DdL
A.S. 1306, Delega al Governo per
la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli
essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione
professionale
7a Commissione Camera
Interventi Relatore e Ministro
(21.01.03)
Angela NAPOLI (AN), relatore, ringrazia preliminarmente tutti i
componenti della VII Commissione per l'ampia e corretta discussione
svolta sulle tematiche della scuola. Ringrazia inoltre il ministro
Moratti ed il sottosegretario Aprea per l'attenzione dimostrata rispetto
all'esame del disegno di legge delega in Commissione.
Conferma quindi l'impressione, espressa da più parti, che dalla
discussione siano emersi due modelli ben distinti di scuola e di
valutazione e visione della riforma. Ribadisce la propria ferma
convinzione in merito alla bontà del provvedimento in esame e precisa
che esso contiene numerosi punti di convergenza rispetto al testo della
legge n. 30 del 2000 e alle «battaglie» condotte nella precedente
legislatura, che scaturivano anche dalla convinzione che quella riforma
non avrebbe garantito la nascita di un sistema di formazione e di
istruzione competitivo a livello europeo. Richiamando nuovamente il
dibattito svoltosi nella XIII legislatura sulla riforma della scuola
varata dal centrosinistra, ricorda che in quella occasione evidenziò
sempre l'esigenza di una riforma della scuola alla luce dei mutamenti
avvenuti nella società italiana e in quella europea; ricorda, inoltre,
che in quella occasione ribadì più volte la necessità di non «gettare a
mare» tutto ciò che di positivo caratterizzava la scuola italiana.
Ritiene che il disegno di legge delega del Governo dimostri la volontà
di camminare nella direzione di prevedere le innovazioni necessarie
anche a livello europeo, garantendo contemporaneamente il mantenimento
di tutte quelle caratteristiche positive che caratterizzano la scuola
italiana.
Richiama quindi i tre obiettivi strategici contenuti nel programma di
lavoro adottato per i sistemi di istruzione e di formazione dal
Consiglio europeo: migliorare la qualità e l'efficacia dei sistemi di
istruzione e di formazione dell'Unione europea; agevolare l'accesso
delle categorie di persone più vulnerabili ai sistemi di istruzione e di
formazione; aprire i sistemi di istruzione e di formazione al resto del
mondo. Precisa che questi sono esattamente gli obiettivi che il disegno
di legge in titolo si prefigge di raggiungere.
Osserva che dalla discussione è risultata prevalente, anziché la volontà
di proporre modifiche al testo del provvedimento, l'intenzione di
sferrare attacchi demagogici attraverso la strumentalizzazione dei
contenuti del disegno di legge ed il richiamo ad elementi non previsti
dallo stesso.
Rileva che da parte di alcuni deputati delle opposizioni è stata
avanzata la richiesta al Governo di ritirare il testo del disegno di
legge in esame: sottolinea il fatto che sia stata avanzata tale proposta
senza considerare che, più tempo passa per la risoluzione dei problemi
della scuola, più si negano le possibilità di miglioramento ai giovani e
si lascia nella confusione l'intero mondo della scuola. Precisa che tale
confusione è stata determinata dall'approvazione della legge n. 30 del
2000 rispetto alla quale, pur sapendo che non avrebbe mai raggiunto la
fase attuativa, si è preferito lasciare la scuola nel caos, anziché
varare una riforma adeguata. Nella sostanza, a suo avviso, si è inteso
approvare la legge n. 30 del 2000 per dare il «vessillo della riforma»
all'allora ministro Berlinguer. A tale riguardo, esprime la convinzione
che per la scuola non debba valere la politica delle «bandiere». Ritiene
che la presentazione del disegno di legge in esame dimostri il senso di
responsabilità della Casa delle libertà che, nel corso della campagna
elettorale, aveva garantito agli elettori sia l'abrogazione della legge
n. 30 del 2000, sia la predisposizione di una riforma - da varare in
tempi rapidi - in grado di creare un sistema di istruzione e di
formazione realmente competitivo, che garantisse anche la pluralità
dell'offerta formativa.
