L'ORIENTAMENTO NELLE SCUOLE E NELLE UNIVERSITÀ
PREMESSA
La necessità di ridurre gli abbandoni ed il prolungamento eccessivo degli studi e di qualificare la partecipazione attiva degli studenti nell'ambiente scolastico e nelle facoltà impongono al Ministero della Pubblica Istruzione ed al Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica un'azione congiunta mirata a porre i soggetti istituzionali (scuole e università) in grado di realizzare efficaci attività di informazione e di orientamento, anche alla luce delle trasformazioni della società e del mercato del lavoro.
L'orientamento nelle sue diverse dimensioni (diffusione delle
informazioni, formazione, facilitazione delle scelte e sostegno all'inserimento negli
ambienti di studio e di lavoro) deve collocarsi nell'ambito delle iniziative di riforma
della scuola e dell'università; ciò richiede un forte collegamento istituzionale tra
scuole e università e fra queste ed altri soggetti pubblici e privati che si impegnano in
processi di qualificazione professionale.
Fra università e scuole negli ultimi decenni è rimasta una profonda separazione, che si
sostanzia in un grave "salto" nella continuità dei processi educativi. Questa
realtà negativa appare sempre più evidente e, con l'aumento delle iscrizioni
all'università, influisce pesantemente sull'alto numero di esiti negativi degli studi
universitari, assieme ad altri aspetti, quali la mancanza di aggiornamento disciplinare
dei contenuti insegnati e delle modalità didattiche adottate, lo scarso rapporto fra
didattica e formazione e fra ricerca e insegnamento, ovvero la scarsa rilevanza delle
istituzioni educative nei processi di mutamento della cultura sociale.
Nella situazione attuale, la separazione fra scuole e università, e fra queste ed altre
istituzioni locali, costituisce, quindi, un problema che deve essere assolutamente
affrontato sia attraverso una riflessione teorica, sia con la sperimentazione di soluzioni
operative.
In questa prospettiva, appare utile ricordare alcune
realtà di riferimento:
- la necessità di garantire la continuità dei processi educativi;
- l'importanza di riflessioni comuni tra responsabili di diverse
strutture educative su problemi relativi alla didattica e alla formazione, che riguardano
sia la scuola che l'università;
- la rilevanza di accordi istituzionali tra enti che realizzano processi
educativi e di qualificazione professionale;
- l'importanza della qualificazione post-diploma o post-laurea come
preparazione specialistica e ricorrente. E' necessario sviluppare l'articolazione e la
flessibilità delle modalità di qualificazione professionale in relazione al mutamento
organizzativo e delle figure professionali;
- la necessità di un rapporto costante fra le istituzioni educative ed
i soggetti che operano nei sistemi economici e di lavoro pubblico, e quindi nei mercati
del lavoro;
- la sempre maggiore necessità di un rapporto molto stretto fra ricerca
e didattica sia nell'università che nella scuola. Le modalità e gli obiettivi
dell'attività didattica devono essere oggetto di un impegno intenzionale e specifico, che
tiene conto anche delle caratteristiche e delle forme di maturazione dei giovani.
Queste realtà devono essere considerate nel contesto
dell'autonomia reale delle singole strutture educative (le università e le scuole), anche
se deve essere sviluppato fra queste strutture un insieme di connessioni a rete e deve
esistere un rinnovato rapporto fra il "centro" e le strutture autonome.
L'autonomia scolastica e universitaria può essere adeguatamente
realizzata se vengono adottati i seguenti principi:
a) l'organizzazione educativa, come insieme di processi di formazione e
di istruzione, deve essere flessibile e cioè continuamente progettata in base ad una
attenta considerazione dell'ambiente in cui è presente e dei risultati che ottiene;
b) le attività didattiche devono essere progettate in base ai
contenuti ed alle caratteristiche epistemologiche delle discipline, ma anche in base alla
prospettiva dell'orientamento, inteso come attività formativa che mira al potenziamento
di capacità (progettuali, comunicative, relazionali, di gestione di situazioni complesse
ecc.) che favoriscono l'apprendimento e la partecipazione negli ambienti sociali e di
lavoro. In questo modo, i programmi di insegnamento sono definiti anche tenendo conto
delle caratteristiche degli studenti e delle società locali, nei termini delle attività
economiche e dei mutamenti socio-culturali;
c) le competenze professionali dei capi d'istituto e dei responsabili
delle strutture universitarie in questo contesto sono totalmente diverse. Essi sono
innanzitutto responsabili di una politica dell'educazione che deve rendere coerenti le
diverse attività che sono svolte all'interno di una struttura educativa; sono quindi
responsabili della definizione degli obiettivi educativi e della organizzazione delle
attività didattiche. Infine, essi devono curare l'acquisizione di risorse e il loro
impiego ottimale. Le funzioni di controllo e di applicazione di direttive sono oggi meno
significative e per alcuni aspetti possono essere trasferite all'organizzazione
dell'istituto;
d) deve essere incrementato il coordinamento del personale docente e
non docente, con la valorizzazione delle risorse umane disponibili, anche attraverso una
formazione strategica e finalizzata che diventa il principale strumento di innovazione e
di gestione dei processi educativi. Ciò richiede il possesso di nuove motivazioni e
competenze relazionali, comunicative e progettuali da parte di tutti i soggetti presenti
nella scuola;
e) deve essere sviluppato il collegamento tra istituzioni pubbliche e
private, che devono essere corresponsabili in relazione ai processi educativi e di
qualificazione professionale che si svolgono in una società a livello locale. Tali
soggetti collettivi devono collegarsi fra loro e costituire una rete territoriale, formata
da unità con specializzazioni diverse, ma anche da interazioni significative che
producono forme organizzative, progetti comuni e modalità di confronto/coordinamento
delle azioni specifiche.
In Italia, negli ultimi anni, a causa del numero
elevato di abbandoni e del prolungamento eccessivo degli studi, e grazie all'impegno di
istituzioni centrali e locali, le attività di orientamento hanno avuto un certo sviluppo,
con qualche effetto positivo soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza del
problema e la diffusione delle informazioni. Tuttavia, quasi paradossalmente, l'avvio
della riflessione sul tema e la realizzazione di attività hanno mostrato in modo evidente
alcune contraddizioni e limiti, che pongono l'orientamento ancora una prospettiva con
notevoli potenzialità, ma con scarsa efficacia. Da un lato esiste una frammentazione
delle competenze fra scuole, università, province, regioni e nuovi servizi per la
diffusione delle informazioni ai cittadini; dall'altro, le attività svolte sono spesso
ancora episodiche e realizzate solo da alcune istituzioni educative e riguardanti in
prevalenza il "recupero" o la "prevenzione" di situazioni negative
(abbandoni, difficoltà negli studi), oppure sono utilizzate come forma di marketing
per incrementare le iscrizioni sia nelle scuole che nelle università.
