Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia
Scolastica
Ufficio X Circolare Ministeriale
24 luglio 2009, n. 70 MIUROODGOS prot.n. 8100 /R.U./U
Oggetto: Piano di interventi e di finanziamenti per la
realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio
delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti ad una minoranza
linguistica (Legge 15 dicembre 1999, n. 482 art. 5) Esercizio
finanziario 2009 Premessa
La coesistenza di molte lingue in Europa è la risposta alla sfida
dell’Unione Europea ad essere unita nella diversità.
“Le numerose lingue nazionali, regionali, minoritarie e delle comunità
migranti parlate in Europa arricchiscono ciascuna il nostro patrimonio
culturale comune. La loro condivisione favorisce il dialogo e il
rispetto reciproco. Nell'Unione Europea esistono zone in cui i cittadini
parlano sia una lingua regionale o minoritaria che quella nazionale e
conoscono abbastanza bene anche le lingue straniere. Le persone
poliglotte sono elementi preziosi poiché fungono da collante tra le
diverse culture” (Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee
Bruxelles 18 settembre 2008).
L’uso fluente di due o più lingue porta ad assimilare le istanze
interpersonali, le tradizioni ,il folclore relativo alle varie culture
di riferimento tanto da facilitare la comprensione tra persone diverse,
da migliorare la coesione sociale.
Alla preoccupazione per le problematiche connesse alle differenze
culturali, sociali, politiche o economiche, possiamo opporre un corretto
dialogo che solleciti la comunità ad impegnarsi con azioni opportune ed
efficaci sul piano culturale e sociale ed a favorire l’esperienza
dell’ascolto reciproco, riconoscendo il contributo che il rispetto per
le diverse lingue e culture anche di minoranza apporta al processo di
integrazione culturale e di coesione sociale a livello europeo, e di
valorizzazione, a livello nazionale, anche dei diversi idiomi che
compongono lo scenario culturale e sociale del nostro paese.
Tutelare la flessibilità linguistica, la diversità culturale include la
promozione di un modello di integrazione, di una cultura della
convivenza pacifica, per la quale promuovere il dialogo con le diverse
culture, parlare due o più lingue, in età precoce, significa sviluppare
la consapevolezza della propria identità, dei propri diritti come
cittadini italiani ed europei ed acquisire la capacità di abbattere la
diffidenza verso il diverso, l’altro da me. Apprendere diverse lingue
costituisce insieme un’opportunità culturale ed economica, infatti
favorisce la libera circolazione, la comprensione e la tolleranza. Si
può sostenere infatti che le persone poliglotte sono elementi preziosi
poiché fungono da collante tra le diverse culture.
Nell’attuale Europa a 27 Stati, con 3 alfabeti e 23 lingue ufficiali e
circa 60 altre lingue parlate in particolari regioni o da specifici
gruppi - dove l’Italia appare al primo posto per il numero di lingue di
minoranze parlate al proprio interno - la citata Comunicazione della
Commissione guarda al multilinguismo come ad una sfida salutare,
arricchente per il patrimonio culturale comune, ma soprattutto guarda ai
cittadini che parlano sia la lingua regionale o minoritaria che quella
nazionale come elementi preziosi per la coesione sociale e come un
possibile ponte tra le diverse culture.
L’importanza del contenuto di questa Comunicazione è che da essa si
deduce chiaramente che l’appartenenza ad una lingua minoritaria o
indirettamente il suo studio non allontana dalla conoscenza delle altre
lingue straniere, ma produce una valorizzazione ed un potenziamento
delle capacità linguistiche ed è per questo che in un mondo che va
sempre più verso il monopolio di una lingua sulle altre, ha sempre più
senso tutelare e favorire le lingue minoritarie e deve continuare ad
essere un impegno per i governi.
L’Italia, con le sue dodici lingue di minoranza storica e con la
moltitudine dei diversi, vivaci e colorati dialetti rappresenta, nel
mondo occidentale, uno dei paesi con la più elevata diversità
linguistica.
