Ministero della Pubblica istruzione
Le ragioni per una proposta di sviluppo
E' ormai maturo il tempo della verifica della riforma della scuola elementare:
I' impegno è che essa sia effettiva e certa nei tempi in modo che
i primi effetti siano già possibili nel prossimo anno scolastico.
Le ragioni di questo impegno sono legate a tre importanti questioni:
- la collocazione della scuola elementare nel quadro della prossima
autonomia scolastica;
- l' avvio dell' ampio dibattito sul riordino dei cicli scolastici;
- lo sviluppo e il completamento della riforma, nel complesso positiva,
intervenendo sugli aspetti problematici emersi.
Come noto, la Legge 148/1990 prevede che il Ministro relazioni al Parlamento
sull' attuazione della riforma, anche per apportarvi modifiche, se ritenute
necessarie. Dal 1990 ad oggi, la scuola elementare ha realizzato profonde
innovazioni che vanno ora sviluppate all'insegna dell'autonomia, della
flessibilità e della responsabilità. Nell'assumere come base
la Relazione del Ministro Lombardi dell'aprile 1996, si ritiene che le
ragioni sopra citate rendano necessario predisporre una proposta di sviluppo
della scuola elementare.
Le azioni di miglioramento conseguenti richiederanno una serie di decisioni
articolate a diversi livelli (legislativo, gestionale e amministrativo,
tecnicoprofessionale), ma è indispensabile che queste azioni partano
da una proposta organica unitaria di riferimento.
A tale scopo si è predisposto il presente documento di lavoro per
la consultazione e il confronto, come strumento finalizzato alla consultazione
degli operatori scolastici, del mondo professionale, sindacale, accademico
e dei genitori, per raccogliere osservazioni e suggerimenti sulle questioni
qui proposte per il futuro della scuola elementare, dando ascolto alle
esperienze sul campo.
Sarà cosi possibile, entro pochi mesi, realizzare in Parlamento
la prevista verifica, con una proposta organica di sviluppo presentata
dal Ministro, ma elaborata attraverso l'intenso coinvolgimento della scuola,
in modo da pervenire alle decisioni con la coerenza e il consenso necessario.
1. La funzione della scuola primaria nel sistema di
istruzione e formazione
La scuola primaria si colloca nell'ambito del sistema di istruzione
e formazione con i seguenti compiti:
- l'alfabetizzazione di base, per promuovere le competenze necessarie
ad apprendere con successo lungo il percorso scolastico e nella vita, mediante
un iniziale approccio ai quadri concettuali e alle modalità di indagine
caratteristiche dei fondamentali campi del sapere;
- lo sviluppo della padronanza dei linguaggi e della creatività
personale, come strumenti per poter agire autonomamente e responsabilmente
nel contesto socioculturale;
- la promozione del riconoscimento e della condivisione dei valori fondanti
la convivenza democratica, con particolare riferimento all' educazione
interculturale.
Per realizzare questi compiti, la scuola elementare necessita delle
seguenti condizioni:
- l'autonomia didattica, organizzativa di ricerca e sperimentazione,
che impegna la scuola pnmaria a scelte di qualità per rispondere,
in forme mirate ed efficaci, ai bisogni educativi di ciascun contesto sociale;
- la flessibilità dei percorsi formativi, che si consolida
con un organizzazione didattica incentrata sulla pluralità delle
competenze docenti, va arricchita con una piu forte progettualità
nel contesto dell'autonomia;
- la qualità dell'azione didattica e formativa, che si ispira
ai valori dell'intenzionalità, della pluralità e unitarietà
degli interventi, fa riferimento all'esperienza dei bambini e delle bambine,
all'operatività e all' interattività; garantisce equità;
individualizza gli interventi; crea un clima sociale di positività
delle relazioni interpersonali: adotta criteri di continuità e gradualità.
2. Le linee di sviluppo
2.1 Organizzazione didattica e autonomia
2.1.1 Il gruppo di insegnamento
La pluralità dei docenti va confermata come valore positivo e
centrale della scuala elementare, in quanto risorsa al servizio di un curricolo
ricco e articolato, che necessita di un congruo tempo scuola. Nelle diverse
situazioni operative, la pluralità dei docenti dovrà articolarsi
in forme flessibili, come organizzazione di gruppi di insegnamento che:
- si modulano per ambiti di intervento, valutando adeguatamente le affinità
epistemologiche e didattiche tra le discipline e le competenze professionali
disponibili;
- si strutturano conformemente alle diverse situazioni dei plessi e delle
classi;
- si sviluppano con una complessità gradualmente crescente durante
l'intero percorso scolastico;
si organizzano in spazi operativi aperti, per gruppi di classe e per gruppi
di alunni;
- garantiscono l'unitarietà dell'insegnamento attraverso una progettazione
didattica corresponsabile, con regole e stili condivisi di relazione educativa;
- sono forrnati da un numero ragionevolmente contenuto di docenti che intervengono
in ogni classe.
