Internet per la didattica: pensare in rete
Eleonora Pantò
ABSTRACT: L'utilizzo di Internet nella didattica consente l’apprendimento personalizzato secondo ritmi e stili propri e una diversa interazione fra docente e studente e fra studente e studente, favorendo l'apprendimento collaborativo. L'uso di strumenti quali, il web, l'email e il desktop conferencing permette la progettazione di soluzioni diverse per la formazione a distanza, in grado di superare vincoli di carattere spaziale o temporale.
Studenti e docenti che dispongano di computer portatili connessi ad Internet, potranno mettere in discussione l'edificio scuola, ma poiché la tecnologia di per sé non risolve nulla, è essenziale che la scuola garantisca un'acculturazione tecnologica consapevole e democratica.
Le esperienza in corso e le prospettive a Torino, che grazie alla collaborazione fra enti pubblici e privati, ha da tempo nella sua provincia il maggior numero di scuole telematiche.
Internet non esiste: o meglio non esiste un oggetto che si possa far coincidere con essa, in quanto non è identificata dal supporto utilizzato dal messaggio. E' possibile scambiarsi messaggi di posta elettronica attraverso il telefono cellulare o telefonarsi attraverso un PC: questa integrazione è destinata ad aumentare, è recente infatti l'annuncio di Jini, che secondo la Sun consentirà di
[..]premere un bottone e il vostro schermo diventerà la tastiera telefonica tramite la quale comporre il numero di un apparecchio da chiamare. Spingerete su un altro bottone e scaricherete senza fare nessun'altra operazione la vostra posta elettronica, ovunque voi siate. Ma potrete anche usare il terminale come una telecamera, una macchina fotografica o una fotocopiatrice.
Come abbiamo ormai imparato Internet è un sistema di interconnessione di reti di computer e si caratterizza per la capacità di condividere servizi e risorse, grazie all'adozione di uno stesso protocollo di comunicazione: vale a dire che le macchine sono in grado di comunicare fra loro, per scambiarsi pacchetti di dati e altre informazioni sul loro stato. Ciò ci consentirà fra qualche anno di disporre di elettrodomestici in grado di comunicare con la casa costruttrice per segnalare malfunzionamenti ed eventualmente prenotare un intervento tecnico per la riparazione.
La peculiarità di Internet è stata quella di consentire a macchine completamente diverse per componenti hardware e software, per dimensioni e per architettura di scambiare dati, attraverso un linguaggio comune: ciò ha consentito anche alle persone che stavano dietro a quelle macchine di dialogare fra loro. Internet quindi non è identificabile con un prodotto hardware o software, ma si regge su una serie di accordi e di regole, e possiamo quindi sostenere che Internet
Negroponte in un'intervista concessa durante l'edizione appena conclusa di SMAU, sottolinea ancora:
L'idea di Internet alla base dei nostri progetti è quella di un nuovo veicolo per la comunità e per la comunicazione. Infatti la cosa meno importante è considerare la Rete come una risorsa di informazioni: ciò che conta è dare alle persone la possibilità di fare cose che non erano mai riuscite a fare prima.
Internet si è diffusa inizialmente come strumento di comunicazione e interazione nelle università, il web è nato come strumento di supporto alla ricerca: ambiti in cui spesso la distanza geografica si coniuga con la necessità di interagire, di scambiare esperienze e informazioni in tempi stretti.
La rete è un mezzo che consente l'apprendimento reciproco e al tempo stesso un'inesauribile fonte di dati. Le centinaia di milioni di pagine disponibili su Internet costituiscono una grande opportunità: documenti che fino a pochi anni fa avevano una circolazione limitata o addirittura nulla, oggi sono a disposizione di tutti. Questo mutato paesaggio culturale, rende necessarie adeguate competenze per individuare e selezionare i dati utili dal rumore informativo.
Competenze che saranno sempre più indispensabili in una società che cambia molto velocemente e non permette di considerare l'apprendimento come un processo a cui dedicare solo la prima parte della vita.
