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POLEMICHE, PROCESSI E SOSTITUZIONI LA storia si rivela anche un mestiere pericoloso. Ne è prova l'imminente processo (davanti alla Pretura di Partinico) ad uno studioso, Giuseppe Casarrubea, il quale da tempo sta lavorando ad una ricostruzione dei fatti di Portella della Ginestra e degli attacchi, avvenuti nel Palermitano, nel 1947, contro le sedi politiche e sindacali della Sinistra; una delle numerose vittime era stato il padre di Casarrubea, sindacalista. Naturalmente non è solo un fatto personale ad animare lo studioso; e un suo libro (Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato, edito da Franco Angeli nel 1997) prova che siamo davanti ad autentica ricerca storica. Eppure il processo nasce dalla querela di un generale dei Carabinieri in pensione; ciò perché dai risultati del lavoro di Casarrubea emerge che gli esecutori materiali delle stragi erano arruolati, in qualità di confidenti, dalle autorità di pubblica sicurezza in Sicilia, e in questo pericoloso doppio gioco, come in un poliziesco da manuale, erano stati, poi, regolarmente eliminati. I nomi famosi di Salvatore Giuliano e Gaspare Pisciotta sono le punte dell'iceberg, la cui base è ancora largamente da far venire a galla. Ma a quanto pare, anche a distanza di oltre mezzo secolo, la cosa suscita paura, risentimento, spirito di rivalsa. Non basta. Il ministro dei Beni Culturali ha provveduto ora senza tanti complimenti a rimuovere la professoressa Paola Carucci, probabilmente la massima esperta nel campo dell'archivistica italiana, sovrintendente all'Archivio Centrale di Stato, istituzione da lei potentemente rivitalizzata nel corso della sua gestione, condotta tra l'altro all'insegna di una efficace modernizzazione (e giustamente ci si sta mobilitando, non soltanto in Italia, contro un gesto che danneggia tutta la comunità degli studiosi, indipendentemente dall'orientamento culturale e politico). Al di là delle intenzioni del ministro (sulle quali non mi pronuncio), la destituzione di un'esperta di riconosciuta competenza e liberalità, e la sua sostituzione con un oscuro funzionario ministeriale, estraneo - a quanto se ne sa - al mondo della ricerca, inquieta non poco; il timore di un controllo censorio, di una limitazione o selezione degli accessi alla documentazione è forte. C'è di che trarre, da episodi siffatti, una considerazione in fondo consolante: l'opinione comune che vede quello dello storico come un mestiere superfluo, o quasi, sta perdendo ogni ragion d'essere. E se poi diventa anche un mestiere «pericoloso», tanto meglio; ciò non farà che confermarne la rilevanza civile: e dunque la sua necessità. Angelo d'Orsi da http://www.lastampa.it/search/AlbiCerca/risultato.asp?IDarticolo=659321&testo=casarrubea |
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