Rispetto all'utilizzo dello strumento della delega, richiama i contenuti
del dibattito svoltosi nella precedente legislatura sulla legge n. 30
del 2000. Ricorda che in quella occasione ebbe modo di esprimere
ripetutamente la propria contrarietà a quel provvedimento a causa della
assoluta mancanza al suo interno dei necessari «paletti» che
caratterizzano le leggi delega. A tale riguardo, precisa che l'articolo
2 del disegno di legge in esame prevede dei «paletti» estremamente
chiari, che offrono vere garanzie rispetto a quelli che saranno i
contenuti della legge.
Esprime il proprio rammarico per le critiche avanzate da alcuni deputati
dell'opposizione in merito ai principi di moralità e di libertà di
scelta delle famiglie, che evidenziano una differente visione della
scuola tra gli schieramenti politici. Richiama quindi la forte valenza
educativa prevista dal disegno di legge e la definizione di sistema
educativo e formativo, che trova collocazione nei tre assi fondamentali
individuati dall'Unesco: «sapere, sapere essere, saper fare». Esprime la
convinzione che l'ansia e la mancanza di valori che caratterizza la
gioventù siano determinate dal venir meno di quell'indispensabile
rapporto che deve esistere tra la scuola e la famiglia. Sottolinea
quindi che per creare tale rapporto vi è la necessità che la famiglia
trovi nella proposta di offerta formativa e nella scuola un'autentica
libertà di scelta. Rileva quindi che i richiami alla moralità e alla
libertà di scelta della famiglia caratterizzino dal punto di vista
ideologico il disegno di legge in esame.
Riguardo alle critiche avanzate sull'anticipazione dell'età scolare,
ricorda che nel corso del dibattito sulla legge n. 30 del 2000 venne
fatto riferimento anche alla possibilità dell'inizio anticipato di un
anno del percorso scolastico. Osserva che sulla questione della
anticipazione dell'età scolare sono state espresse due diverse
valutazioni pedagogiche: una, sostiene che l'anticipo scolastico non
sarebbe corretto dal punto di vista pedagogico; l'altra, espressa
prevalentemente a livello europeo, valuta in maniera positiva quella
proposta. Ritiene che, qualsiasi occasione venga fornita per guadagnare
tempo - prevedendo sempre adeguati supporti pedagogici - sia utile alla
crescita del bambino.
Rispetto alla questione della reintroduzione della figura del maestro
prevalente, ricorda che essa venne abolita quando si affrontò il
problema dell'inserimento del personale docente nella scuola. Rileva che
in quella occasione non venne considerato l'aspetto pedagogico legato
anche all'età del bambino al quale, per poter crescere, deve essere
garantita la presenza di una figura prevalente in grado di sopperire
alla figura del genitore, nell'ambito dell'orario scolastico.
Con riferimento alla critica avanzata da numerosi deputati
dell'opposizione in merito al presunto abbattimento dell'innalzamento
dell'obbligo scolastico, richiama i contenuti della lettera c) del comma
1 dell'articolo 2, il quale prevede che sia «assicurato a tutti il
diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o,
comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo
anno di età (...)». Precisa che l'attuazione di tale diritto si
concretizza attraverso i due canali previsti dal disegno di legge;
rispetto ad essi, non ritiene corretta la definizione di sistema di
istruzione e di sistema di formazione professionale. Giudica
inaccettabili le critiche avanzate a tale riguardo poiché quella parte
del comma 1 dell'articolo 2 del provvedimento fa chiaramente riferimento
al sistema di istruzione ed al sistema di istruzione e formazione
professionale. Ritiene che la previsione di questi due sistemi
rappresenti l'elemento più importante ed innovativo contenuto nel
disegno di legge: vengono infatti previsti due canali, con pari dignità,
che definiscono la pluralità dell'offerta formativa, di cui la
formazione professionale è parte integrante.