L'insegnante che fa lezione usando gesso e lavagna ha circa duecento anni e funziona tuttora molto bene. Disporre di un insegnante in carne ed ossa consente agli studenti di avere una persona con cui interagire, a cui porre domande e ottenere risposte ma richiede che docente e studenti siano fisicamente presenti nello stesso luogo e nello stesso momento. L'insegnante deve al tempo stesso garantire a tutta la classe un livello di conoscenza comune: ciò può comportare che ad alcune domande non possa dare l'attenzione che necessitano per mancanza di tempo.
L'introduzione delle tecnologie a supporto alla formazione ha come obiettivo quello di garantire la personalizzazione dell'apprendimento e di non richiedere la copresenza del docente e dello studente: l'utilizzo del computer nella formazione consente allo studente la massima autonomia, ma può dare scarsi risultati se manca l'interazione con il docente e con i propri pari.
L'aumento dei costi per la formazione, l'abbreviarsi dei cicli di produzione e quindi la necessità di aggiornare e riconvertire le proprie competenze più volte nella vita professionale, hanno reso necessaria l'individuazione di nuovi strumenti di supporto alla formazione.
Il web raggruppa una serie di caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto alla formazione: è accessibile da qualsiasi parte del mondo, è sempre disponibile (lo studente può decidere quando utilizzarlo), non richiede piattaforme hardware particolari, non richiede la consegna di copie aggiornate di software. Al tempo stesso può facilmente essere integrato da altre applicazioni quali posta e bacheche elettroniche, la possibilità di svolgere dei test e arricchito di componenti multimediali. Ulteriori adeguamenti possono prevedere la disponibilità di sistemi di comunicazione sincrona e condivisione di documenti (desktop conferencing) per favorire il confronto e la cooperazione fra docente e studenti, sistemi di valutazione per gli studenti e materiale didattico personalizzato.
L'apprendimento collaborativo intende superare la formazione a distanza che pur rompendo i vincoli spaziali e temporali, ripropone un modello di insegnamento tradizionale con il docente che fa lezione, magari con una telecamera che inquadra la lavagna.
Il prof. Jerald G. Schutte della California State University ha effettuato nell’autunno del ’96 una sperimentazione su 33 classi per valutare le differenze fra l’insegnamento tradizionale e quello in "classi virtuali".
Contrariamente alle previsioni, la "classe virtuale" ha ottenuto risultati migliori in termini quantitativi e qualitativi. Oltre a voti migliori, gli studenti della "classe virtuale" scelti in modo casuale prima dell’esperimento, hanno dimostrato una migliore percezione del rapporto con i compagni e una maggiore comprensione e flessibilità soprattutto verso la matematica.
L’ipotesi di fondo della sperimentazione era che il rapporto faccia - a - faccia con il docente non produca effetti particolari sui risultati ottenuti: tesi confermata dalla ricerca. Al tempo stesso però, si è dimostrato come il rapporto con il docente sia fondamentale per il processo di apprendimento e che senza di esso gli studenti soffrono. La carenza di rapporto diretto con il docente porta ad una maggiore interazione fra gli studenti, e questa interazione si traduce in risultati migliori.
Maggiore è la partecipazione dello studente al processo di apprendimento, migliori sono i risultati: fare esperienze in collaborazione con i propri colleghi, arricchisce ulteriormente questo processo.
E’ su questi presupposti che si basa il WBT (Web Based Training): la possibilità per gli studenti di aumentare l’interazione attraverso tecnologie quali la posta elettronica o la chat, che sono per loro stessa natura di carattere collaborativo. Altro aspetto fondamentale per prodotti di tipo WBT è di assistere il docente nella produzione e nella gestione dell’ambiente didattico.
Attraverso la rete è possibile accedere ad alcuni prodotti che offrono le funzionalità peculiari del WBT: la maggior parte di essi è rivolta prevalentemente alla fascia universitaria ma ne esistono anche per la scuola secondaria.
