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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Seconda lettera a Fabrizio

 

" Si muore generalmente perché si è soli o perché

si è entrati in un gioco troppo grande.

Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze,

perché si è privi di sostegno.

In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato

non è riuscito a proteggere."

 

Giovanni Falcone

 

Verona 28  marzo 2003

Carissimo Fabrizio

Forse non sai che , a suo tempo, ho scelto Intercultura....perchè nel suo programma di apertura alla ricchezza della

diversità culturale, ho ritrovato tutte le linee guida di un mio  progetto : "Creare prossimità" presentato , proprio, in

questa città che ci ospita , in una campagna elettorale.

E' , praticamente, la sua realizzazione e ...per me, dunque,  un'occasione straordinaria di espressione più ampia di ciò

che poche linee guida recitano.

Seguo con molta attenzione le sollecitazioni culturali alle quali ti abbiamo vincolato....Mi faccio carico della loro attendibilità.

E oggi il tema della legalità al quale ho dedicato tante pagine della mia storia personale  mi interpella più che mai..

E' un tema delicato sottoposto alle strumentalizzazioni di "tutti i poteri"....allora  ti indico una unica strada di conoscenza:

"Le fonti dirette" e.........il mio concetto di "attendibilità".

Questo è il senso compiuto dell'incontro di ieri con Rita Borsellino e delle mie memorie personali che leggerai qui di seguito.

Adelante.

Alice Sanzaterra

alias Nadia

Gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.

(Giovanni Falcone)

 

In memoria di

Giovanni Falcone

 

Palermo: un altro addio, un altro allarme!

Quante volte l'uomo mi ha deluso,

quante volte cercando la chiarezza,

si è trovata la morte,

giri di parole, di affari.

Quante volte ruoli al posto di persone.

Il potere spara

il potere spara

spara per eliminare

spara per distruggere,

spara per mantenere,

spara per contenere,

spara per onore.

Il potere spara e poi pulisce

e tutto sembra finito.

non ti scordo tragico giorno

.Simona Faiella

* * *

 

Tempestosa e pesante è la pioggia.

Rumorosa e scrosciante come la folla che guarda.

Gravida di tensioni e di interrogativi.

E' noiosa per chi ha le scarpe lucide.

Unica protagonista di una tragedia

ripetuta ormai troppe volte

è la pioggia che al posto del sole,

nell'ora più calda del giorno,

in terra di SICILIA,

scende a cancellare dall'elenco

i nomi dei cari perduti

e si confonde tra le lacrime

di un dolore

che a stento diventa speranza e rabbia

negli occhi del futuro

Rossella Strianese

* * *

 

Il mio cuore è pieno di rancore.

La mia mente soffocata da mille perchè.

E' morte ancora,

è morte per chi difendeva il giusto.

L'hanno annullato,

come pianta recisa,

l'hanno spezzato.

E ora siamo di nuovo soli,

senza appoggio,

senza una difesa.

Ma coraggio, non ci fermiamo,

attacchiamo, abbattiamo chi

vuole fare del nostro silenzio il suo potere.

Enrica Lapenna

* * *

 

Palermo

applausi ai morti

insulti ai vivi.

Piazza San Domenico, tristezza,

una profonda amarezza,

vite volate via, distrutte,

sentimenti spezzati.

Gente disperata, rassegnata,

funerali in corso,

questa è la Palermo di oggi,

una città dal volto livido e dimesso.

Occhiali scuri che nascondono il terrore e la delinquenza.

Questa è la Palermo di oggi.

Alfonsina Picciocchi

* * *

 

E' una giornata piovosa,

Palermo grida giustizia con una voce soffocata dalla rabbia,

La folla è riunita.

Vi è sgomento, ira contro lo stato,

lo stato inerte.

Gli angeli custodi protettori della vita sono lì,

con il loro protetto,

l'hanno accompagnato anche durante la morte.

La folla applaude agli eroi,

ai guerrieri morti in battaglia,

ogni applauso è simile ad una corona di alloro.

Tutto termina,

ma non la voglia di continuare,

non la speranza che altri uomini

continuino questa lotta.

Achille Giuliani

 

I pensieri dei bambini dall’Albero di Falcone

Falcone non dovevi morire, perché senza di te non potremo mai scoprire la mafia, che così ucciderà tutta la Sicilia.

spero che venga un uomo coraggioso e forte come te.

Giuseppe

 

Falcone tu eri un uomo onesto e combattevo per noi contro la mafia.

Resterai nei nostri cuori.

