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Quale scuola?
di Lino Palmeri
Il
Memorandum sull'istruzione e la formazione permanente della Commissione
delle Comunità Europee (Bruxelles, 30. 10. 2000) auspicava
"un'Europa dei cittadini tramite l'istruzione
e la formazione permanente": "premessa
essenziale - affermava - è
un'istruzione di base di qualità per tutti, fin dalla prima
infanzia". Spunti
di riflessione: 1
- Fra - "quale modello organizzativo" per la
scuola, - "quale cultura" attraverso la scuola, -
in funzione di "quali obiettivi" - vi è stretta
correlazione e interdipendenza. 2
- La scuola va intesa come luogo in cui la coscienza civile si
costruisce e si fanno acquisire le necessarie competenze, operando
per motivare all'apprendimento (nonostante un contesto sociale
troppo spesso poco stimolante al riguardo) e insegnando ad
apprendere. Se
obiettivo primario della scuola è educare ad essere cittadini
consapevoli di una società democratica, concepire la scuola come
offerta di un servizio ad
una clientela privata, in una struttura gerarchica e
un'organizzazione aziendalistica in cui agli insegnanti spetti un
ruolo meramente esecutivo, implica la negazione di una convivenza
scolastica idonea ad educare alla democrazia. 3
- Al contrario, l'autonomia della scuola, va costruita sulla
base di una progettualità intesa come intrinseca alla
professionalità e al lavoro (personale e collegiale) dei docenti, e
tale da esigere l'acquisizione e l'esercizio della capacità
di confrontarsi e collaborare con i colleghi e con gli studenti.
Tale progettualità deve inoltre essere in grado di rapportarsi all'ambiente
esterno e alle altre fonti di informazione e agenzie formative, ed
implicare un'assunzione forte di responsabilità sociale
e culturale che va sostenuta da forme di verifica innanzi tutto
interne e da inziative di autovalutazione e di monitoraggio
dell'unità scolastica, volte al miglioramento della qualità dei
processi realizzati. 4
- La "cultura" va intesa (secondo l'esigenza
espressa da E. Morin) come sistema che mette in relazione
"un'esperienza esistenziale e un sapere costituito". Ciò
implica correlazione fra "conoscenza del passato" ed
"esperienza e conoscenza del presente", perché lo
studente possa proiettarsi con un certo grado di consapevolezza
verso il futuro". Implica
inoltre che "mano" e "mente" siano entrambe
attivate ed educate in funzione della formazione umana e civile dei
cittadini. L'impianto culturale della scuola deve, infatti, fare i
conti con il parametro professionale che implica un legame -
costitutivo del processo formativo - tra mente e mano, e pone
il problema dell'integrazione fra scuola e lavoro nel corso della
formazione scolastica, indipendentemente dalla specifica e poi
specialistica formazione professionale da conseguire a diversi
livelli (dopo i quindici anni, o dopo la "maturità", o
dopo la "laurea"). 5
- L'apprendere implica porsi degli interrogativi intorno a
ciò che si apprende: come procede questa o quella disciplina, quali
sono i problemi che essa pone e come elabora le sue risposte o le
sue soluzioni, quale può essere il suo significato per l'esistenza
umana. E ciò, tenendo presente e rendendone consapevoli gli
studenti, che le "discipline" stesse valgono come
modalità diverse di organizzare la "conoscenza" del mondo
e, più in generale, la "cultura" elaborata dagli uomini
nel mondo. 6
- Integrazione e valorizzazione dell'attività più specifica di
apprendimento programmato di contenuti strutturati, può essere
l'attività di "ricerca". Ricerca da condurre
attraverso varie fonti di informazione e anche facendo esperienza
diretta di un aspetto della realtà, del territorio o dell'ambiente
in cui si vive. Un'attività
di ricerca presenta, infatti, aspetti di grande interesse
didattico - educativo, sia
perché rende più direttamente motivati e più liberamente attivi
gli studenti nel progettare, realizzare, verificare, presentare ad
altri il lavoro progettato, sia
per la grande valenza formativa sul piano del metodo di studio come
ricerca, della pratica di lavoro in piccoli gruppi anche
interclasse, del confronto e della collaborazione interpersonale e
fra gruppi diversi, sia sul piano cognitivo,avviando alla
