C.M. 21 maggio 1991, n. 135, prot.
n. 5479/B/1/A
Sperimentazione assistita Progetto '92 - Percorsi
post-qualifica
La linea delle innovazioni dell'ordine di studi professionale, che ha
trovato una sua prima realizzazione in "Progetto '92", tende:
- a rilanciare l'istruzione professionale rivalutando in particolare il
ruolo storico di questo settore, che è quello di offrire adeguata
formazione ai giovani interessati ad un rapido accesso al mondo del
lavoro;
- alla ridefinizione di un ciclo corto adeguato alla evoluzione della
struttura e degli obiettivi formativi del sistema scolastico;
- al superamento del parallelismo conflittuale dei rapporti tra
istruzione professionale e formazione regionale, sulla base del rispetto
delle diverse vocazioni istituzionali e quindi della
programmazione di un'offerta formativa integrata.
In tale quadro tutto l'impianto tradizionale dei corsi post-qualifica
appare non più agibile.
Nati dalla legge 754/69, con obiettivi di recupero culturale e
riequilibrio sociale, sia pure a livelli diversificati, non hanno
manifestato esiti congrui con le promesse.
L'impianto curricolare, ispirandosi ad una logica induttiva, avrebbe
dovuto ampliare la formazione culturale per sopperire alle carenze dei
corsi di qualifica e cercare in questo modo di dare un qualche supporto
ad una ipotetica avventura universitaria.
Tali corsi invece:
a) vengono ad essere superati dai nuovi obiettivi, formalmente
identificabili in "Progetto '92", ma sostanzialmente
rispondenti al quadro dei punti fermi cui è pervenuto il dibattito
sulla riforma della scuola secondaria superiore ed alle stesse
elaborazioni maturate nella commissione ministeriale costituita per la
revisione dei programmi del primo biennio, che impongono al corso di
qualifica un ribaltamento dei vecchi equilibri formativi;
b) devono rapportarsi alla realtà regionale consolidatasi
successivamente alla loro nascita, che, indubbiamente pone problemi di
riparto istituzionale di competenze e nei cui confronti va
perseguita una strategia di integrazione che non può non coinvolgere
l'area del post-qualifica;
c) non possono più rappresentare l'unica forma di prosecuzione degli
studi secondo le logiche tipiche della tradizione scolastica:
ai giovani che hanno conseguito la qualifica e si pongono l'esigenza di
un'ulteriore formazione, si deve offrire, ormai una gamma di
opportunità e di sbocchi, coerente, da un lato, con il nuovo triennio
di qualifica e, dall'altro, con le sempre più evidenti caratteristiche
di scuola di frontiera dell'istruzione professionale, per riconquistare
una concreta spendibilità nel mercato del lavoro.
D'altra parte, se attraverso "Progetto '92" si è centrata la
politica di innovazione sul corso di qualifica, quale momento di
rilancio della scuola nella formazione professionale di primo livello,
non poteva non porsi in una analisi più complessiva dell'offerta
formativa, il problema del "post-qualifica":
- per garantire il diritto dei capaci e meritevoli di avere percorsi
adeguati per il proseguimento degli studi;
- perché gli stessi obiettivi di polivalenza formativa propri del nuovo
percorso del triennio iniziale presuppongono logicamente di dover
provvedere ulteriori momenti di formazione finalizzata a più specifiche
qualificazioni professionali.
L'auspicio, in ordine a quest'ultimo aspetto, è che le regioni possano
sviluppare adeguatamente il loro ruolo e dare ai giovani che hanno
terminato questo ciclo di studi un'ampia e reale prospettiva di
approfondimento specialistico. Allo stato delle cose, tuttavia, emerge
sempre più l'utilità di una strategia della collaborazione, idonea a
rafforzare sia l'azione della scuola che quella della formazione
extrascolastica. Tale scelta emerge dalle intese siglate con alcune
regioni e dalle soluzioni in esse anticipate in materia di
post-qualifica.
