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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Anamorfosi od ologramma?

" Il simbolo  esposto così come  è  all' irresistibile tentazione di interpretazioni  razionalistiche ;
corre  il rischio di trasformarsi in  mera  allegoria, dunque,reso sterile e incapace di  trasmetterne la completezza esperita.

 C.G.Jung"

 
Anamorfosi ovvero... un  un mistero buffo.

Che cosa è l'anamorfosi.

da http://www.anamorphosis.it/chisiamo/anamorfosi.pdf

Il verbo "anamorphòo" esiste, già in Filostrato, filosofo sofista del II sec. d.c. e precisamente nel suo "Eikònes", col senso di trasformazione riferito ad immagini criptiche.
L'opera anamorfica si caratterizza da una parte come oggetto ambiguo che cambia in maniera imprevedibile e dall'altra determina come in una sceneggiatura gli spostamenti  dello sguardo , da un'angolatura  all'altra , per vedere l'immagine nascosta... Solo una
luce imprevista può fare accedere a queste  verità  che ci appaiono nella loro più grottesca essenza .

.....Nell'anamorfosi lo spettatore diventa  attore di una sceneggiatura iscritta nell'opera,attore per un altro spettatore che lo osservi dall'esterno. Quasi, con un'iperbole, che l'anamorfosi fosse una materializzazione dell'alternanza dei due punti di osservazione, che contenesse il desiderio del sole di vedere le ombre e quello dell'uomo di essere il sole.
Sia per l'ambiguità che la contraddistingue che per la teatralità che l'accompagna, l'anamorfosi è tornata di attualità nel nostro tempo. Non solo in ambiente surrealista, come Jean Cocteau preconizzava, ma anche, visto il coinvolgimento della spettatore, nelle ricerche sull'opera aperta......
Forse ben presto si intuì la carica sovversiva, la pericolosità estetica di questa forma della rappresentazione: il suo contenuto relativistico, la sua fascinazione. Una autentica magia.

Ecco cos'è l'anamorfosi. Il suo potere si estende ben oltre il limite della deformazione, perché proviene dalla confusione dei generi, dei significati.
Non è casuale che fra gli esperimenti di estetica virtuale oggi dominino le anamorfosi.
Molto apprezzato nel Rinascimento, questo procedimento consente al pittore di mascherare delle immagini agli spettatori meno accorti. Più tardi, si dissimuleranno nei quadri, segretamente, scene erotiche o irriverenti.

E' come se si cercasse di ricostruire un mosaico i cui tasselli fossero stati ritrovati in vari posti: i pezzi non devono necessariamente ricreare il modello di partenza, ma devono riorganizzarsi per costruire una metafora acconcia.


http://www.provincia.venezia.it/medea/infoperla/info96/azzar.htm

Anamorfosi, l'arte dello spiazzamento

......Viviamo quindi in un mondo ricco di immagini anamorfiche. Cioè di immagini che viste frontalmente appaiono come una mescolanza di forme e i segni senza senso. Ma appena ci si mette di sbieco, al lato, in una posizione eccentrica, queste assumono una più netta fisionomia.

A noi la responsabilità di scegliere dove stare. 
 
 
 
Ologramma ovvero ....un mistero aperto
Un "modello olografico di coscienza" rende i processi del cervello come la memoria, la percezione e l'immaginazione chiaramente spiegabili.
 Nella coscienza, una cornice è tutte le cornici.
Ogni memoria e ogni pezzetto d'informazione immagazzinata nella nostra mente si muove tra infiniti segni di richiamo, assieme ad ogni altro
pezzetto d'informazione, in un 'modello creativo di pura e perfetta ambiguità...
Lo "schermo" di coscienza può essere considerato come una forma organica di una placca olografica che trasforma percezioni tridimensionali
e ricostruisce immagini con ugual facilità...
 
