Neuroscienze:
"il peso emotivo"
......."La
nostra mente, secondo Damasio, non è
strutturata come un computer,
in grado cioè
di presentarci un elenco di argomenti razionali
a favore o contro una determinata scelta.
La
mente umana agisce in maniera molto più rapida (anche se meno
precisa):
prende in
considerazione il peso emotivo che deriva
dalle nostre precedenti esperienze,
fornendoci una
risposta sotto forma di sensazione
viscerale.
L'errore di Cartesio è stato quello di non capire che l'apparato
della razionalità non è indipendente da
quello della regolazione biologica,
e che le
emozioni e i sentimenti spesso
sono in grado di condizionare fortemente,
e a nostra
insaputa, le nostre convinzioni e le
nostre scelte.".....
Antonio Damasio
VITA
Nato a Lisbona e laureato in medicina, opera
negli USA.
Rappresenta una
delle figure di maggior spicco a livello mondiale nel campo
delle neuroscienze.
E'
autore di importanti pubblicazioni sulla memoria, sulla
fisiologia delle emozioni e sulla malattia
di Alzheimer.
I laboratori di ricerca che Damasio e sua moglie Hanna hanno
realizzato presso l'Università dello Iowa,
sono considerati
ormai un punto di riferimento per lo studio dei fenomeni
nervosi che sono alla base dei processi cognitivi.
Antonio Damasio è membro di prestigiose associazioni, come
l'European Academy of Science and Arts e l'American
Neurological Association;
fa parte
inoltre dei comitati scientifici di importanti periodici
dedicati alle neuroscienze e di alcune fondazioni di
ricerca.
|
PENSIERO
La concezione cartesiana distingue
nettamente la mente dal corpo
L'errore di Cartesio: non aver capito che la razionalità
non è pura, ma dipendente anche da meccanismi di regolazione
biologica dell'organismo
La coscienza come rappresentazione dell'organismo e
dell'oggetto con cui questi entra in relazione
La coscienza ha inizio come sentimento
Coscienza ed emozioni sono strettamente indipendenti
Tre livelli di coscienza |
Il punto di partenza di Damasio, sostenuto
dall'osservazione di diversi casi clinici, è che il cervello
non può essere studiato senza tener conto dell'organismo a
cui appartiene e dei suoi rapporti con l'ambiente.
Per Damasio, lo studio delle funzioni cognitive, e in
particolare della coscienza, ha subito per lungo tempo
l'influsso di una tradizione filosofica che può essere fatta
risalire a Cartesio. Questi ci propone, infatti, una
concezione che separa nettamente la mente dal corpo,
attribuendo alla prima, addirittura, un fondamento non
materiale.
L'errore di Cartesio è stato quello di non capire che la
natura ha costruito l'apparato della razionalità non solo al
di sopra di quello della regolazione biologica, ma anche a
partire da esso e al suo stesso interno.
Il processo decisionale (ad esempio quello di compiere una
scelta tra due o più alternative), per Damasio è
condizionato dalle risposte somatiche emotive osservabili,
utilizzate dal soggetto come indicatori della bontà o meno di
una certa prospettiva: i sentimenti somatici normalmente
accompagnano le nostre aspettative del possibile esito delle
varie opzioni di una decisione da prendere; in altre parole, i
sentimenti fanno parte in qualche modo del contrassegno posto
sulle varie opzioni; in tal modo i marcatori somatici
ci servono come strumento automatico che facilita il compito
di selezionare opzioni vantaggiose dal punto di vista
biologico.
Nelle scienze biologiche, l'orientamento cartesiano ha avuto
come conseguenza quello di emarginare la mente dal campo della
ricerca, ritardando ogni serio tentativo di indagarla mediante
un approccio scientifico rigoroso.
La coscienza, nel modello di Damasio, è studiata in funzione
di due componenti fondamentali: l'organismo e l'oggetto,
insieme alle relazioni che si sviluppano tra loro nel corso
delle loro interazioni. In tale prospettiva, la coscienza
consiste nella costruzione di conoscenze rispetto a due
aspetti:
- l'organismo che entra in relazione con qualche oggetto;
- l'oggetto coinvolto nella relazione che causa un cambiamento
nell'organismo.
Comprendere la biologia della coscienza significa quindi
capire in che modo il cervello riesce a rappresentare le due
componenti - organismo e oggetto - e in che modo si stabilisce
la relazione tra questi.
Secondo Damasio, la coscienza inizia come un sentimento,
un tipo particolare di sentimento, ma comunque qualcosa di
assimilabile a questo, anche se non completamente
sovrapponibile alle altre modalità sensoriali rivolte al
mondo esterno. In ogni caso, coscienza ed emozione non sono
separabili, poiché la prima è indissolubilmente legata al
sentimento del corpo.
Da un punto di vista evolutivo, le emozioni sono
risposte fisiologiche che mirano ad ottimizzare le azioni
intraprese dall'organismo nel mondo che lo circonda. A
sostegno di queste tesi, il neurofisiologo portoghese riporta
alcune prove neurologiche che mostrano come certi meccanismi
cerebrali siano comuni sia alle emozioni che alla coscienza,
giungendo alla conclusione che la coscienza rappresenti
fondamentalmente un aspetto ausiliario della nostra dotazione
biologica di adattameno all'ambiente.
Nella concezione di Damasio, la coscienza non è monolitica,
ma può essere distinta in:
- Proto-sé
Fenomeno primordiale di autoidentificazione che l'uomo
condivide con gli animali superiori, alle cui base sono le
emozioni, eventi strettamente biologici, sui quali si
sviluppano poi i sentimenti (paura, fame, sesso,
rabbia...) che hanno come motore l'interazione tra l'organismo
e il mondo oggettuale. Il "proto-sé" non è
consapevole di sé: rappresenta semmai quella parte del sé
che impara poco per volta a riconoscersi come parte separata
dal mondo esterno.
- Coscienza nucleare
Fenomeno biologico nel quale sono contemporaneamente presenti
tre elementi: l'oggetto di sui si è coscienti, la posizione
del proprio corpo rispetto a quell'oggetto e la relazione che
si stabilisce tra queste due entità. La coscienza nucleare
fornisce all'organismo un senso di sé qui e ora; non ci dice
nulla riguardo al futuro. L'unico passato che possiede è
quello, vago, relativo a ciò che è appena accaduto.
- Coscienza estesa
Si forma sulla base della coscienza nucleare ed è all'origine
del "sé autobiografico".
Questo livello di coscienza richiede il linguaggio, poiché
solo attraverso di esso possiamo formulare la nostra storia
personale, in cui prendono posto i ricordi, le speranze, i
rimpianti e così via.
Il modello di coscienza proposto da Damasio è un modello
gerarchico, per cui non può darsi il sé nucleare senza il
proto-sé e non può darsi quello autobiografico senza il sé
nucleare.
A Damasio va senz'altro riconosciuto il merito di aver
contribuito a introdurre il corpo nella discussione
scientifica sulla coscienza. L'idea che l'organismo partecipi
all'esperienza cosciente rompe nettamente con una tradizione
che vuole la mente ben distinta dal corpo e restituisce alla
coscienza stessa i requisiti biologici indispensabili per
farne un oggetto di studio scientifico.
|
OPERE
-- L'errore di Cartesio. Emozioni,
ragione e cervello umano [1994], Adelphi, Milano, 1995
In quest'opera
Damasio compie il tentativo di unificare mente, cervello e
corpo, sulla base di dati rigorosamente scientifici. Partendo
da alcuni casi clinici, come quello di Phineas P. Cage, egli
cerca di dimostrare che l'idea dell'esistenza di un pensiero
puro, di una razionalità non influenzata da emozioni e
sentimenti, non ha riscontro nella realtà.
La nostra mente, secondo Damasio, non è strutturata come un
computer, in grado cioè di presentarci un elenco di argomenti
razionali a favore o contro una determinata scelta. La mente
umana agisce in maniera molto più rapida (anche se meno
precisa): prende in considerazione il peso emotivo che
deriva dalle nostre precedenti esperienze, fornendoci una
risposta sotto forma di sensazione viscerale.
