IPOTESI DI ATTUAZIONE SPERIMENTALE
DELL'AUTONOMIA DIDATTICA E ORGANIZZATIVA
ex DPR n. 765/97
IN UN ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE IGEA
di Claudio Cremaschi
preside Istituto Scolastico Statale "Romero" - Albino (Bg)
e Ferdinanda Cremascoli
preside Istituto Scolastico Statale "Fantoni" - Clusone (Bg)
Nei nostri istituti dallo scorso autunno si discutono le diverse possibilità di organizzazione autonoma che il DPR 765 ha sollecitato alle scuole in modo che ciascuna passa affrontare quelli che ritiene i suoi problemi più significativi con gli stumenti più appropriati.
Il decreto del novembre 1997 mentre chiarisce che la scuola italiana aspetta l'adozione dei regolmaneti previsti dall'articolo 21 della legge Bassanini, spinge ogni istituto a trovare le soluzioni più idonee a risolvere i problemi relativi a vari aspetti della vista scolastica. Il decredo li elenca:
"Le sperimentazioni di cui al comma 1 attengono ai seguenti aspetti:
a. adattamento del calendario scolastico;
b. flessibilità dell'orario e diversa articolazione della durata della lezione nel rispetto del monte ore annuale complessivo previsto per ciascun curriculum e per ciascuna delle discipline ed attività comprese nei piani di studio, fermi restando la distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto dei complessivi obblighi annuali di servizio dei docenti previsti dai contratti collettivi;
c. articolazione flessibile del gruppo classe, delle classi o sezioni, anche nel rispetto del principio dell'integrazione scolastica degli alunni con handicap;
d. organizzazione di iniziative di recupero e sostegno;
e. attivazione di insegnamenti integrativi facoltativi;
f. realizzazione di attività organizzate in collaborazione con altre scuole e con soggetti esterni per l'integrazione della scuola con il territorio;
g. iniziative di orientamento scolastico e professionale. "
L'attenzione dei nostri istituti si è concentrata principalmente sulla "flessibilità dell'orario e (sulla) diversa articolazione della durata della lezione nel rispetto del monte ore annuale complessivo previsto per ciascun curriculum e per ciascuna delle discipline ed attività comprese nei piani di studio, fermi restando la distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto dei complessivi obblighi annuali di servizio dei docenti previsti dai contratti collettivi.
E' l'aspetto che ci pare più significativo: nei nostri istituti, come in moltissimi altri d'Italia, tutto ciò che è elencato alle lettere successive - le iniziative di recupero, l'attivazione di insegnamenti facoltativi, le attività di raccordo con il tessuto sociale circostante, le iniziative di orientamento - è organizzato da anni, attuato con i diversi strumenti che via via ci sono stati offerti: i Progetti Giovani, i Progetti di Educazione alla Salute, i finanziamenti per i corsi di recupero, etc.
Non abbiamo trascurato comunque qualche riflessione sui problemi di riorganizzazione del calendario scolastico, non tanto per progettare la "settimana corta" a scuola, ma piuttosto per inserire nel tempo scuola qualche interruzione delle normali attività per alcuni giorni a fine quadrimestre con lo scopo non di aumentare i giorni di vacanza per gli studenti o per i docenti, ma di dare collocazione in queste interruzioni ai viaggi di studio delle classi o alle esperienze di scambio con le classi straniere dei progetti Comenius, in cui siamo coinvolti; alle manifestazioni sportive; alle giornate autogestite dai ragazzi; alle attività di orientamento e di aggiornamento. Abbiamo ipotizzato di garantire i 200 giorni effettivi di lezione, senza altre interruzioni, in modo da ottenere una distribuzione migliore dellattività senza perdita di tempo scuola: i giorni di interruzione infatti possono consentire un recupero, qualora vi siano ingiustificate interruzioni della normale attività didattica.
