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Circolare Ministeriale 22 dicembre 1992, n. 362 Oggetto: Attività di prevenzione e di educazione alla salute -(artt. 104, 105, 106 del T.U. D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309): Progetto Giovani '93 e Proposte di iniziative da parte degli studenti; Progetto Ragazzi 2000; Progetto Genitori; Centri di informazione e consulenza; Attività d'informazione e di sensibilizzazione dei capi d'istituto; Incontri tra operatori della scuola e di enti dotati di competenze sull'educazione alla salute e sulla prevenzione delle tossicodipendenze Introduzione Il legislatore,
nell'ambito della lotta alle tossicodipendenze e della prevenzione
dei comportamenti lesivi della salute (Legge 26 giugno 1990, n. 162,
riproposta in T.U. dal D.P.R. n. 309/1990 citato in oggetto) assegna
all'amministrazione della P.I. e alle scuole compiti inderogabili
relativi alle "attività di educazione alla salute". Con
la presente circolare s'intende fornire un quadro complessivo di
riferimento culturale, normativo, amministrativo e operativo, che
confermi, approfondisca e attualizzi quanto previsto dalla C.M. 20
febbraio 1992 n. 47. Si forniscono anche indicazioni finanziarie
relative ai fondi resi disponibili per il 1992. Il ritardo con cui
s'invia la presente è dovuto ai tempi con cui, date le note
difficoltà finanziarie, è stato concesso lo sblocco dei fondi in
questione, tempestivamente richiesto da questo Ministero. La presente C.M.,
sulla quale il C.N.P.I. ha espresso il suo parere favorevole, e i
cui suggerimenti sono stati accolti, si articola in 5 parti, di cui
si fornisce un indice sommario: 1) Riferimenti
normativi e sinergie fra norme e fra istituzioni. 2) Contributo
all'interpretazione dei nuovi compiti affidati alla scuola della
legge. Si fornisce un quadro
interpretativo delle implicazioni concettuali, metodologiche e
comportamentali che le nuove norme per l'educazione alla salute
hanno per la vita e l'attività della scuola, per il ruolo attivo e
responsabile che va riconosciuto agli allievi, la buona qualità
delle relazioni e degli apprendimenti, l'integrazione fra finalità
educative e insegnamento curricolare, la progettualità d'istituto e
la progettualità entro i singoli insegnamenti. Si tratta di
evidenziare i passaggi che legano la lotta alla droga alla
promozione della salute, questa promozione alla conquista
dell'identità e della solidarietà, secondo le indicazioni dei
Progetti giovani e ragazzi, e questi valori ad uno specifico modo di
utilizzare i programmi, i tempi e i rapporti scolastici e altre
risorse, sia da parte dei docenti sia da parte degli studenti. 3) Nuove prospettive
per la professionalità docente. Esse tendono a valorizzare le
opportunità esistenti negli ordinamenti e nei programmi rinnovati o
in corso di rinnovamento, a suscitare sinergie positive tra docenti,
studenti, giovani attraverso attività comuni di progettazione,
cooperazione, verifica; a utilizzare occasioni e risorse presenti
sul territorio per far convergere sulla scuola attenzioni e aiuti
per la realizzazione dei progetti. Ciò comporta una specifica
valorizzazione dei docenti referenti, per l'educazione alla salute. 4) Sistema operativo.
Si prefigurano interventi ai vari livelli, nazionale, regionale,
provinciale, distrettuale, di istituto: il coinvolgimento dei vari
soggetti, provveditori, sovrintendenti, ispettori, capi d'istituto,
docenti, studenti, genitori, responsabili di enti locali, UU.SS.LL,
I.R.R.S.A.E., volontariato; l'istituzione, ai vari livelli, di
gruppi di lavoro e di coordinamento e di comitati
tecnico-scientifici a livello centrale, provinciale ed eventualmente
distrettuale; l'attribuzione di compiti di animazione e di
coordinamento ai docenti referenti per l'educazione alla salute. 5) Piano delle
attività, comprendente i seguenti settori: a) Progetto Giovani '93;
b) Progetto Ragazzi 2000; c) Progetto Genitori; d) Centri
d'informazione e consulenza; e) Attività di informazione e di
sensibilizzazione dei capi d'istituto; f) Incontri tra operatori
della scuola e di enti dotati di competenze per l'educazione alla
salute e per la prevenzione delle tossicodipendenze. 6) Indicazioni
relative ai finanziamenti per il 1992-93 (si procede alla
ripartizione per provincia, secondo i parametri usuali, dei 26
miliardi assegnati per il 1992 e utilizzabili anche per il 1993 e si
forniscono indicazioni per la gestione dei fondi). 1) Riferimenti
normativi e sinergie fra norme e fra istituzioni Il Ministero della
P.I. ha avviato l'attuazione delle indicazioni della L. 162,
mediante: - la C.M. n. 270/1990,
che fornisce le prime interpretazioni attuative dell'art. 26 della
legge citata; - la C.M. n. 66/1991,
che prevede tra l'altro corsi di formazione per docenti referenti
per l'educazione alla salute nelle scuole secondarie di II grado; - la C.M. n. 240/1991,
che propone il Progetto Ragazzi 2000 per le scuole elementari e le
scuole medie; - le CC.MM. relative
al Progetto Giovani 93, e cioè la C.M. n. 246/1989, che anticipava
interventi coerenti con le finalità poi indicate dalla legge, la
C.M. n. 327/1990, C.M. n. 114/1990 e la C.M. n. 241/1991, per le
scuole secondarie di II grado; - la C.M. n. 47/1992,
che tratta unitariamente le tematiche della legge e dei progetti
indicati in oggetto e che fra l'altro estende alle scuole elementari
e medie i corsi per i docenti referenti d'istituto per l'educazione
alla salute; - la C.M. n. 353/1992,
che convoca la Conferenza nazionale studenti-Progetto Giovani 93. D'intesa col Ministero
della Sanità sono stati inoltre realizzati seminari nazionali per
ispettori tecnici e sono in fase di attuazione corsi provinciali di
aggiornamento per presidi di istituti di istruzione secondaria di
secondo grado, per coordinare l'azione della scuola, sulla base
della medesima impostazione in materia di educazione alla salute,
con particolare riferimento alla prevenzione dell'AIDS: ne sono
testimonianza e strumento di lavoro le "Linee guida per gli
interventi di educazione alla salute e di prevenzione delle
infezioni da HIV nella scuola" (1992), elaborate dai due
Ministeri, in collaborazione con la commissione nazionale per la
lotta contro l'AIDS, e in corso di distribuzione alle scuole. Le
circolari citate sono leggibili anche nel Suppl. al n. 5 (anno XV,
1992) del Bollettino per le farmacodipendenze e l'alcoolismo,
pubblicato dal SECEDAS del Ministero della Sanità e dall'UNICRI,
contenente una documentazione internazionale e nazionale sul
problema. Nel contesto normativo
richiamato occorre aver presenti anche tutte le leggi che intendono
dare risposte alle situazioni di disagio giovanile e a prevenire
diverse forme di devianza, con azioni coordinate e convergenti di
tutte le istituzioni: in particolare la Legge n. 216/1991 (Primi
interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento
in attività criminose), con la C.M. applicativa: C.M. n. 59/1991
sull'utilizzazione delle strutture scolastiche, e la legge n.