In Italia sono quasi due milioni le persone che appartengono ad una
minoranza linguistica, che hanno origini e tradizioni molto antiche e
che ancora conservano negli usi, nella vita quotidiana, nella
espressione religiosa e nei vestiti tipici, le radici etniche della
cultura minoritaria o regionale tramandata di generazione in generazione
insieme alla lingua ufficiale della nazione in cui vivono.
Il rispetto del diritto imprescindibile e universalmente riconosciuto di
usare una lingua regionale o della minoranza nella vita privata e
pubblica è sancito – come è noto - nella Carta Europea delle Lingue
Regionali o Minoritarie, – Strasburgo, 5 novembre 1992- entrata in
vigore il 1° marzo 1998 e diventato così un punto di riferimento per le
rispettive legislazioni nazionali e regionali.
In seguito, in Italia è stata promulgata il 15 dicembre 1999 la Legge n.
482, che ha disciplinato in forma organica la tutela di dodici minoranze
linguistiche insediate nel territorio italiano, dando applicazione al
dettato costituzionale e alla normativa europea.
Essa all’art. 2 dispone che: "La Repubblica tutela la lingua e la
cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche,
slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale,
il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo”.
Nel nostro Paese vi sono infatti aree plurilingue, di antichissima data,
dove convivono culture e lingue diverse formatesi a seguito di fenomeni
di migrazione o a causa della loro particolarità geografica, essendo
zone di confine. Queste comunità in questi anni hanno sperimentato, nel
rispetto del principio di sussidiarietà, la validità della legislazione
nazionale e locale nella promozione e nella tutela dell’apprendimento
delle lingue minoritarie come simbolo dell’identità regionale, della
coesione sociale e dell’arricchimento del proprio patrimonio culturale,
sempre comunque nel rispetto dell’uso della lingua italiana come fattore
di identificazione culturale e di unità nazionale.
In questo contesto, la Legge n. 482 ha introdotto, in particolare, agli
articoli 4 e 5, specifiche disposizioni in materia di promozione della
lingua delle minoranze sia come strumento di svolgimento delle attività
didattiche nella scuola materna e di insegnamento delle discipline nella
scuola elementare e secondaria di 1° grado, sia come oggetto specifico
di apprendimento nei predetti gradi di scuola. Tali disposizioni,
integrate dal Decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001 n.
345, contenente il Regolamento di attuazione della citata Legge, hanno
consentito alla scuola dell’autonomia la realizzazione di importanti
obiettivi nella salvaguardia e nel mantenimento delle lingue regionali.
Indicazioni
Questa Direzione Generale degli Ordinamenti Scolastici, in occasione del
decennale della Legge 482/99, ha sentito la necessità di valutare gli
esiti dell’impatto delle iniziative di tutela e di promozione delle
lingue minoritarie storiche negli Istituti Scolastici appartenenti a
zone geograficamente delimitate, affidando all’Istituto Nazionale per la
Valutazione del Sistema Educativo (INVALSI) il piano di ricerca “Lingue
di minoranza e scuola. A dieci anni dalla Legge 482/99”.
Lo scopo della ricerca è di effettuare una ricognizione dello stato
reale di applicazione della legge sulle minoranze linguistiche,
investigando il numero e la tipologia delle scuole coinvolte, i diversi
modelli di autonomia scolastica messi in atto dalle scuole stesse, i
diversi orientamenti e metodologie d’insegnamento della lingua, i
materiali didattici adottati e il tipo di rapporto tra lingua e cultura
presente sul territorio nonché le sinergie messe in atto con il
territorio medesimo.