Rispetto alle critiche secondo le quali con il disegno di legge in esame
si favorirebbe la scuola privata a discapito di quella pubblica, precisa
che tale ipotesi non è contenuta in alcuna parte del disegno di legge.
Riguardo alla questione della riduzione degli organici dei docenti,
ricorda la battaglia condotta nel passato dalle forze politiche di
centro-destra e sottolinea che quel fenomeno risale a cinque anni fa. A
tale riguardo, si chiede che fine avrebbe fatto il personale docente
interessato dalla eliminazione di un anno del percorso scolastico, se
fosse stata applicata la riforma predisposta dal centro-sinistra.
Per quanto concerne la questione della devoluzione e della impossibilità
di legare tale percorso a quello delineato dal disegno di legge in
esame, evidenzia il carattere demagogico dei rilievi espressi dai
deputati dell'opposizione e precisa che con il provvedimento in titolo
si sta ottemperando al dettato costituzionale ed alle relative modifiche
introdotte nella precedente legislatura. Precisa inoltre che nessun
componente del Governo e della maggioranza ha mai espresso l'intenzione
di voler eliminare quelle che sono le fonti e le caratteristiche
dell'identità nazionale. Ritiene pertanto che sia il disegno di legge in
esame sia il disegno di legge sulla devoluzione, approvato di recente
dal Senato, garantiscano il mantenimento dell'identità culturale del
paese. Nel ricordare la propria opinione sulla scuola intesa come
principale motore della formazione della società, ribadisce che il
disegno di legge in titolo garantirà il rispetto dell'identità, della
storia e delle tradizioni culturali del paese.
Nel ribadire la propria convinzione sulle capacità degli insegnanti
italiani (che nel passato hanno dovuto attuare numerose modifiche al
sistema scolastico senza essere interpellati; a differenza di quanto è
avvenuto nel caso del disegno di legge in esame), sottolinea l'esigenza
di responsabilizzare il Governo sia rispetto a nuove forme di
reclutamento del personale docente, sia rispetto alla sua valorizzazione
professionale attraverso il riconoscimento dello stato giuridico dei
docenti.
In conclusione, propone di adottare il disegno di legge n. 3387,
approvato dal Senato, quale testo base per il seguito dell'esame.
(...)
Il ministro Letizia MORATTI intende innanzitutto ringraziare l'intera
Commissione ed in particolare la relatrice, il presidente e tutti i
deputati intervenuti nel dibattito per la serietà e la profondità delle
loro riflessioni e per avere indicato al Governo gli aspetti della
riforma sui quali prestare particolare attenzione, nell'ambito di un
confronto parlamentare che l'esecutivo considera fondamentale. Coglie
l'occasione per ringraziare anche il sottosegretario Aprea per aver
seguito l'intero dibattito svolto dalla Commissione.
Precisa che le numerose osservazioni evidenziate dal dibattito in
Commissione sono peraltro indicative della complessità, della
delicatezza e delle difficoltà che la realizzazione di una riforma
dell'intero sistema scolastico e formativo comporta. Nel richiamare i
contenuti del proprio intervento svolto all'inizio della discussione
generale, precisa, inoltre, di voler soffermare la propria attenzione
sui punti principali emersi dalla discussione, senza entrare nel merito
delle tematiche che non attengono alle materie della legge delega;
osserva che intende procedere in questa direzione non per sottrarsi ad
un confronto e per non parlare di quelle materie, ma semplicemente
perché quella odierna è la sede nella quale si discute della legge
delega. Precisa, peraltro, che vi sarà modo di sviluppare un confronto
approfondito su tutti quei temi che saranno poi materia dei decreti
legislativi che deriveranno dalla legge delega e su tutti quegli
argomenti che, ovviamente, non sono attinenti alla riforma, ma che la
Commissione vorrà porre all'ordine del giorno.
Rispetto al dibattito che si è svolto, uno degli aspetti più volte
richiamato è stato quello dell'utilizzo dello strumento della legge
delega.