104/1992, sul sostegno agli alunni portatori di handicap. 2) Contributo
all'interpretazione dei nuovi compiti affidati alla scuola dalla
legge L'idea generale
sottesa a questo complesso di norme si può riassumere nel modo
seguente. La scuola non può perseguire i suoi fini istituzionali
d'istruzione e di promozione dell'apprendimento, per rendere
effettivo il diritto allo studio, senza farsi carico, per la sua
parte, della "rimozione degli ostacoli" che compromettono
più o meno gravemente il raggiungimento di tali fini. Il nostro
tempo è caratterizzato da nuovi ostacoli e da nuovi malesseri,
generatori di nuove patologie, non più affrontabili nei soli
termini tradizionali dell'assistenza economica e sanitaria e neppure
con la semplice informazione, talora controproducente, sui danni
derivanti da certi comportamenti. L'impegno di rimozione
che la scuola deve affrontare, in quanto istituzione di questa
Repubblica, implica la necessità di lavorare non solo con i
contenuti disciplinari e con le didattiche specifiche, ma anche con
i processi, con le relazioni, con i significati, con le motivazioni
da cui dipendono il successo o l'insuccesso scolastico, la gioia, la
tristezza, la voglia di vivere e di lavorare o la rinuncia, la
disistima di sé, il rifiuto più o meno esplicito della vita, nelle
forme dell'uso di droga, della fuga da casa, della devianza, della
delinquenza, della violenza e del suicidio. Il diritto allo studio
acquista perciò sempre più il carattere di diritto alla buona
qualità della vita scolastica, condizione indispensabile per
l'efficacia e l'efficienza del servizio offerto. Tutto questo comporta
la rifinalizzazione e per certi aspetti l'arricchimento delle
risorse tradizionali di cui dispone la scuola, nonché il
potenziamento delle sue specifiche competenze mediante l'attivazione
di nuove intese e nuove sinergie con istituzioni e con risorse
esterne alla scuola stessa, in vista della promozione di esperienze
formative efficaci, sia sul piano della lotta all'insuccesso
scolastico, sia sul piano della valorizzazione dei talenti. Da una mole ormai
ragguardevole di studi e di analisi empiriche sulla droga,
sull'insuccesso e sulla devianza, si ricava l'idea apparentemente
ovvia che la morte si combatte con la promozione della vita, la
disperazione con la fiducia e con il lavoro gratificante e
comunitario e l'ignoranza con una forma di sapere, che sappia farsi
interrogare dalla vita e a questi sappia dare delle risposte
fruibili anche nei tempi brevi del quotidiano, e non solo nei tempi
lunghi dell'accumulazione in vista di un incerto futuro. Alla prospettiva di un
piacere chimico che maschera solo per brevi intervalli un'angoscia
crescente, e di un potere conquistato con metodi illegali e
violenti, la scuola può e deve contrapporre la prospettiva di una
gioia, che scaturisca sia da incontri significativi con grandi
problemi e grandi personalità della storia e della cultura, sia
dalla ricchezza relazionale della vita scolastica, che nonostante
molteplici angustie può rendersi capace di mobilitare le risorse
dell'immaginazione e della solidarietà. Non è un caso che
all'offerta del P.G. '93 abbia fatto eco un'esplosione di iniziative
di tipo espressivo-comunicativo, che vanno dalla poesia al teatro,
dalla musica al canto, dallo sport alla produzione cartellonistica e
cinematografica, dalla realizzazione di mostre alla produzione di un
numero notevolissimo di giornali d'istituto, dalla riscoperta delle
assemblee di classe e generali alla stesura di carte dei diritti
degli studenti. L'ultima occasione è stata offerta dalla
partecipazione assai ricca, sul piano quantitativo e qualitativo, al
concorso per la produzione di messaggi antidroga, proposto alle
scuole della Presidenza del Consiglio, in collaborazione con questo
Ministero. Il materiale prodotto dovrà essere opportunamente
valorizzato, in sede nazionale e in sede locale. Nella scuola si è
anche sperimentato il gusto di lavorare manualmente, di compiere
esperienze di scuola-lavoro, di produrre beni e servizi, di
assistere i compagni più giovani in difficoltà, di dedicarsi non
solo a studiare la natura, ma anche a compiere azioni volte a
difenderla e a salvarla dal degrado, a cominciare dallo stesso
edificio scolastico, sovente sconciato da ignoti, che vivono o hanno
evidentemente vissuto un cattivo rapporto con la loro scuola. Queste proposte, che
non esauriscono l'impegno della scuola nella direzione indicata, non
sono in contrasto con le acquisizioni più serie della didattica
contemporanea, che diviene sempre più consapevole della
complessità dell'insegnare e che sembra orientata non tanto a
compiere scelte drasticamente alternative, sulla base di
pregiudiziali propensioni ideologiche, quanto piuttosto a mediare,
con responsabile attenzione ai vincoli e ai risultati, fra
svolgimento del programma e autonomizzazione degli studenti, fra
conoscenze e valori, fra attenzione alle prestazioni e attenzione ai
vissuti, fra programmazione rigorosa e promozione della creatività
degli allievi, fra quantità e qualità degli apprendimenti. La
diffusa preferenza per i primi termini di queste coppie
nell'interpretare il ruolo della scuola non significa affatto
rinuncia a farsi carico dei secondi, che sono in certo senso
precondizioni, in certo senso obiettivi finali del lavoro
scolastico. Si dice talora, con
formula sintetica, riferita alle varie patologie giovanili, che il
problema che la scuola deve affrontare è quello di educare e che
istruire non basta. Per non cadere nella retorica dell'intenzione o
della manipolazione, occorre approfondire questa formula, per far
emergere le componenti psicologiche, etiche, culturali,
comportamentali di cui essa è l'espressione, in rapporto ai
risultati attesi e a quelli riscontrati. La legge distingue fra
"attività di educazione alla salute" e "informazione
sui danni derivanti dall'alcoolismo, dal tabagismo, dall'uso delle
sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché dalle patologie
correlate", impegnando la scuola su entrambi i fronti.
L'informazione non sempre produce gli effetti desiderati: essa va
fornita con modalità appropriate, entro un contesto di fiducia nei
valori che la giustificano e nelle persone cui ci si rivolge, di
tenace pazienza di fronte agli insuccessi, di testimonianza della
necessaria coerenza fra valori vitali, valori culturali, valori
istituzionali. Rigorismo, lassismo, indifferenza, ignoranza non
aiutano la scuola a trovare la strada della serietà, del coraggio,
della comunicazione sincera e corretta: la strada, cioè, che sa
coniugare ricerca e solidarietà, vigilanza e lealtà, per fare
della scuola un ambiente positivo in tutti i sensi. I macro concetti di
salute e di sviluppo, proposti nelle C.M. n. 240/1991 e C.M. n.