Un discorso a parte merita il problema definito alla lettera c) del decreto: "articolazione flessibile del gruppo classe, delle classi o sezioni, anche nel rispetto del principio dell'integrazione scolastica degli alunni con handicap" Molto interessante abbiamo giudicato questa ipotesi: pensiamo infatti che l' ormai consolidata suddivisione degli alunni per classi equieterogenee non risponda necessariamente a criteri metodologici e pedagogici validi in ogni caso. Anzi costringe spesso a una didattica basata sul livello medio degli alunni, sacrificando i migliori e non consentendo chi ha più difficoltà di seguire un percorso adatto ai suoi livelli di partenza. E' pensabile invece che almeno in alcune materie (lingue, matematica,...) possa risultare più produttivo raggruppare gli studenti per livelli, come accade in molti altri paesi, proponendo percorsi diversi, che non escludono accelerazioni e retrocessioni. Un'altra possibilità è la suddivisione e ricomposizione di classi per gruppi di interesse, su proposte modulari, anche per periodi inferiori all'anno. In una prima fase si potrebbe sperimentare solo in pochi casi: due classi ricomposte per livelli in una materia (matematica o lingue straniere) e due classi che si ricompongono per attività elettive (storia, o letteratura italiana, o diritto), alcuni gruppi che si formano per la pratica sportiva, ad esempio per un solo quadrimestre. Ci è parso chiaro però che con i vincoli attuali questa sia la parte del decreto più difficilmente sperimentabile.
La volontà di sperimentare fin dal prossimo anno 1998/99 lautonomia didattica e organizzativa ci ha condotto quindi a focalizzare le nostra attenzione sulla riorganizzazione del curricolo e dell'orario scolastico.
E' vero che il decreto di novembre non ci permette di modificare i curricoli ed il quadro orario dei nostri corsi (su questo il Ministero si riserva di dare indicazioni entro il prossimo anno con il Regolamento attuativo dell'autonomia). E' altrettanto vero però che possiamo in quest'ambito trovare una soluzione ai problemi più fortemente evidenziati in questi anni. Si possono perciò pensare degli interventi che nel complesso non intaccano il tempo scuola nel corso dellanno, ma riducono il tempo curricolare, in linea con le nuove tendenze che invertono lespansione dellorario di lezione prodottasi con le sperimentazioni dellultimo ventennio. La diminuzione del tempo curricolare (sia per i docenti che per gli studenti) potrebbe essere compensata da uno spazio dedicato ad attività gestite in modo flessibile dai consigli di classe, dai docenti, dagli allievi.
Un altro intervento possibile è quello di rendere lo studio di alcune discipline quadrimestrale, cioè di concentrare tutto il loro orario in uno dei due quadrimestri. Questo consentirebbe di trovare soluzione ad alcuni problemi più volte analizzati nei consigli di classe: il numero eccessivamente elevato di materie da studiare contemporaneamente, che rendono difficile lorganizzazione dello studio, dispersiva lattività delle lezioni (anche sei materie diverse in una mattina); il basso numero di ore settimanali per alcune materie, che rendono improduttivo ed episodico il lavoro, ed impediscono unattività di recupero in itinere; etc.