I percorsi progettuali presentati dalle Istituzioni Scolastiche nei
dieci anni intercorsi dalla promulgazione della Legge 482/99
testimoniano l’impegno professionale profuso per la promozione della
lingua e cultura di appartenenza, il profondo vincolo che lega le
comunità locali alle loro diverse radici etniche, la fattiva e sinergica
collaborazione che si è instaurata tra scuola e territorio. La ricerca
in corso cercherà – tra l’altro - di valutare l’entità del contributo
reale che i finanziamenti concessi in questi anni alle istituzioni
scolastiche hanno portato alla promozione e salvaguardia delle lingue e
culture minoritarie.
Sia dai risultati preliminari dell’attività di ricerca commissionata
all’INVALSI - che si è avvalsa di informazioni assunte dalle scuole
interessate tramite questionario on-line e tramite focus-group con
insegnanti, genitori e studenti - sia dalle richieste avanzate dal
Gruppo di Studio, di cui al D.D. 17 ottobre 2008 n. 59, all’uopo
ricostituito con il compito di offrire indicazioni per la definizione
dei criteri generali nel campo delle minoranze linguistiche storiche ,
emergono significativamente alcune esigenze che appaiono di indubbia
rilevanza:
* la necessità, sentita con chiarezza dalle scuole, di una minore
“precarietà progettuale”, di un tempo più lungo per la pianificazione e
lo svolgimento del lavoro programmato, in modo da garantire continuità e
stabilità ai progetti;
* il bisogno di ampliare i progetti in rete tra le scuole, al fine di
rafforzare l’identità di ogni minoranza e rompere l’isolamento nel quale
alcune di esse si trovano, collegandosi a scuole di altre zone, sia, nel
caso di minoranze trasnazionali, ai paesi delle lingue tetto, anche al
fine di utilizzare al meglio le risorse in quelle attività, per le quali
più forti sono i vantaggi finanziari derivanti dall’ampliamento dei
destinatari;
* l’urgenza di definire la tipologia degli insegnanti di lingue
minoritarie, individuando dei requisiti minimi condivisi, al fine di
assicurare se non una completa omogeneità dell’offerta - difficilmente
raggiungibile in una tipologia d’insegnamento così eterogeneo - almeno
un minimo comune denominatore tra coloro che insegnano;
* l’opportunità di promuovere – ove possibile – una tipologia di
insegnamento più vivo e contestualizzato delle lingue minoritarie,
utilizzando metodologie innovative e contenuti più accattivanti.
La corrispondenza ai principi proposti favorirà non solo la promozione
delle lingue minoritarie ai sensi della Legge 482/99, ma anche una
risposta positiva a quella sfida salutare costituita dalla diversità
linguistica proposta dalla Commissione delle Comunità Europee (Bruxelles
18/9/2008), di cui in premessa.
Anche quest’anno tutte le scuole dell’infanzia, le scuole primarie e le
scuole secondarie di primo grado interessate all’uso della lingua
minoritaria, sono invitate a presentare – per il biennio 2009/2011 -
propri percorsi progettuali in rete, purché siano site in “ambiti
territoriali e subcomunali delimitati in cui si applicano le
disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche” (legge 15
dicembre 1999 n. 482 art.3) ed in linea con le indicazioni
sottoriportate.