Per sviluppare le potenzialità inerenti alle attività svolte fino ad
ora e riformulare la concezione stessa di orientamento in modo che favorisca nuove
attività più efficaci, sono necessarie molteplici iniziative e precisamente:
- una riflessione sulle concezioni di
orientamento prevalenti fino ad ora, per individuare corretti presupposti teorici su cui
fondare concrete linee di azione;
- la realizzazione nelle scuole di alcune
attività fondamentali, che permettano di soddisfare le esigenze di informazione e di
orientamento dei giovani, e di acquisire elementi per una verifica degli orientamenti
teorici individuati;
- la realizzazione di ricerche-azione per
acquisire elementi di innovazione da proporre a tutte le istituzioni educative;
- la creazione di strutture e servizi centrali
e locali per il supporto e la verifica delle attività progettate in autonomia dalle
scuole;
- una azione per integrare e rendere congrue le
diverse normative nazionali che riguardano attualmente la diffusione delle informazioni
sullo studio ed il lavoro e le attività di orientamento.
Il presente documento costituisce un primo strumento, suscettibile a modifiche nel tempo, per affrontare in modo strategico alcuni dei complessi problemi dell'orientamento e dei rapporti fra scuola e università e rappresenta, quindi, un riferimento per progettare, realizzare e collegare in autonomia specifiche iniziative da parte delle strutture operative centrali e locali.
ALCUNI RIFERIMENTI TEORICI PER LE ATTIVITÀ DI ORIENTAMENTO
La problematica dell'orientamento può essere
espressa nei termini di un singolo individuo, in riferimento, cioè, alla
"storia" di una singola persona, ad un percorso attraverso il quale muovendosi
da capacità ed interessi un giovane "arriva" ad una collocazione funzionale
nella società, con la assunzione di molteplici ruoli fra loro variamente corrispondenti.
Questo percorso può essere lineare, senza salti o problemi particolarmente gravi; in
questo caso viene realizzata una sequenzialità tra formazione di base, istruzione
specialistica, adattamento ad uno specifico lavoro, aggiornamento e avanzamenti di
carriera con eventuali mutamenti volontari di attività lavorativa. Quando tale percorso
ha delle interruzioni, delle incongruenze o dei costi eccessivi, la problematica
dell'orientamento è posta solo nei termini della mancata corrispondenza fra capacità
individuali ed esigenze di prestazione proprie delle attività di studio e di lavoro.
Una formulazione più corretta della problematica dell'orientamento
appare quella che esprime un incrocio di problemi riguardanti prima di tutto il rapporto
fra sapere e mutamento sociale e cioè fra elaborazione e diffusione di conoscenze
specialistiche da un lato e trasformazioni delle società, soprattutto nelle loro
componenti costituite dal sistema economico e dalle relazioni sociali. I saperi
specialistici devono essere considerati sia per valutarne la rilevanza economica e gli
effetti sociali che le funzioni che possono svolgere nella prospettiva del mutamento
regolato della società.
Per quanto riguarda la concezione teorica
dell'orientamento, fino agli anni '80 sono state prevalenti due impostazioni che
accentuavano da un lato il carattere "diagnostico" delle attività orientative e
dall'altro la diffusione delle informazioni. Dopo aver considerato l'orientamento come una
azione attiva per collocare i giovani ciascuno "al posto giusto", si è passati
ad una valorizzazione delle informazioni come materiali per una decisione efficace. Queste
concezioni presupponevano una condizione abbastanza statica del mercato del lavoro e delle
strutture dell'istruzione scolastica ed universitaria. Quando si è diffusa la
consapevolezza del fatto che il mercato del lavoro attuale implica strategie attive da
parte dell'offerta e quando le strutture dell'istruzione sono entrate in un processo di
forte transizione, si è passati ad una concezione dell'orientamento come azione formativa
mirante a mettere in grado i giovani di orientarsi in una realtà complessa. Tuttavia,
nonostante questa complessità, la realtà percepita ancora come definibile adeguatamente,
e quindi come ambiente esterno ai giovani, al quale essi si devono adattare e che solo
nelle situazioni migliori può essere modificato parzialmente.
Nell'attuale momento storico, le trasformazioni recenti della società e
del mercato del lavoro richiedono qualcosa di più della creazione o del potenziamento di
capacità per orientarsi. Nelle nuove situazioni che vengono prefigurate dal mutamento
delle norme e realizzate in molte realtà innovative, i processi educativi e di
qualificazione professionale hanno una valenza nuova e quindi devono avere caratteristiche
che possono essere garantite soltanto da una ulteriore e rinnovata concezione
dell'orientamento. Secondo questa concezione, l'orientamento consiste in un insieme di
attività che mirano a formare o a potenziare nei giovani capacità che permettano loro
non solo di scegliere in modo efficace il proprio futuro, ma anche di partecipare
attivamente negli ambienti di studio e di lavoro scelti. Tali capacità riguardano,
infatti, la conoscenza di se stessi e della realtà sociale ed economica, la
progettualità, la organizzazione del lavoro, il coordinamento delle attività, la
gestione di situazioni complesse, la produzione e la gestione di innovazione, le diverse
forme di comunicazione e di relazione interpersonale, l'auto-aggiornamento ecc.. Una
definizione più precisa di tali capacità di competenza delle singole strutture
educative, in riferimento all'ambiente in cui esse sono presenti; le capacità indicate
sono rilevanti in un periodo storico nel quale i mondi vitali sono indeboliti, favoriscono
una partecipazione sempre più matura ai processi educativi e, successivamente,
costituiscono componenti necessarie della cittadinanza e della professionalità.
Sulla base di questa concezione generale, i principi
che sono a fondamento di attività di orientamento, in riferimento all'autonomia, sono i
seguenti:
a) l'orientamento è un lungo processo prevalentemente formativo,
attraverso il quale i giovani maturano le capacità per scegliere il loro futuro e per
partecipare attivamente, con gratificazione e con maggiore efficacia, negli ambienti di
studio e di lavoro; in conseguenza, l'orientamento diventa una componente strutturale
dei processi educativi. I soggetti istituzionali che devono garantire una adeguata
realizzazione di tali processi sono le scuole e le università;
b) la diffusione di corrette informazioni su percorsi di studio, sulle
caratteristiche dell'università, sul mercato del lavoro e sulle figure professionali è
una attività essenziale in una situazione generale in forte mutamento, nella quale i
giovani hanno bisogno di maggiori opportunità per fare esperienze significative e per
avere una qualificazione professionale, ma spesso non sono messi in grado di conoscerle o
di utilizzarle. Da quanto si è detto sulla concezione generale dell'orientamento risulta
chiaramente che orientamento e diffusione delle informazioni non si identificano. Tuttavia
le informazioni e le conoscenze delle caratteristiche degli studenti o delle attività
didattiche hanno un ruolo molto importante nei processi di orientamento, ben più ampio di
quello che ha per obiettivo la diffusione di indicazioni sul tipo dei corsi di laurea,
sulla loro durata e sugli adempimenti burocratici per l'iscrizione e per la frequenza dei
corsi;
c) è necessaria una forte integrazione fra le istituzioni educative
(scuole ed università) e gli enti locali o altri soggetti collettivi pubblici, che hanno
fra le loro competenze l'acquisizione e la diffusione di conoscenze sulla società e sulle
attività economiche. Deve essere costituita una "rete" di relazioni e devono
essere realizzate iniziative comuni sulla base del principio della corresponsabilità di
tutti rispetto ai problemi; tale principio integra correttamente quello dell'autonomia e
quello della responsabilità, che vengono attualmente assunti come fondamenti
dell'innovazione di diverse componenti della Pubblica Amministrazione.