I prodotti esistenti hanno diversi livelli di sofisticazione: in linea generale forniscono strumenti di supporto alla posta elettronica, alla comunicazione testuale sincrona (chat) e alla possibilità di creare forum di discussione su specifici argomenti; tutto ciò con l’obiettivo di favorire la comunicazione fra gli studenti e il docente, ma anche fra gli studenti stessi. Questi strumenti aiutano a superare due problemi delle lezioni tradizionali: la centralità del docente e il tempo limitato della lezione. In ambienti di WBT, gli studenti sono incoraggiati a comunicare fra loro e non esiste il limite temporale della lezione.
A titolo esemplificativo esaminiamo le caratteristiche di tre ambienti WBT: ICA per le scuole superiori e TOPCLASS, adottato dall’Università Statale di New York, WebCT sviluppato al Dip. di Informatica della University of British Columbia.
1. ICA, Internet Classroom Assistant è stato annunciato nel febbraio 97 da Nicenet, un’associazione di volontari. Per l’accesso a questo software si utilizza un qualsiasi browser per il web, e quindi qualsivoglia piattaforma hardware. Il "docente" o il "formatore" registra se’ stesso e la propria classe sul server: viene quindi assegnata una password per l’accesso degli "studenti". Questo software consente di gestire:
Calendario: Sulla home page della classe possono essere visualizzati gli appuntamenti e i compiti della settimana.
Condivisione di documenti: Studenti e professori possono pubblicare i propri documenti utilizzando dei moduli preesistenti: senza quindi conoscere le istruzioni HTML. I documenti sono automaticamente integrati con il calendario: gli studenti possono passare dai propri "compiti" ad altri, lasciare i propri messaggi e ricevere i commenti del docente.
Conference: si possono far partire discussioni su temi assegnati dal docente o scelti dagli studenti.
Posta privata: molto simile alla posta elettronica ma completamente integrata con la conference e i documenti.
Condivisione di link: condivisione di puntatori a risorse Internet di interesse
3. WebCT, progetto del prof. Murray W. Goldberg dell’University of British Columbia, è uno strumento che facilita la creazione di sofisticati ambienti di apprendimento basati sul web. WebCT richiede pochissime competenze tecniche e prevede diversi livelli d’accesso: oltre all’amministratore, il progettista del corso, uno o più "marker" e infine gli studenti.
L’amministratore può creare nuovi corsi e cancellarne di vecchi, oltre che assegnare le password. Il progettista o istruttore è colui che effettivamente prepara il corso ed i test. Ogni corso può avere alcuni "marker" che possono assegnare test e voti.
Lo studente può usufruire di strumenti di conference, posta elettronica, chat, supporto per l’autovalutazione, archivi di immagini, link e glossari; spazi per la pubblicazione dei propri elaborati, quiz on line con tanto di durata prevista, creazione automatica di indici, possibilità di aggiungere note alle pagine del docente e infine di consultare le proprie valutazioni.
L’istruttore oltre che per la creazione di pagine, dispone di strumenti per il monitoraggio dei propri studenti (date di accesso, durata dei collegamenti, pagine visitate, partecipazione alle conference, numero totale di accessi), la creazione di quiz online attivabili in date prestabilite che permettono di assegnare valutazioni poi automaticamente archiviati nel database generale.
http://homebrew.cs.ubc.ca/webct
Se un computer collegato ad Internet è sufficiente per ricreare una situazione di classe a che serve andare a scuola?
Immaginate una scuola in cui ogni studente disponga di un computer portatile e lo usi al posto della carta e penna, per imparare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento…[..]
Immaginate una scuola dove ogni insegnante disponga di un computer portatile e comunichi con genitori e studenti tramite posta elettronica, collabori con altri insegnanti online … [..]
Immaginate una scuola in cui genitori, associazioni e imprese diventino partecipanti attivi all’educazione dei ragazzi e partner reali della scuola [..]
Queste parole descrivono il programma Microsoft Anytime Anywhere Learning. Il progetto AAL (http://www.microsoft.com/education/k12/aal) ha coinvolto 53 scuole (elementari, medie e superiori) nell’anno scolastico 1996/97, e prosegue tutt'ora. Gli istituti oltre ad essere diversi per tipo di studenti (grandi città come New York e regioni rurali nell’Ohio), avevano esperienze molto diverse nell’uso dei computer.
