Circolare Ministeriale 2 agosto 1991, n. 240
Oggetto: Progetto Ragazzi 2000: primi orientamenti
La Legge 26 giugno 1990, n. 162 (T.U. D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, art. 104) affida al Ministero della P.I. il compito di promuovere e coordinare «le attività di educazione alla salute» nella scuola, attività che s'inquadrano nello svolgimento ordinario dell'attività educativa e didattica, per le quali il «ministro della P.I. approva programmi annuali differenziati per tipologie d'iniziative e relative metodologie di applicazione, per la promozione delle attività da realizzarsi nelle scuole, sulla base delle proposte formulate da un apposito comitato tecnico-scientifico»
Si vuole innanzitutto sottolineare il significato di una legge che, conosciuta dall'opinione pubblica come legge sulla punibilità del tossicodipendente, assegna in realtà alla scuola nuove finalità tali da configurare non solo nuove prospettive d'impegno, ma anche la possibilità di attribuire alla scuola una nuova centralità sul piano educativo e sociale.
Il concetto di salute, che la pubblica opinione delega per gli aspetti scientifico-tecnici alle competenze delle strutture sanitarie e per tutto il resto affida alle cure private delle famiglie, diventa insieme contenuto da insegnare, attività da compiere e obiettivo da perseguire da parte della scuola.
Sistemi istituzionali e culturali separati o solo parzialmente collegati, si trovano in tal modo a coincidere per una parte rilevante dei loro interessi, delle loro finalità e della loro attività, anche se ciascuno resta distinto dagli altri per gli obiettivi, per i metodi, per i punti di vista. La salute di cui deve occuparsi la scuola è la stessa «cosa», ma non è propriamente il medesimo «oggetto» di cui si occupano la famiglia da un lato e l'ospedale dall'altro.
Ciò costituisce la base per un rinnovato dialogo tra scuola e famiglia; un dialogo che si è sovente arenato di fronte all'incertezza degli obiettivi, dei compiti e dei ruoli. La partecipazione scolastica, riconosciuta e proposta per legge in epoca ricca di tensioni di tipo ideologico, può trovare nuove motivazioni e nuove prospettive di lavoro in riferimento a quel bene esistenzialmente primario e insieme delicato e complesso che è la salute dei figli-alunni.
Si fa di solito riferimento alla definizione di salute dell'OMS, che parla di benessere fisico, psichico, mentale, sociale e anche morale, come risulta da successivi approfondimenti; e, se si parla di equilibrio, si aggiunge che esso va inteso in modo dinamico, che chiama in causa, oltre agli stati dell'organismo, i sentimenti, le idee, le convinzioni, insomma la cultura della persona: cultura intesa non tanto come un «bagaglio» da portare con sé, quanto come un modo di essere, di pensare, di progettare, di agire e d'interagire.
Se la salute di cui ha dovuto occuparsi la scuola del passato aveva a che fare con patologie prodotte dalla fatalità e dalla povertà di gran parte della popolazione scolastica, la salute odierna è minacciata soprattutto da patologie che l'uomo si autoprocura, alla ricerca di un sollievo che lo liberi da forme di disagio paradossalmente prodotte da quella stessa società del benessere, che pur ha sconfitto tante miserie e malattie.
Alcoolismo, tabagismo, uso di sostanze stupefacenti o psicotrope e patologie correlate, ossia le abitudini e gli stati psicofisici di cui parla la legge, non sono calamità naturali e hanno la loro radice in disposizioni e in atteggiamenti che si formano precocemente nel soggetto e sui quali molto possono l'educazione, le esperienze positive e la cultura. Prevenire simili comportamenti, che sono spesso correlati con l'insuccesso scolastico, l'emarginazione, la devianza, la disoccupazione non significa affidarsi soltanto all'informazione e alla dissuasione, che potrebbero anzi risultare inefficaci o dannose, se realizzati al di fuori di un contesto relazionale positivo, quanto piuttosto considerare tutta la scuola, e cioè spazio, tempo, contenuti, metodi e relazioni come risorse idonee a rafforzare le potenzialità positive dei ragazzi, per aiutarli a trovare la loro strada e a non disperdersi nel bosco di una società complessa, sovente contraddittoria e disorientante.