Keith Floyd
 
 

Raccontarsi

Nel 1991 mi recai ad un seminario di dieci giorni sulle montagne dell' Umbria , il trainer ;  uno sciamano columbiano guaritore ,teneva un corso su Guarigione e Purificazione  attraverso gli Elementi, Aria, Acqua Fuoco, Aria ; e il digiuno.   Non era la prima volta che lavoravo con degli sciamani ; unica  differenza  in quel periodo ,il mio equilibrio psico-energetico era perfetto e quel cambiamento anche se finalizzato al ripristino dell'equilibrio energetico fu per me  suscettibile di disequilibrio.         L'esperienza fu straordinaria  ma  in quell'occasione il fuoco della mia Kundalini si attivò;  l'impatto con il quotidiano del mio contesto  socio-culturale fu disastroso .le convinzioni filosofico-religiose-culturali che avevo accettato come unica realtà ,e che fino a quel momento avevo  messo in discussione solo  perchè le avevo confrontate  teoricamente  con altre meno distruttive e più creative della nostra ; si sciolsero come neve al sole del disgelo primaverile.

Sperimentai con la mia totalità di corpo-mente ,chè la realtà che conosciamo  è solo una convenzione collettiva, uno schema da tutti condiviso ; e per questo creduto come sola possibile realtà ; con orrore mi accorsi che  è tutto un gioco, un gioco convenzionale  al massacro; creato , voluto , condiviso , sostenuto, dall'uomo collettivo stesso , che dorme  ed è dimentico della Reale natura della Mente e della Realtà ........  



http://ourworld.compuserve.com/homepages/SWAR/F.htm

"L'humanité n'est pas le dernier échelon de la création terrestre.
L'évolution continue et l'homme sera dépassé."
[English]  [Deutsche Version] 

Depuis Darwin, l'on sait comment ont évolué les espèces et comment l'homme est né. Après le stade minéral puis végétal et animal, survient avec l'homme un nouveau stade "Mental", celui de la raison. Mais cet "animal pensant", si imparfait, NE PEUT PAS être le but de ces milliers d'années d'évolution. Une nouvelle mutation est en cours, le passage à un nouvel être aussi radicalement différent de l'homme actuel que nous l'étions du singe.

Ceci est le thème central de l'oeuvre de Sri Aurobindo qui, retiré à Pondichéry de l'action révolutionnaire indienne contre le Gouvernement britannique avait déjà entrevu, dès 1914, un changement de société. Il l'avait décrit comme le passage à un nouveau cycle humain, mettant en lumière l'évolution en cours. "Ce n'est pas seulement une révolte contre l'empire britannique qui est nécessaire, mais une révolte contre la nature universelle toute entière."

Rejoint par une Française qu'il appellera Mère, selon la coutume indienne, ils vont tous deux non seulement décrire mais faire l'EXPÉRIENCE de cette aventure de la nouvelle espèce. Celle-ci commence par un renversement de conscience, un changement de regard qui bouleverse totalement nos points de repères habituels.

Ce n'est pas dans une recherche mystique vers les plus hauts sommets éthérés des pics de l'Esprit que s'opère cette "transformation" mais par une descente au plus profond de la Matière, à l'extrême limite de la fondation corporelle, dans les cellules humaines car c'est à ce niveau-là que se fait l'évolution.

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http://www.sahajayoga.it/Vibrazioni.html

La Kundalini e le vibrazioni


La Kundalini è il potere del puro desiderio dentro di noi, che si manifesta come un'energia spirituale molto sottile che giace allo stato dormiente nell'osso sacro, alla base della spina dorsale. Il risveglio della Kundalini è stato per epoche il principale scopo di tutte le maggiori tradizioni spirituali nel mondo.

L'espressione della Kundalini sono le vibrazioni, parola che traduce approssimativamente il termine sanscrito Chaitanya. Dopo la Realizzazione del Sè (risveglio della Kundalini) queste sottili vibrazioni della Kundalini possono essere percepite come una leggera brezza che fuoriesce dall'osso della fontanella (sopra la testa) e anche sul palmo delle mani. A volte, quando la Kundalini fluisce non ostacolata attraversp il nostro sistema, questa fresca sensazione può essere sentita anche nel corpo (in particolare lungo la spina dorsale, che corrisponde al canale centrale nel nostro corpo sottile).

Ci sono molte energie dentro e intorno al nostro corpo, che eseguono diverse funzioni. Tra esse la Kundalini è la più sottile, e una volta risvegliata comincia spontaneamente a prendersi cura di tutte le altre bio-energie.

