INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO
AZEGLIO CIAMPI AL COMPLESSO MONUMENTALE DEL VITTORIANO IN OCCASIONE
DELL'APERTURA DELL'ANNO SCOLASTICO 2003/2004
Roma, Complesso Monumentale del Vittoriano, 16
settembre 2003
Cari ragazze e ragazzi, cari insegnanti,
eccoci per la quarta volta sul Vittoriano, all'inizio di un nuovo anno
scolastico.
Anche grazie al nostro incontro, che accomuna tutte le scuole d'Italia,
questo monumento sta vivendo una seconda giovinezza. Lo riscopriamo
simbolo dell'eredità di valori che le generazioni del Risorgimento ci
hanno affidato. Le fondamenta di questi valori sono qui incise nel
marmo: l'unita' della Patria, la libertà dei cittadini.
L'anno di studi che si è appena avviato è dedicato alla costruzione
dell'Europa.
Quando ci chiediamo che cosa sarà l'Unione europea, la risposta è che
essa sarà come già la vivete voi oggi: maggiore libertà di movimento, di
relazioni tra i cittadini dei nostri popoli, maggiori stimoli a
conoscere, a guardare a un mondo più vasto.
Il vento che vi spinge porta con sè qualcosa di antico. Quando viaggiate
in Europa vi rendete conto che l'Europa è fatta delle Nazioni, dei
popoli europei, con le loro tradizioni. La ricchezza d'Europa è proprio
la presenza di queste storie diverse che si intrecciano, si influenzano
da secoli. Girate per l'Europa orgogliosi di essere italiani! Troverete
altri giovani orgogliosi di essere tedeschi, francesi, spagnoli,
olandesi, polacchi e delle altre 19 Nazioni che compongono l'Unione
europea. Ma sentirete dentro di voi di avere matrici comuni.
Questo è l'anno dell'Europa, ma è anche l'anno in cui si ricorda
l'inizio - sessant'anni fa - di un complesso e doloroso passaggio della
nostra vita nazionale, conclusosi positivamente con la Costituzione
repubblicana.
Leggete la Costituzione. Commentatela con i vostri insegnanti. E' un
testo di cui essere orgogliosi come lo siamo del Tricolore e dell'Inno
di Mameli. Costruita su solide basi ci unisce - da oltre cinquant'anni -
in un patto di cittadinanza comune.
La Costituzione assegna alla Repubblica il compito di "dettare le norme
generali dell'istruzione"; di "istituire scuole statali per ogni ordine
e grado"; di "assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di
mezzi," il diritto di "accedere ai gradi più alti degli studi".
E' diritto e dovere dei genitori di "istruire ed educare i figli".
Educare significa soprattutto trasmettere valori.
Esiste, naturalmente, una sfera privata dei valori. Di questa, ciascuno
è responsabile solo di fronte alla propria coscienza.
I valori che ci uniscono come cittadini italiani, sono proclamati
solennemente nei primi dodici articoli della Costituzione.
Ricordiamo alcuni tra questi principi, semplici e chiari, scolpiti nei
nostri cuori:
- la democrazia, i diritti inviolabili dell'uomo,
i doveri inderogabili di solidarietà;
- l'eguaglianza e la pari dignità di tutti i
cittadini davanti alla legge;
- il diritto e il dovere al lavoro;
- l'unità indissolubile della Repubblica, nel
rispetto delle autonomie locali;
- la promozione della cultura;
- la difesa della Patria;
- l'impegno per la pace.
Del rispetto dei principi costituzionali tutti noi
siamo responsabili, gli uni nei confronti degli altri. Ne siamo
responsabili, in primo luogo, noi adulti verso Voi giovani se vogliamo
che la Repubblica trovi nei suoi cittadini le risorse necessarie per
progredire.
Ogni generazione è anche il frutto di quanto le generazioni precedenti
sono state capaci di insegnare. Educare non e' facile.
Alto e nobile è il compito degli insegnanti. Bisogna saper parlare,
bisogna saper ascoltare. E' l'unica via per rinnovare negli anni quel
patto fra le generazioni senza il quale la vita di una società si
inaridisce.
Nel mondo della scuola incontro spesso insegnanti straordinari. Operano
con passione e capacità professionale, in condizioni anche difficili;
comprendono le inclinazioni, le inquietudini, le aspirazioni dei loro
allievi; riescono ad aprire con loro un dialogo.
E' dovere di tutti, ciascuno nel proprio ruolo, non lasciarli soli nel
loro lavoro, assicurare alla loro professione la centralità ed il
rispetto che merita.
I più fortunati fra noi hanno incontrato nella loro vita almeno un
"maestro". E' scritto nel Talmud: "due cose ciascuno dovrebbe fare a
proprio vantaggio: trovare un amico e cercare un maestro".
