Decreto Presidente Repubblica 13 giugno 2000
(in GU 21 agosto 2000, n. 194)
Approvazione del Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva per il biennio 2000/2001
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'art. 1 della legge 12 gennaio 1991, n. 13;
Visto l'art. 2, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Visto il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303;
Vista la legge 23 dicembre 1997, n. 451, recante istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia, ed in particolare l'art. 2 della legge medesima, che prevede l'adozione del Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva;
Visto il Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2000-2001, predisposto dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia;
Acquisito il parere della Commissione parlamentare per l'infanzia espresso nella seduta del 20 marzo 2000;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del 2 giugno 2000;
Sulla proposta del Ministro per la solidarietà sociale;
Decreta:
Art. 1.
E' approvato il Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2000-2001, parte integrante del presente decreto.
Il presente decreto, previa registrazione da parte della Corte dei conti, sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Registrato alla Corte dei conti il 5 luglio 2000
Registro n. 2 Presidenza, foglio n. 344
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Dipartimento per gli affari sociali
Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza
PIANO NAZIONALE DI AZIONE E DI INTERVENTI PER LA TUTELA DEI DIRITTI E LO SVILUPPO DEI SOGGETTI IN ETA' EVOLUTIVA 2000-2001 (Legge n. 451/1997).
Parte prima
1. Con questo Piano d'azione il Governo intende onorare un impegno nei confronti delle nuove generazioni, in base ad un principio di valore etico prima ancora che giuridico: quello della responsabilità, del rispetto e della considerazione nei confronti dei concittadini più giovani.
Oggi una legge, la n. 451 del 1997, assegna al Governo il compito di predisporre ogni due anni un programma di interventi a favore dell'infanzia e dell'adolescenza.
E' questo un fatto di straordinaria portata civile e culturale.
Mai finora si era arrivati a questo livello di impegno istituzionale. Si tratta di un impegno serio e complesso. Chi volesse, infatti, oggi ridurre i temi dell'infanzia ad alcune, poche questioni di facile richiamo compirebbe la più grave e sciocca delle possibili e, purtroppo, frequenti banalizzazioni della politica. In realtà, infatti, il numero e la delicatezza dei problemi che vanno affrontati - affinché abbia senso la stessa nozione di politica per l'infanzia e l'adolescenza - è imponente e corrispondente nè più nè meno al ventaglio dei temi che molto più di frequente vengono considerati di competenza dei governi nazionali.
Non si diventa grandi per caso o all'improvviso: si potrebbe dire che ciascun cittadino è adulto nella misura in cui gli è stato possibile essere bambino.
In realtà nonostante l'assoluta semplicità ed evidenza di questo principio, per moltissimo tempo, l'Italia è stato un Paese disattento nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza divenendo sicuramente un più povero e meno capace di altri Paesi occidentali di rinnovarsi ed evolvere.
Nei continui ed odierni cambiamenti, che portano il nostro Paese a modernizzarsi ed a moltiplicare le opportunità di crescita e di sviluppo, è molto difficile essere bambini ed adolescenti e, senza retorica, è diventato anche molto problematico essere genitori, padri e madri.
Anche per questo, ma non solo, i giovani cittadini debbono ricevere un'attenzione speciale da parte di tutta la società italiana ed innanzi tutto da parte delle sue istituzioni.
Questo piano d'azione non è il primo strumento di lavoro adottato a favore dei bambini e degli adolescenti del nostro Paese. Il Governo Prodi aveva predisposto un primo Piano d'azione già nel 1996. Già allora, infatti, c'era la convinzione che per realizzare buone cose occorresse avere un programma chiaro e definito in grado di impegnare il Governo in prima persona e nella sua collegialità, consentendogli di dialogare con il Parlamento in modo positivo e costruttivo e di sostenere e promuovere le politiche delle regioni e dei comuni. Un Piano d'azione capace di interpretare anche le indicazioni preziose delle numerose associazioni di volontariato, del mondo della cooperazione sociale delle categorie professionali e di molti semplici cittadini.
Grazie a quel primo Piano d'azione, dal 1996 ad oggi è stato compiuto molto lavoro per migliorare concretamente le condizioni di vita e di sviluppo delle nuove generazioni. Sono stati investiti complessivamente quasi diecimila miliardi di lire a copertura di leggi innovative per le famiglie, che l'Italia non aveva mai avuto in questo settore.
Oggi, attraverso una nuova legge sull'adozione internazionale, si è reso il sistema più snello, trasparente e meno oneroso per i bambini e per le famiglie che adottano.
Si è avviata la sperimentazione di strumenti inediti per combattere la povertà ed il disagio come l'istituto del "reddito minimo di inserimento".
Grazie all'iniziativa del Governo e alla sensibilità di tutto il Parlamento sono incorso di approvazione una nuova legge sugli asili nido e, l'ormai indispensabile, riforma dei servizi sociali.
Con le ultime due leggi finanziarie si è voluto sostenere la maternità, riconoscendone il valore ed il costo, attraverso l'istituzione dei relativi assegni.
Con la recente nuova legge sull'immigrazione, che contiene strumenti e principi di valore fondamentale per un Paese occidentale moderno, si è attuata una più attenta e rispettosa tutela della personalità dei bambini stranieri e dei loro diritti.
Si sono realizzati nuovi strumenti scientifici di lettura e di studio globali della realtà dell'infanzia e dell'adolescenza: basti ricordare i due Rapporti nazionali del 1996 e del 1997, il Manuale di orientamento alla progettazione sulla legge n. 285/1997 e la collana di quaderni "Pianeta Infanzia" realizzati dal Centro nazionale di documentazione ed analisi.
Si è così fornita, tra l'altro, la base per una conoscenza quantitativa e statistica della condizione dei bambini e delle bambine in Italia, che ha costituito un fondamentale punto di riferimento per l'elaborazione di questo Piano d'azione e delle sue strategie d'intervento.
Una scuola rinnovata è stata finalmente improntata a principi capaci, nei prossimi anni, di rendere non solo più partecipata e democratica la vita scolastica, ma anche più efficiente e funzionale l'intero sistema.
Si è migliorata la tutela della salute di chi è più piccolo e delle fasce sociali più deboli; si sono rafforzati i servizi per la maternità e la paternità.
Il Governo ha inoltre presentato un disegno di legge inteso a promuovere il protagonismo e la cittadinanza dei giovani.
E' altresì da sottolineare che anche l'amministrazione pubblica ha avviato un profondo e complesso percorso di rinnovamento e comincia ad assumere una diversa consapevolezza dell'importanza che le politiche sociali rivestono in un Paese moderno orientato non solo allo sviluppo e alla ricchezza, ma anche a realizzare condizioni di equità sociale e di pari opportunità.
Non è senza significato che dopo tanti anni, in cui non si era attuato nel nostro Paese alcun significativo investimento a favore delle famiglie e delle nuove generazioni, l'Italia si sia messa in movimento orientandosi con decisione verso la realizzazione di un nuovo welfare più giusto ed efficiente.
La legge n. 285/1997 è stata uno dei grandi motori di questo processo stimolando gli enti locali a dar vita ad interventi non "emergenziali", diretti non solo a riparare le situazioni di particolare disagio dei minori, ma anche a promuovere adeguati processi di costruzione dell'identità per tutti i bambini e le bambine. Ciò attraverso concreti servizi e strumenti in grado di favorire migliori relazioni familiari, spazi e opportunità per il gioco e la partecipazione, un ambiente urbano di vita più adeguato alle esigenze di chi cresce.
