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Convegno
2004-11-15 - Roma " Lo storico dell’arte: formazione e professioni – Scuola, università, tutela e mondo del lavoro"
Mozione conclusiva
La giornata di discussione sul tema "Lo storico dell'arte: formazione e professioni", organizzata dall'Associazione Bianchi Bandinelli con il contributo di ANASTAR, ANISA, Assotecnici, Comitato per la bellezza, Italia Nostra, che si è svolta nella Biblioteca della Camera dei Deputati, a Roma, il 15 novembre 2004, ha messo in evidenza l’allarmante gravità della situazione che si sta delineando, anche in rapporto alle riforme in corso, per l'insegnamento della storia dell'arte nella scuola e nella università italiana, da una parte, dall' altra per le professioni connesse alla conoscenza, conservazione, gestione, promozione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, sia nelle istituzioni del settore pubblico –Stato, Regioni, Enti locali – sia nel mercato del lavoro privato.
Per quanto riguarda l’insegnamento della storia dell’arte nella scuola e nell’università si è confermato irrinunciabile e urgente:
che l’educazione all’arte e la disciplina storica dell’arte vengano rafforzate, oltre che nella scuola dell’obbligo, nei programmi in via di ridefinizione del secondo ciclo di istruzione, in particolare nell’ambito del nuovo sistema dei licei, ma possibilmente anche in quello della formazione professionale, in continuità con una tradizione che caratterizza la scuola italiana ormai da un secolo e che costituisce un modello a cui sempre più guardano gli altri paesi europei;
che sia salvaguardata la formazione specifica degli insegnanti di storia dell’arte in ambito universitario, anche in collaborazione con le Accademie di Belle Arti tramite apposite convenzioni, ma non esclusivamente all’interno di queste ultime. Nell’attuazione dei nuovi ordinamenti didattici la presenza della disciplina storica dell’arte vi è prevista infatti in misura inadeguata rispetto agli altri insegnamenti e limitata per lo più agli sviluppi dell’arte contemporanea;
che nella revisione in corso degli ordinamenti didattici universitari, articolati nei due cicli delle lauree e delle lauree specialistiche (in futuro "magistrali"), venga garantito un iter formativo specifico e coerente per lo storico dell’arte, nel contesto delle facoltà umanistiche che ne assicurano il radicamento nella cultura storica, più che mai necessaria come fondamento anche delle attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, pur nell’apertura al dialogo con le discipline scientifiche e con le nuove tecnologie;
che non tardi oltre immotivatamente il decreto istitutivo delle nuove Scuole di specializzazione in Storia dell’arte (e di tutte le analoghe del settore dei beni culturali), biennali dopo la laurea magistrale e con accesso per pubblico concorso, come previsto dall’ art. 6 della Legge 23 febbraio 2001, n. 29, affinché - nella progettata collaborazione tra MIUR e MBAC - venga assicurata quell’ alta qualificazione culturale e professionale, omogenea per Stato, Regioni, Enti locali e privati che operano nel settore pubblico, che dovrà continuare a contraddistinguere i responsabili della tutela del patrimonio storico-artistico italiano, pena il suo inevitabile progressivo degrado;
che si proceda, dopo tre anni di sperimentazione, all’ indifferibile riordino dei Master - attivati in numero abnorme e con le modalità e i contenuti più diversi nel settore dei beni culturali -, sia sul piano quantitativo, attraverso forme di programmazione almeno a scala regionale, sia sul piano qualitativo, evitando l’attuale confusione di livelli e armonizzando i sistemi di validazione di tali corsi con i profili professionali e le competenze effettivamente richiesti da enti pubblici, associazioni di categoria e imprese, in definitiva per aumentarne la possibilità di presidiare precise posizioni di mercato
Per quanto riguarda lo stato delle professioni è emerso chiaramente che:
è ormai quasi inoperante nel Ministero per i beni e le attività culturali – all’interno del quale gli storici dell’arte rappresentano soltanto il 2% del totale del personale, come del resto rispettivamente archeologi e architetti - un sistema di reclutamento che premi l'elevata specializzazione da sempre richiesta alle figure responsabili dei complessi compiti di salvaguardia dei beni storico-artistici, essendo bloccato da anni l'accesso per concorso pubblico dall'esterno, mentre si è proceduto a un imponente processo di "riqualificazione" del personale interno, non sulla base dei titoli di studio e delle competenze scientifiche ma della sola anzianità di servizio e relativi compiti, processo che ha portato alla saturazione di pressoché tutti i posti disponibili per i funzionari tecnici e a una oggettiva perdita di qualità dell’amministrazione della tutela, già in progressivo indebolimento anche quanto al numero degli addetti;
Regioni ed Enti locali, a seguito dell’unificazione delle carriere del personale, generalmente non riservano alle professioni speciali – quale appunto quella dello storico dell’arte – un trattamento peculiare, privilegiando spesso, ad esempio per la direzione dei musei, personale amministrativo privo dei titoli di studio e delle competenze scientifiche necessarie. Inoltre, operando in regime di autonomia, generano un multiforme sistema di reclutamento del personale preposto alla tutela dei beni storico-artistici, disomogeneo nella definizione dei profili professionali, dei requisiti di accesso (tra i quali raramente figura la laurea specifica, né tanto meno il diploma di specializzazione) e della mappa delle competenze richieste;
a fronte del crescente affidamento ai privati delle attività di gestione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico pubblico, come sancito dal Titolo V della Costituzione e dal nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, manca qualsiasi norma o atto d’indirizzo che definisca in modo vincolante i profili professionali e gli standard qualitativi degli operatori – storici dell’arte, archeologi, antropologi, storici, architetti – cui viene di fatto affidato lo svolgimento di tali attività. Manca perciò qualsiasi garanzia circa la qualificazione scientifica del lavoro svolto in questo ambito, di cui pure si prevede una progressiva espansione, mentre si assiste a una continua crescita della piaga del precariato.
