Documento
di Programmazione Economica e Finanziaria 1999-2001
(17 aprile 1998)
PREFAZIONE | |
I - |
LO SCENARIO INTERNAZIONALE
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II - |
LECONOMIA ITALIANA NEL PROCESSO DI
CONVERGENZA EUROPEA
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III - | LITALIA IN EUROPA: STABILITÀ E
CRESCITA
Nel prossimo triennio la politica di bilancio sarà orientata al sostegno dell'occupazione e dell'attività produttiva nelle aree meno sviluppate. Essa affiancherà le azioni che saranno intraprese in questi settori mediante l'utilizzo di risorse finanziarie già acquisite con il bilancio del 1998 e con gli strumenti che sono compiutamente descritti nella Parte V del presente documento. Il Bilancio programmatico dello Stato per il prossimo triennio concorrerà, quindi a sostenere:
In via programmatica, gli interventi addizionali a sostegno dello sviluppo ammonteranno a circa 26.600 miliardi nel triennio e saranno ripartiti per 5.000 miliardi nelle politiche di sviluppo di alcuni settori prioritari, per 15.600 miliardi nelle politiche di sostegno degli investimenti e di ricostruzione delle zone colpite dai terremoti e per 6.000 miliardi nella riduzione della pressione fiscale.
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IV - | LE POLITICHE PER LEFFICIENZA
DEI MERCATI
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V - | LE POLITICHE PER LOCCUPAZIONE
E LO SVILUPPO
Le politiche per lo sviluppo e per loccupazione richiedono un crescente investimento in capitale umano, allargando il numero di persone dotate di una formazione qualificata e flessibile, paragonabile a quella dei maggiori paesi industrializzati, nei quali ricerca, innovazione e qualità della forza lavoro costituiscono i principali punti di forza del sistema produttivo. In tale prospettiva il Governo intende assolvere gli impegni assunti, anche di natura finanziaria, volti ad attivare le politiche dellistruzione e della formazione, come definite negli Accordi sottoscritti il 10.12.1997 con le tre Confederazioni sindacali.
Il sistema formativo italiano non ha conosciuto interventi di portata generale dallunificazione della scuola media nel 1963. Le conoscenze possedute e trasmesse dal corpo insegnante sono divenute poco attuali e il livello delle strutture si è deteriorato. Le conseguenze più immediatamente visibili di questo indebolimento sono, come è noto: · un numero di diplomati che non raggiunge il 60 per cento di quanti iniziano il percorso scolastico (a fronte di una percentuale dei nostri partner che oscilla fral80 e il 100 per cento); · un livello insoddisfacente di integrazione tra sistema scolastico e sistema della formazione professionale, che negli altri paesi coinvolge una quota consistente di popolazione giovanile, mentre in Italia ha un peso quantitativamente irrilevante; · lassenza di un sistema di formazione superiore non universitario, oggi indispensabile soprattutto per quei settori che richiedono conoscenze flessibili e polifunzionali, che invece negli altri paesi europei assorbe quasi metà dei diplomati che proseguono gli studi; · la marginalità della cultura scientifica e tecnologica, ben evidenziata da recenti rilevazioni internazionali oltre che dalla diminuzione relativa degli investimenti per la ricerca in questi settori. Le misure fin qui attuate o proposte dal Governo intendono recuperare questi ritardi attraverso un insieme di interventi diversi, coordinati e coerenti.Il processo di risanamento e di razionalizzazione della spesa che ha interessato il comparto dellistruzione negli ultimi anni, realizzato attraverso la riduzione del personale, la riorganizzazione della rete scolastica e un più efficace utilizzo del personale dirigente e docente, consente di indirizzare in misura crescente le risorse al sostegno dei processi di riforma e alle spese per investimenti secondo criteri di efficienza, riequilibrando il rapporto fra spese correnti e investimenti e ponendo fine a situazioni di dispersione delle risorse. Il ridisegno del sistema dellistruzione e della formazione intrapreso dal Governo è uno strumento privilegiato per conseguire obiettivi di inclusione sociale, di eguaglianza delle opportunità, di investimento infrastrutturale nelle regioni meridionali. Gli obiettivi strategici dei processi di riforma in corso, secondo quanto previsto nel disegno di legge sul riordino dei cicli scolastici, sono: · un consistente aumento della scolarità, fino a raggiungere lobiettivo del diploma per tutti, con una progressiva riduzione degli abbandoni e degli insuccessi; · la riqualificazione del percorso di studi e lancoraggio del diploma a livelli di conoscenze e competenze internazionalmente riconosciuti e comparabili; · lintegrazione tra scuola, lavoro e formazione professionale e leducazione permanente. Tali obiettivi si articolano in alcune priorità, che in parte costituiscono lattuazione di provvedimenti adottati e in parte richiederanno ladozione di provvedimenti nuovi, che in larga misura - ove siano necessari provvedimenti