Per una iniziativa antifascista
Appunti di Danilo Dolci
a cura di
Nadia Scardeoni
I . PROPOSTA D' INIZIATIVA ANTIFASCISTA
fine luglio 71
PREMESSA
Il fascismo rigermina. Auschwitz sta figliando nel mondo in diverse
forme. E' necessario far riflettere chi non sa, o sa poco, o male: in
modo che ne possa trarre implicazioni conseguenti. Utile occasione di
ripensamento in Italia può essere una iniziativa che partendo da alcuni
centri vitali, possa pervenire alle radici popolari, città per città,
paese per paese.
L'articolazione dell'iniziativa
1) Un mese di chiarificazione antifascista ( novembre 71 )
2 ) Una serie di incontri pubblici in alcune delle più significative
città italiane ( Milano, Torino, Genova, Firenze, Trento, L'Aquila,
Napoli, Bari, Palermo, reggio Calabria )
3 ) In ciascuno di questi incontri ( vi partecipano anche Ernesto
Treccani e Danilo Dolci):
- Introduzione sintetica: presentazione dell'iniziativa o delle
visualizzazioni fotografiche e figurative
- Proiezione di un documentario su Auschwitz ( o altri campi di
concentramento)
- Lettura a più voci di " Non sentite l'odore del fumo" . si può
chiedere la collaborazione di alcuni attori ( Volontè? ) di
filodrammatiche locali, di studenti di operai.
- Proiezione di un documentario su Hiroshima
- Conclusione che:
* denunci l'attuale fascismo in Italia e nel mondo
* inviti ciascuno ad informarsi e ad informare
* sottolinei come alla denuncia va affiancata la iniziativa costruttiva
democratica.
4 ) I documentari ( In edizione integrata da specifica premessa) e la
lettura a più voci vanno ripresi in ogni centro in cui vi sia un minimo
di iniziativa democratica ( si dovrebbe prevedere una coordinazione a
livello regionale)
5 ) Un manifesto figurativo nazionale
6 ) Un manifesto che spieghi l'iniziativa stessa
7 ) Mostre eventuali ( Fossoli, Marzabotto, Genova )
8 ) Un'organizzazione ( Comitato antifascista, gruppi giovanili, Arci )
che si possa articolare alla base, zona per zona. L'invito
all'iniziativa dovrebbe muoversi come in occasione della marcia da
Milano a Roma contro la guerra del Vietnam: o richiamandosi
esplicitamente a quell'iniziativa.
9 ) Autofinanziamento: zona per zona, città per città.
10) tempi:.....
Cartteristiche dell'iniziativa
Con materiale nuovo, profondamente emotivo, e sottolineando come ora si
può sapre con più pprospettiva e meglio documentati, coinvolgere
soprattutto i giovani ad una riscoperta della pericolosità del fascismo
in qualsiasi aspetto o con qualsiasi etichetta si presenti.
Auschwitz e Hiroshima in questo senso sono i due più tragici passi verso
quel tipo di "ordine" e di "razionalizzazione" rappresentato dal
fascismo.
Per l'occasione va preparata, e diffusa, una bibliografia essenziale di
opere che illustrino in diverso modo il fascismo e i suoi crimini (
testimonianze, autobiografie, lettere condannati a morte della
resistenza, opere di analisi storica, ecc )
Danilo Dolci
P.S. Questi appunti sono stati stesi in seguito ad una conversazione con
Ernesto treccani e ad una discussione tenuta sull'argomento in una
eminario al Borgo di Trappeto
II . Oggetto: PROPOSTE PER L'APPROFONDIMENTO SPECIFICO DELL'INIZIATIVA
ANTIFASCISTA
Cari amici,
questa prima bozza di proposta viene inviata alle Persone e ai gruppi
che si seno più impegnatì nel mese di novembre.
Mentre già si sta intensificando da Milano a Palermo l'azione giuridica
affinchè il movimento fascista sia riconosciuto incostituzionale e fuori
legge anche nelle sue filiazioni più o meno camuffate saremo grati a
tutti coloro che vorranno inviarci le loro osservazioni, aggiunte,
correzioni in modo che si possa pervenire ad una proposta meglio
approfondita e maturata.
dicembre 71
Danilo Dolci
Centro Studi e Iniziative Partinico (Pa)
Penso abbiamo tutti chiaro che rispolverare attivamente l'antifascismo
per un mese, certo non basta.
