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ISPETTORATO PER
L'EDUCAZIONE FISICA E SPORTIVA
Prot.1051/A1 Ai Provveditori agli Studi Ai Coordinatori di educazione fisica Alla Direzione Generale Istruzione Elementare e p. c Al Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Oggetto: Comunicazione
interna. La necessità di una non più rimandabile valorizzazione dell'insegnamento di educazione motoria, fisica e sportiva e del riconoscimento del suo determinante ruolo educativo nel curricolo delle scuole di ogni ordine e grado postula nei Provveditori e, ancor più, nei Coordinatori per l'Educazione Fisica e Sportiva, loro fiduciari di settore, la conoscenza dei fondamentali scenari di riferimento, del nuovo ruolo degli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportive nella prospettiva dell'autonomia e del riordino dei cicli, del nuovo ruolo che stanno assumendo le nozioni di "competenza", " modularità", "certificazione". Su tali questioni è necessario aprire subito un confronto nel campo delle attività motorie, fisiche e sportive e sollecitare una riflessione ma non esistono in proposito documenti ufficiali o posizioni del tutto consolidate. Nella considerazione del fatto che qualsiasi contributo alla discussione non può che partire, almeno dalla conoscenza di quelli che sono i problemi sul tappeto e dalla contestazione o accettazione di alcune tesi proposte, con la presente si offre alla riflessione dei Provveditori, dei loro Coordinatori e degli insegnanti che essi vorranno coinvolgere, un materiale, ( concetti, ragionamenti e suggestioni), raccolto presso alcuni dei più informati operatori scolastici e rivisitato e rielaborato a cura di un gruppo di esperti dell'Ispettorato. Si sottolinea come neanche a questo sforzo di sintesi possa esser attribuito alcun valore ufficiale o che vada oltre lo spunto per la discussione. Comunque la responsabilità per le tesi ed i concetti espressi, pur provvisori e sottoposti al vaglio dei destinatari, non può essere che attribuita unicamente al responsabile dell'Ufficio che ha curato la redazione finale del documento. IL CAPO DELL'ISPETTORATO
Materiale per i
Coordinatori per l'educazione fisica e sportiva.
1 - Gli scenariL'applicazione dell'art.21 della L. 15 marzo 1997 n.59 postula che ogni scuola, tramite l'autonomia, persegua la massima flessibilità e tempestività d'iniziativa, la valorizzazione delle risorse locali e, insieme, la riconoscibilità della dimensione europea, nazionale e locale. Una tale innovazione è particolarmente rilevante nel settore dell'educazione fisica e sportiva. Con un totale capovolgimento di alcuni postulati amministrativi e burocratici, nel nuovo sistema delle autonomie sancito dalla L59/97, si amplifica l'iniziativa delle scuole e solo gli obiettivi finali ed intermedi e gli standard formativi, saranno dati ed uguali per tutti, onde consentire l'unità nazionale del sistema. Dopo l'emanazione della Direttiva 133 del 3 aprile 1996 e del DPR 567 del 10 ottobre 1996, la scuola oltre che come sede dove l'istruzione degli studenti deve realizzarsi in un contesto professionalmente e tecnicamente attrezzato, si riconosce come il principale spazio di crescita umana, civile e professionale dello studente, un centro permanente di vita culturale e sociale per i giovani, in cui non possono che inserirsi come fondamentali le iniziative relative all'Educazione Fisica e Sportiva. Altrettanto nuovo il concetto per cui tutto ciò che si svolge a scuola sulla base di progetti educativi, curricolare od extracurricolare che sia, chiunque ne sia l'attore, deve considerarsi attività scolastica. Tramite l'autonomia la scuola si candida ad interagire da protagonista con le autonomie locali, i settori economici e produttivi, gli enti pubblici, l'associazionismo sportivo e tutte le associazioni del territorio. Tutto ciò, assieme alla funzione nuova che l'educazione motoria, fisica e sportiva deve giocare nel complesso della programmazione didattica, alla necessità della progettazione e del coordinamento delle varie azioni da svolgersi in comune con gli Enti Locali, alla riconosciuta finalità di non potersi limitare, anche in questa disciplina, alla selezione delle eccellenze ma di dover lavorare per avviare il maggior numero dei giovani allo sport, al benessere fisico e al gioco, secondo modelli educativi coerenti con la vocazione istituzionale della scuola, fa emergere l'opportunità di avviare una discussione tra i Coordinatori per l'Educazione Fisica e Sportiva che tutte queste missioni debbono organizzare, supportare e favorire.