Accanto a questi obiettivi, previsti nel Piano d'azione del 1996 e che sono stati realizzati, ce ne sono altri in via di realizzazione che conservano oggi inalterata la loro validità. In particolare è opportuno proseguire gli sforzi per attuare nel modo più compiuto i diritti dei minori disabili, di quelli ospedalizzati o affetti da malattie croniche, di quelli sieropositivi, di quelli con problemi di dipendenza, di quelli istituzionalizzati ed in difficoltà familiari o precocemente implicati in attività devianti e antisociali.
Non possiamo però nascondere che esistono alcune difficoltà in questo processo di cambiamento. Difficoltà in certa misura fisiologiche, ma sulle quali il Governo, d'intesa con le regioni ed i comuni, lavora, e continuerà a farlo, per raggiungere gli obiettivi prefissati.
In particolare, sono ancora oggi troppe le disuguaglianze tra bambini e bambine, tra ragazzi e ragazze: secondo il genere sessuale, le condizioni economiche e sociali delle famiglie, la qualità dell'ambiente di vita, le disponibilità di opportunità per lo sviluppo e la crescita culturale e civile.
Nonostante queste difficoltà reali, è certamente in corso un processo di cambiamento che, soprattutto nel Mezzogiorno, può già considerarsi un successo straordinario. Basti pensare alla fioritura di progetti e di azioni che derivano dalla sola legge n. 285/1997 che, per la prima volta nella storia del nostro Paese, ha investito finora circa 1.200 miliardi in servizi all'infanzia, all'adolescenza e per i genitori.
Questo sforzo va proseguito e sostenuto. Per questo il Governo s'impegna ad un'azione di costante monitoraggio e valutazione sull'applicazione delle leggi e sull'uso delle risorse.
Inoltre va proseguito lo sforzo di promozione di un diverso atteggiamento culturale di tutto il Paese rispetto ai problemi sociali ed in particolare ai diritti dell'infanzia.
E' essenziale, infatti, avere "nella testa e nel cuore" una nazione rispettosa delle differenze regionali e locali, aperta alla dimensione europea, ma anche unita culturalmente e socialmente dove ciascuno, soprattutto se più piccolo, abbia pari opportunità di crescita e di sviluppo.
Questa nuova strategia politica del Governo di promozione e tutela della condizione minorile non poteva essere impostata, né i relativi traguardi potevano essere raggiunti, senza l'azione concertata degli altri soggetti istituzionali e della società civile: del Parlamento che ha discusso ed approvato leggi importanti, non mancando mai di esercitare la sua funzione di indirizzo e di stimolo nei confronti del Governo; delle regioni e dei comuni d'Italia che hanno dato un enorme contributo in termini applicativi ed ideativi alle politiche per l'infanzia sia in sede locale che nazionale; della società civile che ha mobilitato risorse assai significative nel sostegno dei cittadini di minore età.
Inoltre si deve registrare un'accresciuta e più diffusa sensibilità tra i cittadini e le famiglie sui temi dell'infanzia divenuti finalmente, centrali dopo che per troppo tempo erano rimasti marginali nel costume e nella cultura italiani.
2. In questo processo di cambiamento, l'impegno dell'attuale Piano d'azione pone una particolare attenzione su alcuni temi emergenti pur mantenendosi inalterato l'impegno del Governo e degli enti locali su tutti i settori coinvolti nei temi di tutela e promozione dei diritti del cittadino di età minore.
Innanzi tutto, l'Italia è sempre più convinta del valore universale dei principi e dei diritti del fanciullo sanciti dalla Convenzione di New York del 1989.
Principi e diritti che non possono essere ristretti ai soli cittadini del nostro Paese, ma anche a quanti giungono da altre nazioni oppure nascono da genitori che provengono da Paesi lontani e molto più poveri del nostro.
Ma non solo. L'Italia è anche un Paese i cui cittadini hanno riconosciuto la povertà e le difficoltà insopportabili di tanti bambini e bambine, che vivono in Paesi vicini e lontani, e hanno cercato di alleviarle intervenendo con atti di toccante generosità.
Pertanto il Governo si sente impegnato sempre di più sia a sostenere iniziative a favore dei bambini che nel mondo si trovano in condizione di povertà, sia a realizzare una migliore integrazione di coloro che vivono tra noi: non più stranieri, ma nuovi, per quanto piccoli, cittadini di un Paese attento e solidale al mondo ed ai suoi figli.
In secondo luogo sarebbe un tragico errore limitarsi a ritenere che i problemi e le difficoltà dell'infanzia e dell'adolescenza si risolvano tutti e solo attraverso misure di protezione, tutela ed assistenza. Occorre confrontarsi in positivo sulle esigenze di chi cresce e sui cambiamenti che la crescita chiede a tutta la società.
In particolare non sarebbe onesto non riconoscere che c'è stato un vuoto di attenzione nei confronti del mondo degli adolescenti, dei loro problemi, delle loro istanze di riconoscimento, delle loro esigenze di partecipazione e di contributo alla crescita della società. Troppo frequentemente il mondo degli adulti ha delegato all'istituzione scolastica l'educazione e la formazione degli adolescenti, senza essere in grado di offrire altri spazi ed opportunità di esercizio della cittadinanza. Altre volte, al contrario, essi sono dissuasi dall'andare a scuola e costretti a lavorare.
La maggior parte di loro è di fatto costretta a vivere una fase interlocutoria, di attesa lunghissima di una maturità che gli adulti di frequente non vogliono riconoscere.
Il Governo intende contribuire a modificare questo stato di cose: non per lanciare il solito allarme sui rischi ed i pericoli per gli adolescenti e sui loro comportamenti, quanto piuttosto per riconoscere concretamente il loro diritto di cittadinanza e riaffermare quanto sia preziosa, per tutta la società, la loro crescita e la loro formazione. Si vuole inoltre concorrere a facilitare il dialogo tra adulti e adolescenti spesso così difficile.
E' ancora da rilevare che è fondamentale, per un armonico sviluppo della personalità in formazione, la realizzazione di un ambiente di vita rispettoso delle esigenze di crescita del cittadino minore. è necessario effettuare una svolta di fondo rispetto alla qualità dell'organizzazione delle nostre città.
Per combattere il degrado urbano e sociale, l'illegalità, l'incuria e l'abbandono, occorre decisione, efficienza e competenza.
E' però anche evidente che, per tentare di sconfiggere in modo radicale e definitivo questi mali, occorre far sì che i cittadini e le cittadine possano riappropriarsi in condizioni di sicurezza e libertà del loro diritto/dovere di cittadinanza rispetto a ciò che è patrimonio di tutti.
Migliorare le città vuoi dire anche migliorare i servizi, potenziarli, renderli più moderni ed efficaci, capaci d'ascolto e valutazione per rispondere davvero alle esigenze delle famiglie, dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze. Migliorare le città è pensare alla musica e agli spazi che sono loro necessari, allo sport, alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico che è la vera dote delle nuove generazioni di italiani e italiane. Spazi ed occasioni in cui dar vita ad un concreto patto civico tra il mondo degli adulti e delle nuove generazioni, in cui sperimentare responsabilità, partecipazione ed anche forme di autogestione dei cittadini più giovani.
Tuttavia il cambiamento dei luoghi di vita esige azioni forti ed incisive ed un coinvolgimento molto più ampio del mondo delle imprese, delle professioni, delle organizzazioni dei cittadini ed indirizzi chiari per gli amministratori delle città.
Particolare attenzione va rivolta al tema della formazione delle nuove generazioni. Il che implica innanzi tutto dare una grande rilevanza al tema della riforma della scuola per le conseguenze e le implicazioni decisive che, per il presente ed il futuro del nostro Paese, essa può avere. Si tratta di una catena di avvenimenti di tale complessità e delicatezza che sarebbe riduttivo considerare esaurita all'atto dell'emanazione delle disposizioni di legge relative.