Obbiettivo del programma è mettere a disposizione di studenti e docenti un computer portatile 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana; le scuole, per vincoli di varia natura, hanno gestito la cosa in modo differente e non a tutti è stata consentita la piena disponibilità delle macchine: tuttavia il 46% delle scuole che hanno partecipato è riuscita a fare in modo che tutti gli allievi di una classe potessero disporre di un portatile a tempo pieno.
L’uso dei laptop ha permesso agli studenti di seguire i propri stili e tempi di apprendimento, ha favorito la collaborazione e trasformato il ruolo dei docenti.
Il merito del progetto AAL sta nel rovesciare il rapporto fra la scuola, il tempo e lo spazio: nessuna separazione fra l’edificio scolastico e il resto del mondo.
Quale deve essere oggi il rapporto fra la scuola e ciò che ne sta fuori e intorno è oggetto di riflessione: la scuola sembra essere il regno delle separazioni anche al suo interno, separazioni di discipline e di spazi.
Immaginando di dover costruire oggi una scuola nuova come andrebbe progettata?
In particolare come prevedere la collocazione di computer a scuola? Assolutamente da scartare sembrava l’idea del "laboratorio d’informatica". Già Seymour Papert nel suo "I bambini e il computer" aveva descritto questa situazione:
"Quando nella scuola c’erano pochi computer, l’amministrazione era contenta di lasciarli nelle classi di quegli insegnanti che dimostravano maggiore entusiasmo e questi erano in genere persone che consideravano i computer un mezzo di cambiamento. Ma col crescere del loro numero, i computer sono diventati una specie di status symbol e a quel punto è intervenuta l’amministrazione. Dal punto di vista di un amministratore, era più logico mettere insieme tutti i computer in un’unica stanza – battezzata impropriamente "laboratorio di informatica" – sotto il controllo di un insegnante specializzato. A quel punto i bambini potevano frequentare il laboratorio e studiare informatica per un’ora alla settimana e, secondo una logica ineluttabile, il passo seguente fu di introdurre un programma per questa materia. Così, a poco a poco, le caratteristiche "sovversive" del computer vennero scalzate; invece di superare le barriere tra le materie, e di mettere in discussione il concetto stesso di separazione, il computer finì col diventare una nuova materia"
Eppure neanche le scuole americane hanno colto appieno le indicazioni di Papert: i laboratori informatici sono ancora il modo più comune di usare il computer a scuola, anche se uno o due computer sono presenti in classe. E' ovvio che il laboratorio di informatica consente di condividere i computer fra il maggior numero di allievi e ne rende possibile la protezione rispetto ai furti, ma la decisione di "dove" mettere i computer a scuola non è slegata dalle valutazioni del perché usarli.
Nelle aziende i PC (e prima i terminali) fino a pochi anni fa non stavano sulle scrivanie, ma su altri tavoli, prima ancora in altre stanze: oggi i PC stanno anche sui tavoli delle abitazioni private.
L'integrazione del computer nella normale attività curricolare è essenziale in un'ottica di preparazione al mondo del lavoro: saper usare un foglio elettronico e un elaboratore di testi è oggi l'equivalente del saper leggere, scrivere e far di conto.
Allo stesso modo non si può prescindere dal fatto che il mondo del lavoro richieda capacità di utilizzo di tecnologie per la comunicazione e cooperazione a distanza. In un'economia caratterizzata dalla globalizzazione sarà indispensabile possedere capacità relazionali per lavorare in gruppi culturalmente diversi e geograficamente dispersi. Occorrerà essere in grado di combinare competenze multidisciplinari nei campi della scienza e dell'arte, della tecnologia e dell'umanesimo.
L'utilizzo delle nuove tecnologie nella scuola dovrebbe aver ormai superato la fase pioneristica, anche in Italia: il Piano Nazionale dell'Informatica e il Programma di Sviluppo Tecnologie Didattiche hanno permesso da tempo di avviare sperimentazioni nelle classi.
Dai giornalini di classe sviluppati con strumenti di desktop publishing si è passati al giornalino di classe su Internet, gli ipertesti sviluppati con sistemi autore sono diventati siti web, magari sviluppati in collaborazionie con scuole geograficamente distanti.