pratica di un lavoro pluri- e inter- disciplinare, facendo acquisire
la consapevolezza che i problemi che si incontrano nella realtà
dell'esperienza, sono problemi complessi, inducendo a comprendere
che le diverse scienze umane, sociali, naturali non offrono che
prospettive diverse sulla realtà complessa che l'uomo elabora e di
cui fa esperienza. 7
- Oggi è sempre più necessario (alla formazione civile dell'uomo)
non precludersi la possibilità di intendere culture diverse
dalla propria, che implicano strumenti cognitivi diversi. E'
necessario anche per questo, dice Gardner, tener conto della
complessità dell'intelligenza umana, sviluppando le diversi forme
di quella che egli chiama "intelligenza multipla"
idonea ad aprirsi alla varietà delle culture. 8
- Un ambiente cooperativo, collaborativo agisce positivamente
sul benessere sociale e psicologico degli allievi, e di ciò si
avvantaggia il conseguimento di soddisfacenti risultati scolastici. Occorre
dunque educare alla solidarietà attraverso la creazione di un
"clima" in cui ciascuno sia indotto a dare il suo
contributo per conseguire gli obiettivi formativi che ci si propone
di raggiungere. 9
- Risulta centrale, dunque, l'importanza della comunità-classe e
del Consiglio di classe; (accanto ad altre strutture
di base del coordinamento, altri gruppi di lavoro fra
docenti: per aree culturali e per discipline, per attività di
"ricerca", per modalità didattiche, per l'autoanalisi
d'Istituto, ecc.), perché è proprio nella "unità"
classe che si costruisce il curricolo formativo e si integrano i
diversi, specifici percorsi e linguaggi disciplinari. 10
- Il Preside o Direttore, Capo d'Istituto o Dirigente scolastico come
ora si chiama, dovrebbe essere coadiuvato da un'équipe di docenti
chiamati a collaborare ad una gestione democratica e partecipata
dell'unità scolastica, in quanto eletti dai colleghi come
coordinatori dei singoli gruppi di lavoro, consigli di classe o
altro. 11
- Necessità di provvedere prioritariamente e con specifiche
modalità, a fornire attraverso la scuola un insegnamento
"formale", là dove mancano o sono più modeste le
occasioni di un apprendimento "non formale" (dovuto
all'opera di altre strutture, associazioni giovanili, enti o
organizzazioni culturali), o "informale" (occasionato
dalla vita quotidiana, anche con modalità non intenzionali). 12
- Un percorso di studi (di 12 invece che 13 anni) dal sesto
al diciottesimo anno di età, implica la perdita di un anno, che
male si evita modificando arbitrariamente, a fisarmonica, l'inizio e
il termine della Scuola per l'Infanzia, e quindi accentuando il
divario fra gli alunni di un medesimo anno di tutta la scuola. Occorre
una soluzione diversa che non può consistere se non nel rendere
possibile a tutti la frequenza dei tre anni della Scuola per
l'Infanzia, gratuitamente per gli indigenti e obbligatoriamente (con
l'assistenza dei Servizi Sociali) "nei casi di incapacità dei
genitori", in cui "la legge provvede a che siano assolti i
loro compiti" (vedi l'art. 30, oltre che 3 e 38, della
Costituzione). L'ultimo
anno della Scuola per l'Infanzia, comunque, andrebbe orientato a
preparare i bambini al passaggio alla Scuola di base. Fino
a che, tuttavia, non tutti i bambini avranno la possibilità di
frequentare la Scuola per l'Infanzia, dovrebbe essere costituito,
presso le "Scuole di base", un
anno obbligatorio e gratuito (dai 5 ai 6 anni), di "avviamento"
a detta scuola, per chi di fatto non frequenta la Sc. per
l'Infanzia. 13
- Un'ipotesi di "riordino dei cicli": i
dodici anni (6 - 18) successivi all'anno di avviamento (5 - 6, per
chi non frequenta la Scuola per l'Infanzia), potrebbero essere
suddivisi in due gradi di pari estensione, =
6 - 12 anni : Scuola di base
(1° ciclo, 6
- 9; - 2°
ciclo, 9 - 12 =
con esame a comissione interna=,); =
12 - 18 anni : Scuola superiore
(1° ciclo, 12 - 15; - 2° ciclo, 15 - 18 ="Esame di
Stato", vd. in fondo). Fino
al 15° anno, l'obbligo scolastico implica anche una sostanziale
"unitarietà", oltre che della Scuola di base, anche del
primo ciclo della Scuola superiore. Tale ciclo, infatti, dovrebbe
avere come compito specifico, oltre che di completare la