Spero che nel mio futuro ci sarà un nuovo giudice buono e onesto come te.

Gisella

 

La mafia questa volta è stata troppo cattiva

speriamo che si penta

e che il sacrificio di questi martiri serva a qualcosa.

Giovanni

 

Al giudice Falcone

Si spegne il sole

Le nubi ricoprono le gemme

dei piccoli fiori

posati sulla bara

piccoli fiori per dire: NO, alla mafia!

Grazie, grande uomo

Domenico

 

Falcone tu eri un bravo magistrato.

Tu combattevi la mafia.

Penso veramente che Gesù ti abbia accolto a braccia aperte

in quel mondo così bello e lontano

dove tu adesso non soffri.

Tu, lassù, ritorni bambino

e la felicità entra nel tuo cuore

già pieno d'amore e di giustizia

contro quella pietra pomice che sta in acqua a galleggiare e che

un giorno

dovrà affondare

Alice

 

Falcone tu avevi scoperto troppo,

tu avevi il coraggio e la volontà per abbattere la mafia

e io spero che la tua morte

non sia inutile

ma che serva

ad accendere la speranza dentro di noi

Giorgio

 

Ringrazio Maria Falcone per aver "donato" queste poesie al mondo della scuola

 

* * *

http://www.FONDAZIONEFALCONE.IT/

inglese

https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/falcone2.html

dal

"Il libro della scuola per una giustizia più giusta"

 
Premessa
 
di Nadia Scardeoni
 
Quale premessa all'unità di lavoro, Il libro della scuola per una giustizia più giusta, ho raccolto due contributi - di Rita Costa e di Maria Falcone - che testimoniano un'attenzione preziosa ai temi della educazione alla legalità, a partire da dolorose esperienze personali che , purtroppo, non hanno bisogno di essere citate.
 
È mia opinione anche che, particolarmente oggi , nella giungla delle azioni e mistificazioni antimafia, sia doveroso dare spazio e priorità alla parola che giudichiamo attendibile.
 
E che cosa c’è di più attendibile ed inequivocabile della parola che sgorga dal dolore?
 
 
 
Mi lega a Rita Bartoli Costa, e ne sono onorata, una affettuosa amicizia, nata per caso in una giornata torrida, sotto l’ombra di un pino , in riva al mare. Si parlava di Palermo, della faticosa transizione verso nuovi valori….
 
Un’amicizia …preziosa, alimentata da una grande franchezza reciproca..
 
A Lei ho chiesto un contributo, per fissare i punti fondamentali di orientamento , dentro la storia complessa della città.
 
Eccolo:
 
"Questa bella e martoriata città, un tempo felicissima, è stata per un lungo periodo afflitta da violente prevaricazioni e traffici sporchi di ogni sorta, quando, dalla fine degli anni settanta agli anni novanta, sono stati fatti assassinare dalla mafia i vertici delle istituzioni.
 
È avvenuto, come è palese, in Sicilia , a Palermo in particolare, quello che non è avvenuto in nessuna altra città del mondo occidentale, per cui, per noi che fummo sconvolti e traumatizzati da tali avvenimenti - e tenuto conto che la mafia per le sue origini e per la data del suo divenire aveva ormai determinato una cultura di disvalori o una subcultura - non rimase altro modo se non attaccare questa subcultura, creando nel quotidiano una cultura dei valori, la cultura prioritaria del rispetto della vita.
 
Siamo andati avanti per anni con tanta volontà, con tanti sforzi, creando giorno dopo giorno la cultura dell'antimafia, la cultura dei valori, la cultura del rispetto della vita.
 
Lavorando con convinzione e con amore, perché il nostro obiettivo principale sono i giovani, siamo riusciti a far vivere questa cultura dell'antimafia così da riuscire a determinare una vera opposizione alla mafia - che potrà diventare un baluardo contro quella subcultura – e che domani, quando sarà patrimonio inalienabile delle giovani generazioni, rappresenterà un baluardo contro la cultura del disvalore.
 
Oggi la situazione è mutata, è migliorata – direi - anche se il cammino da percorrere rimane lungo e, purtroppo, ancora impervio.
 
Essere isola, come la Sicilia, isolata dal corpo del Paese da uno dei mari , pure più belli, significa vivere con mortificazione la propria perifericità.
 
Ma anche il resto del Paese ha i suoi problemi e anche grossi, come è stato quello di "tangentopoli" che ha, per forza di cose, portato l'Italia intera a parlare dei doveri di una società democratica, costringendola così a parlare e a spiegare i presupposti di una civile convivenza.
 