241/1991 come nodi problematici e valoriali strettamente connessi
con i concetti/bisogni di identità personale e di solidarietà
mondiale, svolgono il ruolo di analizzatori dell'esistenza
individuale e collettiva, non meno che delle discipline scolastiche,
di organizzatori dei contenuti e della qualità della vita, a
partire da quella scolastica, di contenitori delle cosiddette
"educazioni", da quelle elencate nella Premessa ai
programmi della scuola media all'educazione ai diritti umani, alla
pace, allo sviluppo, alla sessualità, alla sicurezza stradale,
all'intercultura, all'ambiente, all'Europa. Tali bisogni-valori
costituiscono altresì dei punti di vista capaci di rilanciare la
didattica interdisciplinare e di alimentare su nuove basi, generali
ed esistenziali, l'interesse al dialogo e alla partecipazione di
insegnanti, studenti e genitori. Si chiarisce allora,
in tale prospettiva, che il Progetto educativo d'istituto (PEI), che
costituisce ormai un impegno complessivo e una carta distintiva
delle singole scuole, e che non può ormai prescindere
dall'educazione alla salute, può arricchirsi e qualificarsi
adottando, a seconda dei diversi gradi di scuola, la struttura e le
prospettive del P.G. '93, del PR 2000, del PGenitori, del P DI.SCO.
Il che comporta un impegno da viversi nell'ambito delle classi e dei
relativi consigli, dei comitati dei rappresentanti degli studenti
nelle scuole superiori e dei gruppi di studenti e di docenti che si
impegnano a presentare e a realizzare particolari progetti di
attività, soprattutto se finanziate da fondi previsti dalla L.
162/1990, concordando a livello d'istituto un utilizzo integrato e
razionale dei tempi, degli spazi e delle altre risorse disponibili. L'adozione di questi
progetti comporta anche l'ingresso in un circuito di dialogo e di
confronto con altre scuole e con rappresentanti di pubbliche
istituzioni, con le modalità che sono previste dalle circolari
relative ai progetti citati. Iniziative di educazione sanitaria
intese in senso strettamente medico possono trovare competenze e
risorse presso le UU.SS.LL., che sono dotate in proposito di mezzi
finanziari dalle rispettive regioni. Dati gli obiettivi
della Legge n. 162/1990, finalizzati alla prevenzione delle
tossicodipendenze e all'educazione alla salute, occorre prevedere
anche per gli studenti, i docenti, i genitori delle scuole non
statali la partecipazione alle attività richiamate nella presente
circolare e la possibilità di accedere alla richiesta dei relativi
finanziamenti. Anche conformemente al voto espresso in proposito dal
CNPI, questo Ministero s'impegna a presentare per il prossimo anno
scolastico alla Presidenza del Consiglio un programma riferito anche
a tali scuole. 3) Nuove prospettive
per la professionalità docente Abituata a combattere
l'edonismo e il permissivismo, non meno che il rigorismo e
l'autoritarismo, la professionalità docente più provveduta
interpreta la prevenzione e l'educazione alla salute non come
alternative disturbanti, ma come sfide autenticanti una scuola che
non accetti né la perdita della propria specificità cognitiva e
critica, né l'emarginazione dai problemi della società e dei
ragazzi del nostro tempo. L'aumento delle
variabili in gioco e delle conseguenti scelte di contenuto e di
metodo rende particolarmente importanti la consultazione e il
coinvolgimento degli studenti e dei genitori nell'identificazione
dei bisogni, nella messa a punto degli obiettivi generali, nella
progettazione e nella valutazione delle iniziative, purché tutto
ciò avvenga senza abdicazioni o confusioni di ruoli. La normativa
sull'educazione alla salute parla solo di progetti relativi ai
giovani, ai ragazzi, ai genitori, quasi che la problematica del
disagio e l'obiettivo del benessere non riguardassero i docenti, i
capi d'istituto e il personale A.T.A. Nonostante il silenzio in
proposito delle leggi, non si può dimenticare, tra l'altro, che
proprio dall'equilibrio e dalla disponibilità di queste figure
professionali dipende la possibilità di percorrere i nuovi sentieri
delle "attività di educazione alla salute" prescritti
dalla legge. Secondo una recente
ricerca IARD ("La documentazione educativa", n. 11, 1992,
a cura dell'Ufficio studi e programmazione del Ministero della P.I.
e dell'Istituto dell'enciclopedia italiana) i docenti italiani
appaiono insieme caratterizzati da malessere (depressione circa il
prestigio del ruolo e pessimismo etico, circa la consistenza dei
valori morali nella società contemporanea), e da atteggiamenti
positivi nei riguardi della professione: tre insegnanti su quattro
ripeterebbero la scelta dell'insegnamento, che per la maggioranza è
avvenuta sulla base di motivazioni professionali-vocazionali e
d'impegno sociale, sei insegnanti su dieci sono "molto
soddisfatti" (40%) o "soddisfatti" del loro lavoro,
mentre la quasi totalità considera la capacità di comunicare il
più importante dei requisiti del docente. Del resto da non poche
ricerche sui giovani emerge che gli studenti nutrono in maggioranza
stima e fiducia nei docenti, anche se nella difficoltà della
comunicazione con loro identificano la principale causa del disagio
scolastico. Nella scuola il
docente fa l'esperienza del limite, delle insufficienze delle
risorse e delle incongruenze delle norme e dei comportamenti, ma fa
anche l'esperienza della possibilità di difesa, di sopportazione,
di iniziativa, di aggregazione in vista del superamento di ostacoli
e della creazione di climi, di situazioni e di risultati capaci di
vincere la depressione e di produrre profitto scolastico e
benessere. Da questa percezione
dell'esistenza e da questa intuizione di ciò che si può fare e si
può diventare, coltivate sul piano istituzionale e non delegate
alle sole doti di individui eccezionali, dipende la capacità dei
docenti, e quindi della scuola, di porsi, anche in tempi e in
contesti difficili e degradati, come autogaranzia della buona
qualità delle relazioni e come anticipazione di un futuro che sia
alla nostra portata, nella forma del progetto: un progetto concreto
e insieme simbolico, collettivo e individuale, istituzionale e
contrattuale, provinciale e nazionale; un progetto capace di dare
respiro culturale, consistenza didattica e potere gratificante al
curricolo scolastico, ai tempi assembleari e partecipativi e alle
attività extracurricolari, da svolgersi anche in collaborazione con
enti locali, UU.SS.LL., volontariato. In sintesi, la
prevenzione dei danni dovuti a comportamenti di tipo distruttivo
consiste nella capacità di impedire la formazione dei modelli
comportamentali e delle mentalità da cui questi danni dipendono,
attraverso la progettazione e la costruzione di relazioni e di
percorsi di apprendimento positivi e gratificanti, secondo
l'intuizione dello slogan dei ragazzi di Agrigento, per i quali
"L'avvenire non si previene, si costruisce". Ciò non
significa far meno fatica, ma capirne il senso e pregustarne i
frutti. Il P.G. '93 e il PR
2000 intendono perciò valorizzare e animare da un punto di vista
motivazionale e metodologico, oltre che per mezzo del contributo di
specifiche, ancorché limitate risorse economiche, i programmi
scolastici vigenti, sia quelli rinnovati nell'ultimo quindicennio,
sia quelli elaborati dalla commissione ministeriale presieduta dall'on.
