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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Che cosa è il mobbing?

Il termine mobbing (dall’inglese mob: gruppo di persone con comportamento disordinato ed aggressivo) si usa in quasi tutta l’Europa continentale per descrivere un tipo di bullismo (l’inglese bullying comprende entrambi i significati) che si sviluppa nell’ambito lavorativo, degradandolo profondamente e a lungo.

Lo psicologo del lavoro Heinz Leymann iniziò ad usare il termine mobbing nel 1984. Lo intese una forma di terrorismo psicologico sul luogo di lavoro, ovvero un comportamento persistente, offensivo, intimidatorio; che si veicola attraverso atti, parole, gesti, scritti, abuso di potere ed uso di sanzioni ingiuste. Il tutto finalizzato ad umiliare, minacciare ed insultare l’individuo bersaglio che diventa vulnerabile sino a perdere stima di sé e soffrire di stress.

L’inizio del mobbing può essere descritto come un conflitto. Da questo punto di vista il mobbing è un conflitto che cresce esponenzialmente, che viene perpetrato quotidianamente, per un periodo considerevolmente lungo, e che ha la caratteristica di punire l’individuo preso a bersaglio.

 

Gravi sono gli effetti che il mobbing può avere sul suo bersaglio.

 

Il mobbing incide:

       sulla possibilità di comunicare adeguatamente (il bersaglio è costretto al silenzio, nel contempo riceve attacchi verbali, minacce…)

       sulla possibilità di mantenere contatti sociali (difficoltà a parlare con i colleghi, isolamento…)

       sulla possibilità di mantenere la reputazione personale (il bersaglio è oggetto di pettegolezzo, viene messo in ridicolo – anche per aspetti fisici o per convinzioni politiche, o religiose…)

       sulla possibilità di prendere, o portare avanti, impegni lavorativi extracurriculari, specialmente se di rilievo…

         sulla salute personale (attacchi fisici – anche di natura sessuale-, stress…)

Vd H. Leymann, 1990

 

Dal punto di vista dell’aggressore o aggressori:

"Il mobbing è una compulsione - rituale comportamentale ripetitivo, finalizzato e intenzionale, effettuato in modo eccessivo e irragionevole - all’aggressione, che segnala l’inadeguatezza (sociale, personale, interpersonale e professionale) dell’individuo aggressore e che si esprime nella proiezione di quella sua inadeguatezza su altri, attraverso il controllo e la soggiogazione (tramite critiche, esclusione, isolamento, allontanamento…). Il mobbing è accompagnato dalla deresponsabilizzazione degli atti compiuti (con negazione, contro-accuse, pretesa di vittimismo) e perpetrato in un clima di paura, ignoranza, indifferenza, silenzio, bugie…"
 

Vd. T. Field, 1999.

 

Tipi di mobbing

q       Mobbing da pressione. Questo non è vero e proprio mobbing. Lo stress momentaneo può causare un temporaneo deterioramento del comportamento in chiunque. L’individuo diventa irascibile ed irritabile, ma, quando la pressione è passata, il suo comportamento torna normale. L’individuo riconosce l’inappropriatezza del suo comportamento, fa ammenda, chiede scusa, e, soprattutto, impara dai suoi errori.

q       Il mobbing interno. E’ quando, per esempio, il dirigente abusa del corpo docente e non docente impunemente, sapendo che la legge è debole e che non c’è alternativa di lavoro, o quando l’insegnante abusa dei suoi alunni, sapendo che, per loro, non c’è alternativa di sezione o di scuola. Spesso implica una forzata adesione a leggi, regolamenti e procedure, senza grande riguardo per la loro appropriatezza, applicabilità o necessità. Gli individui oggetto di mobbing vengono spiati e supercontrollati; il fautore del mobbing incoraggia – o spinge - altri nella scuola a fare schieramento con lui. Davanti ai casi di stress acuto o burnout la vittima viene accusata di essere debole ed inadeguata, mentre i motivi dello stress vengono minimizzati o negati. Per chiunque opponga resistenza, la vita nella scuola diventa un inferno.

q       Il mobbing secondario. E’ il motivo per cui il mobbing è velenoso non meno di qualsiasi altra sostanza tossica. Accade agli individui che fanno schiera con il fautore principale del mobbing – e continuano a praticarlo anche dopo che l’artefice si è allontanato -. Parte del gruppo trae soddisfazione dall’opportunità di comportarsi male, è gratificato sia dal sentirsi in una posizione di potere e di controllo, sia dalla protezione dell’artefice del mobbing. Altra parte del gruppo si sente costretta al gioco per paura di diventare il prossimo bersaglio. Quando qualcosa va storto è facile che proprio uno dei membri del gruppo faccia da capro espiatorio.

q       Il mobbing dell’utenza. Accade quando gli insegnanti sono oggetto di mobbing da parte dei genitori degli alunni. Spesso l’utenza reclama ciò che percepisce come un suo diritto (un servizio migliore), ma lo fa in modo derogatorio, offensivo, e, a volte, violento.

q       Il mobbing compulsivo. La fonte di questo fenomeno è, di solito, un individuo che non può fare a meno di esercitare mobbing. Finito con un bersaglio sente il bisogno di accanirsi contro un altro. Siamo dinanzi ad un individuo dal comportamento gravemente antisociale.

q       Il mobbing residuo. E’ il residuo che qualsiasi tipo di mobbing lascia a lungo dietro di sé.


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