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Poesia diversa
di
Danilo Dolci
C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli passo per passo: forse c'è chi si sente soddisfatto così guidato C'è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo: c'è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato. C’è pure chi educa, senza nascondere l'assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d'essere franco all'altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato.
Poesia diversa
Poesia, partecipazione e sperimentazione
di
Danilo Dolci […] Al Centro educativo sperimentale in Mirto ogni giorno bambini e adulti cercavano di scoprire anche insieme, imparare a decidere anche insieme. L’educatore, dopo aver chiesto a ogni bambino (ognuno "faccia a faccia", a giro) i suoi più fondi desideri per il gioco – lavoro, espone anche la propria ipotesi: e insieme, armonizzando i singoli appetiti, provano formulare il piano di quel giorno (o della settimana, o più ampio, secondo l’età). Oltre il compromesso, per piccoli e adulti maturare un piano è anche intonarsi per comunicare. Un bambino, all’avvio dello scorso anno, non solo rifiutava partecipare ma, ansiosamente sovraccarico di familiari zuffe, disturbava o distruggeva i congegni degli altri. Una limpida mattina di ottobre alcuni propongono, nella riunione iniziale, di uscire: inerpicarsi sugli alberi della montagna a raccogliere le olive più mature per schiacciarle e insaporirle poi – sciogliendo l’amarognolo nell’acqua salata, rinnovata alcuni giorni – con origano e aglio. La proposta piace a ognuno, anche al piccolo scontento. Rosalba, educatrice attenta, lo osserva. É il più abile: appena riempie le tasche, allinea le olive sulla crepa di un pietrone quasi orizzontale e poi – ciac ciac ma non troppo – pressa con un ciottolo, in serie. Uno lo sbircia, e poi lo guarda, altri ancora; il piccolo, sentendosi attorno sguardi interessati, ammirati, inizia a consigliare uno, aiutare un altro e un altro. Lentamente nei giorni successivi – pur tra frequenti difficoltà e contraddizioni – il gruppo potrà arricchirsi di un nuovo contributo. Un giorno arrivo in una scuola media ad Agropoli per incontrarvi professori e ragazzi. Alcuni di questi prendendomi per mano ("vieni a vedere") mi conducono su un terrazzino ove mostrano una vera stazione meteorologica ("…questo l’ho fatto io…" "…vieni a vedere qui…"): anemometro, barometro, goniometro del vento, contenitore per la misura delle precipitazioni… Solo il termometro era stato acquistato. Animati squadernano le verbalizzazioni dei fenomeni, i loro calcoli, i diagrammi, le medie mensili e stagionali ("…abbiamo fatto tutto noi …" "…con le nostre mani…"). Poco più in là, una serra inventata in un angolo ("…avevamo bisogno di piante vive per le nostre osservazioni…", "per calcolare il volume dell’anidride carbonica sviluppata dalle piantine…"): melissa, ruta, tasso barbasco, piantaggine, erica, decine di cespugli raccolti dai fossi per studiarne soprattutto (ma non solo) gli aspetti fisico - matematici. Un cartello indica TRA LA MORTE DA FREDDO DI 0° E LA MORTE DA TROPPO CALDO. E ancora – incredibile che una piccola terrazza possa contenere tanto, entusiasmo compreso -, una vaschetta: "…qui nell’ecosistema dello stagno studiamo i girini…", "…l’idromedra, il ditisco argentato…". Più tardi incontro il loro grande amico, Domenico, professore di matematica, sorridentemente silenzioso. Mormora: "…dicono che i giovani non vogliono studiare…". Mi racconta poi. <<Ieri per due ore siamo andati all’ansa del Testene, dove sovente conduciamo esplorazioni ambientali. Poiché eravamo una trentina, un poco preoccupato guardavo non succedesse qualche guaio. Ad un certo momento, chissà da dove sbucato, arriva un bambino di quattro o cinque anni portandomi un sassolino: "É buono, questo?". "Ma tu chi sei?" gli domando. Non sapeva dirmi da dove veniva, nessuno lo conosceva. Osservando arrivare qualcuno con larve