino più nessuno. Il Debito Internazionale e il Giubileo Naturalmente non potranno essere sufficienti nè il Commercio Equo e Solidale nè le Mag e i maggiori crediti al Sud, nè i Bilanci di Giustizia per cambiare le sorti economiche dei popoli "impoveriti". Ma è in primo luogo necessario un forte appello che venga dalle Religioni e che ripristini quella moratoria biblica che è il Giubileo, una moratoria ai danni dal Nord del mondo inflitti al Sud, dai ricchi ai poveri, dai primi agli ultimi della storia. Un Giubileo che non sia tuttavia solo una sorta di happening collettivo ma che sia davvero restituzione delle terre, remissione dei debiti e riscatto degli schiavi che solo formalmente non si chiamano più così ma che di fatto oggi esistono come ieri. Perchè i raggiustamenti "strutturali" che la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale richiedono ai paesi indebitati, in primo luogo del Sud del mondo ma ora anche a paesi del Nord come l'Italia, non fanno che favorire sempre di più ogni deregolamentazione economica e gettare il mondo nel capitalismo selvaggio. "Il Debito estero- afferma infatti il vescovo cattolico Pedro Casaldaliga dall'America Latina, continente fortemente indebitato- continua ad essere il salasso dei nostri popoli, il governo reale delle nostre democrazie. A comandare non sono le nostre Costituzioni, ma il Debito estero. I presidenti, i ministri delle Finanze dei nostri paesi sono rappresentanti del FMI. Il Debito estero, con il pagamento degli interessi, è ciò che condiziona i salari, i servizi pubblici... Ma bisogna forse cominciare anche a domandarsi se esiste davvero un debito del Sud del mondo nei confronti del Nord o non è forse il contrario..... Sentiamo la voce dal Sud, da un immaginario capo Indio, il Cacique Guaicapuro che rifa i conti.... Guaicapuro Cuauhtémoc richiede all'Europa il pagamento del debito! "Eccomi qui io, Guaicaipuro Cuauhtémoc, discendente di quelli che popolarono l'America quarantamila anni fa, sono venuto a trovare quelli che la trovarono cinquecento anni fa. Il fratello usuraio europeo mi chiede di pagare un debito contratto da Giuda, cui mai ho dato l'autorizzazione a vendermi. Il fratello avvocato europeo mi spiega che ogni debito si paga con interessi anche se si vendono esseri umani e paesi interi senza chiedere loro il consenso. Ma anche io posso esigere interessi! Nell'archivio delle Indie risulta, carta su carta, ricevuta su ricevuta che soltanto tra il 1503 e il 1660 arrivarono a Sanlùcar de Barrameda 185.000 kg di oro e 16 milioni di kg d'argento provenienti dall'America... punto di partenza del capitalismo e dell'attuale civiltà europea...Questi 185.000 kg di oro e i 16 milioni di kg di argento devono essere considerati come il primo di tanti prestiti amichevoli dell'America per lo sviluppo dell'Europa...Le favolose esportazioni di capitale non furono altro che l'inizio di un "Piano Marshalltzuma" per garantire la ricostruzione della barbara Europa, rovinata dalle sue deplorevoli guerre contro i colti musulmani, difensori dell'algebra, del bagno quotidiano, ed altre conquiste della civiltà.Per questo possiamo chiederci: i fratelli europei hanno saputo fare un uso ragionevole, responsabile o per lo meno produttivo delle risorse così generosamente anticipate dal nostro Fondo Indoamericano Internazionale? Sul piano finanziario sono stati incapaci, dopo una moratoria di 500 anni, sia di azzerare il capitale o gli interessi, sia di rendersi indipendenti dalle rendite di liquidità, le materie prime e l'energia a buon mercato che il Terzo Mondo esporta per loro. Questo deplorevole quadro conferma l'affermazione di Milton Friedman secondo cui un'economia sussidiata non potrà mai funzionare." E questo ci obbliga, per il loro bene a richiedere il pagamento del capitale e degli interessi che così generosamente abbiamo aspettato a riscuotere durante tutti questi secoli.""Dicendo questo vogliamo anche mettere in chiaro che non ci abbasseremo a chiedere ai fratelli europei i vili e fluttuanti tassi di interesse del 20% e anche del 30% che i fratelli europei esigono dai popoli del Terzo