Dobbiamo ora procedere ad un intenso lavoro capillare, allargando sì
l'espressione della volontà popolare democratica alle zone che non si
sono ancora apertamente espresse, ma nello stesso tempo passare a
mettere a punto un lavoro molto più profondo, più esatto, più organico.
C'è ancora la necessità di informare, di sapere: non sappiamo
abbastanza, molti non sanno. Ma non ci basta la propaganda antifascista.
Non si può pensare di battere il
fascismo sul piano moralistico e culturalistico. Non si può pensare di
battere il fascismo con generiche mobilitazioni.
Occorre più che mai partire dalla realtà del contadino, dell'operaio,
del lavoratore in genere, del giovane, in ogni zona, in ogni valle;
partire dalla realtà delle persone che si trovano, impedìte nel proprio
sviluppo personale e di gruppo. Occorre dunque, con l'esatta
individuazione dei problemi, dei punti su cui fare leva, delle leve
stesse, riconoscere esattamente chi vuole impedire lo sviluppo: chi sono
i mandanti delle squadre fasciste chi sono i magnaccia di quella gente
che finora si è presentata
soprattutto (ma non solo) sotto i segni fascisti ma che può anche
cambiare pelle per meglio mimetizzare il suo tentativo di fermare lo
sviluppo del popolo.
III. RINNOVIAMO L'APPELLO ANTIFASCISTA
Occorre riconoscere nettamente che il fascismo non è stato un accidente
fortuito piovuto sul popolo italiano ma una sua condizione di
immaturità, un suo malanno profondo.
Il fascismo, sia nelle forme della brutale imposizione, o dell'astuto
tramare per servirsi di squadristiche violenze contro chi si impegna per
operare sviluppo, o del pavido servilismo opportunista diffonde ancora
le sue radici in una grande parte del popolo italiano.
Le testimonianze sono vaste e profonde ad occhi non superficiali: dalla
personalità di molti tra coloro che oggi governano l'Italia (cui
traspare, sotto l'attuale colletto, la vecchia camicia nera) alla
tendenza ad intruppare perfino coloro che dovrebbero essere i più
qualificati rappresentanti popolari, costringendoli a svuotante
obbedienza;
fino- soprattutto - alla difficoltà ad avviare effettivo lavoro
democratico di gruppo a tutti i livelli, da quello locale a quello
zonale, regionale e nazionale.
Non è possibile pervenire a strutture sane, non inquinate dal fascismo
finchè non si riesce a muovere una profonda autoanalisi popolare al
riguardo, ad ogni livello, avviando nel contempo ad ogni livello le
indispensabili alternative democratiche.
Trascorsa l'iniziativa di novembre, spedita la lettera-proposta, abbiamo
ricevuto numerose e gravi conferme sulla necessità di un più profondo e
specifico impegno antifascista: dalle responsabili indicazioni pervenute
da diverse parti d'Italia fino alla constatazione della scivolosa
ipocrisia attraverso cui ultimamente è stato eletto il capo dello stato
italiano.
Uno dei punti di riferimento da potenziare in questa fase è certamente
l'iniziativa del Procuratore Generale di Milano Bianchi d'Espinosa, che
è stata ed è appunto possibile in rapporto alla tensione popolare
antifascista.
I dossier che dalla zona di Milano, Roma e Bologna e altrove provengono
alla Procura di Milano indicano una strada da potenziare.
Oggi più che mai, va rinnovato l'appello a ciascun cittadino a ciascun
gruppo (municipalità, partito democratico, sindacato, centro sociale o
culturale) affinchè siano moltiplicati nuovi fronti e tra loro, in
tempo, organizzati.