A Torino, ad esempio, l'Amministrazione Comunale, in collaborazione con il CSI-Piemonte, il Provveditorato agli Studi e l'IRRSAE, promuove dal 1994 il progetto per la connessione delle scuole alla rete Internet, con il duplice obiettivo di fornire l'accesso alle risorse informative disponibili sulle reti internazionali e diffondere la valenza didattica di Internet come strumento che offre nuove possibilità comunicative.
Il progetto è stato avviato con la fornitura dell'accesso ad otto istituti tecnici industriali e due licei scientifici. Il servizio prevedeva connessioni di tipo "carattere" a sistemi Unix: in quel periodo non tutti sapevano cosa fosse Internet ed in qualche caso è stato necessario recarsi presso gli Istituti, spiegare ai presidi di cosa si trattasse e i vantaggi nell'utilizzarla a lezione.
Obiettivo finale del progetto era giungere al coinvolgimento degli studenti, inizialmente in veste di fruitori delle risorse e successivamente come produttori di informazione, attraverso la realizzazione di siti web (inizialmente si parlava di server gopher).
In generale, si osserva che l'entusiasmo per la tecnologia è molto forte, ma al tempo stesso esiste ancora una resistenza a lavorare insieme con gli studenti e a collaborare con altri docenti. La realizzazione delle pagine web della scuola è ancora in qualche caso opera di singoli docenti o addirittura di consulenti: si tratta di esperienze che restano completamente isolate dalla vita quotidiana della scuola.
I docenti che già conoscevano Internet hanno attivato in quasi tutti gli istituti corsi o seminari di formazione per i loro colleghi: va segnalata l'iniziativa di attivare un corso di formazione interscuole su Internet, organizzato da un istituto per i colleghi di altre otto scuole superiori e una scuola media.
A quattro anni di distanza il progetto fornisce connettività ed assistenza a più di 100 scuole di ogni ordine e grado: ogni scuola ha a disposizione due accessi full Internet e 20 Mbyte di spazio sul server messo a disposizione dal Comune di Torino. Si stanno avviando alcune iniziative di collaborazione fra le scuole che partecipano al progetto: un gruppo di scuole medie inferiori e superiori hanno realizzato, con il comitato di quartiere, un bollettino telematico, esiste un progetto Rete Centro (…), alcune scuole hanno avuto i finanziamenti per partecipare a NetD@ys.
Il Provveditorato di Torino, ha creato un gruppo di lavoro a cui collaborano alcuni docenti per la realizzazione del proprio sito. Il progetto sarà orientato ad assolvere una funzione di servizio all'autonomia delle scuole;fra gli obiettivi individuati quello di ospitare la segnalazione di materiali e siti, che non sia generica, oltre che costruire un rapporto in cui chi mette i contenuti ne ha la responsabilità (le scuole) e invece chi li mette a disposizione si occupa di valorizzarli ma non di fare valutazioni.
Una città che oggi, come dimostra il recente studio effettuato dalla Fondazione Gramsci, è un deposito di risorse che ha fra i suoi punti di forza, oltre alla scuola giuridica e l'impegno politico, la cultura tecnologica e della comunicazione. Infatti, la Città di Torino promuove altri progetti legati all'uso della telematica nella scuola o nella didattica: è in via di completamento un progetto che prevede la fornitura di linee ISDN per consentire lo scambio di dati amministrativi fra le scuole. Anche l'iniziativa Torino2000 riserva una particolare attenzione agli aspetti della didattica: alcune scuole usufruiscono di collegamenti completamente gratuiti ad alta velocità e ciò consente l'utilizzo di strumenti per la comunicazione video e audio. Questi sistemi permettono di gestire comunicazioni sincroniche a distanza, favorendo l'apprendimento collaborativo. Una sperimentazione in questo senso è stata svolta con il Comune di Collegno per il collegamento fra alcune scuole medie ed elementari, fra cui la scuola media ospedaliera.