Questa prospettiva, che è stata proposta da questo Ministero alle scuole secondarie superiori con il Progetto Giovani 93, viene ora estesa, con le necessarie differenziazioni, alla scuola elementare e media con il Progetto Ragazzi 2000. L'obiettivo generale è quello di mettere le scuole di base in grado di esprimere al meglio le potenzialità educative e preventive che sono implicite nei loro ordinamenti e nei loro programmi recentemente rinnovati, innalzando i livelli qualitativi delle loro prestazioni, sul piano della vitalità istituzionale, della sensibilità educativa, della produttività sociale.
Si tratta in particolare di migliorare l'accoglienza nei riguardi dei più giovani, da parte di una società che sta complessivamente invecchiando e che tende a rimuovere le problematiche specifiche della fanciullezza e della preadolescenza.
Non si tratta tanto di agire sui ragazzi, quanto di agire con loro, per metterli in grado di far da soli, ossia di sperimentare modalità di espressione, di comunicazione, di apprendimento gratificanti e responsabilizzanti.
Non si parla di figli e di alunni, ma di ragazzi, utilizzando il termine con cui essi, almeno dal secondo ciclo della scuola elementare, tendono a identificarsi in quanto soggetti distinti dagli adulti e dai ruoli, fondamentali ma talora troppo assorbenti, che essi vivono in famiglia e a scuola.
Il 2000, a cui si riferisce il progetto, costituisce una data realisticamente vicina, eppure carica al fascino per le potenzialità e per i rischi che presenta, oltre che per l'alone fantascientifico da cui è circondata; essa indica in qualche modo un futuro simbolico, un invito a diventare «grandi», legando la propria autopercezione non solo al presente quotidiano, ma ad un futuro impegnativo, al quale occorre prepararsi come per una grande avventura.
La salute che interessa ai genitori e che i docenti sono tenuti a promuovere, non interessa perciò come tale ai ragazzi, che vedono il bene e l'utile molto spesso con gli occhi dell'immaginazione e dell'emozione. I temi che si propongono, in analogia al Progetto Giovani 93, sono centrati sullo star bene: star bene in famiglia, nella scuola, nel proprio territorio; oppure: star bene con se stessi, con gli altri e con il mondo, in famiglia, nella scuola, nel proprio territorio.
Star bene è un infinito che assume valore programmatico e quasi provocatorio, perché suggerisce un immediato confronto con la situazione personale vissuta e con il contesto in cui questa acquista senso e va dialettizzata. Esso va coniugato non solo in prima persona, ma in tutte le persone della grammatica: io, tu, lui, noi, voi, loro. E non solo all'indicativo, che si trova così spesso smentito dalla realtà, ma anche all'imperativo e al condizionale, per identificare le prospettive sulle quali lavorare perché la salute sia un bene di tutti, secondo la logica della solidarietà
L'identità personale perseguite attraverso più o meno facili identificazioni e la solidarietà a livelli sempre più ampi, a partire da quello familiare a quello amicale, possono considerarsi le principali polarità verso le quali si sviluppa, talora con grande incertezza e fra molte contraddizioni, la ricerca del preadolescente. E' soprattutto in rapporto a queste polarità che insegnanti e genitori possono cercare d'identificare dei «compiti di sviluppo» che siano significativi e il più possibile affascinanti per i ragazzi.
Si tratta di coltivare insieme l'io e il noi, in una prospettiva che veda un reciproco rafforzamento tra crescita individuale, appartenenza e crescita comune. Si possono ricondurre alla prima polarità
Alla seconda polarità si riferiscono:
Uno star bene dinamico, aperto sul mondo e sugli altri significa insieme una possibilità e un messaggio, un proposito e una parola d'ordine.
La possibilità è come una finestra che si apre, per far entrare aria e luce dove c'è buio e oppressione. Il messaggio è una novità che rimette in moto immaginazione e pensieri. Il proposito è un impegno a cambiare, in una direzione che appare possibile e buona, anche se difficile. La parola d'ordine è un segnale un po' misterioso, che ha però l'autorevolezza sufficiente per garantire un'intesa e un salvacondotto, dove la situazione è complicata e ostile.