2.1.2 Il docente di sostegno e le figure professionali di supporto
Il docente di sostegno coopera per la prevenzione, il recupero e lo
sviluppo delle potenzialità individuali e lavora all'insegna dell'operatività,
della pluralità dei linguaggi, della relazionalità, integrando
i propri interventi nel progetto dei gruppi di insegnamento di cui fa parte,
per contribuire all'attuazione di percorsi individualizzati, in rapporto
ai diversi stili e tempi di apprendimento di ciascun bambino.
Nell'ambito dell'organico funzionale di circolo, ogni scuola puo autonomamente
promuovere l'attivazione di funzioni di supporto psicopedagogico, di coordinamento
didattico e di animazione. Tali funzioni sono svolte da docenti qualificati,
con un impegno a tempo pieno, parziale o aggiuntivo.
2.1.3 L'insegnamento della lingua straniera
L'impegno è di offrire tale insegnamento a tutti i bambini entro
il 2000.
Sul piano organizzativo, si individuano alcuni criteri generali:
- un monte ore complessivo, nell'intero ciclo elementare, pari ad almeno
400 ore per ciascun alunno, da distribuire nei diversi anni scolastici
conformemente al progetto della scuola;
- l'impiego di docenti in possesso dei previsti requisiti di competenza,
da riassorbire nell'organico funzionale di circolo, superando la divisione
tra docenti specialisti e specializzati per forme più flessibili
di insegnamento, che integrino la lingua straniera nel curricolo complessivo;
- l'impegno a sviluppare la formazione del massimo possibile di risorse
professionali competenti.
La scuola elementare opererà inoltre per la tutela e la valorizzazione
delle competenze linguistiche degli alunni alloglotti, mediante iniziative
su base progettuale integrate nei percorsi formativi.
2.1.4 Progetti di qualità
Per arricchire e qualificare la proposta formativa, è opportuno
incentivare nella scuola elementare l'adozione di progetti ad hoc, quali
ad esempio:
- alimentare nei bambini il piacere della lettura, con il potenziamento
delle biblioteche scolastiche;
- educare alla creatività con l'allestimento e lo sviluppo di ateliers ;
- favorire l'incontro con le nuove tecnologie, nei laboratori multimediali;
- incrementare l'uso intelligente dei beni culturali, artistici ed ambientali
offerti dal territorio;
- promuovere l'approccio alle scienze, all'interno di spazi didattici specializzati.
La riforma è stata spesso percepita come semplice cambiamento
dei modelli organizzativi (pluralità dei docenti, ambiti. estensione
del tempo scolastico...) La pratica di progetti finalizzati sostenuti da
Stato, Regioni, Enti Locali, territorio può quindi rendere meglio
visibile la qualità nuova delle esperienze formative, con una maggiore
attenzione al rapporto tra progetti, finanziamenti, razionalità
delle diverse proposte.
Inoltre è opportuno valorizzare il ruolo dell'Ente locale come soggetto
con cui la scuola dialoga. Attraverso accordi di programma, si potranno
definire iniziative condivise, che riaprano il curricolo alle opportunità
del territorio, verso un sistema formativo policentrico e integrato.
L'autonomia di ricerca, infine. potrà legittimare ogni scuola a
promuovere progetti di sperimentazione senza autorizzazioni esterne, nei
limiti dell'organico funzionale di circolo.
2.2 Il tempo scuola
2.2.1 Il tempo settimanale della scuola
L'offerta di tempo scuola si presenta oggi assai variegata nei diversi
contesti geografici, sia per la diversa distribuzione del tempo pieno sul
territorio nazionale, sia per la incompleta diffusione dei tempi pomeridiani
delle classi a modulo, soprattutto nelle regioni del centrosud.
E' necessario confermare e consolidare le condizioni di qualità
del tempo scolastico, rimuovendo le diverse difficoltà presenti
(strutturali, inadempienze dell'ente locale, resistenze delle famiglie).
Il tempo scolastico è un valore e la sua distribuzione nella settimana
è un importante fattore di qualità.