di rospo, di rana, scappa via. Torna dopo qualche minuto, di corsa ("tienilo tu questo, devo andare a trovare altro"), lasciandomi un girino nelle mani>> . Sasà, interpreta il legno: legge nelle forme, legge nel rapporto tra colore vene nodi di natura. E dal tornio ogni trottola gli nasce diverso, modulato miracolo. Passa a trovarmi, una mattina. A Palermo dovrà sbrigare alcune pratiche e comprare un macinino da caffè. "Se faccio in tempo, vengo a salutarti". Rivedendolo, domando: "Il macinino l’hai trovato?" "Si, in un market. Ma era tanto brutto che ho dovuto lasciarlo lì". Nell’Agosto del Borgo i giovinetti propongono di avere un Seminario nel mare più vicino. Mi assicuro vadano sicuri. Più tardi ritornando dalla spiaggia qualcuno mi racconta sorridendo. Ripartiti in due gruppi, i giovinetti stavano immersi – metà – e gli altri sulla spiaggia. Chi s’immergeva a studiare nell’acqua, poi sortiva a dettare le scoperte. Una biondina dopo un po’ emerge: "I pesci simili restano insieme. I diversi di solito si isolano. Chissà se i pesci piangono". Saro accompagna ogni giorno i bambini dalle loro case al Centro educativo, oltre il ruscello tra gli iris e i cardi della montagna – e li riporta. Autista e interessato educatore. Un giorno, guidando, può ascoltare questo dialogo. Una bambina di sei anni, pensando forse come le decisioni vengono assunte in Mirto, domanda a due sue compagne: "Mirto, è nostro?". Dopo qualche attimo arrivano le risposte: "Certo", "naturalmente". Lungo silenzio. E poi la prima voce: "Allora perché la scuola di mia sorella è della direttrice?". Poesia diversa di Danilo Dolci Incontro zu’ Ambrogio, pare stanco. "Come stai?" gli domando. "…Bene". Ragazzo, andava a pescare salmone in Alasca su navi a vela, da San Pedro di California. "E tua moglie?" (anziana, so come talora stenta). "Mia moglie è una regina". E vedendo i miei occhi non certo dubbiosi ma attenti, racconta. "Tre sere fa sono uscito a pescare. Tutta la notte. Molto pesce c’era.Tutto il giorno ho continuato. Arrivata la sera ho portato al porticciolo il carico e sono subito tornato al mare, per non perdere l’occasione: ancora la notte, e tutto il giorno dopo. Aprendo la porta di casa, ormai erano le due dopo mezzanotte, vedo mia moglie seduta vicino al camino. Piange. - Perché piangi? - le dico. - E due giorni che lavori senza mangiare - . Ho capito che non mangiava da due giorni, per aspettarmi. Lei è una regina, e io l’ho trattata da regina. Senza dire niente sono uscito, sceso allo scalo ho preso i due pesci più belli tra quanti avevo trovato nella rete e, tornato, li ho preparati e arrostiti sulla griglia. Abbiamo fatto una bella festa". Ancora rimugino: se questa non è poesia… Uscendo dal Centro Studi e iniziative, che abbiamo costituito a Partinico, mentre salgo in macchina osservo un anziano contadino, basso di statura, tentare con le dita l’alberello di gelsomino presso la soglia della sua casa: alcuni fiori cadono, interi. "Che fai?". E, quasi a giustificarmi, aggiungo: "Forse fai il tè, col gelsomino?". Voltandosi sorride: "Scelgo i fiori da mettere intorno alle fotografie di mia madre e mio padre". E vedendomi confusamente incantato (medito "io che passo per poeta penso al tè di gelsomino – quale relazione hai tu, reputato incolto, con la fonte della tua vita"), mi dona le perfette corolle dalle mani colme: "Tieni, ti profumano tutta la macchina". L’indomani, appena finisco il lavoro mattutino sento il bisogno ammirato di incontrarlo, di dirgli: "Ieri ho imparato molto da te…" ma interrompe appena comincio, non accettandosi un attimo ad un livello diverso dal mio: "Che dicevi ieri? Anche il gelato si può fare, ma anche il tè, col gelsomino?".
da
Gettini di
Vitalba (l’Opera incompiuta)
Danilo Dolci
a cura di Gaetano G. Perlongo
Collaborazioni
Nadia Scardeoni -
"Danilo Dolci project"
&
Alberto Castiglione,
regista - Documentario : "Danilo Dolci, memoria e utopia"
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