Quando questo accade, si forma un legame che dura per sempre, che
arricchisce ed aiuta ad affrontare i momenti importanti della vita,
anche quando quel maestro non c'è più.
Cari ragazzi, l'educazione non si impone, si matura in noi con la
partecipazione attiva nella scuola, nella famiglia, nella società, con
la riflessione.
Non accettate mai l'idea che fare o non fare, impegnarsi o non
impegnarsi siano in fondo la stessa cosa. Ciascuno di noi ha in sé la
capacità di costruire la propria esistenza e di contribuire
positivamente a quella degli altri.
Abbiate fiducia nella possibilità di trasformare i vostri sogni in
progetti di vita. Sta in voi. Alla vostra generazione è stato concesso
un dono prezioso, che noi non abbiamo avuto: il dono della pace.
La pace nasce, ancor prima che dalle istituzioni, dalla conoscenza
reciproca. Non dobbiamo avere paura del confronto: nella famiglia, nella
scuola, con gli amici, con chi appartiene ad altre culture. Nel dialogo
i concetti inesatti vengono corretti, quelli destinati a durare
diventano più forti e vitali.
Condotto con spirito di verità e con rispetto reciproco, il dialogo è
alla base di quel "futuro di pace fondato sui valori comuni" che i
popoli d'Europa hanno deciso di condividere e di diffondere.
Al dialogo, che è esercizio di democrazia, ci si prepara anche e
soprattutto sui banchi di scuola, nel quotidiano incontro con i
compagni, con gli insegnanti.
Cari ragazze e ragazzi,
mantenete vivi l'entusiasmo, lo slancio che già state esprimendo in più
modi: nell'impegno per la pace; nell'orgoglio di essere italiani; nella
ricerca dei valori sui quali impostare la vostra vita.
L'immagine che mi sono fatta di voi giovani, dopo tanti incontri in
tutta Italia, mi conforta e mi conferma nella fiducia per il futuro
della nostra Patria.
Non lasciatevi scoraggiare, se alcune delle esperienze della vita
saranno deludenti. Respingete ogni tentazione di illusorio rifugio
nell'indifferenza. Coltivate i vostri ideali, le vostre ambizioni.
Impegnatevi per rafforzare quel patrimonio di principi, di convinzioni
che è già in voi.
Per fare questo, all'invito a "guardare in alto" aggiungo quello di
"cercare in voi", nella vostra coscienza, la risposta alle vostre
inquietudini, la soluzione dei vostri problemi.
Ciò di cui avete bisogno, solo in voi potete trovarlo. Potranno aiutarvi
buoni maestri, buone letture, il confronto con gli altri. Non ci sarà
forse mai una improvvisa illuminazione. Ma un giorno vi accorgerete che
il complesso di esperienze e di riflessioni che avrete maturato, avranno
fatto sì che nei vostri animi, nella vostra mente, si sia fatta maggiore
chiarezza: vi sentirete più sicuri di voi stessi.
Il patrimonio di valori che avrete acquisito sarà la bussola che vi
guiderà nell'affrontare le quotidiane prove della vita.
Vi ricordo la massima di un grande europeo, Goethe: "Pensare è facile.
Agire è difficile. Agire seguendo il proprio pensiero è la cosa più
difficile del mondo". La coerenza fra pensiero e azione richiede
impegno, passione civile.
Ogni decisione che dovrete prendere sarà sofferta. Ma, una volta presa,
la vivrete come una liberazione, senza tentennamenti. E con l'andare
degli anni, potrete guardare al vostro passato con animo sereno.
E credetemi: è tanto.
Con questa convinta fiducia, auguro a tutti un buon anno scolastico.
SALUTO DI LETIZIA
MORATTI, MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
School Day 2003
Roma 16
settembre 2003
Cari ragazzi, cari genitori, cari docenti, signor
Presidente della Repubblica,
abbiamo voluto dedicare questo grande appuntamento per l'avvio dell'anno
scolastico 2003 - 2004 al tema "Scuola italiana - scuola europea",
perché siamo profondamente convinti che lo sviluppo di una comunità
solidale e forte in Europa appare sempre più una delle condizioni
necessarie per assicurare anche al resto del mondo un futuro di pace e
di crescita.
Senza l'apporto di una visione comune del bene, della giustizia, della
solidarietà - una visione che poggi stabilmente sulle radici umanistiche
e cristiane della cultura europea - il destino dell'umanità intera
sarebbe più incerto e meno sicuro.
A voi giovani europei di oggi e domani - ai 75 milioni di ragazzi e
ragazze tra i 15 ed i 25 anni che rappresentate la più importante
risorsa strategica per il nostro sviluppo - dobbiamo dare il senso del
vivere civile e della convivenza sociale, formando coscienze che
custodiscano il valore della vita, del rispetto reciproco, della
responsabilità personale, della legalità, della giustizia, della
democrazia e della pace.