E allora, se anche il resto del Paese ha i suoi problemi – e per capire quanti e quali basta scorrere le cronache quotidiane che ci dicono che non è solo il problema della cultura antimafia che si deve affrontare - è anche necessario far conoscere e far capire a tutti le regole della convivenza civile : significa , cioè, far conoscere a ognuno doveri e diritti, quelli che sono enunciati e compresi nelle leggi dello stato, perché nessun cittadino - probo o reprobo che sia - può vivere fuori del perimetro delle leggi, dei codici che regolano i comportamenti di vita di ogni società , che "civile" voglia essere considerata.
 
Queste cose voglio dire per spiegare come anche in Sicilia alla cultura dei valori, oggi patrimonio della parte sana della società, si è passati ad insistere sul concetto di "legalità", più ampio e onnicomprensivo, perché in tal modo si riuscirà, nel quotidiano, ad educare tutta la nostra società……. anche quella parte distratta e meno disponibile.
 
Palermo, 16/12/1998
 
Rita Bartoli Costa
 
 
 
Ho incontrato Maria Falcone questa estate e l'occasione fu data dalla pubblicazione del suo ultimo libro di Educazione alla legalità .
 
Un libro costruito didatticamente e pedagogicamente con rara armonia.
 
Un libro che scaturisce da un grande esercizio interiore di attenzione alla "Giustizia" intesa come il luogo di relazione e di incontro dei valori supremi dell'uomo.
 
Gli stessi valori per i quali si può anche morire…….
 
La necessità di approntare questo meditato strumento formativo ha una sua origine dunque e si intuisce, nella Strage del fratello Giovanni Falcone, della sua compagna Francesca Morvillo, della sua Scorta..
 
I sentimenti sono ancora vivi, come sospesi...
 
Si riaffacciano improvvise le lacrime.
 
Non solo perché il dolore della memoria è insostenibile, ma per un terribile dubbio:
 
" Io.non sono più così sicura che il sacrificio di Giovanni, abbia oggi ancora un senso.
 
Ecco che cosa vorrei dire oggi a tutti"
 
Nadia Scardeoni Palumbo
 
 
 
 Da Educazione alla Legalità:
 
"Io, tu e la Scuola. Il legame, il rapporto sociale si fortifica e spesso si costruisce all'interno della Scuola. La Scuola è il luogo dove si deve educare ad una nuova convivenza civile, cioè al riconoscimento dell'altro come unità irripetibile e che costituisce il mio essere pieno. Senza di te non sarei io.
 
Solo costruendo nella corretta maniera il rapporto con l'altro si può riconoscere l'utilità di strutture ed azioni "sociali" e la costruzione della Legge e dello Stato come garanzie del cittadino e non come una autorità oppressiva ed aliena. La Scuola oggi non può non educare alla legalità in quest'ottica, che pone una scelta etica fondamentale a fronte dell'avanzare di nuove forme di intolleranza e di mancata accettazione dell'altro.
 
Le scelte che comporta il dover educare alla legalità invadono tutta la maniera di fare scuola e la dovrebbero scuotere già nella costruzione dei percorsi didattici ed educativi e poi nella maniera di intendere la valutazione e nelle stesse modalità di creazione del clima all'interno della classe. Per questo il nostro percorso lancia degli stimoli attraverso etica, politica e diritto perché prima i docenti e poi gli alunni comprendano il bene che deriva dallo stare bene insieme."
 
 
In memoria
 
 di Rita Bartoli Costa
 
 
"La lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".( M. Kundera )
 
 
"Per amore o per forza"
 

.........."Mi lega a Rita Bartoli Costa, e ne sono onorata, una affettuosa amicizia, nata per caso in una giornata torrida,
sotto l'ombra di un pino , in riva al mare. Si parlava di Palermo, della faticosa transizione verso nuovi valori".......
 
Un incontro nato fuori da qualsiasi contesto che ci imponesse una sorta di adeguamento formale o psicologico.
E' stato dunque nella piena libertà del nostro primo approccio, in quel fluire generoso  delle sue osservazioni  e riflessioni ,
che ho amato subito il suo  "alto incedere".
 