Brocca e adottati attualmente solo a livello del primo biennio da un
campione sperimentale di scuole secondarie superiori. I programmi
della scuola media (1979), della scuola elementare (1985), gli
orientamenti della scuola materna (1991), i programmi degli istituti
professionali di Stato (1992), con i quali ultimi si sono fra
l'altro introdotte nell'ordinamento l'area comune dei bienni Brocca
e un'area di approfondimento di quattro ore settimanali, la cui
gestione è affidata alla programmazione dei singoli istituti,
sentite anche le famiglie, contengono una notevole ricchezza di
indicazioni pedagogiche e di suggerimenti didattici, che una
rilettura finalizzata potrà riscoprire come pienamente congruenti
con le finalità dell'educazione alla salute, intesa secondo la
definizione più volte ricordata dell'OMS. In questa rilettura si
tratta di superare l'equivoco per cui le premesse ai programmi
sarebbero "introduzioni liriche", inessenziali ai fini
della interpretazione e dell'attuazione dei contenuti disciplinari.
La cosiddetta trasversalità delle prospettive educative nei
riguardi delle indicazioni disciplinari e didattiche indica invece
la imprescindibilità di un punto di vista che non si può
abbandonare, pena la rinuncia alla legittimazione costituzionale dei
programmi, che è invece chiaramente rivendicata, da quelli della
scuola media a quelli dell'elementare, da quelli della materna a
quelli ancora sperimentali delle secondarie superiori, che partono
da questa affermazione di fondo: "Il fine generale delle scuole
di ogni grado e ordine è la formazione dell'uomo e del
cittadino". Anche le
sperimentazioni, pur nella varietà delle loro ispirazioni,
costituiscono in complesso un notevole patrimonio di idee e di
esperienze, utili per alimentare e per sostenere correttamente
l'attuazione dei progetti indicati. Tutto ciò nel
rispetto dei criteri pedagogici e organizzativi della continuità
educativa, cui va ispirato l'intero ordinamento scolastico, sanciti,
per quanto riguarda il rapporto tra materna, elementare e media,
dalla Legge n. 148/1990, alla cui attuazione questo Ministero
provvede col D.M. 16 novembre 1992 e la C.M. 16 novembre 1992, n.
339. In questa prospettiva sono allo studio modalità che consentano
di estendere anche alla scuola materna, secondo le linee degli
orientamenti del 1991, l'educazione alla salute prevista dalla L.
162. 4) Sistema operativo Tutta
l'amministrazione e tutte le scuole sono chiamate in causa dagli
adempimenti previsti dalla legge sull'educazione alla salute e
dall'attuazione dei relativi progetti. Sono note a questa
amministrazione le difficoltà che ostacolano in parte il pieno
funzionamento del sistema operativo previsto per l'attuazione della
legge. Gran parte di queste difficoltà non sono superabili senza
nuovi interventi normativi, che vanno previsti e sollecitati, anche
se l'esito non è assicurato, data la mole d'impegni del Parlamento
e la complessità della materia. Si tratta intanto di fare ogni
sforzo per mettere le persone in grado di impegnarsi al meglio, in
attività che si qualificano non solo per gli obiettivi che
perseguono, ma anche per le scelte che si fanno e per lo stile che
si adotta. Incentivi economici o
di altra natura, con particolari attività e facilitazioni per i
referenti per l'educazione alla salute, generosamente impegnati in
compiti delicati di animazione e di collegamento, richiedono intese
in sede di rinnovo del contratto nazionale per il comparto scuola,
che si conta di attivare al più presto. A livello nazionale il
ministro della P.I. "approva programmi annuali differenziati
per tipologie di iniziative" per la promozione di attività da
realizzarsi nelle scuole, "sulla base delle proposte formulate
da un apposito comitato tecnico-scientifico" (art. 104 del
D.P.R. n. 309/1990). Tale comitato è collegato con l'Ufficio studi,
che è assistito dal gruppo di lavoro istituito con apposito decreto
per l'attuazione del P.G. '93 e del PR 2000. Questi programmi sono
annualmente presentati alla Presidenza del Consiglio, per concorrere
con altri soggetti al finanziamento previsto dalla legge. I
programmi finora presentati e finanziati sono quelli indicati nella
C.M. n. 47/1992 e nella presente C.M., secondo la tabella riportata
al successivo punto 6 e secondo le tabelle allegate. Ciò non
mortifica, ma orienta e sorregge sia l'autonomia dei Provveditorati
nel finanziare i progetti ritenuti più significativi, secondo
criteri che devono essere fondati e pubblici, sia l'autonomia delle
singole scuole nell'interpretare i lineamenti e i criteri generali
formulati in sede nazionale. Si tratta da un lato di evitare che
qualunque iniziativa e qualunque spesa vengano arbitrariamente
ricondotte all'educazione alla salute, dall'altro che la rigidezza
burocratica svuoti di senso la scommessa educativa che si tenta di
vincere con questo modo di interpretare la norma. A livello regionale i
sovrintendenti, avvalendosi della commissione prevista dalla C.M. n.
114/1990 e dalla C.M. n. 327/1990, promuovono, con i provveditorati
e con rappresentanti della regione, dell'IRRSAE e di altre
istituzioni, incontri finalizzati alla stipula di intese,
all'adozione, in ambito regionale, di una strategia comune anche se
flessibile, alla realizzazione e alla verifica di iniziative
concertate. D'intesa con i provveditorati agli studi definiscono
insieme con gli ispettori, a livello di segreterie tecniche e di
conferenze regionali, le modalità e le forme di assistenza ritenute
più efficaci, per la promozione e la valutazione dei progetti. A livello provinciale
il provveditore si avvale del comitato tecnico di 7 esperti previsto
dalla legge e di un gruppo di lavoro per l'attuazione del P.G. '93,
del PR 2000 e del Progetto Genitori. Per facilitare l'intesa tra i
due organismi, è opportuno prevedere anche riunioni congiunte. E'
parimenti indispensabile l'armonizzazione delle attività di
educazione alla salute con le attività proprie degli altri gruppi
(ove presenti), che lavorano in Provveditorato, per l'aggiornamento,
per la sperimentazione, per l'orientamento, per gli handicappati,
per la lotta contro la dispersione scolastica (Progetto DI.SCO.). Si tratta in sostanza
di promuovere l'unitarietà progettuale di tutta l'attività
amministrativa, sulla base di un disegno complessivo culturale e
strategico, che ispiri e sostenga l'attività stessa, per favorire
sinergie, evitare sprechi, riequilibrare situazioni economiche o
psicologiche depresse, assicurare equamente alle scuole risorse
umane e materiali, in rapporto ai bisogni individuati, convogliare
sulla scuola risorse e competenze da parte di altre istituzioni, a
cominciare dagli enti locali, che pure hanno ottenuto fondi per la
prevenzione delle tossicodipendenze da parte della Presidenza del
Consiglio. Anche la
collaborazione dell'IRRSAE, dell'università, di diverse istituzioni
culturali risulta importante per il buon esito delle iniziative. Si
tratta in ogni caso di collaborare piuttosto che delegare totalmente
le attività formative, per i docenti, i genitori e gli stessi
studenti. Assai utile può
risultare la consultazione dei consigli scolastici provinciali e
l'attivazione dei distretti scolastici, i quali erano già stati
identificati, nella C.M. n. 114/1990, come punti di osservazione, di
raccordo subprovinciale e di proposta per ciò che riguarda i
progetti citati. Gli ispettori tecnici
sono chiamati a sostenere organicamente e sistematicamente, nel
quadro della programmazione di ambito regionale sopra richiamata, le
attività di progettazione e di valutazione delle scuole e a
vigilare, perché la legge venga seriamente presa in considerazione
e applicata. Il richiamo alle
finalità formative e preventive della legge potrà evitare da un
lato coperture strumentali di attività estranee ad una responsabile
programmazione educativa, dall'altro chiusure burocratiche e
incomprensioni tra gruppi o settori, interni o esterni alla scuola e
all'amministrazione, preoccupati più di difendere le loro
prerogative che di moltiplicare, cooperando, le loro risorse. Al fine di promuovere
un'azione formativa comune a operatori scolastici ed extrascolastici
degli enti locali e delle UU.SS.LL., si prevedono gli incontri di
cui al successivo punto f) della presente circolare. A livello dei singoli
istituti scolastici i capi d'istituto e di circolo, d'intesa con gli
organi collegiali, avvalendosi dell'opera dei docenti referenti per
l'educazione alla salute e di uno specifico gruppo di lavoro
composto da docenti, studenti (nelle scuole superiori), genitori,
affrontano la problematica dei concreti progetti dei rispettivi
istituti e del raccordo con altri istituti, a livello distrettuale e
provinciale, per la definizione di un'azione didattica unitaria
fondata su una puntuale programmazione e verifica delle attività
curricolari ed extra-curricolari. Le modalità per la elaborazione e
la gestione di progetti di specifiche attività a livello d'istituto
per la secondaria superiore sono indicate nelle circolari sul P.G.