LE ATTIVITÀ DI ORIENTAMENTO E DI DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI NELLE UNIVERSITÀ E NELLE SCUOLE
Considerata la rilevanza della problematica
dell'orientamento e visti i principi che possono orientare una maggiore utilizzazione di
conoscenze e informazioni nei processi decisionali o nelle attività di orientamento, si
tratta ora di indicare possibili iniziative e strutture.
Due sono dimensioni delle attività di orientamento. Da un lato la
dimensione del recupero di situazioni negative (abbandoni e prolungamento eccessivo degli
studi); dall'altro quella della promozione di innovazione e della attribuzione di senso
alle innovazioni. Questa seconda dimensione pone le attività di orientamento come
elementi rilevanti e strategici in tutte le fasi e in molti ambiti dei processi educativi.
Appare opportuno illustrare analiticamente le questioni più rilevanti e le possibili
linee di azione e che si riferiscono alle due dimensioni dell'orientamento.
Tenendo conto delle diverse iniziative di ricerca e
di sperimentazione promosse dal Ministero in materia di orientamento e sul fenomeno della
dispersione, delle iniziative assunte da molte scuole ed università negli anni scorsi,
dei documenti approvati dalla Conferenza dei Rettori nel 1995 e del documento approvato
nello stesso anno dalla Commissione Interministeriale di cui all'art. 4, la concezione
dell'orientamento proposta in questa sede ed i principi indicati risultano rilevanti per i
seguenti aspetti dei processi educativi:
a) la conoscenza delle caratteristiche dei giovani: nella
attuale situazione di forte mutamento istituzionale e sociale, risulta assolutamente
necessario che le caratteristiche dei giovani siano adeguatamente conosciute e diventino
elementi per decidere quali sono gli obiettivi educativi e le modalità per raggiungerli.
Queste decisioni sono la sostanza dell'autonomia degli istituti scolastici e delle
istituzioni universitarie;
b) l'individuazione di motivazioni personali dei giovani: è
importante che le motivazioni degli studenti siano chiarite e conosciute sia dagli
studenti stessi che dai docenti e siano progressivamente maturate in modo funzionale
all'apprendimento e più in generale all'individuazione di progetti personali di studio,
allo sviluppo di interessi ed alla qualificazione professionale. Le motivazioni possono
essere rilevate attraverso opportuni strumenti e nell'ambito delle attività didattiche
possono essere utilizzate varie occasioni per chiarirle e confermarle, collegandole alle
azioni necessarie per tradurle in progetti personali e per rendere i giovani capaci di
realizzare tali progetti;
c) le attività didattiche; per quanto riguarda le attività
didattiche nelle scuole, i problemi più importanti si riferiscono alla ridefinizione dei curricula
in regime di autonomia, e quindi non in base ad astratti principi pedagogici o
disciplinari definiti interamente dal "centro" con una normativa universalmente
valida e costante nel tempo. Inoltre, è di cruciale importanza la riorganizzazione delle
strutture educative, sia per quanto riguarda la presenza territoriale di istituti di vario
ordine e grado, sia per quanto riguarda la struttura interna di un singolo istituto. Per
quanto riguarda le università, è necessario realizzare una più ampia autonomia
didattica.
Un'altra serie di problemi importanti riguarda le modalità di
insegnamento delle discipline e deriva da carenze di motivazione e di comprensione da
parte dei giovani del senso generale di una prospettiva disciplinare e da difficoltà
nell'apprendimento ed nella formazione di competenze.
Tutti questi problemi, ed altri che sono tradizionalmente considerati
propri dei processi educativi, devono essere affrontati con una riflessione specifica e
con interventi appropriati. Tuttavia, la prospettiva e le attività di orientamento
possono contribuire con indicazioni operative e con una attribuzione di significato
generale ed unificante alle varie iniziative di innovazione. In particolare, possono:
- sostenere l'importanza della continuità dei
processi educativi, sottolineando la rilevanza dei momenti di passaggio da un tipo di
scuola ad un altro e dalla scuola all'università, o dalle istituzioni educative al
lavoro;
- riaffermare la rilevanza della centralità degli
studenti nei processi educativi;
- porre adeguata attenzione all'individuazione
delle motivazioni ed agli interessi degli studenti, stimolandoli ad un impegno a conoscere
le proprie caratteristiche ed alla progettualità personale riguardo al proprio futuro;
- attribuire un ruolo più rilevante sia ai
processi educativi che alla qualificazione professionale rispetto alla possibilità di
incidere sulle caratteristiche del mercato del lavoro, delle professioni e dello sviluppo
globale, anche se non è opportuno creare illusioni sulle possibilità di occupazione;
- attribuire un diverso significato alle forme
di selezione, ridefinite in una prospettiva vocazionale;
d) le attività collegate alla didattica: negli ultimi anni,
sono state realizzate nelle scuole italiane molte iniziative di tipo trasversale o
extra-curriculare (educazione alla salute, "Progetto Giovani", educazione alla
legalità, educazione stradale ecc.). Queste attività vanno ricondotte ai saperi
disciplinari, per evitare l'attuale loro frammentazione ed estraneità rispetto agli
insegnamenti curriculari, in un quadro unitario di riferimento, nell'ambito del quale
l'orientamento riveste un ruolo molto importante nell'integrare gli apprendimenti e nel
sostenere i processi di auto-valutazione degli allievi;
e) la formazione e ruolo degli insegnanti: il modo migliore per
realizzare l'orientamento formativo e l'utilizzazione di informazioni nella scuola è
assicurato dalla attività dagli insegnanti, in base alla loro competenza professionale ed
al rapporto continuato che essi hanno con gli studenti. Per questo motivo, la prospettiva
dell'orientamento si deve inserire nella formazione iniziale e in quella continua degli
insegnanti. Nel primo caso sembra opportuno che le attività formative non siano di nuovo
incentrate sull'apprendimento di contenuti disciplinari, né siano esclusivamente riferite
alla didattica delle discipline, che può essere oggetto anche di insegnamenti contenuti