Le Associazioni promotrici, i relatori e i partecipanti all’incontro chiedono pertanto:
che vengano ripensate in rapporto alle effettive esigenze della tutela le dotazioni organiche del Ministero per i beni e le attività culturali, destinando alle figure di elevata specializzazione scientifica un ruolo decisamente meno marginale. Imprescindibile a tal fine è riaprire al più presto concorsi pubblici per l'assunzione di personale altamente qualificato tra i diplomati delle Scuole di Specializzazione e dei Dottorati di ricerca del settore;
che si giunga, a partire da un atto d’indirizzo della Conferenza Stato-Regioni, a una definizione dei profili professionali, legati sì alle competenze ma soprattutto e con chiarezza ai percorsi formativi, e di standard qualitativi omogenei per Stato, Regioni, Enti locali e per i privati che operano nel settore pubblico, ai fini del reclutamento delle figure scientifiche che operano nel campo dei beni storico-artistici;
che per conseguire gli obiettivi sopra indicati la Conferenza Stato-Regioni si faccia promotrice di un'indagine conoscitiva in termini quantitativi e qualitativi sulla presenza dello storico dell'arte sia nel settore pubblico locale (Regioni, Enti locali) sia in quello privato, soprattutto presso quei soggetti che lavorano al servizio delle istituzioni pubbliche
che si arrivi a forme incisive di coordinamento tra gli storici dell'arte in generale e in particolare tra le associazioni professionali che li rappresentano, al fine di giungere a forme adeguate di riconoscimento e tutela della professione, come delle analoghe professioni specialistiche operanti nel campo dei beni culturali a cura di -----------------------------
2004-11-15 - Roma ASSOCIAZIONE RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI ------------------
Associazione Bianchi Bandinelli fondata da Giulio Carlo Argan L’Associazione "Istituto di studi, ricerche e formazione Ranuccio Bianchi Bandinelli", fondata da Giulio Carlo Argan nel 1991, ha per scopo di promuovere studi, ricerche ed iniziative attorno ai problemi della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, incoraggiando i rapporti di collaborazione fra università, istituzioni preposte alla tutela e istituti di ricerca. L’Associazione svolge, inoltre, attività di formazione attraverso corsi e seminari sui problemi legislativi, economici, di programmazione ed intervento nel campo dei beni culturali; promuove infine pubblicazioni sui nuovi temi che in questo stesso ambito si pongono alla ricerca. Le pubblicazioni si articolano in due collane: gli "Annali" e i "Quaderni giuridici". Nella serie degli "Annali" gli ultimi titoli usciti sono: Giulio Carlo Argan. Storia dell’arte e politica dei beni culturali (2002); Michele Cordaro, Restauro e tutela. Scritti scelti (2ª ed., 2003); Il patrimonio culturale musicale e la politica dei beni culturali (2003); Giuseppe Chiarante, Sulla Patrimonio SPA e altri scritti sulle politiche culturali (2003). Nella serie dei "Quaderni", dopo aver completato l’opera in tre volumi Il nuovo sistema giuridico dei beni culturali: Testo unico, norme non abrogate, organizzazione del Ministero (2001-2002), è uscito nel settembre scorso Beni Culturali. Nuovo Codice e riforma del Ministero, a cura di Giuseppe Chiarante e Umberto D’Angelo, volume che raccoglie e commenta la normativa più recente.
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