'93. Si tratta di garantire la correttezza e la tempestività delle
informazioni, di raccogliere, produrre, stimolare, far circolare le
idee, anche con metodi vivaci e fantasiosi, di proteggerle da errori
e fraintendimenti, di utilizzare le reti dei referenti per
l'educazione alla salute per inserire le iniziative d'istituto entro
un circuito ricco di esperienze, di conoscenze, di repertori di
risorse e quindi dotato di autorevolezza. Il convinto sostegno
ai progetti attuativi della legge 162/90 da parte dei capi
d'istituto e la loro opera di mediazione, di facilitazione
organizzativa, d'impegno per farne valutare e conoscere i risultati,
sono condizioni essenziali per il successo delle iniziative e per
assicurare a chi s'impegna nell'innovazione quei riconoscimenti che
sono spesso l'unico rinforzo per chi fa più degli altri il suo
dovere. Le attività
d'informazione e di sensibilizzazione per capi d'istituto,
finanziate dal programma del 1992, come si precisa al successivo
punto e), hanno lo scopo di consentire approfondimenti, scambi di
idee, strumenti, per interpretare un ruolo che appare sempre più
strategico per la qualità della vita scolastica. I finanziamenti
previsti dalla legge sono un elemento qualificante i progetti per
l'educazione alla salute e come tali vanno considerati e gestiti.
Non si può però negare che siano anche fonte di frustrazione,
perché sono insufficienti a soddisfare la domanda, difficili da
gestire, quasi mai tempestivi, per le lunghe procedure contabili
relative agli accrediti. Con l'impegno a superare queste
difficoltà, per quanto in suo potere, questa amministrazione non
può nascondere che le prospettive indicate dalla legge sono assai
più ampie e impegnative di quanto sia finanziabile con le procedure
e con i fondi previsti. Il lavoro curricolare
e quello che si svolge nelle previste ore di assemblea per gli
studenti o negli organi collegiali, senza l'intervento professionale
di esterni, non richiede necessariamente risorse aggiuntive. Quando
però la riflessione e la fantasia si mettono in moto, sulla spinta
dei bisogni e alla luce dei valori, sorge la domanda di nuove
risorse, che possono essere ricercate in ambiente extrascolastico,
con un'attività quasi imprenditoriale, che non si può non
apprezzare, posto naturalmente che non comprometta le finalità e
l'immagine della scuola. 5) Il piano delle
attività a) Progetto Giovani
'93 e proposte di iniziative da parte degli studenti Un'analisi, con
bibliografia ragionata, delle dimensioni istituzionali, pedagogiche
e didattiche del P.G. '93 si può trovare nella ricerca condotta
dalla prima cattedra di pedagogia dell'università di Milano e
pubblicata nel n. 8 (1991) di "La documentazione
educativa", a cura dell'Ufficio studi del Ministero della P.I.
e dell'Istituto dell'enciclopedia italiana; mentre la presentazione
di un congruo numero di progetti attuati da altrettante scuole
secondarie superiori si potrà leggere in un volume, ora in corso di
stampa, del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della
Presidenza del Consiglio dei ministri, dal titolo "Progetto
Giovani '93: non solo utopia". Per quanto riguarda il
tema dello scorso anno, questo Ministero ha contribuito alla
trattazione del tema "Star bene con gli altri, nella propria
cultura, in dialogo con le altre culture", attraverso la
proposta alle scuole di una "settimana per il dialogo
interculturale", frutto del convegno nazionale di Punta Ala, di
cui è imminente la pubblicazione degli atti, e l'invio della
pronuncia 23 aprile 1992, prot. n. 3645 (CNPI) sul tema
"L'educazione interculturale nella scuola". Una sintetica
documentazione sul P.G. '93 fornisce il rapporto CENSIS 1992, che,
nel segnalarne la portata innovativa, ne registra l'adozione da
parte del 73% degli istituti secondari superiori, con un incremento,
per il secondo anno (1991-92), del 19,3% (pp. 102/105). Ulteriore
documentazione si potrà ricavare dalla Prima Conferenza nazionale
degli studenti - Progetto Giovani '93, che si terrà a Roma nel
febbraio 1993, in rappresentanza di tutte le province italiane. Si
tratta di un avvenimento di particolare rilevanza, presentato dalla
C.M. 7 dicembre 1992, n. 353 che indica obiettivi e procedure
necessarie perché ogni scuola partecipi sia alla designazione dei
delegati, sia all'utilizzazione dei frutti di questo incontro di
lavoro. Da questa conferenza
si ricaveranno anche suggerimenti per affrontare il tema del
corrente a.s. 1992-93, che mette a fuoco i problemi istituzionali,
con lo slogan "Star bene nelle istituzioni in un'Europa che
conduca verso il mondo". E' difficile trovare
un tema altrettanto attuale, in quest'Europa in via di costruzione,
in cui popoli, culture e Stati sono in movimento verso esiti
imprevedibili. Lo "star bene" affronta il tema della
cittadinanza, in un periodo nel quale le istituzioni tutte sono
soggette a un duro travaglio di riflessione e di trasformazione, di
delegittimazione e di ricerca di un nuovo modo di pensare e di
vivere il rapporto con le istituzioni. Come i beni di natura, così
le istituzioni, beni di cultura, sono indispensabili alla vita, ma
altrettanto soggette al degrado e bisognose di cura e di
rigenerazione costante. La scuola è la più concreta istituzione di
cui abbiano esperienza i giovani, come soggetti titolari di diritti
e di doveri, ancora peraltro in fase di ulteriore definizione.
