Qui non c’è bullismo!
Quale scuola
potrebbe scommetterci?
Una cattiva
scuola ignora, minimizza, nega, rimuove, giustifica, razionalizza,
colpevolizza la vittima ed i genitori della stessa, accantona o gestisce
malamente gli episodi di bullismo.
Una buona scuola
si dimostra attivamente pronta nel combattere fermamente e giustamente
gli episodi di bullismo.
Nessuna scuola
ha una ricetta per il bullismo. Considerare il problema seriamente è
un buon inizio. Non solo non c’è nulla da perdere, ma, incoraggiando gli
studenti a parlare di bullismo rende più facile
imparare a parlare anche di altre forme di abuso. Di più, mantenere un
controllo più stretto sui movimenti nella scuola, o intorno ad essa,
mentre aiuta a proteggere gli studenti dal bullismo, riduce il rischio
di intrusione da parte di adulti pericolosi.
Non c’è un
singolo metodo per sconfiggere il bullismo. Possiamo, comunque,
elencarne alcuni, già sperimentati nei paesi anglofoni.
Metodi per contrastare il bullismo:
- La
disciplina assertiva – un metodo sviluppato negli Stati Uniti
che prevede un rigido sistema di premi e punizioni che viene
applicato da tutti i docenti continuativamente e coerentemente. La
sua efficacia è stata registrata nel ridurre l’indisciplina nella
classe, ma non è ancora chiaro quanto sia efficace contro il
bullismo.
- Le “bully
boxes” – un metodo semplice per cui gli studenti possono
scrivere le loro preoccupazioni o esperienze ed imbucarle in
un’apposita cassetta. La chiave per il successo di questa iniziativa
sta nella fine che fanno questi messaggi.
-
Tribunale degli studenti
– l’idea che gli studenti debbano prendere parte nella stesura delle
regole della scuola non è nuova, ma che debbano prendere parte al
giudizio ed alle decisioni riguardo il bullo potrebbe essere
controversa. Gli adulti non dovrebbero essere comunque, dimissionari
del loro ruolo di guida e di responsabilità.
-
Counselling – un
insegnante o un altro adulto può avere le competenze ed il tempo da
offrire per dare il suo contributo contro il bullismo. La carenza di
tali competenze può essere di ostacolo.
-
Mediazione – è una
strategia in cui le due parti si accordano sulla presenza di una
terza persona – adulto o coetaneo – che faccia da mediatore. Ciò, in
molti casi di bullismo, specie dove non c’è una grande disparità tra
le parti, può essere utile. Non funzionerebbe lì dove il
bullo non è intenzionato a porre fine all’abuso, o dove la vittima è
troppo impaurita per partecipare.
- L’approccio
“no blame” – che “non punta l’indice”, è una strategia che
procede per gradi, e che è efficace negli interventi precoci. Gli
studenti che sono bersaglio di bullismo vogliono innanzitutto che
l’abuso abbia fine, e sono spesso più sereni se al posto di una
punizione viene chiesto al bullo di partecipare ad una serie di
incontri educativi.
- Gruppi
di supporto: secondo
questa idea, sviluppata in Australia, alcuni studenti delle classi
terminali sono invitati, selezionati ed istruiti a fare da tutors
per quelli di primo anno. Attraverso una serie di incontri di gruppo
durante l’anno scolastico, i tutors guidano la discussione sui
possibili disagi dei compagni più giovani. Materiale informativo e
di riflessione viene preparato dagli insegnanti.
- Una
stanza sicura: si può
pensare a garantire un luogo sicuro in cui gli studenti bersaglio di
bullismo possono rifugiarsi – all’occorrenza, durante l’intervallo…
-. Mentre questi luoghi offrono un porto sicuro in cui rifugiarsi,
rischiano di avere l’effetto di sancire luoghi ostili e non ostili
nella scuola.
- Dialogo:
nessuna strategia sarà efficace a meno che tutti i membri della
scuola - studenti, genitori, docenti e non docenti – siano pronti a
parlare apertamente e seriamente di bullismo.
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