Il Governo si impegna a dare pieno sostegno ai protagonisti della riforma scolastica: agli studenti non meno che agli insegnanti ed ai dirigenti scolastici.
Significa però anche sviluppare una rilevante attenzione a tutto il tema della formazione extrascolastica, che può essere affrontato dando spazio alle iniziative degli studenti stessi (vedi Statuto degli studenti e delle studentesse) degli enti locali e del privato sociale. La formazione extrascolastica deve, inoltre, sfruttare le enormi opportunità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione per la crescita globale delle nuove generazioni. Questa è la ragione per la quale il Governo non intende far leva su un inutile argomento oscurantista secondo il quale l'uso della televisione o degli strumenti multimediali è in sé foriero di pericoli: sarebbe come se all'avvento della carta stampata qualcuno avesse detto che i libri facevano male ai bambini. Al contrario, deve rilevarsi l'importanza ed il valore di questi strumenti della vita quotidiana delle famiglie italiane, a cui tuttavia occorre garantire livelli qualitativi e di rispetto sempre più elevati. Il Governo sa di poter contare su professionisti disposti a capire e condividere questi obiettivi, reclamati da tutti i cittadini e le cittadine di buon senso non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
Fenomeni quali la pedofilia, le violenze ed i maltrattamenti a danno di bambini e bambine destano grande preoccupazione in tutti.
Tuttavia occorre cominciare a discriminare i fenomeni ed organizzare risposte differenziate ed efficaci, tanto sul versante della prevenzione quanto su quello della repressione dell'illegalità. Ci si trova tra l'altro in presenza di situazioni molto diverse tra loro: da un lato la miseria di alcune situazioni di sottosviluppo e degrado di cittadini italiani che colpiscono duramente - e quasi sempre all'interno delle mura domestiche - chi è più piccolo ed indifeso; dall'altro ci si trova in presenza di vere e proprie organizzazioni criminali che sfruttano con ferocia e determinazione la condizione dei minori stranieri.
La complessità delle situazioni richiede strategie diversificate che, con i nuovi strumenti legislativi a disposizione, si è in grado di attivare. Non è il caso di creare inutili e controproducenti allarmismi, perché questo atteggiamento crea più danni ai bambini di quanti non ne risolva; occorre invece aumentare la corretta informazione, rafforzare la rete dei servizi, migliorare la competenza delle varie figure professionali a partire da quelle più a diretto contatto con l'infanzia e l'adolescenza.
Grande attenzione deve suscitare infine il tema del lavoro dei bambini e delle bambine in Italia e nel mondo, che deve essere oggetto di un'azione diversificata ed ampia in grado di contrastare ogni forma di sfruttamento. L'Italia, poi, vuole continuare con determinazione e coerenza il suo impegno affinché venga affrontato in tutte le sedi il fenomeno del lavoro in condizioni disumane di bambini e bambine in Paesi anche molto lontani dal nostro.
3. Quello che si propone ora con questo nuovo Piano d'azione - che significativamente connota con un particolare impegno a favore dei più piccoli l'inizio di questo nuovo millennio - è di realizzare una serie di cose molto concrete.
Tuttavia è bene sottolineare l'esigenza di consapevolezza ed informazione nei cittadini e nelle cittadine italiani. Per queste ragioni questo Piano d'azione si rivolge direttamente alle donne e agli uomini, alle famiglie, ai ragazzi e alle ragazze. L'Italia, infatti, è un Paese con leggi all'avanguardia che sono espressione di una realtà che è tutt'altro che arretrata socialmente e culturalmente. Ma è anche un Paese difficile da far progredire omogeneamente. Per farlo è necessario che i genitori, gli educatori e le educatrici, gli insegnanti e le insegnanti e tutti gli adulti in genere - indipendentemente dalla loro collocazione professionale rispetto all'infanzia e all'adolescenza - sappiano e condividano quali sono i diritti, le opportunità e certamente anche i doveri, che sono propri di chi è più giovane. L'Italia, inoltre, è un Paese ricco di volontariato e di mille esperienze di mutualità ed è per questo che ci sono tutte le condizioni perché questo Piano d'azione abbia proprio nei cittadini e nelle cittadine il primo e più importante sostegno.
Ma ancora di più questo Piano d'azione si rivolge direttamente alle nuove generazioni esplicitando in forma chiara quali sono gli obiettivi su cui le istituzioni intendono lavorare. è auspicabile, quindi, che il Piano d'azione abbia la massima diffusione su tutto il territorio e che sia in grado di "parlare" direttamente alle nuove generazioni. è inoltre auspicabile che esso promuova analoghi piani d'azione regionali e che su una serie di temi si realizzi una fase di confronto e di ascolto con i ragazzi e le ragazze, per avere suggerimenti su come migliorare le nostre politiche a loro favore. Si vorrebbe, infatti, anche con questo Piano contribuire al superamento di quelle barriere comunicative che purtroppo spesso si instaurano tra generazioni diverse. Il Piano vorrebbe perseguire l'obiettivo di ristabilire condizioni di maggiore equità ed un più diffuso senso di partecipazione e di appartenenza alla vita civile che è poi la vita di tutti: dei bambini, dei giovani, degli adulti, delle persone anziane, delle donne e degli uomini. Oggi si può contare - anche grazie al lavoro iniziato con il Piano d'azione del 1996 - su un quadro organico di interventi da parte degli enti locali, delle associazioni di volontariato, della cooperazione sociale e di tutte le altre istituzioni pubbliche. Ciò consente di individuare opportunamente alcune priorità d'intervento nel Piano d'azione 2000-2001, senza per questo tornare alla cultura dell'emergenza, fine a se stessa, che ha caratterizzato per decenni l'attenzione delle istituzioni pubbliche nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza.
E' infine da sottolineare la coralità con cui tutti i Ministeri e le istituzioni hanno partecipato alla redazione di questo Piano d'azione, dando ciascuno il proprio importante contributo. Si tratta di un fatto che dimostra la capacità di trovare, proprio sui temi dell'infanzia e dell'adolescenza, un metodo di lavoro sinergico ed efficace.
L'Osservatorio nazionale per l'infanzia - che è l'organismo istituito dalla legge n. 451/1997 proprio per esercitare questa funzione - ha a lungo lavorato all'individuazione di temi e soluzioni di questioni, unanimamente ritenute prioritarie, su cui concentrare impegno e attenzione per i prossimi due anni. A tutti vada un ringraziamento particolare per il lavoro svolto e le preziose indicazioni fornite.
Apriamo insieme alle generazioni più giovani un nuovo millennio all'insegna dell'attenzione e della concretezza, e ci sembra di riconoscere proprio in questi attributi le caratteristiche ed i volti reali delle persone più giovani. Volti di persone attente, curiose, concrete che vogliono vivere bene il loro presente ed il loro futuro.
In conclusione, sia consentito ancora un volta di sottolineare che i tanti passi avanti compiuti non si sarebbero potuti realizzare senza la collaborazione e la sensibilità dell'intero Parlamento e in particolare della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza che si rivela sempre di più strumento fondamentale per perseguire una sempre migliore tutela e promozione delle nuove generazioni.
Parte seconda: gli impegni del Governo.