E' opportuno, dunque, coniugare l' autonomia delle scuole con alcuni
standard di base comuni:
- un tempo scuola di 30 ore settimanali, distribuite in non meno di
7/8 mezze giornate, in 6 o 5 giorni, escluso il tempo della eventuale mensa
e compresi, invece, adeguati tempi di accoglienza e cura tra i diversi
momenti della giornata scolastica;
- il tempo scuola può essere esteso fino a 40 ore settimanali, distribuite
in 10 mezze giornate, in 6 o 5 giorni, sia allargando il curricolo nella
forma del tempo pieno, sia anche arricchendolo con le opportunità
formative del territorio, in un sistema formativo territorialmente integrato.
Va inoltre garantito l'impegno dello Stato e delle autonomie locali
a favorire, nei limiti delle disponibilità finanziarie, lo sviluppo
del tempo scolastico in rapporto alla domanda sociale, anche attraverso
politiche di perequazione delle risorse, in particolare nelle aree di disagio
socioeconomico e di rischio educativo.
2.2.2 Il tempo della didattica
I tempi e le scansioni settimanali degli ambiti e delle discipline sono
variabili di progetto da distribuire nel rispetto dei carichi cognitivi
dei bambini, per garantire loro tempi distesi di apprendimento e socializzazione.
Pertanto è necessario prevedere un impiego flessibile del monte
orario delle attività didattiche, calcolato su base annua, rispettando
comunque i livelli minimi di ore per disciplina da stabilire a livello
nazionale.
Il tempo della contemporaneità è condizione essenziale per
l'attivazione di didattiche individualizzate e di arricchimento dell'offerta
formativa; è una risorsa di cui le classi devono poter fruire in
una congrua misura, che la scuola deve gestire in termini rigorosamente
progettuali.
E' necessario approfondire, in sede contrattuale, le questioni connesse
ai maggiori impegni dei docenti, qualora comportino orari comprensivi di
rientri, spostamenti tra plessi diversi, gestione educativa dei tempi di
mensa, coordinamento didattico delle iniziative di integrazione del curricolo.
2.3 Linee del cambiamento
2.3.1 L'autonomia come responsabilità
In sintesi, l'autonomia e il decentramento suggeriscono che l'organizzazione
didattica sia determinata, nell'ambito dell'organico funzionale di circolo,
con un ventaglio di decisioni locali riguardanti l'estensione del tempo
scolastico e le sue articolazioni nell' anno, la composizione dei gruppi
docenti, le aggregazioni delle discipline in ambiti e le loro risorse temporali,
i modi e i tempi dell'insegnamento della lingua straniera, gli interventi
per gli alunni in situazione di handicap, le attività di arricchimento
dell offerta formativa e di recupero individualizzato, l' introduzione
di figure professionali di supporto.
Questo approccio consente di rimuovere alcuni fenomeni di rigidità
che il monitoraggio ha evidenziato, rilevando un certo numero di situazioni
problematiche attinenti al profilo di determinati contesti operativi (piccoli
plessi. numero dispari di classi, ecc..); all'elevato numero dei docenti
impegnati in successione all'interno di ciascuna classe; alla gestione
segmentata ed affannosa del tempo delle discipline; alla gestione degli
ambiti disciplinari come spazi poco integrati tra loro; alla presenza di
modelli e ritmi didattici direttivi ed efficientisti non sempre adeguati
ai bisogni degli alunni.
E' dunque opportuno introdurre nell'organizzazione didattica più
robusti tratti di flessibilità e di autonomia, che possano garantire
meglio l'unitarietà e l'efficacia dell'insegnamento.
Per questo motivo si sono qui proposti nuovi criteri centrati sul protagonismo
degli operatori, docenti e dirigenti, cui affidare larghi margini di responsabilità
organizzativa, che consentano di declinare gli obiettivi della scuola nella
singolarità dei contesti operativi. Ne emerge un'immagine di scuola
come servizio pubblico radicato nel territorio, con una propria identità
progettuale e funzionale.
2.3.2 Ricollocare e qualificare i programmi didattici
Nell ambito del riassetto dei cicli scolastici, è opportuno aprire
una riflessione sui programmi didattici del 1985, per introdurvi gli adeguamenti
necessari a dare visibilità ad un coerente curricolo complessivo
della scuola di base, garantendone cosi la gradualità e la continuità.
E' opportuno inoltre che i programmi comprendano un syllabus essenziale
degli obiettivi che la scuola è tenuta a conseguire su tutto il
territorio nazionale.