Pertanto, premesso quanto sopra emerso e tenuto conto delle esperienze
delle iniziative progettuali rivelatesi più incisive nella
valorizzazione delle lingue minoritarie e in considerazione delle
pressanti esigenze di razionalizzazione e di contenimento della spesa
per un uso efficace ed efficiente delle risorse economiche a
disposizione, anche alla luce delle forti riduzioni dei finanziamenti
previsti, si forniscono di seguito indicazioni e chiarimenti sulle
caratteristiche ed i criteri cui devono essere improntati i progetti per
l’ammissione ai finanziamenti di cui alla L. 482/99:
1. Cooperazione in rete. L’incentivazione della cultura di “rete”,
prevista all’art.7 del D.P.R.n.275/1999, nell’ottica dell’ottimizzazione
delle risorse umane e strutturali, dell’economicità delle operazioni e
dell’efficienza dell’organizzazione delle attività, attualizza l’impegno
delle Istituzioni Scolastiche per l’insegnamento delle lingue e delle
culture di minoranza, permettendo l’utilizzazione di tutti gli spazi
organizzativi - didattici messi a disposizione dalla normativa succitata
per la promozione del bilinguismo e la contestualizzazione
dell’apprendimento. La scuola capofila, presentatrice del progetto,
dovrà aver cura di inviare alla scrivente Direzione l’accordo di rete,
cofirmato dai Dirigenti Scolastici di tutte le scuole partner, e un
documento con sezioni relative al breve profilo dei partners,
all’articolazione interna delle attività e alla suddivisione degli
oneri. La costituzione di reti formali, orizzontali o verticali tra i
diversi ordini di scuole (scuole dell’infanzia, scuole primarie e scuole
secondarie di primo grado) in possesso dei requisiti linguistico –
territoriali richiesti dalla normativa (Legge 482/99), può fare
riferimento ad una stessa lingua minoritaria, od a lingue minoritarie
diverse od al paese di riferimento della lingua-tetto.
Sarà finanziata la scuola capofila del progetto in rete e la stessa avrà
l’onere della gestione contabile – finanziaria nonché dell’attribuzione
dei finanziamenti pro-quota alle altre scuole facenti parte della rete,
secondo quanto indicato nella sezione “cooperazione in rete,
suddivisione delle attività e degli oneri” della scheda formulario,
allegata alla presente circolare.
2. Continuità. In considerazione del breve intervallo temporaneo tra
l’erogazione del finanziamento ed il termine dell’anno scolastico di
riferimento, a disposizione delle istituzioni Scolastiche per
l’attuazione didattica delle progettualità finanziate, ed in vista della
complessità della progettazione richiesta, con particolare riguardo
all’articolazione interna alla rete di cui al paragrafo precedente, è
emersa la necessità di offrire un respiro didattico più ampio, un tempo
maggiore per il radicamento delle iniziative attuate e per la
possibilità di valutarne l’impatto sul territorio.
Pertanto, anche al fine di una maggiore proficuità del finanziamento
erogato che con tempi di realizzazione più distesi consentirà di
realizzare gli obiettivi prefissati più compiutamente, ogni iniziativa
progettuale dovrà presentare un’articolazione biennale e dovrà essere
realizzata nell’arco dei due anni scolastici 2009/2010–2010/2011, in
modo da garantire la continuità temporale necessaria per lo svolgimento
e la valorizzazione del progetto nella scuola e nel territorio.
I finanziamenti saranno erogati con imputazione al capitolo di spesa
pertinente dell’esercizio finanziario 2009, mentre la realizzazione
didattica dei progetti avverrà entro il biennio anzidetto.
Le istituzioni scolastiche finanziate dovranno compilare una scheda di
monitoraggio in itinere sullo stato dell’arte delle attività svolte, al
termine del primo anno di attività e provvedere alla rendicontazione
finale con una scheda di monitoraggio conclusiva, alla fine del biennio.
3. Osservanza dei termini e delle modalità stabilite per l’invio dei
progetti. La mancata osservanza dei termini e delle modalità (digitale e
cartacea) di presentazione delle iniziative progettuali sarà motivo di
esclusione preventiva da qualunque finanziamento.
Pertanto saranno ammessi al finanziamento soltanto i progetti ad
articolazione biennale presentati dalla scuola capofila entro il termine
stabilito, corredati da un accordo di rete formale con almeno altre due
Istituzioni Scolastiche.
Priorità
Una volta effettuata la valutazione preventiva per riscontrare
l’osservanza delle condizioni minime previste al paragrafo precedente,
il Gruppo di Studio incaricato della valutazione effettuerà l’esame
delle iniziative progettuali, presentate dalle Istituzioni Scolastiche
capofila, accordando carattere prioritario ai progetti che si siano
ispirati ai seguenti criteri:
1. Insegnamento della lingua minoritaria attuato da parte dei docenti
della scuola, con idonee competenze linguistiche.