Mondo.Ci limitiamo ad esigere la restituzione dei metalli preziosi che abbiamo versato in anticipo, al modico interesse fisso del 10% annuo, accumulato durante i soli ultimi trecento anni. Su questa base e applicando la formula europea dell'interesse composto, informiamo gli Scopritori che ci debbono soltanto come primo pagamento del debito, un insieme di 185.000 kg di oro e altri 16 milioni di kg di argento elevati alla potenza di 300. E cioè un numero che per scriverlo completo sarebbero necessarie più di trecento cifre e il corrispondente in metallo supererebbe di molto il peso della terra... Addurre che l'Europa in mezzo millennio non ha potuto produrre ricchezze sufficienti per cancellare questo interesse modico, sarebbe ammettere il suo assoluto fallimento finanziario e/o la sua demenziale irrazionalità dei presupposti del capitalismo... Ma una cosa esigiamo, che adempiano ai loro impegni attraverso "un'immediata privatizzazione o riconversione dell'Europa..." Risorse e lavoro femminile Perchè la donna possa regalare all'umanità la sua spiritualità che rigeneri l'economia appare allora indispensabile darle finalmente pari opportunità in economia a cominciare dalla produzione non riconosciuta delle casalinghe così come quella dell'agricoltura di sussistenza di tre quarti dell'umanità che si regge sul lavoro femminile.Ma anche pari opportunità tra l'economia monetizzata maschile e del Nord del mondo e l'economia non monetizzata delle donne, del Sud del mondo, e di tutta la fetta di "equità sudata", nel Sud come nel Nord, dove il "prendersi cura" è appannaggio delle donne, del volontariato, dell'associazionismo.Ma la situazione della donna , nell'economia è lungi dall'esser pari non solo come realtà ma anche come opportunità.Una geografia economica della donna può darci qualche dato per capirlo (fonte: Women in the world, Simon and Schuster, New York, 1986) LAVORO Lavoro casalingo Per ogni 100 ore spese dalla donna nel lavoro casalingo l'uomo dei paesi industrializzati ne fa 32 di ore di lavoro casalingo, quello americano 51, il sovietico 42 il ceco 29 l'ungherese 58, quello edel Burkina Faso 4. Per ogni 100 ore di lavoro pagato femminile, il numero di ore pagate maschili dei paesi industrializzati è 119, dell'uomo americano e sovietico 103, del Ceco 113, dell'ungherese 127, del Burkinese 137. L'esclusione delle donne ( "le donne al loro posto"!) E' praticata in tutti paesi musulmani del golfo Persico, Arabia, Iran, Marocco ma anche Nigeria e Pakistan., paesi nei quali il velo o è obbligatorio o è praticato dalla maggioranza. I Ghetti femminili nel lavoro In tutto il mondo le donne sono confinate soprattutto in alcuni generi di lavoro, in alcuni ghetti: infermiere, insegnanti elementari, collaboratrici domestiche, venditrici, balie e baby sitter. In Africa i ghetti lavorativi femminili sono invece nel commercio e agricoltura, e in Afrtica occidentale sono donne commerciuanti nei mercati, in Uganda vendono il carbone, in Etiopia puliscono i chicchi di caffè, in Mozambico l'anacardio, in Egitto raccolgono il cotone. In Sud est asiatico nel settore tessile e nell'assemblaggio elettronico, nella CSI sono dottori, riparano strade e lavorano nelle amministrazioni collettive. In Cina raccolgono cotone e riso, in Nepal costruiscono le strade, in India lavorano pizzi, puliscono l'anacardio e confezionano sigarette, nello mSrilanka raccolgono the. Nei Caraibi sono impiegate in servizi domestici e nel settore turistico, in Guatemala fanno alvori d'artigianato, in Nicaragua raccolgono caffè. In America Latina sono impiegate nei servizi domestici, anche se in Messico sono impiegate nell'abbigliamento e nell'assemblaggio elettronico, e in Brasile nel commercio nei mercati, nell'insegnamento e nei tessili. In Usa sono segretarie e sono impiegate nell'abbigliamento In Inghilterra sono pfrevalentemente segretarie e puliscono gli uffici, in Ungheria fanno assemblaggio elettronico, in Turchia producono tabacco, in Iran tessono. Le lavoratrici donne sono nel mondo Nord America 7%, America Latina 4%, Asia orientale 31%, Asia meridionale 25%, Oceania meno dell'1%, Afriac 