A questo proposito, ricorda alla Commissione che l'articolato del
disegno di legge delega è stato predisposto innanzitutto tenendo conto
della struttura e dei contenuti della legge n. 30 del 2000, di cui sono
stati ripresi alcuni passaggi relativi ai principi posti a fondamento
del sistema educativo. Sottolinea pertanto che il disegno di legge in
titolo parte da un impianto legislativo che è stato ampiamente
dibattuto, condiviso, criticato e aggiustato, per essere poi trasformato
in legge. Precisa quindi che uno dei motivi in base ai quali il Governo
ritiene che questo disegno di legge possa svilupparsi attraverso la
legge delega è anche dato dal fatto che l'esecutivo ha fatto tesoro,
soprattutto per quanto riguarda la parte generale e quindi gli articoli
1 e 2, di un articolato che è sostanzialmente quello della legge n. 30
del 2000. Al contrario, ricorda che sono stati aggiunti taluni elementi
rispetto alla legge n. 30 del 2000 e, in particolare, quello della
educazione morale, dell'educazione spirituale e alcuni richiami come
quello alla identità nazionale ed alla cittadinanza europea. Rispetto a
quel testo, pertanto, sono stati introdotti elementi aggiuntivi e non
certo elementi che hanno eliminato alcune parti. Rileva il fatto che la
parte importante in ogni legge delega è rappresentata dalla esigenza di
dover prevedere dei «paletti» molto chiari e precisi ai quali il Governo
deve attenersi; per rispondere in maniera più precisa al deputato Tocci,
precisa di aver voluto utilizzare lo strumento della legge delega
sostanzialmente perché il testo da presentare di un disegno di legge
sarebbe stato lo stesso: rileva quindi che, pur avendo modificato lo
strumento, non ritiene assolutamente che si possa affermare che questo
strumento diverso non contenga tutti gli elementi che possano portare -
come del resto è avvenuto - ad un confronto, ad un dibattito e a
critiche, osservazioni e indicazioni.
Ricorda, peraltro, che il Governo ha dovuto rivedere la legge n. 30 del
2000; quindi il ricorso allo strumento della delega è stato determinato
anche dal fatto che è stato modificato l'assetto costituzionale: in base
a tale modifica, lo Stato è chiamato a fissare principi e norme
generali. Osserva, quindi, che l'«architettura di sistema» che doveva
essere approvata era più leggera e non così puntuale come poteva
risultare dall'approvazione del nuovo titolo V della Costituzione.
Precisa, quindi, che questi sono i motivi che hanno spinto il Governo a
ricorrere alla legge delega: si tratta di motivi corretti e
assolutamente sostenibili.
Sottolinea inoltre che lo strumento della delega ha consentito al
Governo, per la prima volta nella storia della legislazione scolastica
italiana, di accompagnare la proposta di riforma del sistema con la
previsione di un piano pluriennale di risorse finanziarie. Riguardo a
tale piano, rileva addirittura il fatto che nella legge delega esso sia
stato previsto in maniera dettagliata per le singole voci nelle quali
dovranno essere effettuati gli investimenti. Tali investimenti dovranno
essere effettuati nelle postazioni delle leggi finanziarie.
Alla luce di tali considerazioni, giudica molto strane le affermazioni
del deputato Titti De Simone, che ha sostenuto che la delega sarebbe
«illimitata e indefinita», perché, al contrario, la legge impone allo
stesso Governo scadenze e impegni, anche di natura finanziaria, ben
definiti nel tempo della legislatura. In tal senso, rassicura che non si
tratta di una legge delega illimitata ed indefinita, poiché gli impegni
sono definiti dai «paletti» richiamati in precedenza e il tempo è
altrettanto definito. Ritiene quindi che lo strumento della legge delega
possieda contemporaneamente le caratteristiche di una norma di principio
e, nello stesso tempo, che rappresenti uno strumento sicuramente
efficace per accompagnare tutte le tappe del percorso della riforma
della scuola. A tale riguardo, rassicura il deputato Grignaffini, che
aveva sollevato talune perplessità rispetto a questo punto, che vi sarà
sicuramente un controllo, un monitoraggio e una valutazione della
realizzazione delle fasi della legge e che questo non riguarderà
esclusivamente l'amministrazione, ma in primo luogo il Parlamento.