in alcuni indirizzi dei corsi di laurea. La formazione dovrebbe, invece, riguardare anche
la creazione di competenze relative all'organizzazione, alle relazioni con colleghi e con
gli studenti, ed alle attività di orientamento formativo. Nel secondo caso, la
prospettiva dell'orientamento può unificare le diverse attività di
"aggiornamento" che vengono frequentate dai docenti di una scuola e, nello
stesso tempo, costituire una occasione rilevante per progettare e verificare, attraverso
corsi-laboratorio, attività collettive di orientamento. Inoltre, le nuove Scuole di
Specializzazione per la formazione degli insegnanti dovrebbe prevedere una
professionalizzazione rispetto alle diverse attività di orientamento, per le loro
connessioni con l'attività didattica e per gli aspetti organizzativi e di comunicazione
istituzionale che tali attività richiedono;
f) la formazione e ruolo dei capi d'istituto: la figura del
preside è strategica per garantire la presenza di efficaci attività di orientamento
formativo. In regime di autonomia è necessario che tale figura cessi di essere
esclusivamente destinata alla gestione di un sistema chiuso, ma si sviluppi verso la
promozione di una politica dell'educazione in una determinata area; in questo caso, le
competenze relative alle conoscenze dei giovani, della realtà sociale e del sistema
economico, e quelle relative ai rapporti fra enti devono essere molto sviluppate. Il
preside ha, infatti, la responsabilità di contribuire a ricondurre continuamente ad una
integrazione flessibile sia le attività della scuola che quelle svolte dalle istituzioni
educative in un'area, secondo la concezione organizzativa della "rete" di
relazioni; in questo modo, il modello organizzativo viene costruito localmente dai
soggetti che vi partecipano;
g) la verifica delle attività didattiche e dei processi educativi:
nelle università e nelle scuole la realizzazione dell'autonomia deve essere unita allo
sviluppo di forme di verifica intese anche come fasi necessarie nei processi di
realizzazione di attività progettate; infatti, servono ad individuare correzioni utili ed
elementi positivi da sviluppare. Le forme di verifica di questo tipo possono avvenire sia
attraverso la raccolta di indicazioni presso gli studenti, sia attraverso una
considerazione dei risultati rispetto agli obiettivi dichiarati e rispetto a indicatori
predefiniti;
h) la scelta del percorso di studi da parte dei giovani: spesso
non sono conosciute tutte le opportunità, oppure la scelta non tiene conto di tutti i
fattori necessari, che sono le caratteristiche e gli interessi personali, la conoscenza
dei percorsi di studio e le condizioni del mercato del lavoro e delle figure
professionali. In questo caso le attività di orientamento mirano ad una corretta
informazione e ad un aiuto a scegliere;
i) la strategia di ricerca del lavoro: sono necessari alcuni
strumenti e alcune capacità per orientarsi in un mercato del lavoro, che è
contemporaneamente in continuo mutamento e in una situazione di crisi per molti tipi di
occupazione. Ciò determina l'obsolescenza, e quindi l'inefficacia, delle modalità
tradizionali di ricerca del lavoro, la necessità di una posizione più attiva nella
individuazione e nell'uso delle opportunità, la disposizione ad acquisire ed usare
competenze aggiuntive rispetto a quelle tradizionalmente attribuite alle diverse figure
professionali.
Le nuove modalità di ricerca del lavoro possono essere definite in modo
più adeguato non solo in un ampio rapporto fra istituzioni educative e ambienti di
lavoro, ma anche attraverso un contributo importante da parte degli stessi studenti, se la
loro ricerca è sostenuta e seguita. La riflessione sulle modalità di passaggio al lavoro
può contribuire ad individuare i saperi e le competenze che vengono maggiormente
richieste e/o sono ritenute rilevanti per produrre innovazioni;
l) l'adeguata conoscenza dell'ambiente di studio o di lavoro che è
stato scelto: molto spesso la scelta effettuata dai giovani risulta non adeguata
perché l'ambiente di studio o di lavoro non è esattamente corrispondente all'immagine
che essi ne hanno; per questo motivo è necessario che gli studenti conoscano meglio
l'ambiente che hanno scelto, perché possano vedere quali sono esattamente le strutture e
le attività e incontrare direttamente i responsabili. L'acquisizione delle conoscenze
sulle caratteristiche effettive degli ambienti di studio e di lavoro non serve soltanto
per maturare o confermare la scelta, ma anche per acquisire elementi per una
partecipazione attiva fin dall'inizio;
m) l'accoglienza e la socializzazione: all'inizio della
partecipazione ad un corso di studi, sia nella scuola media superiore che
nell'università, risulta molto utile che siano realizzate iniziative per favorire
l'inserimento dei giovani negli ambienti nuovi per loro; lo stesso dovrebbe avvenire negli
ambienti di lavoro;
n) servizi per l'orientamento: in tutti gli ordini di scuola e
nell'università, le attività di orientamento rientrano nelle responsabilità dei
docenti; tuttavia, è necessario che siano creati servizi di supporto per la raccolta e la
diffusione delle informazioni, per l'organizzazione dei rapporti con altre istituzioni e
per sostenere le iniziative autonome degli studenti. Tali servizi potrebbero anche
avvalersi di personale specializzato in funzioni tecniche e nelle attività di counseling;
o) la valutazione dell'effetto delle attività di orientamento
formativo: devono essere individuati opportuni strumenti per verificare gli effetti
delle attività di orientamento, soprattutto in relazione all'inserimento dei giovani
negli ambienti di lavoro. In relazione agli obiettivi scelti, e in accordo con istituzioni
esterne e soggetti economici, devono essere individuati degli indicatori che permettano di
misurare gli effetti delle attività. I più evidenti sono il numero degli abbandoni o di
bocciature, il tempo necessario per trovare lavoro e la corrispondenza fra il lavoro
svolto ed il titolo di studio, ma devono essere individuate variabili più specifiche,
anche se i dati relativi all'occupazione risentono ovviamente di realtà esterne alla
scuola o all'università, quali le modalità di sviluppo ed i rapporti sociali.