Danilo Dolci
gennaio '72
IV. I prossimi obiettivi
1) Intervenire tempestivamente e severamente a denunciare e ad impedire
l'azione fascista
2) Promuovere una profonda autoanalisi in Italia enucleando:
a) una documentazione serrata a livello locale e provinciale, regionale
e nazionale sugli atti del neofascismo e sul neofascismo stesso;
b) l'indicazione dei necessari interventi e delle precise proposte da
avanzare
- all'opinione pubblica
- nelle fabbriche e nei cantieri
- nelle campagne
- nelle scuole
- alla magistratura
- al Parlamento
L'organizzazione
1 ) Si dovrebbe valorizzare tutte le potenzialità su base volontaria
senza appesantirsi burocraticamente. Si è potuto verificare che
l'impulso alle nuove iniziative antifasciste non è venuto in genere dai
vecchi uffici (perlopiù scarsi di intuizione e di spinta, vecchi nelle
irnpostazioni ma pronti nel cercare di farsí valere - sorpresi e
compiaciuti - via via il movimento si rinvigoriva dall'esterterno, dalla
base).
2) Un Consiglio nazionale dovrebbe riunirsi una volta al mese (non
necessariamente nelle stesso luogo), per consentire il consulto e la
locale collaborazione. Una segreteria dovrebbe costituire il volano
esecutivo.
3) Indispensabili: centri regionali funzionanti come servizio di
sollecitazione e coordinazione a livello locale e provinciale. Vengono
nominati allo scopo rappresentanti dei partiti democratici, dei
sindacati. dei movimenti studenteschi e culturali.
Un nuovo mondo, strutturalmente antifascista, organicamente democratico,
non ci può piovere certo dal cielo. Occorre che ci impegnamo a
realizzarlo: ogni giorno con le nostre mani.
Il Lavoro necessario zona per zona
1) Procurarsi una solida documentazione di quanto è stato fatto nei mesi
di ottobre e novembre.
2) Studiare come valorizzare:
a) tutte le organizzazioni antifasciste già formalmente esistenti;
b) tutte le organizzazioni, le iniziative formatesi in questo mese, e le
persone nuove incontrate.
3 ) Studiare dove e perchè non si sono mosse iniziative; studiare dove
sono più necessarie
4) Studiare in ogni luogo con gli interessati come si potrebbero
approfondire le iniziative già avviate e muoverne nuove.
5) Riproporre alcune iniziative a livello di base che si sono
sperimentate efficaci come occasione di chiarificazione:
a) proiezione del film documentario preparato, di diversi films, di
fotografie; e discussione;
b) letture in gruppo (lettere dei condannati a morte, libri di memorie,
libri di storia, documenti, e discussione
c) esposizione di opere d'arte sul soggetto (poesia, arte figurativa,
musica, ecc.) e discussione.
6) Promuovere e approfondire a livello di base puntuale ddoumentazione ,
luogo per luogo e zona per zona, delle violenze e dell' attività dei
fascisti, individuando:
- fatti
- persone (nomi, cognomi, indirizzi)
- gruppi (consistenza movimenti, ecc.)
- relazione di persone e di gruppi fascisti con politici, magistratura,
polizia, industriali ecc.
Dove ci sono gli estremi, passare immediatamente all'azione giudiziaria.
7) Documentare attentamente tutte le disfunzioni dell'apparato statale
al proposito, ed in particolare
- nella scuola
- nella magistratura
- nella polizia
- nelle forze armate
8) Sottolineare nell'azione di chiarificazione, teorica e pratica, la
necessità di rinforzare le alternative democratiche ad ogni livello.
Fonte : Laboratorio Maieutico Dolciano : " Archivio R.Hildebrandt " ,
LMD / ARH
Documenti originali : n. 4 fogli dattiloscritti f/r
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Note
9-12 aprile 1971. Borgo di Trappeto: secondo seminario sul nuovo Centro
educativo. Discussione della prima bozza di progetto. Nasce tra i
partecipanti al seminario - col contributo fondamentale di Ernesto
Treccani - l'idea di un mese di pressione antifascista. Danilo inizia la
coordinazione dell'iniziativa.
28 novembre 1971. L'idea nata a Trappeto ha fatto strada. L'Italia
antifascista si mobilita. II 28 novembre a Roma, trecentomila persone
convergono da tutta Italia per una delle più imponenti manifestazioni
pubbliche della storia italiana.