Poichè la Kundalini è così sottile,non può essere vista normalmente a occhio nudo. Ma ci sono fotografie che hanno colto le vibrazioni, che appaiono come luci dai differenti colori provenienti dalla zona dell'osso della fontanella dei Sahaja Yogi (persone che praticano Sahaja Yoga).


I chakra e il sistema sottile

All'interno di ogni essere umano c'è una rete di nervi e organi sensori che interpreta il mondo fisico esterno. Allo stesso tempo, dentro di noi risiede un sistema sottile di canali (nadi) e di centri di energia (chakra) che si prende cura del nostro essere fisico, intellettuale, emozionale e spirituale.

Ciascuno dei sette chakra possiede diverse qualità spirituali. Queste qualità esistono intatte al nostro interno, e anche se non sono sempre manifeste, non possono mai essere distrutte. Quando la Kundalini è risvegliata, queste qualità cominciano a manifestarsi spontaneamente e ad esprimersi nella nostra vita. In questo modo, senza sforzo, diveniamo estremamente dinamici, creativi, fiduciosi e allo stesso tempo molto amorevoli e compassionevoli. E' un processo che comincia a svilupparsi automaticamente quando la Kundalini sale e dà nutrimento ai nostri chakra.

Il primo chakra (Mooladhara) è posto sotto l'osso sacro nel quale risiede la Kundalini e il suo aspetto principale è l'innocenza. L'innocenza è la qualità grazie alla quale noi sperimentiamo una gioia pura e simile a quella dei bambini senza le limitazioni dei pregiudizi o dei condizionamenti. L'innocenza ci dona dignità, equilibrio e un forte senso della direzione e dello scopo della vita. Non è niente altro che semplicità, purezza e gioia. E' la saggezza interiore che è sempre presente nei bambini, e che a volte è rannuvolata dai nostri moderni stili di vita. Ma è una qualità che esiste eternamente dentro di noi e non può andare distrutta, e che aspetta di manifestarsi come pura gioia quando la Kundalini si alza.

Il secondo chakra (Swadisthan) è il chakra della creatività, della pura attenzione e della pura conoscenza. E' il centro che ci connette con la sorgente interiore dell'ispirazione e ci rende capaci di percepire la bellezza intorno a noi. La pura conoscenza data da questo chakra non è mentale, ma è la diretta percezione della Realtà. Questo è anche il centro della pura e stabile attenzione nonchè del potere della concentrazione. A livello fisico si prende cura del nostro fegato, dei reni e del basso addome.

Il terzo chakra (Nabhi) è quello che ci dona il senso della completa soddisfazione e contentezza. E' il centro che ci rende pacifici e generosi, e che sostiene la nostra ascesa spirituale. Quando viene illuminato dalla Kundalini, si esprime come rettitudine e interno senso di moralità e ci dona un completo equilibrio ad ogni livello nella nostra vita.

Il quarto chakra, quello del cuore (Anahat), è il luogo dove risiede il nostro Spirito, il nostro vero Sè. E' dal nostro cuore che la compassione e l'amore si manifestano e inoltre il chakra del cuore ci dona il senso di responsabilità e il puro comportamento verso gli altri. Il chakra del cuore si manifesta al centro (a livello dell'osso dello sterno) come completa sicurezza e fiducia. Tutte le nostre preoccupazioni, dubbi e paure sono distrutte quando il cuore è pienamente illuminato dalla Kundalini.

Il quinto chakra (Vishuddhi) è il chakra della diplomazia, delle pure relazioni con gli altri e del distacco giocoso. Rimuove tutti i nostri sensi di colpa e i rimorsi quando è aperto dalla Kundalini e ci dona una voce gentile e compassionevole Le tendenze di dominare gli altri o di sentirsi dominati dagli altri i sentimenti di superiorità o inferiorità e tutte le gelosie sono rimosse quando questo chakra è nutrito dalla Kundalini . Il Vishuddhi è anche il chakra che ci da la connessione con il tutto, rendendoci capaci di percepire la nostra unione e il fatto che siamo parti integranti del tutto.