La giustificazione di questa priorità è da ricercarsi nel rapporto
didattico – educativo che il docente professionalmente instaura con il
discente che, oltre alla sua indubbia valenza formativa, influisce sulla
acquisizione delle competenze, sulla rilevazione dell’impegno, sulla
motivazione ad apprendere manifestata dai discenti. Dati recenti emersi
dall’attivazione di specifici focus-group dimostrano come il discente
collochi l’insegnamento quale attività prioritaria della funzione
docente e come, allo stesso tempo, consideri disciplina di secondaria
importanza l’insegnamento delegato a personale esterno alla scuola. In
subordine, qualora non sia possibile affidare l’insegnamento della
lingua minoritaria ad un docente della classe o della scuola ed in
assenza di un docente, anche esterno, ma idoneo, all’insegnamento delle
lingue minoritarie, residualmente ci si potrà rivolgere ad un esperto,
sempre previa autorizzazione del Dirigente Scolastico, la cui sicura
competenza ed esperienza risulti documentata da consistenti curricola.
Questi, sempre in presenza del docente della classe, potrà svolgere
lezioni di lingua minoritaria, sia in ambito curricolare sia in ambito
extracurricolare. La conoscenza della lingua minoritaria da parte del
docente potrà essere certificata – ove possibile - dalla presentazione
della documentazione attestante: dottorati, master, specializzazioni,
corsi di perfezionamento e di aggiornamento conseguiti presso
Università, centri o enti di ricerca.
2. Insegnamento veicolare.
Il percorso formativo in lingua minoritaria potrà essere realizzato
anche con un metodo integrato di didattica veicolare che, garantendo il
raggiungimento dei livelli essenziali di conoscenza disciplinare a tutti
gli alunni, introduca l’uso di pratiche innovative come il metodo CLIL (Content
and Language Integrated Learning) o di altre metodiche veicolari che
portino ad un uso vivo e contestuale della lingua minoritaria anche in
ambito plurilingue, soprattutto precisando quali siano:
* il numero delle ore dedicate all’insegnamento della lingua
minoritaria;
* il numero delle discipline coinvolte nell’uso veicolare della lingua;
* il numero degli alunni coinvolti.
La pratica veicolare, integrando la lingua con il contenuto e
l’insegnamento delle discipline con l’uso della lingua in questione,
permette di affrontare i contenuti con un approccio nuovo, originale e
più stimolante per gli alunni. Contestualizzando l’apprendimento e
concentrando nello stesso insegnamento porzioni di curricoli diversi si
realizza un’importante economia dei tempi. In questo modo, nel rispetto
dell’autonomia scolastica e previo assenso dei genitori, l’uso veicolare
e contestuale delle lingue minoritarie, attraverso l’insegnamento dei
contenuti disciplinari del curricolo come la storia, la geografia etc,
trasforma le stesse lingue minoritarie storiche in lingue “vive”
rendendo il loro apprendimento più efficace.
3. Iniziative di Formazione.
Le istituzioni scolastiche, ai sensi di quanto previsto dal D.P.R. n.
345/2001, nell'esercizio della propria autonomia di ricerca,
sperimentazione e sviluppo potranno prevedere nell'ambito del medesimo
progetto iniziative di formazione destinate al personale insegnante
coinvolto, da realizzare contestualmente all'attuazione dell’attività
didattica nel caso in cui nell'istituzione scolastica sia in servizio
personale docente ancora privo di competenze specifiche nelle lingue
minoritarie e/o che richieda ulteriori approfondimenti in materia e/o un
perfezionamento delle competenze già in possesso.