preparazione generale degli studenti, quello di orientarli e
guidarli alla scelta di uno degli Indirizzi del Triennio conclusivo
degli studi scolastici. A questo scopo, il primo ciclo della Scuola
superiore dovrebbe avere una strutturazione articolata al triplice
scopo di: 1)
consolidare la formazione di base (primo anno), 2)
orientare fra le diverse aree culturali e professionali (secondo
anno), 3)
orientare (nel terzo anno) fra le diverse opzioni (culturali o
professionali) e fra i distinti Indirizzi in cui sarà articolato il
Triennio conclusivo dell'Istruzione e della Formazione professionale
(15 - 18 anni). Data
la comune base culturale da approfondire anche nel Triennio
terminale, dovrebbe essere favorita la formazione di Istituti
pluri-Indirizzo con la medesima "area comune" e - ove
possibile - anche con più Indirizzi
compresenti nella medesima classe. E'
comunque inevitabile, credo, che anticipare a 18 anni, invece che a
19, la fine degli studi scolastici (come avveniva negli Istituti
Magistrali), implicherà un alleggerimento della preparazione
complessiva. Pertanto
mi sembrano necessarie tre cose: =
che, nel Triennio conclusivo, la diversificazione degli Indirizzi
sia realizzata senza pretendere di giungere ad approfondimenti
specialistici e curando sempre una seria formazione generale
integrata
da uno stage formativo che
implichi un contatto col mondo del lavoro e induca a farne
esperienza; =
che l'Esame di Stato, conclusivo degli studi superiori, dovrebbe
essere affidato ad una Commissione al 50% interna e al 50% più il
Presidente esterna, ma la valutazione analitica delle conoscenze
disciplinari dovrebbe rimanere affidata al Consiglio di classe,
mediante il punteggio a lui riservato all'interno del voto
complessivo dell'esame stesso. Abbandonato, quindi, il vecchio rito
delle prove orali condotte materia per materia, il
"colloquio" dovrebbe svolgersi su itinerari individuali,
elaborati dallo studente con la guida del Consiglio di classe, e
presentato all'esame con l'approvazione di quest'ultimo, allo scopo
di mettere in evidenza, nel contesto dell'attività di
programmazione del Consiglio di classe stesso, le capacità
dell'alunno di scegliere motivatamente, articolare, coordinare,
presentare e discutere argomenti tanto dell'area comune, quanto di
quella di Indirizzo. =
e infine che le Università istituiscano
un primo anno di consolidamento della preparazione e di orientamento
per settori di discipline affini. Diritti
e doveri Ad
integrazione dei precedenti spunti di riflessione, mi sembra
opportuno accennare rapidamente agli articoli del testo
costituzionale che si collegano ai tanti e diversi aspetti coinvolti
da un progetto della Scuola, che lo Stato è chiamato a garantire a
tutti i cittadini (a partire dagli art. 33 e 34). Quali
diritti e doveri,
costituzionalmente sanciti, vanno tenuti presenti nel delineare oggi
un'idea di Scuola? ·
Il diritto al "rispetto della persona"di ogni
essere umano, chiunque esso sia (art. 32) e la pari dignità
sociale, civile e giuridica, "senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali" (art. 3). ·
Il diritto allo studio, come diritto di tutti (anche
"gli inabili e i minorati") ad essere sostenuti nel
cammino verso "il pieno sviluppo della persona umana",
attraverso la rimozione degli "ostacoli di ordine economico e
sociale" che limitano di fatto "la libertà e
l'uguaglianza dei cittadini" (art. 3 e 38). ·
Il diritto a partecipare effettivamente alla
"organizzazione politica, economica e sociale del Paese",
ad "associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale" (art. 3 e 49).
In questa prospettiva, la Scuola deve essere aperta al presente, al
rapporto col territorio e con i problemi locali, nazionali,
dell'Europa e del mondo, ricorrendo alla conoscenza del passato in
vista di una migliore comprensione del presente, a cui lo studente
non deve sentirsi estraneo per poter contribuire alla costruzione di
un mondo più umano. ·
Il diritto alla "libertà personale...inviolabile",
alla libera manifestazione del proprio pensiero "con la parola,
lo scritto e ogni mezzo di diffusione", al libero esercizio e
al libero insegnamento dell'arte e della scienza (art. 13, 21 e 33).