2 - Il nuovo ruolo degli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportiveUn ulteriore rinnovato impegno è richiesto agli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportive (che dovranno essere finalizzate alla partecipazione della totalità degli alunni) per l'incremento del successo scolastico, per l'introduzione nella loro attività di criteri di visibilità ed affidabilità, per la ottimale responsabilizzazione degli operatori, degli studenti e dei genitori, per la promozione delle attività sportive non agonistiche, per l'intervento sul disagio giovanile, per l'integrazione dei vari segmenti formativi , per il possibile nuovo coinvolgimento in un insieme di proposte delle scuole che non si limitino allo sport ma che siano tali da coinvolgere molti aspetti della vita di relazione dei giovani, anche rispetto a temi come la solidarietà, la protezione civile, l'ecologia.3 Il nuovo ruolo degli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportive deve essere inquadrato in quello che è il necessario contrappeso delle opportunità e delle aperture della scuola moderna : il rigore. La scuola, nel complesso della sua azione, non può più abdicare ad alcune delle sue funzioni fondamentali che sono principalmente, 1-formazione e trasmissione di abilità di base (logica, astrazione, sintesi riproduzione e riuso del patrimonio culturale acquisito 2-capacità di valutare e valutarsi , accettando l'eventuale scacco come tappa di un itinerario di miglioramento 3-consapevolezza della necessità di funzionalità rigore e precisione almeno metodologica 4-consapevolezza della necessità di una solida e il più possibile organica acquisizione dei sapere e saper fare. Gli atteggiamenti avalutativi o di tolleranza e accettazione delle deficienze culturali da parte degli operatori scolastici che fa promuovere soggetti con larghe lacune remote o recenti di contenuti e prerequisiti fondamentali, lungi dall'essere favorevole ai ragazzi diventa una trappola per successive selezioni da parte della società e fonte di situazioni di handicap. Non è,infatti, dal numero dei promossi che può desumersi l'efficienza e l'efficacia del sistema formativo. Si deve sostituire all'intervento di recupero che consiste nella bocciatura, qualcosa di più funzionale, ma eliminare la valutazione negativa sul profitto e la crescita dello studente, anche per l'educazione fisica, non è tollerabile. In ogni caso il trascinamento delle promozioni misericordiose aggrava la lacuna, e consegna la bocciatura finale alla società ed alla vita. Oltre a ciò una valutazione inquinata da tatticismi, diplomazie, fattori allogeni, oltre a rendere i risultati scolastici non utilizzabili da parte della società e del mondo della produzione, che trova saperi e abilità incommensurabili tra loro, genera nel ragazzo disorientamento, sfiducia nella giustizia e convinzione della casualità delle regole del gioco. Le responsabilità degli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportive nella determinazione dei processi formativi fino ad oggi erano circoscritte, e comunque limitate, come quelle di tutti i colleghi, al rapporto insegnamento/apprendimento. Nel riordino e con l'autonomia, tutti gli insegnanti, invece, anche gli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportive, da esecutori di una organizzazione scolastica prevalentemente eterodiretta diventano protagonisti e agenti di innovazione e cambiamento. Con l'autonomia, i docenti di educazione fisica dovranno essere in prima linea nel farsi individualmente e collettivamente protagonisti della funzione della scuola, padroneggiando i nuovi strumenti che li sottraggono alle attuali forme di omologazione e burocratizzazione. Il primo collegamento non può che intrecciarsi col referente per l'educazione alla salute, che in genere è anche responsabile per le Consulte provinciali, e deve preludere alla ricostruzione a livello periferico del centro unitario che si sta cristallizzando attorno all'Ispettorato Educazione Fisica e Sportiva per le problematiche giovanili. L'obiettivo è divenire, assieme ai presidi, agenti privilegiati di innovazione in grado di accettare la sfida di una nuova, più avanzata frontiera professionale. Sulla base del portato dell'ultimo contratto di lavoro , dove si è dichiarata la fine degli automatismi per anzianità e si è puntato sulla qualità professionale si avranno spazi per una interpretazione nuova e