Rileva, pertanto, che anche in fase di attuazione, vi sarà la
possibilità di verificare l'andamento della legge stessa. Ritiene che
questa sia una importante garanzia di trasparenza, di dialogo e
confronto, nonché della volontà di sottoporre all'esame del Parlamento
l'andamento stesso della legge.
Ai deputati Carli, Sasso e Rusconi, che hanno messo in dubbio la
coerenza della riforma con la Costituzione vigente con il disegno di
legge governativo sulla devoluzione, approvato in prima lettura al
Senato, desidera chiarire - ancora una volta - che non vi è alcuna
contraddizione tra questa legge di riforma e le modifiche costituzionali
già intervenute o all'esame del Parlamento; infatti, la legge delega ha
una natura ordinamentale, mentre le leggi costituzionali sono riferite
al livello istituzionale. Rileva, peraltro, che l'unico riferimento
ordinamentale non esplicitamente presente nella legge n. 3 del 2001,
ancorché compatibile con essa, ed invece chiaramente esplicitato nella
legge sulla devoluzione, è quello della quota regionale dei programmi.
Riguardo a tale aspetto, sottolinea il fatto che la legge di riforma del
sistema scolastico lo abbia già contemplato alla lettera l)
dell'articolo 2. Precisa, quindi, che non sussistono contrapposizioni
tra questa legge - la legge ordinamentale di riforma - e la legge
costituzionale approvata nella precedente legislatura e il disegno di
legge costituzionale in materia di devoluzione, recentemente approvato
dal Senato. Rispetto a tale punto, richiama le osservazioni fatte dai
deputati Martella e Colasio rispetto al timore che si possa dar vita ad
un nuovo centralismo regionale, a scapito dell'autonomia delle
istituzioni scolastiche: ricorda che la lettera a) del comma 3
dell'articolo 1 del disegno di legge fa riferimento con estrema
chiarezza alla «riforma degli ordinamenti e degli interventi connessi
con la loro attuazione e con lo sviluppo e la valorizzazione
dell'autonomia delle istituzioni scolastiche». Ritiene pertanto
ingiustificato il timore espresso al riguardo, poiché l'autonomia
scolastica rappresenta per il Governo e per tutti un valore e una
conquista, che si intende preservare e valorizzare.
Sottolinea che un'altra questione che ha appassionato molti dei deputati
intervenuti nel dibattito, caratterizzandosi quasi come elemento
centrale dello stesso, è stata sicuramente l'articolazione del secondo
ciclo nei due sistemi dell'istruzione e dell'istruzione e formazione
professionale. Ricorda che il deputato Sasso ha inteso collegare la
scelta del doppio canale - non condivisa dal suo gruppo - con il
preoccupante fenomeno della dispersione scolastica. A tale riguardo,
precisa che anche il Governo è consapevole del fatto che quello della
dispersione scolastica sia un fenomeno drammatico, al quale, peraltro,
non è facile dare un'unica risposta: precisa di fare riferimento a
quanto affermato dal deputato Colasio che, in maniera estremamente
corretta, ha sostenuto che nessuno possa avere delle risposte e delle
ricette così sicure. Ritiene pertanto che tale preoccupazione deve
vedere un impegno su tanti fronti e non solamente attraverso la legge di
riforma, ma attraverso interventi puntuali ed una migliore
qualificazione dei docenti; su tali questioni, ritiene peraltro
necessario un raccordo molto più stretto con le famiglie. Ritiene
inoltre che l'articolazione proposta nel disegno di legge del Governo,
basata sul sistema di istruzione e sul sistema di istruzione e
formazione professionale, rappresenti sicuramente una risposta, una
delle risposte. Rispetto a tale questione, precisa che, se vi è da parte
della Commissione la volontà di presentare un ordine del giorno che
inviti il Governo a considerare modalità attraverso le quali prevedere
dei percorsi «tematizzati» a favore di ragazzi che hanno un bagaglio
culturale-famigliare più debole (con una minore possibilità di arrivare
agli studi superiori ed alla laurea), il Governo è disponibile a
studiare e ad approfondire quali percorsi flessibili implementare per
poter dare risposte al fenomeno della dispersione scolastica che ha
varie origini e varia natura e che non è riconducibile ad un'unica
matrice, ma ha matrici molto differenti.