9%, CSi ed Ex Europa dell'est 15%, resto d'Europa 9%. In generale si può affermare che in tutto il mondo c'è stato un incremento del 4% dal 1950 al 1980 del lavoro pagato femminile,del 7% in Oeceania, del 6% in Nord America, del 5 in America latina, del 4 in Europa ex orientale, del 3 nel resto d' Europa. Un forte decremento invece si è verificato nell CSI (-4%) e in Africa (-1%). La percentuale di lavoro femminile rispetto a quello maschile in lavori salariati o commerciali ha subito dovunque dei cambiamenti dal 1960 al 1980 accorciando il divario tra maschio e femmina. Nel 1980 in Svezia era l'88% di uomini e il 74% di donne, in danimarca gli uomini erano il 90% e le donne il 71 (erano solo il 44% vent'anni prima), in Inghilterra l'89% i maschi e il58% le donne, in Canadal'86% i maschi e il 57% le donne, in Francia 83% e 53%, in USa 86% e 52% in Germania 82% e 49% in Spagna 81% e 32%. Il Lavoro pagato femminile Rappresenta oltre il 45% di tutto il lavoro pagato in: CSI, Romania, Cecoslovacchia,Germania ex est, Svezia, Finlandia, Burkina, Centrafrica, Tanzania, Mozambico. Rappresenta invece tra il 36 e il 45% in : Colombia, Usa, Canada, Australia, Giappone, Cina, Laos, Vietnam, Burma, Polonia, Ungheria, Bulgaria, ex Jugoslavia, Austria, Germania, Belgio, Svizzera, Francia, Portogallo, Israele, Etiopia, Zaire, Btswana, Congo, Nigeria, Camerun, Senegal, Guinea, Costa D'Avorio, Ghana, Benin. Gli altri paesi presentano valori più bassi. Il numero più alto di donne pagate (più del 60%) è nel settore segretariale Il lavoro delle donne sposate Le donne sposate sono una groissa percentuale di tutte quelle che lavorano. Su 56 donne americane che lavorano 52 sono sposate, su 72 danesi lo sono 50, su 54 inglesi 50, su 56 canadesi 42, su 53 francesi 40, su 50 tedesche 33, su 39 olandesi 18. Presenza sindacale Nel mondo sono solo il 5% le donne presenti nei sindacati. Le più alte percentuali sono in Ungheria (51%), repubblica Ceca (45), CSI (43), Francia (28), Islanda (21),Gyuinea (15), Italia e Canada (14) Usa /12), Irlanda (11) finlandia (9), Germania e Israele (8) Norvegia (6), Giamaica , Inhghilterra, N.Zelanda (5), Belgio (4) Botswana (3), Libano (2) Srilanka e Libia (1)... Svezia (0) Lavoro agricolo Il lavoro agricolo faliliare non pagato delle donne è in percentuale molto alta non solo nel sud del mondo dove l'agricoltura non monetizzata è prevalente ma anche nel nord delòmondo dove l'economia è fortemente monetizzata. E' l'8o% in Germania, il 73% in Danimarca, il 62% in Cecoslovacchia,il 61% in Olanda, il 60% in Grecia,il 57% in Spagna e Yugoslavia, il 55% in Austria il 32 in Belgio, il 17% in Svezia. Mentre è proprio in quest'ultimo èpaese che si ha il più alto numero di donne datrici di lavoro in agricoltura (52%) seguito da Grecia(38%) Yugoslavia(37%) e Belgio (30%). Il maggior numero di donne, che lavorano in agricoltura, rispetto al totale di donne che lavorano, è appannaggio dell'Asia: in India (82,6%9, Pakistan (70%), Bangladesh (69,8%), Indonesia (61%); mentre Francia (8%) Germania (5%) Inghilterra (1%) Usa (0,4%) sono a proporzioni molto più basse. I paesi che hanno la percentuale maggiore di donne (più dell'81%), rispetto a tutta la forza lavoro che include quindi anche glin uomini, senza contare l'agricoltura di sussistenza, sono: Turchia, Mali, Costa d'Avorio,Camerun, Tanzania, Botswana, Madagascar. La Cina, la CSI e tutta l'Europa ( escluso Francia Inghilterra, Spagna, Olanda, Belgio, Svezia e Svizzera che hanno una percentuale tra l'11 e il 30%) hanno una percentuale di donne che lavorano in agricoltura che va dal 31 al 50%. Usa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Iran, Kenia, Ciad, Niger, Marocco, ma anche Brasile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Surinam, Cuba, hanno dall'11 al 30% di donne di tutta la forza lavoro, che lavorano in agricoltura. Lavoro part time E' una caratteristica tutta femminile. Solo in Usa(18%) e Olanda (10%) il lavoro part time maschile è di qualche rilevanza . Altrimenti è una caratteristica fenmminile: in Danimarca è il 47% del lavoro generale, in Norvegia 45, Svezia 