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"In questo testo c'è la cronaca di una campagna , partita dopo la pubblicazione del libro: " La TV a capotavola", nata dalla necessità , diffusamente condivisa, di tutelare soprattutto i bambini , dalla invadenza della televisione che entra in tutte le case ed è in mano a degli irresponsabili che attraverso la reiterata proposizione di discutibili modelli culturali , forgiano "mentalità", anche fra gli adulti.
Abbiamo fatto una prima stesura di queste richieste e proposte che sono andate via via arricchendosi man mano che il documento veniva conosciuto e approvato. Siamo arrivati quindi alla stesura definitiva che ha raccolto immediatamente dei consensi da parte di persone di ogni categoria sociale; inoltre ,una quantità infinita di associazioni e gruppi hanno espresso una grande sensibilità verso questo problema che già aveva sollevato , con grande lucidità , il filosofo Karl Popper nel suo saggio: " Cattiva maestra televisione", in cui analizzava il pericolo di una perdita di democrazia quando nella suddivisione dei poteri fosse venuto a mancare il controllo di un potere sull'altro."
" Ecco che la mancanza di controllo sul grande potere di questo mezzo mette a repentaglio l'idea di società aperta che Popper delinea: "una società capace di controllare , con dinamiche appropriate, i poteri al suo interno, creando dei contrappesi ovunque si manifestassero degli squilibri dannosi per la tenuta del tessuto democratico"
Questa petizione è nata , ed è stata sostenuta, indipendentemente dal quadro politico generale , tenendo conto esclusivamente dell'impatto che la televisione ha avuto soprattutto con il mondo dell'infanzia e non solo dell'infanzia.
Abbiamo avuto anche l'appoggio di un'agenzia pubblicitaria di Roma che ha creato una serie di bozzetti atti a sensibilizzare l'opinione pubblica . Sono stati pubblicati la prima volta da Avvenimenti e poi su vari giornali e riviste.
In seguito abbiamo avuto moltissime richieste del testo per la raccolta delle firme, da parte di comunità, ospedali, scuole, che hanno dimostrato come il problema fosse sentito e condiviso da una vastissima rappresentanza.
Ciò mi ha anche meravigliato perché questa raccolta è iniziata subito dopo il referendum che ha ammesso le interruzioni pubblicitarie nei film , ed ha subito smentito la mia grande preoccupazione per una diffusa insensibilità verso il problema.
Nel Luglio del 96 avevamo già raccolto 515.000 firme e attualmente siamo arrivati a quota 530.000 e le firme, arrivano continuamente.
Insieme alle firme sono arrivate numerosissime lettere, molte bellissime che ci testimoniano quali e quanti eventi , purtroppo non molto positivi, la televisione provochi dentro le famiglie. Queste lettere sono state esaminate accuratamente dai responsabili della Casa delle Arti e del Gioco , suddivise per tematiche e fanno parte della raccolta pubblicata nel libro che andremo a presentare prossimamente: "Cara TV con te non ci sto più".
Si sono unite proposte costruttive per la creazione di palinsesti alternativi a quelli propinati comunemente , che raccolgano i capolavori della cinematografia , del teatro , del cartone animato , esistenti, così da riunirli in videocassette ad uso scolastico con relativo archivio in modo che, nello spirito della riforma dell'attuale ministro Berlinguer , tutte queste forme artistiche vengano a far parte del bagaglio culturale degli scolari.
Questa nuova materia noi vogliamo studiarla e attrezzarla secondo determinati criteri per comporre un patrimonio alternativo a quello che ci viene offerto sotto l' impero dell'audience. E' chiaro che solo una stretta minoranza potrà fruire di questi miglioramenti. Resta il problema più vasto quello di un progetto politico e di governo che guardi alla tutela di tutti i cittadini nello spirito indicato da Karl Popper .
Quando un mezzo di comunicazione influisce, in tal misura, su tutta la popolazione, è inammissibile che siano gruppi privati a gestire gli interessi collettivi.
Nel corso della campagna sono stato anche invitato a parecchi seminari e dibattiti sulla televisione e, in uno di questi a Venezia, Letizia Moratti aveva dato il suo appoggio alla necessità di qualità della televisione , in quanto servizio pubblico; credo anche, siano stati stanziati 15 miliardi per la produzione di opere, soprattutto cartoni animati per i bambini, che devono avere la caratteristica di essere costruttive per la loro identità , essere espressione delle loro radici culturali. E' stato anche prodotto un film: "La freccia azzurra" da una fiaba di Rodari , ma non circola perché le sale cinematografiche sono in mano a Cecchi Gori e a Berlusconi.
Io vorrei sapere perché un bel film, elogiato dalla critica , sia bloccato, non si possa vedere."