Gli obiettivi del progetto
Il progetto qui proposto si concentra su alcune modifiche dei contenitori temporali, che si ritiene possano facilitare una risoluzione dei problemi sopra evidenziati, e ridurre gli ostacoli alla diffusione di modalità didattiche attive. Gli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso la nuova organizzazione scolastica proposta sono:
per gli studenti la riduzione delle cause dell'insuccesso scolastico con azione su più livelli: |
per i docenti la possibilità di una didattica migliore: |
a) riorganizzazione dei tempi dello studio e alla pianificazione delle scadenze, si studiano infatti meno materie contemporaneamente, b) superamento della frammentarietà del recupero, cui si dà uno spazio stabile, c) riduzione dei comportamenti opportunistici legati alla normativa attuale (promozione senza verifica del superamento del debito formativo, studio concentrato nella seconda parte dell'anno), d) rimotivazione allo studio con modifiche alle modalità didattiche (spazi di autonomia, attività elettive, aree di progetto, ..) e) maggior facilità di costruire percorsi individualizzati di riorientamento f) potenziamento degli spazi per attività scelte e/o gestite dagli studenti. |
a) meno classi contemporaneamente, nuove metodologie e tecnologie, possibilità di copresenza b) leggera riduzione dell'attività ordinaria in classe (in compenso meno frammentata da interruzioni, attività integrative recuperi, ecc) e finalizzazione di una parte del tempo per lavoro su piccoli gruppi, con possibilità di compresenze, per attività integrative aumento degli spazi flessibili c) possibilità di disporre di tempi di lavoro in classe meno dispersivi e più idonei ad attività di gruppo, di laboratorio, ecc d) riconoscimento più trasparente di tutto il lavoro sommerso che oggi viene svolto, riconducendolo in un pacchetto annuo di ore
|
La quadrimestralizzazione di alcune materie
Perché quadrimestralizzare alcune materie? Alcuni punti critici unanimemente rilevati in questi anni dell'attuale organizzazione della didattica sono:
la tendenza degli studenti a studiare solo a fine anno, in occasione della valutazione conclusiva;
il numero eccessivamente elevato di materie da studiare contemporanemanete, che rendono difficile l'organizzazione dello studio, dispersiva l'attività delle lezioni (anche 6 materie diverse in una mattina)
il basso numero di ore settimanali per alcune materie, che rendono improduttivo ed episodico il lavoro, ed impediscono un'attività di recupero in itinere
la pratica impossibilità di recuperare nel periodo estivo le materie risultate insufficienti al termine dell'anno
Si propone perciò di riorganizzare alcune materie (in particolare quelle con un numero ridotto di ore settimanali) su base quadrimestrale, in modo da ottenere corsi più intensivi. Le materie vengono alternate tra prima e seconda classe nel biennio sui due quadrimestri, o sulle tre classi del triennio in modo da non modificare, se non leggermente, almeno nella prima fase di sperimentazione, il carico complessivo per gli allievi e per i docenti.
Per il corso ragionieri IGEA le materie coinvolte sono: nel Biennio, Diritto, Economia aziendale; Scienze della natura; Trattamento testi, Prima e Seconda lingua; nel Triennio, I e II lingua, Diritto, Economia politica o (in quinta) Scienza delle finanze.
Al termine del primo quadrimestre la valutazione dell'allievo stabilisce il superamento del primo modulo. In caso di insufficienza deve essere sostenuto un esame di recupero del debito formativo alla fine del secondo quadrimestre, prima degli scrutini finali, con eventuale partecipazione obbligatoria a un corso di recupero. In questo modo si pensa di ridurre gli insuccessi, di migliorare la programmazione dello studio nel corso dell'anno, di avere un numero più limitato di materie contemporaneo e quindi avere più tempo settimanale per alcune materie. Inoltre il debito formativo acquisirebbe un peso maggiore, in quanto la prova di recupero non avverrebbe più, come finora, a promozione avvenuta, ma prima dello scrutinio finale. E gli eventuali corsi di recupero sarebbero diluiti in un intero quadrimestre.
Le materie che vengono quadrimestralizzate, devono pensare a un'opportuna riorganizzazione della didattica in modo modulare sfruttando le opportunità offerte dal percorso intensivo, e contemporaneamente riducendo gli eventuali inconvenienti dei periodi di interuzione tra un modulo e l'altro. In generale va pensata una didattica per moduli, compiuti e autosufficienti, della durata massima di un quadrimestre. Ad esempio:
Trattamento testi : deve in prima mettere in grado di usare bene elaboratore testi. In Seconda è propedeutico al triennio con gestione archivi, ipertesti, ecc
Diritto: in prima si occupa soprattutto di educazione civica: il regolamento di istituto, la rappresentanza, le istituzioni, le norme del diritto, gli organi istituzionali; il secondo quadrimestre di Seconda è propedeutico al Triennio e orientativo
Ecco il piano di studi con le materie quadrimestralizzate del primo anno del corso di Ragioneria IGEA.