Il Progetto Torino Facile, finanziato dall'Unione Europea, prevede l'utilizzo di una carta elettronica e telematica che consentirà ai cittadini di disporre di una chiave di identificazione capace di aprire a distanza le porte di tutti i servizi erogabili in una grande città. In questo modo, saranno disponibili attraverso Internet o utilizzando appositi sportelli automatici, prestazioni, quali il rilascio di certificati anagrafici oppure il pagamento di tasse e multe. Per gli studenti universitari, ad esempio sarà possibile utilizzare a distanza i servizi di segreteria, acquistare copie elettroniche di materiale scolastico, usufruire di servizi didattici interattivi.
Tuttavia nell'uso di Internet a scuola, nella maggior parte dei casi manca una reale integrazione con l'attività curricolare, non esiste una valutazione degli effetti prodotti dall'utilizzo delle nuove tecnologie, anche perché i tradizionali metodi di valutazione non sono perfettamente applicabili alle nuove forme di apprendimento.
Resta in parte irrisolta la questione relativa alla motivazione degli insegnanti, che non sempre hanno a disposizione gli strumenti e la formazione necessaria per utilizzare tutte le potenzialità di Internet per la didattica: invece si ritrovano a dover affrontare lo spettro del pedofilo in rete, che incombe su tutti i giornali e le tv o a rincorrere i ragazzi e le ragazze che comprendono di Internet, qualche volta, solo la funzione di evasione.
In questo senso le funzione più importante che la scuola dovrà assolvere sono da un lato quello di garantire a tutti gli studenti parità di opportunità nell'uso della tecnologia, e dall'altro quello di sviluppare una riflessione critica e consapevole sulle tecnologie, al riparo dai tecno utopisti e dai neo luddisti, e possibilmente anche dai tecno realisti, quando i ragionamenti sono di un'ovvietà come questa:
Non basta collegare online le aule scolastiche per mettere in salvo la scuola: l'arte dell'insegnamento non può essere replicata dai computer, da Internet o dall'insegnamento a distanza; questi e altri similari strumenti sono senz'altro utili, ma non dobbiamo commettere il grave errore di scambiarli per la panacea generale.
E' importante che ogni singolo docente abbia tempo e modo di sperimentare e ricercare per preparare e orientare i suoi allievi ad un uso proficuo della rete, sia che si tratti di navigazione in rete, di costruzione di pagine o di un'esperienza di videoconferenza.
Sulla rete esistono moltissimi siti che aiutano il docente nell'uso della telematica in classe: indicazioni che aiutano a non commettere errori che altri hanno già fatto oppure a quali sono le domande da porsi prima di cominciare. Certo, sono quasi tutti in lingua inglese: auspichiamo che presto ce ne siano anche in Italiano, ma non va dimenticato che se di scambi e collaborazioni internazionali si parla, non si può fare a meno della lingua franca di Internet.
A questo proposito segnalo un sito molto utile e ben costruito per l'integrazione della tecnologia nella didattica: http://learnweb.harvard.edu/ent
Il sito propone gli strumenti per una didattica fondata sul modello "Teaching for Understanding" e fornisce indicazioni per rispondere a queste domande "Come aiutare gli studenti ad imparare", "Come integrare le tecnologie in modo più efficace", "Come usare questo sito in modo efficace".
Una sezione molto interessante, caratterizzata da una forte interattività, è intitolata Collaborative Curriculum Design Tool (CCDT) ed è rivolta ad insegnanti o gruppi di insegnanti che intendano sviluppare moduli didattici secondo i principi dell'insegnare per capire. A chi deve realizzare un nuovo progetto, viene fornito supporto da parte di esperti e tramite chat e bacheche elettroniche è possibile inviare idee e materiale: ovviamente il sito consente a tutti di integrare il materiale già esistente con commenti o altro materiale, vere e proprie pagine bianche sono previste per ogni progetto esistente in cui si possono indicare le proprie idee in merito.
Spero che gli interventi che seguiranno oggi e domani, in particolare quelli di Limonciello e Cillo, ci diano buone speranze perché si sviluppino presto, anche in Italia, comunità e servizi come questo.
Troina, 28 ottobre 1998