Sulla base delle riflessioni che le commissioni dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza hanno effettuato sui temi ritenuti prioritari per il Piano d'azione 2000-2001 - riflessioni che vengono riportate nell'appendice - sono stati individuati gli specifici impegni che il Governo italiano, nelle sue varie componenti, intende assumere per il prossimo biennio al fine non solo di eliminare o quanto meno ridurre le carenze personali, familiari o sociali che impediscono a tanti ragazzi di costruirsi un'adeguata personalità, ma anche per stimolare e sostenere il normale processo di sviluppo di ogni ragazzo verso la maturità, e quindi verso la reale e non fittizia autonomia.
Prima delle indicazioni relative agli specifici impegni, appare opportuno sottolineare alcune delle linee strategiche di fondo, che il Governo intende seguire per sviluppare un'adeguata politica per l'infanzia e l'adolescenza.
1. Una significativa politica per l'infanzia deve necessariamente svilupparsi in un quadro più generale di impegno politico per lo sviluppo democratico e sociale dell'intera comunità italiana: la lotta alla povertà, l'impegno per assicurare lavoro e ridurre la disoccupazione, lo sviluppo della solidarietà sociale contro tutti gli egoismi di singoli o di gruppi, il riconoscimento di maggiori diritti di cittadinanza, l'incremento della partecipazione alla vita sociale e politica, lo sforzo per assicurare pari opportunità anche alla donna, lo sviluppo della cultura e dell'istruzione nel Paese, l'impegno per assicurare sempre meglio la salute, nel senso non di mera cura e prevenzione della malattie, ma di realizzazione di un effettivo benessere, non possono e non debbono ritenersi obiettivi estranei anche alla realizzazione di una politica per le nuove generazioni. Quest'ultima si sviluppa principalmente attraverso una politica generale attenta alle esigenze di crescita di tutti gli uomini e della comunità nel suo insieme.
2. Un'effettiva politica dell'infanzia non può svilupparsi se si affrontano solo le situazioni di emergenza, nel momento in cui i problemi esplodono (la tossicodipendenza, la criminalità minorile; la pedofilia) cercando interventi tampone ovvero assumendo singole iniziative estemporanee, fuori da un'organica visione dei problemi di fondo e senza un'adeguata conoscenza globale della reale condizione dell'infanzia e dell'adolescenza. Una strategia adeguata esige non solo una documentazione sicura della condizione di vita del pianeta infanzia nel nostro Paese, ed un serio approfondimento preventivo dei problemi esistenti, ma anche l'elaborazione di un piano globale ed organico di sviluppo che delinei le linee strategiche da attuare progressivamente, che assicuri i coordinamenti necessari per la realizzazione del piano a tutti i livelli, che mobiliti le energie istituzionali e del privato sociale in una globale ed efficace collaborazione per la sua attuazione, che preveda ed attui verifiche periodiche per riscontrare l'efficacia dell'intervento ed adattare il piano sulla base delle difficoltà che possono incontrarsi nel corso della sua esecuzione. Ciò deve valere a livello centrale ma deve valere anche a livello locale. Pertanto il Governo auspica che anche su base regionale vengano elaborati Piani regionali per l'infanzia e l'adolescenza, mutuando la metodologia di coinvolgimento di tutte le amministrazioni interessate e del privato sociale, adottata per la redazione di questo piano nazionale.
3. Una politica di tutela e di promozione dell'infanzia e dell'adolescenza non può essere sviluppata solo attraverso la predisposizione di un, sia pur necessario, adeguato assetto legislativo. Occorre che le leggi in favore dei soggetti in formazione possano, attraverso la predisposizione di strumenti adeguati di applicazione, realmente incidere nella realtà; che l'attività legislativa sia coniugata con una prassi amministrativa attenta alle esigenze del soggetto in formazione e rispettosa della sua personalità e dei suoi interessi; che si sviluppino sul territorio iniziative non solo per la tutela, ma anche per la promozione dei soggetti di età minore attraverso una mobilitazione sia delle risorse istituzionali che di quelle del privato sociale, rese capaci di collaborare attivamente; che si faciliti la partecipazione alla vita comunitaria del cittadino di età minore per superare la sua sostanziale emarginazione.
4. Una reale politica di tutela non può limitarsi alle situazioni patologiche. Per promuovere tutti i diritti dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, dei giovani e delle giovani è necessario che la politica non prenda in considerazione solo le situazioni di disagio o di devianza ma si faccia carico di assicurare anche al bambino che non presenta particolari problemi lo sviluppo armonico della propria identità personale e sociale. Una politica per l'infanzia non può essere sinonimo di politica per la tutela dei soli soggetti a rischio o già in gravi difficoltà, ma deve essere una politica di sviluppo per tutti coloro che vanno costruendo faticosamente la propria compiuta personalità.
5. La prevenzione - essenziale in questo settore perché l'attività di recupero è sempre non del tutto soddisfacente in quanto le ferite riportate difficilmente non lasciano cicatrici profonde - non può significare solo individuare situazioni di gravissimo rischio e intervenire perché il rischio non si traduca in danno. Significa predisporre condizioni per consentire che, per tutti, il complesso percorso di crescita non sia ostacolato ma facilitato; che l'identità originale sia rispettata e valorizzata, che gli apporti siano positivi e strutturanti. Il che implica costruire una comunità che sia veramente educante e che sappia aiutare il fanciullo a costruire la sua personalità nello spirito degli ideali proclamati nello Statuto dalle Nazioni Unite ed in particolare nello spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di eguaglianza e di solidarietà (preambolo della Convenzione ONU). Questa funzione educativa non può essere delegata solo alla famiglia o alla scuola: tutte le agenzie di formazione, anche quelle informali, devono sentirsi responsabili di questa funzione; tutti gli adulti che, professionalmente o non, hanno contatti con soggetti in età evolutiva, devono farsi carico del compito di agevolare l'itinerario di crescita e maturazione di cloro che si affacciano alla vita. E la politica deve stimolare questo impegno.
Saranno di seguito indicati gli impegni del Governo nei vari settori: è però subito da sottolineare come non vengano ripetuti i programmi già previsti nel precedente Piano d'azione e che devono essere portati a compimento: essi continuano ad avere valore e fanno pertanto parte integrante del presente Piano.
A. Interventi legislativi.
Il Governo si impegna, innanzi tutto, a proporre al Parlamento una serie di riforme legislative per rendere più coerente con la Convenzione ONU del 1989 il nostro ordinamento giuridico, riconoscendo nel modo più ampio possibile i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza ed istituendo organi più efficaci di tutela di tali diritti. In particolare:
1. Sul versante del riconoscimento dei diritti il governo si impegna:
2. Sul versante della strutturazione di adeguati organi di tutela di diritti dei minori il Governo si impegna:
B. Interventi per migliorare la condizione di vita dei minori.
Il Governo si sente impegnato, anche sul piano amministrativo, per assicurare al soggetto in formazione condizioni di vita che consentano un regolare itinerario di crescita umana.
L'intervento del Governo si realizzerà, per raggiungere questo scopo, su diversi versanti.
1. Innanzi tutto, il Governo promuoverà un'azione di monitoraggio e valutazione sui programmi sviluppati con la legge n. 285/1997 al fine di valutarne l'impatto e l'efficacia.
2. Sul versante del sostegno alle famiglie per assicurare al minore relazioni soddisfacenti, il Governo:
3. Sul versante dell'ambiente di vita del minore il Governo intende impegnarsi per sviluppare progetti che rendano la città non solo più vivibile per il bambino, ma anche più capace di essere luogo di crescita armonica, anche attraverso iniziative educative e culturali.
Il che significa non solo una qualificazione degli spazi urbani (aree gioco, spazi verdi, piste ciclabili, isole pedonali), ma anche lo sviluppo di una politica dei tempi di vita che consenta relazioni familiari più intense e significative. In particolare:
4. Sul versante dei servizi alla persona, il Governo è impegnato anche a sostenere lo sviluppo e l'organizzazione di servizi innovativi ed efficienti a favore della famiglia e dei minori.