Rispetto al modello di scuola prospettato dal Governo, rispondendo ai
timori espressi da alcuni deputati dell'opposizione che parlavano di
rischi di segregazione sociale o di una legge classista, precisa che le
opportunità offerte dal disegno di legge di riforma vanno, invece, nella
direzione di ampliare e diversificare l'offerta, assicurando sempre ai
ragazzi la possibilità di poter cambiare percorso. Ritiene pertanto che
quelli delineati non possano essere certamente dei percorsi che creano
segregazione sociale o una scuola di tipo classista. Riguardo al tema
del doppio canale, che è un argomento difficile da affrontare, sul quale
neppure in Europa vi è una visione unica, osserva che il Governo ha
previsto all'articolo 4 del disegno di legge - proprio perché è
consapevole delle difficoltà di affrontare questo problema - di dare
pari dignità al canale dell'istruzione e a quello dell'istruzione e
della formazione professionale, garantendo ai ragazzi quel sapere di
base e la capacità di apprendere, che rappresentano degli elementi
fondamentali. Per tali ragioni, al Senato, accogliendo una proposta
proveniente dalle forze di opposizione, in particolare dalla senatrice
Toia, sono state apportate talune modifiche. Rileva, pertanto, che
all'articolo 4 è stato previsto che le istituzioni scolastiche possano,
su richiesta delle famiglie, prevedere dei percorsi integrati di
formazione - istruzione e di istruzione e formazione professionale. Pur
ribadendo la consapevolezza della difficoltà di intervenire in tale
settore, precisa che il Governo è altrettanto consapevole della
necessità di intervenire su questo settore, che va potenziato, come è
stato fatto in tutti gli altri paesi europei. A tale riguardo, richiama
alcuni modelli che funzionano anche in Italia: intende riferirsi, ad
esempio, al modello trentino che sta funzionando molto bene e al quale
il Governo si è particolarmente ispirato nella articolazione della
riforma in esame. Per l'insieme di questi motivi, ritiene che la
proposta avanzata dal Governo possa dare, unitamente ad altre, risposta
anche al problema della dispersione scolastica; peraltro, osserva che
l'investimento nella formazione professionale non è legato solo al
fenomeno della dispersione scolastica, ma anche alla necessità di dare
maggiori opportunità diversificate a vocazioni e ad attitudini diverse
da parte dei ragazzi.
Rispetto alla questione della formazione permanente, precisa che nel
disegno di legge delega si fa riferimento a tale questione; non risponde
quindi al vero il fatto che non vi sia da parte del Governo
un'attenzione rispetto a questo tema importante, sul quale solo ora si
inizia a discutere anche a livello europeo.
Osserva che in tale quadro strutturale, si inserisce anche il tema
dell'obbligo scolastico che è stato più volte affrontato nel dibattito.
A tale riguardo, precisa che il Governo ha inteso superare il concetto
di obbligo, ma non quello relativo alla importanza di innalzare l'età in
cui finisce l'istruzione o l'istruzione e formazione professionale.
Precisa inoltre che, in luogo della parola «obbligo», sono state
previste le parole «diritto-dovere» poiché il Governo ritiene che sia un
diritto del cittadino e un dovere dell'istituzione. Sottolinea quindi
che il Governo ha inteso superare un termine non più in linea con i
diritti dei cittadini rispetto al dovere dell'istituzione di garantire
istruzione e istruzione e formazione professionale; è stato inoltre
innalzato a 12 anni e non abbassato l'obbligo scolastico, modificandolo
e rafforzando il concetto del diritto del cittadino ad avere istruzione
e istruzione e formazione professionale.
