|
|
E’ stato già osservato: con la circolare ministeriale n.2 dell’8.1.2010 siamo di fronte, per certi aspetti, ad un testo equilibrato e certamente apprezzabile per ragionevolezza, problematicità ed intenti. Ma bisogna anche dire subito che siamo di fronte ad un documento che non tocca i tasti veri dei problemi sul tappeto e delle reali esigenze. E’, difatti, certamente opportuno insistere sulla necessità di evitare aree, scuole e classi sovraffollate di alunni stranieri, invitando a diffondere buone esperienze, governo dei flussi delle iscrizioni, accordi interistituzionali ed altri accorgimenti didattici ed organizzativi già ampiamente noti e praticati dal mondo delle scuole. Ma il dato vero, che emerge con netta evidenza, è che non ci sono le risposte che da tempo si attendono per introdurre reali miglioramenti sia per l’integrazione degli alunni stranieri che in generale per un ammodernamento pedagogico-didattico del sistema scolastico italiano, chiamato urgentemente a misurarsi con le nuove frontiere educative della mondialità, di cui, come è stato già ben detto, la questione immigrazione è solo un spia.
Di quali risposte ha bisogno la scuola per attrezzarsi conseguentemente? A nostro avviso, innanzitutto di una revisione dei curricoli – questione di amplissima riflessione che ancora resta ai margini - sgrossando ed aggiornando nello stesso tempo; di un corpo docente preparato, incoraggiato e motivato, dedito alla formazione continua (senza se e senza ma), alla ricerca, alla sperimentazione ed all’innovazione; di ingenti investimenti nel miglioramento- adeguamento del patrimonio di edilizia scolastica diffusamente carente, troppo spesso trascurato ed inadeguato; di una pratica educativa che dia senso e valore ai saperi attraverso la promozione di una reale capacità di cittadinanza attiva (cittadinanza e Costituzione )1 fondata sulla pratica dei diritti-doveri, che coniughi gli apprendimenti e le conoscenze con esperienze di vita democratica, responsabile e responsabilizzante verso di sè e gli altri, verso la scuola, verso la città, verso l’ambiente e i modelli di vita e di consumo, verso l’insieme pianeta e ciò che in esso sta accadendo.
Ritornando allo specifico della circolare, bisogna ricordare che scuole, singole ed in rete, organismi interistituzionali, addetti ai lavori hanno abbondantemente segnalato ciò che veramente occorre per una buona accoglienza-integrazione, per rapidi ed efficaci processi di apprendimento dell’italiano L2 e per studiare, per orientare ed accompagnare in continuità il percorso di studio dell’alunno straniero, per adattare percorsi e criteri di valutazione, per il successo scolastico di tutti; insomma sono stati già segnalati mezzi, modi, condizioni e tempi per tutto ciò, ma le nuove risposte, quelle che veramente farebbero fare un passo in avanti alla situazione, finora non ci sono state, nemmeno, dispiace dirlo, con l’ultima circolare. Per l’aggiornamento, da generalizzare per tutti i docenti, per le risorse di organico, per quelle finanziarie che dovrebbero essere certe, tempestive ed adeguate, per quelle organizzative, non solo non c’è niente di nuovo, ma c’è di meno, perchè meno sono le risorse di organico, meno quelle per l’aggiornamento, meno quelle finanziarie, essendo quasi scomparse le compresenze ed aumentato il numero di alunni per classe, ridotte le ore aggiuntive, resi rari ed incerti gli apporti di altre indispensabili figure professionali (mediatori e facilitatori), etc.. E’ da rilevare, in questo contesto, che le risorse della legge 440/97 (sempre più erose per questa o quella emergenza) e quelle per le aree a forte processo immigratorio, mentre vengono citate nella circolare Dutto per il prossimo anno scolastico, sono taciute completamente in quella2 per la stesura del Programma annuale 2010. Se a ciò aggiungiamo che anche la collaborazione ed il supporto organizzativo e finanziario proveniente dagli enti locali vanno anch’essi sempre più affievolendosi, sia per il patto di stabilità che per le minori entrate, appare evidente ciò che prima si diceva, e cioè che nei fatti il problema che si voleva affrontare non solo non trova condizioni di miglioramento, ma peggiora!