Conoscendo le radici del suo dolore, le sue parole acquistavano una ulteriore luce e non è superfluo dire
che quel giorno speciale, Rita , così come si pose,  intensa e autentica come poi fu sempre, mi attraversò l'anima .
Era seduta , immobile, con accanto il suo bastone ma il  suo straordinario dinamismo interiore mi costringeva a inseguirla con passi agili e giganti.
Aveva una voce spezzata, intrisa di lettere fioche,  eppure  il suo pensiero  delineava un continuum di orizzonti nitidi e tersi.
Orizzonti sospesi  fra cielo e terra , per quella sua leggerezza esistenziale  nata -  "per amore o per forza" -  dalla violenza  di chi  le aveva strappato,
un mattino come un altro,  con un atto brutale, il  compagno adorato.
Entrambe , lo scoprimmo in seguito, avevamo un amore speciale per il   "silenzio" , il fedele custode di ciò che ci è più sacro.
 
Oggi mi rimane l'immensa gratitudine per ciò che non si stancava  mai di "costruire" insieme:
"Ci piaceva liberare il terreno dai rovi, fissare  punti cardinali, delineare percorsi, scavare fondamenta ......
Rita aveva  un  grande amore per l'architettura .....di una società più giusta.
Un giorno , un pò provocatoriamente, le chiesi : " Ma insomma Rita , perchè mi vuoi bene?? Mi rispose: " Perchè  tu sei sempre in "missione".
E tu Rita., ora, dove sei?
Il mio desiderio  è che tu sia, finalmente,  accanto alla Verità che hai invocato tanto e che pochi amano seguire.
nadia scardeoni
 
Verona 23 gennaio 2003 per  " Mezzocielo"
 



A  RITA




  ".......E gli anni che passano pesano sulle mie spalle e sono tanti e mi avvicinano, in fretta, al grande viaggio senza ritorno;

e davanti a Dio credo sia giusto che ci si presenti senza rancori,

ma dopo tanti anni non posso non dire che mi mortifica e che mi addolora ancora dover prendere atto

che tra i tanti pentiti che hanno parlato di tutto e del contrario di tutto,

nessuno

 ha saputo dire dell'uccisione del Procuratore Costa......"

( RITA BARTOLI  COSTA )



Carissima Rita
non ci sono parole adeguate per esprimere il dolore quando un' amica della tua preziosità , se ne va.... e tu sei lontana.
Ci siamo salutate a Natale e ci dicevamo , tenendoci la mano ....che l'estate sarebbe venuta in un soffio per  avere il piacere di ritornare ad essere ancora vicine.
L'estate è ancora lontana.....e tu hai avuto fretta di iniziare il tuo "grande viaggio senza ritorno..".
Ha vinto la tua grande sete di Verità.

Palermo 19 gennaio 2003

Ciao Rita
ti voglio bene
Nadia


***

In memoria di Rita Bartoli Costa

Il 6 agosto 2000, dopo venti anni, nel corso della celebrazione della Messa in commemorazione dell'uccisione del Procuratore Capo della Repubblica, della città di Palermo, Gaetano Costa, Rita Bartoli Costa ha preso la parola, per la prima volta in pubblico e ha dato, a tutti noi che eravamo presenti , il dono prezioso del suo testamento spirituale.

Sono parole che tagliano la cavità dei cuori e che nulla concedono ai furbi e ai disonesti ..

Sono immensamente grata a Rita Costa per la sua stima , per aver consegnato le "sue pagine" ad Educazione alla Legalità di Interlinea.


****

Palermo 6 agosto 2000

di Rita Bartoli Costa



Vent'anni fa, in un caldo pomeriggio di Agosto, nella parte alta di via Cavour, senza scorte, mentre era fermo a guardare i libri esposti in una bancarella, un killer di mafia, indisturbato, in tutta tranquillità, aggrediva alle spalle, uccidendolo, mio marito, Gaetano Costa, Procuratore Capo della repubblica di questa città, colpevole di aver sempre fatto rispettare le leggi dello Stato da ogni forma di prevaricazione criminale, in difesa della società di questa Repubblica.

Ho deciso, in questo ventesimo anniversario di prendere io la parola per commemorarlo, credo giustamente, perché sono la persona che meglio di ogni altra ne ha conosciuto il non comune spessore umano sia nel privato che nel pubblico.

Come i suoi colleghi ben ricorderanno, Gaetano Costa è stato magistrato di grande valore e di indiscussa preparazione e ciò malgrado non ebbe la dovuta solidarietà, diciamo, dal suo ufficio e da chi aveva il sacrosanto dovere di difendere il suo modo di amministrare la giustizia.

Io non voglio fare polemica con nessuno, perché ritengo che gli anni coprano tante cose, coprono con una coltre di silenzio vizi e anche virtù.