Il sesto chakra (Agnya) è il chakra del perdono e della compassione. Il perdono è il potere di lasciar andare l'ira, l'odio e il risentimento e di scoprire, in umiltà, la nobiltà e la generosità dello Spirito. Dissolve tutti i nostri egoismi, condizionamenti, abitudini, false idee di razzismo, e tutte le nostre identificazioni errate. È la porta stretta che apre la via affinchè la nostra consapevolezza ascenda verso la sua destinazione finale che è il settimo centro.

Il settimo centro (Sahasrara) è il chakra che integra tutti i chakras con le loro rispettive qualità. E' la pietra miliare dell'evoluzione della consapevolezza umana. Attualmente, noi siamo ad un livello che corrisponde a questo chakra e la nostra consapevolezza è capace di entrare con facilità in questo nuovo regno di percezione che si trova oltre la nostra mente e i nostri concetti limitati; essa diventa assoluta al livello del Sahsrara. E' una percezione diretta, assoluta della Realtà, sul nostro sistema nervoso centrale Questo è precisamente quello che si raggiunge attraverso la Realizzazione del Sè, attraverso lo spontaneo risveglio della Kundalini dato da Sahaja Yoga......

 
 
http://mondodomani.org/dialegesthai/gs01.htm

L'uomo singolo, considerato in sé stesso, non racchiude l'essenza dell'uomo in sé, né in quanto essere morale, né in quanto essere pensante. L'essenza dell'uomo è contenuta soltanto nella comunione, nell'unità dell'uomo con l'uomo: ed è tale unità che si appoggia sulla realtà della differenza tra l'io e il tu (Princìpi, § 59).


http://www.psychomedia.it/pm-cong/2001/spi-ott.htm%7F

"Martin Buber.Al pensiero di Heidegger ed al pensiero di Freud, fanno seguito in questo difficile, non concordante eppure comune itinerario filosofico-psicoanalitico, le filosofie del dialogo da Buber a Lévinas e alcune nuove proposizioni della psicoanalisi contemporanea anch'essa aperta alla dimensione dialogica.
Il dialogo nasce in un rapporto basato sulla comunicazione fra soggetti che si aprono alla conoscenza fatta divenire esperienza di apertura all'altro e che costituisce la consapevolezza della struttura dialogante fondamento originario del soggetto riscattato dalla malattia narcisistica.
Per Martin Buber senza il dialogo l'esistenza sarebbe impossibile, soltanto nell'Io-Tu si ha, dice Buber, autentica relazione, soltanto in una dimensione di reciprocità l'Io si educa, si costituisce come esistenza autentica. Con il suo scritto "Il principio dialogico" (1923 Ich und Du), Buber è stato il primo filosofo a sottolineare la necessità del dialogo come l'unica via in cui possiamo trovare l'autenticità con noi stessi e con l'altro.
Non possiamo però dimenticare che il Novecento si era aperto proprio con la rivoluzione proposta dalla prassi freudiana che poneva la categoria dell'ascolto nell'incontro medico-paziente, l'ascolto al posto della oggettivante descrizione della psichiatria organicistica. La proposta di Buber di rimettere l'uomo, che l'era della tecnica ha disumanizzato, al centro del pensiero filosofico, non tanto come uomo che si ritrova nel "cogito ergo sum", non come uomo singolo, ma come Io-Tu, come essere insieme, come Noità, si ritrova nella prassi freudiana e diventa centrale nel nuovo paradigma della psicoanalisi dell'intersoggettività.
Per questo la filosofia del dialogo costituisce un'inevitabile confronto con la psicoanalisi e con il pensiero contemporaneo in generale e Buber e Lévinas ne sono un punto di riferimento centrale, con la proposta levinassiana di far coincidere la filosofia con l'etica e con l'etica della responsabilità.
Ma per operare questo cambiamento, quasi una rivoluzione copernicana nell'area dell'antropologia filosofica è stato necessario un ribaltamento di pensiero intorno all'incontro Io-altro. In Heidegger ed in Freud il presupposto era che la conoscenza dell'altro nasce nella conoscenza di noi stessi, l'altro era già in noi, il rimosso che ritorna.
La base da cui parte il ribaltamento di questo modo di pensare è nel capovolgere la concezione che per percepire ciò che è fuori di sé, l'Io debba fissarsi nella dimensione egocentrica per riconoscere ciò che ancora non ha conosciuto di sé stesso. E' nel capovolgere il primato della dimensione egocentrica per la quale l'Io non riceve nulla dall'esterno, ma solo ciò che è in sé, come se da sempre possedesse ciò che viene dal di fuori. La concezione dialogica dell'essere umano ritiene invece che il soggetto si istituisce insieme all'altro negli atti del loro esprimersi e manifestarsi reciprocamente. Ciò che l'Io conosce di sé stesso può manifestarsi soltanto nell'ambito della relazione con l'altro Io. Pertanto non ha significato una antropologia filosofica che ponga il singolo al centro del discorso sulla costituzione del soggetto. L'Io si istituisce in un dialogo con un Tu, reciprocamente manifestandosi e rispecchiandosi". .....

