Mai ignorare il bullismo!
Chi pratica
bullismo vuole sollecitare una risposta dal suo bersaglio. Se incontra
indifferenza la provocazione cresce di intensità. Ignorare, può
significare ‘non rispondere alle provocazioni’, ma non significa non
fare alcunché. Quando il bullismo ha inizio, bisogna riconoscerlo,
prendere nota delle provocazioni, allertare insegnanti e genitori.
Inoltre, bisogna essere persistenti nella resistenza all’attacco e ricordare che tutti
noi abbiamo il diritto a non essere attaccati, offesi, abusati.
Evitiamo i
luoghi comuni
Confrontarsi con il bullismo rende più forti, è un rito di
passaggio, è parte della vita di ognuno di noi.
Che sia
chiaro: il bullismo appartiene allo stesso rango del razzismo,
dell’assalto, dello stupro, dell’abuso, della molestia, della
violenza. Causa traumi e danni psicologici di considerevole
entità.
Sarà,
sfortunatamente, parte della vita di molti di noi, ma questo non
lo rende accettabile.
E poi,
quando si spezza un braccio - od una gamba - cresce forse più
forte? Se appropriatamente curata può guarire, ma, per lo
più, resta dolente a vita. Perché dovrebbe essere diverso per
i traumi psicologici?
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Non stare lì
impalato! Affrontali!
Facile a dirsi. E’ strano, a pensarci: quante volte lo
abbiamo detto o lo abbiamo sentito ripetere senza che
venisse aggiunto come. Ebbene: come?
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Le vittime del
bullismo non sanno come difendersi verbalmente.
Il più delle volte sono proprio società, scuola e
famiglia che non insegnano l’autodifesa verbale,
emotiva, psicologica e fisica. E bisogna ammettere che,
in materia, anche molti adulti non sanno da che parte
iniziare.
Basta considerare: 1) che molti bulli hanno una
scioltezza verbale che spesso viene fraintesa per
intelligenza, ma che il più delle volte è facilità alla
menzogna, al raggiro, alla parola superficiale e
stereotipata, all’evasione delle domande; 2) che persino
molti adulti, specie se meno dotati di intelligenza
emotiva, vengono manipolati dai ben più giovani bulli;
3) che la passività dimostrata dalle vittime è
anche incapacità ad uscire dalle trappole della paura di
maggiori ripercussioni, del terrore di una maggiore
violenza, del trauma, dello smarrimento del “perché proprio io?”,
della confusione del “dove sono, e quando arrivano gli
adulti di cui ho bisogno ora?”.
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Le
vittime del bullismo non contrattaccano fisicamente:
1)
Perché i bambini sono spesso puniti - a volte anche in
maniera umiliante o brutale - se esibiscono comportamenti
violenti. Insegniamo ai nostri bambini sin dalla nascita a non
mordere, graffiare, colpire, spingere, tirare calci, tirare
pugni, colpire o usare alcuna forma di violenza fisica. Perché
cercare di risolvere i conflitti con il dialogo è un segno di
integrità e forza di carattere, che richiede una lunga
educazione atta a sviluppare alti valori morali.
2)
Perché le vittime del bullismo imparano presto che se
contrattaccano fisicamente il bullo questo recita la parte della
vittima – non di rado con ampio spargimento di lacrime – davanti
all’adulto, tanto da sollecitare una punizione della vera
vittima. Il bullo, quando l’adulto non c’è più, ricomincia la
sua opera di persecuzione.
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Le
vittime del bullismo non piacciono a nessuno…
Se anche
dovesse essere che la vittima del bullismo ha qualche
caratteristica indesiderabile, questo non renderebbe comunque il
bullismo accettabile.
sono
deboli…
Chi è
vittima di bullismo è rispettoso, onesto, creativo, sensibile e
con una bassa propensione alla violenza, spesso ha anche una
maturità emotiva ed una capacità di relazionarsi agli adulti,
superiori alla norma. Il bullo vede in queste qualità, di cui è
segretamente invidioso, delle vulnerabilità da sfruttare.
La
vittima del bullo è il tipico bambino che viene premiato per la
sua buona educazione. Eppure, quando questa buona educazione
viene strenuamente mantenuta davanti all’attacco, l’adulto – che
non sa come comportarsi – la etichetta come debolezza e
passività.
solitarie…
I
bambini vittime del bullismo mostrano spesso un livello di
indipendenza che non gli dà il bisogno di appartenere ad una
gang, o di vestirsi in maniera stereotipata, o di indulgere
nelle politiche di classe. Questo non fa di loro dei solitari –
e se anche lo fossero, non sarebbe un buon motivo per essere
attaccati -.
A volte
si dice che è normale che i bambini si picchino e che poi
diventino grandi amici. Può darsi, ma non è questo il caso del
bullismo. Diventereste grandi amici di chi vi ha violentato? |
Non
puoi eliminare il bullismo. Bisogna educare i ragazzi ad essere
più assertivi.
Nascondere, sopprimere, o ridurre gli effetti del bullismo non è
una soluzione al problema. Non puoi pensare di eliminare la
causa eliminando l’effetto. La causa va combattuta. Detto
questo, insegnare strategie di autodifesa (verbale, fisica…) è
un’ottima idea, che deve fare parte dell’educazione alla vita,
di cui la scuola dovrebbe essere co-protagonista. |
I
bulli sono i forti che attaccano i deboli.
I bulli
sono quei codardi che selezionano la vittima perché è meno forte
di loro.
I bulli
sono quegli individui disfunzionali, aggressivi ed immaturi che
non cercano - né apprezzano chi cerca - di risolvere un
conflitto con il dialogo.
I bulli
sono quegli individui che non accettano la responsabilità del
loro comportamento e degli effetti del loro comportamento sugli
altri.
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E’ la
violenza televisiva che rende i ragazzi violenti.
Tutti
noi siamo testimoni della violenza televisiva, ma solo
pochissimi tra noi sono violenti. E’ pur vero che essere
testimoni di continue scene di violenza ci desensibilizza, e che
questo diventa più preoccupante se riferito ai ragazzi la cui
sensibilità dovrebbe essere, invece, esercitata e sollecitata.
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E’
preferibile adottare un comportamento non colpevolizzante.
E’ una
decisione da prendere con molta cautela. In linea di massima, e
nei confronti di bullismo minore, il comportamento del bullo può
essere convertito in positivo – da aggressore a protettore -.
Per i bulli compulsivi sarebbe bene affrontare il discorso della
responsabilità con chiarezza e fermezza. E’ un discorso diverso
dalla punizione. Quando il bullo persevera nel suo comportamento
persecutorio è bene che venga monitorato e soggetto a sanzioni
crescenti, che includono, in ultima analisi, l’allontanamento e
la punizione come azione legale. Una cosa è non colpevolizzare,
un’altra deresponsabilizzare. |
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