Infine, altra questione che nella circolare viene ampiamente trattata è quella dei patti, delle intese e degli accordi tra la varie istituzioni, frequentemente richiamati per la gestione delle iscrizioni, il controllo dei flussi migratori sul territorio, da finalizzare ad un’equilibrata distribuzione degli alunni stranieri nella scuole di determinate aree. L’indicazione è giusta, ma anch’essa per la verità non è cosa del tutto nuova essendo abbastanza praticata, almeno in certe aree del Paese con risultati altalenanti, e per quegli aspetti più facilmente gestibili: accordi fra scuole, formazione comune, corsi extrascolastici, scambi di esperienze didattiche e di materiali prodotti, iniziative interculturali, etc.. Ma, se a tali patti si vogliono affidare, come pure sarebbe necessario, compiti di governo del territorio e di indirizzo dei flussi di iscrizione, in alcune zone, quasi sempre periferiche, di alcune aree metropolitane, dove si addensano problematiche abitative, sociali, di vecchie e nuove povertà, allora i problemi della scuola, essendo intimamente intrecciati a quelli appena citati, si fanno davvero grossi e di portata gigantesca. Si può pensare che tutto ciò lo possa governare un semplice accordo interistituzionale promosso, poi, per amplissimi territori dalle direzioni degli uffici scolastici regionali?3 Eppure è in queste aree che si verificano le punte estreme del fenomeno che certo deve essere affrontato, ma non in questo modo, essendo necessari ben altri interventi, capacità di governo, risorse, e soprattutto cambiamenti di grande portata nelle politiche sociali e urbanistiche, fino a toccare il cuore della moderna questione sociale. Se si voleva affrontare la sfida di questi problemi, come si deve affrontare, che per fortuna è ancora limitata a poche aree, la questione non poteva essere posta attraverso una circolare, e del solo ministero dell’istruzione, ma andava posta con ben altra forza, con uno strumento normativo più stringente e soprattutto con il coinvolgimento, l’impegno diretto e la corresponsabilità di altri importanti e forti soggetti cointeressati: il Ministero degli interni (per il coinvolgimento delle prefetture), il Ministero per i rapporti con le Regioni, le Regioni, l’associazione dei Comuni e delle Province, etc..
Pensare che la sola scuola - troppo spesso vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro che, quando si va ai fatti, hanno sempre ben altre priorità – possa essere il motore di tali trasformazioni o è un’ingenuità imperdonabile o è solo una bella idea che si butta lì.. e lì si lascia. Per il momento questi grandi nodi sono ancora circoscritti, ma già oggi non sono da trascurare, perché richiamano da vicino i grandi temi del nostro tempo: l’integrazione, la coesione sociale in una società multiculturale, una concezione dinamica dell’identità, la serena convivenza, cioè il futuro che è già presente. Le classi dirigenti-non solo il Miur ed il mondo delle scuole- per i nodi che stanno venendo al pettine in ambito di politica scolastica e territoriale- per la centralità che essi hanno per l’intero nostro paese- debbono davvero meditare e fare meglio e di più.
……………………
1) Il riferimento è alle indicazioni per l’insegnamento della Cittadinanza e Costituzione di cui all’art. 1 della legge 169/08 ed al Documento di indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione del 4.3.09. Il dibattito riguarda il modo di intendere e realizzare tale insegnamento, in che misura esso è disciplinare e/o transdisciplinare, come si articola nei vari ordini scolastici, come si deve affrontare lo studio della Costituzione, come si valuta. L’ intenso dibattito è ancora in corso e recentemente ha interessato anche la grande stampa con un intervento molto critico di E. Galli della Loggia sul “Corriere della Sera”. Su altri giornali (cartacei e telematici) ci sono state le risposte di L. Corradini, G. Colombo, M.Tiriticco, etc.
2) Si tratta della C.M. prot. n.0009537 del 14.01.2010, contenente indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l’anno 2010. In essa le due fonti di finanziamento (legge 440/97 e interventi per le aree a forte processo migratorio) non trovano citazione, essendo in essa fatto divieto di fare riferimento per la stesura del P.A. 2010 a qualsiasi altro finanziamento non espressamente citato.
3) Più volte nella circolare Dutto viene richiamato il ruolo dei Direttori degli Uffici scolastici regionali in riferimento alle deroghe al tetto del 30%. Ciò appare decisamente poco praticabile oltre che inutilmente centralistico. Tali compiti dovrebbero essere affidati alla responsabilità dei Dirigenti scolastici o, se proprio si vuole, ai Dirigenti degli USP più vicini alle realtà scolastiche e territoriali. Una riflessione andrebbe fatta anche sugli USP, che da tempo vivono di vita incerta, eppure chi scrive ritiene che essi, come organismi intermedi tra uffici regionali e singole scuole, siano ancora necessari soprattutto per funzioni di supporto e di raccordo-coordinamento e rispetto a diversi compiti amministrativi e burocratici ( gestione dei flussi di alunni stranieri ed equilibrate iscrizioni, mobilità, alcuni tipi di formazione, pensionamenti, indagini e studi, pratiche particolari) riversati in maniera poco proficua sulle singole scuole, costrette a ripetere competenze che potrebbero essere organizzate in modo più razionale, efficace ed efficiente a livello provinciale. E ciò non toglierebbe niente all’Autonomia delle scuole che è, e deve essere, vera autonomia autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e di sviluppo professionale.
|
La pagina
- Educazione&Scuola©