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http://www.provvstudi.vi.it/intercultura/archive.htm

L'approfondimento in prospettiva dialogica dell'interculturalità apre percorsi educativi che rinviano ad alcuni presupposti teorici con solide radici. Martin Buber, ad esempio, con la sua opera del 1923 intitolata Io e Tu, sostiene la tesi che l'uomo è relazione: non esiste un Io solitario, ma sempre e soltanto un Io legato al Tu, un Io-Tu, in cui il Tu non è da confondersi con un oggetto, con il suo valore d'uso. Nella dinamica costituiva dell'incontro Io-Tu accade sempre qualcosa e l'uomo non ne esce mai come prima (possa essere stato l'incontro superficiale e leggero come un soffio o una dura lotta).


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1. La narrazione nell'esperienza umana
     In questo capitolo entriamo dentro il mondo del racconto, della narrazione per scrutarne i segreti e per intuirvi delle nuove prospettive. Ci affacciamo così dentro la realtà che diventa metafora: vediamo una cosa e nello stesso tempo possiamo vederne un'altra. Tutto si trasforma in simbolo che ci rimanda a scenari diversi e sempre interessanti.

Ogni essere umano passa parte della propria vita a narrarsi e mentre si narra si accorge che diventa più consapevole di chi è, cosa desidera, cosa lo addolora, cosa lo rende felice. Quando raccontiamo, infatti, diamo un senso, non solo all'evento specifico, ma ad una intera classe di eventi. E' quindi il "significato" inteso come «principio strutturante dei processi e delle vicissitudini umane»6, che viene trasmesso ogni volta che qualcuno narra ad altri fatti o eventi vissuti.

Un significato che non ha la presunzione di essere immutabile nel tempo, ma che è consapevole che ogni fase della maturazione psico-emotiva modifica quello della fase precedente o lo cambia radicalmente. E' in questi periodi di crisi e di confusione, momenti critici ma creativi, che la persona evolve nella visione della vita, nella comprensione di se stessa e degli altri.

Proprio perché il significato di un esperienza è legato al mondo dell'emozione e comunque dell'interiorità che è possibile maturare, crescere. Il primo (il significato) permea il secondo (il mondo interiore) e lo amplia dentro un orizzonte più ampio. 


Che cosa è un racconto
   Il racconto appartiene al vasto dominio della comunicazione orale che si tramanda, nelle culture dei popoli, in una serie notevole di generi: dal mito alla favola, dalla novella al romanzo. Dice A. Marchese che il racconto

«è una galassia di segni in irreversibile, mostruosa espansione dal giorno lontanissimo, nei primordi dell'avventura umana, in cui qualcuno cercò di fermare nelle parole o in altre forme un evento memorabile, degno di essere sottratto alla crudele entropia del transeunte. Da allora quell'indefinito e indefinibile mare di informazioni costituisce, probabilmente, la metafora più adeguata della civiltà, il luogo delle tradizioni, degli archetipi e dell'incoscio simbolico»7


Con il racconto, quindi, tentiamo, attraverso le parole, di afferrare questi segni per dare un senso al cammino terreno dell'uomo. Attraverso l'arte della metafora ci affacciamo in un mondo "altro" che parla della realtà e la orienta verso un futuro migliore o comunque diverso. 