Richiama, tra i concetti che il Governo ha inteso inserire nel disegno
di legge delega i principi di flessibilità e della personalizzazione dei
percorsi. Precisa che la riforma in esame prevede flessibilità in vari
punti e rispetto a vari soggetti; prevede inoltre flessibilità per le
famiglie, per l'anticipo delle iscrizioni dei propri figli a scuola;
prevede altresì flessibilità per gli studenti nella scelta, non solo del
loro percorso ma anche per eventuali modifiche dello stesso. Osserva che
la riforma prevede la possibilità di avere un percorso più
personalizzato anche come percorso di studio: si passerà infatti da
piani di studio più rigidi a piani di studio più personalizzati. Alla
luce di tali elementi, ritiene che ciò consentirà di fornire di nuovo
risposte non solo più flessibili, ma anche più aderenti alle diverse
necessità dei giovani.
Rispetto ai docenti, alla loro professionalità ed alla loro formazione,
intende chiarire ai deputati Rusconi e Sasso che la previsione contenuta
all'articolo 5 non intende cancellare l'esperienza degli attuali
percorsi di formazione specialistica degli insegnanti; si tratta
piuttosto di un necessario adeguamento al nuovo ordinamento dei percorsi
di laurea (3+2). Precisa che tale impostazione è in linea con la
necessità di continuare un percorso di maggiore qualificazione degli
insegnanti: tutto ciò viene realizzato attraverso strumenti diversi
perché, nel campo della formazione universitaria, sono intervenuti
strumenti diversi.
Per quanto riguarda in particolare l'attività di tirocinio successivo
alla laurea specialistica, osserva che essa sarà finalizzata
esclusivamente alla verifica dell'idoneità all'insegnamento per
l'assunzione in ruolo.
Osserva inoltre che dal dibattito sono emerse, con accentuazioni più o
meno polemiche, discussioni sulla libertà di scelta delle famiglie.
Dichiara di non condividere alcune affermazioni che sembrano voler
mettere in discussione il diritto naturale e costituzionale delle
famiglie nei confronti dell'educazione dei propri figli. A tale riguardo
rileva che l'articolo 30 della Costituzione afferma a chiare lettere che
i genitori hanno il «dovere e il diritto a mantenere, istruire ed
educare i figli». Ritiene pertanto che il richiamo alla famiglia fosse
un richiamo dovuto nella legge. Sottolinea che con tale proposta il
Governo ha inteso ribadire il valore costituzionale del diritto della
famiglia alla educazione dei propri figli.
Giudica inaccettabile l'interpretazione discriminante secondo la quale -
come è stato sostenuto dal deputato Grignaffini - sarebbero meno liberi
i ragazzi che frequentano per volontà delle famiglie le scuole pubbliche
gestite da privati. Non è questa la sede per riaprire un dibattito sulla
piena parità scolastica; ritiene tuttavia che, evidenziare la libertà e
la responsabilità delle famiglie nella scelta del percorso educativo dei
propri figli, non abbia nulla a che vedere con il fatto che la scuola
sia pubblica o privata, ma è semplicemente una scelta di percorso
rispetto all'educazione dei propri figli che è indispensabile in una
legge di principi.