In relazione a tali aspetti significativi, e tenendo
conto delle differenze delle varie situazioni, delle specificità e dell'autonomia delle
scuole e delle università, e del positivo rapporto tra Ministero della Pubblica
Istruzione e Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica,
favorevole ad un'intesa duratura e realmente efficace, risulta necessario che siano
avviati processi per giungere il prima possibile ad una realizzazione integrata delle
seguenti attività relative all'orientamento ed alla diffusione delle informazioni:
a) individuazione di funzioni e di strutture
1) nella prospettiva della trasformazione graduale del sistema
scolastico in attuazione dell'autonomia didattica e organizzativa, così come delineata
dalla legge n. 59 del 1997 (art. 21), è necessario che:
- a livello regionale, le sovrintendenze
scolastiche favoriscano il raccordo delle istituzioni scolastiche con le regioni e gli
enti locali, le università, il mondo del lavoro e della produzione attraverso periodiche
conferenze di servizio; gli IRRSAE sviluppino azioni di ricerca e di formazione
finalizzata per favorire lo sviluppo di attività integrate di orientamento;
- a livello provinciale, i provveditorati
favoriscano l'azione di promozione e di coordinamento degli interventi, attraverso il
collegamento tra i diversi organismi già operanti a livello provinciale presso gli uffici
scolastici (comitato tecnico scientifico per l'educazione alla salute, gruppo di lavoro
provinciale interistituzionale per l'integrazione scolastica, osservatorio provinciale per
la dispersione scolastica, consulta provinciale degli studenti), in modo da sostenere lo
sviluppo di piani e programmi integrati in tema di orientamento. I provveditorati
adotteranno gli strumenti più opportuni, quali gli accordi organizzativi fra le scuole,
per ottimizzare l'uso delle risorse e facilitare i rapporti con gli altri soggetti del
territorio. E' fortemente auspicabile che l'orientamento sia inserito come tema rilevante
nei piani provinciali di aggiornamento e di formazione degli insegnanti;
- a livello di scuole, i
dirigenti scolastici adottino, sulla base delle proposte degli organi collegiali,
articolazioni organizzative, quali dipartimenti disciplinari, gruppi di ricerca e
commissioni di lavoro, per progettare e realizzare attività di orientamento, anche in
collaborazione con altri soggetti del territorio e/o con altre scuole;
2) ciascuna università provvede alla nomina di un
responsabile per l'orientamento;
3) può essere richiesto agli enti locali e alle associazioni di
categoria ed ai sindacati la nomina di un responsabile come interlocutore delle scuole;
4) all'interno di ciascun ambito istituzionale locale, è auspicabile la
creazione di una Commissione Orientamento, composta dai referenti delle singole strutture,
ad esempio;
5) può essere, inoltre, creato un contesto istituzionale che favorisce
il collegamento ed il coordinamento dei diversi responsabili. Tale contesto è costituito
da un lato da accordi tra istituzioni e dall'altro da occasioni di incontro, di ricerca
comune di soluzioni e di programmazione di azioni coordinate. In alcuni casi è stata
costituita una Consulta, oppure sono stati realizzati incontri periodici fra le diverse
Commissioni o fra i responsabili. Le diverse modalità dipendono dal numero di strutture
presenti in un'area e dall'esistenza o meno di una tradizione di rapporti istituzionali;
b) realizzazione di collegamenti e di azioni coordinate tra
istituzioni educative e formative
1) E' assolutamente necessario costruire un migliore rapporto tra
scuole e particolarmente fra quelle dell'obbligo e quelle del ciclo superiore; i rapporti
devono riguardare azioni comuni di orientamento per la scelta degli studi da parte dei
giovani, per la concordanza delle metodologie di insegnamento e per la individuazione
degli obiettivi di formazione culturale di capacità che rendano i giovani capaci di
partecipare attivamente agli studi. I singoli progetti di istituto non devono essere
auto-referenziali, ma scaturire da una riflessione comune. I rapporti possono essere
realizzati attraverso conferenze di servizio dei presidi, corsi di formazione,
aggiornamento periodico e riunioni di rappresentanti di scuole vicine nel territorio
oppure con caratteristiche e processi educativi simili;
2) analogamente è necessario costruire un migliore rapporto delle
scuole con le università alle quali si rivolgono in maggioranza gli studenti diplomati.
L'incremento di tali rapporti costituisce uno degli obiettivi più significativi per
favorire l'innovazione dei processi educativi e per garantire il rispetto del diritto dei
giovani alla continuità dei processi di formazione e di qualificazione professionale.
Un aspetto fondamentale è costituito dalla congruità dei programmi e
dei contenuti disciplinari; occorre individuare i "saperi minimi" necessari per
partecipare con successo agli studi universitari e chiarire le caratteristiche e le
diverse modalità della qualificazione professionale post-diploma. Esiste, infine, la
necessità di un contributo alla formazione degli insegnanti.
L'incremento dei rapporti fra scuole ed università è determinante per
la realizzazione di attività di orientamento, sia per la diffusione di informazioni sui
percorsi di studio universitario, sia per le attività didattiche e di formazione,
rispetto alle quali i due tipi di istituzione educativa devono affrontare problemi simili
per alcuni aspetti.
c) realizzazione di collegamenti e di azioni coordinate con enti
locali e soggetti economici I collegamenti con enti locali possono
essere attivati in relazione alla formazione professionale ed alle attività di
orientamento, non solo per la conoscenza delle realtà socio-economiche e socio-culturali,
delle possibilità di studio e delle opportunità offerte nell'ambito del diritto allo
studio o attraverso borse e provvidenze varie, ma anche per il cofinanziamento di
iniziative di ricerca, di formazione, di orientamento. In questo modo può essere meglio
affrontata la problematica dello sviluppo globale di un'area e più chiaramente
individuato il bisogno di creazione e di potenziamento di capacità relazionali e
comunicative nei giovani da parte delle istituzioni educative, perché tali capacità
possano permettere di creare cultura di base nelle società locali. Anche i rapporti con i
soggetti economici, che spesso si sono incentrati sulla richiesta di addestramento
tecnico, devono riguardare anche le componenti organizzative e culturali della
professionalità.
In sostanza, deve essere realizzata una nuova comunicazione esterna da
parte delle scuole, delle università e di altri enti dello stato. Si deve abbandonare
progressivamente la suddivisione rigida delle competenze, secondo un modello di
segmentazione funzionale, che viene riprodotto anche a livello locale, per sviluppare una
serie di interazioni significative basate su azioni comunicative mirate all'intesa; tali
interazioni creano una rete flessibile di rapporti, producono modelli organizzativi più
adeguati alla realtà e definiscono degli obiettivi specifici che devono essere raggiunti
collettivamente attraverso l'azione combinata di diversi soggetti specializzati.
In generale i rinnovati rapporti fra istituzioni educative, e di queste
con altre istituzioni presenti in una società locale, devono mirare a:
- definire gli obiettivi dei processi educativi che
devono essere propri dell'insieme di istituzioni presenti in una determinata società
locale;
- stabilire percorsi di studio e di studio-lavoro
coerenti, con la possibilità di passaggi da uno all'altro in base ad un mutamento di
interessi dei giovani, ma con una certa linearità a partire dalla scuola dell'obbligo
fino alla qualificazione post-diploma o post-laurea;
- seguire unitariamente gruppi di giovani nei vari
percorsi fino all'ottenimento del lavoro e successivamente, quando si manifestano esigenze
di qualificazione professionale continua.
d) attività di orientamento
Tenendo conto degli ambiti di intervento esaminati, vengono di seguito
indicate possibili attività di orientamento articolate in gruppi corrispondenti alle
diverse fasi del processo educativo e con riferimento alla progressiva attuazione del
riordino dei cicli scolastici e della autonomia didattica delle scuole e delle
università:
orientamento formativo e didattica
Si tratta forse della fase più importante; spesso infatti si verifica
una demotivazione durante gli studi, un rifiuto dell'impegno e quindi si generano le
condizioni per abbandoni o per una dequalificazione dei processi educativi. Per evitare
ciò è opportuno:
- avere adeguate conoscenze delle caratteristiche dei giovani che si
iscrivono a una determinata scuola o università; possono essere ottenute facilmente con
un questionario iniziale collegato alla domanda di iscrizione;
- individuare quali sono le capacità che una determinata scuola
intende formare o potenziare, con iniziative specifiche o con una finalizzazione delle
attività didattiche, tenendo conto delle varie fasi di crescita dei giovani, del tipo di
diploma che la scuola fornisce e delle caratteristiche della società in cui è inserita.
