Sulle orme di Barbiana...
(prima e dopo il 19.05.2002)
Abbiamo marciato in migliaia il 19 maggio 2002, aveva piovuto tanto
ma quella mattina il tempo era stato benevolo con tutti noi, un sole
non fastidioso, una leggera brezza campagnola, un verde riposante ci
hanno accompagnato.
Un grazie squisito e genuino se lo meritano tutti gli infaticabili
promotori, sperando che la marcia Vicchio-Barbiana diventi un
appuntamento significativo per tutti coloro che hanno a cuore le sorti
della scuola e della società.
Discretamente, senza clamori e forzature ideologiche, assenza di
slogan, in modo pacifico, sereno, tanta potenza e magia delle idee a
favore di una scuola di qualità, pubblica, laica, pluralista,
rigorosa e perché no anche gioiosa e colorata.
Tutto questo e… forse tanto altro inesprimibile era presente nei
partecipanti che hanno intrapreso un avvincente cammino da Vicchio a
Barbiana salendo e scendendo per "UNA SCUOLA DI TUTTI E
CIASCUNO".
Colori, emozioni,sapori, volti, tanta voglia di esserci, di
impegnarsi, questi ed altri ancora erano i miei "compagni di
viaggio", tale da farmi dire con orgoglio e quasi commozione
"C’ERO ANCH’IO".
Io, in verità c’ero stato altre volte e proprio di questo voglio
raccontarvi, perché ho intenzione di riprendere, rielaborandolo e
riadattandolo una sorta di resoconto di un’indimenticabile
esperienza vissuta lì proprio all’ombra del pergolato ove don
Lorenzo Milani faceva scuola. Lì dal 1982 al
1988 si sono svolti dei campi estivi promossi dal coordinamento
nazionale degli insegnanti per la nonviolenza.
Risulta sempre difficile sintetizzare le esperienze di vita.
Non si è trattato di seminari di studi o corsi di aggiornamento come
li si intende normalmente.
Si è cercato di attuare l’autogestione mirata ed intelligente
riguardo all’organizzazione, ai contenuti e ai metodi, ma
soprattutto si sono volute sconfiggere tante presunte certezze. Senza
riferirsi solo emotivamente, mitizzandola impropriamente, a quella
straordinaria, unica e, per certi versi, non trasferibile maniera di
"essere" e "fare"
scuola di don Lorenzo Milani.
Perché proprio a Barbiana ?
La provocazione determinata dalla "Lettera ad una
professoressa" è stata( e continua ancora) per la scuola
italiana e non, una sfida aperta al sistema educativo e di istruzione.
La denuncia chiara ed inequivocabile dei guasti e delle contraddizioni
del mondo scolastico fu accolto con scetticismo ed entusiasmo.Ci
furono detrattori e non, ma le lezioni di quella geniale e prorompente
personalità che fu don Milani restano, a 35 anni dalla sua
morte,attuali e provocatorie ancora oggi.
Il coordinamento degli insegnanti per la nonviolenza aveva scelto
di percorrere, con umiltà e determinazione, il viottolo difficile e
liberatorio di Barbiana, tra l’altro perché:
1. l’esperienza di quella scuola incarnava tre aspetti
indispensabili per una prassi educativa seria ed alternativa,
quali l’analisi, il giudizio e
l’azione, così come la ricerca nonviolenta propone.
2. l’educatore don Milani, insieme ai suoi ragazzi, aveva
capito che il conflitto principale, fuori e dentro la scuola, era
il problema, tuttora irrisolto, tra sfruttati e sfruttatori.
3. a Barbiana si evidenziavano i conflitti e le loro cause,
invece del loro occultamento ,si cercava di analizzarli con rigore
e scientificità. La pedagogia milaniana così come quella
nonviolenta, tende a gestire e risolvere i problemi con mezzi
e fini non distruttivi, senza subirli passivamente.
4. in quella esperienza intensa di scuola e di vita
si era ricomposto il binomio tra il lavoro intellettuale
e quello manuale, proprio come nei villaggi gandhiani. E il
carattere didattico di una manualità intelligente, sapiente e
creativa era indirizzato verso l’ideazione e la realizzazione
pratica. E chi va a Barbiana e vede i luoghi dove i ragazzi con il
priore hanno operato, si rende conto dei tanti "magistrali"
lavori artigianali realizzati (cannocchiali, sedie, tavoli,
piscina,attrezzi, mosaici ecc.).