In particolare:
5. Sul versante della tutela della salute intesa come benessere l'impegno del Governo si concretizza nell'attuazione del Piano Sanitario Nazionale. Attraverso lo specifico strumento del Progetto Obiettivo Materno Infantile, che viene, ovviamente, a far parte integrante del piano di azione e che prevede tra l'altro una particolare attenzione al percorso nascita, alla pediatria di libera scelta, alla promozione della salute in età evolutiva nella comunità, al bambino in ospedale, all'assistenza al bambino in U.O. pediatrica, all'assistenza al bambino con malattie croniche o disabilitanti, all'urgenza-emergenza pediatrica, alle malattie genetiche o rare, all'assistenza neuropsichiatrica in età evolutiva, alla salute degli adolescenti, ai maltrattamenti abusi e sfruttamenti sessuali dei minori, alla salute della donna in tutte le fasi della vita, ai Consultori familiari. Nello specifico del piano il Governo punta:
Gli interventi previsti di competenza di diversi ministeri trovano il finanziamento nell'ambito degli ordinari capitoli di bilancio degli stessi. Per quanto riguarda gli interventi a sostegno dei minori e delle loro famiglie di competenza degli Enti locali, il finanziamento avverrà attraverso la legge n. 285 del 1997 nel 2000.
Tale contributo non può tuttavia eludere l'impegno delle autonomie locali a trovare nei propri bilanci fonti dirette di finanziamento e ad utilizzare risorse europee.
Al fine di accompagnare e sostenere i processi così delineati viene affidato al Centro Nazionale di documentazione lo svolgimento di un'indagine e di un censimento sulla presenza dei servizi per l'infanzia sul territorio nazionale. Si sottolinea in proposito che il Centro ha già iniziato una indagine in questo senso per realizzare quest'anno una mappatura completa dei servizi educativi per la prima infanzia (asili nido) e una mappatura dei servizi per la preadolescenza e l'adolescenza e che l'impegno è di proseguire anche in altri settori stimolando e supportando le regioni affinché si dotino di quegli osservatori regionali previsti dalla legge n. 451/1997 che dovrebbero raccogliere dati non solo sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza ma anche sulle risorse per dare risposte alle esigenze di questa fascia di età. Il Centro inoltre ha già in programma la redazione di un manuale sulla metodologia di piano per aiutare gli Enti locali a utilizzare la legge n. 285/1997 per sviluppare progetti innovativi nel campo dei servizi e delle risorse e sta sviluppando - su mandato del gruppo tecnico presso la Conferenza Stato-Regioni e in stretta collaborazione con le stesse - una ampia azione di formazione e aggiornamento proprio nel campo della qualificazione dei servizi per l'infanzia.
C. Interventi per l'adolescenza.
Il Governo intende sviluppare un'attenzione particolare nei confronti dell'adolescenza, fascia d'età non sempre sufficientemente considerata nei suoi bisogni peculiari. Anche in questo campo il Governo opererà su diversi versanti.
1. Il Governo intende innanzi tutto operare per assicurare agli adolescenti una reale cittadinanza attiva. In particolare il Governo si impegna:
2. Sul versante del sostegno e della prevenzione in questa particolare e delicata fase di vita il Governo intende:
3. Per migliorare le condizioni di vita degli adolescenti il Governo intende:
D. Strumenti ed interventi di tutela a favore di minori vittime di abusi e sfruttamento sessuale.
Il Governo è anche impegnato a realizzare strumenti e interventi di tutela nei confronti degli abusi e degli sfruttamenti dei minori.
1. Contro le violenze sessuali di cui sono vittime i minori il Governo intende:
2. Più in generale, contro i maltrattamenti e gli abusi nei confronti dei minori il Governo intende impegnarsi:
3. Per quanto riguarda lo sfruttamento dei minori nel lavoro il Governo si impegna:
4. Per quanto riguarda i rapporti tra mondo dell'infanzia e mondo delle comunicazioni sociali, affinché quest'ultimo costituisca un'effettiva risorsa per la crescita delle nuove generazioni, e non occasione di abuso, il Governo si impegna:
E. Minori stranieri.
Il Governo non può preoccuparsi solo dei minori cittadini italiani, trascurando i bambini che vivono nel nostro Paese provenendo da Paesi stranieri o che vivono in gravi difficoltà in Paesi lontani. Pertanto anche in questo campo il governo intende intervenire su piani diversi.
1. Interventi di protezione e integrazione nei confronti dei bambini stranieri che sono in Italia. Il fenomeno della presenza di minori stranieri nel nostro territorio nazionale è in grande espansione e richiede un deciso intervento di protezione da parte del Governo in attuazione dei principi sanciti dall'ONU con la Convenzione del 1989 sui diritti del bambino. Un intervento che deve articolarsi su vari versanti:
a) Per i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio il Governo, in collaborazione con il privato sociale, è impegnato a garantire loro cure tempestive e protezione anche dai pericoli di sfruttamento e a ricercare un'adeguata sistemazione. In vista dell'adozione dei necessari provvedimenti - innanzi tutto di rimpatrio - il Comitato minori stranieri provvederà:
- ad un tempestivo accertamento dell'identità del minore ed alla identificazione, anche attraverso organismi internazionali quali la CRI, l'Unicef, l'Unhcr del suo nucleo familiare in patria e dei suoi congiunti;
- alla predisposizione delle condizioni indispensabili per un rimpatrio sicuro ed assistito del minore, fornendogli anche - se adolescente - un certo previo bagaglio professionale che gli consenta un migliore reinserimento nel suo Paese.
Il Governo è anche intenzionato ad attuare programmi di prevenzione nei Paesi da cui provengono la maggior parte di minori non accompagnati (Albania, Marocco, Romania, Bangladesh, ecc.) ed a stipulare protocolli d'intesa con quei Paesi per la messa appunto di adeguate procedure di rimpatrio.
Per i minori stranieri non accompagnati che richiedono asilo, il Governo intende dare piena attuazione alla risoluzione del Consiglio d'Europa del 26 giugno 1997, garantendo un'adeguata sistemazione in centri di accoglienza o in famiglie, realizzando colloqui con i minori che consentano un'esatta percezione dei problemi personali, attraverso funzionari con esperienza e formazione adeguata, valutando la domanda di asilo con particolare riguardo al prevalente interesse del minore e tenendo conto dell'esigenza di un ricongiungimento familiare.b) Inoltre, per tutti i bambini stranieri regolarmente immigrati e soggiornanti nel nostro Paese occorre sviluppare adeguate politiche dell'integrazione, già indicate nel documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri. Il Governo è pertanto fortemente impegnato a consentire una più significativa integrazione scolastica di questi bambini, sia vigilando sull'adempimento dell'obbligo scolastico, sia adattando i programmi, sia attuando interventi individuali o di gruppo per il superamento di particolari difficoltà, sia sviluppando nella scuola un'educazione attenta alla multiculturalità. Inoltre il Governo cercherà di promuovere iniziative di formazione congiunta per gli operatori dei servizi sociali, sanitari, educativi e scolastici e per gli adulti appartenenti alle comunità straniere e nomadi, per l'integrazione dei bambini stranieri.