E gli anni che passano pesano sulle mie spalle e sono tanti e mi avvicinano, in fretta, al grande viaggio senza ritorno; e davanti a Dio credo sia giusto che ci si presenti senza rancori, ma dopo tanti anni non posso non dire che mi mortifica e che mi addolora ancora dover prendere atto che tra i tanti pentiti che hanno parlato di tutto e del contrario di tutto, nessuna ha saputo dire dell'uccisione del Procuratore Costa.

Fatta eccezione del cosiddetto "principe dei pentiti" il signor Buscetta, che parlò del delitto Costa come da copione valido a scagionare tutti addossandone la sola responsabilità a un certo mafioso "allora emergente" il quale era convinto che uccidendo Costa, avrebbe dimostrato tutta la sua forza ai grandi capi.

Dopo vent'anni ho il diritto di pensare che i mandanti del delitto Costa non si sono voluti cercare né trovare, nel rispetto della logica dominante secondo la quale i morti sono morti e i vivi debbono sopravvivere e magari fare carriera ed essere rispettati.

Conseguentemente invito tutti dall'onorevole Ministro della Giustizia all'ultimo uditore voglioso di amministrarla alla maniera di Gaetano Costa, di non dimenticare che in questa città è stato assassinato dalla mafia, dai suoi ispiratori, dai suoi suggeritori , dai suoi protettori e dalla indifferenza, un Uomo giusto che ancora non riposa in pace perché non ha avuto giustizia anche se è morto per l'affermazione della stessa.

Io oggi, dopo vent'anni, parlo non solo come donna privata, ma come cittadina delusa e mortificata nelle sue aspettative di giustizia.

Mi rimetto alla loro coscienza a alla loro sensibilità Signori Magistrati, perché la Giustizia è la più importante delle amministrazioni dello Stato e, anche se tanti anni sono passati, loro non dovranno mai dimenticare la solitudine in cui Gaetano Costa fu lasciato, solo, a contrastare l'impatto con la criminalità di questa città: e il modo ancor mi offende e offende i miei figli.



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Una storia vera a Palermo
di Rita Bartoli Costa

 
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  ".......E gli anni che passano pesano sulle mie spalle e sono tanti e mi avvicinano,
in fretta,
al grande viaggio senza ritorno;
 
e davanti a Dio credo sia giusto che ci si presenti senza rancori,
ma dopo tanti anni non posso non dire che mi mortifica
e che mi addolora ancora dover prendere atto
 
che tra i tanti pentiti che hanno parlato di tutto e del contrario di tutto,
nessuno  ha saputo dire dell'uccisione del Procuratore Costa......"
 
( RITA BARTOLI  COSTA )
 
 
 
 Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo. Aveva appena firmato sessanta ordini di cattura contro altrettanti mafiosi, dopo che i suoi sostituti si erano rifiutati di farlo. (6/8/1980 )
 
 

I Maestri

"Un grande maestro appare una volta ogni tanto. Possono passare parecchi secoli senza che se ne presenti uno. Lo si riconosce dalla sua vita. Prima vive e poi dice agli altri come possono vivere nella stessa maniera." (S. Radhakrishnam)

Nino Caponnetto

 


 

Il primo contatto con Nino Caponnetto è stato per iscritto.
Eravamo al Convegno di Filaga e gli mandammo a Firenze, gli auguri di compleanno attraverso un semplice quadernetto.
Tante frasi stilate all’impronta…una dopo l’altra.
Io lo ringraziai per quel suo prodigarsi nelle scuole d’Italia, per essere un "testimone attendibile" di cui avevamo tutti molto bisogno.
Poi il primo incontro…troppo divertente, ad una delle assemblee della Rete.
Eravamo in due file che andavano in senso opposto, ci incrociammo e lui salutandomi mi disse …"Ma dammi del tu!!!!"
E io : "Lei sta fresco che "io" …..dia del " tu" a "Lei" ! " e ci mettemmo a ridere mentre le due file ci trascinavano in senso contrario.
Poi fu invitato ad una serie di incontri nel Veneto e quando vidi il programma mi sentii un po’ male.
Gli mandai un fax , mettendo a disposizione la mia cucina e la mia casa per riposare fra un intervento e l’altro.
Mi rispose: "Accetto, sarò a pranzo da te con i quattro componenti della mia scorta".
Lui si è sempre preoccupato di sistemare…innanzitutto la sua "scorta".
Quando arrivò nel vialetto, con un sorriso dolcissimo, mi disse: " Dio ti ha illuminata…nel porgermi questo invito, ne avevo un assoluto bisogno!"" Invece è "lui", Nino Capponnetto che ha una "luce" addosso che io - in vita mia - ho visto assai raramente.