dinamica della funzione docente. L'autonomia di ricerca e sviluppo, incrementa la natura culturale e progettuale del sistema scolastico nazionale ed abilita i docenti a non sentirsi solo "consumatori" di orientamenti culturali e di politica scolastica e sportiva elaborati altrove. Con l'autonomia gli insegnanti delle attività motorie, fisiche e sportive dovranno partecipare a pieno titolo e da protagonisti tecnici alla definizione delle iniziative, dei modi e delle integrazioni alla base della formazione scolastica. Particolarmente significative le forme con cui si elaborerà e contratterà in partenariato il progetto educativo d'istituto, il suo costante monitoraggio, la verifica e la valutazione. L'eccellenza dell'espletamento della funzione docente non potrà esser più commisurata alla conformità ai programmi ministeriali ; l'amplio ventaglio di facoltà e libertà, la responsabilità nelle scelte formative impedirà un controllo meramente cartolare analogo a quello troppo spesso oggi espletato nella funzione ispettiva. Poiché si additano agli operatori
scolastici nuove responsabilità ed una sfida professionale che deve
mobilitare nuove risorse lavorative, tale obiettivo non può essere
perseguito senza risorse retributive aggiuntive, almeno per i docenti
che decidano di impegnarsi oltre l'attuale contenuto della prestazione
retribuita. 3 - Le "competenze"La nuova istruzione da produrre nell'ambito delle attività motorie, fisiche e sportive deve esser capace di lasciar traccia di sé nel tempo e di consentire di sé un uso intelligente e flessibile, su cui poter innestare con relativa facilità ulteriori apprendimenti per l'accesso a nuovi e ad altri saperi. Essa, con tutta probabilità sarà: - imperniata sulla modularità del curricolo; - articolata sul portfolio delle competenze e sulle unità capitalizzabili piuttosto che sul tradizionale sistema dei programmi e degli anni scolastici. - predisposta per la necessaria collaborazione col CONI, le associazioni per lo sport per tutti e i privati. - variata da un guidato piano di formazione individuale anziché sull'uniformità dei percorsi individuali dal primo giorno di scuola all'ultimo ; - dimensionata sul superamento del programma (come sequenza prescrittiva di argomenti) dell'orario settimanale di lezione (moltiplicato per il numero delle settimane dell'anno scolastico) e della modello unico di prestazione-base dell'insegnamento (lezione teorica o pratica di 50 o 60 minuti). Nel caso in cui, a seguito del bilancio delle competenze e della valutazione formativa nella fase di accoglienza, od anche nel corso della formazione, emergano lacune conoscitive e deficit formativi che non compromettano tuttavia la possibilità di progredire nel percorso individuale concertato, anche per la nuova istruzione da produrre nell'ambito delle attività motorie, fisiche e sportive deve esser sarà previsto il riconoscimento di un debito formativo da recuperare nei moduli individualizzati, durante l'anno in corso. Si passerà da un insegnamento uguale per tutti ad un insegnamento fornito su misura per ogni singolo studente. Nella nuova istruzione da produrre nell'ambito delle attività motorie, fisiche e sportive si dovranno perseguire le c.d. competenze di base, le competenze strategiche trasversali ( Key-competences), e le competenze polivalenti, capacità trasferibili che si possono riscontrare anche nell'atleta, e che la scuola deve perseguire intenzionalmente nella formazione dello studente. Tali competenze dovrebbero essere rivalutate nella loro importanza funzionale, indipendentemente dai modi in cui le competenze sono acquisite (teoria, pratica, attività sportiva, tempo libero. In questo modo l'insegnamento delle attività motorie, fisiche e sportive si inquadrerà perfettamente nelle nuove strutture del riordino dei cicli, imperniate invece che sul tradizionale sistema dei programmi e sulla certificazione dei percorsi formativi scanditi in anni scolastici sul libretto scolastico che costituirà un portfolio delle abilità e delle competenze, su un piano di studi che arriva ad essere individuale . Nella Riforma il posto dei programmi tradizionali sarà preso da insiemi organizzati di moduli che conducano ad un itinerario (di Unità capitalizzabili, per così dire, di default) continuamente integrabile ed arricchibile, quand'anche non modificabile nell'ambito dell'autonomia e degli standard previsti a livello nazionale. Le unità