Molte occasioni didattiche, dai temi in classe, all'organizzazione dello studio a casa, al
lavoro di gruppo ed alla ricerca interdisciplinare su argomenti rilevanti, possono essere
utilizzate per sviluppare e verificare le capacità considerate requisiti necessari per
l'apprendimento dei contenuti e per la partecipazione alla vita della scuola e,
successivamente, alle attività sociali e di lavoro. Le attività di formazione culturale
intrecciate con quelle didattiche sono molto importanti nella scuola dell'obbligo, che è
già configurata per svolgere tale funzione e corrisponde ad un'età dei giovani durante
la quale è maggiormente possibile svolgere un'azione formativa efficace. L'approvazione
dell'autonomia didattica per le scuole e, in prospettiva, la realizzazione di una più
ampia autonomia didattica per le università devono rendere maggiormente possibili tali
attività. Il riordino dei cicli scolastici costituisce una occasione importante per
considerare in modo unitario il percorso di studi di un giovane e per renderlo più
efficace attraverso uno sviluppo delle attività di orientamento;
- individuare nell'area di progetto uno dei modelli più efficaci per
offrire alle attività di orientamento percorsi didattico-metodologici unitari;
- favorire la programmazione e la gestione di iniziative da parte di
giovani all'interno della scuola, specialmente nell'orario pomeridiano su argomenti
rilevanti per la conoscenza di se stessi e dell'ambiente sociale, per l'auto-orientamento
e per la scelta, nonché favorire all'interno degli atenei, nell'ambito delle attività
culturali, occasioni per sviluppare la conoscenza dell'ambiente e di orientamento alla
scelta ed alla metodologia di studio, anche per rendere questo effettivo e proficuo.
Queste iniziative richiedono un forte sostegno da parte dei docenti, perché siano momenti
importanti della realizzazione di un progetto educativo e non situazioni nelle quali i
giovani, abbandonati a se stessi, si interessano a ciò che percepiscono come alternativo
all'apprendimento, oppure riproducono i rituali dell'assemblearismo;
- favorire molteplici contatti con l'ambiente esterno. Oltre alle
visite guidate all'università ed a incontri con rappresentanti del mondo del lavoro, è
possibile far partecipare i giovani, secondo i loro interessi, a iniziative culturali ed a
convegni o a momenti di vita collettiva della società locale, così come vanno realizzati
all'interno delle università incontri con esperti e professionisti;
- nelle università e nelle scuole, attraverso l'autonomia didattica,
rivolgere maggiore attenzione alle caratteristiche degli studenti ed ai loro possibili
destini professionali nella programmazione delle strutture didattiche e dei percorsi di
studio;
- acquisire ed utilizzare conoscenze che derivano da dati aggregati sul
funzionamento della scuola o dell'università nei termini dei risultati degli studi e
delle iniziative di formazione e di orientamento. Queste conoscenze possono servire
soprattutto per una verifica dell'efficacia dell'insegnamento, ma anche per diffondere
presso i giovani la consapevolezza dell'esistenza ad un progetto educativo;
scelta dello studio o del lavoro
- per la scelta del ciclo secondario, possono essere organizzati
incontri con genitori e studenti, con lo scopo di presentare le diverse opportunità e
porre problemi fondamentali, che poi sono presenti in altre fasi del percorso di studi;
- per la scelta dell'università o del lavoro dopo il diploma, risulta
opportuno prevedere al terzultimo anno del ciclo superiore assemblee, riunioni di gruppo
con un numero limitato di studenti, tavole rotonde pomeridiane con la presenza di docenti
universitari e di ex-alunni della scuola, che illustrino le caratteristiche
dell'università e degli studi universitari, i vari corsi di laurea, e soprattutto la
necessità di avere un progetto personale. Nel corso dei tre anni successivi devono essere
realizzate dai docenti, singolarmente e in gruppo, attività di orientamento dirette o
integrate con la didattica disciplinare. E' risultato molto importante che gli studenti,
verso la fine del ciclo della media superiore, possano effettuare una visita guidata alle
strutture universitarie, eventualmente assistere agli esami e partecipare a qualche
lezione. Nelle università è necessario organizzare colloqui individuali con docenti nei
mesi precedenti alle iscrizioni. Sia le visite guidate che i colloqui devono essere
realizzati da docenti universitari disponibili, particolarmente informati su tutte le
strutture universitarie e in grado di comunicare con gli studenti, di far conoscere i vari
aspetti dei corsi di laurea, di approfondire argomenti di attualità in riferimento ai
diversi ambiti disciplinari;
- nella prospettiva del riordino dei cicli scolastici, appare molto
importante il ciclo dell'orientamento e particolarmente il primo anno di questo ciclo, nel
quale vengono impiegate le capacità di scelta formate nella scuola di base, in
riferimento agli interessi cominciati a sviluppare, e viene progressivamente delineato,
con gli studenti e le famiglie, il futuro percorso di studi. Nei successivi due anni,
attraverso lo studio delle discipline scelte, vengono sviluppate o potenziate capacità
ritenute rilevanti per partecipare agli ambienti di studio e di lavoro e, più in
generale, nell'ambiente sociale di appartenenza;
- per quanto riguarda il triennio della scuola superiore, i primi due
anni devono servire a completare la formazione dei giovani, attraverso un orientamento
formativo collegato alla didattica disciplinare ed attraverso attività specificatamente
dedicate, e per preparare alla scelta del futuro. Tale scelta deve essere compiuta alla
fine del secondo anno, in collegamento con lo scrutinio finale; nel corso dell'ultimo
anno, la scelta viene confermata attraverso una serie di attività specifiche curate dalle
scuole in accordo con le università e con le imprese o gli enti, che possono costituire
futuri ambienti di lavoro, e con la preiscrizione ai corsi di studi universitari, qualora
sia entrata in vigore la nuova normativa, con la possibilità di anticipare la
presentazione della domanda di borsa di studio da parte di studenti capaci e meritevoli ma
privi di mezzi;
- per la scelta della eventuale ulteriore qualificazione professionale
dopo la scuola dell'obbligo, dopo il diploma o dopo la laurea, sono molto importanti
collegamenti con rappresentanti degli ambienti di lavoro; questi possono essere invitati
in classe o nelle sedi universitarie e possono essere organizzati incontri o tavole
rotonde. Le questioni da porre riguardano i bisogni di capacità e di competenze per
svolgere ruoli professionali, ciò che viene offerto per le diverse occupazioni e quali
sono i problemi che possono essere risolti attraverso una diversa qualificazione
professionale. Inoltre, devono essere potenziate, nelle università, quelle attività,
peraltro previste da diversi statuti, miranti a favorire la conoscenza delle
caratteristiche delle figure professionali e del mondo del lavoro;
- per la "scelta" dell'occupazione possono essere utili corsi
su come si cerca e su come si crea lavoro, in particolari situazioni;
accoglienza, ambientamento e verifica della scelta
- E' molto importante, all'inizio di un corso di studi universitario,
una chiara illustrazione di ciò che è necessario per l'apprendimento, dei metodi di
studio, delle opportunità offerte e delle strutture disponibili;
- deve essere realizzata successivamente una socializzazione che metta
in grado i giovani di partecipare attivamente nell'ambiente scolastico e universitario,
attraverso una definizione progressiva dei loro interessi, nella prospettiva degli studi
futuri o del lavoro, e attraverso una graduale maturazione delle loro motivazioni;
- la fase di accoglienza risulta utile anche per una verifica della
scelta fatta. Le università istituiranno prioritariamente semestri di orientamento -
insegnamento e di verifica della scelta, durante i quali tutti gli studenti potranno
acquisire crediti didattici frequentando corsi utili per diversi percorsi di studio, e,
nello stesso tempo, verificheranno le scelte attraverso test valutativi ed