44, Inghilterra 44, Svizzera 36, Australia 35, Irlanda 33, Usa 33, germania 29, Nuova Zelanda 26, Canada 24, Olanda 19, Austria 18, Francia 17, Portyogallo 17, Belgio 16, Finlandia 12, Italia 10 quello femminile e 3% quello maschile. Tempo libero Su ogni 100 ore di tempo libero della donna, l'uomo dei paesi industrializzati ne ha 140,l'amricano 141, il sovietico 161, il Ceco 144, l'ungherese 136, quello del Burkina Faso 150. L'uguaglianza nel trattamento lavorativo viene sancita in : Africa: Centrafrica, Congo, Gabon, Liberia, Somalia, Sudan, Zaire Americhe: Brasile, Costarica, Cuba, Salvador, Guatemala, Guyana, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Perù, Surinam e Venezuela. Non negli Usa. In Europa: Albania, Cecoslocavvhia, Grecia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania Spagna, Svizzera, Inghilterra. Diritto all'aspettativa per gravidanza In molti paesi le politiche relative alla maternità lasciano la donna senza protezioine all'atto della gravidanza. Legislazioni nazionali che tutelino il diritto al possesso del lavoro con : -aspettativa per 12 settimane o più a pieno stipendio sono presenti in: CSI, Australia e Nuova Zelanda, India, Pakistan, Nepal, l'Europa ex orientale, Germania, Italia, Francia, Belgio e Olanda, Norvegia, Libia, Mali, Senegal, Guinea, Costa d'Avorio Burkina, Camerun,Gabon, Congo, Angola, Zambia, Messico, Brasile, Perù, Argentina, Uruguay,Nicaragua, Panama, N.Yemen -12 settimane senza stipendio pieno: Romania e Cecoslovacchia e tutti gli altri paesi europei, Canada, Venezuela, Bolivia, Paraguay, Cile, Algeria, Mauritania, Niger, Ciad, Nigeria, Centrafrica, Ghana, Zaire, Tanzania, Botswana, Madagascar, Somalia -meno di 12 settimane a stipendio pieno: Cina Etiopia, Uganda, Mozambico, Marocco, Oman, Irak, Guatemala, Honduras, Colombia, Ecuador -aspettativa a discreazione e al di sotto degli standard ILO: Usa, Tailandia, Arabia, S.Yemen, Egitto. Diritto alla proprietà fondiaria Non hanno gli stessi diritti dell'uomo in : Brasile, Bolivia, Cile, Perù, Ecuador, Haiti, Indonesia , Malesia,India,Bangladesh, Nepal, Iran, Libia, Niger, Nigeria, Burkina, Togo, Ghana, Liberia, Etiopia, Kenia, Uganda, Zimbabwe, Botswana, Sudafrica. Diritto all'eredità In alcuni paesi , con l'avallo di regole religiose, le donne non hanno gli stessi diritti dell'uomo in materia di eredità: tutti i paesi musulmani di Oriente, Medio Oriente e Africa, India, Nepal, Bangladesh, Kenia, Zambia, Zimbabwe, Malesia e Indonesia, Perù, Bolivia e Paraguay. Il risparmio Le donne risparmiano meno degli uomini nelle stesse cateegorie lavorative. In tutte le occupazioni le donne rappresentano il 39,5% dei lavoratori e risparmiano il 64,7% rispetto al risparmio maschile (=100). Nelle professioni e nei lavori tecnici rappresentano il 42,8% e risparmiano il 71,8% di qunto invece risparmia l'uomo; come managers e amministratrici sono 28,4% e risparmiano il 60,8%, come segretarie sono il 78,4% della generale forza lavoro e risparmiano il 67%, come artiogiane sono solo 5,6% e risparmiano il 66,5%. Paragonate agli uomini risparmiano più dell'80% le donne italiane, norvegesi, ungheresi, , dello Srilanka e di Burma. Tra il 70 e il 79% risparmiano le donne australiane e neo zelandesi, della CSI, del Kenia,Portogallo, Grecia, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Austria. Tra il 60 e il 69% invece le inglesi, svizzere, ceche, siriane, egiziane, tailandesi, americane, canadesi, venezuelane. In Usa a fronte di un risparmio maschile uguale a 100 il risparmio della donna bianca è uguale a 66, quello della donna nera è uguale a 60 e della ispanica a 55. In Sud Africa a fronnte di un risparmio del maschio bianco uguale a 100 la donna nera fa un risparmio uguale aq 8 e rispetto al maschio nero , anch'egli uguale a 100, fa un risparmio uguale a 50. Finanze, assicurazioni e immobiliarie Il maggior numero è a Panama (9,3% di tutti i dirigenti) e in Barbados (8,3%). Seguono Norvegia (4,3), Venezuela (2,7) Germania (1,4) Svezia (1,2) Giappone (0,7). Le donne possiedono solo un decimo del reddito mondiale e un centesimo del patrimonio immobiliare.