E necessario quindi:
- ridurre il più possibile i problemi di carattere linguistico e culturale, attraverso un insegnamento mirato della cultura e della lingua italiana;
- dotare l'organico funzionale della scuola di figure che si occupino, in specifico, di seguire l'accoglienza e l'inserimento dei bambini stranieri e dei bambini zingari, coordinare progetti ed effettuare valutazioni sugli stessi, così da organizzare in modo efficace ed efficiente gli interventi attuati a favore dell'inserimento e per la promozione di atteggiamenti favorevoli all'integrazione;
- favorire l'inserimento dei minori attraverso l'aggiornamento costante del corpo insegnanti e l'utilizzo di figure quali i mediatori culturali;
- prevedere per i bambini e per le bambine, ma anche per le madri che spesso li seguono nei compiti e sono le più dirette coinvolte nella loro educazione, un sostegno per l'apprendimento della lingua italiana nei primi anni di inserimento scolastico in modo da non compromettere il successo degli studi e, allo stesso tempo, la traduzione in lingua delle principali comunicazioni tra la scuola e la famiglia;
- promuovere l'adozione di moduli e materiali didattici che rispondano ai concreti bisogni di bambini che hanno alle spalle condizioni e situazioni diverse;
- creare un contesto positivo rivolto all'accoglienza delle differenze, in un'ottica di integrazione, con attenzione anche agli aspetti non strettamente didattici ma di tipo "ambientale", come l'utilizzo di giocattoli multietnici, di poster, ecc.
Il Governo si impegna a sollecitare l'istituzione sul piano locale di servizi che da una parte facilitino l'accesso alla scuola e dall'altra realizzino un'integrazione sociale, anche extrascolastica, di questi bambini, attraverso la predisposizione di luoghi di incontro con bambini italiani e di comuni attività ricreative-culturali.
c) Per i minori stranieri sottoposti a provvedimenti coercitivi un numero di ragazzi non del tutto irrilevante, a causa anche del loro sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali adulte il Ministero della giustizia si impegna a:
- sviluppare la presenza di mediatori culturali nelle carceri minorili per consentire ai minori di svolgere attività di studio, apprendimento, formazione professionale;
- individuare famiglie o strutture disposte ad accogliere i giovani coinvolti in procedimenti penali, per assicurare la possibilità di beneficiare di misure alternative al carcere;
- sviluppare strumenti per l'inserimento, dopo la carcerazione, di questi ragazzi nel sistema scolastico, nel lavoro, in famiglie o strutture educative di accoglienza;
- promuovere una specifica formazione e aggiornamento degli operatori, dato che il minore straniero in carcere presenta problematiche peculiari.
d) Contro lo sfruttamento del minore straniero il Governo, anche in applicazione della legge n. 269/1998, si impegna a intervenire sia con azioni di polizia, per colpire l'utilizzo del minore nella pedofilia, nella prostituzione e nelle attività criminali sia con azioni di sostegno volte al recupero ed al suo rientro assistito, se possibile, nel Paese di origine o alla sua integrazione sociale.
Nell'ambito della legge n. 285/1997, particolare attenzione sarà rivolta ai programmi degli enti locali per raggiungere tale finalità. Analoghe iniziative di particolare attenzione e sostegno saranno rivolte alle comunità nomadi per la migliore attuazione delle legge regionali in questo settore. Il Governo si impegna a riunire i responsabili della comunità nomadi a livello nazionale - e a stimolare le regioni a fare altrettanto a livello locale - per stipulare un patto per avviare a risoluzione i problemi dell'evasione scolastica, della tutela della salute, dell'integrazione sociale, della residenzialità, dell'accattonaggio.
e) Per la tutela del minore straniero nei conflitti familiari. Il Governo nazionale si impegna alla individuazione di strumenti e risorse indispensabili per garantire i diritti dei bambini figli di genitori appartenenti a nazionalità, etniche, religioni e culture diverse nel caso di rottura dell'unità familiare e di conflitto tra i genitori, sollecitando in tale prospettiva anche gli Enti locali.
2. Interventi di sostegno nei confronti dell'infanzia in difficoltà in altri Paesi nel mondo. Il Governo ritiene doveroso, in attuazione dei principi sanciti dalle convenzioni internazionali, esprimere la sua solidarietà internazionale nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza in difficoltà in altri Paesi, attraverso una serie di interventi per promuoverne migliori condizioni di vita e per alleviare situazioni di particolari sofferenze.
a) Il Governo si impegna a sviluppare la cooperazione internazionale a favore dei minori:
- predisponendo un ricorso più sistematico a programmi multisettoriali integrati che si sviluppino in campo non solo sanitario ma anche educativo, tecnico professionale, sociale, ambientale;
- promuovendo iniziative di sensibilizzazione perché si sviluppi nei Paesi di origine una cultura a favore dell'infanzia;
- stimolando i Paesi beneficiari ad identificare le necessità e le priorità nella trattazione delle problematiche minorili;
- riservando, nell'ambito degli stanziamenti per la realizzazione di vari programmi nei Paesi beneficiari, una quota dei finanziamenti per iniziative a favore dell'infanzia;
- investendo particolari risorse nel settore educativo (educazione di base, formazione tecnico professionale, sostegno alle famiglie e alle madri, servizi sanitari);
- prevedendo, nel contesto di programmi di cooperazione, anche il problema della lotta al lavoro minorile, con strategie di incentivazione a favore dei paesi in via di sviluppo;
- realizzando un efficace coordinamento tra gli interventi di cooperazione governativa promossi a livello centrale e quelli di cooperazione decentrata, nonché tra gli interventi di cooperazione sviluppati dalle istituzioni pubbliche e quelli promossi dal privato sociale.
b) Assai rilevante, in un programma di solidarietà verso l'infanzia sofferente nel mondo, è lo sviluppo di quelle forme di sostegno a distanza di singoli minori in difficoltà che la comunità italiana spontaneamente ha fortemente incrementato in questi anni (ben 1.500 miliardi ogni anno sono raccolti e avviati nei Paesi assistiti).
Il Governo opererà con tutti gli organismi e i coordinamenti operanti nel settore. Il sostegno a distanza si dovrà primariamente orientare al miglioramento delle condizioni generali di vita dell'ambiente in cui il bambino è inserito e quindi, innanzitutto, della famiglia. Si dovrà poi considerare con attenzione la necessità di migliorare gli interventi nelle strutture di accoglienza residenziale oltre che favorire la nascita di una rete di promozione e protezione locale dei diritti dei bambini.
Occorrerà, inoltre, prendere in considerazione non solo le difficoltà dei bambini nella prima infanzia ma anche quelle della fascia dell'adolescenza, e assicurare continuità alle iniziative di sostegno anche attraverso un intervento sussidiario della cooperazione governativa, che sia assicurata la massima trasparenza nella gestione dei fondi e dei progetti. All'uopo potranno essere stipulati protocolli di intesa, stimolati e facilitati dal Governo.
c) L'affidamento in loco, come ulteriore declinazione del sostegno a distanza di un minore, rappresenta un terreno ancora poco praticato che il Governo si impegna a sviluppare per sensibilizzare la consapevolezza di quelle famiglie che possono sostenere l'accoglimento di un minore localmente, unitamente alla formazione degli operatori, delle autorità di giustizia e amministrative impegnate nel settore minorile.
d) Si sono sviluppate in questi anni anche forme di sostegno a ragazzi stranieri attraverso l'ospitalità temporanea nel nostro Paese. Il Comitato per i minori stranieri, che già istituzionalmente ha una competenza in questa materia dovendo autorizzare l'ingresso, deve essere impegnato in un'adeguata selezione delle famiglie e delle strutture di accoglienza dei minori stranieri e nella segnalazione, ai servizi sociali locali, delle situazioni di temporanea ospitalità per un adeguato sostegno alle famiglie e ai minori. Inoltre, il comitato dovrà curare la definizione dei livelli di responsabilità dei diversi organismi che intervengono nella realizzazione dei programmi di accoglienza, dovrà realizzare controllo sulle associazioni che predispongono tali programmi, anche per assicurare trasparenza alla loro azione ed evitare, per quanto possibile la eccessiva reiterazione dei soggiorni in Italia degli stessi bambini, anche per assicurare ad un maggior numero di essi la opportunità di esperienze stimolanti.