L'errore di Cartesio è stato quello di non capire che
l'apparato della razionalità non è indipendente da quello
della regolazione biologica, e che le emozioni e i sentimenti
spesso sono in grado di condizionare fortemente, e a nostra
insaputa, le nostre convinzioni e le nostre scelte.
-- Emozione e
coscienza, Adelphi, Milano, 2000
In quest'opera, Damasio prosegue sulla via già
intrapresa con "L'errore di Cartesio", affrontando
il tema della coscienza dalla duplice prospettiva dell'analisi
a livello neurofisiologico e delle relative corrispondenze sul
piano psicologico.
|
Siti
per approfondimenti:
Damasio/Uihealthcare
Sezione del Dipartimento di Neurologia
dell'Università dello Iowa dedicata ad Antonio Damasio. In
inglese.
Damasio/Sicap
Pagina che offre una sintesi dell'opera di
Damasio, L'errore di Cartesio, ad uso degli
studenti del corso di Psicologia presso l'Università di
Torino.
Damasio/Cix.co.uk
Pagina che riporta una sintesi dell'opera L'errore
di Cartesio. In inglese.
Automates
Intelligents
Pagina dedicata ad Antonio Damasio, con
scheda biografica, sintesi del pensiero e sintesi dell'opera
L'errore di Cartesio. In francese.
Damasio/Thymos
Sintesi dell'opera L'errore di Cartesio.
In inglese.
allegati
|
Scheda riassuntiva della conferenza
Emotion, Consciousness and Decision making, tenuta da Antonio Damasio
a cura di
BARBARA FRACCHIA e Elisa Castagno
--------------------------------------------------------------------------------
L'argomento della conferenza consiste, in sintesi, nella neurobiologia
delle emozioni con alcuni commenti relativi all'importanza delle
emozioni per la presa di decisione e per la coscienza
Tutti i problemi che hanno a che fare con la relazione tra mente
e cervello possono essere affrontati a molti livelli, i quali
forniscono la misura dei vari livelli della struttura e
dell'organizzazione di un organismo biologico, dalle molecole e
cellule ai microcircuiti e grandi circuiti, fino ai livelli di
organizzazione che A. Damasio ama chiamare sociali e culturali in
assenza dei quali ,secondo l'autore, non possiamo realmente dare senso
a cosa stia accadendo in un sistema biologico.
E' importante precisare sin dall'inizio che qualsiasi cosa di cui
possiamo parlare nel regno di mente e cervello, sia essa l'emozione o
la visione o il sistema motorio o la coscienza , non può essere
propriamente compresa se non viene fatto appello a quei differenti
livelli.
In altre parole non siamo in grado di produrre comprensive e
ragionevoli spiegazioni della neurobiologia delle opinioni, della
coscienza o della memoria se non interveniamo a diversi livelli e se
non includiamo per avvicinarci al problema tutta la conoscenza
raccolta su questi.
Nessuno di noi, da solo, potrà mai controllare tutti questi livelli
in termini di ipotesi ed esperimenti e farli propri per intero, è
sempre e comunque necessario il lavoro di molti diversi investigatori
sotto molte prospettive diverse.
L'autore è interessato ad una prospettiva che considera ,all'interno
di un sistema su larga scala, diverse sub-componenti le quali formano
sistemi correlati ai meravigliosi fenomeni mentali quali memoria,
emozione o coscienza , oggi indagabili grazie all'ausilio di
innovative tecniche.
TECNOLOGIE E METODI DI RICERCA
1)Scannerizzazione con la risonanza magnetica (R.M.N.)
E' possibile riprodurre sullo schermo di un computer un'immagine
tridimensionale di un cervello umano normale , con grande accuratezza
nei dettagli.
Possiamo compiere numerose operazioni sull'immagine , per esempio
farla ruotare , scomporla fino a individuare diverse strutture
per comprendere cosa esse siano, possiamo ottenere diverse sezioni
delle strutture e così via. Grazie alla scannerizzazione con la R.M.N
possiamo scoprire qualcosa di estremamente importante in termini di
metodo: possiamo individuare l'esatta localizzazione e definizione
dell'estensione anatomica di una lesione e successivamente correlarla
(ipoteticamente)a una funzione. Dopo che la funzione è stata testata,
sarà possibile verificare se le ipotesi formulate combaciano con i
risultati ottenuti dai test con i soggetti lesionati.
2)Tecniche di imaging.
Grazie a queste tecniche è possibile ottenere immagini funzionali del
cervello.
Le due tecniche attualmente più comuni sono la R.M.N. funzionale e la
tomografia a emissione di positroni (P.E.T.), entrambe ci danno la
possibilità di osservare il cervello" in azione", ovvero
mentre i soggetti osservati svolgono compiti assegnati dagli
sperimentatori.
Per esempio si può chiedere a un soggetto di fissare un punto su uno
schermo spento (posizione di base) e osservare l'attività del suo
cervello durante questo compito, successivamente si può inviare un
puntino luminoso sullo schermo che il soggetto sta fissando e
osservare come le immagini dell'attività del cervello sono cambiate
rispetto a quando il soggetto si trovava in posizione di base.
Le tecniche di imaging ci permettono di rilevare quali giri e quali
circonvoluzioni dell'encefalo si attivano, sia durante compiti
semplici come quello dell'esempio ( stimolazione della retina) , sia
durante compiti più complessi ( l'atto di leggere una frase o l'atto
di provare un'emozione).
EMOZIONI
Durante tutto il ventesimo secolo il problema delle emozioni è stato
sistematicamente trascurato, nonostante importanti pensatori quali
William James e Darwin si siano notevolmente impegnati nel tentativo
di fornire soluzioni. Abbiamo infatti dovuto attendere un secolo
affinché le emozioni tornassero al centro del dibattito
neuroscientifico.
Certamente oggi possiamo avvalerci di importanti contributi ma, la
rarità di queste eccezioni semplicemente conferma che, a
differenza di visione , linguaggio e sistema motorio, il tema
delle emozioni pone sfide più impegnative e solo progressivamente è
diventato un argomento di grande interesse per molti ricercatori. Da
notarsi che non solo sono state trascurate le emozioni ma, sono state
trascurate anche alcune interessanti prospettive di studio in biologia
in generale e negli studi del cervello e della mente in particolare.
A Damasio rileva come fondamentalmente mancanti:
1) Una prospettiva evolutiva.
Questa è stata rivalutata solo recentemente :per lungo tempo è stato
come se Darwin non fosse mai esistito e nel corso dei nostri studi
avessimo avuto a che fare con un macchinario costruito in un giorno
qualsiasi, senza un passato storico. Secondo A. Damasio la
trascuratezza di questa prospettiva è legata alla trascuratezza sia
delle emozioni, sia di qualcosa che è strettamente connesso alle
emozioni: la nozione di corpo legata a quella del cervello.
2) Una visione organica.
E' raro, per esempio, che una discussione sul problema della memoria o
del linguaggio prenda il punto di vista di un organismo ma, è
frequente che soltanto le specifiche funzioni o le specifiche
parti del cervello presumibilmente connesse ad esse , siano
considerate. Così la prospettiva organica che va di pari passo con la
prospettiva evoluzionista è stata altrettanto mancante.
Ma quando si affrontano funzioni quali emozione o memoria o
linguaggio, direttamente o indirettamente si dovranno considerare
quelle funzioni e quelle operazioni del cervello come
necessariamente correlate alle regolazione basica dell'organismo, che
è geneticamente orientato alla sopravvivenza ed è dotato di un
elaborato set di strategie per mantenere la sopravvivenza che operano
in modi molto intricati e in modi non -consci comunque.
Emozione e sentimento
-"Le emozioni consistono in un insieme di risposte chimiche
e neurali le quali formano uno schema (pattern)"
Questo è assolutamente un punto chiave perché si potrebbero
concepire le emozioni come un tipo di riflesso ma, sarebbe scorretto.
Quando parliamo di emozioni, trattiamo qualcosa di molto
complesso che impegna non solo un sistema neurale ma anche un sistema
chimico e, quello chimico prima di quello neurale ,almeno dal punto di
vista della storia degli organismi, poiché queste risposte
probabilmente esistevano a livello chimico in organismi molto semplici
persino prima che ci fosse un sistema nervoso centrale (s.n.c.)
proprio e in grado di produrre una risposta verso una parte del corpo
via segnale neurale. L'idea che questi siano schemi(pattern) unita
all'idea di una forma di risposta multipla molto elaborata ,
costituisce il punto chiave della definizione di
un'emozione secondo il punto di vista di A. Damasio.
