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Lettera del Segretariato
generale della Presidenza della Repubblica Roma, 12 marzo 2002 Gentile signora Bonaffino, in relazione alla Sua lettera, indirizzata al Capo dello Stato, posso darle assicurazione che questo Ufficio ha sottoposto quanto da lei rappresentato all'attenzione del Ministero dell'istruzione dell'Università e della Ricerca scientifica, per l'esame di competenza. Il Presidente della Repubblica, infatti, attese le sue prerogative costituzionali, non ha facoltà d'intervento su materie attinenti alla sfera di attribuzioni di altri organi dello Stato.
Lettera aperta al Presidente della Repubblica, C.A. Ciampi Illustre
Presidente, noi, docenti firmatari di questo appello, vogliamo esprimerLe la nostra viva preoccupazione di insegnanti e di cittadini italiani di fronte alla possibilità che la riforma della Scuola, come si profila nella legge-delega proposta dal ministro Moratti, minacci lo Stato di diritto e i Principi fondamentali della nostra Costituzione, definita da Ella Stessa, nel Suo Messaggio di fine anno 2001 agli Italiani, “frutto dell’amore per la libertà e della volontà di dialogo”. L’articolo
3 della Costituzione attribuisce alla Repubblica
“… il compito di rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la
libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di
tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese”: in quanto docenti della scuola pubblica
statale, ben sappiamo come tutta la normativa che a tutt’oggi
regola il mondo della scuola si ispiri alla Carta costituzionale
e, segnatamente, all’art.3.
Anch’Ella,
Presidente, sempre
nel Suo messaggio del 31 dicembre, ha tratteggiato l’immagine di
una Scuola capace di svolgere il suo ruolo insostituibile di
servizio pubblico preparando i giovani ad assolvere
responsabilmente i loro compiti di cittadini e favorendo il loro
inserimento in una società che cambia ed avanza con tempi sempre
più rapidi. Ci
chiediamo però come
possa la scuola pubblica statale continuare a formare cittadini
responsabili, cioè capaci di partecipare alla vita dello Stato
con onestà e competenza, se si introduce una riforma del sistema
scolastico che, azzerando tutta la riflessione pedagogica,
didattica e disciplinare su cui è nata, per fare un esempio,
una scuola dell’infanzia che il mondo ci invidia, arriva
a postulare, nei
bambini e nei ragazzi, l’esistenza di attitudini e capacità “innate”;
noi, di contro, siamo persuasi che le potenzialità della mente
umana vengano alimentate da stimoli culturali che purtroppo, in
Italia, sono ancora oggi appannaggio di pochi e continueranno ad
esserlo se la scuola statale perderà il suo ruolo storico di
promozione sociale attraverso l’istruzione. Nel
testo della Legge-delega di riforma del sistema scolastico viene
meno l’obbligo scolastico in nome di un presunto diritto/dovere
all’istruzione e alla formazione, si separano all’età di 14
anni i destini scolastici dei ragazzi ricreando un anacronistico
sistema duale in cui, mentre l’istruzione è riservata agli
abbienti, la formazione professionale rimane per i “meno
fortunati”; il sistema nazionale di istruzione statale rischia
di essere annullato attraverso meccanismi di regionalizzazione e
finanzianziamenti agli istituti privati in nome di una “libertà”
di alcuni che va contro il diritto di tutti; si introducono, nell’organizzazione
scolastica, elementi tipici di quella aziendale che snaturano le
funzioni degli Organi collegiali; si interviene con la legge
finanziaria sull’Esame di Stato azzerando nelle commissioni la
quota di docenti esterni alla scuola; tutta una serie di
provvedimenti legislativi, negli ultimi mesi,
è stata varata attraverso la deprecabile procedura del
decreto-legge. Per finire, un’apposita commissione nominata dal
Ministro Moratti sta lavorando all’elaborazione di un codice
deontologico per i docenti: noi, dal canto nostro,
siamo fermamente convinti che l’elenco dei doveri degli
insegnanti sia già scritto a chiare lettere nella Costituzione
della Repubblica Italiana. Presidente,
la scuola pubblica statale da anni sperimenta, studia, ricerca:
crediamo che chi governa l’Italia in questo momento abbia il
dovere di tenere conto di quanto le comunità scolastiche, con le
loro esperienze migliori, hanno costruito nel tempo proprio
perché l’istruzione appartiene a tutti i cittadini, a qualsiasi
orizzonte politico essi facciano riferimento. Ci
rivolgiamo pertanto a Lei, Presidente, certi che, con la Sua
autorevolezza e con le competenze relative al controllo sull’iter
legislativo attribuiteLe
dal Dettato costituzionale, vigilerà sul cammino della
Legge-delega al Governo per la definizione delle norme generali
sull’istruzione. Palermo, 23 febbraio 2002 Lucia Bonaffino, Giovanna Federico … (seguono firme) |
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