1.1.1. Il racconto per Martin Buber e la sapienza ebraica

     Per Martin Buber il racconto non si può limitare ad una semplice immagine riflessa della realtà, egli arriva a dire che addirittura la stessa essenza sacra di cui dà testimonianza continua a vivere in esso. Il miracolo che si racconta riacquista potere8. La forza che un giorno operava si trasmette alla parola vivente e opera ancora dopo generazioni. A tal proposito racconta G. Sholem:

« Quando Ball-schem doveva assolvere un qualche compito difficile, qualcosa si segreto per il bene delle creature, andava allora in un posto nei boschi, accendeva un fuoco, e diceva preghiere, assorto nella meditazione: e tutto si realizzava secondo il suo proposito. Quando, una generazione dopo, il Magghhid di Meseritz si ritrovava di fronte allo stesso compito, riandava in quel posto nel bosco e diceva: "Non possiamo più fare il fuoco, ma possiamo dire le preghiere" e  tutto andava secondo il suo desiderio. Ancora una generazione dopo, rabbì Moshè Leib di Sassow doveva assolvere lo stesso compito. Anch'egli andava nel bosco, e diceva: " Non possiamo più accender il fuoco, e non conosciamo più le segrete meditazioni che vivificano la preghiera; ma conosciamo il posto nel bosco dove tutto ciò accadeva, e questo deve bastare". E infatti ciò era sufficiente. Ma quando di nuovo, un'altra generazione dopo, rabbi Yisrael di Rischin doveva anch'egli affrontare lo stesso compito, se ne stava seduto in una sedia d'oro, nel suo castello, e diceva: "Non possiamo fare il fuoco, non possiamo dire le preghiere, e non conosciamo più il luogo nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia. E il suo racconto da solo aveva la stessa efficacia delle azioni degli altri tre».9


Questo racconto testimonia come la parola che narra è più che semplice parola, essa trasmette effettivamente l'accaduto alle generazioni future, anzi il narrarlo è accadimento esso stesso, ha la sacralità di un rito.

«Par quasi di sentire le voci che raccontano, vedere le orecchie che ascoltano e sentire nella testa il brusio dei ricordi. Un mondo scomparso riprende forma e colore come la pellicola nella soluzione che fissa l'immagine»

da
La dimensione narrativa nell'educazione alla fede degli adulti

STUDIO TEOLOGICO INTERDIOCESANO

DI CAMAIORE



http://www.axnet.it/romaoggi/storiaesegreti.htm


.....Il celebre dipinto di Hans Hölbein, intitolato 'Gli Ambasciatori' (1533, Londra, National Gallery).La strana 'macchia' visibile
in basso, quasi sospesa sul pavimento, si trasforma improvvisamente in un teschio solo se osservata da destra a sinistra,guardando verso il basso.


'Messaggi esoterici' nelle pitture anamorfiche ?

E' infatti abbastanza probabile che il dipinto di Holbein fosse collocato da Jean de Dinterville, nel suo castello di Polisy, in una grande sala, con un ingresso principale e una porta secondaria: proprio accanto ad essa, alla sua destra, il quadro potrebbe essere stato appeso, quasi a filo del pavimento, quasi fosse una sua continuazione, in una sorta di strano trompe-l'oleil.
Immaginiamo ora un visitatore che entrasse dalla porta principale: dapprima avrebbe visto i due Ambasciatori, nei loro sontuosi abiti, come se avessero voluto accoglierlo e rendergli omaggio; poi sarebbe rimasto turbato dallo strano oggetto, dall'inquietante 'macchia' ai loro piedi.

 Egli, quindi, sarebbe avanzato per osservarla più da vicino, ma essa avrebbe mantenuto il suo 'segreto'.

Sconcertato e irritato dal non poter avere individuato in cosa consistesse l'oggetto deforme che sembrava sfidare la sua ragione, egli si sarebbe accinto ad uscire dalla porta secondaria, non prima, però, di aver dato un fugace sguardo di sfida al 'mistero' racchiuso nel dipinto.
Ed ecco, all'improvviso, egli avrebbe 'visto' la figura nascosta, mentre quasi sarebbe scomparsa la scena principale, i due Ambasciatori, la sontuosità dei loro vestiti, tutti i vari oggetti palesemente dipinti dall'artista. All'opulenza del mondo materiale si sarebbe sostituito in un attimo - soltanto per chi avesse saputo 'vedere' - un simbolo nato dal 'nulla' e del 'nulla' simbolo: il Teschio!