-"Le emozioni giocano un ruolo nella regolazione e portano alla
creazione di circostanze vantaggiose per l'organismo che
le esibisce ".
Le emozioni sono , risposte regolatorie che portano ad alcuni tipi di
condizioni vantaggiose per l'organismo che produce quelle
risposte.
- Le emozioni concernono la vita di quell'organismo e lo assistono nel
mantenimento della vita, sono molto adattative
- Le risposte emozionali sono responsabili di cambiamenti dello schema
corporeo e nello schema cerebrale.
Un solo stimolo, di qualsiasi tipo, per esempio uno stimolo che
potrebbe spaventarci o renderci felici, una volta attivo e, molto
spesso può esserlo persino in modo non conscio, elicita un insieme di
risposte che alterano lo stato in cui si trovava l'organismo prima
dell'inizio dell'interazione dello stimolo con l'organismo.
- L'insieme di questi cambiamenti costituisce il substrato per il
sentimento/percezione delle emozioni.
Questa è la chiave assoluta per comprendere la distinzione operata
tra sentimento ed emozione. I termini emozione e sentimento non
vengono qui usati in modo intercambiabile e l'autore non desidera
usare il termine emozione se ciò a cui si riferisce consiste nella
rappresentazione realmente interna che un soggetto ha dei cambiamenti
dell'aspetto corporeo, per esempio.
A. Damasio riserva il termine sentimento per qualcosa che è privato,
interno, in prima persona, ed è psicologicamente successivo nel tempo
al set di cambiamenti che avvengono nel cervello e nel corpo, per i
quali si utilizza il termine emozione. Quest'ultimo quindi viene
utilizzato per indicare un possibile movimento verso l'esterno,
qualcosa che può in gran parte farsi pubblico. L'emozione ha un
elemento che può essere manifestato e che può essere reso
accessibile a una terza persona che osserva, per esempio cambiamenti
nella postura o nella mimica facciale o in una varietà di altri
comportamenti emozionali.
Ci sono molti modi nei quali possiamo indovinare i sentimenti altrui,
ma non c'è nessun modo attraverso il quale possiamo
"vederli".
Ci sono molti modi in cui potremmo vedere le emozioni di una persona
se le mostrasse attraverso il viso o il corpo.
-Le emozioni dipendono da strategie evolutive del set cerebrale.
E' importante ricordare che l'apprendimento e la cultura possono
alterare l'espressione delle emozioni e dare alle emozioni nuovi
significati .
Non c'è dubbio che il nostro equipaggiamento genetico
includa strategie che ci permettono di performare
un'emozione ed eseguirla; questo attraversa tutti gli esseri umani e
persino non umani, rendendo così facile la comunicazione attraverso
diverse culture e diversi linguaggi. E' importante ricordare che
sebbene noi non impariamo le nostre emozioni, avvengono cambiamenti
nelle espressioni che sono appresi e certamente il significato
conferito a queste emozioni può essere molto diverso, dipendente
dalla situazione.
In sintesi A. Damasio concepisce le emozioni non come qualcosa di
indipendente dalla regolazione biologica ma come facenti parti di un
continuum. Il primo livello del continuum corrisponde alla regolazione
basica della vita, include i processi metabolici i quali avvengono in
modo non conscio , istinti e motivazioni che
portano alla fame o alla sete , tipi di segnali che
permettono di sentire le cose che noi chiamiamo dolore o piacere, o
semplici riflessi.
Il set di emozioni al livello medio è più complesso, le risposte
sono contenute in schemi (pattern). Le risposte sonno connesse a
particolari tipi di stimoli, non specifici stimoli ma specifici tipi
di stimoli provenienti dall'esterno dell'organismo e quelle stesse
risposte attivano uno schema comportamentale che prepara l'organismo
ad affrontare un certo problema che si pone.
Le emozioni predispongono all'inizio di un comportamento che può
condurre a qualcosa di adattativo, per esempio il comportamento di
paura permette una condizione di blocco o permette di correre. Le
differenti colonne (vie nervose) in una particolare parte del tronco
cerebrale controllano un tipo di blocco oppure un altro e, la scelta
fra i due tipi è fatta in modo totalmente non conscio così che i due
comportamenti possano essere attivati. Tutto questo accade
in modo manifesto, dimostrabile e visibile da altri ma c'è
qualcos'altro: il livello del sentimento,ed è molto critico perché
permette alla mente di prendere nota dell'intero comportamento che le
emozioni hanno appena avviato. Questo non significa che c'è una
coscienza a quel punto, almeno non nel modo in cui la concepisce
l'autore ma, semplicemente significa che alcune rappresentazioni dello
stato hanno avuto inizio. Dopo la sperimentazione dei sentimenti, in
quanto esseri umani abbiamo la possibilità di sapere che abbiamo i
sentimenti, ma tale consapevolezza richiede una coscienza e
quest'ultima ci dà la possibilità di influenzare l'intero processo
di pensiero attraverso la conoscenza di un particolare sentimento
invece di poterne solo prendere nota.
RISULTATI SPERIMENTALI NELL'AMBITO DELLE EMOZIONI.
Esistono tre diversi aspetti delle emozioni e questi sono stati
studiati con paradigmi diversi.
Per esempio è diverso riconoscere l'espressione delle emozioni sul
viso di un altro, dall'avere un'emozione e dal sentire quell'emozione,
tali aspetti non possono essere trattati sperimentalmente allo stesso
modo.
Studi effettuati su pazienti con lesioni focali (circoscritte a una
piccola porzione di tessuto cerebrale) hanno condotto a risultati
interessanti.
Quando i pazienti presentano lesioni circoscritte ai nuclei
amigdaloidei, risentono di una particolare compromissione del
comportamento e questa consiste nell'incapacità di riconoscere la
mimica facciale esprimente paura ma, non presentano alcuna difficoltà
nel riconoscere la mimica quando questa esprima felicità o sorpresa o
collera o disgusto o tristezza. Il deficit è altamente selettivo :il
processo compromesso riguarda solo una emozione e non tutte le
emozioni, risultato che ben si accorda con scoperte fatte
incidentalmente durante studi su animali.
Inoltre negli esseri umani gli schemi di paura (pattern) connessi con
l'amigdala sono probabilmente modalità specifici: la compromissione
risulta evidente se la stimolazione avviene nella modalità visiva,
meno per quella acustica e probabilmente non riguarda le restanti
modalità sensoriali. La compromissione si ha solo nel caso di lesioni
bilaterali dell'amigdala e non nel caso di lesioni unilaterali.
Nel caso di lesione bilaterale, in assenza della capacità di
riconoscere la paura in altri e della capacità di sentire la paura
una volta che viene in noi attivata, in qualche modo conserviamo
perfettamente la conoscenza di cosa sia la paura, in termini di
descrizione letterale verbale. In altre parole esiste una forte
dissociazione, tra la nozione di cosa sia un'emozione e le idee che
sono state assegnate a una particolare emozione e ad un particolare
sentimento.
Il non discriminare la minacciosità del volto altrui, comporta
conseguenze molto gravi: il comportamento sociale non è come dovrebbe
essere, infatti i pazienti lesionati possono facilmente essere
sfruttati dagli altri perché "si fidano eccessivamente".
Nel caso di presentazione di volti nella modalità visiva, questi
pazienti considerano tutte le persone come "meravigliose".
La categorizzazione dei volti in "positivi" e
"negativi" è un processo influenzato dalle nostre
esperienze passate: tendiamo a categorizzare i visi come pericolosi o
non, nei termini di quelli che abbiamo associato ad esperienze
positive o negative.
Per esempio se un certo viso cade, in base alle fattezze generiche o
per le sue specifiche caratteristiche , nella categoria di quelle che
abbiamo associato a un'esperienza spiacevole , qualche segnale
che verrà generato per dirci di stare attenti: la persona
potrebbe essere non buona. Ciò corrisponde a una forma di
apprendimento vantaggioso perché permette alle nostre esperienze
passate di influire sul nostro attuale comportamento, tale
possibilità manca nei pazienti con lesioni bilaterali amigdaloidee.