1971: Conoscere per fare - documento n. 1: Campi di sterminio -
Hiroshima, - a cura di C. Z.; reg.: vari; testo e commento: Danilo
Dolci; prod.: Unitelefilm per il Comitato permanente per la difesa
antifascista dell'ordine repubblicano [doc. - mediom.].Cesare Zavattini
Un mese di pressione antifascista promosso dal Centro Studi, attraverso
iniziative realizzate in ogni parte d'Italia, si conclude con una delle
più imponenti manifestazioni pubbliche del dopoguerra: oltre
trecentomila persone giungono a Roma il 28 novembre 1971.Profilo
biografico di Danilo Dolci
Negli anni Cinquanta fu di nuovo al fianco di Capitini, a sostegno
dell'azione che Danilo Dolci svolgeva in Sicilia contro la mafia. Da
Norberto Bobbio a Carlo Levi, da Elio Vittorini ad Ignazio Silone, da
Giulio Einaudi a Riccardo Bauer, forte e convinto venne il sostegno a
Dolci.. GUIDO CALOGERO
Arrestato come antifascista, poi partigiano, esponente del Movimento
Anarchico di cui pubblicò il giornale clandestino "Il Libertario",
Doglio fu amico e collaboratore di Lelio Basso, del filosofo marxista
Antonio Banfi, di Danilo Dolci. Carlo Doglio (1915-1995)
Le scienze per la pace e la formazione
L'Italia è un paese "strano". È il paese che ha dato i natali ugualmente
a Francesco d'Assisi e a Machiavelli, al santo della nonviolenza e al
massimo teorico della Ragion di Stato. Terra di frontiera, pur avendo
vissuto durante il XX secolo situazioni storiche drammatiche dal punto
di vista della violenza, ha offerto allo stesso tempo una fioritura di
profeti e maestri della nonviolenza che non ha eguali nel mondo
occidentale. Durante il fascismo ebbe i due primi europei che
riconobbero e accolsero il satyagraha gandhiano: Aldo Capitini e Lanza
del Vasto. Più tardi, in epoca democratica, la disseminazione
nonviolenta ha portato ulteriori frutti copiosi, soprattutto nel campo
religioso, attraverso la parola e l'opera di straordinari educatori come
don Milani, don Mazzolari, don Zeno, Giorgio La Pira, padre Turoldo,
padre Balducci, Danilo Dolci, don Tonino Bello. Sarà forse vero quanto
soleva ripetere Sant'Agostino d'Ippona: che di fronte a un grande male
la "provvidenza" suscita sempre il contrappeso di un grande bene.
L'OPERA DI DANILO DOLCI
.L'opera di Danilo Dolci si connette con lo spirito della liberazione
dal fascismo, e ne rappresenta un momento ulteriore. Si comprende quindi
come intorno ad essa si sia disposto uno schieramento di forze così
preciso e significativo da illuminare la storia italiana degli ultimi
decenni: l'antagonismo si esprime anche nell'incontro stesso tra Danilo
e gli uomini della polizia la mattina del 2 febbraio, quando Danilo, i
sindacalisti e i disoccupati di Partinico intrapresero spontaneamente e
gratuitamente il lavoro di riattamento di una strada pubblica trascurata
e copertasi di fango. Racconta Goffredo Fofi, che era presente. Uno di
Palermo in borghese, che stava con gli agenti di polizia, si tolse gli
occhiali neri: "Dovete rispettare le leggi", dice a Danilo, che è sempre
molto calmo e risponde: "Noi non facciamo niente di male, ci avete detto
di smettere di lavorare e vi abbiamo ascoltato. L'articolo 4 della
Costituzione dice che il lavoro è un diritto". Quello di Palermo si
mette a ridere e ribatte che lui dà ascolto al testo unico di pubblica
sicurezza e che della Costituzione non gli importa. Allo Danilo dice:
"Chi non assicura il lavoro a questa gente e lascia che muoia di fame, è
contro la legge ed è un assassino",. Sono più o meno le stesse parola
che aveva detto quindici giorni prima alla televisione. Quello di
Palermo dice eroicamente a Danilo: "Ma chi glielo fa fare di mettersi
con questa gente invece di farsi il suo mestiere e scrivere solamente?".