e) In materia di adozione internazionale, a seguito della ratifica con legge della Convenzione dell'Aja, il Governo è impegnato a dare seguito agli adempimenti previsti dalle norme di adeguamento e dalle disposizioni della convenzione, anche in considerazione di quanto stabilito nella Risoluzione del Parlamento Europeo A4-0392/96 del 12 dicembre 1996 per il "Miglioramento del diritto e della cooperazione tra gli Stati membri in materia di adozione dei minori". Nello spirito della legge di ratifica, il Governo si impegna a diffondere informazioni e conoscenze sui principi riconosciuti dalla Convenzione. In particolare, attraverso la Commissione per le adozioni internazionali si svilupperanno forme idonee di sensibilizzazione e promozione di una più autentica cultura della solidarietà internazionale che considera l'adozione internazionale quale strumento di cooperazione internazionale e quindi profondamente collegata alle altre forme di aiuto.
Il Governo si impegna inoltre a realizzare una rete di intese bilaterali per rendere le procedure adozionali efficaci, snelle e trasparenti.
F. Modalità di finanziamento.
In riferimento alla indicazione delle modalità di finanziamento degli interventi previsti dal presente Piano, come richiesto dall'art. 2 della legge n. 451/1997, si precisa che le azioni richiamate e da attuarsi nell'ambito della legislazione vigente risultano finanziabili nei limiti degli stanziamenti previsti, mentre gli impegni assunti alla presentazione alle Camere di nuovi provvedimenti legislativi saranno condizionati al rispetto della disciplina ordinaria in tema di programmazione finanziaria.
Parte terza.
PROGRAMMA di azioni mirate per il periodo maggio 2000 giugno 2001 Nel presentare il piano d'azione pluriennale previsto dalla legge 23 dicembre 1997, n. 451, il Governo ritiene opportuno specificare alcuni degli obiettivi che intende perseguire con particolare incisività nel corso del periodo maggio 2000-giugno 2001.
Si tratta innanzitutto dell'applicazione piena delle leggi approvate dal 1997 ad oggi:
Resta pieno l'impegno del Governo alla concreta ed integrale realizzazione degli interventi indicati dal Piano di azione pluriennale.
L'OSSERVATORIO NAZIONALE
Grazie alla legge n. 451 del 1997, l'Italia dispone ormai di un vasto ed organico sistema di conoscenze sulle condizioni di vita dei minori, costituito da una rete di osservatori regionali collegati all'Osservatorio nazionale per l'infanzia e al Centro nazionale di documentazione ed analisi sull'infanzia e l'adolescenza. Il Governo intende nei prossimi mesi completare l'attivazione di questa rete, anche al fine di predisporre il prossimo Rapporto al Parlamento sulla condizione dell'infanzia in Italia.
Sarà inoltre valorizzata la funzione di studio e progettazione dell'Osservatorio nazionale per facilitare l'avvio delle riforme previste dal Piano d'azione.
Il rilancio della legge n. 285 del 1997 In attuazione della legge n. 285 del 1997 sono stati trasferiti 880 miliardi, a Regioni e Comuni per la realizzazione di servizi per le famiglie ed i bambini.
Dall'applicazione di questa legge, che per la prima volta nel nostro Paese destina consistenti risorse all'infanzia, sono nati più di 3000 progetti e circa 7000 interventi a favore dei cittadini più piccoli: servizi di sostegno alla relazione genitori-figli; di contrasto della povertà e della violenza; misure alternative al ricovero negli istituti assistenziali; sperimentazione di nuovi servizi socio-educativi per la prima infanzia; servizi ricreativi e per il tempo libero, ecc.
Il Governo trasferirà nel corso dei prossimi due mesi la quota del 2000, pari a 320 miliardi per la prosecuzione e il rafforzamento di tutte queste iniziative. Con la legge n. 285 è in corso una vera e propria ridefinizione dello stato sociale dell'infanzia nelle realtà locali. Il Governo nei prossimi mesi darà vita ad un'intensa attività di rilancio, promozione e monitoraggio della legge affinché lo sforzo progettuale raggiunga tutti i territori, anche quelli che nel primo triennio hanno avuto difficoltà applicative.
Per il nuovo triennio di applicazione della legge n. 285 del 1997 le indicazioni del Parlamento, dell'Osservatorio e del Centro Nazionale convergono sulla necessità che i progetti locali tengano conto di alcune priorità:
Secondo l'Unicef, infatti, il tema dell'adolescenza e della preadolescenza è tra i più importanti nella strategia globale di sviluppo dei diritti umani; sostenere lo sviluppo e la creazione di servizi di mediazione familiare generalizzando le esperienze positive già compiute in alcuni comuni.
La nuova legge sulle adozioni internazionali Con la nuova disciplina delle adozioni internazionali (legge n. 476 del 1998) le coppie che intenderanno adottare dei bambini vedranno ridursi l'attesa per conseguire l'idoneità da 20 a 9 mesi, godranno di un nuovo sistema di astensione dal lavoro, potranno dedurre nella dichiarazione dei redditi le spese sostenute, e soprattutto avranno la sicurezza di agire davvero nell'interesse dei bambini senza rischiare di alimentare il mercato, della disperazione.
La commissione per le adozioni internazionali ed il centro nazionale di documentazione saranno impegnati in una campagna capillare di informazione pubblica sulle nuove procedure dell'adozione internazionale.
E' necessario inoltre che l'Italia si attivi verso i Paesi dell'Est e, in particolare, verso quelli da cui provengono la maggior parte dei minori adottati nel nostro Paese: Russia, Bielorussia ed Ucraina.
Il Governo italiano, anche in collaborazione con la Commissione per le adozioni internazionali, si impegna ad avviare i contatti necessari al fine di proporre una serie di accordi bilaterali con questi Paesi. Scopo degli accordi sarà quello di definire interventi di cooperazione e di aiuto oltre che le forme della collaborazione fra le rispettive autorità in materia di adozione.
Contro lo sfruttamento e la violenza sessuale Sarà consegnata al Parlamento la prima Relazione sullo stato di applicazione della legge n. 269 del 1998 contro lo sfruttamento e la violenza sessuale, la pedofilia, la pornografla, la prostituzione minorile ed il turismo sessuale. Il Governo è impegnato a garantire a tutti i livelli istituzionali ed operativi la massima attività di coordinamento e monitoraggio sull'applicazione della nuova legge.
Inoltre il Governo si impegna a realizzare una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta a tutti i genitori, finalizza alla valorizzazione della maternità e paternità ed al sostegno della responsabilità genitoriale.
Rifinanziare la legge n. 216 del 1991 Per garantire la possibilità di interventi tempestivi e straordinari di fronte a situazioni particolarmente gravi per la condizione minorile, il Governo intende procedere nella prossima finanziaria al rifinanziamento della legge n. 216 del 1991 destinata alla realizzazione di interventi di prevenzione della criminalità dei minorenni.
Contro il lavoro minorile Il Governo intende riaprire il dialogo con le parti sociali affinché sia data applicazione alla "Carta di impegni contro il lavoro minorile" del 1998 e sia intensificata l'attività di controllo degli ispettorati.