PROCESSI DECISIONALI
Nel caso subissimo una lesione al lobo frontale in entrambe le regioni
mediali e ventrali accadrebbero due ordini di cose, non molto
positive: la capacità di prendere decisioni personalmente vantaggiose
o che si accordano alle convenzioni sociali e la capacità di prendere
decisioni vantaggiose per le persone che dipendono da noi, sarebbe
persa per sempre.
In altre parole a dispetto della nostra intelligenza, delle nostre
conoscenze, della nostra abilità nel manipolare logica e linguaggio e
così via, non saremmo altrettanto abili nel prendere decisioni
riguardanti lavoro, finanze e relazioni con altri; avviene un profondo
cambiamento nella nostra personalità che ci conduce a dipendere per
sempre da altre persone.
Ma c'è un altro aspetto che sarebbe deteriorato: la nostra normale
capacità di avere emozioni e sentimenti, soprattutto quelle emozioni
e quei sentimenti che sono maggiormente correlati ad aspetti sociali
quali colpa, imbarazzo o vergogna.
Nella prospettiva di Antonio Damasio ciò che avviene in questo caso,
è la perdita della funzione di un sistema che include molti
altri componenti i quali permettono, nel momento di prendere una
decisione in una situazione, di recuperare informazioni sulla storia
passata dei modi di agire e prendere decisioni, in situazioni simili.
Secondo l'autore nel momento di prendere una decisione, non abbiamo
solo la categoria di problemi che dobbiamo fronteggiare ma, vi è
anche un richiamo di informazioni, che di fatto è di natura
emozionale, che fornirà segnali aggiuntivi che ci aiutano nel
prendere decisioni.
Probabilmente per la maggior parte del tempo non prendiamo decisioni
sulla base di viscerali e consce sensazioni ma, comunque nei nostri
modi di amministrare lo spazio decisionale siamo influenzati da
alcuni segnali emozionali ampiamente inconsci.
In altre parole sono possibili processi decisionali basati sulla
conoscenza che utilizzano strategie di ragionamento formali ma, è
ugualmente possibile il richiamare la nostra storia di tali decisioni,
di tali confronti con gli eventi, i segnali alcuni dei quali possono
essere consci, e altri possono essere completamente inconsci, e
appaiono nella forma di una tendenza (bias) che vi porterà a prestare
particolare attenzione a un certo esito futuro o a ad alcune decisioni
possibili per evitare un certo esito futuro.
L'autore sottolinea come, di fronte a decisioni da prendersi con
incertezza nei termini di risultato ,sistemi come questo possano
essere utili nel senso di potersi destreggiare in ciò che
diversamente sarebbe un problema impossibile da affrontare
almeno in uno spazio di tempo utile. E' molto più
"economico" avvalersi di certi segnali che dover analizzare
alcune situazioni nei minimi dettagli.
RISULTATI SPERIMENTALI NELL'AMBITO DELLA PRESA DI DECISIONI
Si può decidere di creare situazioni sperimentali nelle quali alcuni
soggetti devono prendere decisioni che saranno o premiate o punite, in
cui l'esito è altamente incerto (es. il gioco d'azzardo). Se per
esempio i soggetti sperimentali devono compiere una scelta fra due
mazzi di carte vantaggiosi e due mazzi che non lo sono e, durante il
compito si controllano gli indici dello stato emozionale di
ognuno, per esempio battito cardiaco o conduzione cutanea, si potrà
osservare come gli individui normali (non cerebrolesi) comincino
a fornire quelle risposte di conduzione cutanea di fronte ai mazzi
negativi e come questi indici aumentino man a mano che il gioco
procede .Tali indici sono completamente assenti se i soggetti si
avvicinano ai mazzi positivi.
Tramite esperimenti simili A. Damasio e collaboratori sono stati in
grado di dimostrare che tali processi avvengono senza la
conoscenza dell'individuo.
Così l'individuo sta compiendo delle discriminazioni - è il cervello
dell'individuo che le compie- ma l'individuo non sa che i
mazzi di fronte ai quali sta producendo quei segnali dei quali
egli non è pienamente consapevole, sono quelli negativi.
Le risposte fisiologiche sono state attivate ma il soggetto non si è
ancora potuto rappresentare per intero la situazione.
Se avvengono manipolazioni del premio e della punizione, i soggetti
iniziano a cambiare la direzione delle scelte persino senza conoscere
in anticipo e pienamente il perché stiano facendo quelle scelte
e senza averle chiaramente rappresentate.
Solo più tardi potranno farsi quella rappresentazione ed è degno di
nota che ci sia un periodo durante il quale, pur in assenza della
conoscenza, i soggetti stanno già facendo la scelta corretta ed è
possibile rilevare una controparte fisiologica di questo.
Nei pazienti che presentano lesioni alle cortecce pre-frontali, la
registrazione degli indici fisiologici risulta completamente
piatta.
In altre parole quei pazienti non assumono comportamenti appropriati
in termini di scelte e non generano responsi di conduzione
cutanea anticipatamente rispetto alle scelte che essi non compiono mai
correttamente.
C'è quindi una correlazione fisiologica molto chiara tra il
comportamento inappropriato di questi pazienti e il correlato
fisiologico della "diminuzione" del segnale emozionale, in
relazione a qualcosa che dovrebbe causare un allarme nel paziente ma
non lo sta più facendo.
Un punto di vista diverso sulle emozioni corrisponde alla prospettiva
del percepente le emozioni.
Gli studi effettuati consistono nel tentare di elicitare emozioni nel
seguente modo:
Ad alcuni soggetti viene chiesto di richiamare un evento
emozionalmente intenso della loro vita e una volta riusciti nel farlo
devono rimettere in scena quell'emozione e ripassare
attraverso quell'esperienza. Grazie alle tecniche di imaging è
possibile vedere quali strutture cerebrali si attivano durante tale
compito
Durante un esperimento effettuato dall'autore, sono avvenuti
cambiamenti statisticamente significativi nella direzione
dell'attivazione delle aree cerebrali.
Significa che alcune aree sono molto attive durante questi processi
emozionali e ciò ci riporta ai commenti fatti all'inizio del
discorso: le strutture nel tronco encefalico e nell'ipotalamo che sono
deputate alla regolazione fondamentale della vita, alla regolazione
del metabolismo, alla regolazione del sonno e della veglia, sono
strutture coinvolte dai processi emozionali e ciò convalida l'idea di
emozione come un più elevato livello dei processi di regolazione solo
un poco più complesso in termini del repertorio di risposte.
Nel caso dell'emozione di tristezza , connessa a un importantissimo
disturbo quale è la depressione, risultano fortemente attivate non
solo le strutture del tronco cerebrale implicate nella regolazione dei
livelli basici della vita ma ,anche strutture quali l'ipotalamo e le
strutture ventro-mediali del lobo frontale.
Per esempio nei pazienti con depressione e maniacalità, vi sono di
fatto non solo cambiamenti strutturali ma anche cambiamenti
nell'attivazione delle stesse regioni.
Così abbiamo una connessione tra il normale stato della
tristezza e una situazione molto anormale, nella quale
l'emozione della tristezza viene mantenuta ad un livello elevato e in
modo improprio, non per pochi minuti ma per ore, giorni, settimane, e
persino mesi, come nel caso della depressione.
Il tronco cerebrale umano è molto simile al tronco in altre specie
ma, non c'è dubbio che questo set di strutture così coinvolto nella
regolazione biologica sia anche coinvolto nelle emozioni e questo è
un punto utilizzabile ponte per il prossimo argomento: la
coscienza.
COSCIENZA
La connessione tra coscienza ed
emozioni è molto semplice e molto diretta.. L'idea di A. Damasio è
che la coscienza sia al suo livello basico un aspetto aggiuntivo della
regolazione della nostra vita.
I meccanismi fondamentali per l'acquisizione della
coscienza dipendono, molto fortemente , dalle
strutture illustrate in precedenza , queste ultime sono
fondamentali sia per l'emozione sia per la regolazione basica
della vita.
Tutte queste strutture risultano implicate nei processi di regolazione
della vita in differenti tipi di ambiente.
