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Come  conferire agli alunni la possibilità di ottenere più risultati in poco tempo

di Marco Buscarino

L’insegnante efficace è in grado di organizzare sé stesso e i propri alunni in modo che questi siano in grado di trarre giovamento dalla sua presenza.  Scopo di ciò è il raggiungimento dell’apprendimento, in termini di  qualità. La grande richiesta di un servizio (scuola) da parte degli utenti (genitori)  si basa essenzialmente sulla qualità dello stesso, è quest’ultimo infatti a determinarne la quantità  della domanda. Punto primo nella ricerca della qualità è l’ottenimento di risultati i quali non si raggiungono se non vi è efficacia. La buona organizzazione metodologica porta quindi alla positiva esplicazione  dell’azione educativa, che sarà di qualità se chi apprende è posto in grado di essere soddisfatto di ciò che sta facendo. Solo in tal modo sarà possibile dare alla gente il prodotto o il servizio che vuole e di cui ha bisogno. In sostanza l’efficacia dell’azione educativa è la sintesi fra la qualità dell’insegnamento  e la quantità della richiesta del servizio, e il modo di ottenere entrambi i risultati passa attraverso l’insegnante.

Lo spunto per la formulazione di questa semplice teoria ci viene dalle tesi di alcuni consulenti di direzione americani.

 Essa ha come fondamento la valorizzazione dell’insegnante il quale  in poco tempo dovrà essere   in grado di ottenere dai suoi alunni grandissimi risultati.

 Egli infatti non  deve decidere le modalità di apprendimento per conto dei suoi allievi  ma deve fornire  loro un metodo efficace per poterlo fare e che   di conseguenza li porti  ad essere soddisfatti del proprio operato.

La prima fase di tale metodo consiste nel porsi obiettivi chiari e concisi da  scrivere su un foglio di carta. Qualsiasi obiettivo  e la maniera standard di raggiungerlo possono essere espressi in meno di 250 parole e chiunque è in grado di leggerle in meno di un minuto. L’insegnante tiene una copia di questo foglio così tutto è chiaro e periodicamente può essere controllato  il grado di progresso raggiunto. Usare queste dichiarazioni di una pagina per tutti gli obiettivi da raggiungere porta però ad un accumulo di molti fogli e così , partendo dall’idea che l’80 per cento dei risultati davvero importanti per l’insegnante nasce dal raggiungimento di non più del 20 per cento degli scopi, egli scriverà solo questi ultimi, vale a dire gli obiettivi principali , in totale dai tre ai sei fogli al massimo. Poi se nasce l’esigenza di raggiungere un obiettivo speciale si compila un foglio a parte.

In tal modo l’insegnante  sa fin dall’inizio cosa  si aspetta dagli alunni  e ciò serve ad evitare brutte sorprese.Una volta saputo cosa si deve fare, l’insegnante provvederà a dire che cosa  egli si aspetta ai suoi allievi.

In sostanza apprendere  i vari concetti in totale autonomia.

Il modo per venire a capo ad un problema di apprendimento  è quello di determinare una differenza fra ciò che sta effettivamente accadendo nell’allievo  e ciò che si vorrebbe che accadesse, e pensare a cosa fare per rimediare all’inconveniente. La seconda regola fondamentale che compete all’insegnante  subito dopo aver  spiegato un nuovo argomento,  è quella di fornire agli alunni   chiari segnali sul come stanno agendo  per apprenderlo e in particolare seguire molto da vicino il loro operato, richiedendo loro dettagliati rapporti così da controllare i progressi raggiunti, con l’unico scopo di sorprendere gli allievi  a fare qualcosa di giusto. Aiutare gli alunni  a raggiungere il massimo potenziale all’inizio del loro nuovo compito, studio   o   esecuzione di un'esercitazione  scritta , significa sorprenderli individualmente  a fare qualcosa di giusto  e  poter propinar loro  lodi brevissime. Esse consistono nello dire all’allievo con precisione qual è la cosa che ha fatto bene, e nello spiegargli  come e perché ciò  abbia fatto piacere all’insegnante. Il tutto in meno di un minuto. La lode viene usata solo  nella fase iniziale, come già detto, in cui gli allievi della classe affrontano   un nuovo argomento di studio o in occasione di una prima verifica dello stesso, sia essa orale, scritta o di qualsiasi altra natura.  Col tempo la presenza dell’insegnante  si allenta perché a quel punto sia lui che gli alunni  hanno a disposizione gli elaborati prodotti e le  relative verifiche corredate di giudizi,  per sapere quanto il lavoro è degno di lode. Inoltre con il tempo  ogni alunno  comincerà a cogliersi sul fatto da solo, e quando farà la cosa giusta si loderà da sé. Nel frattempo ognuno continuerà a domandarsi quando l’insegnante  li loderà di nuovo e questo lì spingerà a fare bene anche quando il docente non li seguirà come prima. Oltre alle lodi da un minuto, l’insegnante impartirà, all’occorrenza, la sgridata breve. Essa consiste nel dire all’alunno per filo e per segno in cosa ha sbagliato, e quindi nel fargli sapere come l'insegnante la pensa in proposito. La sgridata deve avvenire subito dopo aver riscontrato l’errore, senza attaccare la persona ma solo il suo comportamento. Inoltre  all’allievo il docente   chiarirà quanto pensa bene di lui, ma non della sua prestazione. Infine l'insegnante sa che quando la sgridata è finita è finita.

Aspetto interessante di questo metodo consiste nel porre al centro la formazione e il miglioramento del profitto  personale di ogni alunno. Tale  convinzione viene espressa dal concetto  secondo il quale il miglior minuto che si spende è quello  investito negli allievi  e trova la sua efficacia nel ritenere che ogni alunno è un potenziale vincente, qualcuno è  travestito da perdente, basta solo non farsi ingannare dalle apparenze.

Infatti di solito un insegnante  si trova di fronte a tre tipi di allievi: vincenti, ma è difficile trovarli. Oppure può trovare una persona che ha il potenziale per diventarlo e  questi va addestrarlo sistematicamente. Ed infine, sperare  che il nuovo alunno “funzioni”. In tutti e tre i casi definire  obiettivi chiari e sintetici  è lo strumento fondamentale per portare gli alunni a  raggiungere un comportamento produttivo riassumibile nella strategia:  guarda le tue prestazione e vedi se il tuo comportamento è adeguato agli obiettivi, senza dimenticare che noi non siamo soltanto il nostro comportamento ma la persona che gestisce il nostro comportamento. Se ogni insegnante si rende conto di guidare delle persone ad apprendere e non di gestire il loro  comportamento, sarà in grado di agire bene. E l’efficacia di tutto ciò è spiegabile attraverso la  pratica  di obiettivi che originino i comportamenti, le conseguenze dei quali  potranno mantenere sempre  in atto i comportamenti utili all’apprendimento. Ascoltare settimanalmente i propri alunni, per almeno due ore mentre riassumono e analizzano quanto hanno fatto nel corso della settimana, i problemi che hanno avuto e quello che non sono riusciti a fare. Quindi definire insieme a loro piani e strategie per  la settimana seguente.

Infine l’insegnante dovrà saper definire obiettivi brevi, prodigare lodi o impartire sgridate da un minuto. Fare domande concise e importanti. Dire la semplice verità, ridere dei propri errori, lavorare e divertirsi. E cosa ancor più importante, incoraggiare la gente che lavorava con lui a fare lo stesso.


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