auto-valutativi, un corso di orientamento ed il rapporto con tutori. Tale corso mirerà a
far acquisire maggiore consapevolezza degli interessi personali, in rapporto all'offerta
didattica disponibile, si porrà come obiettivo la verifica di capacità esistenti
rispetto agli studi intrapresi e cercherà di fornire le conoscenze e di sviluppare le
capacità essenziali per una partecipazione attiva all'ambiente universitario, nonché di
indicare le possibili scelte alternative e le necessità di assistenza didattica. La fase
di accoglienza può essere realizzata anche con l'attivazione di corsi bimestrali di
insegnamento orientamento;
termine dei percorsi di studio
- per favorire l'inserimento negli ambienti di lavoro dovrà essere
potenziata, e diventare attività non occasionale, la predisposizione di programmi di stage,
così come già avviene in varie scuole ed in vari atenei in collaborazione con
amministrazioni pubbliche, con enti locali e con imprese. In alcuni casi tale iniziativa
si è ridotta ad una sorta di precollocamento, oppure ad una utilizzazione di manodopera
per compiti non significativi e quindi è risultata irrilevante, se non dannosa, rispetto
ai processi educativi. Gli stage devono, invece, servire per integrare la
preparazione, per avviare alla socializzazione al lavoro e per acquisire elementi
importanti da sviluppare nelle attività didattiche e formative; devono, quindi, essere
preparati con attenzione e con competenza, e devono svolgersi presso ambienti di lavoro
dove esistono persone in grado di garantirne l'efficacia;
- le scuole e le università possono realizzare attività di
orientamento volte a favorire l'inserimento negli ambienti di lavoro attraverso una
collaborazione con agenzie esterne. Ogni studente potrebbe disporre di un "curriculum
vitae" informatizzato che comprenda le sue esperienze di studio e di lavoro, in modo
da poterlo utilizzare sia individualmente, sia immettendolo in banche dati consultabili
pubblicamente e gestite anche da agenzie esterne;
- un'altra iniziativa che favorisce la socializzazione al lavoro è
costituita dalla riflessione sulle caratteristiche e sulle trasformazioni delle attività
professionali. Spesso gli studenti hanno una immagine assolutamente irreale delle
professioni, che deve diventare più adeguata attraverso contatti diretti con
professionisti. Inoltre, le caratteristiche attuali e le trasformazioni delle professioni
devono essere discusse e valutate con gli studenti, per ideare possibili innovazioni. In
tal modo, la socializzazione al lavoro non costituisce una sorta di adattamento ad una
realtà immodificabile, ma gli studenti sono inseriti in una prospettiva secondo la quale
essi, al tempo opportuno, possono essere soggetti attivi di mutamento;
- ogni scuola ed ogni università deve cercare di comprendere le cause
degli abbandoni e dei ritardi negli studi con lo scopo di realizzare azioni miranti a
ridurre queste realtà. Possono essere utilizzati questionari postali inviati ai giovani o
ai genitori, sollecitati colloqui e individuate situazioni a rischio che richiedono
interventi specifici. Alcune delle cause degli abbandoni sono già conosciute in generale
e sono le difficoltà nello studio o la possibilità, e spesso la necessità, di trovare
lavoro; bisogna vedere le configurazioni specifiche che queste cause assumono in un
determinato territorio e ideare iniziative per ridurle, alcune collegate alla attività
didattica, altre di intervento specifico realizzato da operatori esperti;
- altre conoscenze utili riguardano l'utilizzazione, da parte dei
diplomati e dei laureati occupati, delle competenze, delle capacità e delle conoscenze
acquisite durante gli studi; anche in questo caso, l'invio di un breve questionario può
permettere di avere dati significativi. Può essere interessante, inoltre, e molto utile
per le attività di orientamento, conoscere la destinazione lavorativa dei diplomati;
attività e servizi comuni a tutte le fasi
- come si è indicato più volte in precedenza, la raccolta di dati su
percorsi di studio e sui loro risultati, sulle opportunità per gli studenti, sulle
possibilità di lavoro e sulle figure professionali, e la loro trasformazione in corrette
informazioni risulta una delle attività più importanti nella nuova configurazione della
scuola e dell'università in regime di autonomia. Questa attività può essere svolta da
un servizio di elaborazione e diffusione delle informazioni gestito in comune da
università ed enti locali, con una partecipazione attiva delle scuole;
- per quanto riguarda la formazione degli insegnanti nelle scuole,
oltre a favorire la qualificazione dei referenti, è possibile organizzare
corsi-laboratorio concepiti come occasioni di partecipazione attiva alla definizione delle
attività dell'istituto, da cui deriva un impegno a realizzare innovazioni nella sezione o
nella classe di ciascuno;
- esiste, infine, la possibilità di organizzare, nell'orario
pomeridiano, vere e proprie iniziative didattiche riguardanti attività o competenze che
sono giudicate importanti dalla scuola per i percorsi educativi che intende realizzare.
L'informatica e la telematica, le lingue, alcune discipline che saranno trovate
all'università o nel lavoro e che non esistono nella scuola possono essere oggetto delle
prime iniziative e hanno un senso se collegate alle attività didattiche curriculari.
Queste iniziative, anche in collaborazione con le università, possono essere cofinanziate
da soggetti esterni oppure in minima parte pagate dagli studenti, che molto spesso si
rivolgono a strutture private con costi molto elevati.
Attraverso la realizzazione di queste attività è possibile che in un determinato territorio si costituisca un insieme integrato di attività di orientamento e di diffusione delle informazioni realmente capace di rispondere ad alcuni bisogni di specifici gruppi di giovani e di favorire l'azione educativa e di qualificazione professionale delle strutture scolastiche e universitarie. Le attività sono state indicate senza una suddivisione fra scuole e università per sottolineare la trasversalità di alcuni problemi ed esigenze, e la possibilità di trovare soluzioni che valgano nei due ambienti o siano realizzate attraverso un'azione comune.
OBIETTIVI SPECIFICI PRIORITARI E ATTIVATI REALIZZABILI DURANTE L'ANNO ACCADEMICO E SCOLASTICO 1997 - '98
Le scuole e le università hanno attualmente alcuni
obiettivi comuni, che devono essere perseguiti già dall'anno 197 - '98, attraverso forme
di sperimentazione, anticipazioni di innovazioni generali e decisioni autonome delle
singole istituzioni. Tali obiettivi, a livello generale, sono:
a) migliorare, per gli studenti, le condizioni di studio e la
consapevolezza del percorso formativo;
b) ridurre gli abbandoni ed il prolungamento eccessivo degli studi;
c) migliorare la partecipazione alle attività didattiche ed
all'ambiente scolastico ed universitario;
d) ridefinire i contenuti delle attività didattiche e le
caratteristiche delle strutture educative e di qualificazione professionale;
e) integrare, in misura maggiore e con risultati migliori, attività
didattiche ed attività di formazione culturale nella prospettiva dell'orientamento;
f) qualificare e rendere efficaci le scelte dei giovani nel passaggio
da un grado di scuola all'altro e dalla scuola all'università o al lavoro;
g) ottenere una migliore congruità delle normative nazionali
riguardanti le attività di orientamento e di diffusione delle informazioni da parte di
scuole università ed enti locali o soggetti privati;
h) realizzare strutture di collegamento fra tutte le istituzioni
educative e di qualificazione professionale e fra queste e istituzioni pubbliche e
soggetti economici, anche attraverso la stipula di accordi di programma e protocolli
operativi;
i) incrementare la formazione finalizzata di docenti, anche
dell'università, e dei responsabili delle strutture;
l) elaborare indicatori e raccogliere dati periodici per la verifica di
attività di orientamento;
m) realizzare o potenziare strutture specificatamente impegnate
nell'orientamento in ciascuna scuola ed in ciascuna università.