D'altra parte, con il corrente anno scolastico 1990/91 si concluderà il
triennio dei primi cento istituti che hanno adottato la sperimentazione
e si pone, in termini concreti, il problema di mettere a punto il quadro
delle opportunità da offrire ai ragazzi che hanno seguito i nuovi
studi.
Tale pacchetto di proposte trova la sua articolazione in un quadro di
opzioni così sintetizzabili:
I opzione - Corsi regionali
Per chi, concluso il triennio di qualifica, si volge ad un rapido
accesso al mondo del lavoro, appare privilegiata la via di corsi di
brevi istituti in sede regionale.
In questo ambito gli istituti professionali, sulla base della loro vasta
autonomia, hanno la competenza e le strutture per porsi come agenzie
formative idonee ad attuare corsi collocati nella programmazione
regionale.
II opzione - Accesso del biennio terminale dell'istituto tecnico
Tale soluzione risponde alle seguenti esigenze:
- opportunità di proseguire gli studi attraverso corsi che, nelle
logiche di evoluzione della scuola secondaria superiore tendono ormai
anch'essi a caratterizzarsi per un ampio impianto teorico-culturale
rispondente a obiettivi di polivalenza; tali corsi sono atti a
costituire:
1) patrimonio culturale propedeutico alla prosecuzione degli studi su un
ampio spettro di scelte in sede universitaria;
2) base di professionalità per approfondimenti specializzanti in corsi
post-diploma;
- eliminazione delle duplicazioni e razionalizzazione dell'offerta
formativa, specialmente ove occorra puntare ad una maggiore consistenza
di classi scarsamente frequentate nell'uno e nell'altro settore.
Ovviamente trattasi di itinerario formativo percorribile in presenza:
- di riferimenti alla stessa area produttiva;
- di una forte coerenza di discipline e contenuti tra i corsi dei due
ordini;
- della reale possibilità di integrare le differenze curricolari
attraverso interventi corsuali di breve durata.
III opzione - Bienni terminali integrati istruzione professionale
- formazione regionale
Accanto alla precedente opzione, tutta interna al sistema scolastico,
volta a concentrare il dettato costituzionale sul diritto dei capaci e
meritevoli di proseguire negli studi, si colloca la presente del tutto
nuova, da tempo allo studio della competente Direzione generale,
formalmente emersa nelle intese siglate con alcune regioni (Basilicata,
Lombardia, Calabria).
La logica del progetto si basa su tre direttrici fondamentali:
- realizzazione di una collaborazione istituzionale con il sistema di
formazione professionale regionale;
- progettazione di un itinerario formativo finalizzato all'acquisizione
di professionalità di II livello, che realizzi la necessaria mediazione
tra istanze formative di valenza nazionale e specifiche esigenze
territoriali, in un'ottica coerente con le strategie che hanno
informato, a livello di qualifica, il "Progetto '92";
- offerta di un corso di studi a forte impianto scientifico e
tecnologico, tale da far conseguire livelli adeguati all'acquisizione di
un diploma di maturità e nel contempo da costituire cardine culturale
su cui innestare gli interventi formativi regionali differenziati e
fortemente finalizzati a specifiche professionalità.
Tale soluzione integrata si presenta di grande efficacia e duttilità,
idonea a far compiere un rilevante salto di qualità al sistema
formativo nel nostro paese.
IV opzione - Corsi surrogatori
Si tratta più che di un'alternativa, di una offerta surrogatoria da
attivare in casi di difficoltà di realizzazione di corsi biennali
integrati. Ferma la struttura di cui al punto precedente, il sistema
scolastico ovvierà all'assenza di offerte regionali con interventi di
integrazione, anche ove è possibile, d'intesa con organismi produttivi.
Per gli interventi formativi della terza area si farà ricorso a
consulenti esterni alla scuola, ovvero si utilizzeranno docenti
particolarmente competenti: in tal caso le ore di lezione verranno
retribuite in eccedenza all'orario di cattedra, per rendere di fatto
possibili flessibilità ed articolazioni degli interventi.