Nadia Scardeoni


 

NEL PRESENTE A TEMPO PIENO


Una vita senza rimpianti
Il rapporto con i giovani, la scuola, l'amicizia, i valori nell'esperienza del fondatore del Pool antimafia.

Intervista a Nino Caponnetto
di Nadia Scardeoni Palumbo
(per gentile concessione di
École)

I giovani non sono una categoria a parte, né sono tutti uguali, nascono e crescono in contesti culturali diversi e, a volte, molto distanti. Tu ne incontri? Che spazio hanno nella tua vita? Quali sono le tue percezioni del travaglio che essi affrontano per raggiungere la loro autonomia esistenziale?

Sono molto vicino ai giovani e i motivi sono ben noti. Tre anni fa ho fatto la scelta di passare il resto della mia vita, breve o lunga che fosse, accanto a loro, per crescere insieme a loro, non ho ancora finito di crescere.

Vivo quindi i loro problemi, le loro ansie, le loro delusioni, vivo le loro speranze e il loro disagio soprattutto.

E in questi ultimi tempi avverto molto disagio in loro, però avverto anche una capacità immensa di credere in qualcosa, di sperare.

E' questo che io noto nei giovani d'oggi, questa voglia di rimanere aggregati a degli ideali, alla speranza di costruire, questo e' il dato unificante che colgo in loro.

Può' sembrare un discorso forse troppo facile, forse troppo ottimista ma io la vivo così la mia esperienza esaltante accanto a loro e, per questo, io credo in loro come grande momento di riscatto.

Quando li incontri ripensi a te stesso, alla tua formazione personale? Cosa emerge da questo confronto?

No. E' un paragone che non riesco a fare, forse perché sono passati troppi anni e allora penso che non e' per questa strada che potrei capire i loro problemi. Cerco soltanto di offrire loro un punto di riferimento sicuro. I giovani non hanno bisogno di molte parole, hanno solo bisogno di pochi punti fermi, di pochi esempi, di poche testimonianze di cui potersi fidare. Loro hanno questa capacità incredibile di capire la sincerità della testimonianza che hanno davanti, di capire se è fasulla o se è una testimonianza cui affidarsi e, in questo caso, rispondono in modo meraviglioso.

Ci sono state persone o avvenimenti che hanno influito in maniera determinante nelle tue scelte? E quali sono oggi le esperienze, le memorie che più stabilmente rinforzano le scelte sulle quali hai giocato la tua vita.

E' una domanda troppo ampia per me perché mi induce a spaziare su una vita di 75 anni....nella mia vita ci sono stati tanti momenti tutti diversi, tante scelte, tutte difficili, che mi sono trovato a dover prendere da solo, quasi sempre, nella mia vita di magistrato fino alla scelta, una volta a riposo, di non fare il pensionato ma di girare le scuole d'Italia e parlare ai giovani.

Hai dei desideri da esprimere per i giovani d'oggi? Cosa vorresti fosse fatto per loro, di fondamentale, dalla "comunità educativa" per offrire maggiori garanzie di futuro?

Vorrei che la scuola diventasse veramente quella che io sogno, quella che prima di me sognava don Lorenzo Milani, l'umile parroco di Barbiana: vorrei che la scuola fosse veramente il luogo dell'educazione, della riflessione, della maturazione, il momento formativo più' qualificato, questo vorrei che diventasse la scuola.

Non più un luogo dove si accumulano, più o meno ordinatamente, delle nozioni che possono servire o non servire nella vita ma dove si scoprono veramente i grandi valori; vorrei che l'insegnamento della storia, per esempio, comprendesse gli ultimi cinquant'anni della nostra storia, perché nessuno deve ignorare come è nata questa nostra Costituzione, tutto questo io vorrei fosse insegnato ai giovani.

E invece vedo che in questo c'è ancora molta trascuratezza anche se ci sono insegnanti che io ammiro, che stanno facendo sforzi meravigliosi.

Capiscono il valore di un certo modo di fare scuola, capiscono soprattutto l'importanza di una scuola a tempo pieno; io penso che la scuola oggi possa acquisire valore solo se la si concepisce a tempo pieno, punto di riferimento costante per gli alunni, nell'arco dell'intera giornata per impedire che molti di loro siano abbandonati a se stessi, alla propria solitudine o peggio ancora alla violenza di certi programmi televisivi. Ecco perché bisogna concepire la scuola come luogo aperto in cui gli insegnanti sappiano e siano in grado, naturalmente meglio retribuiti e con una considerazione sociale più' elevata, di aiutarli a crescere e soprattutto sappiano crescere insieme a loro.