Cosa si è vissuto e fatto
Una delle caratteristiche fondamentali dei campi estivi
barbianesi, tra la suggestiva cornice del paesaggio collinare e
verde del Mugello, è stata l’atmosfera serena insieme ad un
serrato e prezioso scambio/confronto di esperienze ,il tutto
mutuato da un clima di intense e proficue relazioni umane.
Di solito,talvolta anche per motivi giustificabili, al conoscersi
e allo stare bene insieme viene consentito un tempo e uno spazio
insufficiente. A Barbiana, invece,durante una settimana di vita
comune, in tenda e in modo arrangiato,si sono potute comunicare esperienze
didattiche ed umane, tenendo conto delle diverse personalità di
ciascuno, sia nei momenti di lavoro, sia in quelli di studio e di
festa.Questi presupposti sono stati certamente utili per non
spegnere la carica interiore e l’entusiasmo
necessario per non farsi inghiottire, ritornati a casa dal solito
" è stato bello stare insieme ma…" Allora. Si tratta di
non perdersi nella routine quotidiana delle aule, accettando
dinamiche e sistemi educativi nei quali è difficile incidere da
soli, lontani gli uni dagli altri.
Inoltre è accaduto che…
Un altro aspetto importante di tutti i campi svolti è stato
quello di invitare studiosi e militanti delle scienze dell’educazione
per testimoniare su esperienze scolastiche e formative insolite e
talvolta anche ai margini delle istituzioni.
Anche i progetti educativi di M.Montessori, I.Illich,
P.Freire, M.Gandhi, L. Tolstoj, e D. Dolci
(quest’ultimo venuto nel 1986) sono stati oggetto di discussione
,di studio e di approfondimento.
E’ stato fatto uno sforzo sistematico per fornire sussidi
didattici, materiale bibliografico
ragionato e si sono creati occasioni favorevoli per la
progettazione di percorsi incentrati sulla pace, la tutela
ambientale, lo sviluppo sostenibile,la difesa dei diritti umani, il
consumo critico.
La sobrietà, il lavoro manuale, lo studio e
la vita comunitaria sono stati i capisaldi di un modo di
stare insieme proficuo e gioioso.Ed è per questo motivo che nei
programmi di tutti i campi, oltre a trattare un tema specifico ed
approfondirlo, sono stati previsti momenti importanti di lavoro
manuale, occasioni di meditazione, di pratica yoga, pasti
vegetariani, giochi cooperativi e danze popolari.
Per ricordare don Lorenzo
La figura del priore è stata sempre "presente":Si sono
avuti incontri con persone a lui vicine, che lo hanno conosciuto e
trattato oltre che naturalmente con i suoi alunni, soprattutto con Michele
Gesualdi, attuale presidente della Provincia di Firenze.
Preziosa la presenza, poi dell’impareggiabile Eda
Pelagatti,scomparsa proprio un giorno prima della marcia il
18.05.2002. Dalla bocca e dal cuore di questa anziana e semplice
donna ,con l’accento marcato toscano, sono venuti fuori aneddoti,
ricordi personali molto stimolanti ed inediti riferiti alla vita di
un uomo , sacerdote ,educatore radicale ed eccezionale.
E tra le testimonianze più toccanti e significative, c’è da
annoverare quella di Adele Corradi, un’insegnante
collaboratrice del priore,Nel 1983 e 1985 con il suo aiuto vi sono
state delle esercitazioni pratiche riguardo al metodo usato da don
Milani e i suoi alunni nella stesura e scrittura della
rivoluzionaria e sconvolgente "Lettera ad una professoressa".
Tale metodo di scrittura collettiva è stato
mirabilmente sistematizzato ed attuato da un pedagogista spagnolo J.Luis
Corzo-Toral di Salamanca.
Attraverso il metodo della scrittura collettiva si potrebbero
insegnare due discipline ingiustamente sottovalutate dalla scuola
odierna, come la logica e la dialettica; tale
metodologia aiuterebbe a:
a) sostenere i punti di vista dell’altro.
b) scoraggiare la competitività negativa e sfrenata.
c) analizzare e non occultare le differenze / conflitti.
d) valorizzare e praticare il mutuo insegnamento.
e) acquisire la capacità di sintesi.
f) eliminare parole inutili e concetti superflui.
A mo' di conclusione "aperta"
Alcune tappe di questo rischioso,avvincente viaggio, finora
descritto, non vogliono assolutamente pronunciare una perentoria e
definitiva conclusione, anzi quando ci si riferisce a don Lorenzo
Milani, molte azioni educative e parole devono ancora
essere praticate e scritte.
Bari, maggio 2002
Eugenio Scardaccione,
dirigente scolastico Bari
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