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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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C.M. 21 maggio 1991, n. 135, prot. n. 5479/B/1/A

Sperimentazione assistita Progetto '92 - Percorsi post-qualifica

La linea delle innovazioni dell'ordine di studi professionale, che ha trovato una sua prima realizzazione in "Progetto '92", tende:
- a rilanciare l'istruzione professionale rivalutando in particolare il ruolo storico di questo settore, che è quello di offrire adeguata formazione ai giovani interessati ad un rapido accesso al mondo del lavoro;
- alla ridefinizione di un ciclo corto adeguato alla evoluzione della struttura e degli obiettivi formativi del sistema scolastico;
- al superamento del parallelismo conflittuale dei rapporti tra istruzione professionale e formazione regionale, sulla base del rispetto delle diverse vocazioni istituzionali e quindi della
programmazione di un'offerta formativa integrata.
In tale quadro tutto l'impianto tradizionale dei corsi post-qualifica appare non più agibile.
Nati dalla legge 754/69, con obiettivi di recupero culturale e riequilibrio sociale, sia pure a livelli diversificati, non hanno manifestato esiti congrui con le promesse.
L'impianto curricolare, ispirandosi ad una logica induttiva, avrebbe dovuto ampliare la formazione culturale per sopperire alle carenze dei corsi di qualifica e cercare in questo modo di dare un qualche supporto ad una ipotetica avventura universitaria.
Tali corsi invece:
a) vengono ad essere superati dai nuovi obiettivi, formalmente identificabili in "Progetto '92", ma sostanzialmente rispondenti al quadro dei punti fermi cui è pervenuto il dibattito sulla riforma della scuola secondaria superiore ed alle stesse elaborazioni maturate nella commissione ministeriale costituita per la revisione dei programmi del primo biennio, che impongono al corso di qualifica un ribaltamento dei vecchi equilibri formativi;
b) devono rapportarsi alla realtà regionale consolidatasi successivamente alla loro nascita, che, indubbiamente pone problemi di riparto istituzionale di competenze e nei cui confronti va
perseguita una strategia di integrazione che non può non coinvolgere l'area del post-qualifica;
c) non possono più rappresentare l'unica forma di prosecuzione degli studi secondo le logiche tipiche della tradizione scolastica:
ai giovani che hanno conseguito la qualifica e si pongono l'esigenza di un'ulteriore formazione, si deve offrire, ormai una gamma di opportunità e di sbocchi, coerente, da un lato, con il nuovo triennio di qualifica e, dall'altro, con le sempre più evidenti caratteristiche di scuola di frontiera dell'istruzione professionale, per riconquistare una concreta spendibilità nel mercato del lavoro.
D'altra parte, se attraverso "Progetto '92" si è centrata la politica di innovazione sul corso di qualifica, quale momento di rilancio della scuola nella formazione professionale di primo livello, non poteva non porsi in una analisi più complessiva dell'offerta formativa, il problema del "post-qualifica":
- per garantire il diritto dei capaci e meritevoli di avere percorsi adeguati per il proseguimento degli studi;
- perché gli stessi obiettivi di polivalenza formativa propri del nuovo percorso del triennio iniziale presuppongono logicamente di dover provvedere ulteriori momenti di formazione finalizzata a più specifiche qualificazioni professionali.
L'auspicio, in ordine a quest'ultimo aspetto, è che le regioni possano sviluppare adeguatamente il loro ruolo e dare ai giovani che hanno terminato questo ciclo di studi un'ampia e reale prospettiva di approfondimento specialistico. Allo stato delle cose, tuttavia, emerge sempre più l'utilità di una strategia della collaborazione, idonea a rafforzare sia l'azione della scuola che quella della formazione extrascolastica. Tale scelta emerge dalle intese siglate con alcune regioni e dalle soluzioni in esse anticipate in materia di post-qualifica.
D'altra parte, con il corrente anno scolastico 1990/91 si concluderà il triennio dei primi cento istituti che hanno adottato la sperimentazione e si pone, in termini concreti, il problema di mettere a punto il quadro delle opportunità da offrire ai ragazzi che hanno seguito i nuovi studi.
Tale pacchetto di proposte trova la sua articolazione in un quadro di opzioni così sintetizzabili:

I opzione - Corsi regionali
Per chi, concluso il triennio di qualifica, si volge ad un rapido accesso al mondo del lavoro, appare privilegiata la via di corsi di brevi istituti in sede regionale.
In questo ambito gli istituti professionali, sulla base della loro vasta autonomia, hanno la competenza e le strutture per porsi come agenzie formative idonee ad attuare corsi collocati nella programmazione regionale.