capitalizzabili alla base del curricolo non sono esclusivamente declinabili in termini di formazione poiché le competenze relative possono acquisirsi in situazione di apprendimento organizzato o nella diretta attività lavorativa. Nel caso dell'educazione fisica possono essere acquisite anche nell'attività sportiva. L'organizzazione modulare si fonda su una successione di acquisizioni disciplinari di n livelli, ad ognuno dei quali (individuabile come a) corrisponde una determinata competenza in termini di sapere e saper fare, codificata a livello nazionale (tendenzialmente tarata su dimensione comunitaria). Ciascuna delle acquisizioni apprese sarà certificata e quindi spendibile per adire il livello a+1 del medesimo percorso. Ogni modulo disciplinare si caratterizza per una diversa gradata interrelazione e dipendenza dagli altri, fino al limite della sua sostanziale indipendenza da altri appartenenti ad altre discipline che producono distinte competenze. Per l'individuazione del "segmento minimo" di riferimento si farà perno sull'area di attività (ADA), secondo l'approccio ISFOL (Studio sul "Sistema degli Standard formativi" commissionato dall'U.E. e dal Ministero del Lavoro), preferibile a quello centrato sui compiti, per l'esigenza di : - non parcellizzare la competenza e la formazione complessiva ; -puntare su insiemi significativi di attività operative ; La relativa brevità dei moduli permetterà di alternare in maniera agevole conoscenze ed esperienze scolastiche con esperienze sportive e di favorire passaggi non solo dal curricolo all'attività sportiva ma anche dall'istruzione allo sport per tutti e persino la frequenza, a scuola di esperienze, più o meno brevi, di attività sportiva. I percorsi si articolerebbero per livelli, con esami/valutazioni di sbarramento e progressione non necessariamente uniforme. Sarebbero possibili crediti e debiti formativi. Le prime abilità da conseguire saranno quelle di base, trasferibili in tutti o in molti campi dell'attività, per passare poi a quelle strategiche di ogni disciplina e settore. Il succedersi dei moduli conclusi positivamente con il raggiungimento di precisi obiettivi operativi (unità capitalizzabili) permetterà la certificazione di quello che esattamente lo studente ha raggiunto in termini di abilità e competenze. L'organizzazione modulare potrà consentire anche l'accumulo dei debiti formativi . Nel corso del periodo ( anche dell'anno) successivo alla contrazione del debito lo studente, assieme ai suoi compagni eventualmente nelle stesse condizioni, sarà tenuto ad "estinguerlo" recuperando la competenza non acquisita, e ciò o "ripetendo " il modulo o attraverso appositi interventi, anche individuali, di recupero. In questo modo si formerà, lungo il percorso formativo, il portfolio delle abilità e delle competenze del singolo studente, che sarà anche un contributo ad un nuovo abito mentale, strumento (anche metodologico) che lo orienterà nelle future scelte. Necessario il sigillo delle istituzioni sulle competenze variamente acquisite e controllata dovrà essere la possibilità di certificare ciò che in genere non è certificato a livello istituzionale. Una tale impostazione si presterebbe, tramite la struttura per moduli e portfolio e la certificazione/riconoscimento di esperienze sportive "parziali", ad essere l'ideale veicolo per una integrazione sinergica col sistema dello sport, che sarebbe sfruttato al meglio. Si configura un processo formativo complesso che si inserisce nel quadro dell'educazione permanente e coinvolge i soggetti nel corso di tutta la loro vita attiva. Si prepara oltre che una struttura di integrazione dell'offerta formativa, un modello che consente ad ogni cittadino, anche nel settore delle attività motorie, sportive e del tempo libero, un continuo bilancio tra le diverse situazioni di apprendimento, siano esse o no organizzate, tra le occasioni quindi scolastiche, teoriche, agonistiche, non agonistiche, aziendali. La mentalità indotta da una simile struttura consente di ricomprendere in un quadro più generale le esperienze accumulate nelle diverse situazioni sociali. Così la scuola non dovrebbe abdicare definitivamente per un intero settore, o parte di esso, alle limitate e disperse risorse in atto mobilitabili nel sistema dello sport ma valorizzarlo, integrarlo e, nel frattempo aiutarlo a crescere con le sue gambe, scremando l'eccellenza dalle strutture impresentabili.