Si rappresenta che possono essere ammessi ai corsi di formazione docenti
in possesso dei titoli accademici, o di scuola secondaria superiore,
previsti dal vigente ordinamento. Gli obiettivi delle attività di
formazione dovranno prevedere il raggiungimento delle seguenti
competenze:
* padronanza della lingua minoritaria e conoscenze storico –
linguistiche ad esse correlate;
* conoscenza della storia, della cultura e delle tradizioni delle
comunità linguistiche – minoritarie;
* consapevolezza della correlazione sistematica tra varianti
linguistiche e variabili sociali nel processo comunicativo.
Nella programmazione e realizzazione degli interventi formativi, le
istituzioni scolastiche potranno avvalersi della consulenza e della
collaborazione delle Università e delle loro diverse articolazioni
(Dipartimenti e Facoltà), degli enti o dei centri di ricerca accreditati
per la formazione anche a livello nazionale.
Il finanziamento di tale attività di formazione certificata e
qualificata dovrà essere in linea con le indicazioni vigenti in materia.
4. Innovazione didattica.
Il progresso tecnologico, caratterizzato dal diffondersi delle reti
telematiche, degli ambienti virtuali, dall’uso generalizzato di siti -
web ha trasformato la nostra cultura in una “cultura digitale”. Le
innovazioni telematiche hanno consentito di rivedere il concetto di
documentazione, ridefinendo le strategie, gli strumenti, i codici
comunicativi, la diffusione e la conservazione del materiale. Il
mutamento imposto dalla cultura digitale alla didattica ha indotto il
sistema scuola ed il contesto educativo, entro cui si realizza
l’interazione alunno – docente, ad una riflessione atta a riconfigurare
l'approccio metodologico-educativo in una prospettiva più ampia che
coniughi sapientemente la didattica dei contenuti a quella dei processi.
Intrecciando i vari codici espressivi - secondo una logica di tipo
reticolare e grazie al supporto di appositi programmi – con le
tradizionali unità didattiche, oggi, si possono produrre percorsi in
lingua minoritaria interattivi, dinamici e flessibili, rispondenti alle
necessità e alle caratteristiche di una generazione di studenti in
rapida e radicale trasformazione.
La didattica laboratoriale linguistica, la sperimentazione di nuovi
materiali didattici e/o l’innovazione didattica relativa all’uso delle
nuove tecnologie informatiche in classe o su classi aperte (L.I.M.,
Libro on-line, Podcast, Reti Telematiche di Musica Elettronica, etc.) si
presta all’insegnamento sia frontale che veicolare delle lingue
minoritarie. L’utilizzo di trascrizioni e vocabolari on-line, di file
audio, di video, di immagini o della musica in versione digitale potrà
aiutare a raccontare più efficacemente una cultura, attraverso voci,
volti e suoni, favorendo così il recupero della vitalità delle lingue
minoritarie storiche.
5. Sussidiarietà orizzontale e verticale.
Attraverso il collegamento con le realtà locali e con il territorio, le
istanze formative emergenti ed i bisogni ad esse sottesi potranno essere
trasformati in percorsi di studio individualizzati, valorizzati dalla
collaborazione con associazioni, enti, istituti, centri di ricerca,
laboratori sperimentali e/o Università presenti in loco. È sul
territorio, infatti, che si misurano le competenze acquisite e le
pratiche attuate ed è, grazie a tale esame, che si possono dare forti
impulsi alla realizzazione dei programmi educativi. La sinergia con gli
enti e le istituzioni presenti sul territorio per la promozione
dell’apprendimento della lingua minoritaria dovrà essere attestata da
copia degli eventuali protocolli d’intesa o delle convenzioni. Le
scuole, nell’attuazione delle iniziative a garanzia delle culture e
tradizioni minoritarie, sono invitate anche a far riferimento ai
co-finanziamenti degli Enti locali di appartenenza, nel quadro di
un'ampia e consapevole sinergia con il territorio.