Questa impostazione:
- garantisce una maggiore coerenza tra le previsioni dei programmi e
le realizzazioni didattiche;
- permette una chiara definizione degli ambiti dell'autonomia organizzativa
e didattica, considerando il syllabus la base comune che ogni scuola del
paese deve garantire.
3. Le risorse
3.1 La riforma: da spesa a investimento
La riforma ha determinato un più razionale utilizzo delle risorse:
sono dati significativi la diminuzione di 4.389 scuole, 24.478 classi,
3.885 insegnanti (con una contrazione piu consistente di quella imposta
dal calo demografico). E' aumentato il numero medio di alunni per classe
(da 16,2 a 17,5), un indicatore in caduta libera prima della riforma. E'
stato generalizzato il modulo didattico (salvaguardando comunque la quota
preesistente del tempo pieno), con un aumento pari al 15% del tempo settimanale
erogato (da 24 a 27 ore), nelle classi con l'insegnamento di lingua straniera
(pari al 53%, 1995-96) questo tempo è aumentato del 30%, da 24 a
30 ore).
A questi vanno aggiunti i tempi per la mensa, l'interscuola, l'assistenza,
collegati alla presenza dei tempi pomeridiani (che interessa il 63% delle
classi compreso anche il tempo pieno).
La riforma, infine, ha portato a un più positivo rapporto numerico
tra docenti e alunni (pari a 10.2).
Si puo dunque ragionevolmente affermare che 1'incremento del servizio scolastico
erogato rappresenta un sicuro indice di aumentata produttività.
Ma la qualità è data anche dalla presenza o meno di alcuni
fattori, quali l'adeguatezza degli ambienti scolastici, la ricchezza dei
modelli organizzativi, l'entita degli investimenti e la sensibilità
degli Enti Locali, la partecipazione e la competenza dei docenti, I'attenzione
e il sostegno della comunità e dei genitori. In merito ai risultati
conseguiti nel campo degli apprendimenti, recenti indagini nazionali e
internazionali attestano la perdurante affidabilità e qualità
del rendimento scolastico degli alunni della scuola elementare, pur con
notevoli differenziazioni sociali e territoriali.
I dati qui rappresentati delineano una sicura traccia di impegno per chi
ritiene che una coerente politica per la qualità della formazione
sia un investimento e non una spesa.
3.2 Le risorse professionali
Le prospettive di evoluzione della scuola elementare fanno ritenere
necessario un sostanziale consolidamento delle risorse professionali oggi
impiegate. Tale previsione è motivata da:
- assestamento delle dinamiche demografiche;
- necessità di espandere a tutti gli alunni l'insegnamento della
lingua straniera con risorse interne;
- necessità di garantire uguali opportunità educative e compensative,
tenendo conto dell'espansione dei casi di scolarità difficile: alunni
con handicap, in situazione di disagio, stranieri;
- aumento della domanda sociale di un maggior tempo scolastico;
Va tuttavia operata una più equa ed equilibrata distnbuzione
del personale attraverso l'adozione del cosiddetto organico funzionale
di circolo:
- che sia in grado di modulare l' assegnazione dei docenti sulla base
di nuovi parametri riferiti al numero degli alunni, alla consistenza delle
classi, al tempo scuola erogato, alla presenza di casi difficili e ad altri
indicatori di disagio socioeducativo;
- che permetta una gestione delle risorse piu flessibile, definita dal
progetto della scuola, garantendo all'autonomia le scelte operative in
relazione alle diverse situazioni scolastiche, con una piu adeguata valorizzazione
delle competenze professionali.
Anche la distribuzione nazionale delle risorse sul piano provinciale
dovrà tener conto di indicatori più sensibili e meno grezzi
dei dati puramente numerici.
La funzionalità e pluriennalità dell' organico meglio potrà
rispondere ad alcune situazioni problematiche, quali ad esempio classi
numerose, tempo scuola arricchito, zone di disagio, ecc.... destinandovi
risorse compensative.
L'organico funzionale di circolo, infine, potrebbe completarsi coerentemente
se inserisse a pieno titolo tutti i posti di sostegno, stabilizzandoli
e riassorbendo lo scarto tra organico di diritto e posti in deroga, che
riguardano circa il 50% del personale di sostegno, senza peraltro variare
l'entità della spesa impegnata, ma garantendo la continuità
didattica degli interventi di integrazione.