Entriamo dentro un discorso generale con riferimenti più vasti e anche più solidi perché c'è in atto una riforma nel tessuto organico e organizzativo della scuola a partire dal decreto legge sulla formazione della classe docente che tocca i maestri della scuola elementare così come gli insegnanti della scuola secondaria; una riforma che si dovrebbe interrogare sulla funzionalità dei moduli della scuola elementare , così come sono stati applicati "sic et simpliciter".
Maestro Lodi quali sono le sue valutazioni sulle problematiche scolastiche che il Governo sta finalmente affrontando soprattutto, a monte, nell'impegno legislativo. Quali sono le sue proposte contro il disagio e il malessere che la scuola ha accumulato come effetto di politiche cieche e deprivanti?
"Il telaio che abbiamo davanti non è ancora ben definito perché si è aperto un dibattito e vedo che ogni giorno sui giornali ne parlano di questa riforma della scuola italiana e penso che debba essere rinnovata nei suoi fini, nei suoi metodi, però quando si cerca di rinnovare la scuola che è una istituzione che riflette la società non è la società che deve essere trainata dalla scuola. Deve, lei stessa , spingere in avanti , forgiare la storia del paese e non essere un carro trainato.
Dobbiamo fare i conti con i soldati di questo esercito. Quando ci si appresta ad una guerra la prima cosa è addestrare bene i soldati che la dovranno fare. Ora io non voglio paragonare la riforma della scuola ad una guerra. Ciò che io penso è che , se la scuola deve rinnovarsi , anche la società deve rinnovarsi. Occorre avere un modello di società di cui la scuola si faccia portatrice.
Oggi, in quale modello di società viviamo? E' una società democratica dove lo stato sociale è un valore condiviso e preminente?
Io voglio affermare che è importante avere un modello di società per avere un modello di scuola.
Nella scuola, fin dai primi anni delle elementari, quale uomo andiamo modellando? E' un uomo libero? E' un uomo che ragiona con la propria testa? E' un uomo sociale, capace di lavorare assieme agli altri, che sa anteporre il bene collettivo al proprio bene personale, che sa superare l'individualismo e l'egoismo, o è un uomo competitivo che considera i propri simili degli avversari da battere, un arrampicatore sociale dentro le logiche del potere e della sopraffazione?
Quale modello? Questo è il nodo da sciogliere. Che tipo di scuola, per quale tipo di società.
Io sono per una società democratica così come la descrive Popper, in cui tutti i poteri hanno delle responsabilità ma devono essere controllati da altri poteri, compresa la televisione.
Allora noi vogliamo impegnarci in un progetto che metta al centro il bambino che è l'uomo di domani.
Come deve sentirsi a scuola questo bambino? Ha diritto ad essere considerato una persona, un cittadino , ad avere accolte le sue esigenze? La scuola può , deve coltivare le sue tendenze positive, quelle della socialità, quelle dell'accoglienza dell'altro , uguale come diritti e come doveri ,seppure nella diversità che è nella natura di ciascuno ?
Tutti noi siamo naturalmente diversi ma uguali per diritti e per doveri. Questo è il senso del contributo che vogliamo dare a questa scuola che parla di rinnovamento, per poter creare una scuola che sia il luogo dove il bambino sta bene, si sente protagonista e può sviluppare tutte le sue capacità che sono tante: la sua intelligenza, la sua fantasia, la sua logica , la sua volontà di esprimersi.
Maestro Lodi, dal suo osservatorio così ricco di esperienze intorno alla creatività dei bambini , la scuola dei moduli così come è stata attrezzata, regge l'impianto dell'apprendimento creativo oppure ha spinto verso la specializzazione spesso esasperata di aree disciplinari frammentate e frammentarie?
La compresenza dei tre docenti, lasciata alla libertà di interpretazione del proprio ruolo nell'equipe può ingenerare , nei bambini, crisi di referenzialità , scadimento del principio di autorevolezza quando l'oggetto, il metodo di insegnamento, le regole di comportamento non siano espressione di un tessuto formativo interdisciplinare e ampiamente condiviso?
"Nelle premesse dei programmi ministeriali della scuola elementare noi troviamo indicati alcuni principi inviolabili: il bambino deve essere accolto così com'è, con tutte le sue esperienze già accumulate; ha diritto all'essere accompagnato nella sua crescita intellettuale, a poter esprimere le sue potenzialità .
Ma l'organizzazione scolastica data per via legislativa, ai moduli , è in contraddizione con queste premesse. Questa organizzazione non ha fatto altro che reintrodurre nella scuola le modalità della vecchia scuola tradizionale in dissonanza con l'impianto programmatico innovativo. Gli insegnanti si trovano a disagio perché nessuno ha insegnato loro a gestire i moduli, le trasversalità disciplinari. La preparazione degli insegnanti deve essere mirata al conseguimento sul campo attraverso il tirocinio, delle competenze didattiche che la scuola ha già posto in essere, in maniera positiva, da molte parti.