4 - La modularità nei curricoliL'approfondimento dei problemi complessivi della modularità dei curricoli è una necessità se si vuole costruire un sistema che trovi al suo interno funzionalità, elasticità e spazi di integrazione. La modularità è l'unica strategia curricolare che consenta di non confinare il problema dell'operativizzazione delle conoscenze ad atomizzati segmenti di curricolo. Rinunciare a tale occasione lascerebbe le attività motorie, fisiche e sportive nell'attuale sostanziale condizione di subalternità e consoliderebbe la diffidenza che la fa configurare di dignità inferiore. Con la modularità sarà possibile integrare i curricoli con segmenti formativi tarati su specifiche esigenze. Questo non può e non deve significare
dare ingresso nella scuola a localismi o provincialismi , poiché il
compito precipuo che si deve dare all'istruzione non è quello di
coltivare il particolare o il "particulare ma di aprire al discente
gli orizzonti del cosiddetto villaggio globale promuovendo la conoscenza
e la capacità di dialogo e di integrazione tra i sistemi. 5 - La certificazioneLa certificazione mirando al riconoscimento degli esiti del processo formativo ovunque realizzato, in maniera intenzionale o non intenzionale, dà concreta operatività a strumenti quali la trasparenza delle qualifiche, i crediti formativi la personalizzazione dei percorsi formativi. Si tratta del più decisivo collante di un sistema polifonico ma unitario, punto di connessione tra i subsistemi, necessaria per far prevalere una regia di sistema sulle logiche, le culture e le parzialità degli stessi.La certificazione , sempre di natura pubblica, deve intendersi separata dai diversi modi di acquisizione delle competenze. Tre gli ambiti delle aree certificabili : - il saper e il saper fare verificabili oggettivamente (con prove strutturate o semistrutturate). - le competenze legate al contesto culturale, professionale, artistico e sportivo; -le attività pratiche ed il tirocinio in strutture abilitate ed in contesti significativi. Senza una riduzione ad unità, ove si
continuasse a percorrere itinerari non concertati, alla fine la
funzione della certificazione dei crediti da recepire nei curricoli non
potrebbe che essere rimessa alla responsabilità della Scuola, sia
pure con commissioni in cui siano presenti oltre che docenti, esperti
dei diversi settori . 6 - L'operativizzazione delle conoscenzeParticolare, innovativa rilevanza assume, rispetto alla nuova istruzione da produrre nell'ambito delle attività motorie, fisiche e sportive, l'obiettivo più volte richiamato dal Ministro, di una qualificata attitudine all'acquisizione ed all'operativizzazione delle conoscenze. Ciò non significa, a ben vedere, una mera enfatizzazione della manualità e del facere. L'istruzione e la stessa formazione professionale devono poggiare oggi su una base culturale più ampia e nutrirsi di saperi più solidi ed estesi rispetto al tempo in cui destrezza e forza fisica primeggiavano tra le qualità dei lavoratori. La formazione dei quadri tecnici di tutti i livelli non può non incentrarsi in una più ampia dimensione culturale, generale e professionale, che garantisca una sufficiente capacità di approccio al nuovo e i mezzi critici per l'insegnamento del cambiamento.Si tratta di recepire nell'organizzazione scolastica e nella didattica, ad esempio, la capacità di lavorare per obiettivi, di individuare ed affrontare problemi, di saper affrontare situazioni impreviste, di superare la frattura tra sapere pratico e sapere disinteressato, di recuperare le competenze che possono venire dalle vocazioni individuali e dalle attività sportive e del tempo libero. Nell'ambito di questa tendenza è necessario un approfondimento da parte nostra per riscoprire, sulla base delle esperienze sinora fatte, il ruolo che può avere l'attività motoria e l'educazione fisica e sportiva. La valorizzazione nelle attività motorie fisiche e sportive della dimensione culturale non passa per l'esaltazione esclusiva della cultura umanistica, poiché esige invece la corrispondenza dell'approfondimento curricolare delle dimensioni umanistiche di scienza, tecnica e lavoro con l'approfondimento curricolare delle dimensioni scientifiche, tecniche e pratiche della cultura umanistica. L'educazione fisica e sportiva, come ipotesi di lavoro, deve ritenersi intimamente collegata sia con la cultura umanistica che con quella scientifica. E' necessario vagliare ed approfondire tutti quegli studi (Delgado) che hanno rilevato un transfert positivo nell'apprendimento ad esempio della matematica, in chi eccelle nei contenuti pratici dell'educazione fisica. |
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