legislativi sono già sottoposti allesame del Parlamento: · elevamento dellobbligo scolastico a 10 anni e intensificazione delle politiche contro la dispersione e per lorientamento e il successo formativo - con particolare riferimento al Nordest e al Mezzogiorno - volte ad innalzare rapidamente almeno all80 per cento il numero dei diplomati in rapporto alla corrispondente classe di età; · sviluppo dellautonomia scolastica e delle offerte formative integrative e aggiuntive, e del sistema nazionale di valutazione e di certificazione; · estensione e sviluppo della formazione superiore non universitaria e della formazione tecnica superiore, della formazione per lapprendistato e delleducazione degli adulti; · integrazione tra sistema di istruzione e sistema della formazione professionale a sostegno delle politiche attive del lavoro - secondo limpegno assunto dal Governo con laccordo firmato il 10 dicembre 1997 con le organizzazioni sindacali confederali - anche attraverso percorsi comuni istruzione-formazione professionale, estensione degli stage e delle occasioni di incontro della scuola con il mondo del lavoro; Il perseguimento di tali obiettivi richiede di puntare prioritariamente: · sul sostegno dei processi di innovazione già in corso volti a potenziare lofferta formativa e le dotazioni didattiche delle scuole; · sullattivazione, in collaborazione con le Regioni e gli enti locali, di politiche per il diritto allo studio, anche attraverso interventi sulle spese per i libri di testo e il sostegno delle famiglie degli alunni, con particolare riferimento alle realtà meridionali; · sulladeguamento e la riqualificazione delle strutture scolastiche, particolarmente nel Mezzogiorno; · sulla formazione, aggiornamento e riqualificazione del personale docente.
Lalta formazione e la ricerca sono fattori decisivi per lo sviluppo della competitività del nostro paese e per la sua capacità di esercitare un ruolo non subalterno nel processo di integrazione europea. Questa consapevolezza ha condotto nel 1997 allavvio del processo di riforma sia delluniversità che della ricerca. Tra gli obiettivi di fondo della riforma in corso del sistema universitario risultano prioritari: · la riqualificazione dellofferta didattica attraverso: la piena operatività del nuovo sistema di reclutamento scientifico dei docenti; lavvio dellautonomia didattica degli atenei; la riduzione della durata effettiva degli studi universitari. Lobiettivo è ridurre il numero di abbandoni e consentire lingresso di giovani laureati e diplomati nel mercato del lavoro nazionale e internazionale in età più giovane rispetto a quanto avviene oggi; · la riduzione della disoccupazione intellettuale proseguendo la sperimentazione, avviata nellanno in corso, dellutilizzo di prestazioni lavorative a termine, di assegni per collaborazione di ricerca, di distacco temporaneo di ricercatori, tecnologi e tecnici di ricerca presso le piccole e medie imprese (PMI); · la crescita degli investimenti in edilizia universitaria che oltre a migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli Atenei, producono un effetto di volano e di crescita di attività terziarie; · il potenziamento degli interventi a favore del diritto allo studio, anche per i corsi post-laurea e della ricerca scientifica. Lo sforzo del sistema Università-Ricerca per il Mezzogiorno ha già comportato, nel 1998, un notevole impegno di risorse per migliorare, riqualificare e internazionalizzare il sistema scientifico meridionale, con il potenziamento delle sedi di ricerca e lavvio dei Parchi Scientifici e Tecnologici del Mezzogiorno. A seguito della delega concessa, nellambito della legge 59 del 1997 per il riordino del complessivo sistema nazionale della ricerca, nel febbraio 1998 il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo recante "Norme per la programmazione, il coordinamento e la valutazione della ricerca scientifica e tecnologica". Tale riforma comporta lo sviluppo dei seguenti obiettivi programmatici: · lincremento e la razionalizzazione delle risorse assegnate alla ricerca e alla innovazione tecnologica, al fine di convergere gradualmente verso la media europea del 2 per cento del rapporto di spesa in RST e PIL; · lindividuazione di uno strumento finanziario specifico per interventi di ricerca di interesse strategico nazionale; · lincentivazione ed il sostegno della ricerca e dellinnovazione tecnologica nelle imprese, in particolare nelle piccole e medie, promuovendo servizi tecnologicamente avanzati presso le PMI, facilitando il loro accesso ai fondi per la ricerca e favorendo linserimento di ricercatori in modo da porre le imprese in condizione di utilizzare lesperienza dei giovani qualificati. A ciò contribuirà una riforma delle modalità di funzionamento del Fondo per lInnovazione Tecnologica (FIT) e del Fondo speciale per la ricerca applicata (FRA); · la riqualificazione, anche attraverso strumenti di mobilità e di incentivazione, del personale già impiegato nel sistema ricerca.
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