Orario settimanale attuale | I QUADRIM |
II QUADIM |
|||||
LETTERE |
7 |
materie che si |
LETTERE |
7 |
LETTERE |
7 |
|
MATEMATICA |
5 |
studiano tutto |
MATEMATICA |
5 |
MATEMATICA |
5 |
|
I LINGUA |
3 |
l'anno |
SCIENZEMAT |
5 |
SCIENZEMAT |
3 |
|
II LINGUA |
4 |
EF |
2 |
EF |
2 |
||
SCIENZENAT |
3 |
RELIGIONE |
1 |
RELIGIONE |
1 |
||
SCIENZEMAT |
4 |
||||||
ECONOMIAAZ |
2 |
materie che si |
DIRITTO |
4 |
ECONOMIAZ |
4 |
|
DIRITTO |
2 |
studiano solo |
TRTESTI |
6 |
SCIENZENAT |
6 |
|
TRTESTI |
3 |
per un quadrim. |
I LINGUA |
6 |
II LINGUA |
8 |
|
RELIGIONE |
1 |
||||||
EF |
2 |
||||||
totale ore/sett. |
36 |
totale ore/sett. |
36 |
totale ore/sett. |
36 |
L'orario settimanale
La tendenza istituzionale è di mantenere le ore curricolari intorno alle 30-33 massimo 34 ore per aprire spazi per altre attività. Oggi tuttavia non possiamo ancora modificare l'ordinamento. Possiamo farlo provvisoriamente modificando il tempo di ogni unità oraria. In questo modo non si intende togliere tempo scuola ai ragazzi, né diminuire l'orario di lavoro dei docenti: a parità di tempo scuola e di tempo di lavoro, se ne destina una parte ad attività (che già oggi vengono in gran parte svolte sovrapponendosi all'attività ordinaria e interferendo con essa) di recupero, ecc
Si mantiene l'organizzazione dell'orario su scansione settimanale, per un tempo complessivo pari a quello attualmente in vigore (attualmente di circa 33 ore per le classi del biennio) Tuttavia si riduce a 30 ore il tempo curricolare e si recuperano circa 3 ore settimanali per attività di approfondimento (conferenze, seminari) di mantenimento delle discipline quadrimestralizzate, di orientamento, ecc. Le ore di 50 minuti per essere efficaci, devono presentari sempre, salvo qualche eccezione, accoppiate, in modo da ridurre perdite di tempo, consentire attività di gruppo e di laboratorio, ridurre il numero di materie che ogni giorno gli studenti devono preparare
La mattina:
un massimo di 36 unità orarie settimanali da svolgersi al mattino. La quadrimestralizzazione delle materie con meno ore consente di accorpare in genere le unità orarie a due a due , e di avere quindi lezioni di 1 ora e 40', e non più di 3 o 4 o più materie diverse per ogni giornata;
nell'orario curricolare ridotto (ore a 50 minuti) sono introdotte due unità orario dedicate alle attività integrative obbligatorie: corsi di recupero e di approfondimento, attività di orientamento, conferenze, seminari, test per il superamento del debito formativo.
Il pomeriggio:
corsi di approfondimento offerti dalla scuola e scelti elettivamente e non obbligatoriamente dagli studenti: corsi di lingue, di informatica, ecc.;
attività di esercitazione di laboratorio: i laboratori della scuola aperti ogni pomeriggio per gli studenti che vogliano frequentarli per studiare e per fare i compiti;
studio assistito: la scuola offre la possibilità di rimanere a scuola per studiare assistiti da un insegnante;
attività autogestite dagli studenti: giornale di Istituto, attività di recitazione, di musica ed ogni altra iniziativa promossa dal Comitato Studentesco.
Ecco la scansione settimanale dell'orario per un corso IGEA che prevede un spazio per le attività integrative.
