Il C.N.P.I. ritiene del tutto inaccettabile la scelta del Governo Prodi di intervenire esclusivamente sul personale scolastico, programmandone il pensionamento fuori da un quadro di regole chiare e certe, anzi calpestando, in nome delle ragioni finanziarie, quelle vigenti.
E' in atto una strategia che, attraverso una campagna allarmistica, condotta congiuntamente da Confindustria, da forze politiche, da esponenti del Governo e da funzionari di alto rango dell'Amministrazione Pubblica - si pensi alle dichiarazioni del Ragioniere Generale dello Stato - tende ad anticipare di fatto modifiche sostanziali della riforma previdenziale del 1995.
In tal senso il C.N.P.I. giudica gravissimo errore e atto di rilevante miopia politica quello di prefigurare una ipotesi di riforma previdenziale a partire dalla scuola proprio nel momento in cui la stessa e' interessata da radicali processi di riforma, che necessitano del piu' ampio consenso e di un autentico patto fiduciario. Il protrarsi, infatti, di uno stato di incertezza rischia di compromettere la condizione professionale dei singoli docenti e, in definitiva, di ripercuotersi negativamente sulla stessa didattica.
Il C.N.P.I. rileva che le misure che si intendono adottare, gia' di per se' discutibili da un punto di vista costituzionale e comunque discriminatorie dal punto di vista sociale, vengono assunte in una fase temporale da sempre dedicata ad una serie di adempimenti, quali ad esempio, organici, mobilita' ecc., utili a disciplinare l'avvio regolare dell'anno scolastico, che ormai rischia di essere pregiudicato con gravi riflessi sul diritto allo studio di milioni di alunni - cittadini.
Il C.N.P.I., facendosi interprete dello stato di disagio e di malessere del personale, denuncia che la scuola e' stata utilizzata ancora come "bersaglio da colpire" per il pur necessario risanamento finanziario.
A giudizio del C.N.P.I. altri devono essere i terreni di intervento, a partire dalla lotta ai privilegi, all'area dell'evasione ed elusione fiscale e contributiva, anche per recuperare, nel riordino dello stato sociale, risorse necessarie a sostenere i processi di innovazione e a riconoscere gli impegni professionali del personale.
Il C.N.P.I. chiede con forza all'Onorevole Ministro Presidente e, per suo tramite, al Governo il ritiro immediato del provvedimento iniquo, discriminatorio e lesivo di fondamentali diritti.