Lo studio, le fatiche, i giochi le rappresentazioni e le scoperte che la saggezza e la fantasia dei docenti e dei genitori sapranno suscitare nella scuola, possono assumere il carattere di «riti di passaggio», ossia di quelle prove e di quegli avvenimenti che sono in grado di conferire senso e prospettiva alla vita personale e comunitaria di ragazzi, altrimenti relegati nella marginalità di giochi evasivi e spesso appiattiti in un presente senza storia.
Tutto ciò riguarda sia l'utilizzo didattico delle discipline curriculari, di cui occorre approfondire la capacità di mobilitazione delle potenze intellettuali, immaginative e affettive della vita dei ragazzi, sia l'elaborazione di progetti trasversali alle diverse discipline, dentro e fuori i tempi curriculari.
Questa valorizzazione della scuola come istituzione positiva, amichevole, capace non solo di «contenere» e di proteggere i piccoli, ma di aiutarli con positive e suggestive esperienze in comune a «collocarsi nel mondo», implica lo sviluppo di un sano «patriottismo di scuola», intesa non tanto come isola felice, quanto come penisola che aiuta i ragazzi a spingersi oltre e fuori, perché li mette in contatto con esperienze e con protagonisti altrimenti inaccessibili.
Occorre valorizzare le «differenze di potenziale» che caratterizzano la vita scolastica: la differenza e la pari dignità tra i sessi, fra ragazzi di diversi ambienti e di diverse culture, la differenza fra i diversi ordini di scuola, in riferimento al fascino dei più grandi, all'attenzione un po' paternalistica ma feconda nei riguardi dei più piccoli, nella prospettiva di una continuità che sia anche ricordo, capacità di anticipazione, capacità d'integrazione e di reciproco arricchimento.
Si tratta di promuovere e organizzare lo scambio fra interno e esterno, fra esperienze e risorse capaci di arricchire e orientare, di aumentare il patrimonio di conoscenze e di relazioni che fanno di uno scolaretto rassegnato e di un figlio talora insoddisfatto e distratto, un ragazzo o una ragazza curiosi, disponibili allo scambio e alla collaborazione.
In sintesi il PR 2000 intende essere:
- una risposta complessiva e concreta alle indicazioni della legge 162, nella prospettiva dell'approfondimento dei programmi delle scuole elementari e medie, con particolare riferimento ai compiti di prevenzione, di educazione alla salute, di orientamento;
- un'offerta di obiettivi generali pedagogicamente fondati, di incentivi e di appuntamenti che coinvolgano e insieme liberino la creatività progettuale di genitori e docenti, allo scopo di aiutare i ragazzi ad affrontare con gusto e con fiducia i problemi della scuola e della vita; un modo per attivare la rete dei referenti per l'educazione alla salute, da istituirsi anche nella scuola di base;
- un'occasione offerta alle scuole, perché diventino protagoniste nel loro contesto territoriale e perché rilancino, su nuove basi culturali e psicologiche, quella partecipazione scolastica, che negli ultimi anni sembrava avere smarrito il senso della sua produttività educativa, culturale e sociale.
Se i destinatari ultimi di PR 2000 sono i ragazzi, l'intera operazione non è possibile senza la promozione e il coordinamento del progetto da parte dei dirigenti scolastici, l'adesione attiva dei docenti, la partecipazione dei genitori, la progettazione e il sostegno formalmente deliberati dagli organi collegiali; il coordinamento tra scuole e il raccordo con le istituzioni locali, pubbliche e private operanti sul territorio, per iniziativa del distretto.
Il piano di attività che questo Ministero ha presentato alla Presidenza del Consiglio per concorrere al finanziamento previsto dalla legge, sulla base delle proposte formulate dall'apposito comitato tecnico scientifico nazionale, prevede corsi di formazione per docenti referenti d'istituto per la scuola elementare e media, corsi di formazione per genitori, la cui gestione sarà affidata ai consigli di circolo e di istituto, oltre che un contributo specifico per il Progetto Ragazzi 2000.
Quando sarà nota la consistenza del contributo, si potranno offrire indicazioni più analitiche circa l'articolazione del progetto e circa le previste forme di assistenza, in analogia con il Progetto Giovani 93.
Si richiede per il momento alle SS.LL. di curare la massima diffusione della presente circolare, anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, perché la scuola e i suoi possibili interlocutori siano messi in grado di conoscere il progetto, di discuterlo e di adottarlo in sede di programmazione collegiale e d'impegno personale all'inizio dell'anno scolastico.»