EREDITA' MORALE

Questi giovani sono tuoi eredi, cosa vuoi lasciare loro in eredità?

Vorrei che ereditassero, e non da me ma da due persone che l'hanno incarnato fino in fondo, da Giovanni e da Paolo (G.Falcone e P:Borsellino), il senso religioso della vita, il loro senso religioso del lavoro, valore che oggi si sta disperdendo, il lavoro come qualcosa di nobile per cui "spendersi".

Oggi lo stato fa veramente poco per appagare questa aspirazione dei giovani ed è, lo so, uno dei nodi cruciali, ma credo che la stessa lotta contro la criminalità organizzata debba essere indirizzata su queste due linee prioritarie: la riforma della scuola e la riforma del lavoro che risolva il problema dell'occupazione.

Io credo che se non si affrontano seriamente questi due problemi anche l'opera della magistratura, l'opera della polizia giudiziaria, pur così necessarie, pur così meritorie, resteranno senza sbocchi positivi.

Parliamo di sentimenti? Cos'è per te la solidarietà?

La solidarietà' .....la definisce l'art.2 della Costituzione dovuto alla penna di don Dossetti. E' dal suo animo, è dal suo cuore che è scaturito quel bellissimo articolo due che dà l'impronta a tutta la nostra Costituzione, una costituzione personalistica e solidaristica.

La solidarietà è la capacità di tendersi, di piegarsi ad ascoltare coloro che il Vangelo chiama gli "ultimi", gli umili.

Capacità di piegarsi alle loro sofferenze, è capacità di dividere con il prossimo, e questo è forse ancora più difficile, le gioie.

E' la capacità di trasferirci, di vedere se stessi in ognuno dei diversi, in ognuno di coloro che ci stanno vicino, questa è per me la solidarietà.

L'amicizia?

Un valore fondamentale che poche volte ho visto realizzato. Si sta perdendo, e non so perché. Non posso dimenticare le parole che Paolo Borsellino usò in una intervista quando gli fu chiesto se fra i componenti del pool vi fosse amicizia o solo vincolo di lavoro occasionale. Ricordo ancora il suo stupore e il suo sorriso quasi ironico mentre diceva: " Ma a lei pare possibile che si potesse ottenere tanti risultati e in così breve tempo senza che fra noi ci fosse stato qualcosa che ci legasse, senza il dono di una profonda amicizia?".

E l'amore?

L'amore è qualcosa senza cui la vita non ha veramente significato. Dico l'amore in senso lato, l'amore verso il prossimo, verso la natura, verso tutte le espressioni del creato, l'amore sul piano personale.

Il peggiore difetto dell'uomo?

L'ipocrisia, perché presuppone mancanza di amore, viltà, scarso rispetto degli altri. Ecco credo che l'ipocrisia assommi tutti i peggiori difetti dell'uomo.

I GIOVANI SCRIVONO

Hai un amico?

Ho tanti amici, ovunque vado, in qualunque città, mi sento circondato da amici.

Non un amico particolare che puoi frequentare stabilmente, perché la mia vita è molto solitaria, nel senso che si apre e si chiude nell'ambito della famiglia, ma ci sono tante famiglie oltre la mia e una schiera innumerevole di giovani con i quali mi trattengo, con i quali parlo, di cui conosco i desideri e le speranze, che mi scrivono lettere che conservo gelosamente. Un giorno, prima di chiudere gli occhi, vorrei pubblicarle prece' vorrei che tutti si convincessero che questa è una gioventù meravigliosa nella quale bisogna avere fiducia.

Hai un rimpianto?

Ho un solo rimpianto: quello di non aver stracciato, a suo tempo, su insistenza di Giovanni (Falcone) il telegramma con il quale revocavo il mio trasferimento da Palermo a Firenze:

Giovanni Falcone per una sua forma di ingenuità si fidava troppo delle persone e confidava di succedermi dopo il trasferimento a Firenze mentre io sapevo che la lotta per la successione all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura sarebbe stata dura e che avrebbe avuto contro tutti coloro che poi hanno amareggiato gli ultimi anni della sua esistenza.

Che cosa e' la solitudine?

La solitudine e' una condizione che accompagna l'uomo sempre.

E' inevitabile, non si può' sfuggire alla solitudine, l'essenziale è saperla affrontare, saper trovare degli antidoti, saper trovare punti fermi di riferimento che possono accompagnarci tutti i giorni, nei quali poter trovare conforto nei momenti di abbandono, nei quali poter trovare speranza nei momenti di disperazione.