Il Ministero della pubblica istruzione, in sintonia con l'applicazione della riforma dei cicli scolastici e d'intesa con il Ministro per la solidarietà sociale, promuoverà una campagna di informazione diffusa e capillare per la promozione della formazione scolastica da realizzarsi entro i prossimi mesi, così come vanno sostenute tutte le iniziative contro l'evasione e la dispersione scolastica.
A questo riguardo va particolarmente sostenuta l'esperienza dei "maestri di strada", progetto, già finanziato dalla legge n. 285 del 1997 e sperimentato in alcune città, che ha dimostrato di essere efficace nel recupero dei ragazzi che hanno abbandonato la scuola.
Il progetto obiettivo materno infantile Il Progetto obiettivo materno infantile è lo strumento operativo, all'interno del Piano sanitario nazionale, per una politica di tutela dell'infanzia, della maternità e della salute della donna più in generale. La sua strategia è quella dell'integrazione tra interventi sanitari e interventi sociali, collegando i diversi servizi presenti sul territorio. Ciò ha riguardo, ad esempio, alla prevenzione delle gravidanze a rischio, valutando anche il rischio sociale, determinato dall'emarginazione e dall'isolamento; alla prevenzione del disagio adolescenziale e dei comportamenti devianti spesso determinati da esperienze di violenza e di sfruttamento sessuale; alla cura e alla riabilitazione dei bambini con malattie croniche o gravi patologie, favorendo il più possibile la loro permanenza in famiglia. Per la concreta realizzazioni di questi importanti obbiettivi sono essenziali i consultori familiari e i pediatri di base. è la sensibilità, il dinamismo, la capacità operativa di queste figure la più importante garanzia per la salute dei bambini e delle bambine ed uno dei fattori più significativi di sostegno dei genitori.
Il comitato minori stranieri Il Comitato per la tutela dei minori stranieri, previsto dalla legge sull'immigrazione, procederà a realizzare un censimento nazionale sulla presenza dei minori stranieri non accompagnati, allo scopo di mettere a punto standard di accoglienza uniformi sul territorio nazionale e di avviare opportuni rapporti con i Paesi di provenienza. Sarà inoltre attivata un'agenzia nazionale che si farà carico di esaminare, caso per caso, l'opportunità di avviare un processo di integrazione del minore nel nostro Paese o di organizzarne il rientro in famiglia. A tal fine saranno avviate due attività: una in Italia, con l'istituzione di una rete di centri attivi nell'accoglienza; una seconda nei Paesi di origine, per prevenire le partenze illegali e favorire i rientri in famiglia.
Si reputa inoltre opportuno stipulare protocolli operativi specifici, il primo dei quali con il CONI e la Federcalcio, per affrontare il tema dei numerosissimi minori stranieri che ogni anno vengono a contatto con il sistema delle società sportive nella speranza di un ingaggio.
Si intende, infine, avviare d'intesa con le associazioni degli immigrati, in particolare quelle femminili, una campagna di informazione e sensibilizzazione presso le famiglie immigrate contro le mutilazioni genitali delle bambine, perseguite dalle nostre leggi, ma ancora troppo raramente denunciate perché legittimate dalle tradizioni delle comunità di provenienza.
Bambini nel mondo Sostegno a distanza e cooperazione allo sviluppo sono due pilastri dell'intervento umanitario italiano nel mondo. In questi ultimi anni si sono moltiplicate le situazioni di crisi con un impatto diretto e devastante sulla popolazione minorile: guerre, catastrofi naturali, povertà e sottosviluppo.
Sono temi al centro della riflessione mondiale che si svolgerà nel 2001 nel corso del Summit dei Capi di Stato e di Governo sul futuro della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo.
L'Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano in tutte le circostanze grazie alla generosità ed intraprendenza dei suoi cittadini e delle famiglie.
Il Governo si impegna a dar vita ad un coordinamento "Pro Infanzia", unitario e permanente per la gestione dell'intervento umanitario in caso di emergenze, cui saranno invitate a partecipare tutte le organizzazioni attive nel settore degli aiuti umanitari, del sostegno a distanza e della cooperazione.
Il Governo si impegna inoltre con la prossima legge finanziaria ad aumentare i fondi per la cooperazione allo sviluppo finalizzata ad interventi a favore di migliori condizioni di vita e di sviluppo per l'infanzia in difficoltà.
A. Bambini e TV.
Sulla scorta delle indicazioni dell'Osservatorio nazionale, il Governo auspica con decisione che il servizio pubblico radiotelevisivo voglia dedicare sforzi ed impegno al fine di garantire un'offerta televisiva di grande qualità e spessore educativo, soprattutto promuovendo una produzione autonoma di programmi misurati sulle esigenze dei bambini che vivono in Italia e differenziando l'offerta a seconda del target: bambini e bambine, pre-adolescenti e adolescenti. Un'offerta che sia sempre più in linea con le indicazioni contenute nella Convenzione di New York, che vedono i mezzi di comunicazione non come realtà da cui difendersi, ma come strumenti che possono svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo delle nuove generazioni.
Un piano d'azione Europeo Il Governo italiano infine si impegna a proporre all'Unione una strategia europea a favore dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. In primo luogo avviando una modifica del trattato istitutivo, volta a riconoscere anche formalmente il tema delle nuove generazioni e dei loro diritti, e iniziando a mettere in cantiere un vero e proprio piano d'azione europeo per l'infanzia e l'adolescenza.
Sono molti infatti i problemi che possono trovare una soluzione adeguata solo attraverso un Governo europeo: la tratta di minorenni, gli stranieri non accompagnati, le politiche di sviluppo e di sostegno per i Paesi dell'Est, le strategie di contrasto delle nuove criminalità informatiche, i problemi legati al consumo di alcool e di nuove droghe, l'affiorare del fenomeno del nomadismo di minorenni.
Ma non ci sono solo questi gravi problemi a legittimare un piano d'azione: c'è la profonda necessità che si attivino politiche comuni rivolte alle nuove generazioni, nuove politiche di welfare ed azioni concrete con l'obiettivo di far crescere una cittadinanza europea reale e non solo virtuale, attraverso il protagonismo e la partecipazione dei più giovani tra gli europei.
Il pubblico tutore dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza Pur nella consapevolezza dell'oggettiva difficoltà, in questo scorcio di legislatura, di realizzare nuovi interventi normativi, il Governo intende onorare un impegno europeo con l'istituzione della figura del pubblico tutore dei bambini e delle bambine. In coerenza con un disegno politico federalista, si individueranno in capo a questa figura compiti attualmente esercitati dallo Stato, all'interno di una collocazione territoriale più vicina alle persone.
I compiti principali saranno quelli dell'ascolto dei problemi delle persone in formazione, della difesa dei loro interessi, della promozione delle azioni positive per l'infanzia e l'adolescenza, del potenziamento della tutela dei relativi diritti. è una innovazione istituzionale che vuole anche inaugurare una fase nuova e più incisiva di azione per il rispetto e la valorizzazione dei diritti sanciti dalla Convenzione di New York. Sarà di fondamentale importanza a questo riguardo la collaborazione e l'impegno delle regioni.
L'ascolto dei cittadini più piccoli Sono necessarie ed urgenti delle norme di adeguamento del nostro ordinamento affinché siano concretamente realizzabili le disposizioni di principio contenute nella Convenzione europea sull'ascolto dei minori, ratificata dal nostro Paese lo scorso anno.
Il Governo si impegna a presentare al Parlamento il testo di un disegno di legge che consentirà l'ascolto dei minori non solo nei procedimenti giudiziari ma anche in quelli amministrativi.