Inizio |
Interv |
Interv |
Paus |
Fine |
||||||||
7.55 |
8.05 |
8.55 |
9.50 |
10.40 |
11.30 |
11.45 |
12.35 |
13.25 |
14.10 |
15.00 |
15.50 |
|
LUN |
I ora |
II ora |
5m |
III ora |
IV ora |
15m |
V ora |
VI ora |
45m |
Attività elettive ed autogestite |
||
MAR |
OBBLIGATORIO * orientamento * seminari, conf. * approfondim. * recupero * preparaz. esami |
V |
VI |
|||||||||
MER |
Attività elettive ed autogestite |
|||||||||||
GIO |
OBBLIGATORIO Recupero |
|||||||||||
VEN |
Attività elettive ed autogestite |
|||||||||||
SAB |
Il lavoro dei docenti
Questa possibile riorganizzazione non può né deve modificare le condizioni di lavoro dei docenti stabilite per contratto nazionale. Non viene modificato perciò il quadro orario annuo, né in questa fase sembra opportuno modificare sostanzialmente il quadro settimanale. I punti principali che incidono sul lavoro docente (con conseguenze positive) sono:
riduzione del tempo dedicato alla attività didattica curricolare, e creazione di un pacchetto orario che comprenda attività differenziate, in gran parte già svolte, ma spesso in modo volontaristico, o con difficoltà organizzative o concentrati in particolari periodi (recupero-approfondimento)
maggiore flessibilità nella gestione di una parte dell'orario, gestito dai c.d.c. o dai singoli docenti su progetti. La maggior flessibilità può avere conseguenze vantaggiose anche sotto l'aspetto personale (più facilità per permessi, o per aggiornamenti, ecc)
possibilità di far emergere il lavoro sommerso ridefinendo un orario annuo che comprenda tute le attività e per tutti.
In pratica:
l'orario nel complesso resta come prima, solo cambia due volte in un anno;
gli insegnanti delle materie quadrimestralizzate hanno meno classi ogni quadrimestre;
le cattedre hanno la struttura già decisa, salvo qualche dettaglio sempre concordabile;
l'orario di lavoro annuo resta immutato; può capitare però che su una cattedra di 17 ore si facciano 16 ore nel primo quadrimestre e 18 nel secondo, oppure che uno dei due quadrimestri sia un po' più carico dell'altro, senza però eccedere le 18 ore settimanali. La distribuzione dell'orario è fatta in modo da mantenere un sostanziale equilibrio tra prima e seconda parte dell'anno.
l'orario settimanale: 18 ore di 50 minuti fanno 15 ore effettive: diminuisce perciò il tempo di lezione in classe: rimane un pacchetto di circa 100 ore annue destinabili: ad attività che richiedono copresenza in classe (metodo di studio, orientamento, comenius, laboratori, ecc); ad ore destinate alle visite di istruzione; ad ore a disposizione per supplenz.
Una parte del tempo può essere gestita dal consiglio di classe una parte dalla scuola, una parte su specifici progetti. Per i docenti si "libera" un pacchetto di un centinaio di ore annue gestibili con flessibilità sui diversi moduli di attività, estraendo dalla normale attività il recupero in itinere, facendo emergere e riconoscendo il lavoro sommerso (viaggi di studio, ecc).