Hai trovato cose per le quali vale la pena di vivere?

Si, credo di si. Le ho trovate. Me le hanno insegnate Giovanni e Paolo. Mi hanno insegnato quali sono i valori autentici. Ecco, di questo sono debitore. La mia è stata un'esistenza normale tutto sommato, nella quale ho avuto una fortuna della quale sono grato. Io mi ritengo uno degli uomini più fortunati del mondo e non solo per questa splendida vecchiaia che vivo accanto e insieme ai giovani, crescendo insieme a loro, ma soprattutto perché ho avuto la possibilità di conoscere questi due uomini eccezionali. Ecco vivere quattro anni e mezzo con loro in condizioni estremamente difficili ma con una speranza che si rinnovava di ora in ora, che era più forte di tutti gli ostacoli, uniti dagli stessi ideali, ecco questi quattro anni sono stati per me un'esperienza incredibile, perché ho appreso da "loro" che ci sono valori nella vita per i quali si può anche non dare importanza alla morte.

ottobre 1995


Atti del convegno
SCUOLA E DEMOCRAZIA
Firenze 13 marzo 1994

ALTA INCIVILTA’
(Sintesi dell'intervento di Antonino Caponnetto)

Nel mondo della scuola si tratta di colmare un ritardo di decenni. Un ritardo aggravato dai recenti provvedimenti governativi. Va ribadito il diritto allo studio sancito dalla Costituzione ed e' un compito del nuovo parlamento: assumere il sapere come una risorsa del paese che passa attraverso la scelta di abbandonare il concetto di scuola selettiva, e applicare finalmente la riforma nella scuola superiore. Anche in questo senso mi sembra più valida l'espressione: "I care" che sottintende tutto il significato profondo dell'insegnamento di Don Milani. Per questo penso che sarebbe emozionante tenere a Barbiana un convegno

sulla scuola. Io ringrazio Grimaldi (NdR: Aurelio Grimaldi , autore di "Mary per sempre") per aver espresso alcune riserve sulla proposta di alzare l'obbligo della scuola a 16 anni.

Nel Meridione vi e' una fascia dell'evasione dell'obbligo particolarmente elevata e ci sono tanti che si dedicano a recuperare i ragazzi che evadono la fascia dell'obbligo.

Si allargherebbe infatti la forbice tra chi potrebbe continuare negli studi e chi invece... non potrebbe.

Occorre riassegnare alla scuola il ruolo primario di socializzazione e di formazione.

E' un ruolo sostanziale, soprattutto dove la criminalità ha il sopravvento.

La mafia teme più la scuola della giustizia. L'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Evitiamo che la scuola sia un mondo chiuso, e in questo senso vanno fatti

molti passi avanti. L'insegnamento dell'educazione civica nella scuola è poi un passo centrale, ma si tratta di un insegnamento che non sembra essere mai partito.

Solo un anno fa una circolare segnalava la necessità di introdurre nelle scuole l'insegnamento del culto della legalità.

Si tratta del rispetto della persona umana, dei diritti di cittadinanza. Il Ministro finalmente se ne e' accorto con trent'anni di ritardo, ma è già un passo avanti.

Anche su questo piano occorre uno sforzo ulteriore…ad esempio occorre aprire la scuola al territorio circostante, alle realtà sociali, di volontariato di impegno.

Sono per un pieno sostegno alla scuola pubblica.

La scuola pubblica deve essere sostenuta assicurando autonomia didattica, il pluralismo culturale e l'anticonfessionalità dell'insegnamento.

C'è il rischio di impiegatizzazione del docente: Vorrebbe dire tradirne il ruolo formativo.

La scuola media deve tendere alla formazione del cittadino, a fare in modo che lo studente, terminato il suo cursus esca con un corredo di nozioni sulla società in cui deve entrare che gli consenta di inserirsi nella polis.

Nel campo dell'Università occorre assicurare servizi sufficienti, necessari per gli studenti.

Assicurare abitazioni decorose, assicurare l'accesso a tutti con facilitazioni economiche anche per quanto riguarda i libri e i mezzi di trasporto.

E' inutile sottolineare l'esigenza che alla ricerca siano destinate più risorse.

Il grado di civiltà di una nazione si misura sugli stanziamenti dedicati all'istruzione e alla giustizia.

Siamo agli ultimi gradini dell'Europa per questo e dunque raggiungiamo un grado di "alta inciviltà
 

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