La proposta dell'autore, per l'area delle emozioni, viene qui di
seguito riassunta in due punti principali
1) Propone differenti tipi di emozioni,
una delle quali estremamente semplice e condivisa da creature non
umane, e questa è ciò che chiama core-consciousness: un centro della
coscienza con un protagonista che è il nucleo stesso, che offre
all'organismo il senso del self (sense of the self) nel
qui e ora
2) Propone un altro tipo di coscienza
maggiormente complessa: the extended consciousness, la coscienza
estesa, dove il protagonista è il Sé-autobiografico o Sé-esteso e
fornisce all'organismo un senso di sé elaborato (un'identità, una
persona) che tiene conto del passato vissuto e del futuro che anticipa
(cfr. "The Feeling of What Happens" di A. Damasio)
Il punto di vista dell'autore sulla coscienza si caratterizza nel
sostenere che non si debba limitare il progetto della
comprensione della coscienza alla sola comprensione di come noi
creiamo immagini: risolvere questo enigma non significa
necessariamente comprendere come la coscienza si forma.
Il cuore del problema per l'autore è: non come costruiamo il film del
cervello ma, come la mente cosciente sta conoscendo quelle immagini
che ci riguardano, che appartengono a noi soli e alla nostra personale
prospettiva.
La questione del possesso del film nel cervello, per l'autore, è il
problema del Sé.
Riprendendo la distinzione operata tra core-consciousness ed
extended consciousness, è importante sottolineare come la
coscienza estesa corrisponda ad un Sé molto più complesso, che
dipende da una memoria abbondante del passato e da una memoria
abbondante di scenari di un possibile futuro, dipende inoltre dal
linguaggio che ci permette di organizzare tutta questa conoscenza. Ma
l'autore considera questo Sé autobiografico come molto radicato nel
Sé centrale e vede il Sé centrale come radicato in qualcosa di
fondamentale quale è la rappresentazione del cambiamento degli stati
dell'organismo.
Abbiamo una mente, un Sé e questo dipende dalle
rappresentazioni dell'organismo quale è adesso e
dall'interessantissima fabbricazione della rappresentazione del corpo,
per come diventa momento dopo momento quando è trasformato
dell'interazione con un particolare oggetto, sia esso un oggetto
esterno oppure proveniente dalla nostra mente.
Indagare come le immagini visive sono create da un sistema quale è
quello visivo ,tralasciando appositamente questioni quali quelle del
Sé ,consiste in pura strategia. Limitarci a un progetto di
comprensione di immagini non ci fa arrivare al problema centrale della
coscienza ; esiste un problema addizionale : il
modo in cui ciascuno di noi considera quelle immagini che sono
generate , questo è un problema che dipende interamente da come il
Sé in un particolare individuo, sta operando.
A. Damasio pensa che le condizioni
nelle quali una parte del cervello sta operando, nel registro
visivo o uditivo per esempio, dipendano da qualcosa di molto più
centrale , che è la condizione del Sé , che corrisponde alla
condizione della coscienza.
Esseri umani con profondi danni al sistema visivo, che non
sono in grado di riconoscere visi famigliari, se confrontati con
stimoli che non possono riconoscere si dimostrano consci di non avere
coscienza di quello stimolo, in altre parole mantengono perfettamente
la coscienza del fatto che essi non sono più in grado di correlare un
particolare stimolo alla passata conoscenza. Così c'è qualcosa che
è centrale e, che è esterno a tutti questi diversi sistemi
sensoriali, che ha a che fare con il Sé, ha a che fare con quel
singolo organismo per il beneficio del quale diversi sistemi sono
attivi.
Non possiamo arrivare alla comprensione della coscienza
studiando solo i sistemi sensoriali.
La sfida più urgente consiste secondo A. Damasio, nello scoprire come
passiamo da un neuro-pattern (schema neurale) iniziato nei
circuiti neuronali a un'immagine mentale .
A questo punto però si presenta un problema strettamente connesso: un
problema di qualità.
Per qualità si può intendere un qualcosa che noi sentiamo quando
siamo coscienti, una sorta di modo nel quale la coscienza sente
qualche cosa. Secondo l'autore il modo in cui la
coscienza nella mente sente come sente, è dovuto alla presenza del
sentimento nell'organismo.
Così la questione della
coscienza e dei modi nei quali essa sente ha a che fare con la natura
dei sentimenti stessi.
E' improbabile che una mente "galleggi intorno" senza
connessione alla fondamentale rappresentazione dell'organismo nelle
sue multiple dimensioni.
Ciò che fa sentire il modo in cui essa sente è esattamente la
natura di quella rappresentazione e questo significa che la questione
centrale consiste nella conversione delle mappe neurali nelle mappe
sensoriali.
L'aspetto critico del problema è: la via attraverso la
quale voi potete generare in un cervello, ovviamente in un organismo
vivente, il senso della descrizione della prima persona.
Secondo l'autore è possibile generare ciò senza
fare ricorso ad un "Homunculus" o altro simile a questo. Se
noi immaginiamo che lo stesso tipo di tessuto, lo stesso tipo di
processo che genera il film del cervello genera anche,
usando precisamente lo stesso tipo di macchinario, la fondamentale
conoscenza che quel film appartiene a quell'organismo abitato da quel
film, possiamo ipotizzare che gli organismi siano in possesso di un
film multi-dimensionale, non un film di Hollywood, non solo lo
schermo perché esso è sullo schermo, è in uno spazio, uno spazio
multi-dimensionale che include molti binari sensoriali, visivi,
uditivi, somato-sensoriali e dentro al film c'è un messaggio che è
in via di costruzione, costruito senza linguaggio ma che può essere
tradotto in un linguaggio e il messaggio è: "Guarda, questo
appartiene a te, questo sta succedendo qui, questo che sta succedendo
appartiene all'organismo". E la via
nella quale questo messaggio può essere plausibilmente costruito e
trasmesso è precisamente quella del linguaggio del sentimento,
un linguaggio della rappresentazione del corpo.
Così se possiamo ipotizzare rappresentazioni dello stato corporeo e,
rappresentazioni di qualsiasi altra cosa che cade nei nostri
sistemi sensoriali e se quelle rappresentazioni sono continue,
non si fermano mai perché il cervello è una platea
"imprigionata" nel corpo, allora abbiamo anche
la possibilità di porre in evidenza una notevole quantità di
relazioni fra il corpo, i suoi cambiamenti di stato e un oggetto.
Avere il sentimento di quel cambiamento
potrebbe corrispondere alla fonte della prospettiva della prima
persona.
Il modello di Damasio
Scheda
sul volume The
Feeling of What Happens
di
Antonio
Damasio
a cura di
Elisa
Castagno
Questa sintesi ripercorrerà le tappe del libro di
Damasio cercando di ricondurre il modello a tre argomenti principali:
1. Le
circostanze biologiche che permettono la conoscenza della
coscienza (consciousness), la transizione dall'innocenza (innocence)
e dall'ignoranza alla conoscenza e al senso di sé quindi una
teoria della coscienza di Damasio
2. Il senso
del sé (sense of the self)
3. La teoria
delle emozioni e dei sentimenti
I primi due punti tenteranno di riassumere i
concetti espressi nel libro per arrivare alla definizione del terzo
punto: la teoria delle emozioni.
1. Damasio
definisce preliminarmente il problema della coscienza dal punto di
vista della neurologia come combinazione di due problemi connessi l’un
l’altro
· il primo è
il problema di capire come il cervello all'interno dell'organismo
umano crea gli schemi (patterns) mentali chiamati immagini[1]
(images) di un oggetto[2].
Risolvere questo problema implica l’occuparsi della questione
filosofica dei qualia. [3]
· Il secondo
si riferisce a come, parallelamente alla costruzione degli schemi
mentali di un oggetto, il cervello costruisca anche un senso del sé
nell'atto di conoscere. Risolvere questo secondo problema della
conoscenza consiste nello scoprire il substrato (underpinnings)
biologico di quella capacità umana di costruire anche gli schemi
mentali che portano con sé gli oggetti, il senso di un sé
nell'atto di conoscere.