In presenza di tale opzione, ciascun istituto certificherà
congiuntamente al conseguimento del diploma di maturità, le aree di
specifica professionalità frequentate dagli allievi.
Nel documento allegato si sviluppano le indicazioni relative alla terza
(o quarta) opzione.
Disposizioni procedurali
Gli istituti professionali di Stato presso i quali si concluda nel
corrente anno scolastico il triennio della sperimentazione assistita
"Progetto '92" possono chiedere per l'attivazione dal 1991/92,
il biennio post - qualifica sperimentale, oggetto della presente
circolare, nell'indirizzo coerente con le qualifiche concluse, secondo
il prospetto allegato.
Le richieste, prodotte secondo le modalità previste dalla circolare
sulla sperimentazione vigente del 15 maggio 1989 n. 171, dovranno essere
inoltrate agli uffici prescritti, non oltre il 15 giugno p.v.
Le deliberazioni adottate dagli organi collegiali dovranno recare
precise indicazioni in ordine a:
- gli indirizzi di maturità da istituire;
- le aree di professionalizzazione da innestare;
- i contatti intervenuti con gli organi regionali al fine di instaurare
l'auspicabile collaborazione ed il loro esito;
- le intese intercorse con le forze produttive ed imprenditoriali locali
per realizzare raccordi di scuola-lavoro.
Le richieste verranno valutate dalla Direzione generale competente che
autorizzerà gli istituti ad attivare l'iniziativa sperimentale con
apposito decreto ministeriale.
Per quanto concerne l'effettiva costituzione delle classi, da porre
comunque in organico di fatto, si applicheranno le disposizioni generali
prescritte dalle norme vigenti.
Alle quattro classi sperimentali saranno ammessi gli allievi qualificati
a conclusione del triennio di "Progetto '92" secondo la
coerenza di indirizzo specificata nel prospetto allegato.
Ferma restando la possibilità di attivare il presente percorso
post-qualifica sperimentale esclusivamente in prosecuzioni di sezioni di
qualifica di Progetto '92, si consente altresì, l'ammissione di allievi
capaci e meritevoli, qualificati in corsi ordinari e affini, previo
esame integrativo, eventualmente condotto a conclusione della frequenza
di moduli di raccordo programmati e svolti nei mesi estivi, da ciascun
istituto.
Validazione finale
Al termine del biennio gli allievi sosterranno prove per la validazione
congiunta dei risultati.
Conseguiranno, secondo le norme dei diversi ordinamenti:
- diploma di maturità
- qualifica di secondo livello;
Data l'unitarietà del curricolo la conclusione con esiti positivi
dell'itinerario formativo attinente l'area di professionalizzazione
costituirà condizione imprescindibile per il conseguimento del diploma
di maturità. Per quanto concerne le specifiche modalità di
effettuazione della valutazione finale e degli esami di maturità,
verranno impartite apposite istruzioni, nell'ambito della normativa
generale.
Allegato
Progetto '92 - Post qualifica: il biennio integrato Introduzione
Le esigenze di ristrutturazione del tessuto produttivo verso settori a
più alto tasso di innovazione tecnologica postulano professionalità in
larga misura diverse da quelle fino ad ora offerte dal sistema
scolastico statale e dal sistema della formazione professionale
regionale che troppo spesso si sono poste come agenzie formative
reciprocamente indifferenti o concorrenziali.
La disponibilità di lavori muniti, oltre che di una buona formazione di
base, di una valida qualificazione professionale è uno dei principali
fattori che consentono invece, nel mondo della produzione di cogliere le
opportunità derivanti dall'innovazione.
