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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Aria di valutazione Invalsi, obbligatoria per giunta!

 

Addio sogno di una scuola della valutazione meditata, creata, limata insieme con le colleghe e con le bambine e i bambini.

Addio sogno di una scuola di base per la nascita del pensiero e del sapere che si distendono in un tempo e in uno spazio culturale costruito insieme con tutte/i; addio didattica libera di snodarsi in sincronia con i meandri della mente di bambine e bambini e con le loro azioni, le quali, a occhi inesperti, sembrano “sconclusionate” e “improduttive”, in quanto non possono stare “dentro” ad alcuna prova di verifica.

Dopo il portfolio, falsa e contorta proposta alla “persona”, arriva la risposta multipla, arrivano le prove impacchettate, “segrete”, che per ben tre giorni avranno diritto di albergare nelle nostre povere classi ad aprile, di prendere il posto dei lavori scaturiti dalla quotidianità.

Caro Invalsi, non ti vorrei neppure per un attimo, altro che per tre giorni! Non ti vorrei fra i banchi incantati delle mie e dei miei alunni, non ti vorrei neppure se sorridente, neppure se facile, neppure se indolore…non ti vorrei perché stai provando a spaventare la scuola dei piccoli, a modificarla, a condizionarla, ci stai provando e alla lunga ci riuscirai, non con noi ultime maestre di un tempo che fu di gloria e di tormento, ma libero; ci riuscirai con le maestre del futuro, le quali cominceranno a chiedersi se non sia la tua scuola quella giusta, quella di italiano, matematica e scienze, quella della risposta multipla per poterla “leggere” con il lettore ottico.

Arrivano le prove strutturate a condizionarci, a portarci via voglia e tempo di curare mali che ben conosciamo!

Addio quindi alla risposta di una didattica creativa alle nostre domande di sempre, alle nostre ansie che spesso esplicitiamo così:

“Non mi ascoltano! Hanno un’attenzione che a andare bene dura per cinque minuti! Si ha un bel dire, ma come si fa a farli parlare tutti, ad ascoltarli tutti e a rilevare la comprensione dei testi letti o la narrazione orale, la comunicazione orale!”

Queste sono le frasi e i vissuti che appartengono a ognuna di noi che nella quotidianità deve fare i conti con classi numerose, con inserimenti di bambini stranieri, oppure con qualche disagio…Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

E’ soprattutto l’oralità che vediamo penalizzata, perché il tempo sembra non bastare mai, non si arriva mai in fondo all’ascolto di tutti, sia per ciò che riguarda la lettura animata, espressiva dei bambini, i quali, tutti, vogliono provare, farsi udire, suscitare nei compagni ilarità, ammirazione per l’abilità acquisita, sia nella lettura, sia nel racconto di storie alla classe, o anche, semplicemente, nell’esposizione delle scoperte fatte in coppia o nel piccolo gruppo di apprendimenti grammaticali e altro ancora. Questo é un problema certamente, non solo per l’insegnante, ma anche per le/gli stesse/i bambine/i, i quali desiderano tutti, se sufficientemente motivati, far sapere, esporre, descrivere, narrare, ecc…

Lasciamo perdere l’Invalsi con le sue povere prove senza anima e ripensiamo al nostro modo di far scuola…

Un “trucco” c’è…

Intanto si deve credere fortemente nell’importanza della didattica della lingua orale come collante per tutte le materie, come stimolo all’arricchimento lessicale e alla interiorizzazione delle parole che permettono di fissare i concetti nella mente.

Poi, come per tutte le attività, se non si vuole “perdere” nessuno, bisognerebbe organizzarsi con grande rigore:

a)     riservare una mattina, un pomeriggio o più, regolarmente, all’orale ( se mai, mettersi d’accordo con le colleghe), avendo davanti a sé un tempo lungo, che consenta di non avere mai fretta, di non farsi prendere dall’ansia…”non temere di perdere tempo” per altre attività di cui si vedono subito i “prodotti”

b)    informare in modo diffuso e argomentato i genitori dell’importanza dello spazio dato all’espressione orale e delle ricadute sul benessere emotivo dei bambini oltre che sulla “crescita” cognitiva.

Anche il momento della valutazione e dell’autovalutazione dovrebbe diventare consuetudine giornaliera al termine di ogni attività. Ciò presuppone il tempo dell’ascolto di gruppi, coppie, singoli che hanno prodotto un qualsivoglia risultato…valutazione e autovalutazione dovrebbero essere uno strumento nelle mani stesse dei bambini, i quali dovrebbero essere semplicemente indirizzati a notare tutto il positivo che emerge, prima ancora del negativo, sia dal proprio lavoro, sia da quello altrui. Anche nella lingua orale, non soltanto nelle esercitazioni scritte, la valutazione può diventare una preziosa alleata per motivare l’ascolto di ciò che l’altro racconta, enuncia, espone…

Organizzare la classe in modo che chi parla sappia che ha la responsabilità di farsi capire affinché gli altri possano apprendere, criticare, consigliare, valutare, è stimolo alla crescita del linguaggio e alla  strutturazione consapevole del messaggio che si vuole comunicare.

Dare a chi ascolta la responsabilità dell’ascolto affinché possa commentare, suggerire miglioramenti per l’espressione, valutare in modo circostanziato il messaggio ricevuto da chi ha parlato, è fonte di innalzamento dell’attenzione di tutto ciò che viene detto da parte di uno e di tutti, in una continua rete di relazioni linguistiche tese alla comunicazione efficace.

Dare poi la responsabilità a qualche bambina/o di valutare la bontà della valutazione altrui, delle argomentazioni valutative dei valutatori è stimolo all’apprendimento, alla rievocazione di quanto scoperto, è fonte di soddisfazione per bambine e bambini che entrano nel ruolo di maestre e maestri di se stessi, è stimolo all’innalzamento dell’autostima per chi riesce a rilevare in modo circostanziato gli apprendimenti (degli altri) che divengono propri in breve.

Ma ci vuole tempo, ci vuole rispetto per la scuola autonoma, ci vuole ascolto per le buone pratiche degli insegnanti e delle/dei loro alunne/i!

Non ci vuole certo l’Invalsi con le sue fredde prove!

Claudia Fanti

19 novembre 2004


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