II opzione - Accesso del biennio terminale dell'istituto tecnico
Tale soluzione risponde alle seguenti esigenze:
- opportunità di proseguire gli studi attraverso corsi che, nelle logiche di evoluzione della scuola secondaria superiore tendono ormai anch'essi a caratterizzarsi per un ampio impianto teorico-culturale rispondente a obiettivi di polivalenza; tali corsi sono atti a costituire:
1) patrimonio culturale propedeutico alla prosecuzione degli studi su un ampio spettro di scelte in sede universitaria;
2) base di professionalità per approfondimenti specializzanti in corsi post-diploma;
- eliminazione delle duplicazioni e razionalizzazione dell'offerta formativa, specialmente ove occorra puntare ad una maggiore consistenza di classi scarsamente frequentate nell'uno e nell'altro settore.
Ovviamente trattasi di itinerario formativo percorribile in presenza:
- di riferimenti alla stessa area produttiva;
- di una forte coerenza di discipline e contenuti tra i corsi dei due ordini;
- della reale possibilità di integrare le differenze curricolari attraverso interventi corsuali di breve durata.

III opzione - Bienni terminali integrati istruzione professionale
- formazione regionale
Accanto alla precedente opzione, tutta interna al sistema scolastico, volta a concentrare il dettato costituzionale sul diritto dei capaci e meritevoli di proseguire negli studi, si colloca la presente del tutto nuova, da tempo allo studio della competente Direzione generale, formalmente emersa nelle intese siglate con alcune regioni (Basilicata, Lombardia, Calabria).
La logica del progetto si basa su tre direttrici fondamentali:
- realizzazione di una collaborazione istituzionale con il sistema di formazione professionale regionale;
- progettazione di un itinerario formativo finalizzato all'acquisizione di professionalità di II livello, che realizzi la necessaria mediazione tra istanze formative di valenza nazionale e specifiche esigenze territoriali, in un'ottica coerente con le strategie che hanno informato, a livello di qualifica, il "Progetto '92";
- offerta di un corso di studi a forte impianto scientifico e tecnologico, tale da far conseguire livelli adeguati all'acquisizione di un diploma di maturità e nel contempo da costituire cardine culturale su cui innestare gli interventi formativi regionali differenziati e fortemente finalizzati a specifiche professionalità.
Tale soluzione integrata si presenta di grande efficacia e duttilità, idonea a far compiere un rilevante salto di qualità al sistema formativo nel nostro paese.

IV opzione - Corsi surrogatori
Si tratta più che di un'alternativa, di una offerta surrogatoria da attivare in casi di difficoltà di realizzazione di corsi biennali integrati. Ferma la struttura di cui al punto precedente, il sistema scolastico ovvierà all'assenza di offerte regionali con interventi di integrazione, anche ove è possibile, d'intesa con organismi produttivi. Per gli interventi formativi della terza area si farà ricorso a consulenti esterni alla scuola, ovvero si utilizzeranno docenti particolarmente competenti: in tal caso le ore di lezione verranno retribuite in eccedenza all'orario di cattedra, per rendere di fatto possibili flessibilità ed articolazioni degli interventi.
In presenza di tale opzione, ciascun istituto certificherà congiuntamente al conseguimento del diploma di maturità, le aree di specifica professionalità frequentate dagli allievi.
Nel documento allegato si sviluppano le indicazioni relative alla terza (o quarta) opzione.

Disposizioni procedurali
Gli istituti professionali di Stato presso i quali si concluda nel corrente anno scolastico il triennio della sperimentazione assistita "Progetto '92" possono chiedere per l'attivazione dal 1991/92, il biennio post - qualifica sperimentale, oggetto della presente circolare, nell'indirizzo coerente con le qualifiche concluse, secondo il prospetto allegato.
Le richieste, prodotte secondo le modalità previste dalla circolare sulla sperimentazione vigente del 15 maggio 1989 n. 171, dovranno essere inoltrate agli uffici prescritti, non oltre il 15 giugno p.v.
Le deliberazioni adottate dagli organi collegiali dovranno recare precise indicazioni in ordine a:
- gli indirizzi di maturità da istituire;
- le aree di professionalizzazione da innestare;
- i contatti intervenuti con gli organi regionali al fine di instaurare l'auspicabile collaborazione ed il loro esito;
- le intese intercorse con le forze produttive ed imprenditoriali locali per realizzare raccordi di scuola-lavoro.
Le richieste verranno valutate dalla Direzione generale competente che autorizzerà gli istituti ad attivare l'iniziativa sperimentale con apposito decreto ministeriale.
Per quanto concerne l'effettiva costituzione delle classi, da porre comunque in organico di fatto, si applicheranno le disposizioni generali prescritte dalle norme vigenti.
Alle quattro classi sperimentali saranno ammessi gli allievi qualificati a conclusione del triennio di "Progetto '92" secondo la coerenza di indirizzo specificata nel prospetto allegato.
Ferma restando la possibilità di attivare il presente percorso post-qualifica sperimentale esclusivamente in prosecuzioni di sezioni di qualifica di Progetto '92, si consente altresì, l'ammissione di allievi capaci e meritevoli, qualificati in corsi ordinari e affini, previo esame integrativo, eventualmente condotto a conclusione della frequenza di moduli di raccordo programmati e svolti nei mesi estivi, da ciascun istituto.