Gli insegnanti che non hanno maturato queste esperienze si affidano al caso , a ciò che la tradizione ha perpetuato: un insegnamento diretto , frontale, ripetitivo. La scuola vecchia cacciata dalla porta è rientrata dalla finestra con le così dette aree, ovvero le materie dove ciascuno si ritaglia il suo programmino ecc. ecc. e non si elaborano progetti comuni ai quali dedicarsi insieme , in equipe. E' questo il grande nodo da sciogliere dal punto di vista metodologico.
Io spero che questa riforma venga discussa prima di essere portata in Parlamento, magari anche in televisione , perché no?
Si fanno tanti dibattiti inutili su delle cose da niente, si potrebbe aprire un dibattito ,un forum, con tutte le voci capaci di approfondire questo problema .
Ricordo come negli anni settanta ci sia stata una grande attenzione verso la scuola, ricordo che i comuni affrontavano questi problemi, c'era allora il tempo pieno. Ricordo che un film trasmesso a puntate , dalla televisione, "Il diario di un maestro", di De Seta, fu seguito da milioni di persone con grande interesse.
Prendeva spunto dalla " Scuola di Petralata" e anche dal mio " Paese sbagliato" tant'è vero che De Seta mi chiese di interpretare la parte del maestro in questo film. Io rifiutai, non potevo accettare di essere sradicato dalla mia scuola, dai miei allievi, per andare a Roma in una classe di bambini romani a me sconosciuti.
Ricordo che De Seta ritornò sull'argomento in seguito , dopo qualche anno e documentò alcuni nostri lavori. C'era, allora, una vera attenzione per la scuola che poi è progressivamente scemata. Io credo che una grande responsabilità l'abbia avuta la legge Mammì, con l'apertura alle televisioni private. Con le televisioni commerciali , hanno fatto irruzione , nella coscienza comune, mille storie di pensiero. Non c'è come fine lo stato, la comunità, la società civile, ma gli interessi privati di alcuni.
Ora assistiamo ad una reazione come abbiamo documentato nel libro a cui accennavo, "Cara TV con te non ci sto più". La Psicoterapeuta Vera Slepoy , presidente dell'associazione degli psicologi italiani , ha raccolto una grande quantità di testimonianze sui danni provocati dalla televisione .
Nasce ora una nuova campagna che non è più quella della protesta, della richiesta ma quella della documentazione dei danni che una televisione così come è stata concepita ha arrecato ai bambini; abbiamo davanti un disastro per ciò che riguarda innanzitutto i delicati processi della formazione dell'identità .
Quando è stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione, Enzo Siciliano, un letterato, uno scrittore, ci fu un lamento generale, tutti i "barbari" : a rammaricarsi: "povera televisione! in mano ad un uomo di " cultura" , che non sa niente del linguaggio televisivo!"
Ecco io mi sento un pò così, come in mezzo ad un uragano che ci travolge un po' tutti e non sappiamo più dove fissare la nostra tenda.
La riforma, allora, deve avere una dichiarazione esplicita di che tipo di uomo vogliamo formare, per che tipo di società."
Il maestro accompagna queste parole con un gesto di raccoglimento, di chiusura. Poi una pausa e il suo sguardo si alza e fissa un punto più lontano mentre riprende fiato.
" E poi io voglio dire un pensiero mio così, su questa Europa che noi vogliamo. Questa Europa cui noi auspichiamo non è un'Europa culturale, è un'Europa fondata sul denaro , sulle monete.
E questo mi fa un po' paura . L'Europa non può essere solo l'insieme delle monete ma credo debba essere l'unione dei patrimoni culturali dei popoli , delle stratificazioni culturali di cui si compone. Abbiamo avuto il cattolicesimo, la riforma luterana e se pure attraverso i conflitti , sono venuti da questa Europa tante proposte di civiltà che possono essere confrontate con quelle orientali o di altri continenti.
Penso ci si debba porre il problema di come si entra in Europa, non solo con quale bilancio economico..............
Allora................ siamo disposti veramente a farli i conti con queste televisioni che stanno distruggendo la nostra cultura?..........."
Abbiamo lasciato il Maestro Lodi così, con questo malinconico interrogativo al quale occorre dare una risposta.
A noi è dato anche di chiederci, che paese è mai questo dove accade che una persona dalla statura morale di Mario Lodi, anche quando le sue idee lo hanno investito della rappresentanza di 530.000 cittadini , sia solo educatamente informato che alcuni esperti, scelti per le loro assodate competenze in materia, si riuniscono per discutere di: "Bambini e TV" .
Verona 1 marzo 1997