La scena che abbiamo immaginata - del tutto probabile - avrebbe così potuto avere una precisa valenza simbolica, un 'messaggio' sulla caducità delle cose terrene. Ma, forse, non solo... Non riterrei del tutto improbabile, infatti, che in altri dipinti - soprattutto se eseguiti da artisti in qualche modo legati al mondo dell'esoterismo, della ricerca 'sapienziale', della ricerca alchemica - siano nascosti messaggi 'anamorfici', individuabili solo se consapevoli dell'appartenenza dell'artista ad una cerchia iniziatica, ma soprattutto solo nel caso si riesca ad individuare l'esatto punto di osservazione. Punto da cui potrebbe 'emergere', come dal nulla, un altro criptico ma preciso 'messaggio'. .......
 
 
ologramma

L'universo non può esser considerato come una raccolta di parti indipendenti, come le pennellate in un quadro impressionista.. È un ologramma, una rete dinamica di eventi in correlazione, in cui ogni parte della rete determina la struttura della totalità. -Charles Eliot

Nel cielo di Indra, si dice che esista una rete di perle, raccolte in modo che se tu guardi una di esse tutte le altre vi si riflettono. Allo stesso modo ogni oggetto nel mondo non è solo se stesso, ma implica ogni altro oggetto e di fatti è ogni altra cosa.Upanishad

Nella teoria bootstrap degli adroni tutte le particelle sono composte dinamicamente le une dalle altre in modo intimamente coerente e in questo senso si può dire che esse si contengono reciprocamente.  Erwin Schrödinger

Un "modello olografico di coscienza" rende i processi del cervello come la memoria, la percezione e l'immaginazione chiaramente spiegabili. Nella coscienza, una cornice è tutte le cornici. Ogni memoria e ogni pezzetto d'informazione immagazzinata nella nostra mente si muove tra infiniti segni di richiamo, assieme ad ogni altro pezzetto d'informazione, in un 'modello creativo di pura e perfetta ambiguità... Lo "schermo" di coscienza può essere considerato come una forma organica di una placca olografica che trasforma percezioni tridimensionali e ricostruisce immagini con ugual facilità...
Keith Floyd

Il sistema nervoso è organizzato (si organizza da sé) così da computare una realtà stabile... Se dovessimo all'improvviso scoprire che la massa dell'intero spazio-tempo dell'universo è finemente tenuta in equilibrio nelle nostri menti, potremmo probabilmente diventar pazzi.
E' il sistema nervoso che struttura la realtà. Le vibrazioni che noi percepiamo come materia... sono tutte creazioni della mente... Sri Aurobindo afferma: l'apparenza della stabilità è data da una costante ripetizione e ricorrenza delle stesse vibrazioni e formazioni... tutte le nostre leggi sono solo "abitudini".

Michael Talbot

La coscienza è un singolare, il plurale della quale ci è ignoto; c'è una sola cosa e ciò che sembra essere una pluralità è semplicemente una serie di differenti aspetti di questa sola cosa prodotta da un'illusione (mâyâ) ; la stessa illusione si produce in una galleria di specchi e nello stesso modo Gaurisankar e il monte Everest risultano essere la stessa montagna vista da valli diverse.


 http://www.adhikara.com/pagine/risveglio_capitolo_23.htm

 
.......finché si è consci, ci sarà piacere e dolore a livello della coscienza.
 Per andar oltre questi, devi andar oltre la coscienza, il che è possibile solo se guardi la coscienza come qualcosa che capita a te e non in te, come qualcosa di sovrapposto ed esterno... A quel punto improvvisamente sei libero dalla coscienza... e quello è il tuo vero stato. La coscienza è un'eruzione cutanea pruriginosa. Non puoi voler saltar fuori dalla coscienza, perché l'idea stessa è all'interno della coscienza. Ma se impari a guardare alla coscienza come a una febbre, che ti è propria e in cui ti chiudi come un pulcino nel guscio, è da quest'atteggiamento che verrà la crisi che ti farà rompere il guscio.   Nisargadatta Maharaj

http://www.adhikara.com/pagine/risveglio_capitolo_7.htm


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