Validazione finale
Al termine del biennio gli allievi sosterranno prove per la validazione congiunta dei risultati.
Conseguiranno, secondo le norme dei diversi ordinamenti:
- diploma di maturità
- qualifica di secondo livello;
Data l'unitarietà del curricolo la conclusione con esiti positivi dell'itinerario formativo attinente l'area di professionalizzazione costituirà condizione imprescindibile per il conseguimento del diploma di maturità. Per quanto concerne le specifiche modalità di effettuazione della valutazione finale e degli esami di maturità, verranno impartite apposite istruzioni, nell'ambito della normativa generale.

Allegato

Progetto '92 - Post qualifica: il biennio integrato Introduzione
Le esigenze di ristrutturazione del tessuto produttivo verso settori a più alto tasso di innovazione tecnologica postulano professionalità in larga misura diverse da quelle fino ad ora offerte dal sistema scolastico statale e dal sistema della formazione professionale regionale che troppo spesso si sono poste come agenzie formative reciprocamente indifferenti o concorrenziali.
La disponibilità di lavori muniti, oltre che di una buona formazione di base, di una valida qualificazione professionale è uno dei principali fattori che consentono invece, nel mondo della produzione di cogliere le opportunità derivanti dall'innovazione.
L'inadeguatezza della formazione professionale (o meglio delle formazioni professionali) a rispondere ai bisogni di un mercato del lavoro complesso, frammentario e mutevole, penalizza le occasioni d'accesso dei giovani al sapere professionale proprio mentre questo diventa sempre più essenziale per l'inserimento lavorativo con effetti, se possibile, ancor più gravi della mera limitazione delle possibilità di crescita della produzione e dell'occupazione. Il
mancato sviluppo di un'offerta formativa coerente e professionalizzante rende, infatti, l'accesso al sapere professionale un privilegio, un fattore di discriminazione che pone le premesse di gravi disagi e scompensi sociali.
Il sapere professionale, del resto non si connota più per il mero possesso di cognizioni tecnologiche o per il padroneggiamento di abilità operative; le une e le altre postulano un imprescindibile, robusto substrato culturale, un ordito unificante per conseguire:
- l'unificazione tra sapere e saper fare;
- la disponibilità di un sapere astratto, capace di assumere al suo interno qualunque aspetto applicativo;
- la disponibilità di conoscenze definite in termini operativi, espressi in linguaggi capaci di istruire macchine.
Il sapere che già si va sviluppando nei curricoli del "Progetto '92", deve essere dunque, insieme più astratto e più concretamente efficiente. È unitario nei fondamenti scientifici e metodologici e, nello stesso tempo, flessibilmente adattabile ad ogni situazione produttiva, ad ogni inserimento di nuovi saperi.
Il concetto di cultura generale si allarga a promuovere:
- il rafforzamento della dimensione culturale della professionalità propria delle scelte di indirizzo, già iniziato in Progetto '92, trasversale anche agli insegnamenti umanistici e scientifici (cultura professionale);
- lo sviluppo dell'attitudine all'uso operativo della conoscenza (saper ricercare, analizzare, progettare, confrontare, decidere);
- l'acquisizione di alcuni dei principali paradigmi applicativi delle strutture cognitive di base ad una speciale branca del sapere:
quei paradigmi per cui i principi generali diventano tecnologie.
L'innovazione tecnologica assume necessariamente la dimensione dell'innovazione organizzativa. I ruoli e le figure professionali si articolano o si personalizzano in funzione delle qualità personali degli operatori e delle soluzioni adottate nella combinazione produttiva della singola impresa. Per questo, conoscenze sinora considerate astratte trovano concrete applicazioni gestionali e produttive.
Come è ovvio la materia prima per realizzare gli ormai imposti scenari di innovazione è l'intelligenza razionale, la creatività, la capacità di risolvere problemi, di acquisire e di sviluppare nuove conoscenze: la qualità professionale a tutti i livelli.
L'ordinamento scolastico non può esaurire il suo ruolo limitandosi a far acquisire valori e saperi, senza assolvere alla funzione di curare i presupposti per l'acquisizione dell'indentità professionale.