Contenuti e metodi di questa riflessione, lavoro di aula durante le
lezioni e attività partecipativa degli studenti devono essere il
più possibile coerenti, perché la teoria e la prassi non si
smentiscano a vicenda, nelle iniziative che verranno assunte in
questo terzo anno del P.G. '93. Si ricordano in
proposito le indicazioni fornite dalla C.M. 114/90 sui temi previsti
per le assemblee e per i comitati studenteschi e le indicazioni
richiamate dalla C.M. n. 241/1991: "Le attività realizzate
nell'ambito del P.G. '93 possono essere inserite, come parte
qualificante e integrante, nel programma dell'ultimo anno di corso
da portare agli esami di maturità". Si ricorda infine che
i seminari e i convegni provinciali d'aprile '93 dovranno essere
previsti e inseriti nel quadro del piano provinciale di
aggiornamento, secondo le modalità stabilite dalla C.M. n.
136/1990, con le priorità previste dall'art. 104, VI comma, del
D.P.R. n. 309/1990. b) Progetto Ragazzi
2000 (Omissis). c) Progetto Genitori La natura stessa dei
progetti citati chiama in causa le motivazioni e le relazioni
fondamentali della vita dei ragazzi, a partire dalle loro famiglie.
Il Progetto Genitori completa la strategia d'intervento per
un'azione di prevenzione primaria nella scuola. Le indicazioni
fornite dalla C.M. 47/92, alla quale comunque si rimanda, circa
obiettivi, contenuti e metodi per l'avvio delle iniziative, sono
state approfondite nel corso nazionale tenuto lo scorso febbraio ad
Amantea, cui hanno partecipato anche rappresentanti delle
associazioni di genitori. Si è in quella sede
valutata, nel complesso positivamente l'esperienza fatta dai
genitori nella scuola dal '74 in poi, nonostante le difficoltà
burocratiche, ideologiche, psicologiche, economiche, che hanno
ridotto significativamente la loro presenza negli organi di
partecipazione scolastica; e si è notato che le indicazioni
contenute nella C.M. n. 47/1992 possono rappresentare in proposito
una significativa inversione di tendenza, capace di superare buona
parte delle difficoltà riscontrate finora, e non solo per le
previste risorse economiche a sostegno dei progetti relativi ai
ragazzi e ai genitori. Al superamento in atto
delle tensioni ideologiche degli anni passati dà infatti un
contributo notevole l'educazione alla salute, centrata com'è su
problemi esistenziali e motivazionali, che chiamano in causa sia i
genitori sia gli insegnanti, come persone nei riguardi dei
"ragazzi", e non solo come genitori nei confronti dei
"propri" figli o come docenti nei confronti dei
"propri" alunni. Illuminante appare il
cambiamento di mentalità che si verifica quando il genitore passa
dalla domanda "Come va mio figlio?" alla domanda
"Come vanno i nostri ragazzi?". La presa di coscienza di
una comune inadeguatezza e di una comune responsabilità potrà
facilitare anche il superamento di molte difficoltà psicologiche e
l'adozione di nuove forme di comunicazione tra genitori e docenti,
basate sul riconoscimento di comuni insufficienze e di comuni
responsabilità nei riguardi dei "ragazzi". La premessa per nuove
utili collaborazioni sta nel garantire ai genitori una reale
opportunità di riflessione su quello che la scuola concretamente
tenta di fare per capire i ragazzi e per aiutarli a crescere in modo
positivo. L'iniziativa dei corsi previsti dalla C.M. n. 47/1992 può
riuscire, se i genitori saranno messi nelle condizioni di fare una
reale esperienza di protagonismo, per approfondire la consapevolezza
dei loro problemi e per assumere atteggiamenti più adeguati a
interagire con i figli, sia nel contesto familiare, sia nel contesto
scolastico. I corsi non vanno
intesi in modo burocratico: la loro progettazione e la loro gestione
dovranno avvenire nel modo più flessibile, partecipato e condiviso,
aperto alla riprogettazione informale, purché siano veramente
un'occasione di dialogo e di scoperta della ricchezza che la
problematica educativa presenta, quando la si affronti in modo serio
e sereno, anche con l'aiuto di persone competenti. Si tratta di concepire
queste iniziative non come un'occasione in sé conclusa di
riflessione personale, quanto come un'offerta di elementi
conoscitivi e di strumenti concettuali che servano a sviluppare tra
i genitori reti di collaborazione, perché si possa diffondere anche
tra le famiglie la cultura della prevenzione e perché la scuola,
nelle sue strutture formali, possa avvalersi anche in futuro del
loro consapevole contributo. E' importante che i docenti
partecipino a questi corsi, sia per testimoniare ai genitori un
interesse ai problemi vitali dei loro figli, sia per condividere
quel comune discorso educativo, che costituisce la base più sicura
per un dialogo corretto ed efficace. Il Progetto Giovani
può essere un'occasione, soprattutto nelle situazioni dove più
forti sono la demotivazione e la disaffezione delle famiglie nei
confronti della scuola, per ripensare criticamente atteggiamenti e
comportamenti che spesso hanno portato la scuola stessa ad innalzare
steccati piuttosto che favorire la comunicazione. Le SS.LL. cureranno
iniziative specifiche per sensibilizzare e coinvolgere a livello
provinciale, distrettuale e di scuola, tutti i genitori eletti,
inviteranno i capi d'istituto a promuovere la più ampia
informazione agli organi collegiali e la convocazione delle
assemblee di classe e d'istituto e dei comitati dei genitori.
Solleciteranno altresì la piena attuazione di quanto previsto dalla
C.M. n. 255/1991 in relazione alle associazioni dei genitori, per
favorire e promuovere la massima circolazione delle informazioni
circa le iniziative e le attività delle associazioni medesime,
individuando anche spazi e modalità idonei a garantirne la
realizzazione. Le proposte di corsi
vanno presentate al consiglio di circolo o d'istituto, cui spetta la
deliberazione e la gestione dei corsi nell'ambito delle sue
competenze (art. 6 del D.P.R. n. 416/1974 e art. 106 del D.P.R. n.