Ciò richiede che, entro ciascuna istituzione scolastica e nel
concreto "fare scuola", vengano riconosciute come esigenze
fondanti la funzione pubblica della scuola stessa, il pluralismo
culturale quale condizione di una formazione conforme ai principi e
ai valori costituzionali. Resta inteso che la libertà del docente
non deve attuarsi come arbitrio individuale, ma come capacità di
dare liberamente il proprio contributo attraverso il lavoro
collegiale, oltre che quello personale. ·
Il "diritto al
lavoro" (diritto di "tutti i cittadini"), per
garantire il quale la Repubblica "promuove le condizioni che
rendono effettivo questo diritto" (art. 4) e "cura la
formazione e l'elevazione professionale" (art. 35). Si rende
perciò necessaria una solida formazione generale (che integri
cultura e professionalità di base, concretezza ed astrazione,
scienza e tecnologia, rigore logico e creatività) ed una formazione
specificamente professionale a vari livelli, solo dopo il
quindicesimo anno. ·
Il diritto ad "accedere agli uffici pubblici...in
condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla
legge" (art. 51). Ciò esige, ancora, per quanto riguarda una
scuola che intenda vedere riconosciuta la sua funzione pubblica, il
riconoscimento del diritto per tutti di accedere all'insegnamento
attraverso forme di reclutamento degli insegnanti contrassegnate da
criteri oggettivi di professionalità. ·
Il dovere per tutti i cittadini di "svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o
una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale
della società" (art. 4). Ciò richiede che, nella
scuola, sia resa effettiva per gli alunni la possibilità di
scegliere la propria strada, orientando gradualmente lo studente
verso scelte scolastiche che non siano di
fatto irreversibili o quasi, e
presuppongano quindi una struttura tendenzialmente unitaria,
orientata e flessibile del sistema scolastico. ·
Il dovere di tutelare "il paesaggio storico e
artistico", di collaborare alla "difesa della Patria"
e insieme di ripudiare la guerra "come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
"controversie internazionali", e inoltre di promuovere
"le organizzazioni internazionali rivolte
a costituire "un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le nazioni" (art. 9, 11 e 52). Ne consegue che la
scuola debba tener conto di questi orientamenti valoriali, il cui
conseguimento è essenziale, oggi come non mai, per la sopravvivenza
delle persone, dei popoli, dell'umanità. La consapevolezza
dell'esigenza primaria di rispettare la persona umana in quanto tale
nella diversità delle persone, di operare per il suo pieno sviluppo
in rapporto a se stessi e agli altri, e quindi di agire secondo il
criterio di solidarietà verso i più deboli (e cioè verso quegli
individui e quei popoli il cui pieno sviluppo sia maggiormente
ostacolato da condizioni interne ed esterne di qualsiasi genere),
questa consapevolezza - in quanto investe il piano etico-culturale -
rinvia all'azione formativa della scuola. Mi
pare evidente l'importanza che diritti e doveri schematicamente
richiamati, hanno sia per l'ordinamento democratico del nostro
Paese, sia per una Scuola che voglia essere espressione di
"valori condivisi" e riconoscere, apprezzare e insieme
trascendere la particolarità delle culture locali, regionali,
nazionali, nell'orizzonte di una prospettiva europea e mondiale. Venezia
- Mestre, maggio 2002
A cura di Pasquale Palmeri
(dell
Comitato per la difesa della democrazia)
P.
S. L'autore
di queste note gradirebbe e riterrebbe utile ricevere una valutazione
sintetica di ciascuno dei tredici "spunti di riflessione" da
lui proposti , attraverso una delle seguenti sigle: CC
= concordo e condivido , C = concordo complessivamente, Cp
= concordo parzialmente, nC = non concordo, dissento (senza
escludere naturalmente che chi lo desideri, esprima più
distesamente la sua opinione o i motivi della sua valutazione
sintetica). Naturalmente nomi e valutazioni non sarebbero resi pubblici senza il consenso degli interessati, mentre potrebbero essere pubblicizzate le percentuali di risposte ricevute e di opinioni espresse. |
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