Come si vede, Danilo non si rivolge agli uomini della polizia che sono
degli esecutori, ma risale a chi ha la responsabilità di non assicurare
il lavoro, e ben sa quale disintegrazione morale e fisica, propria e dei
familiari, sia nella disoccupazione e semiocccupazione. Ma noi vediamo
anche dall'episodio, la responsabilità delle forze politiche al potere
che non hanno voluto modificare il testo unico della polizia, che è del
tempo fascista, e non hanno operato quella trasformazione della
struttura e dei metodi della polizia per adeguarli ad un costume
veramente democratico.
Nella storia d'Italia del dopoguerra il «bisogno di realtà», l'esigenza
cioè di conoscere e raccontare il paese, ha visto la sua stagione più
vitale nel decennio a ridosso della guerra e la fase di declino a
partire dagli anni ottanta, con la rinuncia della cultura a riflettere
sul presente. La caduta del fascismo stimola un atteggiamento di
partecipazione, caratterizzato dal «diretto avvicinarsi alla realtà,
alla luce di un impegno alla sua trasformazione», come osservava Aldo
Capitini che indicava in Danilo Dolci uno dei protagonisti di questa
ripresa. I libri di Dolci, che ingialliscono oggi nelle bancarelle dei
volumi a metà prezzo, costituiscono un inestimabile (e inesplorato)
repertorio documentario dell'Italia meridionale del dopoguerra. Tra il
1954 e il '62 compaiono Fate presto (e bene) perché si muore (1954),
Banditi a Partinico (1955), Processo all'articolo 4 (1956), Inchiesta a
Palermo (1956), Spreco (1960), Conversazioni (1962). L'intera produzione
meridionale dei successivi trent'anni, tra meridionalismi di vecchio e
nuovo conio e professionismi dell'antimafia, non riesce a tenere testa a
un autore così prolifico, ben noto all'estero (grazie a traduzioni in
svariate lingue), ma ormai ignorato nel suo paese. Eppure è a Dolci che
dobbiamo nel dopoguerra la prima traduzione della questione siciliana
dal piano letterario a quello sociale: la Sicilia come laboratorio di un
progetto che da una esplorazione conoscitiva punta direttamente alla
trasformazione della realtà. Dolci agisce nella consapevolezza che il
degrado sociale costituisce la vera emergenza del dopoguerra. Senza
essere un sociologo né uno storico, ha scandagliato la realtà di una
regione; senza essere un politico, ha impostato un programma di azione.
Paolo Varvaro Al momento in cui Danilo ha cominciato a lavorare in
Sicilia, già fin dal 1952, pur essendo scritto, nella nostra
Costituzione, che l'Italia è uno stato regionale, nessuno dei partiti
rilevanti aveva intenzione di attuare tali indicazioni. Infatti, la
Democrazia Cristiana, pur essendo nata con un programma di
decentramento, era al Governo e aveva paura che la costituzione delle
regioni le facesse perdere una parte del proprio potere. Il Partito
Comunista, d'altra parte, essendo in crescita, sperava di effettuare
abbastanza presto il sorpasso politico, in un modo o nell'altro (in quel
periodo non aveva ancora del tutto abbandonato la vocazione
rivoluzionaria per assumere invece, come avviene poi, la via riformista)
temeva anche esso che la regionalizzazione del Paese potesse diminuire
il suo futuro potere. D'altro canto, questo atteggiamento da parte dei
partiti era emerso chiaramente anche nei riguardi di una proposta
elaborata da Aldo Capitini, che - come accennato - era stato maestro ed
amico di Danilo e aveva anche scritto un libro su di lui, trovando
un'analogia tra il lavoro di Dolci e la propria impostazione politica.