Damasio sicuramente in questo brano si concentra
maggiormente sulla spiegazione di come il senso del self nell'atto
di conoscere un oggetto compaia nella mente lasciando in secondo
piano il problema dei qualia. Essendo consapevole di questa scelta
Damasio stesso spiega che avere un senso del self non è solo
richiesto per conoscere in senso stretto, ma può anche influenzare
il processare una qualunque cosa da conoscere. In altre parole,
occupandosi del problema del self, si occupa anche del problema dei
qualia con riferimento alla rappresentazione dell'organismo che ha
coscienza.
La coscienza comincia come il sentimento di
quello che succede (the feeling of what happens) quando
vediamo sentiamo o tocchiamo quindi il sentimento che accompagna la
fabbricazione delle relative immagini all’interno del nostro
organismo. La forma più semplice in cui questa conoscenza senza
parole emerge mentalmente è il sentimento di sapere (the feeling
of knowing) - il sentimento di quello che capita quando un
organismo è impegnato a processare un oggetto - ed è solo più
tardi che possono cominciare a verificarsi inferenze e
interpretazioni intorno al sentimento di sapere.
Le idee centrali del libro riguardo la coscienza,
rispondenti peraltro a precisi risultati di osservazioni
neurologiche e di esperimenti neuropsicologici sono:
a) Alcuni aspetti dei processi di coscienza
possono essere messi in connessione con l'operatività di
specifiche regioni e sistemi cerebrali, aprendo così la porta
alla scoperta dell'architettura neurale che fa da supporto alla
coscienza. Le regioni e sistemi in questione si raggruppano in una
parte limitata dei territori cerebrali e quindi, come per funzioni
quali la memoria ed il linguaggio, ci sarà un'anatomia della
coscienza.
b) La coscienza e lo stato di veglia, così
come la coscienza e l'attenzione di basso livello, possano essere
separate.
c) Invece coscienza e emozione non sono
separabili: quando la coscienza è lesa, altrettanto lo è
l'emozione.
d) La coscienza non è monolitica, perlomeno
negli esseri umani, ma che può essere separata in due tipi,
semplice e complessa, Core consciousness [4]
e extended consciousness[5].
Quando consideriamo la coscienza pensiamo all’extended
consciousness ai suoi livelli più alti, costruita sui
fondamenti della core consciousness. Ai due tipi di
coscienza corrispondono due tipi di self: core self e
autobiographic self
e) La coscienza è semplicemente spiegata in
termini di altre funzioni cognitive, come il linguaggio, la
memoria, la ragione, l'attenzione e la memoria di lavoro. Mentre
queste funzioni sono davvero necessarie perché la parte più
elevata dell’extended consciousness possa operare
normalmente, lo studio dei pazienti neurologici suggerisce che
esse non sono peraltro richieste per la core consciousness.
In conseguenza di questo, una teoria della coscienza dovrebbe
essere non solo una teoria di come la memoria, la ragione e il
linguaggio aiutano a costruire, dall'alto al basso, un’interpretazione
di quello che succede nel cervello e nella mente (certo, la
memoria, le inferenze intelligenti e il linguaggio sono
fondamentali per la generazione di quello che chiamo l’autobiographical
self e il processo di extended consciousness) ma
dovrebbe dar conto anche del fenomeno più semplice e di base che
si verifica in prossimità della rappresentazione inconscia
dell'organismo interessato.
La coscienza quindi è il rito di passaggio che
consente ad un organismo - provvisto della capacità di regolare il
suo metabolismo, di riflessi innati e della forma di apprendimento
nota come condizionamento - di diventare un organismo con una mente
(minded), cioè un tipo di organismo in cui le risposte sono
modellate da una preoccupazione e cura (concern) mentale per
la vita stessa dell'organismo
2. La
coscienza è stata espressa nel modello di Damasio come costruzione
della conoscenza su due fatti: che l'organismo è impegnato nella
relazione con un qualche oggetto e che l'oggetto della relazione
causa un mutamento nell'organismo.
Così il problema di capire la biologia della
coscienza diventa la questione di scoprire come il cervello può
mappare sia i personaggi sia le relazioni che essi
intrattengono.
Nel gioco relazionale della coscienza, l'oggetto
si mostra in forma di schemi neurali nelle aree corticali sensoriali
appropriate a mappare le sue caratteristiche. Dal punto di vista
dall'organismo, però, le cose sono alquanto differenti. Infatti
esiste una strana asimmetria in cui alcune parti del cervello sono
libere di girovagare per il mondo e, così facendo, sono libere di
mappare qualunque oggetto la determinazione dell'organismo consenta
loro di mappare, d'altro canto altre parti del cervello, quelle che
rappresentano lo stato proprio dell'organismo, non sono per niente
libere di girovagare, sono bloccate, non possono mappare null’altro
che il corpo e lo possono fare solo all'interno di mappe largamente
predeterminate.
Questo evento, principio omeostatico del corpo,
è governato dal cervello con un macchinario neurale in grado di
accorgersi delle variazioni chimiche del corpo e decidere azioni
votate al sopravvivenza dell’organismo stesso: questa è una nuova
conoscenza che viene creata man mano che degli oggetti presenti o
rievocati interagiscono con l’organismo e ne causano un
cambiamento. Quindi la forma più semplice di questa conoscenza è
il sentimento di sapere.
Le radici profonde del self, compreso il self
elaborato che implica l'identità e la personazione (personhood, il
costituirsi e modellarsi della personalità), vanno ricercate
nell'insieme degli strumenti (devices) cerebrali che
continuamente e inconsciamente mantengono lo stato corporeo
all'interno di quella ristretta gamma e di quella relativa
stabilità che sono necessarie per la sopravvivenza. Questi
strumenti rappresentano continuamente, inconsciamente, lo
stato del corpo vivente in tutte le sue molte dimensioni. Damasio
chiama lo stato di attività all'interno dell'insieme di questi
strumenti proto-self, il precursore inconscio dei livelli di
self che compaiono nella nostra mente come protagonisti consci della
coscienza: il core self [6]
e l’ autobiographical self[7].
L’autobiographical self (self
autobiografico) è legata all'idea di identità e corrisponde a una
collezione non provvisoria di fatti unici e di modi di essere che
caratterizzano una persona. L’autobiographical self dipende
da ricordi (memories) sistematizzati di situazioni in cui la core
consciousness era impegnata nel conoscere le caratteristiche
più invarianti della vita di un organismo: da chi si sia nati,
dove, quando, che cosa ci piaccia e che cosa non ci piaccia, il modo
in cui per solito reagiamo a un problema o a un conflitto, il nostro
nome e così via.
L'identità e la personazione, le due nozioni che
vengono per prime in mente quando pensiamo alla parola sé,
richiedono una memoria autobiografica (autobiographical
memory) [8]
e la sua attualizzazione nell’autobiographical self. Il
deposito delle registrazione nella memoria autobiografica contiene i
ricordi che costituiscono l'identità insieme con i ricordi che ci
aiutano a definire la nostra personazione.
3. Damasio
applica una distinzione tra ‘sentire’ e ‘sapere di avere un
sentimento’ (feeling versus knowing that we have a feeling);
questo dipende dal fatto che lo stato di sentire non implica che
l'organismo che sente sia pienamente cosciente dell’emozione e del
sentimento che si stanno dispiegando. Damasio sostiene che un
organismo possa rappresentare in schemi neurali e mentali quello
stato che gli individui consci chiamano sentimento, senza neppure
sapere che quel sentimento sta avendo luogo. Questa separazione è
difficile da vedere, non solo per via del tradizionale significato
delle parole, ma anche perché tendiamo ad essere consci dei
nostri sentimenti. Non vi è peraltro alcuna prova che noi si sia
consci di tutti i nostri sentimenti, ed anzi molte cose
suggeriscono che non lo siamo affatto.
È per studiare questi fenomeni, che propongo
quindi di separare tre stadi di questo processo:
· lo stato
dell'emozione, scatenato ed eseguito in modo non conscio;
· lo stato
del sentimento, che può essere rappresentato in modo non
conscio;
· lo stato
del sentimento reso conscio, cioè noto all'organismo cha ha
sia l'emozione sia il sentimento.
