CHI PAGHERA’ IL CONTO
PER IL MANCATO RECUPERO DELLE FRAZIONI DI ORE DI LEZIONE NON RESE?
di Salvatore Indelicato
Preside Istituto Tecnico Industriale Cannizzaro di Catania
Finalmente il riordino dei cicli scolastici prende atto dell’assurdità di un curricolo di 36 ore degli istituti tecnici e delle 40 ore degli istituti professionali, riportando tutto ad un massimo di 30 ore.
Nei 1.400 istituti tecnici negli ultimi 20 anni, non si è mai applicato integralmente il curricolo intero di 36 ore settimanali, ma si è proceduto alla " riduzione " della unità oraria a 50 minuti, senza obbligo di recupero per i docenti, utilizzando deroghe di carattere amministrativo di forza maggiore perlopiù legate a motivi di pendolarismo, scaricando su ministri e provveditori le relative autorizzazioni ( vedi circolare del 1979 n. 243).
Pagare un lavoratore per un’ora intera mentre esegue una prestazione di 50 minuti è una anomalia che si è verificata sino all’anno scorso nel mondo serafico della scuola, e non si può verificare più dopo l’emanazione del decreto n. 234 del 26-6-2000; se la vicenda venisse a conoscenza degli altri lavoratori e, cosa più grave, se venisse a conoscenza della Corte dei Conti, si aprirebbero scenari apocalittici. Ma speriamo che ciò non avvenga.
Quanto è costato il mancato recupero e chi dovrebbe risarcire l’erario, nel caso malaugurato di un intervento di contestazione patrimoniale?
Il conto è presto fatto a prezzi attuali. In ogni istituto tecnico in media si sono bruciate 6 ore settimanali di lezione che moltiplicate per le 54 classi medie e per le 33 settimane di lezione fanno 10.692 ore, che al costo attuale medio di £. 45.000 determinano una perdita di 481 milioni. Se consideriamo che gli istituti tecnici sono 1400, fanno 673 miliardi all’anno. Se moltiplichiamo limitandoci agli ultimi 10 anni, ammettendo che la prescrizione possa sanare il passato, otteniamo un totale di 6 mila e 700 miliardi. E dimenticavamo gli istituti professionali ove il fenomeno ha assunto proporzioni e dimensioni più ampie. Quindi prudenzialmente possiamo raddoppiare la cifra e portarla a 13 mila miliardi di risorse sprecate nei tecnici e nei professionali
Di chi è la responsabilità patrimoniale di questa gigantesca sottrazione di risorse finanziarie pubbliche, tolte alle famiglie e all’utenza e bruciate in un vorticoso giro di circolari e autorizzazioni e permessi di carattere amministrativo che hanno aggirato le leggi?
Bah! Quando si legge nella relazione di De Mauro di accompagnamento alla riforma, e cioè che la stessa darà consistenti risparmi, si capisce bene ora perché una riforma invece di comportare aumento di spesa addirittura produce benefici di ritorni economici!
Certo una cosa è lampante: nessuno ora può più mascherare la propria pretesa truffaldina, chiedendo ai dirigenti scolastici, investiti di nuovi poteri e responsabilità dal 1-9-2000, di coprire e produrre atti decisionali dove dichiarano di accollarsi responsabilità patrimoniali, dichiarando la riduzione delle ore di lezione senza recupero. Perché anche se qualche giudice del lavoro o qualche commissione di arbitrato o di conciliazione ha dato ragione a qualche ricorrente, state pur certi che ancora i giudici non hanno ben percepito la natura e la dimensione del problema, perché nessun giudice può o poteva immaginare che la scuola è stata un terreno franco, ove a fronte di una mancata prestazione si potesse percepire una " legale " retribuzione.