L'inadeguatezza della formazione professionale (o meglio delle
formazioni professionali) a rispondere ai bisogni di un mercato del
lavoro complesso, frammentario e mutevole, penalizza le occasioni
d'accesso dei giovani al sapere professionale proprio mentre questo
diventa sempre più essenziale per l'inserimento lavorativo con effetti,
se possibile, ancor più gravi della mera limitazione delle possibilità
di crescita della produzione e dell'occupazione. Il
mancato sviluppo di un'offerta formativa coerente e professionalizzante
rende, infatti, l'accesso al sapere professionale un privilegio, un
fattore di discriminazione che pone le premesse di gravi disagi e
scompensi sociali.
Il sapere professionale, del resto non si connota più per il mero
possesso di cognizioni tecnologiche o per il padroneggiamento di
abilità operative; le une e le altre postulano un imprescindibile,
robusto substrato culturale, un ordito unificante per conseguire:
- l'unificazione tra sapere e saper fare;
- la disponibilità di un sapere astratto, capace di assumere al suo
interno qualunque aspetto applicativo;
- la disponibilità di conoscenze definite in termini operativi,
espressi in linguaggi capaci di istruire macchine.
Il sapere che già si va sviluppando nei curricoli del "Progetto
'92", deve essere dunque, insieme più astratto e più
concretamente efficiente. È unitario nei fondamenti scientifici e
metodologici e, nello stesso tempo, flessibilmente adattabile ad ogni
situazione produttiva, ad ogni inserimento di nuovi saperi.
Il concetto di cultura generale si allarga a promuovere:
- il rafforzamento della dimensione culturale della professionalità
propria delle scelte di indirizzo, già iniziato in Progetto '92,
trasversale anche agli insegnamenti umanistici e scientifici (cultura
professionale);
- lo sviluppo dell'attitudine all'uso operativo della conoscenza (saper
ricercare, analizzare, progettare, confrontare, decidere);
- l'acquisizione di alcuni dei principali paradigmi applicativi delle
strutture cognitive di base ad una speciale branca del sapere:
quei paradigmi per cui i principi generali diventano tecnologie.
L'innovazione tecnologica assume necessariamente la dimensione
dell'innovazione organizzativa. I ruoli e le figure professionali si
articolano o si personalizzano in funzione delle qualità personali
degli operatori e delle soluzioni adottate nella combinazione produttiva
della singola impresa. Per questo, conoscenze sinora considerate
astratte trovano concrete applicazioni gestionali e produttive.
Come è ovvio la materia prima per realizzare gli ormai imposti scenari
di innovazione è l'intelligenza razionale, la creatività, la capacità
di risolvere problemi, di acquisire e di sviluppare nuove conoscenze: la
qualità professionale a tutti i livelli.
L'ordinamento scolastico non può esaurire il suo ruolo limitandosi a
far acquisire valori e saperi, senza assolvere alla funzione di curare i
presupposti per l'acquisizione dell'indentità professionale.
Attualmente la maggior parte degli ordini scolastici propone questa
funzione ad una fase successiva al conseguimento della maturità:
l'ordine di studi professionale, proprio perché finalizzato al rapido
accesso al mondo del lavoro deve articolarsi in curricoli che colgano in
pieno l'obiettivo dell'acquisizione di una concreta e spendibile
identità professionale.
I limiti degli attuali corsi post-qualifica per il conseguimento della
maturità professionale non si originano dalla difficoltà di comporre
cultura e professionalità, che anzi concorrono ad un processo unico ed
integrato, bensì ad un impianto curricolare, progettato come aderente
alle tradizionali logiche scolastiche; esso è inadeguato ad articolarsi
per dare risposte organizzative diverse alle diverse esigenze operative
che caratterizzano le due funzioni, distinte ma integrate nell'ambito
dello stesso percorso formativo.
L'attuale concezione della "scuola" è fondata su di una
attività diretta alla produzione di istruzione con modalità
strutturali e metodologiche omogenee, comuni a tutte le discipline,
indipendentemente dagli ambiti formativi in sui si collocano sicché
l'insegnamento letterario, in sostanza, è somministrato allo stesso
modo di quello tecnologico.