N.B.Il Ministero della Pubblica Istruzione ha emanato il 19 maggio Direttiva n. 238 per lutilizzazione, per lanno 1998, delle disponibilità finanziarie del "Fondo per larricchimento e lampliamento dellofferta formativa e per gli interventi perequativi". Nella direttiva sono individuate come scuole da finanziare quelle in cui sono stati elaborati interventi di realizzazione dellautonomia delle istituzioni scolastiche e di innalzamento del tasso di successo scolastico. Il progetto elaborato nella nostra scuola risponde a questi criteri e la scuola presenterà richiesta di finanziamento tra l'altro per:
attività di aggiornamento degli insegnanti e di formazione delle altre componenti scolastihe alla cultura dell'autonomia
istituzione di corsi aggiuntivi con cui ampliare l'offerta formativa della scuola
distacco di personale per il coordinamento del progetto di quadrimestralizzazione
Verifica dei risultati
La verifica dei risultati legati alla sperimentazione presuppone un periodo sufficiente perché l'analisi dei risultati sia significativo e si superino gli assestamenti legati al cambiamento (almeno tre anni) ed un monitoraggio costante per apportare modifiche in itinere dove si verifichino disfunzioni non previste e man mano che il definirsi dei regolamenti di autonomia dia nuovi spazi di gestione alle scuole.
La valutazione dell'efficacia della sperimentazione si baserà su:
1. risultati scolastici, abbandoni, selezione
2. definizione di test di livello per controllare i risultati effettivi
3. grado di soddisfazione di alunni, docenti e famiglie (questionario)
4. verifica quantitativa del tempo scolastico effettivo nel corso dell'anno per ogni materia e del raggiungimento degli obiettivi curricolari
5. Analisi delle attività di recupero e delle attività elettive realmente effettuate
Le risposte negative dei Collegi docenti
La proposta che abbiamo illustrato sopra è stata elaborata nelle nostre scuole come sintesi e traduzione operativa di un lungo dibattito cominciato in novembre, all'indomani della pubblicazione del decreto n. 765. Seguendo percorsi diversi i collegi dei nostri due istituti hanno discusso, spendendo le ore programmate di aggiornamento, hanno costituito un comitato tecnico per studiare i dettagli della proposta in modo da garantirne il funzionamento. Il comitato tecnico ha lavorato producendo la proposta, che nelle sue linee generali è stata illustrata di sopra e si è arrivati al voto del Collegio. La proposta è stata bocciata. A maggioranza i nostri collegi hanno deciso di non dover imboccare la strada che il decreto di novembre apre.
I collegi hanno mosso alcune obiezioni tecniche: anzitutto sull'orario degli insegnanti. Molto forte è stato il timore di fronte all'idea di avere due orari nell'anno scolastico e di dover dare prestazioni aggiuntive. Le ore a 50 minuti generano infatti uno spazio temporale che deve essere speso in qualche modo dagli insegnanti.
Forti sono state le resistenze degli insegnanti supplenti: hanno pensato che la quadrimestralizzazione della disciplina riducesse il loro contratto di lavoro, impedendo loro di accumulare i fatidici 180 giorni di servizio. A nulla è valso il chiarimento che quadrimestralizzare è operazione d'orario interna all'istituto che il contratto di lavoro dell'insegnante non può e non deve essere scalfito da questa decisione organizzativa, anche perché un'insegnante non ha una sola classe. Prendiamo il caso di un insegnante di Diritto nel triennio IGEA. Questo insegnante ha in terza 3 ore di Diritto e 3 ore di Economia politica, in quarta ha 3 ore di Diritto e 2 ore di Economia politica, in quinta ha 3 ore di Diritto e 3 ore di Economia politica, ha cioè una cattedra di 17 ore. Quadrimestrallizzando la sua cattedra il suo orario sarà così distribuito:
Cattedra di |
Diritto IGEA |
1quadrimestre |
2quadrimestre |
||
Cattedra |
3 IGEA |
diritto |
6 |
economia pol. |
6 |
di 17 |
4 IGEA |
diritto |
6 |
economia pol. |
4 |
ore/sett. |
5 IGEA |
diritto |
6 |
scienza finanze |
6 |
totale ore |
settimanali |
18 |
16 |
Obiezioni sono venute anche sulla considerazione che, rendendo alcuni insegnamenti quadrimestrali, gli studenti corrono il rischio di dimenticare ciò che hanno studiato da un anno all'altro. Su questo tema i collegi hanno discusso molto. Un altro gruppo di insegnanti ha controbattuto che, al contrario, sembra più produttivo studiare una materia in modo meno frammentato più continuo e con la possibilità di seguire nel quadrimestre successivo la stessa materia (lo spazio orario che si libera per le attività integrative dà la possibilità agli studenti, senza gravare sul loro orario scolastico magari già molto impegnativo, di riprendere una volta a settimana la materia lasciata sia per una sorta di "mantenimento" sia per un'attività di recupero).