309/1990). Ciò significa anche curare i raccordi tra le scuole che
promuovono incontri analoghi, concordare le collaborazioni con
esperti, enti, agenzie ed associazioni operanti sul territorio,
definire l'apertura prolungata delle scuole per lo svolgimento delle
attività. Si considererà
prioritariamente l'opportunità di una collaborazione con le
istituzioni pubbliche territoriali, tenuto conto che la normativa
assegna agli enti locali e ad altre istituzioni formative e
sanitarie ruoli importanti di progettazione e di realizzazione nella
prevenzione del disagio e della tossicodipendenza. I progetti
saranno inviati ai provveditori agli studi per l'assegnazione dei
fondi, erogati sulla base dei criteri definiti dai comitati tecnici
provinciali. Tali comitati,
nell'elaborazione dei criteri necessari a selezionare le scuole a
cui saranno assegnati i fondi per finanziare i corsi di formazione,
terranno conto di: 1) finalità; 2) contenuti; 3) destinatari; 4)
tipologia di attività; 5) metodologie proposte; 6) preventivi di
spesa; 7) modalità di pubblicizzazione dei risultati della
esperienza di formazione. E' auspicabile che le iniziative si
attuino anche dove non sarà possibile fruire dei limitati fondi
disponibili per legge, attraverso il reperimento di altre fonti di
finanziamento. d) Centri
d'informazione e di consulenza (C.I.C.) Con la circolare n. 47
del 20 febbraio 1992 sono state fornite alcune indicazioni in merito
alla natura, alla struttura ed alle modalità di funzionamento dei
centri di informazione e di consulenza (C.I.C.). Nel riconfermare tali
indicazioni e nel constatare che nell'a.s. 1991/92 si è rilevato un
incremento del numero dei centri costituiti presso istituzioni
scolastiche di numerose province, si sottolinea la necessità di
procedere all'istituzione degli stessi, secondo la legge, in ragione
della loro capacità di risposta alle istanze dei giovani e nella
prospettiva dello sviluppo e dell'integrazione dei servizi alla
persona presenti sul territorio. Trattandosi di
un'innovazione di non semplice né facile attuazione, è necessario
attivare da parte delle SS.LL., d'intesa con i presidi ed i consigli
d'istituto e gli operatori dei servizi socio-sanitari (così come
prevede il citato comma 1 dell'art. 106 del D.P.R. n. 309/1990)
iniziative volte ad approfondire i reali bisogni dell'utenza
giovanile, area per area, a studiare la distribuzione delle scuole
secondarie di II grado sul territorio provinciale, a verificare
quanto in termini di cultura organizzativa e di integrazione tra i
"servizi alla persona" sia già operativo o disponibile
tramite opportune intese. La necessità di
procedere secondo una tale impostazione, che non implica la rinuncia
della scuola all'esercizio delle proprie responsabilità educative,
discende dall'esigenza di prefigurare la costituzione dei centri non
secondo ipotesi e modelli organizzativi rigidamente prede finiti, ma
sulla base della ricerca di formule organizzative e di soluzioni
gestionali che siano coerenti sia col concetto ampio di prevenzione
che si è adottato, sia con le caratteristiche da un lato
dell'ambiente, dall'altro della popolazione studentesca. La funzione dei
centri, anche sulla base delle prime esperienze di cui si ha
notizia, appare così descrivibile: - offerta di
informazioni agli studenti mirata a soddisfare bisogni relativi a
diversi problemi ed interessi (problemi relazionali nella scuola,
progettazione di iniziative culturali, sportive, ricreative,
organizzazione di modalità di accoglienza per i compagni più
giovani, di informazioni per la soluzione di problemi personali;
informazioni relative alla carriera scolastica, al mondo del lavoro,
alle opportunità offerte dalle norme, istituzioni, agenzie
pubbliche e private, italiane ed estere); - offerta di
consulenza in grado di recepire richieste di studenti in difficoltà
o, comunque, desiderosi di un orientamento per la soluzione di
problemi di natura psicologica e sociale. Per lo svolgimento di tali
funzioni, che configurano il centro come spazio in cui viene erogato
un servizio, che opera sul piano delle relazioni interpersonali,
avvalendosi di strumenti propriamente culturali, si rende necessario
assicurare alcune condizioni attuative riguardanti l'individuazione
di una struttura di riferimento (aula attrezzata); modalità e
canali per far conoscere il centro nella scuola; definizione degli
orari, delle modalità operative, dei supporti informativi e di
documentazioni forniti agli studenti e procedure per l'utilizzo;
forme di coordinamento del centro; criteri per intese tra singolo
istituto e servizi territoriali; possibile aggregazione di più
istituti scolastici nel caso in cui una scuola si configuri come
"polo" rispetto al territorio. Si auspicano forme di
collaborazione con enti e associazioni che abbiano provata
esperienza e competenze nel campo delle problematiche giovanili; e
si ricorda che la consulenza psicologica è bene che venga offerta
da persone diverse dagli insegnanti della scuola, per evitare
confusioni di ruoli. Il centro deve,
pertanto, caratterizzarsi come parte integrante e costitutiva del
progetto di prevenzione che ogni istituto è tenuto a darsi in
attuazione della L. 162. Da qui l'esigenza di
pianificare la istituzione dei C.I.C. da parte della SS.LL.,
d'intesa con i consigli d'istituto e con i responsabili dei servizi
pubblici per l'assistenza socio-sanitaria, avvalendosi peraltro
della collaborazione del comitato tecnico provinciale e dei comitati
distrettuali ed interdistrettuali, ove costituiti. L'esigenza di
adottare formule organizzative flessibili ed adeguate al contesto di
riferimento conferisce peraltro al capo d'istituto le funzioni di
promozione e di coordinamento che ineriscono alla dimensione
gestionale ed operativa del centro. A tal fine, in fase
organizzativa, lo stesso capo d'istituto potrà avvalersi della
collaborazione del docente referente per l'educazione alla salute,
nonché di un gruppo di lavoro misto, formato da insegnanti
designati dal collegio docenti, esperti esterni, studenti, genitori.
Gli organi collegiali,
nell'ambito della programmazione di loro competenza, individueranno
le più opportune modalità per la rilevazione dei bisogni dei
ragazzi, nella prospettiva della prevenzione del disagio e della
promozione del benessere e del successo scolastico. Avviata nel contempo
la ricerca dei soggetti istituzionali competenti a garantire per
l'aspetto socio-sanitario l'attivazione e la continuità del
servizio, il preside, avvalendosi del gruppo di lavoro misto,
promuove la progettazione del C.I.C. e presenta la proposta del
consiglio d'istituto, che esprime parere in merito. Il progetto ed
il parere del consiglio d'istituto saranno inoltrati alle SS.LL.,
che procederanno all'esame ed alla successiva istituzione, ai sensi
dell'art. 106 del D.P.R. n. 309/1990. Perché si possa
acquisire una conoscenza approfondita delle iniziative avviate, le
SS.LL. sono invitate a trasmettere a questo Ministero (Ufficio
studi, via Ippolito Nievo, 35, Roma) una relazione, entro sessanta
giorni dal ricevimento della presente, sulla tipologia delle
iniziative assunte, sullo stato di avanzamento della progettazione
dei C.I.C., ed un primo giudizio circa la loro consistenza e
validità. Alla relazione dovrà essere allegato l'elenco delle
scuole presso cui sono stati istituiti i C.I.C. e) Attività
d'informazione e di sensibilizzazione dei capi d'istituto Nella strategia di
prevenzione indispensabile e determinante risulta essere il convinto
impegno dei capi d'istituto, per la centralità istituzionale e per
il rilievo psicosociale che ne caratterizzano il ruolo e la
funzione. I corsi per presidi delle scuole secondarie superiori che
si stanno svolgendo d'intesa con il Ministero della Sanità
rappresentano un momento indispensabile nel quadro strategico
