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Cosa deve fare la scuola?
Ignorare il problema? Il bullismo può causare danni permanenti e, a volte anche morte. Una scuola che ignori o sottovaluti il bullismo mette in pericolo tutti i suoi studenti. Una scuola siffatta fallisce la sua stessa missione educativa.
Punire il bullo? Punire il bersaglio se si ribella? Espellere il bullo, passando così il problema ad un’altra scuola? Creare un ambiente in cui è chiaro sin dal primo giorno di scuola che bullismo, aggressione e violenza non sono ben accetti? Bisognerebbe scegliere una politica interna che non si fermi alle parole sulla carta, che non sia solo reattiva, ossia rispolverata quando la violenza è già avvenuta, ma che sia pro-attiva. Quella reattiva dovrebbe comprendere un programma di supporto, di supervisione e mentoraggio, affinché per il bullo compia un processo di maturazione che lo porti a comprendere che la violenza non è accettabile. Il processo è lungo ma non ci sono scorciatoie. Se il bullo dovesse rispondere negativamente, allora una serie di rinforzi negativi, compreso il fatto di allontanarlo dalla classe, dovrebbe essere accessibile. Quella pro-attiva dovrebbe avere come obiettivi: □ l’onestà di ammettere che il problema esiste □ l’apertura necessaria all’incoraggiamento a parlare di sé e dei propri problemi □ la partecipazione diffusa di docenti, non docenti, studenti, genitori □ insegnare a tutti, a potenziali bersagli quanto a potenziali bulli, sia come essere assertivi (autodifesa emotiva e verbale), sia come saper gestire la propria aggressività ed interagire in maniera responsabile Bambini e ragazzi formano naturalmente gruppi dai quali qualcuno è escluso. Bisognerebbe insegnare che i compagni sono meritevoli di rispetto a di là del fatto che siano ‘dentro’ o ‘fuori’ dal gruppo. Anche di più. Sappiamo che la conformità detiene un posto di rilievo nella vita dei giovanissimi, e l’esclusione è sempre dolorosa, per cui bisognerebbe invogliare i bambini, ed i ragazzi ad essere pro-attivi verso chi è ‘fuori’. |
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