Malgrado questa discussione assai approfondita, il risultato è stato negativo. Le obiezioni tecniche e "filosofiche" mosse al progetto non giustificano tuttavia il risultato negativo che nei nostri due collegi, ma anche in quelli della più parte delle altre scuole superiori della provincia, si è raccolto su qualsiasi proposta: perché il dato generale in tutta la provincia di Bergamo è l'opposizione di tutti i collegi a qualsivoglia progetto che in qualche modo tocchi l'orario dei docenti.
Ci preme qui sottolineare una causa di questa situazione che si sta creando: è legittimo che nei collegi emergano opinioni diverse, che in essi si confrontino idee diverse, ma il fatto è che il dibattito produce lo stallo, la discussione genera il blocco di qualunque decisione che modifichi l'organizzazione della didattica.
Occorre allora osservare che il decreto che rende autonome le scuole si innesta su una cultura professionale degli insegnanti profondamente legata alla "direttiva", alla realizzazione di quanto deciso dall'alto, su una cultura professionale insomma esecutiva. Quando il ministro D'Onofrio ha abolito gli esami di riparazione ha innescato un coro generale di critiche, ma anche un alacre lavoro capace di dare traduzione pratica alle indicazioni del ministro, producendo in molti istituti soluzioni del tutto innovative ed efficaci per migliorare la preparazione degli studenti.
Questo non significa che rimpiangiamo la mancanza di autonomia delle scuole, anzi! Del progetto di autonomia siamo stati (e siamo tuttora) convinti assertori. Ma per evitare che l'azione del ministro volta a dare ampio potere alle singole istituzioni scolastiche si trasformi in un'occasione di mantenimento dello status quo è necessario dire con forza alcune cose.
La legislazione del 1974 ha creato nei singoli istituti gli organi collegiali, cui è demandata la gestione della scuola; diventando autonoma la scuola, questi organi aquistano un ruolo decisivo. E' necessario allora che i rapporti tra i diversi organi dell'amministrazione interna di ogni istituto (organi collegiali e organo individuale) siano definiti in modo che sia chiaro chi risponde di che cosa. Occorre cioè che le loro competenze siano definite, che non funzionino più come eco l'uno dell'altro in cui le competenze e quindi le responsabilità si stemperano in un gioco in cui tutti sono responsabili di tutto e quindi nessuno è responsabile di niente. E' necessario anche che sia definito con chiarezza anche quali e quanti membri debba contare il Consiglio di Istituto, quale contropartita professionale sia data agli insegnanti membri: se il Consiglio di Istituto è l'organo di indirizzo della scuola, occorre chiarire che per gli insegnanti parteciparvi è compito professionale, non adesione ad un'astratta istanza di democrazia; occorre dire parimenti che a genitori e studenti vanno dati effettivi poteri, delimitati con precisione, ma reali e "pesanti". Anche il Collegio dei Docenti dovrebbe essere riformato: è giusto che un supplente temporaneo voti su questioni di indirizzo di una scuola in cui non sarà presente l'anno successivo?
Non basta insomma emanare un decreto legislativo, pur importante, come quello sulla dirigenza scolastica. La nostra opinione è che il dirigente scolastico è figura che deve relazionarsi con gli altri organi dell'amministrazione dei singoli istituti scolastici, ma che proprio per questo non è più procrastinabile la legge di riforma degli organi collegiali. Se il decreto di novembre - e ancor più l'anno prossimo il Regolamento dell'autonomia - rende ogni singola scuola molto forte è assolutamente indispensabile che ogni scuola sia messa in condizione di esercitare il potere che le viene conferito.