relativo alla prevenzione. Per definire e
completare tale quadro, s'invitano le SS.LL. ad organizzare incontri
con i capi d'istituto delle scuole elementari e delle scuole medie,
secondo modalità flessibili ed articolate anche per aree
territoriali (es. distrettuale), tenendo conto delle esigenze
proprie di ciascuna provincia. Un confronto
sistematico sulle esperienze già avviate nelle scuole può
rappresentare un forte momento di impulso per quelle scuole che,
ancora, non hanno avviato riflessioni e quindi concretizzato
proposte e progetti sulla materia. f) Incontri tra
operatori della scuola e di enti dotati di competenze per
l'educazione alla salute e per la prevenzione delle
tossicodipendenze Per le finalità
previste dalle leggi e dalle sinergie richiamate al punto 1) si
ritiene necessaria la già raccomandata collaborazione fra scuola ed
extrascuola (enti locali, UU.SS.LL., altre istituzioni pubbliche e
private, comunità, associazioni), possibilmente in un ambito
territoriale definito, al fine di: - evitare la
duplicazione di progetti che risulterebbero ripetitivi e
rischierebbero di disperdere o diluire le risorse presenti sul
territorio; - individuare e
sviluppare sinergie d'intervento, al fine di gestire in modo congruo
e proficuo le risorse umane strutturali e finanziarie. Si evidenzia quindi la
necessità di incontri fra operatori scolastici e soggetti
dell'extrascuola, nella fase preliminare di progettazione, e nelle
fasi della realizzazione e della verifica, in itinere e conclusiva,
anche per mettere a punto la collaborazione e adottare eventuali
modifiche dei progetti. La fase preliminare
(almeno due incontri), oltre a costituire un momento di
sensibilizzazione alle problematiche scolastiche e di presa di
contatto tra gli operatori del progetto, sarà mirata a rilevare il
disagio (confronto su metodi e strategie), a individuare il tipo
d'intervento che si vuole attuare, le risorse disponibili
all'interno e all'esterno delle scuole, a scegliere le forme di
coinvolgimento e di collaborazione, sia con i genitori, sia con gli
altri soggetti dell'extrascuola. Nelle successive fasi
(almeno due incontri a metà anno scolastico e due a conclusione
dello stesso) sarà importante un confronto attento e analitico sui
contenuti, sulle aree tematiche affrontate, sui metodi e sulle
strutture impegnate. Viene rimessa al
giudizio delle SS.LL., sentito il parere del comitato tecnico
provinciale, l'individuazione delle sedi ritenute più idonee allo
scopo. In linea di massima i predetti incontri possono essere svolti
secondo una struttura organizzativa che prevede relazioni
introduttive, materiale di lavoro, dibattito, lavori di gruppo e
conclusioni operative. 6) Procedure relative
ai finanziamenti per il 1992 La Presidenza del
Consiglio dei ministri - Dipartimento affari sociali - accogliendo
le proposte di questo Ministero, formulate ai sensi del comma 1,
dell'art. 127 del D.P.R. n. 309/1990, ha deliberato l'assegnazione
di L. 26.000.000.000 per l'anno finanziario 1992. Le attività
finanziate, in base al piano presentato e alle proposte del comitato
tecnico scientifico, di cui al comma 3 dell'art. 104 del D.P.R. n.
309/1990, con imputazione allo stanziamento dell'esercizio
finanziario 1992, riguardano: a) Progetto Giovani
'93: L. 6.500.000.000 b) Progetto Ragazzi
2000: L. 6.500.000.000 c) Progetto Genitori e
corsi relativi: L. 4.000.000.000 d) Centri di
informazione e di consulenza: L. 5.000.000.000 e) Attività di
informazione e di sensibilizzazione dei capi d'istituto delle scuole
elementari e medie: L. 2.000.000.000 f) Incontri tra
operatori della scuola e di enti extrascolastici con competenza in
materia di educazione alla salute e di prevenzione delle
tossicodipendenze: L. 2.000.000.000 In merito alle somme
ripartite secondo le allegate tabelle si forniscono i seguenti
chiarimenti: a) Progetto Giovani
'93 Della somma di L.
6.500.000.000 a finanziamento del P.G. '93 viene messo a
ripartizione l'importo di L. 6.200.000.000, secondo il consueto
parametro della consistenza provinciale degli studenti degli
istituti d'istruzione secondaria di secondo grado. La quota
provinciale verrà assegnata alle SS.LL. con apertura di credito, a
rendicontazione regionale, imputata al cap. 1147 dello stato di
previsione di questo Ministero per l'anno finanziario 1993, resti
1992. Le SS.LL., sulla base dei progetti, dei programmi e delle
iniziative presentate al comitato tecnico provinciale e da questi
approvato, nei costi e nei contenuti, provvederanno ai finanziamenti
corrispondenti, che non dovranno eccedere complessivamente la quota
provinciale messa a disposizione. Si avverte, invece, che è
possibile utilizzare, per le iniziative a valere sulla quota di cui
sopra, eventuali economie che si verificassero sui finanziamenti
alle scuole, provenienti dall'anno 1991. b) Progetto Ragazzi
2000 (Omissis). c) Progetto Genitori La somma di L.
4.000.000.000 (all. n. 3) viene ripartita utilizzando ugualmente il
parametro della consistenza provinciale degli alunni delle scuole
elementari e medie. Le aperture di credito concesse a favore delle
SS.LL. a rendicontazione regionale verranno imputate al cap. 1148
dello stato di previsione di questo Ministero per l'anno finanziario
1993, resti 1992. d) Centri di
informazione e di consulenza La somma di L.
5.000.000.000 per i C.I.C. (all. n. 4) viene ripartita secondo il
parametro della consistenza provinciale della popolazione scolastica
della scuola secondaria superiore. L'erogazione di fondi alle scuole
per il funzionamento dei centri sarà assicurata da parte delle
SS.LL. secondo i criteri concordati con i rispettivi comitati
tecnici provinciali. Le aperture di credito a rendicontazione
regionale a favore delle SS.LL. saranno emesse con imputazione al
cap. 1147, nell'anno finanziario 1993, resti 1992. Tali fondi supportano
le spese connesse alle dotazioni di attrezzature, materiali, etc.,
necessarie per il funzionamento e l'attivazione dei centri, nonché
per il pagamento di compensi inerenti ad attività di prestazioni
professionali svolte da esperti, consulenti esterni alla scuola,
qualora non sia possibile avvalersi degli operatori dei servizi
territoriali. e) Attività
d'informazione e di sensibilizzazione dei capi d'istituto La somma di L.
2.000.000.000 (all. n. 5) stanziata a questo scopo viene ripartita
fra le province, utilizzando il parametro della consistenza
provinciale delle istituzioni scolastiche elementari e medie. Le aperture di credito
a favore delle SS.LL., a rendicontazione regionale, per i successivi
finanziamenti alle scuole, saranno imputate al cap. 1147 dello stato
di previsione di questo Ministero, per l'anno finanziario 1993,
resti 1992. f) Incontri fra
operatori della scuola e di enti dotati di competenze per
l'educazione alla salute e per la prevenzione delle
tossicodipendenze La somma di L.
2.000.000.000 (all. n. 6) viene ripartita fra le province,
utilizzando la consistenza provinciale della popolazione scolastica
(all. 6). Le aperture di credito a favore delle SS.LL., a
rendicontazione centrale o regionale, secondo la regione in cui sono
ubicate le province, saranno imputate al cap. 1146 dello stato di
previsione di questo Ministero per l'anno finanziario 1993, resti
1992. Si pregano le SS.LL.
di dare la massima diffusione alla presente circolare, anche
attraverso i mass media disponibili, perché siano tempestivamente
informati i capi d'istituto, i docenti, i genitori, gli studenti e i
soggetti sociali con cui la scuola è invitata a collaborare. In particolare i capi
d'istituto sono pregati di considerare l'opportunità di dedicare
una riunione degli organi collegiali, nell'autonomia professionale
loro riconosciuta dalla legge, alla riflessione sul contenuto della
presente circolare.
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