http://www.azionecattolica.it/settori/Adulti/sezione/Documenti/Ambiti/doclaverna/incontro/martirani STILI DI VITA NEL TEMPO DELLA GLOBALIZZAZIONE
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/pace.html
GIULIANA MARTIRANI Giuliana Martirani è docente di geografia dello sviluppo alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli "Federico II". Ha insegnato alla Ottawa University (Canada) ed è stata direttrice del corso di Educazione alla Pace dell'International Peace Research Association (IPRA) all'Interuniversity Centre, Università di Dubrovnik, Jugoslavia. Delegata ufficiale alle Conferenze ONU sulla Criminalità Organizzata Transnazionale (1994) e alla IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla Donna (Pechino sett. 1995, è esperta per il V Programma Quadro della Commissione Europea relativamente agli "Aspetti socio-economici dello sviluppo sostenibile in ordine a Cambiamenti Globali, Clima e Biodiversità". Ha scritto numerosi libri su sviluppo, pace, ambiente, non violenza, mondialità, interculturalismo e collabora a molte riviste. Con Paoline Editoriale Libri ha pubblicato: "La civiltà della tenerezza", Milano 1997. MARTIRANI GIULIANA, Il drago e l'agnello. Dal mercato globale alla giustizia universale, 2001, pp. 264, con annesso cd rom, L. 38.000
Il drago e l’agnello Il drago: sono le multinazionali, che oggi hanno un potere economico superiore a quello degli Stati; è la piovra delle mafie del mondo, che hanno un potere finanziario anche superiore a quello delle multinazionali; sono i quattro cavalieri dell'Apocalisse, oggi, come duemila anni fa: fame, invasione, guerra e morte; sono le odierne emigrazioni, l'usura e i debiti; è la frattura enorme tra i popoli obesi e quelli scheletrici; è la tratta delle donne, il turismo dei trapianti e quello sessuale; è lo sfruttamento di milioni di bambini minischiavi; è il degrado ambientale che rischia di compromettere la vita stessa del pianeta; è il fuoco delle guerre. L'agnello: è la forza, o meglio la riappropriazione di "potere" che le comunità mondiali cercano di costruire; è la spinta nonviolenta dell'universalismo dei diritti umani e dell'ecumenismo; è il mondialismo ambientale, quello femminile, interculturale ed educativo; è l'internazionalismo giuridico e la globalizzazione dell'economia della giustizia, dello sviluppo sostenibile e della finanza etica. --------------------------------------------------------------------------------------- una dedica
Del comprare e del vendere E un mercante disse: Parlaci del comprare e del Vendere. Ed egli rispose e disse: La terra vi offre i suoi frutti, e voi non patirete indigenza se solo saprete come riempirvene le mani. E’ scambiandovi i doni della terra che troverete abbondanza e sarete soddisfatti. Ma se lo scambio non sarà con amore ed equanime giustizia, non condurrà che alcuni all’ingordigia ed altri alla fame. Quando voi, lavoratori del mare e dei campi e delle vigne incontrate sulla piazza del mercato i tessitori, i vasai e i venditori di spezie, invocate allora che lo spirito supremo della terra intervenga tra voi a santificare bilance e calcolo, di modo che pesi e valori si corrispondano. E non lasciate che chi ha mani sterili partecipi alle vostre transazioni, perché costoro venderebbero le loro chiacchiere per la vostra fatica. Dovreste dire a tali uomini: "Venite con noi nei campi, o recatevi con i nostri fratelli al mare a gettare la vostra rete: Poiché la terra e il mare saranno generosi come con noi". E se colà verranno i danzatori e i cantanti e i suonatori di flauto, ebbene. Comprate pure i loro doni. Poiché anch’essi sono raccoglitori di frutti e d’incenso, e ciò che essi vi recano, benché fatto di sogni, è di ornamento e alimento alla vostra anima. E prima di lasciare la piazza del mercato, badate a che nessuno vada via a mani vuote. Poiché lo spirito supremo della terra non dormirà in pace nel vento finchè i bisogni dell’ultimo tra voi, non siano soddisfatti. Kahlil Gibran |
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