3.3 Le risorse finanziarie per il servizio
L'attuazione della Legge 148/90 ha sofferto della mancanza di una chiara
ricognizione e messa a disposizione di risorse economiche in grado di riqualificare
gli ambienti, le strutture, le dotazioni e i servizi di supporto necessari
ad una organizzazione scolastica più articolata ed estesa. Dalle
rilevazioni effettuate risulta una inaccettabile disparità negli
interventi, molti dei quali di competenza degli enti locali.
Occorre dunque procedere ad una concertazione di carattere nazionale tra
i soggetti istituzionali impegnati nella gestione della scuola elementare,
che definisca l'ammontare delle risorse pubbliche che si vogliono destinare
allo sviluppo della scuola elementare, assieme ad una maggiore coerenza
e finalizzazione nella spesa.
Sul piano locale, nel quadro dell'autonomia scolastica, vanno realizzati
appositi accordi finalizzati alla programmazione coordinata degli interventi
e alla qualificazione dei servizi.
3.4 La formazione in servizio
Il potenziamento delle azioni di formazione per il personale docente
e direttivo rappresenta un elemento decisivo per qualificare l'innovazione.
A tal fine vanno incrementate le risorse finanziarie e studiate formule
organizzative innovative non escludendo anche alcune opportunità
di tipo sabbatico.
Occorre, da un lato, riprendere e sviluppare le conoscenze di tipo disciplinare
e culturale come occasione di reinterpretazione del significato formativo
dei programmi didattici, e dall'altro incrementare le competenze necessarie
per una corretta attuazione dell insegnamento in gruppo.
Le occasioni per la formazione in servizio dovranno essere rese piu trasparenti
e coordinate: le sedi ad esse preposte dovranno meglio integrarsi in un
sistema che eviti dispersioni e sovrapposizioni.
Va favorita, al proposito, la nascita di sedi territonali di supporto didattico
con il coinvolgimento di reti di scuole, integrando le risorse offerte
dalle diverse istituzioni.
I futuri corsi universitari per la formazione iniziale degli insegnanti
dovranno, infine stimolare una nuova forma di collaborazione tra università
e scuola, tra area della ricerca e pratica didattica, offrendo ulteriori
occasioni di valorizzazione delle esperienze professionali piu avanzate.
4. Valutazione continua e miglioramento del servizio
La legge 148/90 ha introdotto nella legislazione scolastica il criterio
del controllo in itinere e della regolazione continua della scuola a diversi
livelli, sia interni (con la programmazione/venfica settimanale del team)
che esterni (con la venfica dei programmi e la relazione al Parlamento).
La verifica della riforma costituisce, quindi, un primo esempio dell'interazione
tra autocontrollo interno e valutazione esterna.
Il monitoraggio della riforma, riassunto nel Rapporto Lombardi al Parlamento,
ha rappresentato la prima esperienza nazionale di verifica in itinere,
basata sull'ascolto, I'osservazione e la rilevazione.
Gli esiti di queste ricerche sono stati in parte restituiti agli interessati
come oggetto di analisi e orientamento e sono stati utili a suggerire le
prime indicazioni di flessibilità con la cm 116/96.
Si è trattato di un'opportunità non sempre sfruttata a pieno,
che ora trova più significative possibilità grazie alla consultazione
della scuola per la verifica parlamentare, promossa da questo documento.
L'importanza del controllo regolativo per garantire la qualità e
stata progressivamente riconosciuta per tutti gli ordini di scuola (vedi
Carta dei servizi) ed è centrale nel contesto dell'autonomia.
I protagonisti di qualsiasi miglioramento della qualità del servizio
scolastico sono i docenti e i dirigenti scolastici, nelle sempre più
complesse azioni di govemo, coordinamento e promozione delle azioni formative.
A loro vanno offerte adeguate opportunità di formazione, nuove sedi
di assistenza, consulenza tecnica alla progettazione, supervisione dei
processi attivati, come strumenti di regolazione positiva della scuola
in azione, nel contesto dell'autonomia didattica e progettuale. La verifica
della riforma della scuola elementare e l'esperienza di questi anni sollecitano
la formazione di un servizio nazionale di valutazione come concreto supporto
migliorativo che si basi:
- sulla definizione partecipata degli standard, a partire dal lavoro
della scuola;
- sul controllo autonomo interno e quello indipendente esterno;
- sull'uso formativo, orientativo, regolativo e non fiscale delle valutazioni;
- sulla regolazione migliorativa dei processi, in funzione di una maggiore
efficacia sia nel conseguimento dei fini istituzionali della scuola elementare,
sia nell'impiego delle risorse.
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