Le condizioni necessarie per l'accesso al sapere professionale pongono
problemi diversi rispetto a quelli che, con l'attuale struttura
giuridico organizzativa, la scuola è attrezzata a risolvere.
Per il sapere professionale, infatti, la scuola trova il referente
fondamentale nelle organizzazioni produttive dalle quali dipende, sia
per i contenuti che devono essere trasmessi, sia per le opportunità di
realizzare esperienze di alternanza scuola-lavoro. È nelle imprese che,
per lo sviluppo della tecnologia, si evolve il sapere professionale.
Di fatto la struttura scuola si connota per:
1) un gap incolmabile tra le logiche che informano l'organizzazione
dell'istruzione e quelle dell'impresa, ove si evolve il sapere
professionale;
2) impossibilità, di disporre di formatori che conservino il contatto
con la produzione e siano soggetti di un rapporto di lavoro non
cristallizzato;
3) difficoltà di correlare alle mutevoli esigenze occupazioni locali la
successione nel tempo di interventi formativi differenziati;
4) mancanza di attribuzioni istituzionali in ordine alla rilevazione dei
reali fabbisogni formativi territoriali.
La formazione professionale in sede regionale, d'altro canto, non può
sviluppare strategie di formazione coerenti ed esaustive in quanto:
- per il suo stretto rapportarsi allo snodo con il mondo del lavoro,
tende a frammentare gli interventi con una formazione finalizzata in
senso stretto e non trova nel suo quadro di riferimento istituzionale
gli strumenti per produrre una base culturale omogenea di ampia valenza.
Nelle sua offerta formativa è quindi carente la condizione fondamentale
per gli innesti professionalizzanti e gli interventi ricorrenti di
riconversione;
- i tentativi di ovviare a tale carenza conducono a duplicare le
strutture scolastiche ed a riproporne i limiti;
- non produce livelli culturali capitalizzabili per eventuali rientri
scolastici.
Occorre fondare una scuola capace di processi formativi ed itinerari
didattici articolati su momenti di diversa densità e velocità
Lo schema di biennio post-qualifica che si propone cerca di trovare la
massima sinergia possibile tra le opportunità offerte dalla scuola e
quelle insite negli ordinamenti della formazione professionale
regionale.
Un curricolo integrato in cui possono reciprocamente elidersi i maggiori
limiti connessi alle diverse vocazioni istituzionali.
Tale curricolo deve comprendere:
1) un insieme di discipline che costituiscano contributo alla crescita
culturale della persona e condizione di accesso al sapere professionale
articolate in:
a) insegnamenti umanistico-scientifici;
b1) insegnamenti tecnologici organizzativi;
2) un insieme di occasioni di professionalizzazione appositamente
organizzate in funzione dei bisogni di un individuato mercato del
lavoro, finalizzate a:
b2) acquisizioni di attitudini ed atteggiamenti orientati
all'inserimento nei vari ambiti di attività professionale;
c) apprendimento di capacità operative riferite allo svolgimento di uno
specifico ruolo lavorativo.
Mentre è evidente la vocazione per la scuola a svolgere il punto a) e
per le regioni a svolgere il punto c), le funzioni di cui al punto b1) e
b2) che in parte trascendono i ruoli storici consolidati dai due sistemi
formativi, vanno programmate e svolte secondo un disegno comune perché
costituiscano interfaccia proficuo, ferma restando l'individuazione
dell'ambito scolastico per la prima e regionale per la seconda.
Struttura del curricolo
Il curricolo dei corsi post-qualifica integrato è strutturato in un
biennio caratterizzato da due pacchetti formativi l'uno di
organizzazione scolastica (60%) l'altro di organizzazione regionale
(40%).
A) Organizzate in sede scolastica
I) area delle discipline comuni di formazione umanistica e scientifica:
15 ore sett.