Attualmente la maggior parte degli ordini scolastici propone questa funzione ad una fase successiva al conseguimento della maturità: l'ordine di studi professionale, proprio perché finalizzato al rapido accesso al mondo del lavoro deve articolarsi in curricoli che colgano in pieno l'obiettivo dell'acquisizione di una concreta e spendibile identità professionale.
I limiti degli attuali corsi post-qualifica per il conseguimento della maturità professionale non si originano dalla difficoltà di comporre cultura e professionalità, che anzi concorrono ad un processo unico ed integrato, bensì ad un impianto curricolare, progettato come aderente alle tradizionali logiche scolastiche; esso è inadeguato ad articolarsi per dare risposte organizzative diverse alle diverse esigenze operative che caratterizzano le due funzioni, distinte ma integrate nell'ambito dello stesso percorso formativo.
L'attuale concezione della "scuola" è fondata su di una attività diretta alla produzione di istruzione con modalità strutturali e metodologiche omogenee, comuni a tutte le discipline, indipendentemente dagli ambiti formativi in sui si collocano sicché l'insegnamento letterario, in sostanza, è somministrato allo stesso modo di quello tecnologico.
Le condizioni necessarie per l'accesso al sapere professionale pongono problemi diversi rispetto a quelli che, con l'attuale struttura giuridico organizzativa, la scuola è attrezzata a risolvere.
Per il sapere professionale, infatti, la scuola trova il referente fondamentale nelle organizzazioni produttive dalle quali dipende, sia per i contenuti che devono essere trasmessi, sia per le opportunità di realizzare esperienze di alternanza scuola-lavoro. È nelle imprese che, per lo sviluppo della tecnologia, si evolve il sapere professionale.
Di fatto la struttura scuola si connota per:
1) un gap incolmabile tra le logiche che informano l'organizzazione dell'istruzione e quelle dell'impresa, ove si evolve il sapere professionale;
2) impossibilità, di disporre di formatori che conservino il contatto con la produzione e siano soggetti di un rapporto di lavoro non cristallizzato;
3) difficoltà di correlare alle mutevoli esigenze occupazioni locali la successione nel tempo di interventi formativi differenziati;
4) mancanza di attribuzioni istituzionali in ordine alla rilevazione dei reali fabbisogni formativi territoriali.
La formazione professionale in sede regionale, d'altro canto, non può sviluppare strategie di formazione coerenti ed esaustive in quanto:
- per il suo stretto rapportarsi allo snodo con il mondo del lavoro, tende a frammentare gli interventi con una formazione finalizzata in senso stretto e non trova nel suo quadro di riferimento istituzionale gli strumenti per produrre una base culturale omogenea di ampia valenza. Nelle sua offerta formativa è quindi carente la condizione fondamentale per gli innesti professionalizzanti e gli interventi ricorrenti di riconversione;
- i tentativi di ovviare a tale carenza conducono a duplicare le strutture scolastiche ed a riproporne i limiti;
- non produce livelli culturali capitalizzabili per eventuali rientri scolastici.
Occorre fondare una scuola capace di processi formativi ed itinerari didattici articolati su momenti di diversa densità e velocità
Lo schema di biennio post-qualifica che si propone cerca di trovare la massima sinergia possibile tra le opportunità offerte dalla scuola e quelle insite negli ordinamenti della formazione professionale regionale.
Un curricolo integrato in cui possono reciprocamente elidersi i maggiori limiti connessi alle diverse vocazioni istituzionali.
Tale curricolo deve comprendere:
1) un insieme di discipline che costituiscano contributo alla crescita culturale della persona e condizione di accesso al sapere professionale articolate in:
a) insegnamenti umanistico-scientifici;
b1) insegnamenti tecnologici organizzativi;
2) un insieme di occasioni di professionalizzazione appositamente organizzate in funzione dei bisogni di un individuato mercato del lavoro, finalizzate a:
b2) acquisizioni di attitudini ed atteggiamenti orientati all'inserimento nei vari ambiti di attività professionale;
c) apprendimento di capacità operative riferite allo svolgimento di uno specifico ruolo lavorativo.
Mentre è evidente la vocazione per la scuola a svolgere il punto a) e per le regioni a svolgere il punto c), le funzioni di cui al punto b1) e b2) che in parte trascendono i ruoli storici consolidati dai due sistemi formativi, vanno programmate e svolte secondo un disegno comune perché costituiscano interfaccia proficuo, ferma restando l'individuazione dell'ambito scolastico per la prima e regionale per la seconda.