Capitini, che era stato il primo in Italia a parlare di nonviolenza e di
Gandhi, persino durante il fascismo, aveva poi dato vita in varie città
d'Italia ai COS (Centri di Orientamento Sociale) in quello stesso
periodo: questi erano circoli culturali dove, in genere, ci si
incontrava due volte alla settimana, una volta per discutere dei
problemi locali, e trovare per questi, le migliori soluzioni invitando
gli amministratori a venire a discuterne con la popolazione, l'altra per
discutere, invece, di problemi mondiali di pace e di guerra, in modo da
evitare di chiudersi in se stessi, pensando solo ai problemi locali,
cominciando, al contrario a dar vita a una cittadinanza mondiale.
Capitini riteneva, infatti, che il problema di fondo non fosse tanto la
gestione del potere, quanto il suo controllo dal basso, e i COS dovevano
essere, appunto, strumenti di controllo dal basso, non solo
dell'amministrazione locale, ma anche della politica estera nazionale.
Ma questo tipo di iniziative non piacquero né ai democristiani né ai
comunisti, che erano al potere nella maggior parte dei Comuni, e che
vedevano questo controllo dal basso come una ingerenza sulla loro
gestione, tanto che l'esperienza dei COS trovò l'opposizione di molte
amministrazioni comunali e durò pochissimi anni, finché tutti i COS si
chiusero. L'erede di queste idee fu il movimento del '68, che trasse da
Capitini e da Dolci molti stimoli, parlando di assemblea, democrazia dal
basso e partecipazione sociale.
Danilo Dolci: Omaggio a un maestro «Il mio rapporto con la Sicilia è
innanzitutto di carattere culturale, intellettuale, molti maestri della
mia generazione sono stati siciliani. Penso a Gaetano Mosca che, tra
l'altro, fu professore all'Università di Torino. Penso a Vittorio
Emanuele Orlando e Santi Romano, di cui mi sono poi in modo particolare
occupato in alcuni saggi, per non parlare di Giovanni Gentile,
naturalmente. (...) Uno scrittore siciliano, inoltre, a me caro, che ho
conosciuto a Torino da Einaudi, è stato Elio Vittorini. Il rapporto è
tuttavia anche familiare perché mia moglie, pur essendo settentrionale,
ha vissuto gran parte della sua adolescenza a Palermo, lì ha compiuto i
suoi studi. Un rapporto, poi, più di carattere pratico-politico,
chiamiamolo così, risale a molti anni fa, quando Laterza mi fece fare la
prefazione al libro di Danilo Dolci Banditi a Partinico del 1955. Poi,
con Carlo Levi e lo stesso Vittorini, fui al famoso processo contro
Dolci che, per solidarietà verso dei disoccupati, finì in carcere con
l'accusa di spiccata capacità a delinquere».
Norberto Bobbio e la cultura siciliana....Nell'articolo Esperienze
educative a Partinico, inserito, insieme ad altri scritti di carattere
pedagogico, nel libro Il ponte screpolato, Dolci ripercorre le tappe che
hanno condotto alla nascita del Centro educativo di Mirto ed analizza i
problemi che, a poco più di un anno dall'inizio dell'esperienza, ancora
restano da risolvere (l'articolo è datato agosto 1975). I bambini che
frequentano il centro appartengono per lo più a famiglie povere, come i
piccoli muziki della scuola di Jasnaja Poljana; la differenza
sostanziale rispetto all'esperienza tolstoiana consiste nel forte
radicamento al territorio (il che implica considerazione ai suoi
problemi) e nell'attenta puntualizzazione dei fini del processo
educativo che dovrà risultare «una leva antimafia e antifascista»[13].
*Articolo apparso sul n. 3 di "Scuola e Città", 31 marzo 1998.
da Aspettando Danilo
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a cura di Nadia Scardeoni
Interlinea
Danilo Dolci Project
LMD
per
IL LABORATORIO MAIEUTICO DI DANILO DOLCI
E - Bibliografia
Raccolta a aggiornamento in rete della bibliografia di opere di Danilo
Dolci e opere a lui relative.
Le fasi salienti del progetto saranno pubblicate in internet da
Interlinea
https://www.edscuola.it/interlinea.html e, nella versione cartacea, d
al "Laboratorio Maieutico Dolciano "
http://lmd.splinder.it
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