Mantenendo netta la distinzione tra emozione
(una collezione di risposte, molte delle quali sono osservabili
pubblicamente) e sentimento (l'esperienza mentale privata di
un'emozione), si può affermare che:
· non si
può osservare un sentimento in nessun'altro, ma si può osservare
un sentimento in se stessi quando, in quanto esseri coscienti, si
percepiscono i propri stati emozionali;
· alcuni
aspetti delle emozioni che danno origine ai sentimenti sono
chiaramente osservabili;
· i
meccanismi di base che sottostanno l'emozione non richiedono la
coscienza: lo stesso verificarsi di un sentimento nella limitata
finestra di tempo del qui-e-adesso è concepibile senza che
l'organismo in realtà ne conosca l'accadere;
· non siamo
necessariamente consci di che cosa induca un'emozione e non
possiamo controllare un'emozione con la volontà: in altre parole,
possono verificarsi rappresentazioni - dell'esterno e dell'interno
- al di sotto della consapevolezza e nondimeno esse possono creare
risposte emotive;
· possiamo
in parte controllare se permettere ad un'immagine capace di
scatenare emozioni di restare o meno come obiettivo dei nostri
pensieri; possiamo inoltre controllare in parte l'espressione
delle nostre emozioni: alcuni di noi diventano abbastanza bravi
nel prevenire l'espressione di un'emozione, ma, in sostanza,
quello che riusciamo a conseguire è solo la capacità di
dissimulare alcune delle loro manifestazioni esterne, senza mai
diventare capaci di bloccare i mutamenti automatici che avvengono
nelle viscere e nel nostro ambiente interno;
· lo
scatenamento dell'emozione è completamente non conscio, il che
spiega, tra l'altro, perché le emozioni sono così difficili da
imitare consciamente (sono eseguite da strutture cerebrali
profonde, sulle quali non è possibile esercitare alcun controllo
volontario).
Le emozioni (tradizionalmente distinte in primarie,
secondarie e di sottofondo) condividono tutte un
insieme di fatti biologici:
· sono
collezioni complesse di risposte chimiche e neurali che formano
degli schemi; hanno un qualche ruolo di regolazione da svolgere e
portano tutte, in un modo o nell'altro, alla creazione di
circostanze vantaggiose per l'individuo che le sperimenta,
mediante la produzione di una specifica reazione alla situazione
causativa e regolando lo stato interno dell'organismo per
predisporlo a quella specifica reazione; le emozioni vanno
pertanto considerate come un componente di livello abbastanza alto
nell'ambito dei meccanismi di regolazione vitale;
· sono
processi biologicamente determinati, in dipendenza da strumenti
cerebrali precostituiti in modo innato sulla base di una lunga
storia evolutiva;
· gli
strumenti cerebrali che producono le emozioni occupano una piccola
area delle regioni subcorticali, nell'ambito delle strutture
deputate alla regolazione ed alla rappresentazione degli stati
corporei;
· tutti
questi strumenti entrano in azione in modo automatico, senza
alcuna deliberazione conscia, ed operano in modo fondamentalmente
stereotipo;
· le
emozioni usano il corpo come loro teatro, ma influenzano anche il
modo di operare di numerosi circuiti cerebrali, alterando
profondamente sia il panorama corporeo sia quello cerebrale; la
collezione di questi cambiamenti costituisce il substrato degli
schemi neurali che possono diventare sentimenti;
· tutti gli
oggetti tendono ad acquisire un qualche attaccamento emotivo,
alcuni più rapidamente di altri: c'è una certa corrispondenza
tra certi tipi di stimoli e certe classi di emozioni.
Sappiamo quindi di avere un’emozione quando si
crea nella nostra mente il senso di un self che sente (feeling
self); ma sappiamo di sentire un'emozione solo quando sentiamo
che l'emozione è sentita come qualcosa che capita all'interno del
nostro organismo. Questo senso di qualcosa che capita all'interno
dell'organismo viene dal fatto di rappresentare il proto-self e
dalle sue variazioni nelle strutture di second’ordine. Il senso
dell’emozione come oggetto viene dal fatto di rappresentare
nelle strutture che sottendono alle rappresentazioni di second’ordine
lo schema di attività nei siti di induzione dell’emozione. Alla
stregua di quello che succede per gli altri tipi di oggetto Damasio
propone che:
· il
proto-self iniziale è rappresentato a livello di second’ordine;
· l’oggetto
che sta per cambiare il proto-self (lo schema di attività
neurale nei siti induttori di emozione) è rappresentato a livello
di second’ordine;
· i
cambiamenti che conseguono nel proto-self sono anch’essi
rappresentati a livello di second’ordine.
Sentire un’emozione è una cosa semplice:
consiste nell'avere immagini mentali che nascono dagli schemi
neurali che rappresentano le variazioni nel corpo e nel cervello che
costituiscono un’emozione. Ma sapere che abbiamo quel sentimento,
sentire quel sentimento (feeling that feeling), si verifica
solo dopo aver costruito le rappresentazioni di second’ordine
necessarie alla core consciousness.
La collezione di schemi neurali che costituiscono
il substrato di un sentimento origina in due classi di variazioni
biologiche:
1. variazioni riferite allo stato corporeo,
ottenute attraverso due meccanismi:
· body
loop: il panorama corporeo
muta e viene poi rappresentato nelle strutture somatosensoriali
del sistema nervoso centrale;
· as if
body loop: la
rappresentazione dei mutamenti corporei viene direttamente creata
nelle mappe sensorie somatiche, per effetto dell'azione di altre
aree cerebrali, senza che sia intervenuta alcuna reale
modificazione corporea (simulazione interna)
2. variazioni riferite allo stato cognitivo,
per opera della secrezione di specifiche sostanze chimiche che
inducono significative alterazioni della funzione cerebrale, quali
l'induzione di particolari comportamenti (legame, gioco, ecc.),
una variazione nella modalità in atto nel processare gli stati
somatici (filtri, inibizioni, ecc.), una variazione della
modalità del processo cognitivo (una variazione del ritmo di
produzione delle immagini, ecc.). Queste tre modalità sarebbero
presenti in varie specie non-umane, ma solo negli esseri umani la
terza potrebbe essere conscia.
In sintesi:
1 -L'organismo
viene coinvolto da un induttore di emozione, conscio o no,
riconosciuto o no;
2 -I segnali
conseguenti all'elaborazione (processing) dell'immagine
dell'oggetto attivano i siti neurali che sono predisposti a
rispondere alla particolare classe di induttori di emozione cui
appartiene l'oggetto;
3 -Questi
siti (emotion-induction sites) scatenano un certo numero di
risposte nel corpo ed in altri siti cerebrali e scatenano la gamma
completa di risposte corporee e cerebrali che costituiscono
l'emozione;
4 -Le mappe
neurali di prim'ordine delle regioni corticali e sottocorticali
rappresentano le variazioni dello stato corporeo, (create
attraverso la body loop o la as if body loop):
emergono i sentimenti;
5 -Lo schema
di attività neurale degli emotion-induction sites viene
mappato nelle strutture neurali di second'ordine; a causa di
questi eventi viene alterato il proto-self; anche le variazioni
del proto-self vengono mappate nelle strutture neurali di
second'ordine; un resoconto di questi eventi viene in tal modo
organizzato nelle strutture di second'ordine.