Per questo motivo la scuola, che negli ultimi decenni ha privilegiato il
sapere rispetto al saper essere e al saper fare, deve recuperare
fortemente la sua missione educatrice. Solo una scuola che sa educare ai
fondamenti etici della vita - la responsabilità personale, gli ideali, i
valori, l'importanza della relazione con gli altri, può formare i futuri
cittadini, veri protagonisti del proprio destino e di quello del Paese.
Una scuola che educa alla convivenza civile significa dunque insegnare
ai giovani a partecipare attivamente alla vita sociale e quindi alla
solidarietà verso gli altri.
Gli atti di "solidarietà di banco", che presentiamo oggi, da parte di
studenti delle scuole italiane verso i compagni meno fortunati che
studiano nelle aree dilaniate dalla guerra nell'ex-Jugoslavia ed in
Afghanistan, sono una testimonianza concreta di questi sentimenti di
comprensione e di amore senza confini.
I bambini di due scuole di Torre del Greco e di Napoli, insieme ai
volontari della Caritas, hanno realizzato un gemellaggio con i ragazzi
serbi ed albanesi di una scuola in Kossovo, scambiandosi costantemente
aiuti ed incoraggiamenti. Alcuni di questi ragazzi sono oggi qui con
noi, grazie all'ospitalità delle famiglie del napoletano.
I ragazzi di una scuola di Terni, insieme ai soldati delle nostre forze
armate in missione di pace in Afghanistan, hanno lavorato per costruire
una scuola, offrendo anche materiale didattico, destinato a 100 studenti
di un villaggio nei pressi di Kabul, che non avevano né strutture né
libri.
Dunque molti di voi hanno manifestato ancora una volta profonde
aspirazioni per una umanità più ricca di valori essenziali, di
altruismo, di onestà, di voglia di vivere, anche attraverso la scuola,
una vita di responsabilità e di solidarietà.
Questi slanci dei giovani non vanno lasciati cadere. Questa ricerca del
senso della vita dei giovani va aiutata, incoraggiata e considerata una
grande risorsa nazionale, europea. Recentemente proprio il Presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha ricordato, con toni amareggiati
e preoccupati, come l'Italia detenga il primato della disoccupazione
giovanile tra i 15 ed i 25 anni.
Ed è stato ancora il Presidente Ciampi che ha ricordato come il miglior
passaporto dei giovani per il futuro è quello di avere più scuole di
qualità, più formazione professionale, più università.
Cari ragazzi,
chi studia di più ha posti di lavoro migliori, più remunerati, più
qualificati. Il tasso di occupazione per chi ha un titolo di studio
inferiore al diploma è del 44%, mentre sale all'81% per chi è in
possesso della laurea.
I dati confermano come il reddito medi annuo, nella fascia di età tra i
30 e i 44 anni, è quasi il doppio in Italia per chi ha un titolo
universitario rispetto a chi ha un diploma inferiore a quello di scuola
secondaria.
Il nostro compito è quello di dare a tutti i giovani la possibilità di
avere un successo formativo perché tutti possano accedere ai mestieri,
agli impieghi, alle professioni, perché ci possano essere più posti di
lavoro per i giovani, più qualificati e più remunerati.
Tutto ciò pone la necessità di individuare politiche che rispondono alle
nuove esigenze dei giovani, con nuovi progetti, con nuove risorse.
Ecco la vera spesa previdenziale da aumentare: quella che investe sul
futuro.
Ecco perché stiamo lavorando per adottare strategie e misure per
aumentare e qualificare gli interventi finanziari pubblici nel campo
dell'istruzione e della formazione, in Italia ed in Europa.
L'adozione di questa visione, che io credo stia raccogliendo crescenti
consensi non soltanto tra i Ministri dell'educazione europei ma anche
tra i responsabili delle politiche sociali e del lavoro, permetterà di
assumere misure "mirate" sui reali bisogni dei giovani e delle loro
famiglie focalizzando gli interventi dello Stato, incrementando gli
investimenti pubblici in istruzione, formazione e ricerca, aprendo ai
giovani la strada dei mestieri, delle professioni ed agli impieghi,
valorizzando tutti i talenti disponibili nelle nuove generazioni.
E' con questo impegno a lavorare in queste direzioni che saluto gli
studenti, le loro famiglie ed i docenti, insieme a tutti coloro che
hanno compiti educativi e che stanno per iniziare un nuovo anno
scolastico di studio e di crescita.
Un augurio particolare va ai ragazzi ed ai docenti delle scuole dei
paesi europei, idealmente rappresentate questa mattina da alcune classi
francesi, inglesi e tedesche presenti qui, al Vittoriano degli italiani,
per celebrare insieme ai compagni italiani questo appuntamento di gioia
e di festa.
Buon anno scolastico a tutti. |