Ritornando alla questione dell'anticipo scolastico, ringrazia il
deputato Alberta De Simone per aver dato il proprio assenso all'anticipo
scolastico, addirittura in una maniera più forte rispetto a quella
proposta dal Governo: precisa di fare riferimento alla proposta di legge
n. 353, nella quale si fa addirittura riferimento ad una anticipazione
di un anno; il Governo ha ritenuto invece di lasciare alla libertà delle
famiglie la possibilità di scelta rispetto alla decisione sull'anticipo
scolastico dei propri figli: non si è inteso quindi rendere obbligatoria
tale possibilità, prevedendo inoltre un termine di quattro mesi e
successive verifiche per esaminare l'andamento di questa opportunità che
viene data proprio perché si tratta di un cambiamento e, in quanto tale,
richiede prudenza e gradualità. Precisa che tali considerazioni
riguardano sia l'anticipo scolastico relativo alla scuola dell'infanzia
sia quello relativo alla scuola elementare. Per quanto concerne la
scuola dell'infanzia, ritiene che la proposta del Governo vada
particolarmente incontro alle esigenze delle famiglie perché gli asili
nido, purtroppo, non hanno ancora una diffusione totale nel nostro
paese. Ribadisce, pertanto, che, con tutte le necessarie cautele
(ricorrendo a personale specializzato e ad accordi con gli enti locali,
che sono assolutamente indispensabili), tale provvedimento va incontro
ad una esigenza sociale fortemente sentita da quelle famiglie che,
avendo problemi rispetto ai propri figli, non hanno soluzioni, a meno
che non siano famiglie abbienti che si possono permettere soluzioni a
pagamento. Poiché il Governo considera più generalizzata la scuola
dell'infanzia, più generalizzata, anche se non totalmente generalizzata,
ma sicuramente più diffusa rispetto agli asili nido, ritiene che la
propria proposta vada incontro ad esigenze sociali molto forti e molto
sentite.
Rispetto all'insegnamento dell'educazione sessuale nelle scuole,
sollevata dal deputato Alberta De Simone, dichiara di non voler entrare
nel merito della questione poiché questa non è materia che rientra nella
legge delega; intende, tuttavia, fornire assicurazioni rispetto al fatto
che, all'interno di quella che abbiamo definito «educazione
all'affettività», verrà presa in considerazione, nei modi e nelle
formule che verranno in seguito studiate con gli esperti, anche tale
problema.
Ritenendo di aver risposto a tutte le osservazioni formulate dai
deputati intervenuti, si limita a rilevare che tutti hanno a cuore i
temi della formazione e dell'educazione delle giovani generazioni.
Sottolinea che il Governo considera questo come uno dei punti centrali
della propria politica ed è convinto che una buona scuola debba essere
una scuola in grado di cogliere le istanze, le esigenze e le culture di
tutti: la scuola deve essere di tutti. Esprime inoltre la convinzione
che anche l'autonomia scolastica rappresenti un grande valore.
Al deputato Tocci che questa mattina parlava della impreparazione delle
scuole rispetto ai problemi della multiculturalità, risponde che vi sarà
certamente la necessità di lavorare ulteriormente per migliorare la
qualità delle scuole sui temi richiamati; precisa, tuttavia, che vi sono
moltissime scuole che vivono quotidianamente i problemi della
multiculturalità e che li affrontano e li risolvono in maniera egregia.
In ogni caso, osserva che il Governo e i legislatori sono chiamati a
dare delle norme e dei principi, senza dimenticare che al di là delle
leggi, per fortuna, vi è una scuola vera e reale nel nostro paese, nella
quale quotidianamente si affrontano e si risolvono migliaia di problemi.
Rassicura quindi rispetto al fatto che il Governo lavorerà su questa
riforma nella consapevolezza della importanza della centralità del tema
dell'educazione, con una disponibilità vera ad un confronto, con la
consapevolezza che da esso potrà emergere sicuramente un modello di
scuola migliore. Ritiene che il modello di scuola che verrà predisposto
dovrà essere comunque così flessibile da adattarsi ai cambiamenti -
sempre più rapidi - sociali, economici, culturali e istituzionali che si
registrano nel nostro paese e in Europa: se si agirà in tale direzione,
ritiene che il Governo avrà svolto un buon lavoro, che sarà in linea con
quanto veniva auspicato dal deputato Tocci rispetto ad un lavoro che
vada oltre le differenze e le diverse opinioni, ma che cerchi di
coniugare le opinioni e le esperienze diverse, per fare una sintesi che
consenta di pervenire alla creazione di una scuola che sia la migliore
possibile per tutti e per ognuno. |