SOPRAVVIVENZA, RESISTENZA, DISSIDENZA
Serge Latouche
Siamo al centro di un triangolo i cui tre vertici sono: la sopravvivenza, la resistenza e la dissidenza. Non dobbiamo dimenticare né privilegiare nessuna di queste tre dimensioni.
Prima di tutto dobbiamo sopravvivere. E' ovvio, senza cio' nessuna resistenza ne' dissidenza sarebbe possibile.
Sopravvivere significa adattarsi al mondo nel quale viviamo.
Come dice Woody Allen: "Odio il mondo nel quale vivo, ma è l'unico luogo dove è possibile farsi servire una bistecca corretta ...".....
Sopravvivere significa adattarsi al mondo, ma non significa che dobbiamo approvarlo né aiutarlo a funzionare, al di là del necessario.
Dobbiamo accettare dei compromessi nell'azione concreta e quotidiana, ma senza accettare le compromissioni nel pensiero.
Già questa è una forma di resistenza.
La resistenza mentale all'impresa del "lavaggio del cervello" da parte dei media e il dominio devastatore del "pensiero unico".
Dunque dobbiamo resistere ....se pensiamo che siamo imbarcati in una megamacchina che fila a gran velocità senza pilota e quindi condannata a fracassarsi contro un muro.
Resistere significa allora, tentare di frenare, tentare di cambiare la direzione se è ancora possibile.
"Come", in verità nessuno lo sa.
Dobbiamo anche pensare di poter lasciare il bolide e saltare al momento opportuno: è questa la dissidenza.
Nei tre casi, il territorio, e il senso del limite sono molto importanti perche' il patrimonio locale è la base della sopravvivenza, della resistenza e della dissidenza, così come è la sorgente del senso del limite.
Se la razionalità è legata alla trilogia : "ingegnere/industriale/imprenditore", e da qui alla "dismisura", il ragionevole è legato alla trilogia :"ingegnoso, industrioso,intraprendente", ed anche al territorio e percio' alla "misura", al senso del limite.
Se a breve termine la strategia della sopravvivenza è la più importante, a termine medio, lo sara' la strategia della resistenza e, a lungo termine, quella della dissidenza.