Glossario
[1] Per
immagine s’intende uno schema mentale in una qualunque delle
nostre modalità sensoriali, per esempio l'immagine di un suono,
un'immagine tattile, l'immagine di uno stato di benessere: queste
immagini portano con sé aspetti delle caratteristiche fisiche
dell'oggetto e possono anche portare con sé la reazione di piacere o
di dispiacere che abbiamo per l'oggetto, i progetti che possiamo
formulare su di esso o la rete di relazioni di quell'oggetto
nell'ambito di altri oggetti.[ritorna
al testo]
[2]Per
oggetto s’intende entità tra loro assai diverse come una
persona, un luogo, una melodia, un mal di denti, uno stato
paradisiaco; [ritorna
al testo]
[3]I
qualia sono le qualità sensoriali semplici che si trovano nel blu del
cielo oppure nel tono di un suono prodotto da un violoncello e i
componenti fondamentali delle immagini nella metafora del film sono
pertanto fatti di qualia[ritorna
al testo]
[4]Core
consciousness
(coscienza nucleare, nel senso di nucleo della coscienza), offre
all'organismo un senso del self rispetto ad un determinato momento
(ora) e ad un determinato luogo (qui). L'ambito della core
consciousness è il qui e ora; la core consciousness non
illumina il futuro ed il solo passato che ci lascia vagamente
intravedere è quello che si è verificato proprio un momento fa; non
c'è un altrove, non c'è un prima, non c'è un dopo[ritorna
al testo]
[5]Extended
consciousness (coscienza estesa), il tipo complesso di coscienza[ritorno
al testo]
[6] Core
self (self nucleare, nucleo del
self) è il senso di sé che emerge nella core consciousness,
un’entità provvisoria, che viene incessantemente ricreata per ogni
specifico oggetto con cui il cervello interagisce. [ritorna
al testo]
[7]L’autobiographical
self è un processo di attivazione e di visualizzazione coordinata
di ricordi personali basato su una rete a più siti: le immagini che
rappresentano questi ricordi esplicitamente sono mostrate in molte
aree corticali antiche e sono poi mantenute nel tempo dalla memoria di
lavoro; esse sono trattate come un qualunque altro oggetto e diventano
note al semplice core self generando i loro propri impulsi (pulses)
di core consciousness.[ritorna
al testo]
[8]Memoria
autobiografica (autobiographical memory) per denotare la
registrazione organizzata degli aspetti principali della biografia di
un organismo. [torna
al testo]
Osservazioni critiche del Prof. Aldo Mosca
Di seguito vengono sintetizzate le osservazioni
critiche del Prof. Aldo Mosca uno psicologo e filosofo di origine
italiana, che insegna alla The New School di New York, come esempio
del dibattito intorno alle teorie mente-corpo. In grassetto sono stati
evidenziati i commenti del Prof. Merciai.
Il prof. Mosca assume una posizione pesantemente
critica circa le risultanze della teoria esposta nel libro di Damasio
ritenendolo dal punto di vista metodologico ed epistemologico confuso
soprattutto per quanto riguarda il rigore e la precisione del
linguaggio non adeguato alle necessità della trattazione scientifica
di un’ipotesi neuroscientifica e insoddisfacente dal punto di vista
neuropsicologico.
Egli riassume la tesi centrale del libro nell’affermazione
che l’autocoscienza (self-consciousness – core
consciousness nella terminologia di Damasio) è uno stato di
second’ordine della mente-cervello localizzato in determinate
regioni specifiche e capace di rappresentare la relazione tra
rappresentazioni di oggetti e rappresentazioni del soma (che reagisce
pressoché continuamente ad oggetti) e la considera come una
rielaborazione delle ipotesi avanzate nel suo precedente libro in cui
il sentimento (feeling) veniva definito come la realizzazione (realization)
del nesso tra un oggetto ed uno stato somatico emotivo. Non è nuova
la teoria delle emozioni presentata nel libro, ma lo è invece la
distinzione che viene suggerita – e che permane problematica – tra
sentimento (feeling) e coscienza (consciousness). Avanza
vari ordini di critica:
· La
posizione di Damasio è totalmente non-cognitivista, in quanto egli
descrive il processo emozionale come un insieme di risposte
cerebrali, somatiche e comportamentali alla percezione o alla
rievocazione di un oggetto: quest’ultimo viene lasciato cadere una
volta iniziato il processo e non si teorizza che esso venga
costruito nell’ambito dello stato emotivo. Ora, questo approccio
è agli antipodi con il risultato di più di trent’anni di
ricerche in psicologia cognitiva (Frijda, 1986; Lazarus, 1991). [Mi
sembra che l’aspetto cognitivo sia quello che Damasio menziona a
proposito del sentimento e del sapere di averlo e non a livello di
emozione: c’è, insomma, secondo me, ma volutamente ad un altro
livello]
· Il secondo
punto riguarda il concetto di sentimento, definito come l’esperienza
privata mentale di un’emozione (feeling is the private, mental
experience of an emotion): la ‘privatezza’ presuppone un
proprietario (owner) e quindi uno stato di livello superiore
della mente-cervello, e questo è proprio quello che Damasio
teorizza. Ma il fatto è che ci sono sentimenti inconsci che non
vengono monitorati dalla coscienza di second’ordine e quindi non
tutti i sentimenti sono necessariamente accessibili dalla persona
che li ha. In altre parole, forse c’è emozione senza coscienza e
coscienza senza emozione ed un approccio neuropatologico forte non
ci dà (per ora) la chiarezza concettuale che vorremmo [Mi
sembra che Mosca non tenga qui conto della distinzione che Damasio
introduce tra il sentimento e il sapere del sentimento da una parte
e tra emozione e sentimento dall’altra].
· Una delle
tesi centrali della teoria di Damasio è che non esistano percezioni
fredde e disinteressate: qualunque percezione, in quanto
tale, è significativa per il benessere dell’organismo ed è
scoperta in quanto tale dal proto-self: che non è conscio, ma
costituisce il precursore biologico del self. La core
consciousness richiede un complesso gioco di mappe
rappresentazionali di primo e di second’ordine (anche se non è
affatto chiaro in che modo gli schemi neurali diventano
schemi mentali), ma, a parte alcune perplessità sulle
reciproche localizzazioni delle strutture che costruiscono e
conservano le varie mappe, resta non chiaro il senso specifico e
profondo del termine stesso di rappresentazione: all’interfaccia
della complessa correlazione tra sensazione e percezione, il
risultato finale della teoria è che la coscienza di second’ordine
è lo strumento che regolarmente e correttamente rappresenta le
mappe di prim’ordine che, a loro volta, non possono essere erronee
– mentre l’esperienza mostra che possono ben esistere erronee
percezioni (l’arto-fantasma, le illusioni, le allucinazioni, varie
agnosie) che scatenano emozioni nei confronti di oggetti mal
rappresentati o addirittura inesistenti.
· L’uso non
sempre chiaro del termine conscio (che ha sia un senso attivo
– conscio di – sia un senso passivo – conscio perché
monitorato da qualche altra cosa) finisce con il creare nella teoria
una sorta di fuga ricorsiva infinita a non specificati livelli di
ordine superiore. Per esempio: se siamo consci del nostro core
self, questo vuol dire che esistono mappe di terzo livello, per
esempio a costituire l’autobiographical self, ma, siccome
anch’esso è conscio, dovranno esserci anche delle mappe di quarto
livello, e così via: ma, soprattutto, la stessa cosa accade a
proposito della concezione centrale del sentire il sentimento
(feeling the feeling).
La situazione finale è chiaramente
insoddisfacente, dal punto di vista del neuropsicologo: Damasio,
come molti neurobiologi, comincia con una spiegazione strettamente
neurobiologica del concetto psicologico di emozione e non
attribuisce a questi processi neurali nessuna proprietà
rappresentazionale o fenomenica; poi cerca di spiegare la psicologia
del sentimento e della coscienza studiando le proiezioni neurali a
strutture di ordine superiore. La neuropsicologia, invece, comincia
dalle sue categorie psicologiche, pur rimanendo disponibile ad
abbandonarle e rivederle sulla base dei risultati della neurologia:
il risultato è spesso una feconda interazione tra i vari livelli di
analisi, ma solo se c’è un minimo di consistenza e di trasparenza
nel quadro psicologico che viene analizzato neurobiologicamente: che
è quello che manca nella teoria di Damasio.
Stralci
da
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Damasio.html
da Interlinea
https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/immagina.html
Così ti insegno la creatività
"Voglio che i bambini disegnino le
proprie emozioni".........
https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/educare.html
............Io credo che solo un
progetto pedagogico che sia già terapeutico possa oggi produrre un’inversione
radicale di tendenza dentro il sistema educativo, un progetto che
accolga finalità che non siano decapitate in un funzionalismo cieco e
deprivante ma siano risposta sensibile ai bisogni reali della
popolazione scolastica.
https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/crea.html
......Alcuni scienziati danno
suggerimenti interessanti: il matematico Poincarè sostiene che nel
suo campo, l'idea creativa non può presentarsi per associazioni (neo-associazionisti)
ma da sola, dopo uno studio attento e non in un momento di
particolare concentrazione, come da una elaborazione preconscia in cui
giocano fattori affettivi, sentimenti di armonia, di piacere....... |