II) area delle discipline di settore : 15 ore sett.
totale ore annuali in sede scolastica: 900
B) Organizzata in sede regionale
III) area di professionalizzazione totale ore annuali in sede regionale
(max) : 600
totale ore annuali curricolo integrato: 1500
L'attività didattica della prima e seconda area si svolge in cinque
giorni settimanali.
La quota di curricolo relativa all'intervento regionale si svincola
dalle logiche organizzative della scansione settimanale del
tempo-scuola.
Ad essa resta riservato un giorno di ciascuna settimana e moduli
intensivi da svolgere nei mesi di giugno e settembre fino alla
concorrenza massima del monte ore previsto.
Dal punto di vista dell'ordinamento curricolare la terza area concorre a
costituire tempo-scuola a tutti gli effetti.
Area delle discipline comuni
Sono inserite in questa area discipline di larga valenza atte a
costruire patrimonio culturale imprescindibile del cittadino ed insieme
condizione d'accesso al sapere professionale.
Disciplina - Ore settimanali
Italiano - 4
Storia - 2
Matematica e informatica - 3
Lingua straniera - 3
Religione - 1
Educazione fisica - 2
ore settimanali - 15
Al centro del disegno formativo si pone una nuova mediazione tra cultura
e tecnologia; un umanesimo diverso e riassuntivo dalle due
"incarnazioni" storiche più cospicue: quella
storico-letteraria e giuridico-filosofica da un alto e quella
matematico-scientifica e tecnologico-pragmatica dall'altro.
Se alcune accentuazioni significative consentono di caratterizzare ora
l'una ora l'altra come dominante, nessuna delle cosiddette due culture
può vivere senza l'intervento dell'altra; una tale controversia a
livello teorico culturale è stata unanimamente superata, ma un tale
superamento non è riscontrabile tra gli operatori scolastici. Nella
scuola i guasti della separatezza delle due culture sono tutt'altro che
assenti.
Almeno per quanto riguarda l'istruzione professionale, è da ritenere
che il nuovo umanesimo debba passare attraverso il netto rifiuto della
dicotomia tra le due culture.
Strumento essenziale per consentire tale esito è la programmazione
dell'insegnamento per moduli.
Area delle discipline di settore
Sono state individuate, derivandole dai percorsi di qualifica di
"Progetto '92", un numero limitato di aree di professionalità
riferite a specifici settori della produzione di beni e di servizi cui
ricondurre un'azione formativa diretta all'acquisizione di conoscenze
tecnologiche ed organizzative di base su cui innestare i curricoli
finalizzati propri della terza area organizzativa dalla regione.
Nella stessa ottica, all'interno di ciascun settore sono state indicate
le discipline oggetto d'insegnamento.
Vedi tabella
Area di professionalizzazione
Nel curricolo così individuato le ore afferenti il terzo ambito ad
organizzazione regionale costituiscono parte integrante del corso di
studi.
Mentre spetta alla regione, secondo le esigenze del territorio e logiche
di mercato, l'individuazione delle specifiche professionalità cui la
formazione è mirata, dovranno essere concordati con le singole
istituzioni scolastiche gli interventi per il migliore innesto del
pacchetto regionale sulla base formativa scolastica, sì da garantire
una globale coerenza dell'itinerario formativo.
A tal fine verranno individuate le più congrue forme di collaborazione
tra i rappresentanti responsabili della scuola e della regione.
Parimenti saranno studiati strumenti di coinvolgimento con esponenti del
mondo della produzione. Ciò avverrà specialmente nella programmazione
delle attività scuola-lavoro che dovrebbero costituire il nucleo
centrale dell'intervento regionale.
Validazione finale
Al termine del biennio gli allievi sosterranno prove per la validazione
congiunta dei risultati.
Conseguiranno, secondo le norme dei diversi ordinamenti:
- diploma di maturità
- qualifica di secondo livello.
Data l'unitarietà del curricolo la conclusione con esiti positivi
dell'itinerario formativo attinente la terza area costituirà condizione
imprescindibile per il conseguimento del diploma di maturità
Vedi tabella
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