6. Valutazione.
Le scuole, nella loro autonomia, possono:
* valutare, adottando procedure e livelli condivisi di verifica, le
competenze acquisite dagli studenti nel campo delle minoranze
linguistiche;
* rilevare complessivamente ed in modo flessibile i progressi raggiunti
ed il ruolo attivo esercitato dagli studenti nei processi di
apprendimento;
* prevedere momenti di analisi delle abilità, capacità e conoscenze
acquisite;
* includere una riflessione sulla validità e sull’efficacia delle
strategie didattiche utilizzate per promuovere l’apprendimento delle
lingue minoritarie ed una verifica della ricaduta delle competenze
maturate dai docenti nel processo di insegnamento/apprendimento, anche
in forma di monitoraggio della programmazione progettuale finanziata.
7. Produzione di materiali didattici trasferibili
Detta produzione purché non connessa ad attività editoriale,deve essere
necessaria allo svolgimento della stessa attività didattica e/o dei
corsi di formazione ad essa connessa. Infatti la produzione di materiali
divulgativi non didattici (ad es.: slides, appunti di lavoro, brochure
informative), anche in collaborazione con Università, centri e enti di
ricerca o associazioni sarà finanziata solo entro il limite del dieci
per cento del totale richiesto.
Indicazioni Operative
Nella descrizione dei progetti, si raccomanda di focalizzare gli
obiettivi, rilevare il numero dei destinatari, articolare le azioni tra
le scuole partner, suddividere gli oneri finanziari ed infine curare che
siano indicate le azioni di monitoraggio e di valutazione dell'attività,
nonché di diffusione dei risultati.
Le scuole, nell'elaborazione delle proposte, dovranno rapportarsi ad uno
"standard" di costi entro cui siano previste esclusivamente spese
necessarie per la realizzazione delle iniziative di insegnamento e
formazione, tenendo sempre conto dei criteri precedentemente esposti.
Il finanziamento che sarà disposto da questo Ministero sarà pertanto
opportunamente ripartito e assegnato rispetto alle esigenze progettuali
espresse dalle scuole e in relazione alle effettive disponibilità di
cassa del relativo capitolo della spesa, in base alle determinazioni del
Ministero dell'Economia e delle Finanze.
L'invio dei progetti da parte delle istituzioni scolastiche dovrà essere
effettuato presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca - Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per
l’Autonomia Scolastica, Ufficio X, V.le Trastevere 76/A - 00153 Roma,
entro e non oltre il 10 ottobre 2009.
Le proposte saranno prese in considerazione se corredate dei seguenti
elementi:
1. progetto in originale, redatto in lingua italiana e in lingua
minoritaria;
2. scheda-formulario, allegata alla presente lettera circolare,
debitamente compilata in tutte le sue sezioni, da inviare all'indirizzo
di posta elettronica segnalato sulla medesima scheda;
3. scheda sintetica (in formato excel) formata da tre sezioni:
anagrafica, coordinate bancarie, progetto allegata alla presente lettera
circolare, da scaricare, compilare in tutte le sue parti (una scheda per
progetto) e inviare all’indirizzo di posta elettronica segnalato sulla
medesima scheda;
4. accordo di rete formale con non meno di due Istituzioni Scolastiche
5. delibera del Consiglio Provinciale di cui all'art. 3 comma 1 della
precitata Legge n. 482/99.
Si raccomanda l’invio all’indirizzo e-mail delle sole schede allegate;
qualsiasi altra documentazione (progetto o delibera o accordo di rete)
dovrà pervenire tramite servizio postale all’indirizzo suindicato.
Si ricorda, inoltre che la scheda - formulario è una sintesi del
progetto e non sostituisce il progetto stesso, in mancanza del quale
l’eventuale proposta non potrà essere presa in esame.
Si prega di voler dare la più ampia diffusione alla presente circolare.
IL DIRETTORE GENERALE
F.to Mario G. Dutto
Allegati |