Struttura del curricolo
Il curricolo dei corsi post-qualifica integrato è strutturato in un biennio caratterizzato da due pacchetti formativi l'uno di organizzazione scolastica (60%) l'altro di organizzazione regionale (40%).
A) Organizzate in sede scolastica
I) area delle discipline comuni di formazione umanistica e scientifica: 15 ore sett.
II) area delle discipline di settore : 15 ore sett.
totale ore annuali in sede scolastica: 900
B) Organizzata in sede regionale
III) area di professionalizzazione totale ore annuali in sede regionale (max) : 600
totale ore annuali curricolo integrato: 1500

L'attività didattica della prima e seconda area si svolge in cinque giorni settimanali.
La quota di curricolo relativa all'intervento regionale si svincola dalle logiche organizzative della scansione settimanale del tempo-scuola.
Ad essa resta riservato un giorno di ciascuna settimana e moduli intensivi da svolgere nei mesi di giugno e settembre fino alla concorrenza massima del monte ore previsto.
Dal punto di vista dell'ordinamento curricolare la terza area concorre a costituire tempo-scuola a tutti gli effetti.

Area delle discipline comuni
Sono inserite in questa area discipline di larga valenza atte a costruire patrimonio culturale imprescindibile del cittadino ed insieme condizione d'accesso al sapere professionale.

Disciplina - Ore settimanali
Italiano - 4
Storia - 2
Matematica e informatica - 3
Lingua straniera - 3
Religione - 1
Educazione fisica - 2
ore settimanali - 15

Al centro del disegno formativo si pone una nuova mediazione tra cultura e tecnologia; un umanesimo diverso e riassuntivo dalle due "incarnazioni" storiche più cospicue: quella storico-letteraria e giuridico-filosofica da un alto e quella matematico-scientifica e tecnologico-pragmatica dall'altro.
Se alcune accentuazioni significative consentono di caratterizzare ora l'una ora l'altra come dominante, nessuna delle cosiddette due culture può vivere senza l'intervento dell'altra; una tale controversia a livello teorico culturale è stata unanimamente superata, ma un tale superamento non è riscontrabile tra gli operatori scolastici. Nella scuola i guasti della separatezza delle due culture sono tutt'altro che assenti.
Almeno per quanto riguarda l'istruzione professionale, è da ritenere che il nuovo umanesimo debba passare attraverso il netto rifiuto della dicotomia tra le due culture.
Strumento essenziale per consentire tale esito è la programmazione dell'insegnamento per moduli.
Area delle discipline di settore
Sono state individuate, derivandole dai percorsi di qualifica di "Progetto '92", un numero limitato di aree di professionalità riferite a specifici settori della produzione di beni e di servizi cui ricondurre un'azione formativa diretta all'acquisizione di conoscenze tecnologiche ed organizzative di base su cui innestare i curricoli finalizzati propri della terza area organizzativa dalla regione.
Nella stessa ottica, all'interno di ciascun settore sono state indicate le discipline oggetto d'insegnamento.

Vedi tabella

Area di professionalizzazione
Nel curricolo così individuato le ore afferenti il terzo ambito ad organizzazione regionale costituiscono parte integrante del corso di studi.
Mentre spetta alla regione, secondo le esigenze del territorio e logiche di mercato, l'individuazione delle specifiche professionalità cui la formazione è mirata, dovranno essere concordati con le singole istituzioni scolastiche gli interventi per il migliore innesto del pacchetto regionale sulla base formativa scolastica, sì da garantire una globale coerenza dell'itinerario formativo.
A tal fine verranno individuate le più congrue forme di collaborazione tra i rappresentanti responsabili della scuola e della regione.
Parimenti saranno studiati strumenti di coinvolgimento con esponenti del mondo della produzione. Ciò avverrà specialmente nella programmazione delle attività scuola-lavoro che dovrebbero costituire il nucleo centrale dell'intervento regionale.

Validazione finale
Al termine del biennio gli allievi sosterranno prove per la validazione congiunta dei risultati.
Conseguiranno, secondo le norme dei diversi ordinamenti:
- diploma di maturità
- qualifica di secondo livello.
Data l'unitarietà del curricolo la conclusione con esiti positivi dell'itinerario formativo attinente la terza area costituirà condizione imprescindibile per il conseguimento del diploma di maturità

Vedi tabella


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