Questi obiettivi devono essere posti in relazione ai processi di trasformazione che sono avviati nelle strutture della scuola e dell'università, in particolare la realizzazione dell'autonomia, il riordino dei cicli e delle attività didattiche, la modificazione delle strutture educative e di qualificazione professionale e lo sviluppo di attività e servizi per il diritto allo studio.
In base a queste considerazioni, il Ministero
dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica individua i seguenti obiettivi
specifici per le università:
a) determinare un assetto dell'istruzione universitaria che favorisca
nei primi anni dei corsi di laurea l'orientamento e la mobilità degli studenti, che
consenta una più chiara individuazione dei profili professionali che sono obiettivo di
tale istruzione e che riqualifichi e meglio finalizzi il diploma universitario e la
formazione post-laurea;
b) definire e sperimentare nuove modalità per gli accessi alle
università, basate sulle linee guida dell'accordo del 5 marzo 1997 con la CRUI, i
sindacati e le associazioni degli studenti: limitazione degli accessi solo per alcuni
corsi di laurea, forme e modalità di preiscrizione, informazione agli studenti, modalità
di programmazione dei posti per i corsi ad accesso limitato, corsi di insegnamento -
orientamento nel periodo iniziale del primo anno del corso di studi (corsi semestrali
oppure bimestrali, in corrispondenza delle modalità didattiche scelte dalle diverse
facoltà);
c) finalizzare e rafforzare le attività di orientamento e di tutorato,
nonché costituire organi e strutture specifiche per l'orientamento, per la elaborazione e
la diffusione delle informazioni sullo studio e sul lavoro, e per i rapporti fra le
università, le scuole, le autonomie locali e le istituzioni economiche;
d) identificare in tutti gli atenei organi responsabili
dell'organizzazione delle attività di tutorato, che siano tenuti a riferire
periodicamente delle attività svolte. In tali organi deve essere prevista una adeguata
rappresentanza studentesca;
e) anticipare in via sperimentale attività integrate di orientamento,
apposite attività informative rivolte agli studenti delle scuole superiori, specifici
corsi di orientamento - insegnamento e attività di sostegno e counseling per gli
studenti esclusi dalle selezioni per i corsi di laurea ad accesso limitato;
f) prevedere in ogni ateneo un sistema informativo in grado di
monitorare costantemente i percorsi di studio e in grado di segnalare tempestivamente i
nominativi degli studenti che hanno risultati anomali, in modo che essi possano avere
aiuti adeguati;
g) predisporre negli atenei, anche in via sperimentale, "luoghi di
incontro" degli studenti, sportelli per la diffusione delle informazioni e per
colloqui individuali e gruppi di riferimento e di confronto su problemi relativi allo
studio ed ai servizi.
Il Ministero della Pubblica Istruzione individua i
seguenti obiettivi specifici per le scuole:
a) realizzare un maggiore collegamento fra docenti per le attività di
orientamento, attraverso una qualificazione degli organi collegiali e l'integrazione delle
attività didattiche;
b) stimolare l'attivazione di figure di sistema, anche specializzate
nel collegamento e nella comunicazione istituzionale, e servizi interni e esterni alla
scuola (cogestiti con enti locali) per le attività di orientamento, in particolare per
l'acquisizione e la diffusione di informazioni e per l'orientamento professionale;
c) favorire l'utilizzazione piena di tutte le potenzialità del
progetto d'istituto, anche nella prospettiva dell'orientamento;
d) stimolare il coinvolgimento degli studenti in forme di ricerca sulle
caratteristiche delle professioni e sui mercati del lavoro;
e) individuare le risorse disponibili attualmente per incentivare la
formazione e l'impegno riguardo alle attività di orientamento;
f) realizzare in via sperimentale delle seguenti attività:
- per gli studenti frequentanti l'ultimo anno della
scuola superiore, prevedere una scelta del corso di laurea o del corso di formazione
post-secondaria, con una progressiva verifica della scelta attraverso attività di
orientamento e di diffusione delle informazioni mirate alle indicazioni espresse;
- per gli studenti frequentanti il penultimo anno
della scuola superiore, prevedere un anno di preparazione alla scelta, con l'indicazione
del corso di studi scelto alla fine dell'anno di studi ed in collegamento con lo scrutinio
finale;
- per gli studenti frequentanti il terzultimo anno
della scuola superiore, programmare e realizzare un biennio di orientamento funzionale
alla scelta da effettuare alla fine del penultimo anno;
- per gli studenti frequentanti la scuola media di
primo grado, incrementare forme di sperimentazione funzionali ad anticipare le
caratteristiche della scuola dell'orientamento.
MODALITÀ E STRUMENTI
Il Ministero dell'Università e della Ricerca
Scientifica e Tecnologica ed il Ministero della Pubblica Istruzione, nel pieno rispetto
dell'autonomia delle scuole e delle università, intendono operare congiuntamente perché
siano realizzate le linee strategiche e le indicazioni operative contenute nel presente
documento e siano raggiunti gli obiettivi in esso indicati.
Gli strumenti che i due Ministeri intendono utilizzare sono i seguenti:
a) per quanto riguarda le università, i decreti attuativi
dell'autonomia didattica e delle altre norme contenute nel DDL 1034 A. S. o 2564 A. C., un
decreto specifico sul regolamento degli accessi, uno specifico atto di indirizzo sulle
attività di orientamento e il tutorato svolte ai sensi del DPR n. 382 del 1980, della
legge n. 341 del 1990 e della legge n. 390 del 1991, e azioni atte a favorire accordi di
programma o intese interistituzionali e a incentivare sperimentazioni monitorate e
valutate sul tema dell'orientamento scolastico e professionale;
b) per quanto riguarda le scuole, anche con lo scopo di favorire
la realizzazione del processo di autonomia, appositi atti di indirizzo per sostenere ed
incentivare attività di orientamento collegate ad attività didattiche e gli accordi
organizzativi e le convenzioni tra le università e le scuole, preferibilmente fra loro
associate, miranti a realizzare progetti di formazione, aggiornamento, ricerca-azione del
personale scolastico, nonché di tutorato ed assistenza destinati agli studenti.
Il Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica ed il Ministero della Pubblica Istruzione, inoltre, costituiscono una commissione tecnica mista, in stretto collegamento con la Commissione Interministeriale di cui all'art. 4, per suggerire modifiche e modalità di coordinamento delle normative in materia di orientamento e, in particolare, per effettuare l'indirizzo e il monitoraggio degli accordi e delle intese volte a realizzare attività integrate di orientamento, a partire dall'anno scolastico e accademico 1997 - '98. La composizione della commissione è determinata con successivo decreto del Ministro.